rione sanità e altro

Ancora una volta in media parlano del rione come un luogo distrutto dalle circostanze e dalla camorra. Dopo il video mostrato dai tg nazionali ed internazionali e locali, le radio e giornali hanno parlato e discusso, accusato e denigrato; una sconfinata mole di parole, di opinioni, di commenti e giudizi. Mentre scrivo, ore 01.40, la zanzara di radio 24 commenta e fa commentare, mentre il giudizio impavido del cornista accusa la mentalità napoletana e la sua omertà. Complimenti a chi non vive e non conosce questo quartiere e Napoli, d’altronde è una tipica conseguenza di questo modo di fare giornalismo, un modo competente per il livello raggiunto. I giornalisti che scrivono buone notizie sono inesistenti. Mentre qualcuno muore ammazzato, diverse donne del rione ogni mercoledì aiutano i senza fissa dimora di Napoli; mentre l’immondizia è sommersa sotto le terre coltivate, altri si organizzano per aiutare la mamma del piccolo e povero Elvis; mentre la politica italiana e quella campana è allo sfascio, su internet si moltiplicano interventi a favore del buon senso: non privatizzare l’acqua, aiutare chi ha bisogno si sangue, di cibo, di sostegno. Sempre nel quartiere sanità alcuni medici psichiatrici (associazione psichiatrica italiana) si battono distribuendo consigli e prestazioni gratis, ecc, ecc. Chi ha mai sentito parlare, oltre a noi del rione, di Crescere Insieme? Un solo signore con l’aiuto di altri volontari ha salvato la vita di molti, anzi, tantissimi tossicodipendenti, senza l’aiuto dello stato o di chi ne aveva le competenze. Sempre più spesso la gente si sostituisce e si ingegna per superare le barriere burocratica, in molte Asl gli assistenti sociali, quelli che dovrebbero aiutare il pubblico e gli ammalati, non sanno come e cosa fare di fronte a certe richieste. Poco informati e sempre meno competenti molte persone sono costrette a consultare internet per risolvere o capire come poter richiedere una sedia a rotelle, i pannoloni, medicinali speciali e altro ancora. Provate a chiedere una protesi per un ammalato e se non dite che avete il decreto del 100% di invalidità con l’accompagnamento vi diranno sempre che non è possibile, ma se poi gli portate la legge 104/92 e gliela sbattete in faccia, al massimo vi diranno che l’italiano non è specificato bene. Le buone notizie sono scartate, non fanno comprare giornali, non fanno vedere la televisione, quindi non ha senso pubblicarle. Nel rione solo i morti ammazzati fanno notizia, notizia, notizia e solo notizia. L’informazione è un optional per gli incolti e i reticenti. Mai come in questi anni l’Italia è scesa agli ultimi posti nelle classifiche di produzione culturale, cinematografica e giornalistica. [+Blogger]


l'altro spazio

RIPROPONIAMO ANCORA UNA VOLTA L'ARTICOLO DEL 12 OTTOBRE 2008 - ITALIA, NAPOLI, RIONE SANITA'.

