2012



la shoah degli animali


sei ore di treno

Molte aziende fanno lavorare i propri dipendenti gratis, altre invece licenziano quelli con i contratti a tempo indeterminato senza giusta causa; non ne parliamo di quelli che lavorano a progetto. Naturalmente questa sta diventando una questione tutta italiana. Pochi giorni fa una ragazza, dopo 4 anni di contratto a progetto e dopo aver lavorato dalle 9 di mattina fino alle 19, (quadrilatero inail via Poggioreale per intenderci), le è stato detto che la sua "abilità" non ha più posto in quella azienda.

Cosa c’è di strano, purtroppo l’economia va così, bisogna rassegnarci, dimenticare i bei tempi e galoppare, sacrifici e sangue come dice qualcuno. Orami i consigli che ti danno non sono più quelli: “cercherò di aiutarti, mo vedo se posso fare qualcosa, mi dispiace, faccio un giro di telefonate”, adesso ti dicono vai via, scappa e non voltarti dietro. Siamo alla frutta marcia.

Sul Mattino leggo: “Nunzio Beltratti, 51 anni, licenziato dopo ventinove anni dalla Salmoiraghi & Viganò di via Toledo, è tornato a chiedere l’elemosina davanti alla filiale di piazza Vanvitelli”. E’ la “nuova” condizione, noi gridiamo ai diseredati “perché continuate a fare figli” e loro continuano a farli senza interruzione, anche se poi non capiremo mai il perché. Qui sta una fetta grossa del problema.

Molti emigrano, altri hanno vergogna di farsi vedere e si rinchiudono in casa, poi c’è chi si toglie la vita nel silenzio e nella vergogna; c’è chi protesta, chi scrive, chi si indigna, chi prova sensazioni mai avute prima. Ad una mia amica sociologa che vive a Parma alcuni mesi fa le hanno proposto un lavoro a Genova, non volendosi trasferire perché il contratto durava solo un mese, l’azienda l’ha risposto: Sig. F. con questa crisi.., poi cosa vuole che siano 3 ore all’andata e 3 ore al ritorno in treno? [+blogger]

bella domanda

Ieri mattina mentre attraversavo il mio vecchio vico Sanfelice, una donna mi ha chiamato mostrandomi le sue ultime analisi cliniche e cercando di farmi capire che aveva un po’ di colesterolo. “Guarda, credi che non possa mangiare dolci?”. Ma, non sono un medico, credo di no comunque. Come passate il Natale, le ho chiesto? “Bhè”, mi ha risposto, “con un marito disoccupato e i 4 figli tutti senza lavoro, per dire il vero un lavoro lo fanno ma vengono pagati a nero, non so proprio… comunque in questo periodo dobbiamo essere felici, il Natale è bello e il vicolo si illumina sempre”.  

Ad un tratto è apparso il marito che mi ha salutato calorosamente dandomi gli auguri. “Anto’, che stajo facenno, lavori?”. Parola troppo grossa e domanda precipitosa per rispondergli onestamente: “sì, faccio quello che ho sempre fatto”. Mi ha detto: “come devo fare per il miei due figli sordomuti?, sono andato dappertutto, avvocati, associazioni, esperti, ma niente, non c’è niente per le persone invalide”.

“Una bella domanda, cosa c’è per i diversamente abili?, come possono lavorare a Napoli? Le aziende devono assumere persone obbligatoriamente con handicap, in che modo devono farlo? Quali sono i requisiti?” Mi ha bombardato di domande, un disoccupato organizzato con nessun titolo di studio, si “arrangia”, come dice lui: lava palazzi, automobili, fa il benzinaio, attacca selvaggiamente manifesti, pompe funebre.

Arte di arrangiarsi direte voi, ma che, arte per lavorare in un luogo dove le strade, le piazze, le vie e i vicoli sono pungenti e allo stesso modo radiosi. Essi si restringono sotto la cappa della perfezione stilistica, come la scritta che alla fine mi ha fatto notare con orgoglio e ironia: “hai visto?, per anni hanno sbagliato anche i professori più eccelsi, non si chiama vico San  Felice santo omonimo e benedetto, ma Sanfelice l’architetto che ha fatto palazzo del fascio alla via Vergini. [+blogger]     

rione sanità massa/moretti

Sul capitolo del libro di Cinzia Massa e Vincenzo Moretti, “Rione Sanità” storie di ordinario coraggio e di straordinaria umanità: mi concentro solo sull’intervista fatta alla preside della scuola Francesco Caracciolo, senza, per adesso, analizzare gli altri capitoli e ringrazio gli autori dell’intervista e della loro onestà intellettuale nel raccogliere e senza modificare nulla di quello che avevo detto.

