san severo il rockettaro

Ho notato che l’altro ieri nella basilica di san Severo è stato inaugurato uno studio di registrazione musicale, studio posto quasi sull’altare maggiore alla sinistra di Cristo (quest’ultimo l’ho appreso  da fonti giornalistiche). Non per criticare, figuriamoci, ma cosa c’entra uno studio di registrazione in una basilica del 1600?

Senza nulla togliere a chi ha avuto quest’ idea, una cosa proprio non riesco a capire e spero che presto mi venga spiegata. Spesso le cose che si fanno, e che fa la chiesa nel rione, le attribuisce alla continuità. La continuità è rappresentata dal vecchio parroco, Giuseppe Rassello, morto diversi anni fa. Già gli è stata intitolata una biblioteca nella basilica di S. M. della Sanità... ma quelli sono tutti libri suoi.

Ricordo benissimo che padre Giuseppe non voleva neanche sentire parlare di messa suonata con la chitarra, figuriamoci uno studio di registrazione nella basilica di san Severo. Quest’ultima, in verità, era un vero tesoro per il vecchio parroco tanto più che scrisse un libro su di essa.

Un sondaggio fatto pochi anni fa sancì una vittoria netta di un asilo nido nel rione. La gente, e soprattutto le mamme, erano entusiaste di poter dedicarsi qualche ora in più al lavoro senza eccessive preoccupazioni. Sarebbe una vera rivoluzione se qualche volta chiedessimo ai cittadini del rione di cosa hanno realmente bisogno? [+blogger]          

lavori in corso

Un po’ di informazioni in funzione di quello che nel rione si fa tutt’ora, con una più o meno buona riuscita. (Ultima proposta solo per ordine cronologico: wifi libera a piazza sanità).

Quello attivo e in cantiere. Attenta collaborazione con l’Asia per la raccolta differenziata porta a porta. Scuola d’italiano per gli immigrati fatta esclusivamente da volontari (la scuola raccoglie circa 200 studenti e 30 insegnanti). Microcredito per favorire i piccoli commercianti, nuovi e “usati”. Volontari e medici che cercano di aiutare l’ospedale San Gennaro (discorso da approfondire in separata sede). Parco San Gennaro: quasi un ettaro di terra, con capetto di calcio, zona bocce, giochi per i bambini ecc ecc… ripensando alla sua riapertura. Viabilità e collaborazione con le forze dell’ordine per un controllo pacifico del territorio. Zona mercato via Vergini, un mercato per tutti. Orto pubblico alla via serbatoio alla Scudillo. Ripensando alla riapertura di salita Scudillo. Intesa per l’apertura del museo Totò, per la gestione del cimitero delle fontanelle…. Attenta collaborazione con gli “alcolisti anonimi e con gli ex giocatori d’azzardo. Intervento nelle scuole del rione, sia quella elementare che media inferiore e superiore. Monitoraggio sull’Educandato di via Miracoli. Progettando il TuttoGratis e un last minute alimentare.

Sicuramente avrò dimenticato qualcosa, anzi, è così, lascio a voi nei commenti ricordare altro e soprattutto quello che in questi anni si è fatto nella totale anonimità. Ma soprattutto quello che preme è sapere chi e cosa desiderano i cittadini nell’immediato così come nel futuro. Le differenze, quelle che etichettano, sono semplici e  stupide elucubrazioni della mente umana. Le passioni, i desideri, le sofferenze, le fatiche, le nostalgie hanno tutte qualcosa in comune. La sostanza non cambia le cose, è la forma che la contamina. [+blogger]

miracolo di san gennaro?

Qualche settimana fa c’è stato un incontro tra il comitato per la riapertura del parco san Gennaro e una delegazione composta dall’assessore all’ambiente, diversi assessori alla municipalità, architetti e agronomi. Si è deciso di aprire un percorso che coinvolga le associazioni del rione e la possibilità della riapertura a breve del parco chiuso ormai da diversi mesi. 

