post voto

Pubblico l'articolo di Vincenzo Minei (un cittadino indignato da una parte), a elezioni avvenute. 30 maggio 2011 ore 17,55

Spazio Libero

Domenica 29 e lunedì 30 maggio ci saranno i ballottaggi delle elezioni amministrative in molti comuni italiani tra cui Milano e Napoli, rispettivamente tra Giuliano Pisapia e Letizia Moratti e tra Luigi De Magistris e Gianni Lettieri. Non è mia intenzione suggerire per chi votare (ognuno ha la propria testa e il voto dovrebbe essere libero e segreto), ma nella nostra città il voto è più difficile che altrove, e i motivi sono molteplici: la secolare disoccupazione, l'infinita emergenza rifiuti, la camorra che sembra controllare tutti i settori della vita pubblica, sono tutti elementi che rendono difficile un vero voto democratico a Napoli.

Già mesi prima di ogni elezione si vedono distributori di volantini che suggeriscono di votare quella tale persona per ottenere dei favori, perché amico o parente di questo o quel signor tal dei tali, uomini che indossano magliette elettorali (i sostenitori di Lettieri con scritte davanti e sul retro: “io voto per Lettieri perché è uno di noi” (assurdità incredibile, se si pensa alla Sanità dove è risaputo che non vivono esattamente imprenditori o milionari). Stuoli di ragazzini vengono arruolati dai bagarini, mentre scrivo si sta montando in piazza S.Vincenzo il palco per la festa con cantanti e comici prevista per le ore 21:00 odierne dove, tempo permettendo, dovrebbe intervenire il candidato del centrodestra.

Tutta la città da via Duomo in poi, è tappezzata di manifesti pro Lettieri, alcuni dei quali con slogan di questo tipo: "niente slogan, solo soluzioni", oppure, "Napoli non ha bisogno di inquisitori ma di un buon governo". E poi ci sono i soliti attacchi del Presidente del Consiglio, che ormai non trova altri argomenti che denigrare l'avversario politico, l'ultima uscita è "A Napoli senza cervello chi vota per De Magistris".

Vorrei fare un appello ai napoletani; andate a votare, perché chi si astiene lascerà che altri decidano al loro posto; prima di andare a votare, informatevi sui programmi dei candidati, e se votate per Lettieri ecco quello che avrete: inceneritore, privatizzazione dell'acqua, riapertura della centrale nucleare del Garigliano, poi non andate a piangere in chiesa se i vostri figli si ammaleranno di tumore o di leucemie. Usiamo per una volta la testa, e non facciamoci abbindolare dalle promesse di soluzioni immediate! [Vincenzo Minei]

sballottaggio


lettieri alla sanità

Oggi Lettieri ha sfilato per le strade del rione, cinque minuti e via con uno scooter per altre destinazioni. I suoi tifosi gridavano: “uno di noi, uno di noi, Lettieri sei uno di noi”. Mo io mi chiedo: ho visto che gridava uno disoccupato organizzato che ha tre figli, e vive ancora in un basso alla via fontanelle. In passato vendeva i dvd masterizzati e prima ancora le sigarette in diverse piazze di Napoli ai semafori. Ripeto, mi chiedo, ma come fa ad essere “uno di noi”? Lettieri è proprio quello che si immaginano le donne messe là per caso con tanto di magliette che lo sponsorizzavano?

Sono sceso con la telecamera per fargli questa semplice domanda: “Lei signor Lettieri parla tanto di piano rifiuti, di una città più vivibile e pulita e poi fa attaccare manifesti dappertutto, perfino sulle pensiline della fermata dell’autobus? I suoi manifesti sono attaccati alle pareti dei palazzi storici di Napoli e delle chiese con tanto di censura da parte del comune di Napoli. Come dire: munnezza sotto e munnezza sopra… insomma, come la mettiamo”? Scusate dimenticavo del condono che è stato fatto prima dell’attacchinaggio selvaggio che n’chiavica la nostra città. Vota Antonio La Trippa, Vota La Trippa. [+blogger]


italonapoletani

De Magistris contro Lettieri, l’uno accusa l’altro: “camorrista”, “fallito”. L’uno cerca di comunicare la sua posizione di sindaco patrizio, l’altro di sindaco onesto e perbene. Si scontrano sulle cose essenziali: il lavoro, la malavita, la munnezza. Si attaccano, usano colpi bassi, si eccitano, si vantano, dicono stupidaggini.

