Visualizzazione post con etichetta stato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta stato. Mostra tutti i post

l'idra delle sette teste

TISA 
Accordo sul commercio dei servizi 

Il profeta dell’Apocalisse descrive la Roma Imperiale come la BESTIA dalle sette teste che rappresentano i sette imperatori. Anche il nostro Sistema economico-finanziario è una Bestia dalle sette teste che sono i sette importanti trattati internazionali (NAFTA, TPP,TTIP, CETA, TISA, CAFTA, ALCA), siglati per creare un mercato globale sempre più liberista sotto la spinta delle multinazionali e della finanza che vogliono entrare nei processi decisionali delle nazioni.

I trattati che ci interessano più direttamente ora sono il CETA(Accordo Commerciale tra Canada e Europa), il TTIP (Partenariato Transatlantico per il commercio e per gli investimenti) e il TISA (Accordo sul commercio dei servizi). Il CETA sta per essere ormai approvato , nonostante le tante contestazioni soprattutto per certe clausole pericolose che contiene. Abbiamo però ottenuto una vittoria: il Trattato dovrà passare al vaglio dei Parlamenti dei 28 paesi della UE, prima di entrare in funzione. E questo ci fa sperare che venga così sconfitto.
Anche per il TTIP sia gli USA che la UE vorrebbero concluderlo entro la fine dell’anno. Infatti nell’ultimo round  di negoziati tenutosi a Bruxelles dall’11 al 13 luglio, i delegati erano concordi nel voler firmare il Trattato prima della fine del mandato di Obama. Ma l’opposizione al TTIP è forte negli USA sia da parte di Trump che di Hillary Clinton, ma anche in campo europeo, da parte di F. Hollande. La posizione del governo Renzi invece è sempre più schierata  a favore dell’accordo. Ma è in crescendo in tutta Europa la resistenza all’accordo, soprattutto in Germania. Ma anche in Italia si sta rafforzando l’opposizione popolare, come abbiamo visto a Roma nella bella manifestazione del 7 maggio scorso. Questa resistenza al TTIP trova una nuova forza nell’intervento dei vescovi cattolici degli USA (USCCB) e delle Conferenze Episcopali Europee (COMECE) che hanno invitato i cattolici a valutare l’accordo sulla base di una serie di principi etici. “E’ cruciale che tutte le persone abbiano voce in capitolo in decisioni che riguardano le loro vite- scrivono i vescovi. La partecipazione va in particolare applicata ai negoziati del TTIP e per altri accordi commerciali. Questi dovrebbero svolgersi in sedi pubbliche e attraverso processi che assicurino che le voci provenienti dai settori più colpiti della società, possano essere ascoltate e i loro interessi riflessi… In qualsivoglia accordo devono venire fuori. “E’ l’opposto di quanto avviene con il TTIP. Possiamo dunque sperare in una vittoria: è troppo presto per dirlo. Dobbiamo continuare a rimanere vigili.

Mi fa invece ancora più paura l’altra testa dell’idra: il TISA, il Trattato sul Commercio dei servizi, come scuola, acqua, sanità! Si vuole la privatizzazione di tutti i servizi. Purtroppo si conosce poco di questo trattato e se ne parla poco. I negoziati sono in corso a Ginevra in grande segretezza. Vi partecipano i delegati delle 28 nazioni della UE e di 22 altre nazioni tra cui USA, Canada, Australia e Giappone. Gli interessi e gli appetiti sono enormi perché solo negli USA i servizi rappresentano il 75% dell’economia. Mentre la UE è il più grande esportatore di servizi nel mondo con milioni di posti di lavoro. Ora sappiamo qualcosa di più delle trattative in atto tramite le rivelazioni di Wikileaks. Tra i documenti troviamo una lettera dell’ambasciatore USA M. Punke, vice presidente per il commercio degli USA che propone ai negoziatori delle regole per la gestione dei documenti TISA i quali dovrebbero rimanere segreti per cinque anni a partire dall’entrata in vigore dell’accordo. In base ai documenti rilasciati da Wikileaks le nazioni che aderiranno al TISA potranno darsi le loro regole per il ‘mercato dei servizi’, ma dovranno pubblicare con dovuto anticipo queste regole. Questo permetterebbe alle multinazionali di fare i loro giochi. Sulle aziende di Stato, il TISA prevede che queste non possono dare la preferenza ai fornitori locali. Per di più ogni Stato dovrà fornire agli altri una lista di tutte le sue aziende di Stato con tutta una serie di informazioni su di esse. Lo scopo fondamentale di tutto questo è quello di permettere alle multinazionali e alla finanza di mettere le mani sui servizi, dall’acqua alla scuola. “I negoziati stanno procedendo a passo veloce e le parti del negoziato sono impegnate a concludere le trattative entro quest’anno”, così afferma Viviane Reding, attuale relatore della UE ai negoziati TISA. Ho molta paura che con il TTIP in difficoltà per il momento (e questo anche grazie alla forte resistenza popolare), la Bestia non alzi l’altra testa, il TISA, il più pericoloso e minaccioso dei trattati in discussione. Rischiamo che i servizi fondamentali come quelli idrici, sanitari, educativi… finiscano nelle mani dei poteri economico-finanziari mondiali. Sarebbe la più grande vittoria del mercato globale. Non lo possiamo accettare. Dobbiamo tutti, credenti e laici, metterci insieme per dire No a questa Bestia dalle sette teste che vuole imporre il mercato globale neoliberista.(Per informazioni: www.stop-ttip-italia.net) Insieme ce la possiamo fare. [alex zanotelli] 