Il comitato ha richiesto guardiani specializzati, la ripulitura dei giardini e la riqualificazione del manufatto. Sarà convocata a breve una assemblea tra comune, municipalità e associazioni. Inizia un percorso Progetto partecipato. Prima fase la ripulitura e la messa in sicurezza del manufatto.

E’ inutile ribadire che il parco San Gennaro nel 2008 è stato aperto dai cittadini dopo che il Comune aveva speso circa 1milione e mezzo di euro. Una delle prime forme di riappropriazione degli spazi pubblici con una cinquantina di persona munite di scope e palette, buon senso e la capacità di gestirlo, senza l’aiuto delle istituzioni, per circa 2 anni. All’interno un campetto di calcio, giochi per i bambini, una compostiera, un struttura in pietra, bagni ecc ecc. [+blogger]   

calcio in libertà


la finale del torneo

Sabato 19 maggio al campetto di Capodimonte è stata giocata l’ultima partita del torneo organizzato dalla scuola d’immigrati Samb e Diop. La finale è stata vinta dall’ItaliaSanità sui calci di rigore dopo che la partita, allo scadere, è finita 5 a 5.  Il  3° e 4° posto si è disputata invece il giorno 13: ha vinto invece l’Africa2 contro lo Sri Lanka per 6 a 3. La premiazione, un piccolo discorso, una piccola festa… adesso ci prepariamo per gli esami finali, c’è chi deve sostenere quello di terza media e chi quello di attestato rilasciato dall’Università di Siena.

Tra qualche giorno posterò su questo blog alcune immagini delle partite, piene di agonismo e di buon senso, qualche momento di tensione, come normale nel calcio, per il resto divertimento, incitazione, tifo e solidarietà. La scuola ha intenzione di organizzare altro, così come avviene per l’integrazione al contrario, (siamo noi professori che impariamo la loro lingua), un modo per insegnare l’italiano in pieno rispetto, con la consapevolezza di aiutare, di confrontare, di “restituire”.

Il ringraziamento va a tutti, chi ha partecipato, chi è venuto solo a tifare, chi ha assistito con passione, chi ha agito e aderito con e per l’iniziativa. Non c’è molto da dire ancora. Una sola cosa tengo a sottolineare. Il torneo si è svolto senza regole precise, chi veniva sul campo giocava anche se non aveva partecipato alle altre partite precedenti. La finale ha contato circa 15 giocatori italiani, anche se la squadra iniziale era formata da 7 persone. Nella totale “anarchia” anche gli africani hanno schierato in capo i più bravi, qualcuno che aveva giocato la finale del 3° e 4° posto si è "intromesso" nella totale disponibilità che continua… [+blogger]   

azione alla via vergini

Credo che sia la prima volta che un’auto della polizia municipale sosti per un’intera settimana a via Vergini. L’azione anticipata è quella di non permettere i commercianti, senza licenza, di depositare fuori frigoriferi, scarpe, ombrelli e bancarelle di ogni genere. Praticamente nessuno adesso ha il permesso che in verità non è stato più rinnovato dall’amministrazione.

Solo tre ambulanti con regolare licenza espongono adesso la loro merce, mentre gli “abusivi” rivendicano la loro giusta causa: “questo è un mercato, e come tutti i mercati la gente compara all’esterno”. Certo quest’ultimo è pur sempre una cosa caratteristica che non deve perdere la sua identità, ma lo spazio che per camminare, per fare in modo che una persona con la carrozzella possa circolare liberamente è sì cosa degna di nota.

Se il problema va risolto (speriamo bene), allora le prossime azioni devono essere il parcheggio selvaggio, il senso unico che viene sempre scambiato per doppio senso, gli schiamazzi notturni, che in estate soprattutto, per chi abita alla via arena e via sanità, è uno problema costante e quasi irrisolvibile.

