haiti 1 - italia 0

Il 15 giugno è stato l’anniversario di quello che può essere considerato il più grande giorno della storia sportiva di Haiti. Il 15 giugno del 1974, ai Mondiali di calcio in Germania, al 46’ del primo tempo della sua prima partita, la squadra haitiana segnò un gol contro l’Italia. Alla fine gli haitiani furono sconfitti per 3 a 1, poi persero altre due partite e furono eliminati. Da allora, la nazionale di Haiti non si è più qualificata per i Mondiali. Però quel gol l’ha segnato, e contro una delle squadre più forti del mondo. Anzi, contro uno dei migliori portieri del mondo, Dino Zoff, che non ne subiva uno da oltre mille minuti di gioco.

La nazione haitiana ha una storia sportiva modesta, quindi la gioia di quel gol emoziona ancora i suoi tifosi. E il giocatore che lo segnò - Emmanuel Sanon, detto Manno – è un eroe nazionale. Sanon, che poi ha giocato negli Stati Uniti da professionista, è morto nel 2008, ma il suo momento di gloria sopravvive nella memoria degli haitiani e su YouTube, dove si può ammirare Manno che corre, salta un difensore italiano, supera Zoff a tutta velocità, tira e… gol!

L’equivalente haitiano di “Gool!” è il “Buuuuut!! But d’Haitiiii!”, gridato dal telecronista. Oggi anche ad Haiti la gente seguirà i Mondiali in tv, nei bar, nei ristoranti e sotto le tende costruite negli accampamenti per gli sfollati del terremoto o davanti agli schermi installati allo stadio di Port-au-Prince. E molti haitiani, mentre tiferanno per altre squadre, ripenseranno a quel giorno che il resto del mondo ha dimenticato. Certo, la realtà riprese subito il sopravvento. Golia sconfisse Davide, il mondo andò avanti e Haiti tornò a essere un piccolo paese con molti problemi.

Però le resta la partita, il ricordo di quegli istanti di trentasei anni fa, quando toccò il cielo con un dito: Haiti 1-Italia 0. Almeno quel ricordo, nessuno può portarglielo via. [the new york times, stati uniti – internazionale 851]

momenti italiani


Trovata geniale quella della Philip Morris per aggirare la scritta “Il Fumo Uccide”. Che ce ne fotte se “il fumo ostruisce le arterie e provoca infarti, ictus, cancro. A noi che ce ne fotte!

Infatti, sull'involucro del pacchetto di sigarette, disegnato ad opera d’arte, la mano a forma di cono che congiunge le dita ondulando avanti e indietro. Tipico gesto di chi non se ne frega di quello che succede o che potrà succedere. E’ geniale anche il fatto che gli stessi autori danno la spiegazione dettagliata del gesto.

Titolo dell'opera: "Momenti Italiani".
Sul pacchetto, davanti, c’è scritto: “Congiungere tutte le dita. Muovere ripetutamente polso e avambraccio”. Dietro, invece, la spiegazione recita così: “Significato del messaggio: Ma cosa stai dicendo?”.

Bene, come la foto comprova, questo è un modo truffaldino, un reato che dovrebbe essere punito duramente dalla legge. Ma come si fa a dire alla Philips Morris: non produrrete più queste schifezze!?, oppure, non venderete più in Italia le sigarette Diana!? Siamo fiduciosi. [+blogger]

fuori le mura della sanità

Napoli Pride 2010 - Alla Luce del Sole


petizione popolare

RIDATECI LO SCUDILLO

Costatato che da circa 3 decenni è chiusa per motivi mai annunciati alla cittadinanza e senza che ne sia stata comunicata la data di apertura, l’antica arteria collinare denominata salita delle scudillo, vera e propria scorciatoia, che collega in pochi minuti il viale colli aminei alla valle sanità, chiedono:

per il diritto alla mobilità per un rione, la sanità, già isolata dagli interventi urbanistici napoleonici e dall’incuria pluri/decennale di tutte le istituzioni:;
diritto alla sicurezza, essendo tale direttissima colli aminei/sanità utilizzabile come via di fuga in occasione di eventi a rischio nonché come percorso veloce per i mezzi di soccorso o da/per gli ospedali san gennaro, cardarelli, ecc.;

diritto a fruire di un bene collettivo, essendo la salita dello scudillo un bene sottratto alla collettività;

diritto alla prevenzione delle alluvioni (lava del vergini), in quanto è urgente la rimozione di materiale di risulta, rifiuti di ogni genere, terriccio e pietre, amianto e tossici, detriti che vengono spinti vero il quartiere;

diritto allo sviluppo economico, in quanto la riapertura delle scudillo favorirebbe le attività artigiane e i piccoli esercizi a conduzione familiare e il turismo.
E che siano disposti i lavori pubblici per restituire alla cittadinanza il diritto della salita scudillo, aria agricola da bonificare e rivalutare anche come parco pubblico.

Tale petizione ha già raccolto circa 600 firme

ospedale cardarelli

Ospedale Cardarelli di Napoli, martedì notte/mercoledì mattina ore 01,30. Arriva un paziente che pochi muniti prima aveva vomitato e defecato sangue. Il pronto soccorso più “ambito” di Napoli si attiva per salvare la vita di un 40anne. Immediati gli interventi, le analisi, i farmaci per fermare l’emorragia, nella disperazione delle maglie, in pochi minuti la gastroscopia, l’esito, quasi una diagnosi anche se in primis i medici non si sbilanciano.

Ricoverato nel dipartimento di gastroenterologia, il giovane ricoverato ha un brutto inconveniente: deve passare la notte sulla barelle in corsia. Il giorno dopo ancora una gastroscopia, analisi, diagnosi perfetta: quasi un ulcera, più lesioni nello stomaco.
Quella che sembrava una situazione disperata, forse per negligenza dell’uomo, diventava una condizione importante per conoscere un male che viene curato con medicinali efficaci e poco invasivi. Basta una buona dieta e controlli periodici per combattere la sofferenza e il dolore.

Morale della realtà: questo ospedale che spesso viene bistrattato, accusato di poca professionalità; spesso vicende giudiziarie hanno sporcato chi realmente lavora, si affatica, decide per continuare una vita, magari quella di un parente, di un bambino, di una donna incinta, ebbene nel peggiore dei casi questo pronto soccorso salva la vita di centinaia di persone al giorno.

Abituati a sballottare chi cerca di aiutare, colpa anche di un certo numero di infermieri poco esperti, o spesso medici troppo “sciovinisti”, questa struttura, sicuramente la più importante del sud Italia ha 4571 dipendenti, tra cui 1070 medici, 2011 infermieri, 1067 ausiliari, 423 amministrativi. Essi non sono tutti dei fanatici. [+blogger]

gabersanità


pareti di casa

Mi è sempre capitato, entrando in una casa, che non mi appartenesse, di essere attratto, per prima, da ciò che contenevano le pareti. In realtà non c’è modo migliore per conoscere la sensibilità, la storia, la cultura di chi abita quella casa. E devo dire che ho subito delusioni durissime, in ambienti altolocati, dove, alle pareti, erano affisse croste impudiche, che mal si confacevano con il tono elevato, dichiarato. Mentre, in alcuni angusti bassi, ho trovato, alle pareti, stupori inaspettati.

