omosanità

Qualche settimana fa mi ha scritto un ragazzo del quartiere, che per discrezione chiamerò Francesco ( anche se non sono d’accordo a mantenere l’anonimato ma esprimo la sua volontà), chiedendomi cosa ne pensassi degli omosessuali e se ne conoscessi alcuni del rione. In realtà mi è sembrata un po’ “strana” la mail in quanto la domanda, secondo me, non ha alcuna rilevanza sotto il profilo personale: il mio pensiero è relativo, inesistente e agnostico. Sarebbe stata la stessa cosa se mi avessero chiesto cosa ne pensassi degli eterosessuali o delle donne. Intanto disprezzo le generalizzazioni, non stiamo parlando di cose, di oggetti, di animali, stiamo parlando di esseri umani, uomini e donne che tali devono essere definiti. Gli orientamenti sessuali non hanno una etichetta che bisogna commentare. La stupidità va commentata, il razzismo, la pedofilia… ma questo lo lasciamo agli esperti. A vico Lammatari ci sono alcuni “femminielli”, c’è un pescivendolo/a alla via Sanità e alcuni/e alla via Cristallini, ci sono degli omosessuali a vico Sanfelice e alla via Capodimonte… ma cosa significa? - Ok Francesco, ti faccio sapere che ne conosco diversi/e. Sempre per rispondere alla mail di cui sopra, ritengo che se una posizione deve esserci questa è quella di considerare l’ottusità di chi non riesce a distinguere gli orientamenti sessuali, di chi ritiene che l’omosessualità sia una perversione o sia una deviazione o qualcosa che faccia schifo. Intanto quello che più ci fa schifo è vedere due uomini fare l’amore. Per noi “maschi”, invece, le donne che si baciano e che si toccano fanno aumentare la nostra eccitazione. Strano?, eppure stiamo assistendo alle stesse “perversioni”?, ma no!, la donna è un’altra cosa, la donna è inferiore, è gracile e sottomessa e se fa questo è solo per paura; l’uomo, invece è robusto, ci difende e schiaccia i malvagi, non va difeso come una femmina; l’uomo è virile e non può e non deve subire l’umiliazione che subisce una donna che, attenzione, “riceve e non dà”. Queste ultime possono, per certi versi, essere definite delle generalizzazioni, anche se parlerei più di società bieca e maschilista. L’omosessualità è un presupposto intrinseco in quanto tale, come condizione naturale dell’essere, in tutte le sue forme, incrinature e diramazioni. Non importa cosa chi vuol essere e cosa e chi vuol sentirsi, la limitazione di chi si sente “altro” è una condizione che deve essere superata dalla naturalità e dalla fattibilità. Spiego meglio questo concetto attraverso i presupposti cardine della diversità. La diversità può essere definita: 1) Dinamica, nel senso di successioni di fatti, di eventi che si evolvono, mutano, si scontrano e si sovrappongono nel tempo e nello spazio attraverso nessi logici che si collegano tra di loro, ai motivi che li determinano e ai principi che li legano; 2) Contestuale, cioè è data da un complesso di circostanze in cui nasce e si svilupp,a definendo un determinato fatto; 3) Articolata, che si manifesta o si dispiega organicamente negli elementi che lo compongono; 4) Reciproca, nel senso che qualcuno è diverso per noi quanto allo stesso modo noi siamo diversi per gli altri; 5) Asimmetrica, si è sempre più diversi degli altri se, chi definisce, ha il potere di farlo e di legittimarlo. Anche noi del quartiere subiamo queste differenze dai media e da buona parte dell’opinione pubblica. Il rione Sanità è omo perché la [non]storia ha fatto sviluppare definizioni che si collegano e trovano riscontro nell’immediato, come dire “guardiamo quello che ci va”; nel contesto attuale esso è luogo di camorra, di cultura della povertà, di familismo e di assurdità; il rione Sanità è differente dalla Via Posillipo anche se in questa via alcuni imprenditori hanno preso accordi con la malavita organizzata, hanno evaso le tasse per milioni e milioni di euro, fanno lavorare colf a nero ecc, ecc. Naturalmente “vince” la definizione che più ha potere. Caro Francesco, se la prossima volta sento dire ad una persona del rione Sanità che l’omosessualità è una perversione allora dovrò credere che è illegittima la sua storia, la sua cultura e le sue fatiche; sono deviati i commercianti, le massaie, gli artigiani e gli operai; questo è il termine che normalmente si affibbia al quartiere. Quello che invece mi sento di definire è che l’omosessualità del rione è la naturale espressione dell’uomo/donna che non ha bisogno di essere definita, non ha bisogno di essere studiata e capita. Le differenze, se esistono, devono comprendere chi e in che modo le etichette marchiano i termini: gli Armeni venivano cacciati e uccisi, gli zingari e gli ebrei bruciati vivi, gli uti e i tutsi disintegrati (senza che nessuno alzi un dito), i congolesi appesi al cappio, i nicaraguensi impiccati in massa, ma non basterebbero altre due pagine per scriverli tutti. Non va combattuta la comunità gay e il quartiere incivile, ma va combattuta la stupidità di chi affronta così “moralmente” queste differenze. [+Blogger]