Ma il rione sanità è un rione, è un quartiere che si identifica come quartiere, è un luogo identico ad un altro luogo, è un posto dei posti che preventivamente disarma e accoglie. Ci vuole poco per cambiare e fargli cambiare idea. Un esempio: è bastato un piccolissimo manifesto distribuito a tutti i commercianti che indica in che modo ordinare, piegare  e raccogliere i cartoni: attualmente siamo quasi all’80%. [+blogger]    

accendiamo i riflettori

Più di 400 servizi sulle nozze di William e Kate, 91 sul matrimonio di Alberto di Monaco e solo 41 sull’emergenza nutrizionale nel Corno d’Africa. Sono i dati del rapporto “Le crisi umanitarie dimenticate dai media, 2011” (Marsilio Editori) realizzato per l’ottavo anno da Medici senza frontiere (Msf) in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia.

Per il 2011, Msf ha deciso di porre l’attenzione su come i telegiornali italiani hanno trattato il tema dell’immigrazione in seguito alle rivolte esplose in Tunisia, Egitto e Libia. E poi ha seguito altri due fronti di crisi: le “crisi sanitarie” (come la malnutrizione in Somalia, la diffusione dell’hiv/aids e le malattie tropicali dimenticate) e le “crisi umanitarie” su cui i riflettori dei mezzi d’informazione italiani si sono accesi solo parzialmente (Costa d’Avorio, Sudan e Sud Sudan, Bahrein, Repubblica Democratica del Congo).
L’Osservatorio di Pavia ha analizzato lo spazio dedicato dalle edizioni serali dei tg Rai, Mediaset e La7 alle crisi selezionate da Msf. Nel 2011, i telegiornali hanno dedicato circa il 10 per cento del totale dei servizi a contesti di crisi, a conflitti e a emergenze umanitarie e sanitarie, e tra questi spiccano naturalmente le rivolte della primavera araba (Libia in primis) e il terremoto in Giappone. E questo spiega l’incremento rispetto al 6 per cento del 2009.
Per la prima volta, Msf ha deciso inoltre di far monitorare come e quanto i tg italiani hanno raccontato l’arrivo in Italia dei migranti in fuga. A questo tema nel 2011 sono state dedicate 1.391 notizie e, anche se non si tratta di una crisi dimenticata, preoccupa il modo in cui è stata rappresentata. Analizzando gli sbarchi in alcune settimane campione, il termine “emergenza” risulta il più diffuso per comunicare il contenuto della notizia, mentre le condizioni medico-sanitarie dei migranti non sono quasi mai il focus centrale della narrazione.
“Il dato più sconcertante è che in questi servizi è praticamente assente la voce dei migranti”, sottolinea Kostas Moschochoritis, direttore generale Msf Italia. “I protagonisti a cui è data voce sono nel 65 per cento dei casi i politici, tra governo e amministrazioni locali. Alle testimonianze dei migranti è stato riservato solo il 14 per cento dello spazio; il 12 per cento alle comunità locali e il 10 per cento alle realtà impegnate nella gestione del fenomeno”, come forze dell’ordine, esponenti religiosi, società civile, organizzazioni. Nelle immagini, inoltre, i bambini che approdano sulle coste italiane sono mostrati in video senza nasconderne il volto.
