errore ai danni dei cittadini

Ormai è chiaro: si sta verificando una vera e propria espropriazione dei Beni Comuni, in primis dell'acqua. I cittadini devono sapere che privatizzando i servizi pubblici saranno in balia totale di quanto verrà deciso, in piena libertà, dai potenti e dagli affaristi. Dimostrazione ne sia quanto sta accadendo in questi giorni in tutt’Italia. Ad esempio in Campania l'ATO3, comprendente 76 Comuni dell'area vesuviano-sarnese, la cui gestione dell'acqua è stata già privatizzata, affidandola alla GORI Spa (con capofila Acea e Suez), la conseguenza è stata che i cittadini dal 1° gennaio 2009 stanno ricevendo bollette pazze, con aumenti spropositati, retroattivi, senza che sia stata eseguita la lettura del contatore ma basandosi su consumi presunti, e che lo stesso gestore dichiara spesso errati e/o riverificabili. "Prima paghi, poi si vedrà…", questo è quanto agli sportelli della Gori SpA i cittadini che reclamano si sentono dire in questi giorni. Alla richiesta di pagamento della depurazione, anche laddove non vi siano impianti o gli impianti siano inattivi, la Corte Costituzionale, con la sentenza 335/08, ha imposto alla GORI SpA di restituire ai cittadini le somme non dovute. I cittadini dell'area vesuviana ricevono acqua con quantità di fluoro oltre i limiti consentiti dalla Comunità Europea; acqua resa potabile, di anno in anno, solo a seguito di deroghe ministeriali e regionale. Acqua in deroga quindi verrà erogata, ancora e per tutto il 2009. Questo è solo un esempio di ciò che si rischia con la privatizzazione dei Beni Comuni ( acqua, istruzione, sanità, rifiuti… ). Noi non ci stiamo e non ci staremo mai! L’acqua è un bene di tutti di cui non si può fare a meno – e non merce su cui lucrare. L’acqua è vita, nessuno deve restarne senza, anche quando ha difficoltà a pagare. Questo è quanto affermano i molti Comitati Cittadini presenti sui territori. Comitati che numerosi, e quotidianamente, vanno a costituirsi. Ma non solo. A seguito : del passaggio al nuovo gestore – mai comunicato all'utenza (che si vedrebbe costretta a pagare ad un gestore non scelto); della mancata comunicazione degli aumenti da parte della GORI SpA; dei pagamenti delle bollette senza lettura bensì su presunti consumi; del gestore che varia lo statuto senza comunicarlo a Enti e utenti, se non con molto ritardo e sul proprio sito; del Presidente dell'Assemblea di ATO3 che convoca la Conferenza dell'Ente d'Ambito senza comunicarlo a tutti i Sindaci (ovvero alla parte pubblica che dovrebbe controllare il gestore). Ormai è chiaro: il sistema idrico gestito da SpA miste (pubblico-privato) è a vantaggio solo dei soci privati, con scelte poco trasparenti in merito a piani industriali, bilanci e tariffe. I Sindaci e gli Enti Locali siano al fianco dei cittadini e non del gestore del servizio idrico! Il 14 gennaio scorso Alfonsina De Felice ha rassegnato le sue dimissioni da Presidente dell'Ente d'Ambito 3, ma ciò non è risolutivo. Si dimetta tutto il CdA dell'ATO3 campano perché ha dimostrato la sua inefficienza! Per quanto riguarda ATO2 Campania, nel prendere atto delle parole del nuovo Assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Realfonzo, espressosi pubblicamente a favore della gestione pubblica dell'acqua - sul Corriere della Sera del 17 gennaio u.s., il Coordinamento Regionale chiede al su menzionato Assessore di far seguire alle sue parole la richiesta di convocazione immediata dell'Assemblea dei Sindaci di ATO2 – praticamente ferma al ritiro della delibera sulla privatizzazione avvenuto il 30 gennaio 2006. In quella unica sede competente si deliberi la gestione totalmente pubblica del servizio idrico integrato, attraverso la costituzione di un'azienda speciale pubblica senza fini di lucro, e non di una SpA. Solo così si ottiene la gestione pubblica dell’acqua, contrariamente a quanto vorrebbe la legge 133/'08-art. 23bis,comma1- che ha dato il via alla privatizzazione, oltre che dell'istruzione, anche dell'acqua - che sino ad ora era fuori dalle regole di mercato. La nostra vera forza saranno le molte iniziative attuate e/o che attueremo - sia a livello territoriale che nazionale e internazionale. Non a caso la proposta LIP (Legge d'Iniziativa Popolare) ha ricevuto consensi da 407mila cittadini a favore della gestione pubblica e partecipata dell'acqua. Grazie anche al Forum italiano dei Movimenti per l'acqua (www.acquabenecomune.org) che vede insieme centinaia di Comitati, Associazioni, realtà locali, artisti, singoli cittadini, ovvero il "popolo dell'acqua" che ancora una volta dice: no alla mercificazione dell’acqua e dei beni comuni! [Coordinamento Regionale Campano per la Gestione Pubblica dell'Acqua]