un inverno clamoroso

Qualche mese fa abbiamo con dannato l’atto di uno scellerato che ha incendiato una casa rom all’inizio di via Fontanelle. Il rione Sanità non è razzista, basta vedere i numerosi negozi aperti: diversi alla via Mario Pagano, uno cingalese, uno senegalese e pochi giorni fa è stata inaugurata una 3° attività commerciale all’incrocio con il mercatino della frutta e della verdura. Poi altri negozi alla via Stella, Vergini, piazza Sanità, Fontanelle, Miracoli ecc, ecc. Interessante sotto questo profilo l’articolo di Maksim Cristan uscito sull’Internazionale 774 che pubblichiamo interamente.L’inverno è alle porte e anche quest’anno, come ogni anno, il caloroso capo della stazione centrale di Milano, aprirà l’ingresso ai signori barboni. L’inverno del 2001 c’ero anch’io. L’inverno del 2002, invece, avevo seguito l’esempio del sig. Placido, che dormiva sotto le macchine. L’inverno del 2003 ho seguito l’esempio del sig. Keko, che dormiva nei mezzi pubblici. Il caloroso autista ci faceva scendere solo quando si accorgeva di me. Gli italiani, si sa, sono un popolo caloroso e questo di avverte ovunque. Lo stavo proprio raccontando al signor Witor, che si è acceso subito come il napalm: “Mentre negli altri paesi europei i pregiudicati occupano le carceri, il caloroso popolo italiano li mette addirittura in parlamento e a dirigere le banche e le industre. Mentre i giornalisti europei denunciano ogni errore di chiunque ricopra un ruolo pubblico, i calorosi giornalisti italiani cercano di coprirli, aiutando così i cittadini nelle loro calorose scelte elettorali. Mentre altrove la chiesa è lasciata al calore dei fedeli, il caloroso popolo italiano stanzia miliardi per sostenerla e i mendicanti approfittatori che rompono i coglioni ai turisti vengono calorosamente multati. Ah ah, caldi sì, ma stupidi no! Alcuni cittadini calorosi, poi, improvvisano degli spettacolari falò nei campi rom, a spese proprie ovviamente. E molti cittadini continuano con calore a seguire il Tg4 anche dopo che la gelida corte di giustizia europea ha sentenziato che l’intera rete è abusiva!”. “Devo fermarlo”, penso, “altrimenti rischierà l’ennesima scomunica”. Così dico: “Qualche tempo fa a Rimini, alcuni cittadini calorosi si sono inventati come scaldar un signor barbone: cospargendolo di benzina (sempre a spese loro) e dandogli fuoco nel sonno. Il signor Andrea Severi ora avrà caldo a vita”. Il mio intervento non funziona. Il signor Witor s’infiamma e sputa: “Anche gli immigrati rompicoglioni come te farebbero bene ad imparare dai ostri cittadini calorosi, contribuendo ad una più calorosa integrazione! Invece di lamentarvi, potreste portarvi almeno una tanica da casa, così in caso di bisogno potreste darvi fuoco da soli. Con i prezzi che corrono, cazzo! Invece di pretendere già allo sbarco una accoglienza calorosa dal popolo italiano! Ma viste le ultime proposte della Lega, chissà che il governo non mediti già di imporre la tanica ad ogni immigrato novello”. [Maksim Cristan - Fonte: Internazionale 12/18 dicembre]