Gli autori sottolineano che il rione è pieno di buona volontà e in parte di gente onesta e capace. La cosa che più mi fa arrabbiare è quando leggo interviste che, se capovolte, raccontano tutto e il contrario di tutto. Mariarosaria Pangia afferma “inorridita” che 1 ragazzo su 5 nella scuola ha avuto a che fare con la giustizia, se avesse detto che 80% dei ragazzi è di buona famiglia il dato sarebbe stato letto differentemente. Eppure sta dicendo la stessa cosa.

Si afferma ancora che i ragazzi della scuola Bernini di Mergellina hanno una concezione differente della scuola perché hanno genitori professionisti, mentre quelli del quartiere sanità sono semianalfabeti e, cito testualmente, “che parole come insegnante, studente, famiglia, scuola, a Chiaia significano una cosa, alla Sanità un’altra”. Adesso dovete spiegarmi voi cosa avete affermato. Che cosa significa avere genitori professionisti? Che cosa significa abitare a Chiaia? Perché per gli studenti del rione Sanità la scuola significa Vesuvio oppure treno, o ancora cantata dei pastori? Adesso per non essere “lezioso”, cara preside, si legga questa ricerca fatta proprio nella sua scuola, e stia attenta anche ai tanti commenti, poi la commentiamo assieme. LEGGI

Altra affermazione tendenziosa, cito: “e così il ragazzo si demotiva ancora di più, la scuola gli interessa sempre di meno, appena può va a lavorare al bar, dal macellaio, oppure alle bancarelle dei genitori che, diciamo così, operano nel commercio”. Diciamo così? Ma che significa? Questo luogo, storicamente, è sempre stato un quartiere di commercianti e ambulanti, bottegai e operai. Quel “diciamo così” ha il sapore amaro e per un figlio di un operaio che ha lavorato per 40 anni e ammalato di cancro è stato licenziato senza liquidazione e senza contributi, beh tutto questo la dice lunga sulla differenza di definizioni e di prospettive che vivono i figli dei professionisti. Ma poi chi glielo ha detto che quest’ultimo non delinque? Conosce i dati sulla delinquenza dei colletti bianchi? 

Aldilà del singolo caso, che tanto singolo non è, non credo che nel rione tutti vogliano sentirsi leader e ostentare prepotenza verso i più deboli, come scritto nel libro, una cosa è la malavita, un’altra è l’adolescenza. Il bullo vive in tutte le scuole d’Italia famiglia a parte. C’è scritto ancora che: “…dinamiche strane: …una ragazzina che ha avuto una bimba, poi è tornata e le compagne la guardavano come una persona adulta, come un punto di riferimento, lei stessa si poneva in questo modo, la preside ha dovuto chiamare i genitori per dire che la ragazza doveva cambiare atteggiamento perché si rischiava di rovinare la classe. …la filosofia del se il ragazzo mi picchia vuol dire che mi vuole bene, se non mi lascia libera è perché è innamorato”.

Rovinare la classe? Mi piacerebbe sapere se quest’adolescente ha poi continuato scuola. Che significa “ha dovuto chiamare i genitori?”; credo sia normale che la ragazzina abbia spiegato alle sue compagne, in parte anche volendo mostrare la sua “esperienza”, la nuova situazione di mamma?! I giovani in particolari circostanze hanno particolari atteggiamenti, come del resto anche gli adulti. Un po’ di buona volontà da parte del docente e la classe non si rovina.

Un articolo a parte meriterebbe la concezione degli eroi, gli eroi del rione sanità, io stesso sarei un eroe. Qui nel 1943 hanno fatto le barricate; qui c’è la criminalità sottoproletaria; qui non c’è il cuore, ma la vita che s’interseca con il cingalese, con il bielorusso, con la povertà; qui ci sono storie di uomini e di donne “perdute”, qui c’è l’amarezza di non raggiungere il benessere. Qui si ostenta il gruppo di riferimento: del resto anche i professori ambiscono a diventare presidi e i preti vescovi.  Una cosa è certa: da quello che leggo, per adesso cambierei i docenti più che gli alunni. [+blogger] 

stimo zeman

Stimo Zeman perché è un allenatore bambino. Ha una visione del calcio incosciente e rischiosa, ma anche spensierata e fedele a sé stessa. Stimo Zeman perché le sue squadre non perdono mai tempo: non speculano, non si adattano, non cincischiano, non addormentano; giocano sempre e solo per attaccare.

