ospedale popolare

Se è pur vero che augurare di passare il Natale in un ospedale è da scongiurare, è altrettanto vero che, rifiutare un “regalo” senza riconoscere la mancanza di stile, è da ingenui per non dire da stupidi. L’ospedale san Gennaro è pur sempre un ospedale popolare che da circa dieci anni aspettava un ecografo strutturale. Vuoi per ineducazione o per pressapochismo, quando l’imballaggio è arrivato i responsabile hanno ben pensato di rimandarlo al mittente. Ma allora è una scusa che il reparto di maternità era comunque destinato a chiudere? No, perché ha chiuso veramente, anche contro ogni previsione e accordo.

A nulla sono bastati gli accordi e le promesse (ma di queste dicerie noi dovremmo essere abituati), tanto da far cedere la III Municipalità alle lusinghe dell’ASL che con proba intenzione ha contraddetto ogni aspettativa. Insomma, ospedale in più, ospedale in meno, la questione non era il favorire l’uno o l’altro presidio sanitario, le differenza sono che la sanità pubblica sconta anni di successi inverosimili, così che per la serrata del san Gennaro si auspicava una più efficiente struttura marina.


Ma mi piace ritornare su quel regalo negato. Immaginavo medici e superiori che in attesa di una macchina all’avanguardia si struggevano nel pensare cosa e come potevano fare per ovviare a tale mancanza. In dieci anni deve essere stata dura non poter usufruire di tale congegno salva vita. Così tutti ad aspettare che arrivasse con il suo bel fiocchetto rosa ed una lettera di ringraziamento per gli sforzi profusi. Già immaginavo il direttore con le bandierine e i fazzoletti pronti per essere bagnati. E in vece no!, l’ecografo aveva smontato baracche e baracchelle e da solo era ritornato all’ovile, privo di ogni conforto materno. Infondo è un semplice ospedale, il san Gennaro, solo un semplice ospedale popolare. [+blogger].   

di nuovo l'amianto

ATTENZIONE

Alla fine di via santa Maria Antesaecula incrocio via Arena alla Sanità
Amianto buttato per terra in modo indiscriminato e PERICOLOSISSIMO

Intervento subito ed immediato! 






la tenda manifesta



in un negozio di spaccanapoli

Oggi, mentre facevo il solito giro di lavoro, in un negozio di Spaccanapoli, ho incontrato due ragazze che hanno acquistato biglietti per due diversi concerti. Il primo era quello di Renato Zero, il secondo invece di Marco Mengoni. Inizialmente mi ha incuriosito il loro accento, non proprio del centro storico: erano entrambe di Ercolano. La prima, abbastanza grassa con occhiali spessi e diversi denti storti, parlava bene l’italiano ma con discorsi un po’ infantili; la seconda più carina, più bassa, sembrava un po’ stralunata, anche se concisa nel procedere con l’acquisto dei biglietti e dei rispettivi posti a sedere. Hanno voluto rigorosamente la prima fila pagando il concerto di Zero circa 70€ cadauno. Anche per l’altro cantante hanno voluto la prima fila. La più grassa ha chiesto a Gianluca, il proprietario del locale, se con 210 euro sarebbe riuscita ad acquistarne 4 in tutto. Il conto era notevolmente superiore. Da un fazzoletto ha estratto tutti i soldi prima ancora di svolgere le operazioni di routine. Le ho detto che era meglio che aspettasse l’emissione dei biglietti, ma lei mi ha ripetuto di essere abbastanza precisa. Dopo averle chiesto di che parte di Napoli fossero, le ho anche detto che così vicine al palco avrebbero potuto farsi delle foto con i cantanti. 

Per rimando mi ha detto che sarebbero entrate fin dentro i camerini perché avevano il pass di inabilità. Poi parlandomi con velocità e precisione mi ha riferito che la sua amica aveva delle placche al cervello, dicendomi in dialetto: sta nu poc n’guajat a guagliona, mentre l’altra fissava gli occhi sul computer di Gianluca. Entrambe non erano belle, e si vedeva chiaramente, da come parlavano, che avevano problemi mentali anche se completamente autonome visto che erano da sole. Sempre la ragazza più grassa ha continuato a dire, come fra sé e sé, ... speriamo che siano le ultime, i medici dicevano che non avrei più camminato, invece eccomi qui cammino... Non ce la faccio più dopo 5 anni di chemioterapia sono stufa.


La natura si accanisce contro i più deboli e manda la bruttezza, la malattia, l’invalidità tutte in un solo colpo e alla stessa persona. Ma la spensieratezza della prima, cosi come l’allegria della ragazza più taciturna quando Gianluca ha detto che c’erano entrambi i posti per i concerti, ha superato di gran lunga l’apatia della mia faccia nell’ascoltare quelle brevi storie. A sentire una donna bella, alta e formosa lamentarsi della breve incrinatura della sua arcata sopraccigliare destra rende questa realtà priva di consistenza e di forza. Infatti la forza della natura non è l’accanimento di cui sopra ma il suo contrario, e quelle due ragazze rappresentato l’archetipo di questo contrario; il mio giudizio in primis poteva essere di compassione ma nel ripensare il tutto provo solo tenerezza, quella che ti fa ricordare come la vita sia imprevedibile e straordinaria. La ragazza, sempre la più grassa, ha detto a Gianluca: puoi fare anche i biglietti per la partita del Napoli? Io le ho ribadito: ma non potete entrare gratis? E lei di rimando: con De Laurentis? [+blogger]  

arbeit macht frei

Il lavoro rende liberi. Come dire: era libero chi lavorava. Lo schiavo lavorava ventiquattro ore su ventiquattro al servizio del padrone o del signore di turno, eppure era libero. Il concetto di libertà si basava, e si basa tutt’ora, sulla quantità di fatica fatta al giorno, più ci si stancava più si era liberi.