rassello accuse o complotto?

Il 22 Gennaio le ceneri di don Giuseppe Rassello saranno portate da Procida alla Sanità. Centinaia di persone accompagneranno i resti del parroco che per circa 20 anni è vissuto nel rione combattendo la droga, le camorra, le ingiustizie. Attualmente il nome del prete è associato a quello di reato infimo e vergognoso: la pedofilia. Infatti don Rassello fu accusato e condannato per aver “violentato” un minorenne. Le virgolette sono state messe apposta non per accusare o assolvere ma per argomentare ulteriormente una sentenza che, per chi lo ha conosciuto, è assurda e inverosimile. Dalle interviste girate per un documentario che sarà proiettato nei giorni della commemorazione, gli interrogati tracciano un profilo di un uomo e di un prete integerrimo, colto, amante di Dante, dell’Arte e del quartiere. Niente di nuovo per una corretta analisi della sua vicenda giudiziaria. Tutti però nel rione ricordano che il Parroco cacciava via dalla chiesa i camorristi, i venditori di droga, i politici corrotti e tutti quelli che cercavano le “bustarelle”. Ricordano che non volle ricevere un importante uomo politico, non voleva parlare con i consiglieri di quartiere né con i commercianti truffaldini. Tutti ricordano che negli anni Ottanta e Novanta il rione Sanità era al c'entro di una disputa Chiesa – Politica. Nella Basilica di San Severo, quando Padre Giuseppe era viceparroco e il cugino, Don Michele Del Prete, era invece Parroco, entrambi vennero minacciati e accusati di essere i “disturbatori del quartiere”. Il coraggio di don Rassello, sfumato invece quello di Del Prete chiusosi in un silenzio tombale anche in relazione alla vicenda giudiziaria del cugino, sfiorò l’apice quando Michele Santoro con la sua troupe televisiva dedicò un’intera puntata al quartiere Sanità e ad un uomo che dissacrava le ingiustizie in nome di un Dio trafitto da un potere manipolatore. In quegli anni il rione (come oggi d’altronde) era un crocevia di intrecci di voti circoscrizionali e comunali, provinciali e regionali. Il caso volle che subito dopo quella trasmissione di denuncia il Parroco, che da San Severo era stato trasferito alla Basilica di S. M. della Sanità, venne accusato da un quattordicenne, Antonio B.: “ogni tanto faccio i pompini al Parroco”. Inverosimile per centinaia di ragazzi che avevano frequentato don Giuseppe e la sua parrocchia, per quei ragazzi che avevano dormito e passato interi giorni e settimane con lui; assurdo per chi aveva dialogato con un uomo che aveva un’intelligenza al di sopra della media. Ma allora perché fu condannato? E per di più, su quali prove visto che, Antonio B. non aveva subìto violenza fisica? E ancora, perché il ragazzo che accusava Don Rassello dopo poco l’accaduto diventò prete? Certo la difesa fu un po’ scialba visto che un testimone del parroco dimenticò di dire all’avvocato difensore che in passato aveva avuto problemi con la giustizia. Dopo la sentenza don Giuseppe Rassello venne affiancato da don Bruno Forte (oggi vescovo di Vasto, Chieti), uno dei teologi più illustri e importanti d’Italia. Perché un teologo che aspirava alla carica di vescovo di Napoli celebrava la santa messa alla Sanità? Don Bruno Forte non era viceparroco, né frequentava stabilmente il quartiere, ma allora perché affiancò padre Giuseppe? Se da una parte è vero che le sentenze non si commentano (le condanne si basano tutte su prove certe!) altrimenti un potere fondamentale della Costituzione verrebbe meno ai principi cardini, dall’altra parte è altrettanto vero che non sarà stato difficile accusare un uomo di pedofilia in un quartiere ghetto dove l’ignoranza della gente è la causa ultima di centinaia di giornalisti. Non la morte, per chi rompe certi schemi clientelari, ma il marchio mette fine alle illusioni. Se le illusioni di Don Giuseppe Rassello erano di impronta politica, una politica genuina fatta di vangelo e di “allucchi” (grida), di processioni e di indignazione verso chi sfruttava la gente del rione, di dialogo con la persone oneste e di anatemi contro gli ignavi, per dirla in un solo termine, di Teologia della Liberazione, allora era pur vero che il fastidioso prete prendeva le distanze dai piani alti denunciando le ingiustizie attraverso la sua povertà. Un esempio per il purgatorio Sanità ma che non doveva arrivare a vedere la luce bensì doveva fare marcia indietro e riscendere nell’Inferno. E in effetti all’inferno è arrivato, è arrivato perché dopo poco Antonio B. prese i voti di castità, povertà e obbedienza. Questo, cosa avrebbe potuto significare? Che in parte la chiesa era contro di lui? E se sì, perché? Forse perché alcuni religiosi sapevano che il parroco del rione sanità era pedofilo? Forse perché il parroco non faceva distribuire volantini elettorali in basilica? Forse perché dal pulpito Don Rassello faceva nomi e cognomi? [+Blogger]

