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la nuova legalità

Mi aiutate a riconoscere le Istituzioni? Ho un problema, credo serio, ed è per questo che chiedo aiuto. Sento spesso parlare di malavita e di camorra nel rione, di spari e di abusi, di maleducazione e di mancanza di senso civico. Premesso che contesto certi atteggiamenti, quello che non capisco è come sia possibile che certe etichette siano affibbiate a tutti i 60mila abitanti. Il giornalista di turno ha sempre la soluzione con le sue belle parole, come se conoscesse uno ad uno i cittadini della Sanità. Ma questa è una questione vecchia. Anche certi preti e certi politici credono che nel rione ci siano persone “disponibili”, quasi come se si potessero forgiare grazie alla loro pseudo intelligenza. La gente non è aperta, sono conniventi, non denunciano, tutto sommato stano bene e sono loro che vogliono questo stato di cose. C’è un dislivello di opinioni e di atteggiamenti tra chi vive il quartiere e chi lo visita. Così come tra chi è parlamentare, chi vuole i voti per “il bene degli altri” e l’elettorato attivo. Se in un quartiere le Istituzioni sono assenti come si può pretendere che la gente le identifichi o le distingua? Diversi anni fa ho conosciuto una persona disabile che aveva una grave malattia respiratoria, mi disse che tramite Asl, medici e certificati ospedalieri vari, non era ancora riuscito ad avere il riconoscimento della legge 104/92 e l’accompagnamento, nonostante la sua deficitaria salute. Mi disse ancora che si era rivolto ad un politico di turno che a sua volta conosceva un medico che gli avrebbe potuto sicuramente accelerare la pratica.

Se in un paese dove tutti sono uguali (come nel nostro, si fa per dire), uno tizio che ha gambe, spalle, bocca, naso, piedi, mani, parla, cammina, gesticola… riceve al mese 250mila euro di pensione e invece un altro tizio che ha le stesse gambe, spalle, bocca, naso, piedi, mani, parla, cammina, gesticola… ne riceve 400 di euro al mese bhè, in questo caso direi che l’uguaglianza in termini sostanziali è una barzelletta e che il principio fondamentale della Costituzione è una beffa. Se elenchiamo tutte le differenze economiche, l’Italia è uno dei paesi più diseguali del mondo. Se questo principio è cancellato, cancellato è anche quello della pluralità e della giustizia. Se un condannato può dettare riforme, se fonda un partito politico, se un governo governa senza che nessuno l’abbia richiesto o votato, se i soldi pubblici sono sprecati, se i finanziamenti regionali sono pilotati, se i consiglieri comunali parlano una lingua e la gente dello stesso Comune un’altra, se la tv racconta frottole, se i giornali e i giornalisti scrivono seguendo i soldi dell’editore, se chi ricopre una carica di responsabilità massima è un  incompetente, se i concorsi pubblici sono segnati e, in quest’epoca, anche finiti, se tutto ciò è possibile per giunta in un paese che ha lottato per difendere il lavoro e i lavoratori e che ha lottato per difendere i poveri e i deboli, allora proprio non riesco ad immaginare perché tanto scandalo e scalpore quando un camorrista di dichiara di essere tale, quando un ragazzino chiede ad un commerciante il pizzo, quando la malavita organizza la sua attività nel rispetto delle regole e della organizzazione.

Nulla che voglia giustificare gli atti criminali, ma la confusione tra la legalità e l’illegalità ha generato una nuova drammatica e innovativa definizione. Questa definizione è controversa ma ben capita ed è attuata in funzione di una mancanza sostanziale. Laddove lo spazio tra i livelli dell’equilibrio manca si genera, a secondo della conformazione, un circolo virtuoso o vizioso. Nel nostro caso è vizioso, appare normale proprio perché origina soluzioni. Creare soluzioni e benessere è il principio ultimo delle Istituzioni. La stragrande maggioranza delle persone che vivono in questo paese ha dalla sua parte il silenzio. L’Italia è un paese giovane mentre il rione sanità ha millenni di storia. Ciò che viene descritto e scontato è solo la parte inquinata, inquinante e minoritaria che ha dalla sua variabili determinanti come la possibilità, l’economia, il potere e il prestigio. [+blogger].      