Un sindaco, il sindaco, dovrebbe essere una persona che dialoga, che accoglie, che guarda con gli occhi degli altri. Cosa fa De Magistris quando diventerà sindaco? Lettieri è un cittadino che lui dovrà pure ascoltare. E Lettieri? Scarterà De Magistris solo perché lo ritiene un fallito?

Quando ascolteremo un dibattito elettorale dove l’uno (un candidato) possa essere il completamento dell’altro? Eppure di diritti pubblici stiamo parlando, quelli che dovrebbero fare il bene della collettività. Sono inequivocabili, imprescindibili… dovremmo pur essere d’accordo. E invece no, la sicurezza per De Magistris è qualcosa di differente rispetto a quella di Lettieri, così come il lavoro e la munnezza.

Ecco dove pecca la nostra democrazia, il nostro sistema elettorale, i nostri dibattiti tra destra, sinistra, centro… Quando un candidato sfida un altro e l’altro vince, allora quest’ultimo dovrebbe chiamare in carica lo sconfitto e fargli fare il vicesindaco, dovrebbe attuare parte del suo programma, dovrebbe tutelare almeno tutti quelli che lo hanno votato.

Ma da qui ci passa il mare, le montagne e anche la ferrovia con 3 aeroporti. Un continente intero. Se è pur vero che il dibattito politico è sempre esistito, allora è venuto il momento di sceglierlo, di seguirlo con attenzione, di comprenderlo e trasformarlo. Il bene comune si chiama accoglienza: una parola che da sud a nord dell’Italia, in questi ultimi decenni, non ha significato. [+blogger]

peppe e la politica

«Io con le elezioni ci vado bene a livello di soldi: se i governi cadessero ogni tanto, come succedeva venti anni fa, starei apposto». Peppe, uomo possente, alto due metri e con due spalle enormi, è preoccupatissimo che io scriva il suo nome in un articolo. Ha avuto qualche problema con la giustizia, anni fa, ma poi si convince che non c’è niente di male. A patto che l’articolo glielo porti stampato, perché il computer non gli “fa calore”. Mi spiega pure dove abita, vagamente, ma non ci spera più di tanto. Si fida perché si vuole fidare.

Anni fa sfilava i portafogli nei pullman, ed era un sistema sicuro. Ci stavano il 42 e il 185, che arrivavano dalla stazione fino al Vomero. E il 109, quello rosso che saliva al Cardarelli, e quello nero, a Capodimonte. Poi è stato dentro per un fatto di droga, dice che faceva un servizio a un amico, e l’hanno beccato con una quantità di coca enorme in macchina. Lo incontro mentre attacca dei manifesti su via Mezzocannone, cartelloni con la faccia di un tale dell’ Udc, candidato alle amministrative. «Io mi faccio tutti i partiti, a parte i fascisti. Da loro non mi voglio prendere un centesimo, solo per un fatto di quando ero giovane, che ero comunista pesante. Poi da quando è finito il partito, mi sono levato da mezzo. Questi, tutti quanti, quelli di Berlusconi e di Mastella, ma pure quelli del Pd, per mettere i manifesti ti danno qualcosa di soldi e non stanno a guardare la carta di identità. Alle volte esco che nella macchina tengo roba di cinque-sei partiti diversi, come fanno in quel film di Totò».

Quando era ragazzo, Peppe ci teneva alla politica, poi è rimasto deluso, si è sentito tradito dai comunisti. Nella vita ha fatto di tutto: la strada, “il poco di coca, qualche scippetiello”. Quando ha lavorato onestamente è stato guardia giurata, per molti anni, e solo per sei mesi autista per una fabbrica di occhiali al nord. Per un periodo, fino a poco tempo fa, si arrangiava con alcuni compagni a fare il finto giocatore, mentre gli altri provavano a fregare i turisti con il gioco delle tre campanelle. Era pure iscritto a una lista di disoccupati, sperando di entrare negli aventi diritto ai sussidi.