un diversamente abile

Pubblichiamo lettera di un cittadino: attualmente è seguito da un medico della UOSM alla via Santa Maria Antesaecula.

Provo vergogna nel presentarmi perché quel poco di dignità che mi è rimasta me la tengo orgogliosamente stretta perché per quelli come me non c’è spazio, sono un peso per le istituzioni, spesso un diverso per la società e il mio essere molto sensibile non può che crearmi ulteriori problemi. Ho vergogna perché la persona che state ascoltando non riesce a riscattarsi in questa società perché non ha potuto maturare una vita da adulto, non ha potuto realizzare il sogno di una vita fatta di cose e non di semplici parole e ancora oggi a 33 anni vive aiutato da tutti perché non e’ indipendente. Io appartengo al gruppo dei “diversamente abili” , quelli aggrappati ad una piccola speranza su un futuro quanto mai incerto perché se tanto mi da tanto vista la situazione presente il domani mi chiedo come sarà… Questa speranza siete voi, cioè tutti coloro che hanno voluto, vogliono e vorranno salvare me e quelli come me dalla condizione di imbarazzo, sofferenza e solitudine. Spesso mi chiedo che ne sarà del mio domani e per quanto io mi sforzi nel credere in una soluzione sinceramente riesco a vedere solo precarietà. Allora mi chiedo mille cose su quello che posso fare per cambiare il mio futuro e le risposte non sono molte… andare avanti cercando di combattere anche io, ma quello che mi spacca in due e’ che io sono un diversamente abile e forse speravo che fosse qualcun altro a preservarmi da questo, cioè dal fatto di dover lottare in una condizione di falsa serenità. Fortunatamente ho ancora i genitori ma se penso al giorno che se ne andranno quel giorno morirò un po’ anche io perché hanno vegliato su di me giorno e notte negli anni più difficili e lotteranno fino allo sfinimento per i miei diritti… e questo mi dà grande coraggio ma prima che venga quel giorno spero che le cose cambino davvero e che il nostro paese sia un paese dove ci sia più giustizia, più eguaglianza e più onestà e spero in un mondo dove chi comanda faccia gli interessi di tutti, anche di quelli come me… i diversamente abili. [S.C.]

