il fuoco della sanità
breve resoconto olimpiadi
NUOVA RUBRICA DI SPORT SOCIALE
Bolt vince la terza Olimpiade consecutiva dei duecento m., impresa mai prima riuscita, con 19.78, indurendosi un po' nel finale, davanti al canadese De Grasse ed al francese Lemaitre, primo bianco, poi ancora due europei neri, Gemily e l'olandese delle Antille, Martina. Forse Bolt voleva fare un tempo migliore, ma teniamo conto che domenica Bolt farà 30 anni, che rispetto ad otto anni fa a Pechino ci sono anni e soprattutto infortuni in più, che la pista era stata bagnata dalla pioggia scatenatasi poco prima. In otto anni, da Pechino a Londra a Rio, ripassando per Pechino mondiale 2011, si chiude un ciclo mai visto prima in atletica. La Russia batte a sorpresa ai supplementari le norvegesi bicampionesse olimpiche della pallamano 38 37 ai supplementari e va in finale contro le francesi. Delusione nel volley femminile in parte compensata nell'handball, mentre nel decathlon, dietro lo statunitense Eaton, vanno a medaglia un francese ed un canadese, inoltre nella gara ci sono significativi avanzamenti da parte di movimenti emergenti, come l'Africa, di cui l'algerino Bourada stabilisce il record continentale, Brasile con record nazionale di Araujo, ed anche la piccola isola caraibica di Grenada, con due atleti in gara ed il record nazionale migliorato. Nel giavellotto ancora revival jugoslavo, con oro alla croata Kolak, che si migliora al quarto lancio e col suo personale mette dietro la sudafricana Villoen, che si allena nel paradiso dei lanci nell'altro emisfero, dove tutti si allenano durante il freddo europeo, poi Spotakova, ceca allieva del campionissimo Zelexny, poi un'ottima giovane polacca, Andreiczyk, e la Campionessa europea di Brest, città nella storia atletica bielorussa, la Kholovaskaya. Nei 400 hs, tra i maschi vince l'Usa, naturalizzato, di Trinidad, Stewart, tra le donne Delilah Muhammad, anch'essa Musulmana, davanti alla danese Petersen ed alla connazionale Spencer. Una canadese vince l'oro in una categoria intermedia di peso della lotta libera, davanti ad una kazaka Breme la canadese, se non sbaglio. Tra Cina ed Olanda, con queste ultime in vantaggio al terzo set, si stanno giocando il passaggio alla finale di volley contro la Serbia. [nicola vetrano]
rom di gianturco
la volkswagen nera
Questo rione liminale ha talento da vendere, tanto che molta gente dell’altra Napoli sta acquistando case per trasformarle in B&B. La famiglia del rione, la mia famiglia, quella che ha vantato una volkswagen nera non deve chiedere a nessuno, ha lavorato portandosi i maccaroni nel termos rosso nella borsetta di pezza blu, così come i numerosi fruttivendoli, salumieri, macellai, pellettieri, guantai che pur hanno rappresentato una categoria economica e una forza lavorativa. Nonostante mia nonna, in certi periodi dell’anno, dovesse elemosinare per campare, gli occhi della gente però non dovevano mai tradirla per rispetto e dignità. Oggi chi ha paura deve essere compreso non etichettato. Oggi finalmente abbiamo le prove che se ne sbattono di questo rione. Se hai una amante, devi fare l’amore non devi masturbarti. P.S. Non sono contro la masturbazione, sono contro la solitudine. [+blogger]
internazionale rom
La storia che i rom rubano i bambini è molto antica e di tanto in tanto riaffiora nelle cronache dei quotidiani. Nell’ottobre del 2014 in Irlanda, a Dublino e ad Althon, una bambina rom di sette anni e uno di due furono sottratti ai genitori perché avevano i capelli biondi e gli occhi azzurri e le autorità pensarono che erano stati rubati. Ma gli esami del dna confermarono che i due bambini erano figli delle famiglie a cui erano stati sottratti. Il ministro della giustizia irlandese aprì un’inchiesta sull’accaduto, ma l’episodio scatenò un’isteria collettiva, commenti razzisti e una serie di false denunce di bambini rubati dai rom. Episodi come questi sono ciclici in Italia e in Europa. La ricercatrice Sabrina Tosi Cambini nel libro La zingara rapitrice ha analizzato gli archivi dell’Ansa dal 1986 al 2007 e ha preso in considerazione le decine di notizie in cui si denunciavano presunti rapimenti e scomparse di bambini a opera dei rom. Lo studio ha analizzato trenta casi di presunti rapimenti e ha verificato che nessuno di questi casi si è dimostrato vero dopo le indagini della polizia e della magistratura.