«Per me la politica è stata veramente importante, ma ora così come loro sfruttano la gente per bene, senza farsi mai uno scrupolo, io voglio sfruttare a loro. Mi dicono che c’è la possibilità di fottersi qualche soldo dalle casse del comune e pigliarsi un sussidio, perché Tizio conosce a Caio che fa il consigliere comunale? Io ‘o faccio, nun tengo ‘cchiù niente a verè, pure se si tratta di mezzi camorristi. Anni fa queste cose non le avrei fatte, perché per me la politica era una cosa seria. Al massimo facevo il rappresentante di lista per diversi partiti, anche se quelli non ti pagavano come fanno mo’, un po’ perché c’erano meno soldi, un po’ perché le cose sporche non si facevano così davanti a tutti, c’era più pudore. Allora ti mandavano i cestini per il pranzo, e al seggio dove stavo io arrivava prima il cestino della DC, poi quello dei socialisti, poi dei repubblicani. I comunisti nun ce purtavano manco ‘o cazz’, perché uno lo doveva fare per militanza, altro che cestini».

«Peppe ma io ancora non ho capito mo’ tu per chi voti», gli chiedo. «Io? Io sono più di dieci anni che il voto me lo vendo, al miglior offerente. Prima si dovevano fare un sacco di tarantelle, ma mo’ con questi cellulari con le fotografie è una stronzata. Alle ultime due elezioni, uno dove abito io, un mezzo caporione, mi ha dato quaranta euro, e la prima volta pure il telefono per fare la foto. Io pensavo che era compreso nel prezzo, ma poi l’ha voluto indietro, quel cornuto».

Ad aprile a Napoli si può stare per strada fino a tardi, che comincia a fare caldo. Anche via Mezzocannone, come tante altre, è tappezzata, sotto elezioni. Peppe, per esempio, si è fatto un po’ di Soccavo e Fuorigrotta. Poi se n’è sceso al centro, dove ci siamo incontrati. Quando ripasso, verso le tre, sui pannelli montati per evitare che i manifesti finiscano su tutti i muri, è pieno di cartelloni di Rifondazione comunista, sistemati ad arte, proprio sopra quelli dell’Udc. Sembra che qualcuno abbia voluto far vedere a qualcun altro che quelli col faccione ex democristiano erano stati messi, e il lavoro era stato fatto bene. Poi mica è colpa sua se sopra i comunisti ce ne hanno attaccati degli altri. [riccardo rosa - napolimonitor.it]


si

“Noi la conoscevamo bene”. Sì, è la cosa più banale da dire in questi casi. Però è vera. C’è chi se la ricorda dai tempi delle partitelle di pallone al parco, e chi l’aveva vista appena ieri (e assicura che “aveva un aspetto splendido, freschissimo”).

“Sono sempre i più buoni che se ne vanno”, e lei era buona davvero. Sempre disponibile, sempre pronta ad aiutare, a rinfrescare, a dissetare tutti. E senza chiedere niente in cambio.

Perché era fatta così: pubblica per vocazione, incapace di discriminare e di escludere. Tutto il contrario: il suo compito era quello di unire.
Se la gestione dell’acqua pubblica passa in mani private, corriamo il rischio di dire addio a una delle nostre amiche più fedeli e più care. Ma questo si può ancora impedire.

L’acqua pubblica è un diritto di tutti, non un interesse di pochi. Per un futuro diverso, vota sì al referendum del 12 e 13 giugno. [www.referendumacqua.it]

"una vacanza"

Per non votare ho deciso di andare via per un po', fermerò per protesta tutto, anche la mia attività di scrittore. E' disgustoso vedere la città sporca, la munnezza da una parte i manifesti elettorali dall'altra. Ho visto che molti sono stati censurati, il Comune ha affisso la scritta: illegale. Quindi immagino che tutti quelli che hanno attaccato manifesti elettorali dove è proibito farlo pagheranno una multa? E invece no! L'anno scorso è stato approvato un condono (vedi link) per farla franca e non pagare. Chiunque candidato avesse attaccato abusivamente i manifesti elettorali avrebbe pagato una tantum prevista dal condono e senza una corretta applicazione della norma. Come dire: "bruciate e sporcate, poi ci pensano i cittadini che pagano le tasse, loro (noi) ripuliranno le strade e le piazze. Sapete che c'è di nuovo?, vado in vacanza alla faccia dei manifesti elettorali e di chi s'inventa le frasi sciordanti. Ci vediamo tra 2 settimane a elezioni terminate... che vinca il peggiore! [+blogger]