Qualcuno sul blog ci ha invitati a scrivere di camorra, noi della redazione cerchiamo sempre di dialogare con chi lascia messaggi esaudendo nel possibile le esigenze e le aspettative. Naturalmente ci chiediamo, e chiediamo a chi ci ha fatto questa osservazione: forse dobbiamo scrivere di camorra perché siamo nel rione Sanità? Ma, a parte le polemiche che lasciano il tempo che trovano, saremo pressoché banali se incominciassimo quest’articolo dicendo che la camorra è un sistema che coinvolge politici, imprenditori, operai e nullafacenti. In questo caso avremmo fatto la scoperta dell’acqua calda. Una differenza che terremmo a sottolineare è quella spaziale. Spiegando meglio questa differenza, essa è nella sostanza quel piano intermedio che intercorre tra l’alta camorra (come parte delle Istituzioni o gli intellettualoidi) e la bassa manovalanza, cioè parti del popolo. Quello che vorremmo mettere in risalto sono proprio tutti quelli che appartengono allo stato intermedio, uno stadio che non si conosce ancora bene e che, secondo il nostro parere, è quello che riesce a distruggersi e rinascere contemporaneamente. È una specie di economia impazzita che inventa qualcosa che nell’immediato già è obsoleto. Quelli che hanno la peggio sono i “poveri di turno, quello che noi definiamo operai della camorra: per essere più precisi, e non vorremmo sbagliare, in passato 13 morti in 26 mesi solo nel nostro quartiere. Precisiamo ulteriormente che quando ci riferiamo alle Istituzioni o al popolo, naturalmente, è sottointeso che non intendiamo dire che tutti gli Italiani sono camorristi o mafiosi, anzi è esattamente il contrario. Se in parte riconosciamo un legame debole, ossia nel definire lo stato alto e basso della camorra, abbiamo già scoperto che una parte molto ristretta di persone “giocano” o con i camorristi o a fare i camorristi. Quello che maggiormente ci preoccupa è, lo ribadiamo, quel vuoto che permette a molti uomini di depositare denaro sporco su banche inaccessibili, quelli che truffano lecitamente, oppure i professionisti del raggiro, in una definizione, tutti quelli che riescono in un modo o nell’altro a farla franca.
A nostro parere nelle Istituzioni locali crediamo ci siano abbastanza persone oneste che, ad un certo punto, vengono irretiti in questa traccia indelebile di favoritismi e clientelismi, a volte demotivati e mortificati nella loro professionalità. Basti pensare allo scandalo delle emittenti private per avere un esempio calzante. Le nostre osservazioni sono contro quelli che imbrogliano regolarmente, quelli che, pur essendo condannati sporgono denuncia per diffamazione, quelli che minacciano azioni legali per offesa alla buona fede, quelli che si sentono, o dicono di sentirsi, perseguitati senza mai essere andati in galera. In realtà ci assillano tutti quei camorristi indefiniti, quelli che non si espongono, gente che guadagna milioni di euro facendosi prestare un nome e/o corrompendo con la forza del denaro e della persuasione. Non difendiamo l’alta camorra o la bassa manovalanza: essa è condannabile comunque perché oltre a far del male a gli altri fa male a se stessa e a tutti quelli che intorno la seguono. Quando si arrestano i capi mafiosi il problema non è farli pentire per poi arrestare esponenti e malavitosi (essa deve essere la norma), la questione invece è riuscire a controllare quello spazio, di cu sopra, che giace nell’ombra tra un eletto di turno e un venditore fallito, tra un professionista oratore e un nullafacente, tra un manager corrotto e un lavoratore stanco.
Questi esempi sono estremi e sintetici, per questione di spazio non possiamo farne altri, ma ci aiutano a comprendere che la sottrazione degli spazi, la sperequazione economica, l’indifferenza istituzionale, la mancanza di sensibilità pubblica ecc, ecc, sono i punti che nell’immediato andrebbero analizzati e studiati più a fondo. Nel rione Sanità, circa 70mila anime su cinque chilometri quadrati, manca una scuola media inferiore, un ufficio postale, un asilo nido, (e per creare un po’ di lusso), una biblioteca, un cinema, un teatro… in un quartiere dove si contano numerose bellezze storiche e artistiche la sottrazione degli spazi pubblici (che riteniamo di centrale importanza) è l’elemento fondante che evidenza la debolezza culturale riducendo l’immagine fattiva a mera sostanza oziosa. [+Blogger, Mauro ‘o Romano]


¿Qué pasaría si un día despertamos?

Qué passarìa sì un dìa despertamos dàndonos cuenta de que somos mayorìa? Qué passarìa sì de pronto una injusticia, sòlo una, es repudiada por todos, todos los que somos, todos, no, unos, no algunos, sino todos? Qué passarìa sì en vez de seguir divididos nos multiplicamos, nos sumamos y restamos al enemigo que interrumpe nuestro paso?

PROVIAMO A TRADURRE

Che cosa succederebbe se svegliandoci capissimo che siamo in maggioranza? Che cosa succederebbe se all'improvviso un'ingiustizia, soltanto una, fosse ripudiata da tutti, proprio da tutti: non da alcuni, non da qualcuno, ma veramente di tutti? Che cosa succederebbe se, invece di restare divisi, ci moltiplicassimo, ci unissimo e resistessimo al nemico che ferma i nostri passi? [Alcuni pezzi tradotti della poesia di Mario Benedetti].

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¿Quépasaría si un día despertamos
dándonos cuenta de que somos mayoría?
¿Qué pasaría si de pronto una injusticia,
sólo una, es repudiada por todos,
todos que somos todos, no unos,
no algunos, sino todos?
¿Quépasaría si en vez de seguir divididos
nos multiplicamos, nos sumamos
restamos al enemigo que interrumpe nuestro paso,

Qué pasaría si nos organizáramos
y al mismo tiempo enfrentáramos sin armas,
en silencio, en multitudes,
en millones de miradas la cara de los opresores,
sin vivas, sin aplausos,
sin sonrisas, sin palmadas en ¡os hombros,
sin cánticos partidistas,
sin cánticos?

¿Qué pasaría si yo pidiese por vos que estás tan lejos
y vos por mí que estoy tan lejos,
y ambos por los otros que están muy lejos,
y los otros por nosotros aunque estemos lejos?
¿Qué pasaría si el grito de un continente
fuese el grito de todos los continentes?
¿Qué pasaría si pusiésemos el cuerpo en vez
de lamentarnos?
¿Qué pasaría si rompemos las fronteras
y avanzamos, y avanzamos,
y avanzamos, y avanzamos?

¿Quépasaría si quemamos todas las banderas
para tener sólo una, la nuestra,
la de todos, o mejor ninguna
porque no la necesitamos.
¿Qué pasaría si de pronto dejamos de ser patriotas
para ser humanos?
No sé. Me pregunto yo,
¿qué pasaría? [mario benedetti]


negata sedia a rotelle

PERCHE' NEGARE UNA SEDIA A ROTELLE A CHI NE HA BISOGNO?