[a]social card

Nel quartiere si protesta per quest’ennesima burla. Non è una questione politica né ideologica, anche perché quando si tratta di “aiutare” i poveri siamo sempre disponibili a truffarli. La Social Card dovrebbe “mantenere” tutte quelle famiglie che vivono un disagio economico; è orami riconosciuto che anche quelle che hanno un diversamente abile (con l’integrità di accompagnamento), hanno problemi economici, tranne i ricchi sfondati ma in Italia ne sono pochi. La Social Card viene elargita in favore di tutte quelle famiglie che hanno un reddito inferiore ai 6.000 euro, oppure inferiore a 8.000 se il reddito è di una persona che ha raggiunto i 70enni d’età. Pensate un po’, una famiglia che ha un reddito inferiore ai 6.000 euro?? Esempio: un nucleo familiare minimo di 3 persone che hanno un reddito di 5.999 euro l’anno. Se con questi soldi dovessero solo mangiare dovrebbero spendere cada uno 1.999,66 annue, che diviso per 365 giorni fanno, 5,617 euro al giorno. Vuol dire che queste tre persone dovrebbero spendere meno di 16 euro al giorno solo per mangiare. Poi non dovrebbero pagare l’affitto di casa, non dovrebbero pagare la luce, l’acqua, il gas, i medicinali, le visite mediche ecc, ecc. Ma in realtà a queste tre persone è chiesto di spendere meno di 5,478 euro al giorno e fare la cresta, se possibile, per coprire le altre spese essenziali. In molte nazioni dell’Africa, vi assicuro, il reddito è superiore. Ma il paradosso maggiore è un altro. Se per caso questa stessa famiglia ha il figlio diversamente abile con una pensione di accompagnamento (si sa che questa determinata pensione, ai fini fiscali, non è reddito e non c’è bisogno di spiegare il perché), la social card non può essere emessa a favore di questa stessa famiglia perché l’accompagnamento incide sul reddito familiare. Insomma 40 euro al mese in più per una ItaliAfrica rinata. Questa la circolare N 35/2008 Cgil Campania – Caaf. [+Blogger]

precarietà sotto assedio

Giovanna F. 30 anni laureata in architettura. Un contratto a progetto da circa 5 anni. E’ stata più volte spostata da una società all’altra.