Oggi un uomo che lavora per portare quanti più soldi “a casa”, uscendo alle sei del mattino e rientrando alle venti di sera è giustificato dal fatto che sta lavorando per la famiglia e per i figli. Prima valeva solo per l’uomo, adesso invece vale anche per la donna. La definizione è antica: il contadino lavorava la sua (attenzione), terra per il proprio mantenimento. Quando il padrone l’ha fatto lavorare per i suoi specifici scopi, l’ha anche convinto che lavorava per se stesso e in più per la sua protezione. Il contadino mangiava, il padrone anche, ma quest’ultimo proteggeva in cambio di “cibo”. Quindi il lavoro svolto per il padrone era libertà di vivere e non morire.

Attualmente è “normale” lavorare in un periodo di crisi otto ore al giorno ricevendo la paga di cinque ore (ma la crisi non finisce mai?), così come è normale che un padre rinunci alla bellezza di crescere un figlio solo per lo sfizio di essere libero. Quindi la libertà è strettamente relazionata al lavoro. Mi viene in mente la X incognita delle proporzioni. Quando le studiavo a scuola mi hanno sempre incuriosito. In questo caso si può dire che: Z:Y=Y:X ossia la libertà sta alla lavoro come il lavoro sta alla X. La crocetta indica che è l’incognita che equilibra la nostra vita, che ci fa vivere e che ci libera da una morte prematura. La vita è sacra e non va sprecata, chi ci difende dal male merita rispetto e devozione. Quindi il signore è forte, la sua forza indica anche il suo potere e la sua considerazione.

A fronte della pace c’è il lavoro. È risaputo che se l’uomo si sente minacciato per difendersi fa la guerra (quasi tutti lo fanno). Chi crea ricchezza lo fa tramite il lavoro, anche il lavoro degli altri. La mamma rinuncia al proprio figlio, il papà anche. Oggi i nonni hanno un ruolo fondamentale, mantenendo ancora l’equilibrio. Il lavoratore deve vivere nella sua libertà cioè il lavoro fatto anche per gli altri.


Condizione fondamentale è il lavoro e non la libertà in quanto variabile indipendente che genera effetti pacifici. La libertà è il suo effetto più immediato, quello che giustifica realmente l’equilibrio e la vita. Mai concetto e definizione così corrette hanno visto scientificamente provare l’esistenza senza la rinuncia. Arbeit macht frei: in fondo è solo un’equazione. [+blogger] 

il campione dei soldi

Ha 23 anni e una bella faccia da bravo ragazzo.
Ha segnato sei gol agli ultimi Mondiali, alcuni di pregevole fattura: nessuno sa quanto vale, ma è stato pagato ottanta milioni di euro.
L’ha comprato il Real Madrid, ovviamente: l’ha presentato il 22 luglio e tre giorni dopo aveva già venduto 350mila maglie con il suo nome stampato sul retro, ogni maglia a 97 euro. Il business ha fruttato 34 milioni di euro in due giorni. In Colombia le vendite sono state travolgenti, e più di metà delle maglie è ovviamente contraffatta: c’è scritto James, e sotto il numero 10.
Per le grandi squadre aggiudicarsi un giocatore è una manovra di marketing geostrategico, un ambito in cui il Real Madrid è il campione indiscusso. L’equazione è semplice: comprare una star equivale a comprare un mercato.
È possibile convincere milioni di cinesi a pagare per la maglia di Ronaldo. Se ci fosse un cinese che vale un decimo di Ronaldo, le maglie andrebbero via come il pane. Adesso il Real, come altre aziende spagnole, ha deciso che è arrivato il momento di spremere l’America Latina.
Così ha comprato il giovane James e ha cominciato a produrre cifre. Le cifre sono sempre sorprendenti, perché sono fatte per esserlo. Ogni estate, quando il calcio si ferma, comincia il campionato dei soldi. I soldi sono sempre più una notizia in sé: le voci, le cessioni e le fortune occupano le prime pagine e le conversazioni.
Il Real vince sempre questo torneo: comprare quanto c’è di più caro non è un errore o uno spreco, è un modo per rafforzare la sua identità. In un mondo in cui i milioni sono la legittimazione migliore, essere sempre il club che spende di più (il campione del mondo dei soldi) lo aiuta a essere quello che guadagna di più. Vendendo maglie, per esempio. Ma il business delle maglie è più di un business: è un’idea del mondo.
Negli ultimi anni il mondo si è riempito di persone che si etichettano dandosi il nome di altre. Spesso mi sono chiesto se Messi, per esempio, lo sappia. Lo guardo camminare in campo e mi chiedo se sappia – se sappia davvero, con una consapevolezza quasi fisica – quanti piccoli Messi camminano per le strade e i campi del mondo. In Africa, in Asia e in America Latina le maglie da calcio, spesso contraffatte, sono diventate uno dei capi di abbigliamento più comuni: le maglie da calcio sono la vera uniforme dei paesi poveri. Offrono qualcosa in più: non solo ti vestono, ma ti rendono qualcuno, parlano di te, ti includono in questo mondo magico.
A volte mi chiedo se Messi lo sa e, se lo sa, come fa a sopportarlo. Come fa a vivere sapendo che ogni cosa che fa sarà imitata, che ognuno dei suoi movimenti sarà seguito, ripetuto, commentato, imitato da milioni di persone. Succede anche a Ronaldo, a Neymar, a Rooney, a Robben e ad altri quattro o cinque giocatori. Adesso anche al giovane James. Nel mondo ci sono già moltissime persone che portano una maglia con su scritto James, 10: che si etichettano con il nome di un altro. Non solo persone che lo ammirano, non solo persone che lo adorano, ma persone che – entusiaste, segretamente malinconiche – indossano una maglia per dire: io vorrei essere lui, io dovrei essere lui, se la vita non fosse così imperfetta. [Martín Caparrós - fonte internazionale

