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siani e sanitansamble

Una delle cose più riuscite nel quartiere in questi ultimi anni è l’orchestra Sanitansamble. Cinquanta , sessanta bambini e adolescenti del rione, senza mai aver studiato musica prima, hanno imparato a suonare il violino, la chitarra, il flauto, le percussioni. Suonano per Napolitano, per la rai, per il San Carlo di Napoli... Insomma un quartiere ghetto che propone la musica e che con essa fa cultura. Penso che c’è una particolare forma artistica in tutto questo: arte e musica come nelle più antiche tradizioni si incontrano scegliendo uno dei rioni più caratteristici della storia di Napoli.

Quando il 9 luglio di quest’anno si è conclusa la festa organizzata dalla fondazione san Gennaro la sensazione che ho avuto è stata quella che il “comico”, Alessandro Siani, si è fatta una gran bella pubblicità. Un “peccato” degli organizzatori? Forse è solo la concezione economica che ha voluto la quantità e non la qualità? La risposta la conosce chi l’ha scelto, spero. Una estrema personalizzazione sianesca che ha poco di comico e niente di arte e di cultura. Personalizzazione finanche nel titolo dell’evento che ha richiamato i due film benvenuti a sud/nord, dedicandogli persino l’ultima serata finale.

Oltre Peppe Barra, non sarebbe stato meglio invitare Silvio Orlando? La cosa che mi ha sempre irritato fin da piccolo è quando vedo qualcuno che si prende i meriti per non aver fatto nulla. Nel quartiere poi quest’ultima affermazione è particolarmente evidente. E’ vero, è il nostro tempo che ci impone tale grettizzazione, ma un evento come sanitansamble non può scendere a patti con il pressappochismo; non può perdere la sua consistenza così come la sua bellezza. È un sacrilegio. Il rione che trasporta arte attraverso i suoi bassi e la sua gente, la sua melodia, si vende al miglior offerente per inesperienza?  

Ma non è così, perché in questo caso non si sarebbe fatto "fregare" da un comico/attore che non ha niente di tutto ciò. [+blogger]          

end

Oggi si conclude la festa di san Vincenzo chiamata in modo strampalata "Benvenuti al rione Sanità". Fin d'ora nessuno si è fatto sentire per la denuncia che noi riteniamo di civiltà. Aspettiamo che il Monacone sentenzi questo avvenimento.   




Per la precisione NTS’

Voglio precisare che la Rete Sanità per quanto riguarda l’articolo di cui sotto non è responsabile e che le dichiarazioni virgolettate sono del presidente dell’Associazione “sott’o ponte”. Vorrei chiarire che l’articolo non ce l’ha con qualcuno in particolare né accusa o, quanto mai,  intende diffamare; esso raccoglie lo sfogo di Vincenzo Pirozzi che, come lui stesso ha più volte dichiarato al sottoscritto, non ha più voglia di collaborare con il direttore artistico. Per il resto sono solo mie considerazioni personali. Chiunque altro volesse precisare, correggere, aggiungere qualcosa oppure volesse pubblicare una smentita o un conferma dell’articolo “dio è in agonia” può farlo liberamente contattando il sottoscritto. [+blogger/caianto@libero.it]

dentro eduardo

Ieri (31/10/2013) nessuno si è ricordato che sono passati ventinove anni dalla morte di Eduardo de Filippo. Il più grande drammaturgo di tutti i tempi ignorato, dimenticato dai grandi network nazionali. Eduardo ha smontato le tesi dei grandi scrittori, con il suo teatro e la sua filosofia ha buttato i grandi pensatori di "Napoli" nella più viva depressione culturale. Osteggiato perché aveva visto più lontano degli altri oggi invece... il silenzio c'assale. Noi lo ricordiamo così. 


attuale monografia del rione

Il rione sanità non è mai stato così tanto raccontato come in quest’anno. Il 2012 ha “sfornato” scrittori e giornalisti, così come una Municipalità più attenta e un Comune pronto alle esigenze del quartiere, anche l’Asia sta facendo la sua parte. Così sono nati diversi libri, articoloni di giornale, rubriche ansa ecc. ecc., tutte sul rione, che nel bene e nel male parlano cercando di spiegare, se pur a volte con etichette e stereotipi di altri tempi. Tutti sembrano avere un concetto ben radicato in mente, l’identità del luogo.