il manifestino

Ieri [30/06/13] il Manifesto ha pubblicato un articolo che parlava del rione Sanità, scritto da Angelo Mastrandrea dal titolo: Sott’o ponte della Sanità, dove la vita è tutta un teatro. La prima affermazione che sbilancia è quella di Zanotelli, il comboniano ipoteticamente avrebbe affermato: “Qui il sogno delle ragazze è diven­tare “veline” in tv e i ragazzi pen­sano solo al moto­rino e alla droga”. Verificheremo. Ma da quando frequento Alex non l’ho mai sentito dire una cosa simile. L’altra affermazione arbitraria ed illogica è quella dell’articolista: “Sarà per que­sto che buona parte dei ragazzi di que­sta énclave di 67 mila abi­tanti inca­sto­nata nel cuore della città, a un passo dal salotto buono di piazza Ple­bi­scito, non ha mai visto il mare”. Sono nato e vivo da 41 anni nel rione, praticamente da sempre, e vi assicuro che stupidaggini del genere non le ho mai sentite, se Mastrandrea mi trova un/a solo/a ragazzo/a del rione che non ha mai visto il mare giuro che chiudo il blog e tutte le aree internet che ho dedicato a questo quartiere.

Si continua a legge: “…la disgre­ga­zione sociale appena miti­gata dall'unica appar­te­nenza comune: il tifo sfe­ga­tato, quasi una reli­gione, per la squa­dra di cal­cio del Napoli”. Io e la mia famiglia siamo cittadini del quartiere da sempre, mia nonna era poverissima, cosi povera che a volte doveva mendicare per sfamare i suoi 8 figli. Oggi viviamo quasi tutti nel rione, eccezione qualche emigrato. Non tutti però tifiamo Napoli: i miei due cognati sono uno interista e l’altro milanista, il fratello di mia moglie è juventino: i miei nipoti sono chi milanista, chi napoletano, chi addirittura romanista. Non abbiamo mai tifato sfegatatamente, pochissime volte siamo andati alla stadio, al "pallone" domenicale preferiamo il bosco di Capodimonte, la montagna, in estate il campeggio. Ci sono più juventini nella sanità che in un qualsiasi altro quartiere di Torino.

Ma tutto questo non mi farebbe arrabbiare più di tanto visto ormai l’abitudine a trattare il rione e la sua gente con etichette e stereotipi, se non fosse per il fatto che a scrivere è sempre qualcuno che sa poco o niente del luogo, come i dirigenti che occupano un posto di responsabilità utilizzando la competenza di qualcun altro. Da anni lo ripeto e lo scrivo su questo blog, se non cambiate linguaggio, se non incominciate a trattare questa gente da esseri umani, voi giornalisti, scrittori, articolisti e intellettuali non ricaverete un bel niente né dalla gloria né dalla vostra stessa presunzione. Chi scrive dovrebbe almeno avere l’umiltà di informarsi e capire, dovrebbe avere la facoltà e l’intelligenza di non esprimere giudizi di valore.


Sul giornale si legge ancora: L'aspetto peg­giore sono i morti ammaz­zati per strada, il modello socio-eco­no­mico camor­ri­sta con­si­de­rato l'unico pos­si­bile …”. Il mio modello economico e quella della mia famiglia non è stato quello camorristico ma quello operaio. Diversi miei parenti vendono la frutta, altri lavorano come macellai, autisti. Alcuni di noi invece ci siamo laureati e per fortuna ci teniamo alla larga da gente priva di scrupoli che non “affolla” solo la Sanità ma Napoli, il sud, il centro e il bel nord Italia. [+blogger]  l'articolo de "Il Manifesto" 


il quartiere ritorna non il passato

Riviviamo così nella sostanza a contatto con il passato che ritorna. Prima nella nobiltà attraverso le effigi, poi nella povertà di un misero operaio, adesso nell'inefficienza che s'improvvisa scalmanata e scaltra. Bollono i progetti, si liquefa così come il sangue di san Gennaro e santa Patrizia. Ordalia di una misericordia che non fa scena: l'impatto del cittadino stanco di essere deriso, capace di urlare, di difendersi così come per darsi degna sepoltura. E' l'inizio di una fine già scontata, la solita battaglia, le solite conclusioni, i soliti eroi. 