trentavolteeduardo



come in un film di almodovar

Qualche settimana fa ho incontrato un vecchio amico che non vedevo da anni. L’ho rivisto di nuovo nel rione; ci siamo fermati e abbiamo scambiato quattro chiacchiere. “Ninò, ti sei sposato? Lavori? Veramente ti sei laureato tu che hai lasciato la scuola ad 11 anni?” Gli ho spiegato brevemente un po’ di cose e di cambiamenti, certo non era facile parlare degli ultimi 15 anni della mia vita. Ho avuto l’impressione, mentre discutevamo, di trovarmi scaraventato in un film di Almodovar. Al primo impatto non ho notato nulla, poi mi sono accorto che camminava piano e con una stampella, anche le sue parole erano cadenzate e lente, mentre il suo sguardo triste sembrava pensasse ad altro. Alla fine, quando ci siamo salutati, mi ha ripetuto: “Ninò, mi sono ammalato, mi sono ammalato”.

Ho ripensato più volte a quello che ci siamo detti. Roberto il mio amico felice e triste, il mago del computer, il solitario uomo che da solo si era affittato un’auto e da Napoli era andato a Madrid… Roberto non è un tipo che mi piace, né mi piaceva in passato, ma mi attraeva e spesso ci vedevamo per scambiarci opinioni e pareri. Una volta mi accusò di essere un anarchico insurrezionalista ed io gli rinfacciai di essere un prete fallito e finocchio.

Alla via Vergini quei minuti passati con Roberto mi hanno fatto ripensare ad alcune scene del film “Tutto su mia madre”. La trasposizione della vita, il tempo, la finzione che diventa realtà, la paura e la caducità. A casa ho spiegato a Sara quell’incontro e in quello stesso momento sono entrato in Roberto: appena posso vado a casa a trovarlo, spero stia meglio. Recuperare un rapporto, un’amicizia, recuperare una storia, un volto.     


Il tempo mi fa ripensare alle cose passate ed immortalate. In più, il tempo stravolge la realtà passata. Il cambiamento, invece, sbilanciava il mio tempo. Forse vivo in una immaginazione, il tempo mi perseguita, come se non volessi che la natura facesse il suo corso. Mi fa male ascoltare una persona ammalata. Così come mi fa male non capire la natura. A volte però non sono tanto sicuro di essere condizionato, la vita non fa male, anche se la cattiveria e la bontà si equiparano. Sono condizionato e condizionante allo stesso tempo. La malattia è dipendente e non è uno stato della natura; e così rivivo quella sensazione che mi fa barcollare. [+blogger]     

