il giardino dei miracoli

Mercoledì 4 giugno alle ore 10.00 inauguriamo de "il Giardino  dei Miracoli", 
spazio recuperato con la collaborazione tra  
le associazioni del territorio e le istituzioni, attraverso laboratori di progettazione partecipata. 
Realizzata grazie ai bambini del quartiere.




arrovescio

Ho già citato in diversi articoli l’ultimo libro che ho letto. Come ho avuto modo di spiegare ad un mio amico, “Arrovescio” è un libro che ti fa venir voglia di fare politica. Un paesino arroccato, una collina calabra, degli alberi d’ulivo, un barone, dei contadini. “I costruttori di strade in salita” che lavorano tutti per il bene comune, che marciano con donne e bambini, che cercano fagioli per vivere, che suonano e bestemmiano,  che coltivano e si ubriacano. Assieme si fabbricano le cose, possono essere fatte prima o dopo ma l’importante è che si fanno. I costruttori di Badolato realizzano una strada, lavorano notte e giorno per aiutare il paese, per aiutarsi, per sentirsi, per ricordarsi. La sostanza non fa la politica ma la interpreta, così come quella gente aveva interpretato un problema reale: pochi sacrifici, un barone e le sue terre, un taglio piccolissimo per un beneficio collettivo. Prima lavorano “contro la legge”, poi chiedono di essere remunerati. La forza comune si traduce in verità, in protesta, in volontà.

La povertà mette paura, ma la paura ha l’incubo della dignità. Così come la prima citazione scritta all’inizio del libro: “Vieni a bere un bicchiere di vino. Grazie eccellenza. Mi devi fare un favore. Dite pure, barone, ai vostri comandi. Alle elezioni mi devi dare il tuo voto. Ah no, eccellenza, tutto ma il voto no. E perché? Io solo il voto ho. Se lo do a voi a me che mi resta? Ma ti ho dato pure il vino! E voi datemi una bacinella che ve lo restituisco”. Con la terra si resta in equilibrio. In questo caso una strada comunica l’equilibrio dei paesani, comunica un modo di fare, un modo di pensare, di agire. E insieme si agisce. Si lavora anche senza soldi, si sciopera sudando le poche briciole di pane che si tengono in tasca.

Gli arrovesciati sognano di essere retribuiti. Il lavoro paga di ogni sforzo e di ogni sacrificio? Troppi compromessi nella reale democrazia che smaschera i comunisti figli di puttana. I comunisti che sputano, dicono parolacce, non vanno in chiesa. I lavoratori che amano la loro liberà ma non la possono sentire. Per sentire c’è bisogno di asfalto e di curve. Ma solo per metà tutto ciò è vero, per l’altra metà: “Cumpari, e quando mai è servito una strada per passare?”. [+blogger] Recensione dal libro di Francesca Chirico “Arrovescio” edito da Rubbettino.                                                                                                    

Benvenuto



renzino alla sanità

Dopo Grillo anche Renzino nel rione Sanità. Una moda o forse qualcosa di più che una semplice campagna elettorale. Alle ultime elezioni l’affluenza è scesa di parecchio, mentre fiumane oceaniche in passato chiedevano di votare. Rappresentanza scarsa con questo sistema elettorale? Forse i più delusi sono proprio quelli che un tempo si riconoscevano nella sinistra. I quartieri poveri hanno questa caratteristica, sono delusi per eccellenza. E’ vero che i voti si spostano per “virtù”, ma i più attenti questa volta cercano consensi tra gli ultimi. Gli ultimi mettono un po’ d’accordo tutti, parlare di lavoro in un rione ghettizzato è una formula trasversale ma efficace. Gli ultimi sono tantissimi e se scappano dal voto può diventare realmente un problema.

Se per caso tutti assieme decidessimo di non votare, cosa succederebbe a livello internazionale? Potrebbero gli Stati Uniti d’America continuare a dialogare con un interlocutore illegittimo e “vantarsi” della loro democrazia? Ma dopo il quasi voto di protesta a favore dei grillini, dopo la seria possibile occasione di perdere queste elezioni da parte del pd/pdl, dopo la paura che la differenza tra politica e popolo marcisca ulteriormente a protezione del qualunquismo rappresentativo bhé, dopo questi ed altri innumerevoli indizi, anche i più saccenti e accidiosi ignoranti capiscono che il momento è delicatissimo e che è meglio rivolgersi altrove.