E’ una manovra tambureggiante, divertentissima, piena di movimenti senza palla, sovrapposizioni e scambi veloci. La squadra è dannatamente esposta al contropiede, col portiere sempre costretto ad uscite disperate fuori dall’area. Ma lo schema Zeman è al contempo capace di mandare in gol chiunque; perfino un terzino, che quest’anno ho visto segnare finalizzando un cross dal fondo dell’altro terzino (follia calcistica allo stato puro, vuol dire che in difesa non era rimasto nessuno o quasi…). Stimo Zeman perché è un tecnico che ha allenato anche Roma, Lazio e Napoli, ma il meglio di sé lo ha dato e lo sta dando a Foggia e a Pescara; periferia estrema di calciopoli, dove le squadre si fanno coi giovani e i favori del pronostico girano alla larga. Stimo Zeman perché dice sempre quello che pensa, con la sua voce bassa e catramosa, non risparmiando critiche e denunce sportivamente scomode. Stimo Zeman perché mi sembra la traduzione calcistica perfetta dell’esperienza di don Milani e della scuola di Barbiana: stessa franchezza eretica, stessa coerenza, stessa allergia ai poteri forti, stessa utopia, stessa capacità di diventare un modello didattico universale pur insegnando in uno degli angoli più remoti del Paese.

Se il calcio è una metafora della vita, e se l’urgenza di urlare “un mondo diverso è possibile” ora più che mai si fa pressante, la clamorosa corsa alla serie A del Pescara di Zeman può rappresentare in qualche modo una fonte di ispirazione. Per questo lunedì scorso ho deciso di mettermi in viaggio. Da solo, in macchina, da Pontedera a Pescara, per fare sì il tifo alla mia malandata Sampdoria di scena contro i biancazzurri pescaresi, ma anche per rendere omaggio al mio allenatore preferito tornato dopo tanto tempo sulla cresta dell’onda. Ho portato con me uno stendardo preparato a casa con su scritto STIMO ZEMAN, e sono riuscito a issarlo nel settore dello stadio Adriatico dedicato allo sparuto gruppetto di tifosi sampdoriani. Non è frequente un complimento rivolto dagli avversari, così il messaggio non è passato inosservato: inquadrature delle tv, foto sui siti internet; all’indomani molti sostenitori del Pescara sono rimasti piacevolmente stupiti. Ma anche per me è stato bello vedere loro: il loro entusiasmo, lo stadio pieno nonostante la serata polare; l’orgoglio di una regione che a distanza di 20 anni torna a sognare la serie A attraverso il bel gioco, aggrappandosi allo sport per lenire seppure in minima parte i colpi mortali inferti dal terremoto.

A proposito, il giorno dopo sulla via del ritorno sono passato dall’Aquila: ho fatto capolino nel silenzio spettrale del centro storico, ridotto a una sorta di Pompei dei giorni nostri. Tutto o quasi è rimasto fermo al D-day del sisma: sembrano passati due mesi invece che due anni. I cinema hanno ancora le locandine dei film dell’aprile 2009. Il 95% dei negozi ha le serrande abbassate. Le porte delle abitazioni sono sprangate, gli appartamenti deserti. Pattuglie di militari presidiano la rocca per evitare improbabili atti di sciacallaggio. Ma cosa c’è ancora da saccheggiare? Ho visto chiese sventrate, fontane divelte, vicoli transennati e sempre ingombri di macerie. Le squadre di muratori al lavoro si contano sulle dita di una mano, mancano i soldi e forse anche la speranza di ricominciare. Nella centrale piazza Duomo il comune ha piantato un immenso abete natalizio, ma l’invito a fare festa qui suona come un cazzotto nello stomaco. La vita degli aquilani nel frattempo si è trasferita sul fondovalle, dove si poteva costruire da zero anziché tergiversare in delicatissimi, lunghi e costosi lavori di restauro. Sono fioriti come funghi anonimi quartieri residenziali, immensi edifici in prefabbricato adibiti a scuole, uffici, presidi medici e caserme. Nell’aria gelida di mezza montagna respiro un senso di malinconia che prende alla gola. Toglie il fiato, e anche le parole. Vista da qui, l’Italia sembra un paese senza governo.