Luigi Coppola, a Vico S.Vincenzo, l’ho conosciuto quando la vecchiaia lo aveva avvolto nel suo basso. Nelle giornate di sole poneva la sedia sul limite dell’angusta strada e sedeva con un libro aperto sulle ginocchia. Leggeva, in un raggio di sole, con lenti spesse. Mi concedeva un tenue sorriso che nascondeva l’indisponibilità a farsi visitare, come lo richiedeva sua moglie. Nel ricordo, trovo solo quella sua posizione di lettura, che mi sorprendeva e affascinava, dato il luogo. Le pareti dell’abitazione erano libri, pile di libri, piramidi in precario equilibrio, polverosi ed emananti quel sentore di carta vecchia. Il più delle volte lo trovavo con un libro che avevo imparato a riconoscere, un testo di Benedetto Croce, il suo amico preferito di gioventù, perso da tempo. Luigi Coppola era uno della vecchia Sanità, un autodidatta famelico, un topo di biblioteca. La storia della sua città lo affascinava. Salvatore di Giacomo, direttore della Biblioteca Nazionale, gli dava carta bianca, quando lo vedeva.

Luigi Coppola aveva quel gusto innato per il sapere, una luce che affiorava ancora, in vecchiaia, nel suo sguardo, quando raccontava dei suoi amici, di un tempo, della Sanità. Mastriani, a Penninata S.Gennaro, autore del feullitton italiano, con il voluminoso, “I misteri di Napoli”, era il primo della compagnia, a cui si aggiungeva il poeta Ferdinando Russo, che possedeva una villa, in Via Cagnazzi. Ricordo un quadruccio con la poesia autografa di quest’ultimo, “Comme è bello stu’ poco”. E.A. Mario e L. Bovio chiudevano il gruppo letterario, in cui Luigi Coppola veniva accettato per la sua vasta cultura e per l’amabilità del suo carattere. Di loro, conservava scritti, a lui indirizzati.

Nel buio basso, vedo ancora la foto di Luigi Coppola, al funerale di Croce, mentre da il braccio alla figlia, tra tante autorità, venute da tutta Italia. Sopra la testata del letto di ottone, troneggiava il pezzo forte: un documento, a firma Gioacchino Murat. Quel geroglifico mi rubava lo sguardo, a ogni visita. Di Luigi Coppola possiedo una vecchia lumia, che ho lasciato incrostata di fumo e di cera. Me la regalò la figlia, anni fa, alla sua morte. “Papà lo ricordo così, - mi confessò - mentre leggeva di notte, al lume di questa tenue fiammella”. [raineri lucio paolo - con il consenso a pubblicare del figlio rosario coppola]

ebe alongi

La sigaretta
consumava l’aria lentamente
nella stanza bianca e nera
di fumo
Apriva le labbra
voluttuosamente alla sigaretta
Il suo viso intriso di ricordi
apriva l’anima
a fiumi di silenzi [mauro]
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Quella goccia che c’è
In voi di me
Siate dovunque
c’è una Vita ferita [ebe]

"il venerdì del ponte" rinviata

Per gravi problemi, causa di forza maggiore, la serata de

"Il Venerdì del Ponte"

19/06/10, proiezione del film

"I Moti Spontanei",

è stata rinviata.

La direzione promotrice si scusa per tale inconveniente.

il venerdì del ponte


Rassegna di cinema e del documentario sociale.
programma
18/06/’10 i moti spontanei (il rione sanità)
25/06/’10 spara, l’estraneo (fiction)
09/07/’10 acqua pubblica, acqua privata (pubblicità progresso)
16/07/’10 una montagna di balle (rifiuti in campania)
23/07/’10 mani di pelle (un quartiere di guantai)
30/07/’10 il miglio sacro (turismo e sanità)
i film saranno presentati dagli autori, registi, ideatori e attori. interverranno antonio loffredo, alex zanotelli, la gente del rione sanità. Visione dei film presso il chiostro di santa maria della sanità (detta san vincenzo), ore 21,00. ingresso libero. Il programma può subire qualche piccola variazione.

portraits sanità


lettera di alfredo

Lettera arrivata in redazione. L'ha scritta un ragazzo con grave sofferenza psichica. Alfredo, del quartiere, gentilmente mi ha chiesto se potevo pubblicarla.

