un rione ricco di guantai

Negli anni '60 del secolo scorso nel rione Sanità c'erano centinaia di famiglie e migliaia di uomini e donne che lavoravano la pelle per la costruzione di guanti. Il quartiere era un piccolo distretto industriale: a partire da borgo Vergini e su per le vie e i vicoli dei Cristallini, di via Sanità e Santa Maria Antesaecula, Salita Cinesi e Capodimonte, con la via Fontanelle, e su fino al rione Materdei. Intere famiglie dedite al lavoro manuale ricco, minuzioso e difficilissimo. Un'intera fetta di economia campana (nazionale, visto che il 90% delle esportazioni mondiali di guanti venivano costruiti a Napoli), prodotta tramite una pregiata manifattura e, soprattutto, di una eccellente qualità del prodotto. Come una ex-guantaia dichiarava: "N'a vot 'a Sanità 'a mantenevane e guantari", oggi questo complesso ed affascinate lavoro è quasi sparito, anche se rimangono ancora le ultime residue famiglie (guantai da più di 3 generazioni) che nel rione lavorano ancora.
La particolarità di tale lavoro stava nel fatto che famiglie intere tagliavano, cucivano, ricamavano la pelle che poi veniva trasformato in guanti ed esportato in Inghilterra, Germania, Stati Uniti. Il concetto di parentela lavorativa era attraversato da nuclei di solidarietà domestica scissa tra l'economia di sussistenza e un vero e proprio percorso manageriale. Una sola famiglia, come esempio nel rione, la famiglia Fiorillo, facevano lavorare oltre 100 persone alle loro dipendenze, perlopiù familiari e conoscenti che nella cerchia operativa ricoprivano ruoli come tagliatore, ricamatore, cucitrice. Le storie di queste famiglie si alternano attraverso un linguaggio che esprime passione, un linguaggio dialettico come "'e furchett, 'o scollett," un linguaggio nostalgico di momenti passati e di ricordi "sbiaditi" da un mito che ha svuotato l'arte del guantaio attraverso un fantomatico posto statale. La crisi delle esportazioni dovuta soprattutto al sud est asiatico e il già citato posto fisso, hanno contribuito a distruggere questo mestiere, sfaldando maggiormente quello che più di ogni altro caratterizzava la qualità del prodotto: la manifattura. I più bravi guatai del mondo erano (e sono) i napoletani, contesi solo dai francesi. La congiuntura economica sfavorevole aveva costretto moltissime famiglie a ritirarsi dalla produzione di guanti, la concorrenza era troppo alta e costi di produzione esorbitanti per una azienda a conduzione familiare. Erano i rapporti umani, di solidarietà e di passione che univa centinaia di persone strette nei presupposti di lavorare in collaborazione. I guanti, prima di essere consegnati avevano (e hanno) bisogno di almeno 25 passaggi di mano. Le famiglie della Sanità avevano imparato a interagire nell’interesse comune e di un lavoro esclusivamente manuale. Nel momento in cui l’industria attraversava e superava i piccoli mestieri, distruggendo anche l’arte dei guantai, quest’ultimi cessarono di essere inventivi, originali, preziosi e raffinati per incominciare a diventare "qualcosa di altro" nelle loro rappresentazioni. Questo diventare era portato alle estreme conseguenze da chi riteneva possibile che una fantomatica industrializzazione potesse sostituire, in tutto o in parte, la capacità di trasferire la conoscenza attraverso il sapere relazionale e di solidarietà.
Maestri sempre, i guantai sono stati contretti a esautorare un lavoro "che parlava con loro e per loro", delle aspettative così come delle attese, distruggendo quelle residue speranze che ha visto un'intera città vivere per amore di un mestiere che si esprimeva solo a gesti.[+Blogger]

è al colmo la feccia

Carissimi, è con la rabbia in corpo che vi scrivo questa lettera dai bassi di Napoli, dal Rione Sanità nel cuore di quest'estate infuocata. La mia è una rabbia lacerante perché oggi la Menzogna è diventata la Verità. Il mio lamento è così ben espresso da un credente ebreo nel Salmo 12.
Solo falsità l'uno all'altro si dicono:
bocche piene di menzogna,
tutti a nascondere ciò che tramano in cuore.
Come rettili strisciano,
e i più vili emergono,
è al colmo la feccia
.