Il gioco di Zeman contro questo sfacelo può fare poco. Ma almeno un piccolo sollievo di Natale alla gente d’Abruzzo lo regala, battendo per 1-0 la mia Samp sempre più brutta e senz’anima. La prodezza decisiva la confeziona un ragazzo pescarese di 20 anni a cui l’anziano tecnico boemo ha affidato le chiavi del centrocampo: il ragazzo si chiama Verratti, protagonista di una bella percussione centrale palla al piede, con passaggio filtrante rasoterra a leggere tempestivamente il perfetto movimento senza palla della vecchia volpe d’attacco Sansovini; stop di quest’ultimo, dribbling sul nostro portiere in uscita, e palla depositata in rete a metà secondo tempo. Azione da manuale, e Samp purgata con merito. Lo stadio è in tripudio, inneggia alla serie A, mentre i sampdoriani vicino a me hanno facce bruttissime. A me non resta che tornare a sventolare il mio striscione STIMO ZEMAN, stavolta come forma di contestazione implicita nei confronti della dirigenza imbelle della Sampdoria. A fine partita i 15mila tifosi pescaresi ci mettono pochissimo a sfollare, il freddo funziona meglio dei vigili urbani. Sul piazzale dello stadio ad aspettare i giocatori non resta quasi nessuno. Così mi rendo conto che ce la posso fare. Mi apposto, resto in attesa, e dopo un quarto d’ora vedo uscire dagli spogliatoi proprio lui. Gli alzo davanti agli occhi il mio stendardo e la mia sciarpa blucerchiata. Lui mi vede, si ferma incuriosito. Ci scappano una stretta di mano e una foto insieme memorabile, con io che abbraccio Zeman e lui che sorregge il mio striscione. Missione compiuta. Mi aspetta una notte spartana in macchina da raffreddore assicurato, ma la stanchezza e la soddisfazione sono troppo forti per non riuscire a prendere sonno. [tommaso giani]

lavori alla via vergini

Il sottoscritto Francesco Ruoto consigliere 3° Municipalità Stella-san Carlo all’Arena

CONSTATATO
che la Napoletanagas si accinge a concludere i lavori di posa in opera sotto traccia dei tubi del gas in via dei Vergini, nel centro storico di Napoli
VERIFICATO
che, a lavori quasi ultimati, la ripavimentazione delle tratte della strada non è a regola d’arte e avviene non ripristinando il precedente stato dei luoghi in quanto:
1 – il basolato leggero non sembra di identico colore ovvero, essendo nuovi mattoni, non sono stati ‘trattati’ adeguatamente per ottenere uniformità con il “colore” della pavimentazione
2 – la posa in opera dei basoli non rispetta il ”disegno” della pavimentazione di via dei Vergini e della disposizione del mattonellato: infatti, i nuovi basoli non sono disposti nella stessa direzione, nello stesso formato e ‘disegno’ per cui si nota un antiestetico e sommario rappezzo che - per una lunghezza di circa 100 metri - attraversa longitudinalmente le due aree pedonali parallele alle due file di palazzi che delimitano l’arteria; in numerosi tratti si notano inoltre piccoli pezzi di pavimentazione, quadrati o rettangolari, che rimediano alla non coincidenza delle vie di fuga con un effetto ottico pessimo, potendosi parlare di un vero e proprio scempio urbanistico
3 – in numerosi tratti il mattonellato presenta scalini e avvallamenti che evidenziano una rifinitura non a regola d’arte, con dislivelli che mettono a rischio i pedoni, in quanto vari punti di “sutura” tra la preesistente  pavimentazione di via dei Vergini e la nuova non sono sullo stesso livello
4 – gran parte della pavimentazione è priva di cementificazione tra i mattoni, con evidenti fessure e - in qualche caso - si nota che la mattonella scuote ed è a rischio di spezzarsi
5 – la posa in opera dei mattoni sostitutivi è avvenuta eliminando preesistenti bocche d’acqua (ARIN) e caditoie
6le due file di paletti, che delimitano le due aree pedonali a latere di quella per i veicoli e che sono state divelte dalla Napoletanagas per consentire il transito dei macchinari a supporto dei lavori, non sono state sostituite con nuovi paletti, e - in alcuni casi - i paletti nuovi sono stati ricollocati in via dei Vergini non a regola d’arte, cioè non conficcati in sufficiente profondità e non adeguatamente cementificati
FACENDO RILEVARE
pertanto l’estrema rozzezza e approssimazione di tali lavori in un’arteria del centro storico di Napoli (oggetto, nel 1999, già di un discutibile intervento - con finanziamento dell’UE - di riqualificazione) che ora riceve un ulteriore definitivo atto di deturpazione dell’arteria stessa, che - con sommari rappezzi - è più simile a uno squallido stradone periferico che a una via del centro storico di una delle più antiche e monumentali Città d’Italia
INTERPELLA  I  DESTINATARI  PER  SAPERE :
A – se gli uffici tecnici del Comune e della 3° Municipalità hanno già effettuato i collaudi di legge e controllato se le opere sono state consegnate a regola d’arte e quali sono gli esiti di tali controlli
B – quali disposizioni sono state impartite alle ditte  inadempienti che hanno rovinato la pavimentazione, degradandola con rappezzi sommari, antiestetici e disgustosi affinché ripristinino lo stato dei luoghi e cioè la pre-esistente pavimentazione con tutti i lavori necessari affinché l’immagine e la fruibilità della pavimentazione sia almeno allo stesso livello tecnico ed estetico quo ante
A TAL PROPOSITO
sollecita un urgente sopralluogo che verifichi e sanzioni le evidenti responsabilità della Napoletanagas per i lavori così dozzinali, affinché - oltre a quantizzarsi il danno - si intimi il rifacimento a regola d’arte della pavimentazione ripristinando correttamente lo stato dei luoghi. [f.r.]

