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11° non abbandonare l'ospedale



senza partito politico

Unico nello scenario della riforma assistenziale, che nel tentativo di risanare i conti pubblici, ha chiuso definitivamente l'ospedale san GENNARO DEI POVERI. 

occupazione pacifica

Occupazione pacifica giovedì scorso nell’ospedale san Gennaro, barricato all’ultimo piano, con i volontari della rete del rione Sanità e alcuni ragazzi di Insurgencia, padre Alex Zanotelli non vuol saperne di scendere a patti.  Quello che si può definire l’ultimo atto di una gestione sconcertante, prima del pronto soccorso e in seguito di tutti i suoi reparti, sta di fatto che 150 mila abitanti e un quartiere a rischio rimangono sprovvisti di un pronto intervento. Il quartiere protesta da più di sette anni: le argomentazioni sono tante, le spiegazioni a riguardo pochissime. Perché avete chiuso il pronto soccorso, questo è un rione dove si spara un  giorno si e un giorno no? Perché chiudere il reparto di maternità che funziona benissimo ed è stato restaurato da poco? Ci dicono “esiste nelle vicinanze al primo policlinico”. Giusto in teoria. Quest’ultimo (che è anche pronto soccorso), si trova esattamente dietro la scuola Salvator Rosa, che per arrivarci ti scontri di continuo con un cumulo di auto parcheggiate; subito dopo una curva a U, rampe Maria Longo, che per farla bisogna essere un pilota di formula uno, poi lo slargo antistante occupato di continuo, e una sala d’attesa che al massimo può ospitare 6 persone (questo è il numero di sedie che si trovano all’interno). Per contro i reparti sono nuovissimi, così come nuovissimo è il nido. Ma perché comprare incubatrici, cullette, imbiancare muri, mettere porte, finestre, letti, ecc.. quando all’ospedale tutto questo san Gennaro già c’è? Sia Piazza San Gennaro, sia l’ingresso del nosocomio sono 500 volte più grandi e più comode di Largo Madonna delle Grazie.  Un perché a tutto questo non ci è mai stato dato.

Il rione san Gennaro ospita circa 3000 famiglie, questeultime sarebbero spacciate se avessero bisogno di cure velocissime. Via san Vincenzo, unica strada per uscire, è strettissima e per di più sempre intasata. Anche quando abbiamo posto quest’ultima argomentazione non ci sono state date risposte. Insomma una questione che noi cittadini del rione Sanità non intendiamo lasciar perdere, ecco perché faremo ancora  proteste pacifiche. Noi non tifiamo per quel partito politico, la nostre è una semplice drammatica verità. Un insieme di gente in un moto spontaneo che non interessa ai media, eppure se parlassero di questa nuova linfa energetica in qualche modo le sorti del quartiere cambierebbero. Iniziamo a cambiare linguaggio, iniziamo a capire che una minoranza criminale non costituisce la storia del luogo, non si sostituisce alle migliaia di famiglie operaie e artigiane, non determina il tessuto sociale. Dico sempre le stesse cose, ma quando abbiamo posto determinate sacrosanti ragioni, quando gente che non ha nessun interesse se non quello di difendere la salute pubblica, quando migliaia di persone firmano, protestano, occupano senza chi per competenza e responsabilità ascolti, dialoghi, si prenda carico di un barlume di speranza e di rivendicazioni, beh allora tutto questo se non è paradossale almeno è sinonimo di totale indifferenza. Ed è questa affermazione che crea più dolori. Se tutto questo potesse girare in un circuito virtuoso? Se si riuscisse a capovolgere l’indifferenza?  Se l’eroe di turno morisse continuamente? Da solo e senza l’aiuto delle Istituzioni il rione sta uscendo dal suo anonimato. Questo è uno smacco per la politica, a Napoli si dice è n’u scuorne! [+blogger]

san gennaro balla

Chiusura definitiva o riconversione? Ormai da anni assistiamo ad affermazioni e smentite sulla fine o sulla sua riutilizzazione: l’ospedale popolare, come l’abbiamo battezzato, è al centro di una disputa tra vertici aziendali e  politici, a scapito della gente e del buon senso. Gli articoli giornalistici contraddittori non ci aiutano né ci chiariscono le idee.
Oggi per caso mi trovavo nell’ufficio prenotazioni (CUP) della struttura, per una colonscopia bisogna aspettare il nuovo anno. Ormai molte persone non si curano, l’ospedale san Gennaro è l’unico del centro storico che chiuderà definitivamente.

È stato fatto un piano di riconversione da parte dei lavoratori, delle proposte di riqualificazione ma sembra che fino ad ora nessuna risposta è stata data, soltanto due righe sul piano ospedaliero regionale.  Le persone esigono una riscontro immediato sul futuro della struttura.  Mi chiedo: ma questa benedetta responsabilità di chi è?  

la gori mi chiede 200€

La società che gestisce l'acqua in molti paesi vesuviani mi chiede 200 euro di multa e, se non provvedo, ci sono gravi conseguenze per me e per la mia famiglia. La GORI S.p.a. si permette il lusso di non pagare alla regione Campania 100 milionidieuro, cifra che avrebbe dovuto pagare già nel 2013. L’avvocato che mi ha contattato mi ha detto: “lo sa che le possiamo staccare l’acqua”?, e io gli ho risposto: “vero”?! Oggi (2-6-2016), su la repubblica c’è scritto a riguardo della Gori S.p.a. che si indaga su le manutenzioni degli impiantie i costi di depurazione. Un danno erarialeipotizzato di ben 500 milioni di euro…Eppure nel 2009, quindi tra il 2005 e il 2013, scattarono aumenti tariffari proprio per consentire al gestore diinvestire nella rete e ridurre le perdite…