Napoli, Rione Sanità, Salita Principi.




via l'amianto

Per diversi giorni alla via Santa Teresa degli Scalzi pezzi di amianto erano tranquillamente adagiati a terra vicino ai bidoni della spazzatura, a pochi metri di distanza dagli esercizi commerciali e alimentari. Quasi sempre in quel punto i vigili urbani sostano per controllare i traffico. Nonostante le proteste della gente soltanto stamattina alle ore 9,30 è stato rimosso. Ma chi l’ha riposto lì? Chi ha avuto la folle idea di buttarlo in quel posto? Basta fare una telefonata, anche se in questi casi bisogna aspettare diversi giorni. E’ assurdo come la stupidità della gente arrivi al culmino dell’indecenza e della follia. In quel luogo bambini, mamme, anziani passano per fare la spesa, per andare a scuola, per fare shopping. È assurdo anche il fatto che solo dopo diversi giorni sono venuti a rimuovere il materiale. Eppure lì ci sono sempre i vigili urbani, se avessero voluto avrebbero fatto intervenire subito gli specialisti, e invece…

Denunciare l’accaduto è segno di partecipazione come hanno fatto diversi abitanti del posto. Nella redazione è arrivata una mail di protesta da Grenoble, Francia. Stranamente su facebook i ragazzi del quartiere, che pure sono attenti a queste cose, non hanno citato questo grave atto vandalico. Ci auguriamo che cose del genere non succedano più anche se in questa città complicata gli avvenimenti sembrano ripetersi di continuo, la storia non insegna soprattutto alla classe politica e dirigenziale. Come dice Vandana Schiva “Vivere con meno è il nostro nuovo Rinascimento”.


scienze per la pace

Dopo che nei giorni scorsi i telegiornali del pensiero unico hanno dato notizia dell’ultimo fondamentale episodio di emancipazione della donna (la parità tra i due sessi nell’accedere alle Accademie Militari, vedi la “Nunziatella”, fucina di militanti dei movimenti per un mondo senza guerre), la mattina del 10 settembre al TG1 delle ore 7 – esattamente alle 7.20 – quasi a completamento della notizia di cui sopra un giornalista in carriera alla RAI, Gennaro Sangiuliano, discute con il conduttore e un docente universitario sul proliferare di corsi di laurea inutili, facendo due esempi: scienze per il giardinaggio e scienze per la pace. Per il giardinaggio, basti pensare in quale stato versa il più antico e degradato giardino pubblico d’Europa, la Villa Comunale di Napoli, per comprendere come ci sia bisogno - qui e altrove - di buoni esperti di giardinaggio che significa manutenzione di aiuole, vivai, progettazione/realizzazione di giardini pubblici con prati, fiori, etc… Sulle facoltà di “Scienze per la pace” (che, in Italia, si possono contare sulle dita di una mano!) non è un caso se ne chieda la chiusura: in tempi di raddoppio delle spese militari, di storno a favore delle missioni belliche delle cifre in bilancio per il volontariato nel terzo mondo, di guerre preventive chiamate missioni di pace, il Sangiuliano vede, ovviamente, come inutile l’impiego di operatori di pace come mediatori culturali o nella diplomazia o in progetti di emancipazione dal sottosviluppo, dallo sfruttamento di persone e risorse, dal saccheggio indiscriminato delle stesse o nei progetti di contrasto non armato ai conflitti. È evidente che se questo governo e gli altri nel mondo perseguono la pace tramite la guerra, a che serve la “Scienza per la pace” quando già ci sono missioni di guerra chiamate di pace? Ma, nonostante la irresistibile ascesa ai vertici RAI, Sangiuliano è informato che negli USA le Facoltà di “Scienze per la pace” sono oltre 300? Il Sangiuliano, che parlava con qualche appunto su foglietti in palmo di mano, è andato oltre magnificando un grande riformatore ed esperto di scuola, il filosofo Giovanni Gentile quale pianificatore di corsi scolastici e universitari (omettendo di parlare del ruolo attivo del filosofo Gentile nella dittatura e nella didattica fascista). Affermazioni senza che il conduttore, il giornalista del TG1 nulla eccepisce, come anche il docente universitario (anch’egli dettosi contrario alla facoltà di “Scienze per la pace”) ospite di questa “finestra” informativa che, di buon mattino, è entrata nelle case di tanti italiani manipolando in modo così rozzo lo spettatore. Certo, caro Sangiuliano, eliminando i giardini e gli operatori di pace, avanzerebbe quel deserto chiamato guerra. [Francesco Ruotolo è Direttore responsabile di “Satyagraha” - quaderni promossi dalla Facoltà di “Scienza per la pace” Università di Pisa, francescoruotolo1@virgilio.it]