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Io mi sentivo bene, facevo una vita normale, poi la morte di mio padre. Improvvisamente mi trovai di fronte a questo vuoto immenso da colmare come se in me si fosse spezzata ulteriormente la mia vita. Mi ricordo che abbracciai mio padre, non volevo staccarmi, a forza fui tolto, mi sentii male, svenni vomitando. Mi sentii esplodere, non dormii tutta la notte, come un flashback emergevano gli episodi vissuti con mio padre. Questo alleviava il mio dolore. Alle cinque del mattino mi alzai, il mio corpo era come un macigno, non andai al funerale, per non inondare la bara di lacrime, invece andai verso il balcone, mio cugino mi fermò afferrandomi.. volevo farla finita. Mi calmai, anche se faticosamente. In me rimase il sentimento di non aver visto gli ultimi istanti di mio padre. La sera, prima di morire, bisticciammo: mi ricordo che gli dissi che era una rompiscatole lamentoso. Incrociò, incrociammo le braccia guardandoci minacciosamente, poi come liberato dagli ultimi dolori gli dissi: ti voglio bene. Ci abbracciammo piangendo lungamente.

La mia vita cambiò “e come un nuovo inizio”, mi rinchiusi in casa per giornate intere, mesi, sfogliando continuamente l’album dei nostri ricordi. Questo dava un senso di pace al dolore. Accumulare rabbia sfogandola verso tutto e tutti. La testa era come vuota, il disagio aumentava e i giorni passavano. In mio soccorso giunse, come un vento salvifica, la nuova badante di mia madre inferma. Nacque un rapporto contrastato, mi dava però gioia di vivere. Improvvisamente lei se ne andò, mi sentii ferito per la seconda volta, ero come svuotato del tutto. Mio fratello mi portò da un medico, uno psichiatra, che mi diede dei farmaci per calmarmi. Dopo quasi un anno aiutato da una persona che sentivo amico finalmente riuscii da casa. Continuo a prendere i farmaci, ma adesso lentamente sento la forza di andare avanti e di avere nuove sensazioni. Vorrei crearmi una famiglia piano piano, e smettere di prendere farmaci, ricostruendomi come uomo nuovo. [Alfredo]

siamo tutti stranieri

Il 14 giugno 2010 Radio Tre aprirà le sue porte al mondo. Quel giorno tutti i programmi, da Fahrenheit alle rassegne stampa del mattino, saranno condotti da persone di origine non italiana. Ai microfoni si alterneranno il giornalista di Libération Eric Jozsef, la cantante uruguaiana Ana Karina Rossi, lo scrittore romeno Mihai Mircea Butcovan, il brasiliano Antonio Alves dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, la scrittrice italiana di origine egiziano-congolese Ingy Mubiayi Kakese e altri ancora.

L’iniziativa si chiama “Tutti stranieri” ma, come sottolinea il direttore di Radio Tre Marino Sinibaldi, “non è la festa dello straniero. Non vogliamo creare un ghetto. Anzi, vogliamo che la radio, che ospita abitualmente voci da tutto il mondo, si apra ancora di più a linguaggi diversi e si lasci trasformare. L’abbiamo fatto con la poesia e lo faremo con il mondo del volontariato. Diamo le chiavi della nostra radio a questi linguaggi e per un giorno ci lasciamo gestire”.

Marino Sinibaldi è nel suo studio al quarto piano di via Asiago, dove sta mettendo a punto con i suoi collaboratori la giornata del 14 giugno. “Abbiamo voluto dare un nostro contributo all’idea di una società democratica, multiculturale e aperta”, continua. “Oggi lo straniero è come demonizzato dai mezzi d’informazione. Inoltre le dinamiche di relazione, penso soprattutto a quelle nel mondo del lavoro, stanno pericolosamente prendendo la direzione di una schiavizzazione coatta. Con la nostra giornata abbiamo voluto dare un’immagine reale di quello che c’è dietro ai cosiddetti stranieri. Dietro ci sono l’esule, l’intellettuale, il migrante lavorativo, il rifugiato politico ma anche i figli di migranti nati in Italia e che purtroppo sono considerati stranieri nel loro paese. Dietro questa parola c’è una varietà di persone e non la piattezza di chi vede solo il criminale o l’affamato”. [igiaba scego - http://www.internazionale.it/home/?p=23858#more-23858]