Tutti hanno attraversato questo rione: politici, preti, affaristi, speculatori, imbonitoti, maghi e ciarlatani. Dentro una triste verità, ma anche una recrudescenza attiva, un sentir l'anima che implode, che balla, canta, che gira, salta, rigira, sgomenta si spegne. Nell'istante vomita latrati di bile, poi ruggisce, così come gli animali difendono la loro prole. Passato e presente si forgiano, si convertono, si piacciono. Passato e presente rivivono nella costruzione di un ideale afflitto. E’ il quartiere che ritorna e non il passato. E’ il conflitto che costruisce, che si oppone, che scalpita. Il nemico è sempre pronto, è sempre forte, è sempre ricco. Con i soldi tutto è possibile?, tranne comprare la pura e semplice verità. [+blogger]

incartato e fritto

Tutto è iniziato perché mio padre ha subito una truffa tramite un sito per vendere una macchina fotografica e non è stato rimborsato. Allora abbiamo detto: “ora andiamo a fare il nostro dovere”: denunciare! Ehhhh, l’avesseme mai Pensato!!!

Il Giorno 16 siamo stati in questura verso le 18 dopo e abbiamo spiegato a ben tre agenti di polizia la situazione. Abbiamo aspettato un’ora perché c’era il cambio di turno e finalmente siamo entrati nella stanza per la denuncia. Il poliziotto ci ha chiesto di nuovo il motivo. “E son 4!!!” Spiega di nuovo tutto. Ci ha detto di “andare a denunciare la situazione al Commissariato di quartiere Stella/San Carlo all‘Arena, oppure alla Polizia Postale”, ok! Vai a vedere, l’ufficio di Polizia Postale accetta denunce solo tramite internet attraverso una iscrizione, ricevendo un numero di protocollo che poi si doveva portare all’ufficio Postale alla via Repubbliche Marinare! Scrivi la denuncia che poi, tra me e me pensavo, se manco qualche dettaglio?, mica sono un esperto che so i dettagli che possono servire?! Finisco la denuncia la invio e non l’accetta, non mi da l’ok per problemi di battitura, la riscrivo, niente acora!

Telefono alla Polizia Postale: “mi dice di recarmi al commissariato di Stella San Carlo”, ok! Andiamo al Commissariato di Quartiere, spieghiamo perché stiamo lì… ci dicono “che sta  per chiudere!”: aspettiamo. Niente, troppo tardi, “ci dicono di ritornare il giorno dopo per la denuncia”. Facciamo l’ultimo tentativo dai Carabinieri sezione Quartiere Stella, ma niente, è chiuso, era troppo tardi!
Ieri 17 alle ore 10,30 circa siamo ritornati al Commissariato di Stella San Carlo dopo aver aspettato un bel po’. Entriamo nella stanza delle Ufficio Denunce… “e quasi fatta pensavo”; spieghiamo la situazione… alla fine il poliziotto ci consegna un modulo per scrivere noi la denuncia! E ci dice poi portare le fotocopie!: ma scherziamo? Prendiamo il foglio tanto per prenderlo… perché ci domandiamo: dobbiamo scrivere noi la denuncia? e se sbagliamo  qualcosa o manchiamo qualche dettaglio?, mica siamo esperti! Prendiamo il foglio e torniamo a casa tutti incazzati. Basta c’ è passata la voglia di denunciare … e il tempo passa … e il pacco spedito sarà quasi arrivato a destinazione….

Oggi siamo ritornati al Commissariato di San Carlo con una bozza scritta a computer. Ma il poliziotto ci dice che  non va bene, ci vogliono più dettagli e deve essere breve! Ci dice di non preoccuparci perché abbiamo  90 giorni di tempo! Gli chiediamo: “perché dobbiamo scriverla noi!, non è vostro compito?” Tutto questo dopo aver aspettato un bel pò per entrare, perché alle ore 10 fanno prima le  pulizie. Prendiamo un altro foglio di denuncia cerchiamo di scriverla, ormai stufi - troppo lunga per trascriverla e troppe domande - ci chiediamo come impostarla ecc, ecc. Compito secondo me di un addetto, o sbaglio?? Specialmente se si tratta di truffa internazionale! Stufi, ritorniamo dai Carabinieri della sezione Stella, dove finalmente troviamo un appuntato che ci riceve e ci scrive finalmente la denuncia!

