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appello senzafissadimora

APPELLO ALLA CITTA’ DEI CITTADINI SENZA-TETTO 

Siamo un gruppo di persone che affrontano le difficoltà sempre con un sorriso. Siamo gente che nulla pretende, ma che ha una dignità. Cerchiamo solo di avere voce e per questo lottiamo per difendere e richiedere i nostri diritti. Vorremo solo guardare con più positività al nostro futuro! Per questo motivo chiediamo:
- documento di residenza;
- cure sanitarie gratuite anche per chi non ha ancora residenza;
- apertura di nuove strutture di accoglienza per i senza tetto;
- apertura di centri diurni d’accoglienza;
- aumento e migliore formazione degli operatori all’interno delle strutture;
- percorsi di inserimento e formazione al lavoro;
- maggiore controllo sul lavoro a nero in cui veniamo prevalentemente impiegati.

 Napoli 18/03/2017 I Senza-tetto di Napoli Contatti:
Siciliano Assunta mail: lucysusytiamo@hotmail.it

welfare: un lusso alla sanità

Provo a scrivere dell’ennesima chiusura mentre il quartiere si apre a sostanze infinite e disarmanti. Un rione devoto a san Vincenzo, alla madonna dell’Arco e, nella modernità, anche agli uomini  che si grattano le mani, un altro smacco improvviso fa saltellare i più sereni. Questa volta tocca alla Palma, struttura che da anni ospita 85 senza fissa dimora. Riepilogo un po’.

L’istituto, che in passato era religioso, e storicamente ospitava donne di colore abbandonate, è stato riconvertito in scuola primaria, poi in luogo di accoglienza per i senza fissa dimora e per gli immigrati. Da diversi anni non esiste più la scuola;  mesi fa invece è toccato al primo nucleo di immigrati andare via,  tra poco toccherà al secondo, fino allo sfratto definitivo dalla struttura dei senza fissa dimora, previsto entro il 21 marzo di quest’anno.

Sul territorio napoletano ci sono 3000 persone senza casa a fronte di un’accoglienza di circa 350 persone, di cui 200 sono ospitati nel rione Sanità, divisi nella struttura La Palma di salita Mauro e nella Tenda, ex ospedale san Camillo a via Fontanelle. Nel frattempo troppi anni sono passati aspettando l’apertura dell’albergo dei Poveri della via Tanucci: dopo promesse e contro promesse, la struttura più grande d’Europa salta da un tavolo all’altro come se fosse il rimando della apertura di  supermercato (credo di aver fatto già sconti). L’albergo dovrà essere soprattutto un centro diurno con servizi di tutela e diverse figure professionali. Anche il Mendicicomio della via Cristallini ha fatto la stessa fine: la struttura, in attesa anch’essa di apertura, dovrà ospitare abitazioni per anziani non abbienti e altre attività in “cogestione sociale”: attività per immigrati e disagio mentale, laboratori, punto di incontro, teatro ecc.     


Accanto alle feste, ai murales e alle nuove piazze, e con l’avvento della ztl alla via vergini, crediamo che tutto ciò possa essere rivalutato solo alla luce di compromessi che non scardinano la storia e “l’identità” di un luogo. Se passato e presente devono coesistere, è giusto che quest’ultimo rispetti gli spazi che identificano un territorio. Se il luogo Sanità si definisce per la sua accoglienza , è giusto che questa stessa umanità non perda le sue origini in difesa dei diritti degli ultimi, degli emarginati. [m.p.r.]

invito

Ieri sera abbiamo consumato un po' di pizze sospese, eravamo più di 100 tra Srilankesi, ghanesi, bielorussi, nigeriani, italiani e sanitanesi.    







la tenda manifesta



i qualunque

Scrivere, o soltanto raccontare di questo quartiere, è facile e per di più poco dispendioso visto che, quasi tutto quello che viene pubblicato, è merce di un comune scambio. Una forte retorica, un modo di vedere le cose attraverso l’eroismo e lo stoicismo, lo spettro della camorra, l’abbandono e la mancanza di senso civico. C’è chi si inventa vere e proprie fiction per descrivere il rione Sanità, ma forse non ha torto per la sua fantasia. Il quartiere può essere salvato solo dai preti (già dai preti, ma a loro chi li assolve?), dai politici pubblicitari, dai ricchi signori del Vomero o del nord Italia. Gli investimenti, il turismo (il turismo, bella invenzione inquinante), la privatizzazione, la moneta. 