pesca fortunata

Sabato pomeriggio verso le ore 18 sono sceso a fare una passeggiata e mentre camminavo per via Toledo, un po’ prima di piazza Carità, ho visto un venditore ambulante che mostrava la sua merce e non la sua faccia. Era uno strano venditore, dignitoso, scurnuso, ben vestito, con gli occhiali, sciarpa, e un cappuccio per ripararsi da freddo. Quello che mi ha colpito è stata non solo l’espressione del viso abbassata a terra, ma anche la sua merce incartata. Aveva aperto una valigia e dentro c’erano pacchetti chiusi tutti uguali. Faceva freddo e c’era solo lui a vendere. Nessuno si era fermato.

Avrei voluto fare una foto per raccontare, immortalando, quel venditore ambulante. Avrei voluto raccontare l’emblema della nostra crisi… la crisi dei lavoratori. Sono decenni che non aumentano i salari, non mi stancherò mai di dirlo: mio padre 30anni fa, con un po’ di straordinario, percepiva una busta paga di 1milione e 500mila lire, con un mese di ferie pagate, con i contributi, con la tredicesima , ecc, ecc. Non solo siamo rimasti fermi ma siamo regrediti visto che lo stipendio è lo stesso con la sottrazione delle ferie, della tradicesima (cos’è la tredicesiama?) ecc, ecc.

Che noia raccontare sempre le stesse cose. Sempre gli operai che muoiono, sempre la povertà, sempre la gente dignitosa… ma ci sono anche i ricchi, gli imprenditori, i nullafacenti?! Anche quel venditore era solo un nullafacente di 15anni fa che oggi vendeva la “pesca fortunata”. Appoggiato sulla manica della valigia un pezzo di cartone, su c’era scritto: “solo 1 euro, pesca il regalo, ci sono delle belle cose”. [+blogger]

comunicato stampa

Il tema della differenziazione e del riciclo dei rifiuti, da criticità estrema si sta trasformando per la nostra città in occasione di riscatto e partecipazione: molteplici sono state le iniziative liberamente sorte nel mondo dell’associazionismo, del volontariato e delle scuole per sensibilizzare la cittadinanza allo scopo di risollevarsi da un’emergenza che rimane comunque ben lungi dall’essere risolta.

L’iniziativa “Le Quattro Giornate della Raccolta Differenziata" organizzata da Comune di Napoli ed Asia ha visto una convinta adesione da parte della cittadinanza: evento conclusivo di tale manifestazione sarà quello organizzato per lunedì 19 Dicembre dall’Istituto Superiore ”F. Caracciolo - Salvator Rosa” nel cuore del Rione Sanità. In Piazza della Sanità, nello spazio antistante la Chiesa di S. Vincenzo, dalle 10:00 alle 13:00 gli alunni accompagnati dai docenti saranno in Piazza della Sanità per l’iniziativa “Ricicli Amo la Sanità”, progetto curato dalle prof. Simona De Simone e Irene Spasiano.