Attualmente quali sono le tue impressioni sul mondo lavorativo? Disastrose e apocalittiche, non solo per la disperazione che ti raggiunge continuamente ma per tutto quello che ne consegue sia sotto il profilo privato che sociale. Cosa intendi? Mi spiego meglio. Già abitare da queste parti è un’etichetta ben precisa, poi dover letteralmente “elemosinare” e ringraziare quando per caso riesci a trovare un lavoro - non so se mi spiego bene - credo che questo sia, per la stabilità mentale, una dissociazione. Lavori? Si. Precario da 5 anni contro ogni legge e norma, ti scaricano da una ditta all’altra e viceversa così non solo aumentano fittiziamente il numero degli occupati ma continuano anche indisturbati a tenerti al “guinzaglio”. Perché ti riferivi alla dissociazione? Mi sento un dissociato… chi ti dà questo lavoro dovrebbe vergognarsi!, invece capita che ti vergogni tu per non essere capace di farti “passare” full time. Nel momento in cui ti rinnovano un contratto a progetto, un secondo dopo ritorni a pensare che non puoi e non devi progettare la tua vita, e non puoi neanche venderti le tue vergogne. Laureato con lode e master, ritorni ad essere nulla, sei uno che deve continuamente “copiare e incollare”, eseguire automaticamente tralasciando la creatività e l’armonia lavorativa. Questo ti fa sentire dissociato… anche se molti vivono la tua stessa realtà? Non è solo questo. Una persona un po’ più fragile, magari che non ha una famiglia che lo può aiutare, rischia di sentirsi isolato, pensare che la pensione di vecchiaia sia utopia, è assurdo, solo i paesi più arretrati vivono queste ingiustizie, anzi oggi in Italia c’è più arretratezza di alcune parti dell’Africa, dove molti intellettuali che prima avevano lasciato le loro case adesso stanno ritornando portando innovazioni e lavoro indeterminato. Vai in africa? Ci sto pensando. A parte gli scherzi, sarebbe stupido chiederti i disagi più fastidiosi? No, non lo è. Non sono i soldi! Con 800 euro a mese ti assicuro che non senti un disagio monetario, sono così pochi che questa differenza ti sfugge. Quello che è più fastidioso, come dici tu, è la dissociazione che ti porta a vivere in uno stato di confusione gratuita. Confusione gratuita? …un termine che ho coniato io, spero che mi daranno il nobel. Sì, in quest’epoca vivere nel rione, a Napoli ecc, ti crea una certa [in]definizione che ti fa confondere le idee. Ad esempio, vivo in una costante e crescente paura della morte, anzi a volte confondo la vita e la morte e spesso quando mi sveglio credo di essere vivo nel sogno oppure morto nella realtà. Cosa? In verità (spero che questa sia la verità), vivendo la mia vita in modo precario, non riesco più a vivere una vita stabile. Ho paura che mi possa venire qualche malattia, ho paura che possa morire una persona cara, ho paura degli altri e forse anche di me stesso. La precarietà lavorativa mi fa vivere anche la precarietà percettiva, uditiva, sensoriale, tattile… ecco la confusione gratuita detta anche dissociazione.

Stai dicendo che il mondo del lavoro è la stabilità economica sono fondamentali per la vita? Oggi non è più l’essere umano che determina il lavoro ma è l’economia che definisce la vita. Da molti anni l’economico ha invaso tutti i campi del sociale e questo ci ha fatto perdere cognizione di causa, come in effetti l’ho persa anche io. Oggi tutto mi sembra precario. I rapporti sentimentali sono un disastro (non tutti per fortuna), in ufficio non ne parliamo, in famiglia c’è sempre qualcuno ammalato di tumore o con qualche malattia rara. Le notizie brutte si susseguono ai telegiornali, Gomorra, Napoli muore sotto l’incubo dei rifiuti tossici, diossina, cibo infetto… poi è sempre colpa dell’altro, dello straniero, dello sconosciuto. Non sono proprio così stupido basta aver letto qualche libro di storia per capire che la gente ha sempre massacrato altra gente, ma oggi la differenza la fanno i media reificando il mondo circostante. Quindi questo porta ad una rassegnazione? Peggio, porta al silenzio. Tutto è liquidato in poco e niente, avevi ragione quando parlavi di far tacere i napoletani grazie alle vittorie della squadra del Napoli. Oggi tutto questo è disarmante. Qualsiasi cosa passi attraverso lo schermo come povertà, disagio, malattia, denunce è devitalizzato in partenza per accelerare il dimenticatoio. La peggiore malattia di quest’epoca è la libertà democratica, quella tutta all’italiana: “parla pure, sfogati, denuncia, fai in modo che gli altri si indignano alle tue parole, tanto chi ti guarda non ti sta ascoltando”. Insomma, una definizione Brechtiana, quando tutti saranno deportati grazie anche alla mia complicità non ci sarà più nessuno che potrà aiutarmi… Giusto! Secondo te di chi è la colpa? La colpa è dell’ottusità; è di chi inventa rimanendo in trappola delle sue stesse invenzioni; ma in realtà credo che la colpa più grande sia di chi definisce le situazioni e le circostanze. Ad esempio le frasi come povera gente oppure malfamato, morti di fame ecc, se avessero un’accezione differente rispetto a quelli che credono (sbagliando) nel termine negativo, sarebbero frasi capaci di capovolgere le situazioni di povertà estrema, di mal nutrimento, di guerra e di ingiustizia. Grazie.[+Blogger]