Ripercorrere le fasi storiche di questa vallata è praticamente impossibile se si considera che 60anni fa era un quartiere rosso (ma non del pd), operaio, artigiano, povero e virtuoso. Virtuoso perché c’erano gli artigiani più bravi del mondo come i guantai. Don Armando, abitante del rione ed ex commerciante degli anni ‘20/30 - che prima di morire, poco dopo sua moglie, aveva festeggiato 73anni di matrimonio - mi raccontava del cappellaio ambulante sotto al ponte della Sanità; lui ogni settimana andava a provarsene uno per vedere quello che più gli piaceva e piacere alle ragazze.


Ma le storie si sa sono uniche e raccontate secondo le proprie rappresentazioni. L’intervista registrata a lui e sua moglie (oggi anche digitalizzata) è un misto di contraddizioni e meraviglia, di critiche verso la “gioventù moderna” e di ricordi idilliaci. La signora Carmela mi spiegava come nel rione, negli anni del fascismo, si sentiva molto più tranquilla. “Due donne sole venivano scortate e accompagnate fino a casa per la loro incolumità”.


Non è questo però il senso dell’articolo. Se tutti noi che ci preme l’informazione dessimo un po’ meno spazio agli eroi di turno, al volto più noto, al caso più eclatante, e facessimo un po’ di più parlare la gente comune (il Marotta c’è riuscito), bhé forse avremmo la forza di risolvere le cose con maggior sicurezza e incisione. Le proteste per l’accorpamento della scuola Caracciolo e la chiusura dell’ospedale san Gennaro; l’occupazione pacifica del cimitero delle Fontanelle e del parco san Gennaro; le spazzate comune per aiutare la raccolta differenziata; il doposcuola per i ragazzi e gli stranieri; il carnevale e la ludoteca cittadina, insomma tutto questo avrebbe un altro senso se a parlare fossero gli altri, i qualunque, i comuni mortali consapevoli che nella loro borsetta blu c’è quasi sempre un thermos rosso con il coperchio bianco, le posate, uno straccio, il pane e il vino. [+blogger].

dentro eduardo

Ieri (31/10/2013) nessuno si è ricordato che sono passati ventinove anni dalla morte di Eduardo de Filippo. Il più grande drammaturgo di tutti i tempi ignorato, dimenticato dai grandi network nazionali. Eduardo ha smontato le tesi dei grandi scrittori, con il suo teatro e la sua filosofia ha buttato i grandi pensatori di "Napoli" nella più viva depressione culturale. Osteggiato perché aveva visto più lontano degli altri oggi invece... il silenzio c'assale. Noi lo ricordiamo così. 


l'italia sta morendo...

La tristezza pervade tutto il mio corpo, è da parecchio tempo che provo questa sensazione. Gli acufeni pulsano e squillano come se una pentola a pressione stesse per scoppiare da un momento all’altro. Si ribella il mio corpo dentro, fuori si manifesta la tristezza, la rabbia, la paura, l’entusiasmo. Sta per nascere una bimba che camminerà, sarà italiana, cittadina, piccola e grande.  Ma la situazione del mio paese non migliorerà facilmente. Noi protesi a salvare il nostro rione mentre la salvezza è ben diversa. Forse incominceremo a gridare solo quando il pane e la pasta, la frutta e la verdura, il latte e il caffè non ci saranno più. Eppure molte persone, nelle diverse parti del mondo, guardano alla situazione politica italiana come qualcosa di nuovo e di terribile. Il nuovo è l’ondata di protesta...

Nel titolo dell’articolo tutta l’amarezza e la malinconia, pensare che gli operai non sono serviti a nulla, le rivolte non sono servite a nulla, le donne non sono riuscite a raggiungere la parità effettiva, i ricchi non sono diventati poveri. C’è un perché che silenziosamente ci spiega, ci parla, ci “affattura”, ci piace. Nel corpo, così come in chi crede nell’anima, la voglia di restare attaccati e di remare contro corrente è forte, è unica, è nostra. Il 25% degli italiani sono come Berlusconi, identici; l’altro 25% come Bersani, la copia esatta; poi ci sono quelli che assomigliano a Monti, ed infine i grillini che hanno sposato l’idea della buona sorte.