I ragazzi dell’Istituto hanno svolto attività di ricerca ed approfondimento sulle modalità della raccolta differenziata, del riuso e del consumo responsabile e saranno a disposizione della cittadinanza per fornire spiegazioni e curiosità su tale tema nonché per distribuire materiale informativo da essi prodotto e pubblicato a cura della III Municipalità. Per l’occasione L’Asia collocherà un camion destinato alla raccolta straordinaria di rifiuti ingombranti e rifiuti speciali.

Durante l’evento sarà possibile partecipare ad un workshop sul riuso dei rifiuti riciclati organizzato dall’arch. Gioacchino Marino e Carmela Amato che, ispirandosi all’esperienza del loro maestro Riccardo Dalisi, portano nelle strade di Napoli l'accademia dell'università, coniugando la ricerca universitaria con la genuinità e spontaneità dei ragazzi dei rioni scelti come sede dei laboratori.

Il tema del riciclo e riuso verrà sviluppato nel corso dell’intero anno dall’ Istituto Caracciolo-Salvator Rosa“, Ricicliamoci” sarà anche il tema del defilé di fine anno che verrà realizzato dalla sezione Moda dell’Istituto sotto la direzione creativa della Prof. Monica Biancardi: in passerella infatti sfileranno abiti realizzati interamente con materiali riciclati.

Un’anteprima di tale sfilata è stata presentata al recente concorso Concorso "Orange Flowers" di Vallo della Lucania dove gli abiti realizzati con CD, calze, fili elettrici e nastri di videocassette intrecciati hanno valso alla scuola il Premio della Critica ed una borsa di studio.

con un operaio

Stamattina mentre montavano i nuovi infissi di casa, ho discusso con l’operaio specializzato che tra una stuccata e un’avvitata, mi ha spiegato la sua bellissima esistenza. Mi ha detto: “ho trent’otto anni, due figlie stupende e sono divorziato. Amo le mie due bambine di dieci e sette anni, con loro sono un po’ all’antica, non cammino mai per casa con gli slip e se faccio la doccia mi preoccupo bene di chiudere la porta a chiavi”.

Con orgoglio mi ha raccontato della sua “giovinezza”: “a vent’anni ho avuto un sacco di ragazze, avevo un fisico invidiabile perché facevo palestra, poi sono partito e per lavoro ho girato tutta l’Italia. Io non ho nulla da rimpiangere, ho sempre guadagnato e speso ma con moderazione, senza mai sprecare i soldi. Adesso sono felice, quello che ho mi basta”.

Gli ho chiesto qual era il suo mestiere originario, mi ha risposto l’imbianchino. “Ho lavorato con diverse ditte al Nord poi ho deciso di trasferirmi di nuovo a Napoli e adesso (sempre con orgoglio scandendo bene le parole) lavoro in proprio”. Quando riesci a guadagnare in un mese? Mi ha detto che quando c’è lavoro anche 2000 euro ma se c’è crisi a malapena 1000. …ed è felice!

Ecco cosa fa dire ad un’operaio/artigiano sono ricco, sono felice, sono anche un po’ borghese. “Vedo la Pay Tv, mi piace il calcio, sono tifosissimo del Napoli. Gli ho chiesto ancora: ma qui sei tu il capo che guida i lavori?, “no, adesso questo lavoro lo faccio alle dipendenze, sto aiutando a mettere gli infissi, poi il mio lavoro successivo e quello di stuccare tutto”.

Lavoro dipendente; media mensile 1300 euro al mese; girare l’Italia; due figlie; un divorzio; partita di calcio; poco spreco; felicità! [+blogger]

chiediamo in cambio

LO STATO chiede di aumentare l'età delle pensioni perché in EUROPA tutti lo fanno.

NOI CHIEDIAMO IN CAMBIO:

di arrestare tutti i politici corrotti, di allontanare dai pubblici uffici tutti quelli condannati in via definitiva perché in EUROPA tutti lo fanno, o si dimettono da soli per evitare imbarazzanti figure.
NOI CHIEDIAMO di dimezzare il numero di parlamentari perché in EUROPA nessun paese ha così tanti politici!
NOI CHIEDIAMO di diminuire in modo drastico gli stipendi e i privilegi a parlamentari e senatori, perché in EUROPA nessuno guadagna come loro.
NOI CHIEDIAMO di poter esercitare il “mestiere” di politico al massimo per 2 legislature come in EUROPA tutti fanno!
NOI CHIEDIAMO di mettere un tetto massimo all’importo delle pensioni erogate dallo stato (anche retroattive), max. 5.000, 00 euro al mese di chiunque, politici e non, poiché in EUROPA nessuno percepisce 15/20 oppure 37.000,00 euro al mese di pensione come avviene in ITALIA.
NOI CHIEDIAMO di far pagare i medicinali visite specialistiche e cure mediche ai familiari dei politici poiché in EUROPA nessun familiare dei politici ne usufruisce come avviene invece in ITALIA dove con la scusa dell’immagine vengono addirittura messi a carico dello stato anche gli interventi di chirurgia estetica, cure balneotermali ed elioterapioche dei familiari dei nostri politici!
CARI MINISTRI non ci paragonate alla GERMANIA dove non si pagano le autostrade, i libri di testo per le scuole sono a carico dello stato sino al 18° anno d’età, il 90% degli gli asili e nido sono aziendali e gratuiti e non ti chiedono 400/450 euro come gli asili statali italiani!
IN FRANCIA le donne possono evitare di andare a lavorare part time per racimolare qualche soldo indispensabile in famiglia e percepiscono dallo stato un assegno di 500,00 euro al mese come casalinghe più altri bonus in base al numero di figli.
IN FRANCIA non pagano le accise sui carburanti delle campagne di napoleone, noi le paghiamo ancora per la guerra d’abissinia!
NOI CHIEDIAMO A VOI POLITICI che la smettiate di offendere la nostra intelligenza, il popolo italiano chiude 1 occhio, a volte 2, un orecchio e pure l’altro ma la corda che state tirando da troppo tempo si sta’ spezzando. [dalla rete internet]

condanno i rom

Una semplice bugia e un campo rom bruciato. Paura della condanna e un rogo inevitabile. A Torino la ragazza ha confessato poi si è scusata con i rom. Restano i brandelli illuminati di rosso, restano briciole di case puzzolenti, l‘efferata violenze padrona della stupidità e dell’abbandono.

Anche a Ponticelli è accaduta una cosa del genere, non una violenza inventata però, solo un mitico rapimento senza nulla a pretendere. Anche qui un rogo inavvertito e sentenziato. “I rom bevono, non si lavano, sono sporchi, sfruttano e rubano i bambini”.

Una cameriera nera di un albergo di New York denuncia di violenza sessuale uno degli uomini più potenti del mondo, un certo Dominique Strauss-Kahn. Questa volta nessuno si scomoda per incendiare la sua casa. Lui è sempre l’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale. [+blogger]


quale risparmio?

Sarà un caso ma da quando hanno chiuso il pronto soccorso dell’ospedale dei Poveri le ambulanze che vanno verso la direzione del Primo Soccorso sono moltiplicate. Dalla via Vergini, alla via Sanità… ne sento parecchie in una giornata passare proprio sotto al mio balcone. Anche adesso che sto scrivendo sento la sirena avviarsi verso l’ospedale. Come se i malati urgenti si fossero messi d’accordo per intasare e creare maggiore precarietà all’assistenza pubblica.

In una struttura, come il San Gennaro dei Poveri, dove sono stati spesi milioni di euro per rifare i reparti della maternità e ginecologia, una sala operatoria nuovissima (mai usata), una palestra riabilitativa, ristrutturati alcuni altri reparti e il (fu) pronto soccorso, è quanto mai assurdo prevedere la chiusura nel giro di due anni, come ha affermato il Generale Scoppa.

È come dire: non solo sprechiamo soldi ma rispendiamone altri nel marasma generale. Per contro, questi non sono tagli alla sanità! Tagliare la spesa pubblica non significa distruggere quello che è stato investito solo pochi anni fa. E’ il contrario. Bisogna riutilizzare al meglio le risorse disponibili; bisogna potenziare le scelte con investimenti mirati creando omogeneità tra i bisogni e le possibilità. Un investimento mirato sarebbe quello di costruire un ospedale nella zona rossa di Napoli? Dove sta il risparmio nel chiudere il san Gennaro dei Poveri?[+blogger]

un tavolo per il san gennaro

Mercoledì prossimo ore 10 cinque persone del “comitato popolare contro la chiusura del pronto soccorso” incontreranno il Generale Scoppa e altri quattro collaboratori. Stamattina decine di cittadini hanno invaso pacificamente ASL Napoli1, parlato e ed espresso le loro perplessità in relazione alla chiusura dell’Ospedale dei Poveri.