mignolo&prof


consigliere di quartiere no-profit

Tra pochi mesi si voterà per il nuovo Sindaco di Napoli, comprese tutte le Municipalità. Cinque anni fa la sezione Stella/San Carlo brulicava di persone che chiedevano voto in cambio di parole. Vedremo come finirà, quanti si candideranno adesso visto che il consigliere di quartiere non sarà più stipendiato. Se qualcuno lo vuole fare sarà solo per passione.

In affetti è uno spreco di denaro pubblico anche se è una goccia nell’oceano. Mai, come in questi giorni, mi trovo d’accordo su alcune questioni che pone la Lega Nord. Lo spreco va battuto a 360°, tagliamo il calcio, la formula1, gli stipendi record dei dirigenti delle rai, tassiamo maggiormente i più ricchi e, soprattutto, indaghiamo su chi nasconde i capitali, su chi dichiara di essere nullatenente, poi invece, intesta le sue ricchezze ad altri.

Tutti quelli che ricavano abbastanza per vivere, senza distinzione, devono ridurre in modo consistente i loro guadagni: non succede nulla se al posto di 1milione di euro l’anno ne prendi 500mila, se da 500mila ne prendi 250mila e se da 250mila ne prendi 125mila. Che differenza c’è tra una famiglia operai di 2 genitori e 3 figli che vivono con un solo stipendio di euro 1200, con quella di un manager di una multinazionale italiana che ha lo stesso numero di familiari ma che guadagna 1000volte di più? Forse che l’operaio va meno volte nel cesso del manager? Forse che i figli del manager sono più intelligenti? Forse che la moglie è più brava in cucina?

Ok, tagliamo i consiglieri, le provincie, ma anche le pensioni record da 15mile euro al mese, indaghiamo sugli evasori fiscali: quelli sono i più pericolosi, in un certo senso l’Italia è stata impoverita grazie agli evasori che non hanno nulla da invidiare ai mafiosi. Gli appalti pubblici sono sempre appannaggio delle le stesse ditte, si controlli maggiormente e con serietà d’intenti, una verifica costante, coatta e soprattutto si stabilisca una severa e pubblica sanzione. Sei un industriale?, evadi?: non sarai più un industriale! Sei un commerciante?, fai evasione e elusione fiscale?: non sarai più un commerciante! Sei un politico?, hai rubato?: non sarai più un politico per il resto delle tua vita.

Non so se la legge di non remunerare più i consiglieri di quartiere sia già entrata in vigore o, se invece, se ne stia ancora discutendo. Una cosa è certa, credo che se realmente sarà così il numero di persone che si presenteranno alle prossime elezioni sarà sicuramente dimezzato [+blogger]

al gruppo di facebook

A tutti i 625 iscritti su facebook al gruppo blog rione sanità. Mi rivolgo a voi che leggete, commentate, protestate e partecipate attivamente. Napoli è schiacciata nella morsa mediatica della spettacolarizzazione. Napoli, come gran parte dell’Italia, è vinta quotidianamente. Distrutta… noi insieme a lei. Non si può restare con le mani in mano. Manca il lavoro, i salari non aumentano da 30anni, mio padre negli anni 80 guadagnava l’equivalente del mio stipendio da precario, mentre un calciatore ha un ingaggio di circa 9milioni di euro all’anno. Per raggiungere noi questa cifra, un anno di “lavoro” di un calciatore, dovremmo lavorare all’incirca 1000 anni.
L’ingiustizia nel mondo è sempre esistita, la Bibbia, la Torà, il Corano parlano di ingiustizia fin dagli albori della nostra inciviltà. Se per voi tutto questo è normale allora restate pure seduti sulle vostre belle poltrone comprate all’Ikea, guardate tranquillamente la partita, esultate con la vostra coca cola, eccitatevi vedendo uno scherno FullHd, ascoltate il telegiornale e alle prossime elezioni votate pure un sindaco qualunquista.

