Giovedì 26 giugno (ieri mentre scrivo) sono stato in vico Tronari con Francesco Ruotolo e Mauro Migliazza. Era in corso un’ordinanza di sfratto nel palazzo dove già dieci anni prima c’erano delle famiglie rom ed era in condizioni igienico-sanitarie pessime. Oggi il palazzo è in condizioni discretamente migliori ma il proprietario sembra non sapere niente ne del palazzo, ne tantomeno dove si trovi. Gli occupanti raggiunti dall’ordinanza di sfratto, una famiglia di sette persone, sembra che fossero in leggero ritardo con il pagamento dell’affitto. C’erano già sul posto due assistenti sociali e, successivamente sono giunti tutti gli altri polizia municipale compresa. Ho avuto anche modo di discutere con alcuni inquilini e ho notato, con rammarico che prevale nella gente comune una mentalità della delega a poche persone, mentre per tutelare i propri diritti bisogna organizzarsi fare le cose insieme. Bisogna insomma rendersi conto di essere cittadini di uno stato di diritto e che abbiamo diritti e doveri. E di cose da fare ce ne sono parecchie. Ad esempio per il San Gennaro che presto chiuderà definitivamente. Servirebbe che un comitato di cittadini, non i soliti pochi noti ma il quartiere che spinga affinchè il pronto soccorso venga convertito in un presidio per quei servizi sociali e assistenziali di cui c’è grande bisogno e che non possono più essere rinviati, considerato anche l’alto numero di disabili e di dispersione scolastica. Stesso discorso per l’ex mendicicomio dei Cristallini che è nella fase finale della ristrutturazione. Oltre agli ottanta mini appartamenti già sicuri che dovranno essere assegnati ad anziani non autosufficienti, occorrerà insistere perché la gestione della struttura sia partecipata e non finisca in mano privata, dato che un’intera area resterà libera e dovrà essere utilizzata a beneficio della comunità. Mentre scrivo c’è stato un rinvio dello sfratto di una settimana, ma dovremmo domandarci che senso ha che il proprietario di un palazzo speculi sugli affitti senza neanche conoscere il luogo in cui si trova l’immobile di sua proprietà. [vincenzo minei]
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vico tronari
“Lo sfratto è una cosa
odiosa” disse De Sica nel film Pane, amore e…
Vico Tronari, uno dei tanti del
rione Sanità. Perpendicolare a vico Carrette e parallelo al supportino Capodimonte,
anche se dal Tronari non si esce perché è cieco. Otto famiglie occupano uno
stabile, in parte ristrutturato da loro. Dentro una edicola votiva, finestre e
muri tutti dipinti di bianco, sembra di stare in una tipica casa a Oia, in Grecia.
Circa 50 parsone, diversi neonati e anziani, “bisogna trovare un accordo con il
proprietario che non vuole vendere né fittare queste casa, ma noi qui ci
abitiamo e non sappiamo proprio dove andare; questo è un vicolo che solo chi è
nato vuole rimanerci”. Parla un abitante del palazzo che già ha ricevuto lo
sfratto definitivo. Poi rivolgendosi ad una vigilessa: “voi di dove siete?, dove
abitate?, ditemi la verità ci verreste qui?, comprereste una casa in questo
vicolo buio?”.
Le otto famiglie, come mi spiega
un alto abitante, vogliono trovare un accordo d’affitto con il proprietario che
non ne vuole sapere. Una donna giù al portone mi dice che “non ho capito perché
il proprietario non vuole parlare con noi, ma noi non vogliamo occupare
abusivamente questo stabile, noi vogliamo un regolare contratto”. Per ora le
forze dell’ordine, con un delegato del comune, devono eseguire quello che la
legge prevede; per fortuna parlano, si confrontano, cercano anche loro un grado di
empatica con questa gente. Vico Tronari è uno dei vicoli più poveri del rione. Noi
speriamo in un accordo pacifico e risolutivo. [+blogger].