Quando, dopo Korogocho, ho scelto di vivere a Napoli, non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho alle lotte di Napoli contro le discariche e gli inceneritori. Sono convinto che Napoli è solo la punta dell'iceberg di un problema che ci sommerge tutti. Infatti, se a questo mondo, gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l'11% del mondo consuma l'88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altro quattro come discariche ove buttare i nostri rifiuti. I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare tutto, a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà.
E' stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent'anni a “sversatoio” nazionale dei rifiuti tossici. Infatti esponenti della camorra in combutta con logge massoniche coperte e politici locali, avevano deciso nel 1989, nel ristorante "La Taverna" di Villaricca", di sversare i rifiuti tossici in Campania. Questo perché diventava sempre più difficile seppellire i nostri rifiuti in Somalia. Migliaia di Tir sono arrivati da ogni parte di Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra-Nola-Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Nord di Napoli) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici "bombardano" oggi, in particolare i neonati, con diossine, nanoparticelle che producono tumori, malformazioni , leucemie… Il documentario Biutiful Cauntri esprime bene quanto vi racconto. A cui bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata ai potentati economici-finanziari. Infatti questa regione è stata gestita dal 1994 da 10 commissari straordinari per i rifiuti, scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti. (E' sempre più chiaro, per me, l'intreccio fra politica, potentati economici-finanziari, camorra, logge massoniche coperte e servizi segreti!). In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro, per produrre oltre sette milioni di tonnellate di "ecoballe", che di eco non hanno proprio nulla: sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica che non si possono né incenerire (la Campania è già un disastro ecologico!) né seppellire perché inquinerebbero le falde acquifere. Buona parte di queste ecoballe, accatastate fuori la città di Giugliano, infestano con il loro percolato quelle splendide campagne denominate "Taverna del re".
E così siamo giunti al disastro! Oggi la Campania ha raggiunto gli stessi livelli di tumore del Nord-Est, che però ha fabbriche e lavoro. Noi, senza fabbriche e senza lavoro, per i rifiuti siamo condannati alla stessa sorte. Il nostro non è un disastro ecologico - lo dico con rabbia - ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari. Ne è prova il fatto che Prodi, a governo scaduto, abbia firmato due ordinanze: una che permetteva di bruciare le ecoballe di Giugliano nell'inceneritore di Acerra, l'altra che permetteva di dare il Cip 6 (la bolletta che paghiamo all'Enel per le energie rinnovabili) ai 3 inceneritori della Campania che "trasformano la merda in oro - come dice Guido Viale - quanto più merda , tanto più oro!"
Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto N. 90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone, con la forza militare, di costruire 10 discariche e quattro inceneritori. Se i 4 inceneritori funzionassero, la Campania dovrebbe importare rifiuti da altrove per farli funzionare. Da solo l'inceneritore di Acerra potrebbe bruciare 800.000 tonnellate all'anno! E' chiaro allora che non si vuole fare la raccolta differenziata, perché se venisse fatta seriamente (al 70 %), non ci sarebbe bisogno di quegli inceneritori. E' da 14 anni che non c'è volontà politica di fare la raccolta differenziata. Non sono i napoletani che non la vogliono, ma i politici che la ostacolano perché devono ubbidire ai potentati economici-finanziari promotori degli inceneritori. E tutto questo ci viene imposto con la forza militare vietando ogni resistenza o dissenso, pena la prigione. Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono devastanti. Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i Campani saranno meno uguali, avranno meno dignità sociale - così afferma un recente Appello ai Parlamentari Campani. Ciò che è definito "tossico" altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato "pericoloso" qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria e la magistratura in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti, hanno meno poteri che nel resto d'Italia e i nuovi tribunali speciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare, come altrove accade, i diritti dei Campani".
Davanti a tutto questo, ho diritto ad indignarmi. Per me è una questione etica e morale. Ci devo essere come prete, come missionario. Se lotto contro l'aborto e l'eutanasia, devo esserci nella lotta su tutto questo che costituisce una grande minaccia alla salute dei cittadini campani. Il decreto Berlusconi straccia il diritto alla salute dei cittadini Campani.