comunicare?

Gli "internettiani" vengono accusati di perdere tempo, di comunicare con gli invisibili come ectoplasmi, di parlare con chi non c’è e non po’ rispondere direttamente. Alieni che da soli ridono, sghignazzano, si illudono ma che in realtà sono inetti, perdenti, nullafacenti…

Il Post di cui sotto parla dell’iniziativa dei cittadini del rione Sanità di conversare, scrivere, comunicare, far vedere e farsi vedere tramite facebook. L’argomento è diventato piuttosto complesso visto i numerosi studi su internet e le moltissime tesi a riguardo. Sociologi ed antropologi parlano di una nuova fenomenologia ascritta ai rapporti “liquidi”. Si parla di nuovo esibizionismo, di perdita di tempo e spreco per la complessità celebrale e di invecchiamento precoce stando seduto tutto il giorno davanti ad un computer. C’è chi in vece loda questo tipo di comunicazione semplice, diretta e soprattutto che informa pluralmente… visti i tempi che corrono. Questa la tesi della redazione. Attualmente c’è la possibilità di conoscere molto più velocemente le cose, ossia quello che succede nel mondo. Il blog del rione fa conoscere il quartiere più velocemente e con poco spreco di risorse ed energia.
Lo stare insieme è prerogativa dell’uomo, dell’essere umano che si accoppia e si riproduce. Il successo di internet non è solo dovuto al fatto che tutti possono dire, possono fare, possono pubblicare e farsi vedere, d’altronde quando è nata l’area web le argomentazioni erano che, proprio grazie al computer, ci si poteva celare, nascondere vivendo una, dieci, cento, mille vite. Oggi qualcosa è cambiato: c’è un “grande fratello” che oltrepassa la tesi orwelliana e quella dei media, minacciando quest’ultimi e tenendoli, per certi aspetti, sotto controllo. Il voler comunicare e farsi sentire, è condizione basilare e di una naturale espressione dell’essere e del divenire. Non è la condizione di apparire, o per lo meno non quella principale, che ci introduce nel mondo degli altri, del sapere anche le piccole cose. La diceria, a Napoli volgarmente si dice n’ciuci, è condizione naturale che spinge gli esseri all’unione, alla solidarietà, qualcuno potrebbe dire al socialismo…
In un mondo sempre più diviso tra l’individualismo e la costrizione, l’evasione che trasforma i rapporti materiali in rapporti liquidi è un modo per ritornare alla solidarietà, intessendo relazioni reciproche e di aiuto. È straordinario: andate su qualche blog o forum e chiedete aiuto per qualsiasi cosa. Saranno centinaia le persone che cercheranno di risolvervi il problema. Ed è proprio partendo da quest’esempio che la nostra tesi prende corpo e si consolida.
Attualmente si possono combattere le ingiustizia medianiche. Attenzione non dobbiamo diventare “comunicazione di nicchia” altrimenti rischiamo di leggerci soltanto e di tesserci le lodi di un qualcosa che non supererà il nostro naso. La nostra deve essere una partecipazione attiva e costante avendo la capacità di smuovere nel momento opportuno le coscienze e le alternative. Non aspettiamo che siano gli altri a denunciare. Oggi i potenti hanno paura di internet, dei blogger, di chi ha intenzione di comunicare con le masse senza essere criptato, ecco perché vogliono regolamentare quest’area. Ricordiamo che solo la Cina e qualche altro piccolo staterello dell’universo, se non mi sbaglio Marte e Uranio, impediscono di dialogare liberamente obbligando gli internauti ad accettare condizioni illiberali e anacronistiche. [+Blogger]