C’è l’Italia, la Campania; e qui Napoli, il quartiere Sanità, il vicolo dove abito io. Perpendicolarmente la casa di Totò comprata per poche migliaia di euro da un privato; e poi catacombe e ossari sparsi un po’ per tutta la zona. Al contrario di quello che si può credere dalla lettura di quest’articolo, non sono un disfattista, sono una persona che non riflette abbastanza, scrive per impeto e voglia di divulgare la storia, la storia degli uomini e delle donne del mio vicolo oppure del vico Sanfelice, di quello delle Carrette, del vicolo Lammatari ecc, ecc. Ma credo che sia una cosa difficile raccontare che l’idraulico ha visto e parla quotidianamente con la Madonna, che Patrizia lavora tutta la giornata per 10 euro, che Vincenzo è uno sfaticato, che Pietro sta partendo per l’Australia, che Carmela, 30 anni, dopo il suo quarto figlio, vuole abortire, che Nicola, il fruttivendolo, quando parla di diritto sembra un giudice della Cassazione.

L’Italia [non] sta morendo, l’Italia è sempre stata viva nel silenzio, nella distrazione, nella convinzione che tutto un giorno potesse cambiare. Io sono stato distratto dalle raccomandazioni, dalla televisione, dal contratto a progetto. Sono stato distratto perché ho avuto fiducia. La distrazione mi ha convinto, mi ha pervaso e a volte mi ha vinto. Sono le mie sensazioni, come quelle che mi hanno costretto a non votare, come quelle che mi hanno fatto rinunciare di essere un cattolico. Quando spiego il perché non voto, sono sempre un po’ confuso, così come quando dico di non essere religioso. Non ci sono differenze, c’è la voglia di sentirsi dentro, di sentirsi parte della storia, la mia, quella dell’idraulico, di Patrizia, di Vincenzo, di Pietro, di Carmela, di Nicola. [+blogger]          

sta morendo

NAPOLI - Il fagotto di stracci che vedete nella foto non ha neppure la sagoma di un uomo. Ma sotto c'è un uomo. Non si può muovere da un mese, qualcuno dice un mese e mezzo. Non si sposta più da quell'angolo da quando qualche scellerato, forse stanco del suo vai e vieni vagabondo in piazza san Domenico Maggiore, gli ha fatto sparire la sedia a rotelle che gli consentiva di spostarsi in autonomia.

Una bravata, una perfidia, un accanimento. Forse, presto, anche un omicidio. Quest'uomo - come riferisce l'associazione Corpo di Napoli con Gabriele Casillo - infatti non si alza più. Non può cercarsi il cibo. Appartarsi per fare i bisogni. Delira e si percuote. A volte è in grado di accettare la carità, a volte non è neppure in condizione di capire chi vorrebbe aiutarlo ed inveisce: forse è abituato a temere chi si avvicina al suo angolo.

Casillo racconta delle suore di madre Teresa che riescono, a volte, a convincerlo ad accettare qualche cosa. «Vorremmo aiutarlo - ma non si capisce chi debba farlo». Qualcuno ha chiamato il 118, ma lui - gridando in francese - si è rifiutato di salire in ambulanza. E' rimasto in quell'angolo, come una nave spiaggiata, a naufragare sotto gli occhi dei passanti.

Ha l'odore della cattiveria di chi gli ha sottratto l'unico bene, la sedia a rotelle. Chi lo ha visto ancora padrone, almeno, di muoversi, dice che ha un piede malato. Ora si vocifera che abbia una cancrena, e l'odore lo farebbe pensare. Ma il destino di quest'uomo sembra confinato sotto quella coperta. Possibile che non possa essere raggiunto da nessuno? [articolo di chiara graziani]   

lmm e tuttogratisanità

Finalmente ci siamo! 

La rete sanità, insieme al blog del rione, promuove una nuova iniziativa per il quartiere: il Tuttogratis (forma di scambio e di baratto), e il last minute market alimentare. Per rispondere ai numerosi bisogni in virtù delle crescenti difficoltà economiche della gente. Per ora il tuttogratis vuole essere un mezzo di “trasporto” tra cittadini e cittadini, per un riuso nel concetto di reciprocità e di risparmio, contro lo spreco e il crescente inquinamento. 