morire di povertà

MORIRE DI POVERTA': SILENZIO! SCHIFO! VERGOGNA! INETTI! Stamattina sulla Salita Sanità, conosciuta come la Micciatella, un bambino è morto per la troppa esalazione di una stufa, un bambino non italiano ma che in realtà parlava molto meglio di altri sui coetanei. È l’ennesima negligenza a discapito delle famiglie più povere. Diversi mesi fa l’alluvione, che ogni anno allaga la Sanità, aveva rischiato di fare una tragedia, diverse abitazioni si erano allagate e per poco non saltavano alcune cabine elettriche. Inutile le nostre lagnanze. Morire di povertà in un quartiere povero, che tende di imitare la borghesia, è schifoso; schifoso per l’immobilità, schifoso per il disprezzo delle vite umane, schifoso per chi si vergogna e per chi ancora non può pagare l’elettricità. In uno stato sociale le garanzia minime dovrebbero essere la norma. E invece si preferisce far morire bambini, speriamo bene per la mamma che si trova in gravissime condizioni all’ospedale san Gennaro. No abbiamo intenzione di dilungarci, già l’Ansa, Repubblica, Il Mattino e gli altri network hanno scritto della tragedia. Questo è un blog che cerca di non riportare le notizie dei grandi network, anche se quello che è successo oggi ci riguarda molto da vicino. BASTA con l’indifferenza, BASTA con l’insensibilità e il disprezzo. Muoiono le persone! L’estate scorsa alla via Vergini un uomo venne sparato e dopo pochi minuti san Vincenzo fece la sua processione. BASTA! Ma forse chi scrive si è già rassegnato. MORIRE DI POVERTA': SILENZIO! SCHIFO! VERGOGNA! INETTI!


italiani o italieni?

La settimana scorsa molti Tg nazionali hanno riportato la notizia che a Napoli tre donne hanno aggredito sia verbalmente che con schiaffi e cazzotti alcuni vigili donne, e che l’aggressione poi è continuata anche dentro la caserma. Un fatto di cronaca rilevante… sembra. Altrettanto vero è il fatto che molti ragazzi che vengono arrestati dalla polizia una volta portati alla questura vengono malmenati e schiaffeggiati senza senso e senza potersi difendere. Naturalmente di questa situazione i Tg nazionali non ne fanno parola. In realtà tutto quello che i grandi network italiani fanno vedere per l’80% è manipolato e criptato dai responsabili e da chi ha il potere per farlo. La logica non è l’informazione ma il fatto così confezionato. Questo è provato dal fatto che tutti dicono le stesse cose, tutti danno le stesse notizie, non si salva neanche la carta stampata.
Venerdì notte (ore 01,15 circa), su radio 24 si parlava come al solito di politica; ad un certo punto un commentatore aveva detto che il presidente della repubblica aveva violato la costituzione. In realtà la discussione era nata perché Napolitano, esortato da una persona a non firmare una legge, aveva risposto che “firmare non significava nulla”. Lo speaker aveva obiettato sostenendo che Napolitano si riferiva alle parole di quella persona e non al fatto di non firmare. La discussione era andata avanti per parecchi minuti: l’uno diceva che non era possibile che un presidente della repubblica dicesse una cosa del genere, visto che non firmare è previsto dalla costituzione, mentre l’altro affermava che l’interpretazione era sbagliata in quanto le parole dette e non la legge venivano obbiettate dal Presidente. Insomma un fraintendimento generale. Credo che chi ha ascoltato non avrà avuto modo di capire quali realmente fossero stati gli intenti di Napolitano in relazione a quella frase.
A queste discussioni siamo abbastanza abituati noi (voi, essi) italiani, in realtà non si sa mai chi ha torto e chi ha ragione. La stessa cosa è attuata con le leggi italiane: c’è sempre un’altra legge che sconferma, amplia, riduce o amplifica quella precedente. Le interpretazioni che si possono dare alla lingua italiana sono svariate e a volte anche contorte. L’italiano è una lingua difficile e molti, politici compresi, non solo sbagliano a parlare ma scrivono male o non scrivono proprio. Il problema, soprattutto in questo determinato periodo storico, è il fatto che l’ignoranza ha prevalso sul buon senso, così come il linguaggio economico ha sconfinato e trapassato quello culturale. Ecco perché oggi noi facciamo le guerre mediatiche, il fatto è che non ci capiamo, non capiamo l’italiano, diciamo la stessa cosa ma la interpretiamo in modo differente o viceversa; è il linguaggio che in parte ci affoga grazie anche alla nostra incapacità. In effetti l’italiano è una lingua inventata per gli ITALIENI. [+Blogger].

[s]fondi pubblici

Continua il dirottamento dei fondi pubblici dai servizi essenziali come centri diurni, di riabilitazione asili nido, all’assistenza domiciliare, per destinarli a progetti che arricchiscono i centri di formazione, le clientele politiche, senza avere una ricaduta sociale sul territorio. Prendiamo il caso della formazione professionale. Nel periodo 2000-2006 sono stati spesi svariati milioni di euro, per corsi come quello sulle “veline”, sapendo già in partenza che determinate offerte formative non potevano avere una finalità lavorativa. Un altro caso eclatante è il “Progetto Isola” un chiaro esempio di misura assistenziale. Altro esempio sono i corsi di formazione effettuati dalla scuole, dove vengono foraggiati Direttori scolastici, insegnanti, tutor, segretari. Mentre si sperpera senza concludere nulla, nella città di Napoli, è presente un bacino di 3500 senza fissa dimora ed i posti letto sono solo 150. L’assessore alle Politiche sociali Giulio Riccio non ha mantenuto l’impegno di istituire in ogni municipalità un presidio di ristoro, di igiene e informativo per i senza fissa dimora. Nel Rione Sanità sono stati promessi, ma ancora mancano: un asilo nido comunale, negatoci dall’Assessore regionale alla Formazione Corrado Gabriele, un centro polisportivo, un presidio dei Vigili Urbani, un’isola ecologica, una biblioteca, un ufficio Postale adeguato, una scuola media inferiore pubblica.