la banalità del male

Questa alcune delle centinaia di frasi scritte sui manifesti elettorali a Napoli dove migliaia di facce sporcano senza ritegno la città. Frasi banali, incomprensibili, mal scritte, sgrammaticate, senza senso, scopiazzate per conquistare l’ultimo rampollo spartano. I manifesti elettorali sono attaccati sui muri dei palazzi storici, degli ospedali, delle chiese e nei luoghi dove è proibito l’affissione. Se avete voglia di farvi rappresentare da questi “signori” fatelo pure, ma poi non vi lamentate se sarete voi stessi il prodotto della loro stupidità. Basta leggere per comprendere. [+blogger]
È il momento di una Napoli giovane. Il mio impegno per Napoli è la vostra vittoria. Un’altra Napoli è possibile. La forza è nell’entusiasmo dei giovani. Genio e regolatezza. Servire cercando il bene altrui. Far vincere Napoli. Per continuare il mio impegno per Napoli. Uno di noi. In prima persona al tuo fianco. Perché è il momento di dare una mano. Scegli la persona …decidi per la tua città. Un giovane per il cambiamento. Continua l’impegno sociale per Napoli. Lealtà passione e costanza. Napoli può cambiare proviamoci insieme. Per una politica più responsabile vicino alla gente. Facce nuove, volti nuovi, idee nuove, basta con la cattiva politica. Innoviamo Napoli. La passione per la politica l’amore per Napoli. Il rinnovo di un impegno. Per continuare a crescere. Nazione legalità merito. Per amore della nostra città. Napoli accettiamo insieme la sfida. Scendiamo in campo. Il nostro schieramento al tuo fianco. Il diritto di desiderare. Per una città unica ma anche vivibile. Diamo ascolto alle mille città di Napoli. Napoli ha bisogno di noi cambiamola insieme. Battersi per Napoli. Per Napoli. Generazione differente. Fai vincere Napoli. Sono un serio professionista, amo la mia città, rispetto i miei concittadini. Napoli è una città inglese, (percorrerla) andare a destra è pericoloso. Napoli siamo noi. Non perdiamo la speranza, cambiamo Napoli. Napoli nel cuore. Dalla periferia l’esperienza per cambiare la città. Senza compromessi. Per Napoli scegli me. E se una femmina si chiamerà futuro. Riprendiamoci la nostra città, votatemi e sosterrai te stesso. La tua voce perbene per una città da vivere. Perché Napoli risorga. Insieme nel cambiamento. Liberi di essere liberi. I valori e la persona al centro della politica. [AIUTO!]

leggere la munnezza a napoli

Aiuto, Napoli brucia! Sta bruciando! E’ bruciata. Stamattina passando per la Doganella cumuli di immondizia bruciati ricoprivano le strade e i marciapiedi, al dì sopra le decine di teste dei candidati alle comunali. Sorrisi, ammiccamenti, “Napoli me vo!”, mentre la tristezza mi scendeva fin a toccare l’alluce dolorante del mio piede destro. Sì, l’unica parola che riesco a dire è tristezza, mi sento come un condannato a morte, come chi ha voglia di suicidarsi ma non ha il coraggio di farlo perché un “codardo”.

Sono un codardo perché non sputo in faccia ai candidati, sono un codardo perché non mi impicco, perché non rispondo delle mie azioni, perché ho voglia di gridare e di vergognarmi. Roghi dell’immondizia in tutta la città, da nord a sud, diossina libera di girare per colpire, per ammalare, per putrefare. Siamo all’apoteosi di uno spettacolo infernale, criminale, incosciente, infetto.

L’infezione di questi tempi si chiama manifesto elettorale, con la colla e la carta si n’chiavica tutta Napoli senza che nessuno muove un dito. Su di un manifesto c’è scritto: “Mi batto per una Napoli nuova e pulita”, il manifesto è attaccato in bella posta su la parete di un palazzo del ‘600. Certo quello non è una diossina ma l’incapacità è disarmante.

Bisognerebbe dire a questo candidato: strunz, duepunti… Ma lasciamo stare, mi sento triste e con la tristezza certo le cose non si possono fare. Soffro dentro di me, nel silenzio più atroce. Poi mentre sfoglio un libro di Azar Nafisi leggo: “Sanaz, che è molto magra, portava sempre una maglietta sotto la veste. I suoi aguzzini, ridendo, dissero che siccome aveva un indumento in più magari non sentiva abbastanza dolore, e allora la frustarono più forte”. [+blogger].