laboratorio



domenica 12 ottobre 2014

GIORNATA DELLA CUSTODIA DEL CREATO 

"Sei tu il custode del creato". Viviamo con terrore l’inquinamento, che in vaste aree del pianeta si fa sempre più grave. Non sempre le attività produttive sono condotte con il dovuto rispetto del territorio circostante. La sete del profitto, infatti, spinge a violare tale armonia, fino alla diffusione nell’ambiente di veri e propri veleni. Con situazioni estreme, che diventano purtroppo fonte di tumori. Non sempre ci accorgiamo subito di questa violenza contro il territorio. Anzi, spesso è mistificata ed altre volte viene addirittura giustificata. Di fatto, la consapevolezza davanti a questi comportamenti criminali richiede tempi lunghi.
Pure molto gravi sono le conseguenze disastrose determinate da eventi meteorologici estremi. In questi ultimi mesi, per le inattese bombe d’acqua, si registrano anche morti , oltre a distruzioni immani di case, fabbriche e strade. Tutto un territorio è messo in ginocchio. E spesso  le città colpite restano sole o avvolte da una solidarietà solo emotiva, superficiale. La cosa più grave è la carente consapevolezza da parte della comunità civile nazionale circa le vere cause, che a monte determinano questi tristi eventi! Restiamo sì addolorati, ma poco riflettiamo  ed ancor meno  siamo disposti  a cambiare, per mettere in  discussione il nostro stile di vita!
La custodia della terra ci chiede di amarla, vigilando con matura consapevolezza. La terra ci appartiene. Tutti siamo chiamati a questo compito  che si fa premura già nelle scuole  accrescendo la coscienza  ecologica viva tra i giovani. Si tratta di concretizzare quella “ conversione ecologica” che ci porta a ritrovare il gusto per la bellezza della terra e lo stupore davanti alle sue meraviglie. Ma da qui, anche la capacità critica davanti alle ingiustizie presenti in un modello di sviluppo che non rispetta l’ambiente.
Ma la custodia del creato è fatta anche di una chiara denuncia nei confronti di chi viola quest’armonia. E’ una denuncia che parte da persone che si fanno sentinelle dell’intero territorio, talvolta pagando di persona. Siamo loro profondamente grati, perché ci hanno insegnato un metodo: ci vuole sempre qualcuno che, come sentinella, coglie per primo i problemi  e rende consapevole tutta la comunità della gravità della situazione. Specie davanti ai rifiuti. Chi ha tristemente inquinato, deve consapevolmente pagare riparando il male compiuto. In particolare, va bloccata la criminalità che ha speculato sui rifiuti, seppellendoli e creando occasione di morte,  distruggendo la salubrità dell’ambiente. Ma anche le nostre piccole violazioni quotidiane vanno segnalate, quando siamo poco rispettosi delle regole ecologiche…

Siamo chiamati a fare rete lasciandoci coinvolgere in forme di collaborazione con la società civile e le istituzioni. Va maturata insieme una rinnovata etica civile. E’ importante che nessuno resti spettatore, ma tutti attori, vigilando con amore, pregando intensamente lo Spirito di Dio che rinnova la faccia della terra, ed accrescendo la cultura ecologica. Tanti nostri stili di vita vanno cambiati per assumere la sobrietà come risposta autentica all’inquinamento e alla distruzione del creato.

(Dal messaggio dei Vescovi italiani per la 9° giornata per la custodia del Creato)

Per questo impegniamoci  tutti a:

·        Non lasciare rifiuti, cartacce sulla strada o negli spazi pubblici.
·        Deporre la spazzatura negli appositi cassonetti nelle ore serali. (19,00 – 22,00)
·        Raccogliere i materiali per il riciclo: plastica, vetro, carta e cartone, metalli per deporli, ove possibile, nelle apposite campane della raccolta differenziata.
·        Raccogliere gli oli usati e consegnarli nei punti di raccolta (isole ecologiche, banchetti periodici di raccolta).
·        Non abbandonare rifiuti ingombranti e tossici per strada, ma attivare il servizio gratuito dell’Asia n. verde 800161010.
·        Non sprecare l’acqua.
·        Preferire l’acqua del rubinetto all’acqua in bottiglia di plastica.
·        Evitare i contenitori di plastica e imballaggi complessi, privilegiare le confezioni leggere con contenitori riutilizzabili o realizzati con materiale riciclabili.
·        Evitare l’uso e getta.
·        Riusa tutto ciò che è ancora in buono stato.
·        Usare i mezzi pubblici più economici e meno inquinanti.
·        Ridurre l’uso degli elettrodomestici.
·        Pulire la strada davanti alla tua casa.
·        Chiediamo  infine, con voce forte all’Asia e alle Istituzioni tutte, l’istallazione per le strade del quartiere delle campane per la raccolta differenziata (carta, plastica e vetro)


Vieni in piazza o Miracoli o Vergini o Sanità e o Fontanelle a pulire con noi, porta scopa, paletta e guanti che ci divertiamo a rendere più bello il nostro quartiere.  Ti aspettiamo dalle 9.00. Sulle piazze ripulite sarà poi celebrata la S. Messa di mezza mattinata.


[la rete del rione sanità]

rifugiati: è un genocidio

In questi ultimi 5 giorni sono morti nel Mediterraneo quasi 800 rifugiati,in prevalenza donne e bambini. Dobbiamo solo vergognarci! Se chiamiamo mostri quelli dell’ISIS, dobbiamo riconoscerci mostri per un tale “omicidio di massa”, come lo definisce l’OIM. Sono quasi tutte donne e bambini in fuga da spaventose situazioni di guerra. Il Medio Oriente è in fiamme, così come la Libia e tante nazioni dell’Africa saheliana dal Sud Sudan al Centrafrica. Milioni sono in fuga, tanti tentano la via del Mediterraneo, che ormai si è trasformato in un cimitero. E’ uno stillicidio quotidiano a cui assistiamo quasi impassibili.  Come missionari non possiamo stare in silenzio davanti a questo genocidio che avviene alle nostre porte. Dall’inizio dell’anno i morti sono 2.500, solo 2.220 da giugno.  Lo scorso anno (con la tragedia del 3 ottobre , dove hanno perso la vita 361 persone) hanno trovato la morte oltre 600 persone . Nel 2012, hanno perso la vita altre 500 persone. In questi tre anni sono 3.600 le vittime accertate.  E’ un’ecatombe!