progetti partecipati proposti dagli abitanti del Rione vengono regolarmente ignorati dalle Istituzioni. I progetti preparati dalle Istituzioni nei minimi dettagli (molte volte sono copiati), illustrati su enormi pile cartacee, solitamente vengono calati dall’alto, senza confrontarsi con i reali bisogni della popolazione. Chi attua i progetti, ovvero: cooperative, fondazioni, associazioni sono legati indissolubilmente alle volontà dei partiti. Senza il legame con classe politica sono praticamente chiusi i rubinetti dei finanziamenti e l’approvazione dei progetti si perde nel labirinto della burocrazia. Tutto questo se si esclude il periodo di campagna elettorale, dove si promettono fondi, pagamenti degli arretrati, nuove collaborazioni, il tutto automaticamente disatteso il giorno dopo le elezioni. Dal 2007 al 2013 sono stati stanziati altri miliardi di euro per la Regione Campania. Siamo nel 2009, sono passati due anni e questi finanziamenti, come quelli del 2000-2006, continuano ad arricchire i soliti noti. Intanto 16 mila napoletani emigrano nelle Regioni del Nord-Italia e la città continua ad essere in balia del degrado sociale, ambientale e culturale. [Mauro Migliazza].


ronde nel quartiere

E’ da qualche settimana che girano le ronde nel nostro rione. Ragazzi molto giovano in cerca di lavoro e di gloria. In realtà è da parecchi anni che si vedono, anche se ogni tanto scompaiono, per poi riapparire massicciamente e ri-sparire successivamente. Sono i ragazzi che si definiscono del “telefono”, sì è proprio così, se li senti dicono proprio così: “siamo del telefono”. Sono i precari che lavorano per le compagnie telefoniche e che cercano di “appioppare” un nuovo contratto con la scusa di un risparmio considerevole sulla bolletta. Spesso non sanno neanche parlare bene l’italiano, cercano di convincere le persone, che non ha nemmeno il telefono, ad abbonarsi con vantaggi e benefici. In realtà sono ragazzi che non sanno nulla di contratti, né di rete fissa né internet, e se ne sanno, vi assicuro, è veramente poco. La colpa non è di questi poveri “appioppatori” male addestrati e poco professionali; in realtà la colpa è di un sistema che recluta vergogna in cerca di soldi. Chi fa questo “mestiere” ha la dignità di lavoratore onesto, un giovane diplomato ceca di guadagnarsi da vivere, anche se un perfido economista decide come e quando bisogna guadagnare e mangiare. In verità mi fanno “pena” questi ragazzi ben vestiti, con camicia, pantalone classico, cartellina e penna in bella vista. Questi ragazzi sono i management del futuro, quelli su cui la società deve contare per progredire e aiutare; essi non hanno nessuna colpa, la sola responsabilità è di chi sta a capo di un bordello economico. Pur per far soldi la formazione non basta, basta la furbizia e la subordinazione. “Dici di si e cerca di fottere gl’altri”, campa tu… “io voglio la botte piena e la moglie ubriaca”. È la lotta per la sopravvivenza al lavoro, per l’incompetenza politica, per la tragicità. È l’umana pietas di un lavoro che non ha lavoro, di una economia che non è economia, di un sistema che non è un sistema. Cosa aspettarsi per le prossime consulenze? La legge di uno studioso dice: “si occupa sempre un posto da incompetenti, ecco perché il carro tira avanti…”. Non è una massima è l’inettitudine figlia del mercato. [+Blogger ].