In tempi di informazione globale, nel 2011 sono stati solo cinque i servizi dedicati alla Repubblica Democratica del Congo (Rdc), 10 alla Costa d’Avorio, 14 quelli sull’hiv/aids, zero quelli sulle malattie tropicali rare che colpiscono la popolazione dei paesi in via di sviluppo. Resta in ombra anche il Bahrein, con solo 24 notizie. All’emergenza nutrizionale nel Corno d’Africa sono state dedicate 41 notizie e 44 al Sudan. Il totale dello spazio dato a tutte queste crisi insieme resta comunque lontano dalle 413 notizie dedicate invece alle nozze reali di William e Kate. Il matrimonio di Alberto di Monaco si è invece guadagnato “solo” 91 servizi.
Di aids, in generale, si è parlato soprattutto in relazione ai viaggi del papa e, a differenza di altri anni, nessuno dei tg ha dedicato una notizia alla pandemia in occasione della giornata mondiale (1 dicembre). L’aids è ormai invisibile. E, altrettanto drammaticamente, viene ignorata la crisi del Fondo globale per la lotta contro aids, tubercolosi e malaria, che avrà effetti devastanti: con l’annullamento dell’ultima tornata di finanziamenti (il Round 11), fino al 2014 non sarà possibile aumentare il numero di pazienti in cura. La “nostra” influenza stagionale è stata invece abbondantemente coperta dai tg con 92 servizi.
“Non siamo sicuri che le parole siano in grado di salvare vite, ma sappiamo con certezza che il silenzio può uccidere. Per questa ragione continuiamo a stimolare i media a parlare delle crisi umanitarie. In questo nuovo rapporto, tra le varie crisi che hanno determinato la primavera araba, abbiamo voluto accendere un riflettore sul Bahrein, crisi pressoché ignorata dai media, ma gravissima ed esemplare dal punto di vista della manipolazione dell’assistenza medica come strumento di identificazione e arresto dei dimostranti”, dichiara Kostas Moschochoritis.
Il caso del Bahrein è emblematico: in ben sette servizi dei 24 totali, si parla del paese solo in relazione al gran premio di Formula 1. Ancora oggi in Bahrein l’accesso alle cure è un problema, e i pazienti continuano a evitare di rivolgersi agli ospedali pubblici per farsi curare, a causa della discriminazione percepita e dei maltrattamenti. Msf chiede di poter tornare in Bahrain dove da marzo non è più autorizzata a entrare.
Ma è la condizione dei profughi dal Mali fuggiti in Burkina Faso, Mauritania e Niger la crisi su cui oggi Msf chiede di accendere i riflettori. “Il Burkina Faso è, dopo la Mauritania, il paese con il più alto numero di profughi in fuga dal Mali dove fornire assistenza medica è estremamente difficile e i maliani continuano ad arrivare ogni giorno mentre gli aiuti internazionali sono lenti e insufficienti. Chiediamo ai mezzi d’informazione italiani di accendere i riflettori su quest’area dimenticata, colpita pesantemente dalla siccità e dall’insicurezza alimentare”, aggiunge Kostas Moschochoritis.
Msf oltre al rapporto, lancia in questi giorni la nuova applicazione gratuita per Android e iPhone: “Msf. Senza mai restare a guardare”, che ha l’obiettivo di aggiornare gli utenti sulle sfide e l’impegno di Msf in difesa delle popolazioni più vulnerabili. [fonte: internazionale.it] 