dis-abitare

Pubblichiamo lettera inviatoci da una educatrice del rione. Vive e lavora da più di 50 anni nel quartiere e ora rischia di essere cacciata via dalla propria casa dove svolge il ruolo di volontaria e, come si definisce lei, di vice mamma. Questo è un problema che molte famiglie e stanno affrontando nel rione, e a napoli; molti proprietari preferiscono affittare le case a stranieri a prezzi altissimi. In molti vicoli e vie del rione, e nei bassi, ci sono bilocali e monocamere affollate di persone. È assurdo! [+Blogger]

L’abitazione può essere un bene commerciabile? Da generazioni una casa viene abitata, vissuta anche… come la mia, come quella di altre 5 famiglie nella sola strada di Via Stella 124 che ho abitato per 50 anni con la mia famiglia. Poi, questa famiglia si è assottigliata per decessi, matrimoni, trasferimenti per lavoro, come succede sempre, naturalmente nella vita di tutti. Io sono rimasta sola, ammalata, reduce da un divorzio subìto, senza lavoro (a causa della salute), quando un “ragazzo” si è, semplicemente, intromesso nella contrattazione già definita e accordata, da concludere solo con l’atto di compravendita a favore mio da parte di mio marito, allorquando l’anziana ultranovantenne ex proprietaria, sebbene già fosse d’accordo con noi, siccome conosceva sin da bambina questo “ragazzo”, si è fatta irretire, imbambolare, cedendo a lui l’appartamento e perdendovi così anche 30 milioni di lire (8 anni fa) sul prezzo accordato con noi… avrei potuto solo far pagare una grossa multa ad entrambi per il diritto di prelazione prevaricato, ma “nulla di più” a detta degli avvocati, “in quanto non trattasi di studio o negozio per attività lavorativa”. La casa in questione è tutt ’ora centro, punto di riferimento, attrazione per la gente del quartiere in quanto rifugio, accoglienza, intrattenimento costruttivo per i ragazzi del rione le cui mamme e famiglie disagiate hanno affidato a mia madre, e poi a me, i loro unici gioielli, figli tolti così alla strada, sottratti alla delinquenza, alla devianza, perché intrattenuti nella mia famiglia con l’amore di chi sa prendersi cura. Da generazioni abbiamo dedicato vita, energie, e soprattutto amore a questi ragazzi, a queste famiglie. Da mamma moderna in qualità di Direttrice, Educatrice, Insegnante, in una scuola legalmente autorizzata (Arena Minatore) alla Sanità, con 300 bambini dall’asilo alle medie, con insegnanti competenti ed attenti al recupero sociale di questi ragazzi. Poi mia madre, nella suddetta casa, quale Insegnante, Educatrice e Vice Mamma, a sostegno di tante famiglie carenti di tutto… Infine io, Volontaria del carcere minorile maschile, Insegnante, Educatrice, e, posso dirlo, Vice Mamma, di questi ragazzi che adoro ed ancora da adulti mi vengono a trovare, ricercando i momenti di calore umano, di vita familiare, di semplicità e serenità vissuti qui da noi, da ragazzi, prima che la vita li inghiottisse nel gorgo del tritavalori… come ha fatto con me Zampino Mario, architetto, quel “ragazzo” che, con la scusa delle condoglianze per la morte di mia madre, venne invece ad interessarsi dell’appartamento con la ex proprietaria Teresa Pirelli e prevaricare sull’accordo di vendere a me l’appartamento in cui sono cresciuta, vissuta ed operato per 50 anni, dopo due generazioni prima di me… Entrambi straricchi, straproprietari, stra… cotanti dei diritti umani e, soprattutto degli interessi sociali dei più sfortunati che ancora oggi potrebbero trarre vantaggio dall’avere questa casa quale punto di riferimento per il riscatto da tanto male che li sovrasta ed inghiottisce facendoli soccombere perché senza voce, senza muri né culturali, né economici, né sociali per far valere i propri diritti, semplicemente contro chi ha il “potere dell’indifferenza”. [Giuseppina Conte]