carnevale 2013


imposizioni politiche

Insieme, esautorando le Istituzioni, i governanti, gli amministratori. Troppe le differenze tra la dignità e la finzione. Vorrei votare, riscattare la mia precarietà, la mia inoccupazione, la mia solitudine politica. Invece non mi è concesso, la legge elettorale m’impone di votare altri, non mi è dato scegliere, ma le imposizioni non mi sono mai piaciute. Le possibilità non hanno ragione d’essere, la verità è sempre altra, è sempre la mia, non è mai degli altri. Brutte e assurde generalizzazioni buone solo a dividere.

Ho lasciato la scuola d’obbligo a 11 anni, per poi riprenderla a 20, la serale. Terza Media con la sufficienza, diploma sempre serale per lavoratori, 5 anni meravigliosi e 54 su 60. Quattro anni e mezzo di sociologia, vecchio ordinamento, 100, bingo… ho fatto tredici al totocalcio si fa per dire. A vent’anni non azzeccavo due parole d’Italiano correttamente, mettevo la “a” al posto delle “ha” e viceversa con la “e” e la “è”. Prima degli studi: il barista, il tappezziere, il venditore di sigarette, l’idraulico, il calzolaio, il macellaio, l’operaio, il cameriere. Durante gli studi: in un bup, la guida turistica, il pubblicista, il libraio, il filmaker. Dopo gli studi: il ricercatore, il filmaker, il pubblicista, la guida turistica, in un bup, il cameriere, l’operaio, il macellaio, il calzolaio, l’idraulico, il venditore di sigarette, il tappezziere, il barista.

Un percorso a ritroso, come la nostra società, la nostra politica, la volontà di non votare. 1milione e 200milalire il salario di mio padre 20 anni fa, 600 euro il mensile di un precario oggi. E’ l’inverso che primeggia, è la vita e il contrario della vita, è il tutto come l’esatto opposto, è la voglia di farcela contro la disillusione. Per chi voto oggi? Non voto. Anche se mi sforzo di essere capito, anche se gli altri si arrabbiano senza spiegare il perché, vorrei poter scegliere liberamente, esprimere la mia forza attraverso ciò che mi rappresenta realmente. La forza di chi si “arrangia” e viene etichettato come camorrista, la forza di chi vive in un rione stereotipato, ghettizzato per la sua bellezza e le sue possibilità.

Niente, nessuno mi affascina, senza voler fare la vittima, e sì parlo proprio di fascino, quello che manca alla nostra politica; il fascino del dialogo, della praticità, dell’efficienza, del linguaggio popolare. Tecnicamente non significa nulla, ma aver fiducia negli altri, nel dialogo, nella comprensione è la cosa più bella che una persona possa mai considerare. [+blogger]  

perché non voto?

Sono un deluso della politica, un deluso da circa 30 anni, da quando mio padre mi diceva: voto il PC, ma se mi aumentano lo stipendio voto anche l’MSI. Chi l’avrebbe giudicato male? Operaio, con 4 figli, una moglie paralitica, un fitto da pagare, luce, acqua, bombola del gas, auto 126 personal verde pistacchio; poi natale, pasqua, i battesimi, le comunioni e tutte quelle altre sciocchezze religiose buone solo a sperperare soldi. Oggi aspetto ancora qualcuno che mi dica “le cose stanno veramente cambiando, questo perché dentro sto cambiando anch’io”. Girare pagina è difficile anche per il sottoscritto che a stento crede nei buoni propositi. Ma ho deciso di essere convinto, di credere realmente in qualcosa, di non considerare tutto marcio, un po’ come ha scritto Giovanni De Mauro sull’Internazionale: “Per una volta, invece di chiederci cosa c’è sotto, potremmo guardare cosa c’è sopra”.

Ho letto attentamente il programma del Movimento 5 Stelle (in verità anche quello di Ingroia: sono quasi identici), e per convinzione ho scoperto che molti punti mi appartengono, ossia sono quelli che da anni devono essere messi in pratica ma nessuno, dico mai nessuno, l’ha fatto realmente. Naturalmente le 5 stelle realmente possono servire, protestano, si incazzano, ti mettono in crisi. Ma né il PD, né il PDL, né altri partiti pongono seriamente la questione del lavoro, lavoro che si ricava dalla concezione Robinhoodiana, togliere ai ricchi per dare ai poveri: non è banale, è un assioma  straordinario, una verità che farebbe ripartire l’economia mondiale: padre Alex Zanotelli sono anni che lo dichiara.