i soldi scec


Da Napoli nel maggio 2007 è nato un progetto che si sta allargando in tutta Italia. E’ una moneta complementare. Si chiama SCEC: http://www.progettoscec.com/. È una moneta complementare; non è alternativa. Si spendono insieme agli €uro in percentuale; come se fosse uno sconto.Se ad esempio un maglione costa 20 soldi-€uro e il commerciante accetta anche i soldi-SCEC per esempio al 10 % incasserà 18 soldi-€uro e 2 soldi-SCEC.Normalmente quando viene fatto uno sconto, i soldi dello sconto sono soldi persi; se invece si incassa un pezzo di carta con sopra scritto: “vale x €uro” e poi questo pezzo di carta può essere speso da altri commercianti, artigiani o professionisti allora di fatto gli sconti in SCEC diventano degli incassi in Soldi-SCEC.Lo SCEC è partito da Napoli e si sta espandendo in Italia, Firenze, Lucca, Terni, Crotone, Roma, e da pochissimo anche in Veneto e Friuli: http://www.arcipelagoscec.org/.È partito da Napoli ma ci sono pezzi di Napoli che sono indietro. Allora se l'idea è bona lo sforzo deve essere fatto per includere tutta la città.
Viviamo un paradosso inaccettabile: abbiamo tantissimo lavoro da fare e da dare, e tantissimi disoccupati, anche organizzati, ma di fatto sono disorganizzati perché sono solo strumentalizzati dalla politica per qualche voto al momento giusto. Il lavoro e il lavoratore non si incontrano perché “non ci sono i soldi”. Per la precisione non ci sono soldi-€uro, perché si possono usare i soldi SCEC per aumentare il potere d'acquisto degli €uro. Usare lo SCEC è un patto di solidarietà tra commercianti e consumatori; è un accordo di accettare e spendere gli SCEC insieme agli €uro (in percentuale)
L'associazione Masaniello (salita Tarsia 134 - 0810785337) ha creato gli SCEC. È tutto gratuito. L'unico prezzo è il proprio aiuto a dare valore agli SCEC, per non farci rubare la nostra economia da supermercati, assessori comunali doppiogiochisti e saccheggiatori vari.I centri commerciali devo essere le città i centri storici non colate di cemento sugli assi di supporto stradali. [dr. Luca Vannetiello]

facebook e sanità

Raccontare il rione sanità, la sua gente e le sue idee su Facebook è divertente e soprattutto stuzzica l’attenzione di chi per anni è rimasto nell’anonimato. Oggi rendere pubbliche le proprie iniziative è abbastanza facile, speriamo che la legge Levi/Veltroni non passi. Attualmente avere un blog rappresenta la massima espressione di libertà, di scrittura e di idee che si intersecano, si confrontano, discutono tutto senza intromissioni o pressioni altrui. Grazie all’apporto di Mario Lapice, cittadino del quartiere, è nata su facebook la rubrica “Amici di Padre Giuseppe Rassello” che nel giro di una settimana ha raccolto più di 200 iscritti e che viaggia alla media di 6 o 7 nuovi utenti al giorno. Tutti all’interno si scambiano opinioni sul rione e su quello che un tempo Giuseppe Rassello ha rappresentato per il quartiere. Ma le rubriche si allargano a dismisura... Al più presto la prima ed unica webtv del quartiere che rappresenterà l’informazione e non più la notizia, con la possibilità di live e filmati inediti sul blog.