L’identità è un discorso che merita un approfondimento, così come i molti scritti, a volte vere e proprie storture senza discernimento. L’ultima arrivata è una “monografia” digitale che potete trovare a questo indirizzo, una sorta di intervista al quartiere, qualcosa che mette in luce le differenze tra un B&B di lusso con un fabbrica a nero di scarpe che lavora per le grandi marche; così come l’artigiano guantaio si confronta con il blog del quartiere; e la religione fa i conti con l’economia e con il volontariato.

Un aspetto nuovo, criticabile, come del resto fanno moltissime persone che leggono questo blog. In ogni caso, tutti si dimenticano della storia, ma del resto è così lunga e complessa che una distrazione è “lungimirante”. Il rione è operaio, il rione è artigiano, il rione è resistenza fatta con le barricate alle via cristallini per cacciare i “fetentoni” tedeschi. Chi sa perché questo nessuno se lo ricorda mai. Il ghetto invece è attualità e ciò che fa “audience” non deve essere trascurato.

Comunque ringrazio l’autore giornalista che ha saputo raccontare senza (o in parte) trascendere il suo punto di vista. Antonio Siragusa in pochi mesi di ricerca sul campo ha saputo fare quello che decine e decine di persone che abitano nel rione o che dicono di studiare il quartiere non hanno mai fatto e forse non se lo sognano affatto: raccontare la dignità senza fronzoli. [+blogger]   

...la schifezza


totò: quarantaquattro anni dopo

Dimenticato o, forse, preso in giro dalle istituzioni, il grande attore rischia di morire una seconda volta. Ma, non nella memoria dei napoletani.

Il 15 aprile 1967, quarantaquattro anni fa, lasciava questa vita uno dei più grandi attori italiani, interprete di teatro e di cinema: Totò. L’Anniversario sarebbe caduto nel dimenticatoio, o quasi, se proprio pochi giorni fa il Parlamento italiano non lo avesse celebrato - in seduta solenne - come uno dei “costruttori” dell’Unità d’Italia per il suo contributo alla lingua parlata e alla creatività artistica, strumenti che hanno favorito la crescita dell’italianità. Anche un anno fa, a ben ricordare, e sempre in prossimità dell’Anniversario (è uno “scherzo” che Totò … ripete - per singolare coincidenza - ad ogni Anniversario della sua morte?) sulle pagine dei giornali era “arrivata” una notizia clamorosa quanto allarmante: la collina di S. Maria del Pianto, quella dell’omonimo cimitero ove è sepolto Totò, sta inesorabilmente franando, le cappelle - compresa quella di Totò - sono a rischio crollo: una vera beffa per l’indimenticabile dimenticato!

Sottovalutato in vita da gran parte della critica ma da questa poi osannato solo post mortem, amato invece dal pubblico che affollava le sale teatrali e cinematografiche e che tutt’oggi lo ama rivedendolo in televisione o in videocassette domestiche: così oggi è ricordato Totò, la sua mimica, la sua maschera, la sua poetica, le sue battute, i suoi giochi di parole, la sua vita avventurosa, il suo personaggio unico e irripetibile, il suo pensiero acuto, il suo gesto inconfondibile.

Ma anche oggi che pur è ricordato da politici, giornalisti e critici cinematografici, tale atteggiamento è più formale e ufficiale che reale, concreto. Per esempio, a Napoli le istituzioni non ricordano il “principe del sorriso” nel giusto modo; non lo considerano un punto di riferimento per il proprio riscatto civile di oggi e di domani: essenziale parte del proprio patrimonio culturale, artistico, delle proprie radici, della propria storia. Basteranno tre o quattro esempi. A Totò è intitolata una strada del suo quartiere di nascita e della sua giovinezza, una piccola strada secondaria - praticamente un vicolo, nei pressi di via Foría - laddove gli si sarebbe dovuta intitolare l’arteria più importante della Sanità, e cioè piazza Sanità: per esempio chiamandola “piazza Totò alla Sanità”. O, se ciò fa storcere il naso ai burocrati della toponomastica, gli si sarebbe potuta intitolare la Villa Comunale di Napoli, che è nel quartiere del padre di Totò. Oppure la Stazione ferroviaria che ancora si chiama, anonimamente, “Napoli Centrale”.