Per questo sono andato con tanta indignazione in corpo all'inceneritore di Acerra, a contestare la conferenza stampa di Berlusconi, organizzata nel cuore del Mostro, come lo chiama la gente. Eravamo pochi, forse un centinaio di persone.(La gente di Acerra, dopo le botte del 29 agosto 2004 da parte delle forze dell'ordine, è terrorizzata e ha paura di scendere in campo). Abbiamo tentato di dire il nostro NO a quanto tava accadendo. Abbiamo distribuito alla stampa i volantini : Lutto cittadino. La democrazia è morta ad Acerra. Ne danno il triste annuncio il presidente Berlusconi e il sottosegretario Bertolaso. Nella conferenza stampa (non ci è stato permesso parteciparvi!) Berlusconi ha chiesto scusa alla Fibe per tutto quello che ha "subito" per costruire l'inceneritore ad Acerra! (Ricordo che la Fibe è sotto processo oggi!). Uno schiaffo ai giudici! Bertolaso ha annunciato che aveva firmato il giorno prima l'ordinanza con la Fibe perché finisse i lavori! Poi ha annunciato che avrebbe scelto con trattativa privata, una delle tre o quattro ditte italiane e una straniera, a gestire i rifiuti. Quella italiana sarà quasi certamente la A2A (la multiservizi di Brescia e Milan) e quella straniera è la Veolia, la più grande multinazionale dell'acqua e la seconda al mondo per i rifiuti. Sarà quasi certamente Veolia a papparsi il bocconcino e così, dopo i rifiuti, si papperà anche l'acqua di Napoli. Che vergogna! E' la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba a tutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che la Naomi Klein nel suo libro Shock Economy, chiama appunto l'economia di shock! Lì dove c'è emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali. Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove. (New Orleans dopo Katrina insegna!).
E per farci digerire questa pillola amara, O' Sistema ci invierà un migliaio di volontari per aiutare gli imbecilli dei napoletani a fare la raccolta differenziata, un migliaio di alpini per sostenere l'operazione e trecento psicologi per oleare questa operazione! Ma a che punto siamo arrivati in questo paese!? Mi indigno profondamente! E proclamo la mia solidarietà a questo popolo massacrato! "Padre Alex e i suoi fratelli" era scritto in una fotografia apparsa su Tempi (inserto di La Repubblica). Sì, sono fiero di essere a Napoli in questo momento così tragico con i miei fratelli (e sorelle) di Savignano Irpino, espropriati del loro terreno seminato a novembre, con i miei fratelli di Chiaiano, costretti ad accedere nelle proprie abitazioni con un pass perchè sotto sorveglianza militare.
Per questo, con i comitati come Allarme Rifiuti Tossici, con le reti come Lilliput e con tanti gruppi,continueremo a resistere in Campania. Non ci arrenderemo. Vi chiedo di condividere questa rabbia, questa collera contro un Sistema economico-finanziario che ammazza ed uccide non solo i poveri del Sud del mondo, ma anche i poveri nel cuore dell'Impero. Trovo conforto nelle parole del grande resistente contro Hitler, il pastore luterano danese, Kaj Munk ucciso dai nazisti nel 1944. Qual è dunque il compito del predicatore oggi? Dovrei rispondere: fede, speranza e carità. Sembra una bella risposta. Ma vorrei dire piuttosto: coraggio. Ma no, neppure questo è abbastanza provocatorio per costituire l'intera verità... Il nostro compito oggi è la temerarietà. Perchè ciò di cui come Chiesa manchiamo non è certamente né di psicologia né di letteratura. Quello che a noi manca è una santa collera. Davanti alla Menzogna che furoreggia in questa regione campana, non ci resta che una santa collera. Una collera che vorrei vedere nei miei concittadini, ma anche nella mia Chiesa. I simboli della Chiesa Cristiana sono sempre stati il leone, l'agnello, la colomba e il pesce - diceva sempre Kaj Munk - ma mai il camaleonte. Vi scrivo questo al ritorno della manifestazione tenutasi nelle strade di Chiaiano, contro l'occupazione militare della cava. Invece di aspettare il giudizio dei tecnici sull'idoneità della cava, Bertolaso ha inviato l'esercito per occuparla. La gente di Chiaiano si sente raggirata, abbandonata e tradita. Non abbandonateci. E' questione di vita o di morte per tutti. E' con tanta rabbia che ve lo scrivo. Resistiamo! [alex zanotelli]