In attesa di un vero e proprio negozio destinato alla “vendita” solidale al dettaglio, per ora ci dedichiamo prevalentemente al last minute market: cibo, bevande e quant’altro in attesa di scadenza e pronte per essere consumate e smaltite. Una iniziativa che vede beneficiari le mense per i poveri e le famiglie più disagiate. In occasione dell’evento Carovana Missionaria della Pace (a Napoli dal 25 al 30 settembre), il 29 di questo mese sarà presentato dettagliatamente il progetto nel quartiere Sanità. Per info: caianto@libero.it andreapasquarelli@libero.it (A breve il sito internet)

torneo interculturale di calcio

Organizzato dalla scuola di Italiano per immigrati "Samb e Diop" il primo Torneo Interculturale di calcio a Napoli. Due squadre africane, una squadra dello SriLanka e una squadra di napoletani della Sanità si affronteranno a partire dal 14 aprile (la data è stata spostata al 28 aprile 2012), alle ore 16 presso il campo di calcio del Seminario Arcivescovile di Capodimonte.


La scuola di Italiano per immigrati "Samb e Diop" con sede in Napoli alla via Fuori Porta S.Gennaro.n.10, opera in città  in due territori che, al di là dei vecchi stereotipi, rappresentano il cuore accogliente di Napoli: il quartiere Sanità, ad altissima incidenza di immigrati dello Sri Lanka, costituenti la più numerosa comunità di Napoli, e la zona della stazione di Piazza Garibaldi, ad altissima incidenza di immigrati Africani. Alla Sanità la scuola ha trovato  sede operativa presso l’Istituto Ozanam in piazza S.Severo a Capodimonte. L’altra sede è  in via Tribunali presso il Centro Missionario,recentemente adattato a scuola immigrati. Si tratta, in questo ultimo caso, di persone di vari paesi africani provenienti per lo più da Lampedusa, dove sono giunti per sfuggire alle guerre e alla fame delle loro terre . 

Gli insegnanti concepiscono la stessa scuola non solo come momento di trasmissione di conoscenza  della lingua, ma anche come occasione di incontro tra gli studenti, di promozione delle loro abilità in senso generale e di costruzione di un clima di rispetto e accoglienza favorevole all'autonarrazione.

Per questo, dialogano con gli studenti in modo vivo e organizzano feste e lezioni all'aperto, in giro per la città (oltretutto, anche attraverso la visita a monumenti e strade della città  si può presentare  in modo diverso la cultura e la lingua italiana). In uno di questi momenti è emerso che uno studente è stato allenatore della nazionale di calcio del Sudan e da qui è nata l'idea di organizzare il Primo Torneo Interculturale di calcio, che ha trovato pronta e decisiva accoglienza presso il Seminario Arcivescovile di Capodimonte.

È solo un primo passo, ma assai indicativo di quanto Napoli sia pronta a diventare un laboratorio di trasformazione interculturale, nella prospettiva dell’accoglienza e della pace.

al centro il sudan

Appello ai giornalisti. Il 9 luglio 2011 verrà proclamata l’indipendenza del Sud Sudan, il 54° stato dell’Africa. E’ con gioia che salutiamo questo giorno dopo tanta sofferenza e morte! Ci sono voluti 191 anni di lotte per arrivare a questo traguardo - così ha sostenuto in un messaggio alla nazione il primo presidente del nuovo stato Salva Kiir Mayardit. E’ infatti dal 1820 che i popoli del Sud Sudan hanno lottato contro schiavisti e colonizzatori, sia arabi che europei. Ma anche dopo l’indipendenza del Sudan (1956), il Sud resistette ai regimi oppressivi di Khartoum con due guerre civili, durate quasi 40 anni. Guerre spaventose che hanno fatto almeno due milioni di morti e milioni di rifugiati. L’accordo di pace fra il Nord e il Sud del Sudan siglato a Nairobi nel 2005, prevedeva anche un referendum in cui i popoli del Sud potessero liberamente esprimersi sul loro futuro. (Purtroppo il popolo Nuba, che aveva lottato con il Sud, non è stato incluso in questo accordo!).

