lettera di alfredo

Lettera arrivata in redazione. L'ha scritta un ragazzo con grave sofferenza psichica. Alfredo, del quartiere, gentilmente mi ha chiesto se potevo pubblicarla.

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Io mi sentivo bene, facevo una vita normale, poi la morte di mio padre. Improvvisamente mi trovai di fronte a questo vuoto immenso da colmare come se in me si fosse spezzata ulteriormente la mia vita. Mi ricordo che abbracciai mio padre, non volevo staccarmi, a forza fui tolto, mi sentii male, svenni vomitando. Mi sentii esplodere, non dormii tutta la notte, come un flashback emergevano gli episodi vissuti con mio padre. Questo alleviava il mio dolore. Alle cinque del mattino mi alzai, il mio corpo era come un macigno, non andai al funerale, per non inondare la bara di lacrime, invece andai verso il balcone, mio cugino mi fermò afferrandomi.. volevo farla finita. Mi calmai, anche se faticosamente. In me rimase il sentimento di non aver visto gli ultimi istanti di mio padre. La sera, prima di morire, bisticciammo: mi ricordo che gli dissi che era una rompiscatole lamentoso. Incrociò, incrociammo le braccia guardandoci minacciosamente, poi come liberato dagli ultimi dolori gli dissi: ti voglio bene. Ci abbracciammo piangendo lungamente.

La mia vita cambiò “e come un nuovo inizio”, mi rinchiusi in casa per giornate intere, mesi, sfogliando continuamente l’album dei nostri ricordi. Questo dava un senso di pace al dolore. Accumulare rabbia sfogandola verso tutto e tutti. La testa era come vuota, il disagio aumentava e i giorni passavano. In mio soccorso giunse, come un vento salvifica, la nuova badante di mia madre inferma. Nacque un rapporto contrastato, mi dava però gioia di vivere. Improvvisamente lei se ne andò, mi sentii ferito per la seconda volta, ero come svuotato del tutto. Mio fratello mi portò da un medico, uno psichiatra, che mi diede dei farmaci per calmarmi. Dopo quasi un anno aiutato da una persona che sentivo amico finalmente riuscii da casa. Continuo a prendere i farmaci, ma adesso lentamente sento la forza di andare avanti e di avere nuove sensazioni. Vorrei crearmi una famiglia piano piano, e smettere di prendere farmaci, ricostruendomi come uomo nuovo. [Alfredo]

5 commenti:

Antonio ha detto...

credo che tu sia un ragazzo molto coraggioso Alfredo, cosa posso dirti, o meglio cosa posso darti? per adesso la mia solidarietà, poi magari se ci incontriamo per strada, anche se non ti conosco, può darsi che il mio sguardo si incontri con il tu... chi sa?
ciao

Leandra ha detto...

Vorei dire ad Alfredo che ho vissuto due volte la sua stessa sofferenza psichica.La prima volta a 20 anni , senza apparente ragione, fui colta da attacchi di panico, fu per me un fenomeno cosi' violento da sconvolgermi la vita...non riuscivo piu' ad uscire di casa, avevo paura di restare sola,paura di salire su di un autobus o intraprendere un viaggio o semplicemente uscire a fare la spesa...avevo paura di avere paura, avevo paura che la gente mi giudicasse, avevo paura di diventare pazza, paura di morire...Riusci pero' a guarire completamente grazie all'aiuto di un dottore bravissimo che lavorava alla asl di S M Antesaecula e a distanza di un anno riuscii a riprendere una vita normale. Adesso sono in Francia lontano dalla mia famiglia, ho un lavoro, nuovi amici, viaggio regolarmente in treno, aereo, ho visitato mezza Europa, e pensare che prima non riuscivo neanche a camminare a piedi! Da questa sofferenza si puo' guarire ed é vero per tutti. Solo che ci vuole pazienza, perché non é un raffreddore, e un lento cammino di conoscenza e di consapevolezza. Un cammino doloroso e purificatore.
Anch'io ultimamente ho perso mio padre... e le paure che avevo affrontato e vinto all'epoca sono ritornate, dopo 10 anni come ombre scacciate ma mai estinte. Non sono riuscita a vedere i suoi ultimi istanti, l'ultimo respiro e ho sentito in me il senso di colpa per non aver assistito al suo lungo calvario di malato di cancro. Ero lontana e non volevo capire. Fino a quando la verità non mi é piombata addosso. E dopo..mi sono ritornati gli attacchi di panico, i disagi, la depressione. E ancora le visite dallo psichiatra, gli antidepressivi, gli ansiolitici, le mille domande , e una paura della morte che, ancora oggi, non mi abbandona mai. Ma sono contenta e orgogliosa di dire che una volta vinta una battaglia non si ha paura di affrontarne un'altra: nel senso che sto imparando pian piano ad accettare e capire come che ci sono persone , come noi, che sono piu' sensibili degli altri, piu' vulnerabili, che si pongono delle domande, che cercano dolorosamente le risposte, che riescono superare l'angoscia solo con un lungo e lento patteggiamento. Non si guarisce dalla sensibilità, non si guarisce dall'intelligenza,non si guarisce dalla voglia di farsi domande che non hanno una sola e definitiva risposta. Ma si puo' diventare lucidi, si puo' ritrovare il sorriso e la serenità, si impara pian piano ad affrontare la paura, l'ansia e la depressione si impara a superare questi momenti senza esserne terrorizzati... ci sono riuscita io, ci sono riuscite decine e centinaia e migliaia di persone, ed é certo che ci riuscirai anche tu.
Khalil Gibran diceva del dolore: "È la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male.
Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serenità e in silenzio"
Un abbraccio Alfredo, e ricorda che anche se si soffre da soli e si guarisce da soli, siamo in tanti ad aver vissuto le tue stesse sofferenze,
non sentirti solo.

+blogger ha detto...

Cara Leandra, complimenti per la tua bellissima lettera che vorrei proprio pubblicare come post e testimonianza di fiducia e di solidarietà. Hai avuto un bel coraggio nell'esprimere i tuoi pensieri, la tua vita, le tue sensazioni. Se mi consentirai di farlo, questo commento diventerà un articolo di fondo, un articolo di amore, un articolo di "possibilità". Grazie mille.

Leandra ha detto...

Grazie Antonio, puoi pubblicare se vuoi dove e quando vuoi. Alfredo ha scelto di esprimersi e' stato molto coraggioso e credo che questo significhi anche che sta guarendo dalle sue ferite. Io parlo della mia esperienza ancora e ogni volta che posso, perche' mi aiuta. Ricordo che quando iniziai ad avere la forza di parlare della mia depressione trovai tantissime persone , fra le quali molte "insospettabili" che avevano vissuto gli stessi problemi e che mi raccontarono la loro esperienza. Credo sia importante potersi esprimere e non sentirsi "diversi". Grazie ancora blogger per averci dato questa possibilita'!

valentina ha detto...

ciao alfredo, sono valentina, ti saluto anche da qui.