Il generale Scoppa si è fermato a discutere in corridoio con i cittadini e ha ascoltato le diverse testimonianze. La richiesta di non chiudere il pronto Soccorso dell’ospedale e di una proroga di un anno le priorità che chiede il comitato. In virtù di quest’incontro è stato stabilito un tavolo di concertazione. Erano presenti dopo la manifestazione alcuni consiglieri di quartiere, due volontari e altri del comitato no alla chiusura del San Gennaro. L’accordo è stato filmato e tra poco lo potrete vedere su questo blog. [+blogger]



lunedì 5 dicembre '11

Dopo quasi un mese di mobilitazione il 1 dicembre è stato chiuso il pronto soccorso, trasformandolo in Psaut. Il Generale Scoppa e il Governatore Caldoro forse credevano che riportando piccole modifiche e qualche medico in più all’interno del servizio di primo intervento riuscivano ad accontentare le richieste del comitato popolare contro la chiusura del pronto soccorso. Forse proprio per la scelta di Caldoro e Scoppa di non incontrare mai, nonostante le numerose proteste, i cittadini del quartiere Sanità, non hanno compreso bene le rivendicazioni delle proteste che chiedevano in modo molto chiaro la NON chiusura del pronto soccorso non il miglioramento del Psaut, illegale a tutti gli effetti se situato all’interno di un complesso ospedaliero.

Chiediamo il ripristino immediato del pronto soccorso perche con il Psaut continuerà a persistere il problema del sovraffollamento del Cardarelli, dato che l’ospedale San Gennaro non potrà più fornire ricoveri e referti e resterà aperto solo per poche settimane prima di essere totalmente trasferito altrove. Inoltre rimane ancora illegale il provvedimento di chiusura del pronto soccorso in quanto non è ancora in funzione l’ospedale del mare, come previsto dal piano di riordino ospedaliero dello stesso Caldoro, che già è assolutamente insufficiente.

A questi nostri interrogativi e a queste nostre denunce non è ancora pervenuta una risposta né l’apertura di un tavolo di trattative con Caldoro e Scoppa i veri responsabili dello sfascio della sanità pubblica campana. Proprio per questo abbiamo deciso di andare di persona dal Generale Scoppa per fargli capire una volta e per tutte che la salute pubblica dei cittadini è un bene comune prezioso e inestimabile e non lasceremo metterla a repentaglio. (E’ reso noto, in un comunicato diffuso dal consigliere Francesco Ruotolo, che 255 cittadini hanno denunciato alla Procura della Repubblica, tramite l’Associazione Consumatori Utanti, la chiusura indiscriminata e arbitraria del pronto soccorso dell’ospedale dei poveri nel rione Sanità)

Lunedì 5 dicembre ’11 appuntamento ore 09,00 fuori all’Ospedale san Gennaro (partenza con nostri pullman) - 9:30 Dirigenza ASL Napoli1 (di fronte metro frullone) – per il ripristino immediato del pronto Soccorso e contro i tagli alla spesa pubblica, la salute è un bene comune e non si tocca! [comitato popolare contro la chiusura del pronto soccorso]

chiuso il pronto soccorso

Non sono serviti giorni di protesta, centinaia di cittadini, fiaccolata, raccolte più di 5000mila firme… Se quella che loro chiamano “democrazia” non è partecipe, questo significa la morte del pluralismo. Quando la politica parla una lingua differente rispetto a quella dei cittadini, forse non c’è più scelta e la colpa è solo di chi s’impunta come il figlio viziato che chiede un jeans alla moda.

C’è un braccio di ferro: chi vince esulta, chi incassa s’infiamma. Questa non è gestione della cosa pubblica, questo è impoverimento della civiltà. Anzi per certi aspetti è totalitarismo, un uomo solo, anzi due, Scoppa e Caldoro, contro più di 5000mila firme, contro i parroci del rione sanità, contro i medici e il personale dell’ospedale san Gennaro, contro i commercianti, contro le associazioni, contro i cittadini.

La chiusura è anche un reato perseguibile visto che era prevista dopo l’apertura dell’ospedale del mare. I comitati spontanei (i cittadini) hanno esposto denuncia alla Procura della Repubblica. Ma al di là delle responsabilità chi paga dazio è la parte più debole, chi reagisce urlando, chi si dimena, chi cerca di difendere i propri diritti venendo aggirato così bassamente e barbaramente.

Anche La Repubblica che sembrava stare dalla parte della gente ieri con un comunicato ha confermato che il commissario straordinario Schoppa aveva fatto marcia indietro, cosa che ha tratto in inganno molte diverse persone, ma che invece altro non era che una riconferma della volontà di serrare l’ospedale. [+blogger]