Mai avevamo visto un numero così elevato di rifugiati. L’Alto Commissario per i rifugiati ha annunciato che il 2013 è stato l’anno record con 51 milioni di rifugiati, cifre che ci ricordano i dati della II Guerra Mondiale. L’ONU ci ricorda che l’86% dei rifugiati trova  asilo nei paesi del sud del mondo. L’opulenta Fortezza Europa sta invece facendo di tutto per respingere questi “naufraghi dello sviluppo”. E lo facciamo con il Fortex, con la polizia di frontiera, con le barriere di Ceuta e Melilla, con il muro tra Grecia e Turchia , con il Trattato di Dublino, con le leggi razziste sia nazionali che europee. Ed ora con il Frontex Plus! Questa nuova operazione potrebbe sostituire ‘Mare Nostrum’ , che ha salvato migliaia di vite, quasi tutte in acque internazionali. Purtroppo Frontex Plus è un’operazione di controllo delle frontiere, dentro i confini di Shengen.  Ma i disperati non si arrendono: sono mossi dalla disperazione . Nulla li può fermare. Ad approfittarsene sono le organizzazioni criminali , che soprattutto in Libia (un paese in sfacelo totale, anche per colpa nostra!), fanno lauti guadagni. Come missionari facciamo  nostre le parole del vescovo di Casablanca(Marocco) , Santiago Agrelo, inorridito per l’uccisione di 15 immigrati che hanno tentato di scavalcare il muro di Ceuta il 6 febbraio scorso.

“E’ inaccettabile che la vita di un essere umano abbia meno valore di una presunta sicurezza  e impermeabilità delle frontiere di uno Stato. E’ inaccettabile che una decisione politica vada riempiendo di tombe il cammino che i poveri percorrono con la forza di una speranza. E’ inaccettabile che merci e capitali godano di più diritti dei poveri per entrare in un Paese. E’ inaccettabile che si rivendichino frontiere impermeabili per i pacifici della terra e si tollerino frontiere permeabili al denaro, alla corruzione, al turismo sessuale, alla tratta delle persone, al commercio  delle armi”.


Proprio per questo, come missionari, vogliamo lanciare un appello a tutte le istituzioni perché trovino una soluzione a questa tragedia. All’ONU, perché crei   canali di ingresso legale nei vari paesi di accoglienza tramite traghetti e voli charter, che sostituiscano le carrette del mare. Alla UE, perché apra  corridoi umanitari; realizzi programmi di reinserimento, ammissione umanitaria e di facilitazione dei ricongiungimenti famigliari; smantelli  il Fortex , vera e propria macchina da guerra contro i migranti; abolisca il Regolamento di Dublino che impone ai migranti di fare richiesta di protezione internazionale al primo stato membro in cui fanno ingresso. Al Governo italiano, perché  prema su Bruxelles per il mutuo riconoscimento delle domande d’asilo, per un monitoraggio comune ed un equo smistamento; “cambi subito la Bossi-Fini”, come ha chiesto l’arcivescovo di Agrigento, F. Montenegro; chiuda i CIE; voti il disegno di legge sullo Ius Soli per i figli di immigrati nati in Italia;  continui l’operazione Mare Nostrum che ha salvato migliaia di migranti in acque internazionali. Alla CEI, perché parli, con più coraggio, in difesa dei profughi e dei rifugiati, e perché apra le canoniche e i conventi vuoti ai rifugiati. E’ la nostra passione di missionari, che hanno toccato con mano le sofferenze di tanti fratelli e sorelle, a spingerci  a gridare ,con Papa Francesco, che la ‘carne di migranti è la carne di Cristo’. [alex zanotelli]

mina vento a badolato



san gennaro: santo subito

Domami mattina dalle ore 09,00 alle 10,30 presidio nell'ospedale san Gennaro. Medici, infermieri, delegati del Comune, III Municipalità, volontari e gente comune. 

·         Alla Presidente Municipalità 3 Dott.ssa Giuliana Di Sarno
·         Manager ASL NAPOLI 1 CENTRO Dott. E. Esposito
·         Direttore sanitario Dott. N. Quinto
·         Direttore Sanitario Distretto 29 Dott. G. Monaco
·         Direttore Sanitario PSI Elena D’Aosta Dott. L. Palmisani
·         Presidente Osservatorio sanitario Municipalità 3 Dott. M. Della Calce
·         Rappresentanti Comitato San Gennaro
·         Direttore UOMI Ds. 29 Dott. U. Vairo
·         Prefetto Città di Napoli
·         Consiglieri (tutti) Municipalità 3
·         Al Sindaco di Napoli Dott. L. De Magistris
Oggetto: Documento della IV commissione municipale dell’ 8 settembre 2014
La sottoscritta Marcella Torre Presidente della commissione Municipale “Benessere e Dignità”(Municipalità 3 di Napoli Stella-S.Carlo all’Arena) comunica che nonostante i vertici dell’ ASL Napoli 1 Centro, siano stati invitati presso la Municipalità 3 in Via Lieti, 97, a partecipare ai lavori della IV commissione Municipale in data odierna e da me presieduta, in cui dovevano chiarire i termini della riapertura del Pronto Soccorso Ostetrico dell’ Ospedale San Gennaro e aggiornarci sulle ridotte attività del PSI Elena D’Aosta, non hanno partecipato e nè hanno comunicato alcunchè sulle problematiche suddette.
 Pertanto non avendo avuto chiarimenti e/o rettifiche si ritiene in vigore la comunicazione del 18/07/2014 inviata a firma del Direttore Sanitario dell’ Asl Napoli 1 Centro Antonella  Guida, protocollo in uscita n: 0034579/2014 del 18/07/2014, inviata anche al direttore sanitario dell’ Ospedale San Gennaro; In cui si comunica che il pronto soccorso ostetrico dell’ Ospedale San Gennaro aprirà il 13/09/2014 e quindi la presidente della IV commissione Municipale e i consiglieri che hanno partecipato alla seduta odierna, saranno presenti sabato mattina 13/09/2014 alla riapertura del pronto soccorso ostetrico dell’ Ospedale San Gennaro.
Per quanto riguarda le problematiche del PSI Elena D’Aosta la seduta sarà convocata in altra data che vi comunicheremo
Distinti saluti
La presidente della commissione benessere e dignità Municipalità 3
Marcella Torre