lettera aperta ai cittadini

“Chi non conosce la propria storia è destinato a riviverla” è scritto oggi su un muro di Auschwitz. Chi scrive ha conosciuto, in anni cronologicamente lontani ma sempre vivi nel ricordo, il soprassalto di una telefonata che lascia intendere che qualcosa di grave è accaduto, la corsa agli ospedali, le notizie apprese con delicatezza dai parenti o all’improvviso dai giornali, il dolore inemendabile per un fratello o un amico che hai salutato pensando di rivedere l’indomani, e che invece non rivedrai mai più. Chi scrive ha assistito a processi in cui gli assassini si travestivano da eroi; le vittime nelle parole di avvocati privi di scrupoli diventavano aggressori; le Corti comminavano pene forse troppo miti, o peggio ancora archiviavano la verità e la giustizia con assurde sentenze, per esempio considerando “suicidio” la tragica morte di un giovane picchiato (il corpo presentava ancora evidenti segni di percosse) e poi dato alle fiamme. Chi scrive è rabbrividito leggendo, sui muri della sua città, scritte che chiedevano la libertà dal carcere per gli uccisori dei nostri fratelli, o auspicavano altri dieci, cento, mille morti come loro. Chi scrive ha sofferto venendo a conoscenza di altri morti, “rossi” o “neri”. Spesso caduti per attaccare o difendere (o soltanto perché erano nei pressi di) una sezione di partito, un circolo, un centro sociale, una casa occupata. Colpiti a morte dai nemici politici o dalle forze dell’ordine. Così sono stati uccisi negli anni Settanta Fabrizio Ceruso, Tonino Micciché, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni, Ivo Zini. Vittime questi, assassini chi li ha uccisi. E tanto ci è bastato sapere. Non perché, come qualcuno semplicisticamente afferma, le vittime non hanno colore politico, o perché i morti sono tutti uguali.
Ogni individuo è unico e irripetibile, ognuno è vissuto diversamente dagli altri, ognuno, anche, è morto diversamente dagli altri. I morti sono tutti diversi, perché erano diversi da vivi. Ma più che le differenti idee politiche, conta per noi come quelle idee si affermavano: con una penna, un microfono o un volantino, oppure con un bastone, un coltello o una tanica di benzina. Questa è la storia che noi ben conosciamo, e che non vorremmo in nessun modo rivivere. Quanto sta accadendo in questi giorni a Materdei, con l’occupazione dell’ex convento in salita San Raffaele da parte dei giovani di Casa Pound, rischia invece di rinfocolare contrapposizioni che speravamo passate per sempre. Non sappiamo se questi giovani siano effettivamente dei “bravi ragazzi”, come alcuni dicono. Abbiamo però ascoltato le loro dichiarazioni, e li abbiamo sentiti proclamarsi “fascisti del terzo millennio”. Qualcuno dovrebbe ricordargli che la Repubblica Italiana è nata dalla Liberazione dalla dittatura fascista, spiegargli che la Costituzione vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, che le nostre leggi considerano reato diffondere il fascismo o farne l’apologia. Perché il fascismo ha prodotto, già sul finire del secondo millennio, morte e dolore. Speriamo che nel terzo millennio il fascismo esca per sempre dalla storia, e che nessuno abbia più a soffrirne a causa sua. Ma la trasmissione di questi principi democratici non può essere affidata solo ai cittadini che manifestano legittimamente la loro preoccupazione o a qualche facinoroso che, sentendosi un nuovo partigiano di una nuova Resistenza, tenta l’assalto al covo fascista, mettendo a rischio la sua vita e quella altrui (al termine della manifestazione di mercoledì si sono contati almeno undici feriti: speriamo che non ce ne siano altri!). Spetta alle Istituzioni valutare e agire con chiarezza e tempestività. I giovani occupanti di Casa Pound sono bravi ragazzi benvoluti dal quartiere che si dedicheranno a fare il doposcuola ai bambini? Desiderano rendersi utili al territorio contribuendo a realizzare i diritti di disoccupati, anziani, immigrati, disabili, senza discriminazioni verso alcuno? Siano lasciati in pace! Sono pericolosi razzisti, squadristi e mazzieri che metteranno a repentaglio l’incolumità degli immigrati, degli omosessuali e degli abitanti di Materdei? Sia sgombrato immediatamente l’ex convento! Sono decisioni non facili, ma che chi ha la responsabilità di governare Napoli ha il dovere di prendere per tutelare la sicurezza e la tranquillità dei suoi cittadini. Vorremmo invece rivolgere ai giovani, la cui rabbia sta montando in questi giorni, semplicemente un appello, in nome di quanti persero la vita a causa del fanatismo, dell’intolleranza, dell’odio politico. Niente può giustificare la violenza, neanche le colpe degli altri. Nessuna giustizia può nascere dalla violenza, come nessun albero sano può germogliare da un seme malato. Opponetevi, dunque, alla violenza degli individui e della società, alla prepotenza e alla sopraffazione, all’intolleranza e al razzismo, all’ingiustizia e alla guerra; con la vostra integrità morale, con la verità delle vostre parole, con la forza della solidarietà, con il ricordo di chi sacrificò la sua vita per questi valori. Esiste una sola umanità. Solo la nonviolenza può salvarla. [Livio e Rosanna Miccoli, fratelli di Claudio, ucciso a Napoli il 6 ottobre 1978 Salvatore De Waure, fratello di Vincenzo, ucciso a Napoli il 21 gennaio 1972 COMITATO CLAUDIO MICCOLI]