Pazzesco. Ragioniamo per assurdo. Se al referendum del 2011 avesse vinto il no, oggi l’acqua costerebbe quanto ce la fanno pagare, una cifra maggiorata di costi di gestione inesistenti. Oggi io pago per bere e per far bere mia figlia di tre anni, un costo quadruplicato; e per un ammanco che non mi spiegano, dopo diverse segnalazioni e mail certificate che ho inviato, mi sento dire che "mi riducono la fornitura idrica". Questo giochetto di una società per metà pubblica e per metà privata ha permesso di raggirare un referendum sacrosanto con oltre il novanta per cento di voti a favore per l’acqua pubblica. La soluzione?, più facile di quella che sembra: non pagare. E' il modo più efficace per delegittimarla. [+blogger]   

la sorte di un codice rosso

La chiusura degli ospedali napoletani è uno scandalo che non ha proporzioni di condanna, ecco perché nessuno ne parla; chi vela argomentazioni con giustificazioni parossistiche discolpa la propria incapacità a gestire la cosa pubblica. Questa doppia differenza è sempre più sottile e si fonda nella consuetudine di un ordine che non ha più identità. Sempre più fino è il filo che interseca la politica e gente, doppia iconoclasta aberrazione che ormai travalica l’intelligenza. L’ultimo tassello con i circa 500mila bambini del centro storico, ospedale efficientissimo l’Annunziata, pronto intervento pediatrico chiuso senza ragioni. Perché Prima il San Gennaro, L’Ascalesi, il CTO la stessa Annunziata avevano tutti un pronto soccorso?

L’amministrazione napoletana, e Napoli che negli ultimi anni ha visto un aumento spropositato di turisti, non ultimo la paralisi critica della viabilità dovuto all’evento di Dolce e Gabbana, con il traffico automobilistico per inaccessibilità o intasamento programmato, sposta in un unico punto tutti i codici rossi della città?!. Interi luoghi isolati dalla mancanza di soccorso, uno su tutti il rione San Gennaro nel quartiere Sanità. La piazza san Gennaro e le vie e i vicoli limitrofi, salita Scudillo e via san Vicenzo, salita Principi e rampe S.G. dei Poveri: la gente che vi abita è spacciata nel momento in cui ha bisogno di soccorso. Da questi punti del rione non ci sono vie di fuga, l'unica strada è strettissima, e per superarla significa affrontate sempre il traffico di salita Sanità. Per chi conosce la zona sa di cosa parlo: traffico a tutte le ore a partire dalla via s. Teresa degli Scalzi, così come il parcheggio selvaggio, i sensi vietati di transito, le strade strettissime... 

Un problema emergenziale che sembra non avere sbocchi. I costi della sanità pubblica in Campania sono di 10euro superiori alla media nazionale. Oggi nel pronto soccorso del Cardarelli si riversano persone che non possono pagare il tiket o che per risparmiare aspettano ore pur di farsi fare una radiografia. Nel pronto soccorso del Loreto Mare la situazione è sempre più irreale. Dalla zona costiera e dai paesi vesuviani arrivano casi disperati o semplici mal di testa, che in un modo o nell’altro intasano la sala d’aspetto o di primo intervento. Una situazione fuori dal normale che non ha precedenti e, cosa ancora più assurda in un silenzio fantastico.

Il tg3 campano ha dedicato giorno all’evento di Dolce e Gabbana, la stessa tv generalista preferisce fare inchieste nere buone solo per gli inserzionisti, la radio sfiora solo il problema mentre si continuano a chiudere reparti costati da poco migliaia se non milioni  di euro.  E’ una situazione parossistica e violenta che subisce soltanto la gente comune. Bisogna creare una mobilitazione popolare, cosa che i partiti neanche si illudono di pensare. Faccio appello ad #unpopoloincammino a quella parte di gente che sente che una tragedia è in atto. Se per caso ci tocca un codice rosso affidiamoci alla sorte. Vergona, vergogna, vergogna. [+blogger]     

ospedale 0


difendiamo la salute

Stamattina (19/01/’16), ho partecipato all’incontro organizzato nella Basilica di San Gennaro Extra Moenia dell’Ospedale San Gennaro sull’Assistenza Sanitaria Territoriale nel Centro Storico. Sappiamo da tempo dello scellerato piano di “riorganizzazione strutturale” (in realtà si tratta di un vero piano di smantellamento e di privatizzazione della sanità pubblica). A chi giova, dobbiamo domandarci questo piano? E’ troppo semplicistico dire che sono i privati, quello è solo la punta dell’iceberg, in realtà quello che è in atto è un vero e proprio piano di stravolgimento della Costituzione nata dalla Resistenza, in nome dei piani di stabilità che arrivano da Bruxelles. 

Quando in piena guerra Altiero Spinelli e gli altri esiliati sull’isola di Ventotene concepirono l’idea di Europa unita, pensarono ad un Europa che fosse una comunità di popoli liberi e solidali, che mettesse al centro le persone e i loro diritti inalienabili, uno di questi è il diritto alla salute. Come è possibile che la nostra politica regionale e nazionale siano così miopi da non rendersi conto che accorpare e smantellare presidi sanitari, equivale a sconvolgere interi territori, da quelli con migliaia di abitanti come il nostro alle piccole realtà come le Valli del Pinerolese, con famiglie che saranno costrette a fare dei “metri” per avere quello che spetta loro per diritto costituzionale? E come mai se persino negli USA, lo Stato più capitalista al mondo, Barack Obama è riuscito a far passare una legge federale sull’assistenza sanitaria pubblica malgrado la serrata resistenza delle lobby assicurative, in Italia si vuole fare l’esatto contrario? [Vincenzo Minei]

notte bianca