Concludo sempre ripetendo citazioni dell’ultimo libro che sto leggendo. ”Se sei nato povirazzo senza coscienza, e nella vita sai solo zappare, magiare, bere e procreare povirazzi come te, infondo non sei padrone delle tue azioni e lo stato, che è signuri e patruni e quindi, per sua stessa natura, superiore e magnanimo, deve capire e macari pirdunari; ma se hai studiato, hai viaggiato, e ti fai bello nelle città con cravatta e cappello e, nonostante questo, poi mi sventoli la bandiera rossa e mi vuoi rivoluzionare la minchia, allora sei proprio di una mala razza, una gramigna spuntata solo per infestare lo stato e che lo stato, in quanto patruni e signuri, deve strappare senza pietà”. [+blogger / cit, Francesca Chirico “Arrovescio” ]                 

beppe alla sanità

Ieri Grillo (08/05), i grillini e il movimento a cinque stelle hanno invaso piazza Sanità. Al loro seguito polizia, vigili urbani e webtv, chiusa anche l’arteria principale del rione alle auto. È da tempo che dico di essere un simpatizzante del movimento (anche se non voto), ma ieri qualcosa non mi hanno convinto, ho “annusato” ulteriori discrepanze tra i fini disprezzati e i mezzi per realizzarli. Una cosa che scrivo da diverso tempo è il fatto che i parlamentari sono gli stessi che un tempo dicevano che questa legge elettorale era una mancanza di democrazia, anche se con questa stessa legge sono entrati in parlamento. Chi decide che cosa? La volontà della gente di essere rappresentata non passa né per il partito/movimento, né perché lo decide un soggetto, né per il web.

Ieri la cosa che mi ha più infastidito è stato vedere un comizio uguale a tutti gli altri che in passato ho ascoltato e schifato. Di Maio, Colonnese, Micillo sembravano proprio uguali a quelli che ho visto per molti anni in televisione. L’altra cosa che mi ha sbigottito è stato ascoltare i candidati europarlamentari: tutti insieme non sono stati capaci di dire qualcosa di concreto, di idoneo per quel ruolo che intendono rappresentare. La cosa più “sensata” che ho sentito è stata: ”ho un sogno, voglio cambiare l’Italia”. Poi, in parte, ci ha pensato Grillo... ma è fastidioso ascoltarle da lui e non da quelli che devono andare in parlamento. I candidati all’inizio si sono presentati tutti dicendo: sono laureato/a, (e chi se ne frega!), poi solo retorica assoluta e niente di concreto.  

Urla, inneggiamenti, frasi fatte, risate, strizzate d’occhio, fotografie, tutto uguale, perfettamente uguale a quello che ho già visto e sentito e schifato in passato. Mi aspettavo qualcosa di più concreto da chi per anni ha urlato e difeso l’informazione. Invece anche loro ci hanno inculcato la notizia, la moda, il niente. Ieri alla sanità mi aspettavo dei discorsi politici e non la solita immensa retorica, quella che per anni ha fatto urlare Berlusconi, Fini, Bossi slogan come: “tutti a casa/dietro di noi ci siete voi/noi cambieremo l’europa, l’Italia… ecc”.

Noi del rione queste cose le ascoltiamo da anni. La politica se continua ad essere fatta in questo modo non ha più ragione di esistere, con il tempo cambierà qualcosa e le conseguenze certo non si potranno prevedere. Oggi credo che la cosa più sensata sia non votare. Ho apprezzato Fico quando ha detto che nel rione c’è bisogno di un asilo nido, ma credo che sia poco, troppo poco per un quartiere che conta circa 65mila abitanti. La vera democrazia con questa legge elettorale non esiste, in questo modo è il candidato che si presenta per essere votato mentre dovrebbe essere la gente a proporlo. Ho voglia di votare il fruttivendolo di via Sanità, di essere rappresentato da chi dico io e non da un tizio che dice: “votami, farò qualcosa per Napoli”.

Queste le mie conclusioni: “Vieni a bere un bicchiere di vino”, “Grazie eccellenza”. “Mi devi fare un favore”, “Dite pure barone ai vostri comandi”. “Alle elezioni mi devi dare il tuo voto”, “Ah, no, eccellenza, tutto ma il voto no”. “E perché?”, “Io solo il voto ho. Se lo do a voi a me che mi resta?”. “Ma ti ho pure dato il vino!”, “E voi datemi una bacinella che ve lo restituisco”. [+blogger] - Quest'ultima illuminante conversazione l’ho letta all’inizio del libro di Francesca Chirico dal titolo “Arrovescio” edito da Rubbettino)