il supermercato si farà

Sembra che qualcuno ci stia prendendo per i fondelli. Ma del resto la gente del rione ci è abituata. In questi ultimi giorni (settimane, mesi) abbiamo sentito di riunioni e accordi che avrebbero fatto il proprietario dell'ex-cinema Felix e il Comune di Napoli per fare in modo che al posto del supermercato nasca un teatro oppure un asilo nido, un centro sociale o uno sportello per disabili, un centro d'accoglienza polifunzionale oppure qualche altra struttura che abbia respiro sociale. L'ennesima menzogna detta alla gente che "non conta nulla". La foto di cui sopra del resto parla chiaro: la struttura è pronta per ospitare gli scaffali e i frigoriferi dell'ultimo centro alla moda per poveri derelitti che, in un supermercato di ultima generazione, sanno sempre cosa e dove andare a rubare. Questa volta non crediamo sia tutta colpa del proprietario, che del resto fa gli interessi degli imprenditori, ma di una amministrazione (sembra retorico dirlo) incapace di guardare al di là del proprio naso e della propria inciviltà. Quello che vorremmo gridare ai mass media è quella inaccettabile forma (atteggiamento e comportamento), mostrata da alcuni personaggi del mondo politico, nei confronti dei propri elettori. Cosa ci dicono gli assessori Giulio Ricco e Corrado Gabriele? Cosa hanno concluso? Le proposte del comune sono state fatte al proprietario dell'ex-cinema Felix? Noi, la gente del rione, i piccoli commercianti, abbiamo il diritto di sapere. Il problema che vorremmo esporre ai media, pronti a condannare il quartiere di retrograda inciviltà, è la mancanza di rispetto, di contegno, di morale che le istituzioni hanno nei confronti del rione Sanità e della sua gente. La differenza è sottile ma non passa inosservata. La gente del rione va a protestare sotto palazzo San Giacomo o della Regione Campania ottenendo, se qualche piccola televisione locale si insidia tra i protestanti, un incontro per strada con il primo responsabile di turno che sentenzia risposte risolutive, vaghe, alternative o mezze verità. Il processo continua fino a quando le acque non si calmano e una banale scusa, spesso quest'ultima non viene neanche menzionata, fa inceppare il meccanismo della [non]promessa. Gli assessori, i politicanti, quelli che in campagna elettorale voglio per forza il voto pagando puntualmente la bolletta della luce o del gas o del telefono, credono che gli affari del quartiere si possono barattare alla stregua di un semplice scambio d’onore… bèh, a noi tutto questo ci fa schifo! Giocare sull’ingenuità della gente è ripugnante e innesta tutta una serie di meccanismi “virtuosi” che portano all’autodifesa e all’espropriazione. Quello che non possiamo né vogliamo sopportare è quell’atteggiamento del “mo vec’io” (me lo vedo io), tipico atteggiamento da mezze cartucce in un sistema che accondiscende regolarmente per poi lasciare tutto così com’è (e com’era). Mo vec’io può provocare, da parte di chi ascolta, quella fiducia che è la base della solidarietà umana e di rapporti col prossimo costruiti sulla efficienza e sulla correttezza. Quando la parola data viene meno (e la Campania, Napoli, il rione Sanità ne sanno qualcosa), e la fiducia riposta nella speranza è disattesa le prerogative sfociano in delusioni e la delusione in rassegnazione. Qualche giornalista l’ha definito l’inciucio, usando un termine guarda caso napoletano. Vogliamo solo comunicare a chi di competenza che questi brutti e sporchi giochetti da prestigiatori di circo non possono più essere tollerati; anche noi abbiamo abbastanza intelletto per essere cittadini di un rione, persone di un quartiere etichetta di un luogo “anomico” è insensato. La politica del mo vec’io è obsoleta come del resto molte mentalità che parlano un italiano stentato e facile: sarebbe meglio se si esprimessero un po’ di più in napoletano. E’ inaccettabile che migliaia di lavoratori e casalinghe siano presi così barbaramente in giro, è un offesa al giudizio dell’intelligente e della sensibilità. Ma è soprattutto un’offesa all’umanità che del resto non ha mezzi termini per definire questo un oltraggio perpetrato dai civili nei confronti degli incivili.[+Blogger]