Inoltre il parco “Totò” - un parco/giochi nella attigua piazza Cavour - è in rovina tra scivoli e altalene divelte, alberi morti e non sostituiti, totale assenza di sorveglianza e manutenzione. Non vi è poi a Napoli, dedicata a Totò, una statua degna di questo nome. Statua (o busto) che io stesso proposi fosse realizzata attraverso un concorso internazionale e collocata in piazza Sanità in occasione del rifacimento della piazza stessa sei anni fa: ma né la (allora) Circoscrizione né il Comune presero neppure in considerazione la petizione popolare e le centinaia di firme che allegai.

A completamento del sostanziale oblío istituzionale di cui continua a “godere” Totò, restano da esaminare (e pochi giorni fa, in Parlamento, la figlia e la nipote di Totò hanno di nuovo grottescamente annunciato l’imminenza dell’apertura) le ancor più misere vicende del Museo dedicato a Totò la cui inaugurazione da un ventennio viene data per imminente per poi puntualmente essere rinviata. Un intero piano di uno storico palazzo della Sanità e la consulenza quindicennale della figlia Liliana sono pronti a materializzare un museo che, con parola moderna, lo si potrebbe definire virtuale: un virtuoso aggettivo che sta per inesistente. E, ancora, la casa povera e disadorna ove Totò trascorse l’infanzia e la giovinezza in via S. Maria Antesaecula: c’è una lapide sull’ingresso del palazzo ma le tre stanzette fatiscenti della casa sono state totalmente ignorate dal Comune di Napoli. Dopo aver fatto andare deserte ben undici battute d’asta a scendere (partite da 60 milioni di lire, gradualmente diminuite) e, nonostante ciò, sempre disertate dal Comune in cui Totò è nato e poi vissuto per vent’anni, il Comune di Napoli ha poi gridato allo scandalo quando una piccola famiglia - madre e figlio trentenne - del quartiere vinse l’asta acquistando la diroccata casa al prezzo di 18.000 euro nel 2002!

Il Comune di Napoli, la Regione Campania, la stessa Circoscrizione e poi la Municipalità Stella-san Carlo all’Arena hanno sempre ignorato, ad esempio, nel “Maggio dei Monumenti” la casa di Totò. Le leggi italiane prevedono che luoghi come casa Totò, ancorché privati, siano considerati beni culturali da restaurare con ampio concorso di soldi pubblici e da tutelare; ma fino ad oggi né
la pre-esistente Circoscrizione né l’attuale Municipalità, né la Regione nè il Comune, né la Soprintendenza hanno mai minimamente proposto un restauro di tale storica abitazione, sita peraltro in un palazzo storico, a pochi passi dal quale invece il Comune ha autorizzato - senza alcuna opposizione della Soprintendenza - la costruzione di un Supermercato a più piani … al posto di un teatro: il “Felix”.

Ecco, questo teatro - a pochi passi da casa Totò - il cui abbattimento è stato frettolosamente consentito dal Comune di Napoli violando le stesse procedure di legge, questo teatro “Felix potrebbe far parte, nel quartiere Sanità, nei vicoli cari a Totò oggi insozzati di morte dai santuari camorristici dello spaccio di droga, di quel volano - fin qui inesistente - per il riscatto civile, politico, culturale del quartiere, dell’intera città.

Ma evidentemente questo non è. Totò, il grande attore, il sublime interprete della risata e non solo: una qualsiasi Città al mondo ne vantasse i natali gli avrebbe dedicato una pubblica Accademia teatrale e cinematografica, una Scuola per custodire, tramandare e insegnare il dialetto, una Fondazione, un Premio nazionale per la cinematografia, traendone vanto e anche vantaggio turistico ed economico. Il museo a lui dedicato, la sua casa, nella memoria della Città stanno facendo la stessa fine di quel 3° piano del palazzo di via Tasso (dove gli occupanti nazisti torturarono partigiani ed ebrei) a Roma, sacro alla memoria storica degli Italiani, ma non del Comune di Roma che - disertate varie aste - si è fatto soffiare lo storico immobile, acquistato poi da un privato! Caro Totò, questa è la tua Napoli ufficiale che ti ha fatto morire una seconda volta. E che non ti fa nemmeno riposare in pace.

Ma, ricordalo bene: tu che eri sia plebeo che nobile di natali, tu che hai amato Napoli e la sua lingua sopra ogni cosa, tu che eri mentalmente monarchico e di destra ma socialista e di sinistra di cuore, tu sei parte di noi e della nostra memoria collettiva. E delle istituzioni possiamo, insieme con te, continuare a ridere. Ieri come oggi. [francesco Ruotolo]