un invisibile precario

Sono ormai diversi anni che nel rione la Rete Sanità lavora per restituire dignità alla gente. Molte associazioni fanno un lavoro degno di nota, ma il realtà la nota non gliela scrive nessuno. Un “invisibile”, per quello che fa e per come lo fa, visibile solo dalla gente di questo luogo, è un volontario che vive nel rione ormai da più di 3 anni. Romano di nazionalità ma cittadino del quartiere, Mauro Migliazza, un cinquantenne laico, si batte da solo, con gli altri e a volte contro gli altri, per difendere i più deboli, o meglio ancora per difendere i diritti. Fa un lavoro lodevole senza chiedere soldi o indennizzo. Vive in un appartamento dove paga un affitto che divide con altre persone ma sarebbe giusto che la Municipalità o il Comune gli trovasse un alloggio. D’altronde svolge una “missione” straordinaria e non è giusto che una persona che “priva” i suoi anni non gli vengano riconosciuti almeno i suoi sacrifici. D’altronde non lavora e non ha una famiglia ricca dove per chiedere e vivere. Attualmente è impegnato ad aiutare una donna paralitica, ha bisogno di una nuova sedia a rotelle; quasi tutti i giorni incontra alcuni ragazzi che stanno in cura presso la UOSM (Istituto di Igiene Mentale); partecipa sempre alle riunioni della rete sanità, va a trovare i malati dell’ospedale san Gennaro dei Poveri, dialoga con i commercianti del rione, con i giovani e le famiglie. Tutto questo nell’ombra e forse anche nell’indifferenza di qualcuno. In questi pochi anni ha avuto modo di capire, ascoltare e vivere la gente del rione. Dopo un breve periodo passato in Africa, ha deciso di incontrare Alex Zanotelli, di dedicare i suoi anni ancora a un sud del mondo: il rione è il sud di Napoli, Napoli è il sud dell’Italia, la Campania è il sud dell’Europa. Ancora una volta le istituzioni fanno finta di non vedere, di non sentire e di non capire. Una risorsa per il quartiere, Mauro è attivo e fatica sporcandosi le mani, anche se il suo mal di schiena non lo abbandona mai, lo spirito che lo contraddistingue gli dà, e ci dà, il coraggio di andare avanti di non mollare comprendendo a pieno la solidarietà umana. Uomini del genere bisognerebbe difenderli e apprezzarli, invece noi preferiamo non capire: per quanto tempio ancora potrà pagare il suo affitto visto che non lavora? Ma come si fa ad essere così miopi? Le Istituzioni locali non smuovono le loro penne (ma questo non ci stupisce), per caso il presidente della Municipalità Stella/San Carlo sa di cosa stiamo parlando? Certo forse lui non avrà i soldi per pagare una stanza ma in questi casi la generosità non dovrebbe essere accantonata, dovremmo muoverci tutti, presidente in prima fila, per dimostrare il nostro affetto e il nostro ringraziamento. La chiesa per caso gli ha offerto un posto per dormire? All’inizio Mauro era ospitato dalla comunità Crescere Insieme anche se poi era dovuto andare via per problemi logistici. Al di là di ogni aspettative Mauro non ha mai chiesto niente e forse mai chiederà, la sua lucida spiegazione sulla gente del rione degna dei migliori ricercatori o professori universitari, sta a significare che il quartiere va visto dal didentro, va vissuto è scoperto: forse solo un invisibile precario può farlo.[+Blogger]€€€