Ma alcuni punti non hanno risposta, anzi in verità non ci sono affatto. Le stelle dovrebbero essere più di Cinque, vediamole. La questione Internazionale: il movimento con chi sta? Con Israele?, con la Siria?, con L’Iran o con gli USA? Il movimento è con o contro il clero? Il movimento è antiabortista? Il movimento una volta al Governo ha intenzione di cacciare tutte le aziende italiane che producono armi? Oppure le vuole potenziare? Il movimento cosa pensa delle banche?, e se pensa male, che farà? Il movimento è con o contro la guerra? Il movimento è con o contro i Gay? Oltre alla rete internet quale altra forma di democrazia partecipata ha in mente? Il movimento ha una precisa concezione, quello di puntare sulle cinque  questioni del programma; io invece, semplice elettore, nel momento in cui voto devo sapere con chi mi sto schierando. L’ideologia è una componente importante per conoscere il prosieguo della vita sociale. In questo caso io non so quale sia.

Ma tutte queste perplessità potranno essere lenite in parte se un determinato partito politico scrive nel suo programma elettorale: Principio fondamentale: Dichiariamo la povertà, per chi non l’ha scelta liberamente, illegale, illegittima, incostituzionale, per il futuro della nostra società. [+blogger]

un orso in piazza sanità

Il limite tra possibile e impossibile è un solco precario, dettato dalla nostra fantasia.  Ripenso a quella fantasia sbrigliata della nostra infanzia che ci rendeva tutto magicamente possibile. Il solo baluardo insormontabile era la volontà del genitore…allora, ma oggi, non più. Il mio ambulatorio in Piazza della Sanità, un piano rialzato, un’unica sala con volte a botte a ridosso di una gemente parete di tufo. Dal 1646 ha difeso, con il suo silenzio, chi vi abitava dalla storia che trascorreva a pochi metri: sovrani e vescovi in visita alla chiesa di S.Maria della Sanità, maestà imperiali di passaggio, per arrampicarsi su per salita Capodimonte con fastosi carri, trainati da affaticati buoi, a raggiungere la Reggia. Moti popolari, pestilenze, colera, carrette colme di cadaveri verso le grotte delle Fontanelle.

Durante i temporali fiumi di pioggia, veri torrenti sassosi, scendevano a valle, la “lava dei vergini” che distruggeva tutto, portando via uomini e cose. Sotto il pavimento dello studio a pochi metri, le catacombe di S.Gaudioso, misteriosi cunicoli nel tempo. Sino a pochi anni fa un gommista cercava forature in un loculo allagato, nel palazzo affianco. Poi distrusse tutto per un bagno piastrellato. In questo luogo, ora ambulatorio, qualcuno è nato, vissuto nel riverbero dei signori che abitavano ai piani nobili, ed è morto. Le parole, i pianti, le risa, i sospiri sono come polvere impalpabile su queste mura. Sarebbe divenuto, forse, il magazzino di un commerciante del posto se io non gli avessi donato ancora un’occasione di vita…perché vita è quella che vi scorre ogni giorno nelle ore di visita. Una vita vera, dura, a volte tragica, ma pronta a scoppiare in rumorosa allegria.

A volte sono rappresentazioni vere di una commedia popolare a cui si accompagnano applausi . Anni fa, durante un epidemia misteriosa che mieteva vittime tra i lattanti, mi venne ad intervistare un reporter di una rivista svizzera. Era reduce da una sanguinosa guerra in Congo e quella pausa, mi disse, per lui aveva i caratteri di un “bizzarro carnevale, un paradiso inatteso.” Non ho mai ritenuto degradante appartenere a questa rappresentazione perché ben conoscevo gli ambulatori asettici e sicuramente al confronto, molto squallidi, in zone più nobili della città. Mi ritengo uno di loro,oramai dopo quarant’anni, e vivo con loro per otto ore al giorno.