Quello che scrivo non è una soluzione, quello che voglio cercare di spiegarvi è che noi dovremmo iniziare a fare delle buone domande, a mettere in crisi chi ha il potere. I programmi di intrattenimento servono a questo, a farci scivolare di dosso i nostri problemi quotidiani. Un malato è malato e deve vergognarsi, un disoccupato di 40anni è un fallito, una casalinga che si prostituisce per fame è una puttana.

Il mio primo problema è l’indifferenza, essa è stordita dalla sensazione, la tv è un mammone vestito da babbo natale, la nostra attuale classe politica è ignorante, l’economia ha invaso tutti i campi del sociale imponendo il suo linguaggio.

Sarà possibile cambiare tutto tra 10 anni? Sarà possibile che Pasquale il salumiere, Antonio il fioraio, Peppe il disoccupato, Gennaro l’imbianchino, il blogger, noi di facebook, cambieremo il corso della storia? Quando chi scrisse sulla tratta degli schiavi, sulla disumana condizione di lavorare 15/20 ore al giorno in Italia, in Inghilterra, il Olanda, Francia ecc; quando chi scrisse della abolizione della servitù della gleba, di dare pari dignità agli ultimi, ai “deviati”; quando chi disse che tutti dovevano votare e si parlò di democrazia, di non violenza, di egualitarismo; quando le donne parlavano di politica, quando il nero difese il bianco, quando la pace tra palestinesi ed ebrei, tra gli Hutu e i Tutsi, tra stati Uniti e Unione sovietica fu il tema predominante e lacerante per la vita sociale, il commento di chi comandava e dettava legge nel mondo fu: “questi pochi e poveri ingenui che non sanno che la storia si ripete, credono di metterci paura con una paginetta scritta sugli ideali antiborghesi”. La storia, invece, è un paradosso. [+blogger]

alberi a san gennaro

Un anno fa gli abitanti di via San Gennaro fecero una richiesta alle autorità competenti per la ripiantumazione degli alberi e le aiuole negli invasi già esistenti. Furono messi soltanto un paio di alberi e fu lasciato tutto così com’era. Dopo un po’ gli abitanti fecero una petizione contro il degrado e, per sollecitare di nuovo, visto l’inutilità, fu fatta anche la richiesta delle istallazioni di panchine davanti alle fermate della navetta.

Ci sono altri punti oltre la via San Gennaro che andrebbero piantati gli alberi come la via vergini, piazza Mario Pagani, via Sanità nei pressi dell’ascensore, piazza Cavour, dove prima esistevano e adesso mancano, e al parco Totò.

Dopo le richieste incessanti finalmente gli alberi sono stati quasi tutti rimessi e le panchine sembrano che saranno istallate a breve, nel giro di una settimana. Tutti d’accordo per una riqualificazione più efficace e pertinente in relazione anche alla storia del rione. Questo dimostra che la collaborazione fra gli abitanti, la municipalità e le associazioni esistenti sul territorio, quando collaborano attivamente nell’interesse comune, le iniziative che coinvolgono i reali bisogni della popolazione, restano il segnale forte contro la passività e il menefreghismo; al pari di una partecipazione diretta e attiva a valorizzare non solo la sua storia ma anche la sua gente. [mauro migliazza]

che fai in questo rione?