Napoli 08/09/2014      

dio non parla napoletano

Dio non parla napoletano: è un dio troppo difficile, astruso, ascoso, senza volto, né immagine da appendere a un altarino. Non sorride, non parla, non colloquia tra loro. Il paganesimo è ancora una nebbia densa, pesante, che non dirada da vicoli e bassi. Virgilio, mago per Napoli, attese per anni, in caverne di tufo, di passare lo scettro a S.Gennaro. Il bisogno del sacro ha mille rivoli, siano sembianze, avvenimenti o altre magie. A ciarlatani o santi, si chiede, si prega, si inveisce. 

L’immaginetta o l’adesivo creano congreghe virtuali di appartenenza. L’importante è mostrarle comunque. I santi gareggiano, tra loro, nella magnificenza del miracolo. Il sangue, vita liquida, è preferito sul palcoscenico del quotidiano. Il miracolo non avviene una sola volta, nella sua storia, come evento unico, fragorosamente soprannaturale, ma ha una sua ripetitività, un appuntamento popolare, atteso, dovuto. E’ un vaticinio, interpretabile da tutti. Un miracolo semplice, facilmente verificabile. Un sì o un no, un testa o croce, dotato di sacralità. Quale aiuto avrebbe dovuto avere questo popolo, martoriato nei secoli, se non l’accorrere del miracolo, magia di pensiero, dolce e irrinunciabile lenimento. [lucio ranieri]

Caldoro, hai tradito il tuo popolo

Sono molto amareggiato dalla decisione del presidente della regione Campania, Caldoro, di privatizzare l'acqua, dandola in mano alla GORI. E' il trionfo di Caltagirone, dell'Acea, delle multinazionali dell'acqua, la Suez. E' il tradimento verso il popolo campano che ha votato per il referendum del 2011, che ha sancito che l'acqua resti fuori dal mercato e che non si faccia profitto sull'acqua. La decisione di Caldoro è il tradimento di quello che il popolo campano ha votato ed è ora legge di Stato. E' il tradimento di Caldoro verso la Terra, quella campana, che ha avuto in dono dal Signore grandi risorse d'acqua. Noi continuiamo a gridare in faccia ai poteri costituiti, legati mani e piedi ai poteri economico-finanziari, che l'acqua è Sacra, è Vita. L'acqua è un diritto fondamentale umano. La decisione di Caldoro e del suo consiglio regionale è la più clamorosa sconfitta della politica. E' la vittoria delle privatizzazioni, degli affari e del business. Ribelliamoci a una legge sia immorale perchè è la negazione della Vita che incostituzionale perché nega il referendum del 2011. Chiedo al popolo campano di scendere in piazza per dire NO a questa decisione di morte. Noi vogliamo vivere! [alex zanotelli]

l’ortodossia

Ben vengono i consigli e la gente nuova nel quartiere, ma senza espropriarci della nostra storia, non fate finta di aiutarci per poi buttar fango e ingraziarvi le pose con il vostro bel italiano afferrato per caso. Fuori dal quartiere i ben pensati, gli eroi della televisione, i giornalisti onniscienti, i preti salvatori della patria, i politici lecca culi che pagano le bollette della luce in cambio di un voto. In questo rione ci sono lavoratori, operai che hanno pagato centinaia di cambiali per comprarsi una 126 personal. Fuori chi etichetta, chi fa finta di fare volontariato per i propri fini, chi sputa sentenze, chi dietro ad un sorriso nasconde una becera maschera bifronte.

Chi scrive da anni ha visto e continua a vedere queste cose. In bella posa e con sciacquante retorica tutti i salvatori del rione lambiscono un posto nelle alture celesti. Non a caso Renzi e Grillo sono arrivati a piazza Sanità per descrivere la loro benefica azione. L’hanno descritta alla città e così sono stati ricompensati. Don Giuseppe Rassello cacciò a calci nel culo un ministro e i suoi scagnozzi scudocrociati beccandosi l’infamia anatema. È la gente che mette paura, sono i diseredati di Orwell che nel “1984” hanno segnato la differenza e abbattuto la prepotenza. Nel libro era una idea qui nel rione è una certezza.