villa literno e cimitile

Rilanciare l’impegno in tempi di cinismo e indifferenza. Sabato 26 settembre mi sono recato a Villa Literno (Ce). L’occasione era il ventennale della morte di Jerry E. Maslo, un esule sudafricano che lavorava come bracciante in un campo di pomodori sotto caporale e che, una sera del 1988 fu ucciso e derubato del suo misero stipendio da alcuni delinquenti. La morte di Jerry fu subito archiviata dai giornali locali come “un delitto commesso da balordi”, ma a livello nazionale gettò una luce sulla coscienza dell’ Italia addormentata che permise finalmente al paese di accorgersi del problema immigrati, come dimostrarono le due manifestazioni di Pianura, all’indomani del delitto e di Roma, ancora oggi ricordata come la più grande manifestazione antirazzista mai registrata in Italia. Oggi le cose sono diverse: non solo l’approvazione del cosiddetto “pacchetto sicurezza” (o sarebbe meglio chiamarlo “decreto sicurezza”?), e la sua conseguente trasformazione in legge mette in pericolo alcuni dei più inalienabili diritti umani come il diritto all’istruzione dei figli degli immigrati o il diritto alla salute, anche se irregolari, ma è in gioco la libertà degli italiani stessi. Ma forse siamo talmente abituati all’onnipresente dittatura mediatica, che ci è passata perfino la voglia di pensare, perché tanto non cambia nulla, sono problemi di altri, basta che non colpiscano noi e va tutto bene! La televisione ci bombarda quotidianamente di notizie che parlano di omicidi efferati, stupri, rapine, dove i protagonisti sono quasi e sempre romeni, rom, marocchini ecc. Di tante violenze consumate tra le sacre mura domestiche commesse da persone italianissime, o di tanti distinti professionisti “cattolicissimi” ed irreprensibili mariti e padri di famiglia che vanno in giro per il mondo a sfruttare la miseria materiale ed umana nel modo più ignobile con il turismo sessuale, quelli no, o meglio, di questa gente si parla solo in occasione di fatti clamorosi o nei talk show per alzare lo share. E la mafia? Non dimentichiamo che siamo stati noi ad inventarla e ad esportarla! Tornando al forum, che è stato ospitato nella palestra della scuola media “L. Da Vinci” oltre all’emergenza xenofoba sempre più strisciante, si è affrontato anche lo spinoso problema delle responsabilità italiane nel sud del mondo, come l’avvelenamento del delta del Niger da parte dell’Eni o gli affari della ‘Ndrangheta nell’Africa subshariana. Aggiungo di mio alcuni episodi di cronaca recente: domenica a Bergamo un marocchino quattordicenne passeggiava tranquillamente mano nella mano con un’amica italiana quando, mentre erano seduti al tavolino di un bar sono stati importunati da un altro giovane, un tunisino: ne nasce una lite che per poco non finisce in tragedia: il quattordicenne, ferito da una coltellata alla schiena se la caverà, ma è stato denunciato in quanto clandestino. Oltre al danno, la beffa! Lunedì a Roma, una nigeriana viene insultata verbalmente e picchiata da alcune ragazze, semplicemente per averle invitate a rispettare un’elementare regola di civiltà, cioè, non fumare sull’autobus. Sono solo due degli episodi più emblematici, ma potremo soffermarci sulle aggressioni ai gay di agosto, sulle minacce di un esponente leghista del Friuli ai medici che non denunciano i clandestini in ossequio al “pacchetto sicurezza”, e mille altri episodi simili. Nel pomeriggio, e fino a notte tarda, sono stato alla Basiliche Paleocristiane di Cimitile per la veglia missionaria, sulle orme di Felice e Paolino. La veglia, che apre in qualche modo l’anno di lavori del SUAM (Segretariato Unitario degli Istituti Missionari), non ha visto, da parte degli istituti una numerosa partecipazione, c’è stata invece una folta rappresentanza del laicato in particolare dalla Parrocchia del Sacro Cuore di Portici, guidata da p. Giorgio Pisano, di cui il Governo ha chiesto la scomunica alla Santa Sede (ma credo che si risolverà tutto in una bolla di sapone, almeno spero), il tutto per aver definito i caduti di Kabul “vittime”, non “eroi”! Dalla visione del documentario “Una montagna di Balle” e dai cinque gruppi di studio, è emersa durante la Celebrazione Eucaristica, con ancora più chiarezza l’urgenza dell’impegno per la Verità e la Vita, in questo momento così tragico per la nostra democrazia e per il pianeta intero. Chiudo citando un aforisma di un testimone particolarmente caro a tanti cristiani impegnati e ai laici di buona volontà, dom Helder Pessoa Camara, arcivescovo di Olinda e Recife nel Nordeste del Brasile fino al 1986 e morto nel 1998: “Se sei solo a sognare, allora il tuo resterà un sogno, ma se sono in molti a sognare allora il sogno diventerà realtà”. Che don Helder, Felice, Paolino e tanti altri testimoni che ci hanno preceduto ci aiutino a “liberare la Parola”, come recita il motto della Carovana della Pace. [Vincenzo Minei]

oroscopo preventivo

Il Segno della Bilancia


Per chi nasce in Bilancia la doppia considerazione ha una sua logica derivata dall’equilibrio che lega l’ago al peso. Irene Jacob interpreta magistralmente il film “la doppia vita di Veronica”, La sua bellezza è messa a confronto con "l’altra sua bellezza". La scena più curiosa di questo film è quella dove Veronica, dopo aver avuto un piccolo malore, intravede un anziano che apre improvvisamente il cappotto mostrando le sue parti basse. Se per caso ti capiterà di fare questo incontro caro/a Bilancia forse potrai avere la consapevolezza di aver conosciuto il regista, di vivere in Polonia e contemporaneamente in Francia, di essere considerato/a una persona affascinante e, cosa veramente incredibile, di costruire la tua vita plasmando l’arte, l’amore, la passione, il canto. Questa miscela di bella e piacevole sensazione avvolgerà la tua vita tanto che neanche il sogno placherà la tua immaginazione. Il film è bellissimo e ti invito a vederlo e rivederlo e rivederlo e rivederlo...


Il segno dello Scorpione

Ti consiglio un buon libro da leggere per questo “noioso” mese di ottobre: “Francesco d’Assisi” di Gilbert K. Chesterton. La vita di questo santo è straordinaria e scritta poi da un ateo (convertitosi), è ancora più emozionante. Le differenze che troverai ti faranno “accapponare i capelli” e la semplicità di quest’uomo ti catapulterà direttamente in qualche convento di Napoli. Perché? Perché la spaccatura che c’è tra la vita di Francesco e gli attuali francescani è così netta, così differente che la povertà dell’uno contrasta con la ricchezza e l’abbondanza degli altri. La “nudità” del santo è sconvolta dall’abbondante cibo che tutti i giorni le suore della mensa preparano per i sacerdoti, così come le sue privazioni sono scardinate dall'enorme affitto della sale per i matrimoni religiosi. Di negativo, caro scorpione, ti accorgerai, ma sicuramente l’hai già fatto, delle contraddizioni che avvolgono la nostra cultura; di positivo invece avrai scoperto un maestro del paradosso e della letteratura. Buona meditazione.