Torniamo a quel limite del possibile, di cui parlavo inizialmente per raccontarvi uno dei mille fatti che mi sono accaduti nel tempo. Ero tornato da una vacanza oltre il Circolo Polare. Allorché si valica questo parallelo invisibile nella immensa foresta norvegese, il consumismo è pronto ad accoglierti con i suoi mille articoli: diploma da esploratore, in pergamena, dove una bionda vichinga vi appone il vostro nome ed altre carabattole. Mi aveva colpito la riproduzione di un’insegna stradale che avevo realmente incontrato lungo la rotabile: un triangolo di pericolo con raffigurato al centro un orso bianco. Su quelle strade, d’inverno, è un incontro ipotizzabile. Lo acquistai e decisi, in seguito, di metterlo in studio sulla porta che dal mio ambulatorio conduce ad un secondo stanzino con i servizi. Ogni porta, soprattutto se non la si chiude, è uno stimolo di curiosità per i miei piccoli pazienti. Trovai indovinata, dopo aver apposto il cartello sulla porta, la mia frase scherzosa: “Bambini, di là non si può andare, c’è l’orso…vedete il cartello?”

Concetta Arrichiello era una madre giovane, una ragazzina in jeans e scarpe da ginnastica, una della nuova generazione, per intenderci, spigliata, attenta ai due suoi figlioli: Genni, sei anni e Damiano otto anni, frequentavano la scuola ed erano vestiti con cura. Quel mattino li visitai entrambi. Avevano scorto il cartello e Genni, il più discolo, si diresse verso la porta, deciso a vellicarla. Attendevo quel gesto per sfoderare la mia arma: - “Ragazzo di là non si può andare, c’è l’orso, non vedi il cartello?” Genni restò per un attimo sconcertato e venne ad abbracciare la madre che stava seduta di fronte a me, mentre scrivevo le ricette. Intuii che parlava sottovoce con lei. Concetta doveva rispondere qualcosa che non riuscivo a decifrare. Al momento del commiato si alzò e si diresse lentamente ed incerta verso l’uscita. I ragazzi la seguivano sconcertati, guardandomi. Arrivata alla porta Concetta mise la mano sulla maniglia, poi la lasciò e fece un passo indietro voltandosi verso di me. I nostri occhi si incontrarono. Ci fu una pausa imbarazzante. Il tempo si era fermato. I figli seri, guardavano la madre. Concetta non distolse lo sguardo dai miei occhi e disse:-“Dottò, posso chiedervi una cosa? -“Dimmi Concetta.”- risposi non indovinando la sua richiesta. - “Dottò, potreste far vedere, per un attimo, l’orso ai miei figli?”

inchiavica che ti voto

Da quando ho smesso di leggere il telegiornale nazionale le notizie mi sembrano ancora più irreali, quello che un tempo pensavo fosse l’equivalente di un’informazione oggi la ritengo una verità assoluta. Una condizione di “sudditanza” ci lega alla televisione, vuoi per compagnia, vuoi per divertimento o per passione, per intrattenimento o negligenza. Quello che non si sa non ha importanza, scimmiottare è una prerogativa che per fortuna coinvolge pochi. Le differenze non sempre vengono evidenziate ma è lapalissiano che chi ci imbroglia non ha nessuna intenzione di smetterla.

Oggi la differenza vera la fa Grillo, non c’è alternativa, quello che smarca un po’ tutta la politica, quello che fa terrore, e sì perché le purghe lui le vuole realmente, e non ha tutti i torti. Il marcio è sotto gli occhi di tutti e la inoccupazione e disoccupazione sono la diretta conseguenza di questo disastro inconcepibile. Certo ne ho sentita di gente che in passato votata Fini o Berlusconi dire: “voto M5S”, quando non sanno neanche perché esistono quelle 5 stelle. Sarà un movimento di delusi ma la stanchezza ha lasciato il posto ad altra stanchezza, un popolo di stanchi che cede lentamente alle antinomie degli inetti politici.

Bhe’, quei 1000 euro al mese per 3 anni fanno gola a chi come me non ha uno stipendio. Un welfare alla francese inconcepibile per nostri vecchi bacucchi governanti che si fanno pagare la nutella e il parcheggio e la puttana di turno alla faccia dell’italiano medio. Senza ritegno, non vado a votare!, non solo perché nessuno mi rappresenta ma anche perché nel mio quartiere questi gobbi affiggono i loro culi elettorali sottoforma di manifesti. Sporcano, inchiavicano e inquinano facendosi beffa della legge che lo vieta. Come posso io, libero e malconcio lavoratore votare chi, prima ancora di essere eletto, commette reato? [+blogger]    

carnevale nel rione














il carnevale