azione non violenta

Sono circa 3 anni che il parco san Gennaro dei Poveri, oggi parco Rita Parisi, è chiuso alla gente del quartiere Sanità. Più di 1milione e 500mila euro è costato al Comune senza poterlo sfruttare adeguatamente. Un parco con un potenziale campo di calcetto, giochi per bambini, area anziani, spazi larghi con verde e alberi. E’ solo grazie ad una azione non violenta (intervento popolare) di tutta la Sanità che un pomeriggio, del 2 Maggio 2008, il luogo è stato aperto al pubblico. Per prima cosa la gente lo ha ripulito: persone munite di scope, palette, panni umidi per la polvere ecc, hanno risistemato tutta l’area. In secondo luogo è stato stabilito che, a turno, ognuno avrà il compito di aprire e chiudere il cancello d’ingresso. Il giorno dopo una delegazione è stata ricevute dall’assessore all’ambiente Nasti per formalizzare l’avvenuta apertura del parco. Dopo qualche settimana è stato consegnato all’assessore un libro bianco, esposto nel parco nei i giorni precedenti alla consegna, con le intenzioni e i suggerimenti della gente del rione, che conteneva molte proposte per migliorare la qualità dei servizi e la sua gestione. Nonostante alcuni tiri franchi che politici di turno volevano infliggere alla persone del quartiere, attribuendosi la paternità di tale azione, l’assemblea popolare ha deciso di organizzare all’interno della struttura lezioni di compostaggio, di differenziata, animazione per bambini e adulti, e la proiezione di alcuni film all’aperto ecc, ecc.
Primo grande intervento della gente che, in nome di una qualcosa di utile che potesse servire al quartiere, costato d’altronde molti soldi, ha sentito la cosa pubblica un bene comune da condividere e sfruttare con la dovuta efficienza. Ma questo è solo uno dei tanti moti che le persone del rione stanno avviando per il recupero del quartiere, delle sua aree, della sua storia e tradizione. Alcune persone (associazione I CARE del rione esperte in materia sottosottosuolo), stanno cercando di parlare con l’assessore Nugnes per la questione Cimitero delle Fontanelle.
Molti si battono per fare in modo che l’ennesimo supermercato non apra in via Sanità. Come da comunicato: “Viva attesa nel rione Sanità per il vertice di domani sera, 1° luglio, alle ore 20,00 presso l’assessorato comunale alle politiche sociali: nel corso dell’incontro l’assessore al ramo, Giulio Riccio, presenterà alla “Rete della Sanità” e al “Centro Commerciale Vergini-Sanità” il progetto, scaturito da una consultazione popolare nel quartiere, dei servizi socio-formativi (probabilmente l’asilo-nido, la ludoteca, un centro di formazione professionale e/o uno sportello-lavoro, un centro di socializzazione per anziani) che andrebbero a sostituire il progettato supermercato a tre piani contestato da una lunga, ininterrotta mobilitazione della cittadinanza del popoloso quartiere di Napoli: siamo alla vigilia di un risultato utile in assenza del quale la mobilitazione andrà a una intensificazione ulteriore”.
E ancora ci battiamo per l’Educandato di via Miracoli (uno stabile di 16mila metri quadri con 250 stanze), chiedendo con forza che vengano riammesse di nuovo sia la scuola elementare che quella media. Nel rione non c'è scuola media inferiore né un asilo nido; ci battiamo per la restituzione della biblioteca (scuola Andrea Anguilli), per l’apertura di un centro polisportivo di accoglienza per gli immigrati e di aggregazione per i giovani. Un territorio largo 5 km quadrati, circa 70mila abitanti, un unico ufficio postale largo poco più di 15mq ci sembra veramente poco. Abbiamo discusso con carabinieri e polizia per un azione pacifica e di controllo nel quartiere, cercando di parlare con tutti e accettando qualsiasi iniziativa e proposta. Tutti possono partecipare ogni martedì alle ore 18,30 nel parco Rita Parisi di via San Gennaro dei Poveri, scrivendo in questo blog e leggendo il sito http://www.rionesanita.org/: ogni consiglio, idea, suggerimento sono donati a tutti attraverso quello che abbiamo definito i moti spontanei del rione Sanità. [+Blogger, Mauro ‘O Romano]