Missione Riuscita! E speriamo che le indagini non si svolgano alla stesso modo di come di scrive una denuncia. [mario vitrone]

corso prematrimoniale

Mi sono sposato un anno fa in un comune nord orientale di Napoli. Partecipavo a quasi tutte le sedute del corso prematrimoniale che si svolgevano alla presenza di due coniugi del luogo. Il primo giorno fuori la chiesa mi accolse un signore distinto che porgendomi un bigliettino mi sussurrò: “facciamo foto, canti, damigelle d’onore, auto, fiori, ecc ecc”. Subito dopo entrai, assieme alla mia fidanzata e, nella sala antistante, vedemmo i due coniugi sorridenti e il parroco che, dopo la sua introduzione di benvenuto, ci lasciò soli. L’accoglienza fu sbalorditiva, pochissime parole e subito un video, slide di foto su di uno schermo gigante (durata circa 30minuti): musica di Baglioni, anelli d’oro intrecciati fluttuanti, coppie di sposi che allegri scendevano dal cielo, il cuore di Gesù cristo che accoglieva la famiglia e la foto del matrimonio di Ilari e Totti. Alla fine del film chiesi: ma cosa c’etra tutto ciò con i sacramenti!?, risposta secca e decisa: “l’amore!”.


Continuavo imperterrito ad andare al corso anche se dopo la prima esperienza i mie amici mi  consigliano di restare a casa. Il secondo giorno la “direttrice” domandò un po’ a tutti i partecipanti che cosa avessero intenzione di rinunciare, “visto che il matrimonio è rinuncia e sacrifici”; l’esempio della donna che ci guidava fu straordinario: “quando mi sono sposata mio marito, che è un grande naturalista, ossia che ama molto la natura, ha dovuto rinunciare alla caccia, sì, perché lui cacciava ma a me non piaceva, allora per amore ha rinunciato”. Straorinario. Vi assicuro che non sto inventando nulla. Quando venne il mio turno, risposi che non avevo voglia di rinunciare proprio a nulla, fui così subito etichettato miseramente e compassionevolmente. La mia futura moglie veniva vista come santa Sara che doveva tenere a bada un diavolo tentatore.

Quando, in uno di questi incontri, ricordo casualmente che c’era anche il prete, dissi che volevo sposarmi con il rito misto perché avevo abbandonato la fede cattolica, Satana Trismegisto venne a farci visita proprio in quell’istante, negli occhi degli insegnanti e del prete c’era così tanta commiserazione da far pietrificare un chilo di burro al sole cocente. La tragicità comunque la vissi anche io. Fino a quel momento avevo voglia di ridere anche se era un riso amaro, ma l’incontro con una donna che venne solo per l’occasione a spigarci le conseguenze dell’aborto fu disarmante, alla fine avevo voglia di gridare, di scoppiare. Ci illustrò, sempre attraverso un filmato, foto di bambini spezzati, testa, gambe, braccia squarciate, avevo voglia di vomitare; ci disse che il preservativo generava malattie, che le pillole creavano tumori, malformazione, e che l’aborto era un omicidio preterintenzionale.

Feci alcune domande, ebbi riposte che mi rattristiscono ancora di più. Mi scusi, se una bambina di 12 anni viene violentata, che fa? Risposta: “la faccio partorire e poi do il bambino in adozione”. E se viene violentata dal padre?  Risposta: un po’ confusa, “devo trovarmi in quella situazione per decidere”. Deve ammettere che se è vero che non “uccide” comunque genera dolore!? Risposta: vacua, incomprensibile. Alla fine del corso il prete che doveva concludere “l’anno accademico” disse davanti a tutti che io avevo firmato una carta dove avevo dichiarato che ero per la vita e quindi ero contro l’aborto; quando gli feci notare che essere per la vita è differente, che significa qualcos’altro, lui mi accusò di essere un anarchico. Eppure gli avevo detto più volte che ero credente, ma l’anarchico non so proprio dove gli uscì fuori. Ricordo che la mia ragazza, oggi per fortuna mia moglie, (ah, non ho detto che la torturo ogni giorno, adesso posso farlo, ho le carte in regola), uscì piangendo dalla sala e poi dalla chiesa. Non so cosa significassero quelle lacrima ma una cosa è certa, avevano creato incomprensione, distacco, divisione, malumore, alcune cause originarie delle guerre, del razzismo, e dei massacri.          