Oggi Napoli la puoi vedere nel rione Sanità e nei quartieri Spagnoli, poi ci sono i decumani artefatti, il Vomero borgese che predica bene e razzola male, Posillipo incurante nel sua ignoranza, la periferia abbandonata e distrutta. Ma Napoli, e le sue strade, i vicoli, le piazze,  rimane ancora quella descritta da Marcello Mastoianni, rimane nascosta, celata, occultata a chi ha occhi solo per sentire e orecchie solo per vedere. Investire sul patrimonio dei miseri non è un business quindi non ha ragione di essere descritto. “L'Ortodossia consiste nel non pensare, nel non aver bisogno di pensare. L'Ortodossia è inconsapevolezza”. [+blogger]

revoca a vico tronari

L’accordo con più “forze”, e con più rappresentati che si uniscono per uno scopo comune, è sempre il migliore. A vico Tronari i volontari, i cittadini, qualche consigliere della Municipalità e qualche assessore del Comune di Napoli hanno mediato affinché le otto famiglie non venissero sfrattate. Come dicevo nell’articolo precedente, le circa 50 persone che abitano sono riuscite a trovare un accordo e a parlare con il proprietario delle stabile. Presto, si spera, arriverà il consenso e con esso i contratti d’affitto. Per ora ci consola sapere che, pacificamente, le situazioni gravi possono essere ristabilite attraverso il buon senso. E che il buon senso prevali su tutte quelle persone che hanno potere decisionale. [+blogger].  

non lasciamo soli i palestinesi

La solitudine del popolo palestinese è la vergogna del mondo. Una immensa sofferenza che dura da 70 anni, sfociata adesso in un urlo di disperazione per questa assurda e impari guerra tra Israele e Palestina .E come risposta c’è solo silenzio, indifferenza, sia da parte dell’Unione Europea, sempre più assente, sia da parte dell’Italia, sempre più legata ad Israele, sia da parte della chiesa italiana, sempre più silente.

E’ un grido di dolore che mi tocca profondamente come credente nel Dio della vita, come missionario inviato a costruire un mondo ‘altro’ da quello che abbiamo. In questo tragico momento faccio mio il grido lanciato dai leaders delle chiese cristiane in Palestina, in un documento del 2009, Kairòs Palestina, che è stato volutamente boicottato e oscurato: ”Noi ….gridiamo dal cuore della sofferenza che stiamo vivendo nella nostra terra, sotto occupazione israeliana, con un grido di speranza in assenza di ogni speranza….” Un grido di sofferenza che riassumono così: ”Il Muro di separazione eretto in territorio palestinese… ha reso le nostre città e i nostri villaggi come prigioni, separandoli gli uni dagli altri; Gaza, specialmente, continua a vivere in condizioni inumane, sotto assedio permanente… Gli insediamenti israeliani devastano la nostra terra in nome di Dio o in nome della forza, controllando le nostre risorse naturali, specialmente l’acqua e le risorse agricole…”

Partendo da questa violenza sistemica, i pastori delle chiese dichiarano: ”L’occupazione israeliana della terra palestinese è un peccato contro Dio e contro l’umanità poiché depriva i palestinesi dei fondamentali diritti umani. “I leaders delle chiese invitano quindi i palestinesi alla resistenza come nelle prima intifada: ”Affermiamo che la nostra scelta come cristiani di fronte all’occupazione israeliana è di resistere. La resistenza è un diritto e un dovere per il cristiano. Ma è una resistenza che ha l’amore come logica. E’ quindi una resistenza creativa , poiché deve trovare strade umane che impegnino l’umanità del nemico. Dobbiamo combattere il male, ma Gesù ci ha insegnato che non possiamo combattere il male con il male. Possiamo resistere attraverso la disobbedienza civile.

“E’ la via seguita nella lotta contro il regime dell’apartheid in Sudafrica da uomini come il Premio Nobel per la pace Desmond Tutu, che giorni fa ha affermato: ” Israeliti e Palestinesi devono uscire dalla logica dell’odio e della guerra. Israele non otterrà mai una vera sicurezza per mezzo dell’oppressione dei Palestinesi. E la Palestina non otterrà mai una pacifica autodeterminazione per mezzo della violenza dei razzi. Nessun conflitto è irrimediabile. Nessun dissidio è così assoluto da non poter mai essere riconciliato. ”Per questo i leaders delle chiese in Palestina offrono come primostrumento di resistenza il boicottaggio. Individui, aziende e stati si impegnino nel disinvestimento e nel boicottaggio di ciò che viene prodotto dall’occupazione.”

E’ da chiedere altresì l’embargo militare contro Israele come proposto dai Premi Nobel in un recente appello. Nel periodo 2008-2019, gli USA forniranno ad Israele aiuti militari per 30 miliardi di dollari. Altrettanto sta facendo la UE, che ha inoltre concesso alle imprese militari e alle università israeliane centinaia di milioni di euro per la ricerca militare. Israele è uno dei principali produttori e/o esportatori mondiali di droni militarizzati. L’Italia è nella UE il primo esportatore di armi verso Israele. Nel 2012 abbiamo esportato armi a quel paese per un valore di 470 milioni di euro. Il 9 luglio, mentre era in atto il bombardamento di Gaza, l’Italia ha consegnato a Israele i primi due veivoli Alenia-Aermacchi M 346. Questo in barba alla legge 185 che vieta la vendita di armi a paesi in guerra. L’Italia deve rifiutarsi di consegnare gli altri 28 esemplari.