Ma spesso i mezzi d’informazione, che hanno dato la notizia del rapimento, hanno invece ignorato gli esiti delle inchieste. Quello che si sa poco, invece, è che molti bambini rom vengono sottratti alle loro famiglie dai tribunali dei minori a causa delle condizioni materiali di indigenza delle loro famiglie. Il rapporto dell’Associazione 21 luglio, Mia madre era rom, ha mostrato che un bambino rom ha il 60 per cento di possibilità in più di altri bambini che sia aperta nei suoi confronti una procedura di adottabilità. I rom non vogliono abitare nelle case, sono nomadi. Solo il 3 per cento della popolazione rom in Italia è nomade, mentre la maggior parte è stanziale (dati della commissione diritti umani del senato). In Italia, quattro rom su cinque vivono in normali abitazioni, lavorano e conducono una vita perfettamente integrata. Si tratta di almeno 130mila persone. Tutti gli altri (un quinto del totale, circa 40mila persone) vivono nei campi, in una situazione di emergenza abitativa. Si tratta dello0,06 per cento della popolazione italiana. L’Italia è l’unico paese in Europa dove esistono i campi, creati dalle autorità per risolvere l’emergenza abitativa dei cittadini rom.
L’idea che i rom amano vivere nei campi perché sono nomadi per cultura è priva di fondamento. Più del 90 per cento di quelli che vivono in Italia è stanziale. In Abruzzo per esempio le famiglie rom vivono in normali appartamenti e conservano la cultura, la lingua e le tradizioni rom. La parola nomadi inizia a essere usata per parlare delle popolazioni rom e sinti alla fine dell’ottocento. Nando Sigonadel Centro studi sui rifugiati dell’università di Oxford ha spiegato a Redattore sociale che “l’utilizzo del termine nomadi serve per giustificare la costruzione dei cosiddetti campi nomadi”, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Secondo Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, “la parola nomade è molto pericolosa” perché giustifica la segregazione delle persone rom in campi speciali isolati dalla città. Nel suo rapporto annuale l’Associazione 21 luglio afferma: “Nel 2014 la costruzione e la gestione dei campi rom continua a essere un’eccezione italiana nel quadro europeo.
Tali politiche hanno comportato voci di spesa elevatissime senza far registrare alcun miglioramento nelle condizioni di vita di rom e sinti, ma ne hanno sistematicamente violato i diritti umani. A Roma nel 2013 sono stati spesi più di 22 milioni di euro per mantenere in piedi il sistema dei campi e dei centri di accoglienza per soli rom”. Sono troppi, devono tornare a casa loro. L’Italia è uno dei paesi europei dove abitano meno rom e sinti, al contrario di quanto percepito dalla popolazione. In Italia abitano 180mila rom, lo 0,25 per cento della popolazione totale, una delle percentuali più basse d’Europa. La Romania è il paese europeo con la maggiore presenza di rom (circa due milioni), seguita dalla Spagna dove i rom sono circa 800mila. Nonostante il numero dei rom in Italia sia basso, nel 2008 il governo italiano ha dichiarato lo “stato di emergenza nomadi” nel Lazio, in Campania e in Lombardia. Ad aprile 2013 la corte di cassazione ha dichiarato illegittimo il piano di emergenza, perché non ha rilevato nessuna relazione tra la presenza dei rom e i presunti pericoli per l’ordine e la sicurezza pubblica denunciati dal governo.
I rom e i sinti sono presenti in Italia da più di sei secoli. Infatti il 50 per cento dei rom che abitano nel paese è di nazionalità italiana. Le regioni dove la presenza rom è più significativa sono il Lazio, la Campania, la Lombardia e la Calabria. In Emilia Romagna più del 90 per cento dei rom è italiano. I rom di più recente insediamento provengono dai Balcani, sono profughi della guerra nella ex Jugoslavia, molti di loro sono apolidi di fatto, non hanno i documenti, perché il loro paese d’origine non esiste più. [fonte: internazionale.it]