NB - Sotto, sotto, devo dire però che la funzione in chiesa fu bellissima, a sposarmi fu il comboniano Alex Zanotelli… una funzione differente, emozionante e molto partecipata. Comunque gli inconvenienti in quella chiesa sembravano non finire mai. Arrivò la sposa, ma dovette sostare per un quarto d’ora fuori all’ingresso aspettando i testimoni. Quest’ultimi si erano dimenticati le fedi, impossibile tornare indietro e riprenderle. Una idea “straordinaria” di qualcuno che strappò gli anelli dei compari che si erano sposati 10 mesi prima e li mise sul cuscino rituale. Alla fine spiegai ad Alex quello che era successo e gli dissi: ma questo matrimonio è valido? E no, no cari, l’altro giorno ho scoperto che al Comune mia moglie è sposata con un’altra persona... un errore di trascrizione. [+blogger]

noi puliamo così


fermento

La citazione è “obbligatoria” quando ha un senso compiuto, specialmente se fa capire esattamente di che cosa si sta parlando. E’ il caso di scrivere una massima di Ettore Petrolini: “Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco ma sono in tanti”. Una giustificazione eccellente sia sotto il profilo morale che materiale. Ed è un discorso che va a pennello, in modo quasi perfetto, con il rione sanità.

Quartiere operaio, di sporchi rossi, di “razza” superata, di arretratezza psicologica. L’incontro con la politica e la storia è determinate, così come la violenza, la camorra, la superstizione. Ciò che mette più tristezza è l’ambiguità che ha violentato la bellezza: è bellezza pensare che un abbraccio riveli un’amicizia; credere che un caffè bevuto assieme includa stima, che attraverso una partita di calcio si possa sentire la propria storia.

L’affetto economico ha reso tutti schiavi della virtù e chi cambia prospettiva è un sottile inquisitore. Agire per sopravvivere e per essere ricordati, lasciare che gli altri ti avvinghino per fiducia, lasciare che i cani strappino al povero la sua povertà. Chi ha poco deve pagare la sua ignoranza, eh, sì, perché di ignoranza pura si tratta, ignoranza bieca e stupida.

E’ certo che anche il denaro ha la sua bellezza. Non è la speranza che intestardisce, non è la mancanza che immiserisce. E’ la differenza che impartisce gli ordini e la comunicazione, così come le passioni e i sentimenti. Chi si entusiasma ha poco, quel poco gli viene tolto con un sorriso, sorriso dolce, buono, amico. C’è una cosa che ho, come un cretino, dimenticato di dire: a volte a qualcuno viene dato il resto, esso ha un nome, si chiama politica! [+blogger]    

partita e osservazioni

Ieri al campetto del Seminario A. Ascalesi di Capodimonte si è svolta la prima partita del torneo interculturale organizzato dalla scuola di italiano Samb e Diop, che si è svolta tra le squadre di Africa 1 e 2 composte dai ragazzi in maggioranza africani che frequentano la scuola al Centro Missionario in via dei Tribunali. La partita è stata giocata con vero spirito agonistico, molti di quei ragazzi, arrivati a Lampedusa come tanti altri su un barcone di fortuna erano già buoni giocatori nei loro paesi, come Agostino, nigeriano, fuggito dal suo paese dopo che alcuni membri della mafia locale gli avevano bruciato la sua officina meccanica. Ha giocato a buon livello nella squadra nella sua città, Benin City e ha segnato molte delle reti che hanno permesso alla sua squadra, in pettorina gialla di vincere per 10-3. Altro personaggio è un allenatore sudanese, mister Baker, che ha anche giocato alcuni minuti dando il cambio a giocatori più stanchi e che, per la sua mole, muoveva abbastanza agilmente. 

Quando siamo saliti sul pulman nel viaggio di andata, ci sono stati due episodi spiacevoli: due signore napoletane molto "benpensanti" quando hanno visto quei ragazzi neri come l'ebano salire sul pulman, subito hanno associato straniero uguale ladro, magari neanche se lo immaginano lontanamente l'inferno che hanno passato per arrivare da noi, e quello che passano quotidianamente per avere un minimo di sopravvivenza col rischio di essere espulsi dalla sera alla mattina. 