semifinale e finale

Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l’amara luce. Il compagno in ginocchio che l’induce con parole e con mano, a rilevarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi. La folla - unita ebbrezza - per trabocchi nel campo. Intorno al vincitore stanno, al suo collo si gettano i fratelli. Pochi momenti come questo belli, a quanti l’odio consuma e l’amore, è dato, sotto il cielo, di vedere. Presso la rete inviolata il portiere -  l’altro - è rimasto. Ma non la sua anima, con la persona vi è rimasta sola. La sua gioia si fa una capriola, si fa baci che manda di lontano. Della festa - egli dice - anch’io son parte.

Così scriveva  Umberto Saba negli anni ‘40 rapito dal gioco del calcio, cogliendo emozioni, attimi di gioia e  tristezza, ma anche di affratellamento in tempi  così difficili e pieni di odio  come quelli dell’Italia del’epoca. Posso dirvi che nel corso dei  primi 2 incontri del torneo interculturale organizzato dalla scuola “SAMB e DIOP”, mi è tornata alla mente questa poesia studiata molti anni fa sui banchi del Liceo. Il gioco del calcio, che ormai da tempo non mi emoziona più, è riuscito a farmi  ancora provare tanti  sentimenti attraverso lo spettacolo  offerto di sano agonismo, di lealtà  e di  voglia di correre e  giocare per il solo gusto di farlo…

Gli africani mi sono sembrati molto bravi tecnicamente e individualmente e a volte mi sembravano danzare … gli srilankesi, contrariamente alle previsioni, sembravano per contro  molto compatti e affratellati, anche se a volte inconcludenti. Gli italo- napoletani li ho visti bravi e molto opportunisti nel gioco. Tutti però sono stati molto leali e pronti ad aiutare l’altro, anche l’avversario, se in difficoltà. Momenti poetici li, a volerli cogliere, ce ne sono stati molti, come quelli prima dell’incontro  quando Babikar (l’allenatore) prende i suoi e, come il pifferaio magico, li porta  agli esercizi muscolari preliminari sul campo ancora vuoto o come quelli, durante l’incontro, di  gioia esultante  degli italo- napoletani dopo il goal o di generosità  e impegno degli srilankesi che corrono senza sosta e si  aiutano a vicenda. La cosa più bella però  è che il pubblico, al contrario di quello che avviene sugli spalti, tifa tutto  sempre per chi sta perdendo….

Se avete desiderio di provare anche voi belle emozioni venite ad assistere alle prossime  partite al campetto del seminario arcivescovile di Capodimonte. I prossimi incontri sono:
Domenica 13 maggio ore 10 Africa 2 - Sri lanka, finale per il 3° e il 4° posto  - Sabato 19 maggio ore 17 Africa 1 – Italia, finale per il 1° e 2° posto  - Vi aspetto. [Gennaro Sanniola]

Foto della seconda partita: Sri Lanka - Italia Sanità








nadia e said


attuale monografia del rione

Il rione sanità non è mai stato così tanto raccontato come in quest’anno. Il 2012 ha “sfornato” scrittori e giornalisti, così come una Municipalità più attenta e un Comune pronto alle esigenze del quartiere, anche l’Asia sta facendo la sua parte. Così sono nati diversi libri, articoloni di giornale, rubriche ansa ecc. ecc., tutte sul rione, che nel bene e nel male parlano cercando di spiegare, se pur a volte con etichette e stereotipi di altri tempi. Tutti sembrano avere un concetto ben radicato in mente, l’identità del luogo.

L’identità è un discorso che merita un approfondimento, così come i molti scritti, a volte vere e proprie storture senza discernimento. L’ultima arrivata è una “monografia” digitale che potete trovare a questo indirizzo, una sorta di intervista al quartiere, qualcosa che mette in luce le differenze tra un B&B di lusso con un fabbrica a nero di scarpe che lavora per le grandi marche; così come l’artigiano guantaio si confronta con il blog del quartiere; e la religione fa i conti con l’economia e con il volontariato.

Un aspetto nuovo, criticabile, come del resto fanno moltissime persone che leggono questo blog. In ogni caso, tutti si dimenticano della storia, ma del resto è così lunga e complessa che una distrazione è “lungimirante”. Il rione è operaio, il rione è artigiano, il rione è resistenza fatta con le barricate alle via cristallini per cacciare i “fetentoni” tedeschi. Chi sa perché questo nessuno se lo ricorda mai. Il ghetto invece è attualità e ciò che fa “audience” non deve essere trascurato.

Comunque ringrazio l’autore giornalista che ha saputo raccontare senza (o in parte) trascendere il suo punto di vista. Antonio Siragusa in pochi mesi di ricerca sul campo ha saputo fare quello che decine e decine di persone che abitano nel rione o che dicono di studiare il quartiere non hanno mai fatto e forse non se lo sognano affatto: raccontare la dignità senza fronzoli. [+blogger]   

festa multiculturale


riaprire il parco