Il 9 gennaio 2011 il Sud Sudan ha tenuto in maniera pacifica quel referendum, che ha sanzionato quasi all’unanimità l’indipendenza. Il regime di Khartoum, nella persona di Omar El Bashir, anche se ha formalmente accettato il verdetto, ha mal digerito quella soluzione. Ed ora sta rendendo la vita difficile al nuovo Stato che i vescovi cattolici hanno definito “ una unica nazione da tante tribù, lingue e popoli”. Il governo di Khartoum, sta infatti scatenando una guerra militare ed economica contro il Sud. Il 21 maggio 2011, dopo due giorni di pesanti bombardamenti, le Forze Armate Sudanesi, hanno occupato la cittadina di Abyei, al confine tra i due stati, ricca di petrolio e di importanza strategica. Ben 100.000 persone hanno dovuto fuggire. Sembra che, tramite l’Unione Africana si sia raggiunto il 21 maggio un’intesa che prevede l’invio ad Abyei di 4.000 caschi blu dell’ONU e il ritiro dei soldati di Khartoum. Il governo di Khartoum ha poi deciso che, a partire dal primo giugno, tutti i soldati SPLA (Esercito di liberazione del Sud Sudan) trovati nelle regioni del Nord, dovevano consegnare le loro armi o essere attaccati. Particolarmente toccata da questa decisione è la regione dei Monti Nuba, nel Nord del paese, dove vivono popolazioni nere che hanno combattuto con il Sud per l’indipendenza.

Riteniamo che nessun popolo in Africa abbia così tanto sofferto come i Nuba, asserragliati sulle colline del sud Kordofan. Il tentativo dell’esercito sudanese di disarmare i sodati Nuba ha spinto il 5 giugno l’esercito di liberazione dei Monti Nuba ad occupare gran parte del territorio. La reazione dell’esercito sudanese è stata feroce: pesanti bombardamenti, arresti, esecuzioni sommarie. L’aeroporto di Kadugli (la capitale della regione) è stato chiuso, la pista di Kauda (importante per le agenzie umanitarie) è stata bombardata. Molte chiese sono state saccheggiate e distrutte. Per di più il governo di Khartoum ha deciso la guerra economica contro il nuovo stato: chiusura delle vie di comunicazione verso il Sud dove ora scarseggiano i viveri e il carburante.

Noi missionari/e comboniani abbiamo vissuto e viviamo sulla nostra pelle questi avvenimenti, fin da quando il nostro fondatore S.Daniele Comboni, ha fatto di quella terra la sua terra, scelta pagata con la vita(1881). E pagata anche da tanti missionari/e sepolti nella valle del Nilo. Per questo, mentre esultiamo con i popoli del Sud Sudan per l’indipendenza, tanto agognata, chiediamo al popolo italiano di solidarizzare con questo nuovo Stato che ora inizia il suo nuovo cammino. Una nazione fra le più povere del pianeta, ma con immense potenzialità. Altresì chiediamo al governo italiano di rivedere i suoi forti legami (per il petrolio!) con il regime di Khartoum di Omar El Bashir, che ora potrebbe ripetere i crimini commessi in Darfur, anche contro il popolo Nuba. Infatti è in atto un “genocidio Nuba”, così afferma il vescovo anglicano di Kadugli Andudu Adam Elnail, la “distruzione del nostro stile di vita e della nostra storia”. Davanti a questi eventi noi missionari/e comboniani chiediamo prima di tutto alla Chiesa italiana di dedicare una domenica invitando tutti i cristiani a pregare in solidarietà ai popoli del Sudan, in particolare al popolo Nuba.

Altresì chiediamo al mondo associativo sia laico che cattolico di mobilitarsi in difesa dei diritti umani del popolo sudanese, specie dei Nuba. E a voi giornalisti, che potete così tanto nella vostra professione, noi missionari/e comboniani vi chiediamo di divulgare queste importanti notizie che riguardano sia il Sudan che il Sud Sudan, con particolare attenzione al popolo Nuba. Con l’augurio che il Nord e il Sud Sudan ritrovino pace e giustizia. [P. Fernando Zolli, mccj - P. Alex Zanotelli, mccj - Fr. Enrico Gonzales, mccj - Per adesioni scivere a fernando.zolli@gmail.com egir@hotmail.com]