Il secondo episodio, e questo l'ho sentito bene perchè ero abbastanza vicino, è stato quando sul pulman sono saliti alcuni giovanotti che avevano tutta l'aria di essere dei bulletti abituali, ma forse mi sbaglio, che hanno preso in giro gli africani con i soliti sfottò. Le due signore sono in qualche modo giustificate dal momento che appartengono ad una generazione non abituata a vedere persone di colore diverso, a parte, forse, i soldati neri americani, ma è sulle nuove generazioni che bisogna fare prevenzione, poichè è ormai una realtà saremo sempre di più un paese di immigrazione e, nonostante lo spread e la crisi economica, dobbiamo sforzarci di vivere insieme e cercare di creare opportunità e cittadinanza per tutti e per fare ciò due mezzi sono indispensabili: conoscere la lingua del paese ospitante, e, perchè no, anche lo sport, il calcio in particolare che, quando è libero da soldi e interessi, ma è puro divertimento, è un mezzo formidabile di aggregazione. 

Stiamo cercando per l'Ozanam di mettere su una squadra di srilankesi e una italiana in occasione delle prossime partite. Diamo quindi un calcio ai pregiudizi in nome dello sport e della solidarietà umana e perchè no, cristiana! [vincenzo minei]

democrazia referendaria

Basta leggere questa parte della delibera dell'Authority per capire il senso fuorviante e fazioso rispetto all'esito referendario (referendum acqua pubblica 2011) riferito alla tariffa. [Saluti, Salvatore Carnevale]

(art. della delibera) predisporre il metodo tariffario per la determinazione, con riguardo a ciascuna delle quote in cui tale corrispettivo si articola, della tariffa de servizio idrico integrato, sulla base della valutazione dei costi e dei benefici dell'utilizzo delle risorse idriche e tenendo conto, in conformità ai principi sanciti dalla normativa comunitaria, sia del costo finanziario della fornitura del servizio che dei relativi costi ambientali e delle risorse, affinché siano pienamente attuati il principio del recupero dei costi ed il principio "chi inquina paga”.

E' una delibera ridicola. Come immaginavo SI PRENDE TEMPO!!! [Antonio]

Mail
Il giorno 05 marzo 2012 23:24, Robert von Hackwitz ha scritto: Care tutte e cari tutti, scusandomi se qualcuno avesse già segnalato la cosa e mi fosse sfuggita, segnalo che sul sito dell'Authority per l'Energia Elettrica e il Gas (e ora anche Acqua...) è stata pubblicata oggi la prima delibera in merito, nella quale è citata la lettera di Clini e la necessità di modulare la tariffa tenendo conto dell'abolizione dell'adeguata remunerazione del capitale investito. La delibera è disponibile qui: http://www.autorita.energia.it/allegati/docs/12/074-12.pdf

Resoconto di come le Istituzioni sfottono i cittadini e la democrazia! [+blogger] 

l'inetto

C’è chi crede che sia una battaglia inutile, chi invece continua a protestare, c’è chi non ha voglia di gridare e chi non scende perché non può farlo. Sta di fatto che mercoledì alle 24 il pronto soccorso del san Gennaro chiude, le oltre 5000 (cinquemila) firme non sono servite a nulla. Alessandro Lenti, un cittadino del quartiere, guarda già oltre, dice che “sarebbe meglio adesso combattere per la riapertura della salita Scudillo, potrebbe essere una soluzione per la gente che dalla Sanità va al pronto soccorso del Cardarelli”.

Ma se è vero che i politici guadano alla democrazia allora non si possono ignorare così tante firme, non si possono ignorare i comitati spontanei che protestano ogni giorno, le oltre 1500 persone che hanno sfilato per le vie del quartiere bloccando le strade, le piazza, il traffico.
Se è vero allora che la politica guarda da un lato e la gente dall'altro, è vero anche che i bisogni sono comuni a tutti e uguali per tutti. Oggi sembra che i politici inneggiano alla violenza, vogliono lo scontro e parlano di pluralità tenendosi “la mano sui coglioni”.

E’ vero pure che se non ci fossero così tanti stupidi eletti forse la cosa pubblica sarebbe in parte protetta, se il nostro paese non soffrisse di clientelismo abulico, di familismo amorale, di vittimismo congenito, di senilità giovanile forse la dislessia che si frappone tra le Istituzioni e la gente sarebbe meno marcata, forse è anche vero che la [s]democrazia sarebbe in pericolo, togliendo agli inetti la forza di comprendere. [+blogger]