“Ma che cazzo ci fai, a Rione Sanità, a Napoli?” Questa domanda mi è stata fatta, forse in un italiano più elegante, molte volte, nella mia vita. Bastavano poche centinaia di metri, da questo quartiere, per generare questa curiosità. Se si saliva nell’alto Vomero, le domande erano più incalzanti. Qualcuno si aiutava con una gestualità da filodrammatica, magari mettendosi le mani tra i capelli. Se poi mi trovavo a Roma, in occasione di una festa tra amici, la mia presentazione era da circo equestre: “Ecco a voi, Lucio, il medico di Rione Sanità!”. Risolini, stupori, fremiti di signore eleganti. Uno sguardo distaccato dei loro accompagnatori.

A Genova, la mia città natale, le cose si mettevano male. Non penso che nessuno abbia mai capito bene, cosa volesse significare questo quartiere. Anche perché bisogna almeno passarci una volta, per iniziare a comprenderne bellezze e ombre. Questa dissonanza, (perché di dissonanza si tratta, in quanto non si ammette che uno del nord lavori tra quelli del basso sud. Siamo uno dei popoli più razzisti, al mondo, pur non credendoci tali.) hanno commentato anche alcuni giornalisti. Proprio ai primordi della mia professione, in occasione del ‘morbo sinciziale’, un virus sconosciuto, che mieteva vittime a Napoli, tra i lattanti, mi venne a intervistare e fotografare un fotoreporter, reduce dai massacri della guerra, in Congo. Vivendo, con me un’intera giornata, ne uscì frastornato, forse ancora di più, che da una missione bellica. Dopo quindici giorni, mi spedì il servizio, pubblicato su di una rivista, con l’onore della copertina a colori. Mi deluse però la didascalia: ‘….mentre visita un bambino a Rione SALINAS (!).’ Forse ricordava J. Steinbeck!

Mimmo Liguoro, giornalista del TG 3, mi raggiunse con la sua troupe, anni fa, e mi dedicò un inserto nel suo documentario su Napoli, che in seguito, trascrisse in un capitolo, alla pubblicazione successiva del libro. Ma non ho risposto forse alla domanda iniziale. Ho vissuto quarant’anni meravigliosi, ricchi di esperienze umane. Comparandomi con i colleghi bene dei quartieri bene, penso che abbiano perso molto della vita di ogni giorno, evitando la conoscenza di persone che sanno sopravvivere al malessere, al sopruso, all’abbandono quotidiano. Tutto questo tra pietre greche, paleocristiane, tra palazzi settecenteschi. Uno scenario da non perdere. [lucio paolo raineri]

viaggio per un impegno civile

Francesco De Rosa e Filippo Schiano, con la collaborazione di Pasquale Raimo,parte il progetto “viaggio per un impegno civile” che attraversa, nel corso dei prossimi mesi, tutto il territorio della Campania. La città, le scuole, la chiesa, le istituzioni tutti insieme per una collaborazione costante e continuativa per il benessere sociale e di partecipazione.

Il progetto ha ampio respiro e di impegno sociale: la devianza giovanile, la disabilità, la discriminazione, l’uguaglianza, temi che saranno affrontati nel corso del tempo con impegno e con l’aiuto di esperti e di volontari. Previsto lunedì 7 Giugno al teatro Mediterraneo della Mostra D’Oltremare di Napoli la presentazione dl progetto. Presenti le Istituzioni, numerosi sindaci dell’are campana, rappresentati delle forze dell’ordine e del mondo dello spettacolo.

L’impegno civile è fondamentale per una città che ha ancora voglia di vivere e di sperare. La società civile muore sotto una cappa di prepotenza e di diffidenza. Tocca a noi risollevare le sorti una città nobile come Napoli e dei suoi capoluoghi ricchi di storia e di cultura.

Noi ci impegniamo partendo dalle “origini”, dal basso, dal nulla. In questo modo però non vogliamo escludere nessuno, la società è fatta da tanti uomini e donne che vivono ma che non hanno voce; la società è vive e noi abbiamo bisogno di “raccontare” le difficoltà, i disagi, gli imbarazzi, le differenze. Insieme si può, si deve, è un nostro dovere difendere gli ultimi, difendere i nostri diritti. [gli organizzatori]