Chiediamo inoltre la revoca del Trattato militare segreto Italia-Israele, conosciuto come ”Accordo generale di cooperazione militare e della difesa”. Riteniamo altrettanto importante il Boicottaggio delle Banche, che pagano per questo commercio di armi (Campagna Banche armate), ritirando i nostri soldi dalle banche armate. Infine proponiamo una grande manifestazione nazionale che includa tutti (Chiese, sindacati, movimenti), per far sentire di nuovo la voce di un popolo che ha il coraggio di dire NO a un mondo in guerra, a un Sistema che ha bisogno delle armi e della guerra per continuare a permettere a pochi di avere quasi tutto. “Speranza è fede in azione contro l’Impero - scrive il pastore luterano palestinese Mitri Raheb, nel suo potente libro Faith in the face of Empire. Speranza è quello che noi oggi facciamo. Solo quello che noi oggi facciamo come popolo della fede e come cittadini impegnati, può cambiare il corso della storia e mettere le fondamenta per un futuro alternativo. Questa è la tradizione profetica che è venuta dalla Palestina, una tradizione che dobbiamo tenere viva.” [alex zanotelli]

gli effetti

Se pensi che l'inquinamento non ti danneggi...
...pensaci ancora.
 

munnezza e malattie

San Gennaro dei Poveri




Via Sanità sotto al ponte



Vico Maresca


Via santa Maria Antesaecula




 Via e piazza Mario Pagano






i qualunque

Scrivere, o soltanto raccontare di questo quartiere, è facile e per di più poco dispendioso visto che, quasi tutto quello che viene pubblicato, è merce di un comune scambio. Una forte retorica, un modo di vedere le cose attraverso l’eroismo e lo stoicismo, lo spettro della camorra, l’abbandono e la mancanza di senso civico. C’è chi si inventa vere e proprie fiction per descrivere il rione Sanità, ma forse non ha torto per la sua fantasia. Il quartiere può essere salvato solo dai preti (già dai preti, ma a loro chi li assolve?), dai politici pubblicitari, dai ricchi signori del Vomero o del nord Italia. Gli investimenti, il turismo (il turismo, bella invenzione inquinante), la privatizzazione, la moneta. 

Ripercorrere le fasi storiche di questa vallata è praticamente impossibile se si considera che 60anni fa era un quartiere rosso (ma non del pd), operaio, artigiano, povero e virtuoso. Virtuoso perché c’erano gli artigiani più bravi del mondo come i guantai. Don Armando, abitante del rione ed ex commerciante degli anni ‘20/30 - che prima di morire, poco dopo sua moglie, aveva festeggiato 73anni di matrimonio - mi raccontava del cappellaio ambulante sotto al ponte della Sanità; lui ogni settimana andava a provarsene uno per vedere quello che più gli piaceva e piacere alle ragazze.


Ma le storie si sa sono uniche e raccontate secondo le proprie rappresentazioni. L’intervista registrata a lui e sua moglie (oggi anche digitalizzata) è un misto di contraddizioni e meraviglia, di critiche verso la “gioventù moderna” e di ricordi idilliaci. La signora Carmela mi spiegava come nel rione, negli anni del fascismo, si sentiva molto più tranquilla. “Due donne sole venivano scortate e accompagnate fino a casa per la loro incolumità”.


Non è questo però il senso dell’articolo. Se tutti noi che ci preme l’informazione dessimo un po’ meno spazio agli eroi di turno, al volto più noto, al caso più eclatante, e facessimo un po’ di più parlare la gente comune (il Marotta c’è riuscito), bhé forse avremmo la forza di risolvere le cose con maggior sicurezza e incisione. Le proteste per l’accorpamento della scuola Caracciolo e la chiusura dell’ospedale san Gennaro; l’occupazione pacifica del cimitero delle Fontanelle e del parco san Gennaro; le spazzate comune per aiutare la raccolta differenziata; il doposcuola per i ragazzi e gli stranieri; il carnevale e la ludoteca cittadina, insomma tutto questo avrebbe un altro senso se a parlare fossero gli altri, i qualunque, i comuni mortali consapevoli che nella loro borsetta blu c’è quasi sempre un thermos rosso con il coperchio bianco, le posate, uno straccio, il pane e il vino. [+blogger].

firma anche tu

Sotto al ponte della Sanità, con un banchetto, alcuni volontari stanno raccogliendo le firme per non far chiudere l'ascensore. Straordinaria manutenzione, data di riapertura: non identificata. Può funzionare una ascensore e l’altra in riparazione? Se per forza deve chiudere, si può ristabilire il servizio navetta per chi deve recarsi sopra al ponte? Perché le navette dopo le ore 18 non passano più? Perché non arrivano più fino al Cimitero delle Fontanelle?