acqua tradimento di stato

Quello che è avvenuto il 21 aprile alla Camera dei Deputati è un insulto alla democrazia. Quel giorno i rappresentanti del popolo italiano hanno rinnegato quello che 26 milioni di italiani avevano deciso nel Referendum del 12-13 giugno 2011 e cioè che l’acqua deve uscire dal mercato e che non si può fare profitto su questo bene. I  Deputati invece hanno deciso che il servizio idrico deve rientrare nel mercato, dato che è un bene di “interesse economico”, da cui ricavarne profitto. Per arrivare a questa decisione(beffa delle beffe!), i rappresentanti  del popolo hanno dovuto snaturare la Legge d’Iniziativa Popolare (2007) che i Comitati dell’acqua erano finalmente riusciti a far discutere in Parlamento. Legge che solo lo scorso anno (con enorme sforzo dei comitati) era approdata alla Commissione Ambiente della Camera, dove aveva subito gravi modifiche, grazie agli interventi di Renzi-Madia. Il testo approvato alla Camera obbliga i Comuni a consegnare l’acqua ai privati. Ben 243 deputati (Partito Democratico e Destra) lo hanno votato, mentre 129 (Movimento Cinque Stelle e Sinistra Italiana) hanno votato contro. A nulla è valsa la rumorosa protesta in aula dei Pentastellati.

Ora il Popolo italiano sa con chiarezza sia quali sono i partiti che vogliono privatizzare l’acqua, ma anche che il governo Renzi è tutto proteso a regalare l’acqua ai privati. “L’obiettivo del governo Renzi - afferma giustamente R.Petrella - è il consolidamento di un sistema idrico europeo, basato su un gruppo di multiutilities su scala interregionale e internazionale, aperte alla concorrenza sui mercati europei e mondiali, di preferenza quotate in borsa, e attive in reti di partenariato pubblico-privato”. Sappiamo infatti che Renzi vuole affidare l’acqua a quattro multiutilities italiane: Iren, A2A, Hera e Acea. Infatti sta procedendo a passo spedito l’iter del decreto Madia (Testo unico sui servizi pubblici locali) che prevede l’obbligo di gestire i servizi a rete (acqua compresa) tramite società per azioni e reintroduce in tariffa “l’adeguatezza della rimunerazione del capitale investito”. (la dicitura che il Referendum aveva abrogato!) Tutto questo è di una gravità estrema, non solo perché si fa beffe della democrazia, ma soprattutto perché è un attentato alla vita. E’ infatti Papa Francesco che parla dell’acqua come “diritto alla Vita“ (un termine usato in campo cattolico per l’aborto e l’eutanasia). L’acqua è Vita, è la Madre di tutta la Vita sul pianeta. Privatizzarla equivale a vendere la propria madre! Ed è una bestemmia!

Per cui mi appello a tutti in Italia, credenti e non, ma soprattutto alle comunità cristiane perché ci mobilitiamo facendo pressione sul Senato dove ora la legge sull’acqua è passata perché lo sgorbio fatto dai deputati venga modificato. Inoltre mi appello: Al Presidente della Repubblica, perché ricordi ufficialmente al Parlamento di rispettare il Referendum; Alla Corte Costituzionale, perché intervenga a far rispettare il voto del Popolo italiano; Alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), perché si pronunci, sulla scia dell’enciclica Laudato Si’, sulla gestione pubblica dell’acqua; Ai parroci e ai sacerdoti, perché nelle omelie e nelle catechesi, sensibilizzino i fedeli sull’acqua come “diritto essenziale, fondamentale, universale” (Papa Francesco) Ai Comuni e alle città, perché ritrovino la volontà politica di ripubblicizzare i servizi idrici come Napoli (Penso a città come Trento, Messina, Palermo, Reggio Emilia..).

Il problema della gestione dell’acqua è oggi fondamentale: è una questione di vita o di morte per noi, ma soprattutto per gli impoveriti del pianeta, per i quali, grazie al surriscaldamento del pianeta, l’acqua sarà sempre più scarsa. Se permetteremo alle multinazionali di mettere le mani sull’acqua, avremo milioni e milioni di morti di sete. Per questo la gestione dell’acqua deve essere pubblica, fuori dal mercato e senza profitto, come sta avvenendo a Napoli, unica grande città italiana ad aver obbedito al Referendum. Diamoci tutti da fare perché vinca la Madre, perché vinca la Vita: l’Acqua. [alex zanotelli]

senza



viva la liquidazione

Su di un muro di una delle metropolitane collinare c’è scritto: con 450€ al mese non campano neanche i cani per strada. In realtà conosco persone che guadagnano di meno. Una mia amica sociologa ha lavorato per diversi anni in un asilo nido percependo la somma di euro 300 mensili, anche se sul contratto c’era scritto 600€ netti. Sbagliato o non che sia accettare somme truffaldine di questo genere, fa ribrezzo invece apprendere la notizia che un dipendente pubblico intaschi una liquidazione di 1 milione e passa di euro in prepensionamento.

Vediamo un po’ cosa ne pensano quelli del movimento visto che si sono decurtati lo stipendio. Anche il sig. Pietro Ciucci ha pensato di farlo “votando cinque stelle”. Quest’ultimo fino al 2013 ha ricoperto la carica di presidente, direttore e amministratore delegato dell’ANAS. Ma ha rinunciato alla carica di amministratore anche se ha fatto esplicito reclamo per la sua buona uscita. Insomma tre cariche sono troppe, il governo ne tenga atto! La mia amica non sapeva se denunciare la direttrice dell’asilo nido; invece Ciucci sapeva bene che se non riceveva in tempo un preavviso intascava il triplo della liquidazione.

Infatti è in pensione anche se è ancora dirigente dell’ANAS.  Ha ricevuto circa 2 milioni di euro di liquidazione, e in più, come ha fatto giustamente rilevare il sig. Pietro Ciucci, i danni materiali per il mancato preavviso… che gli avrebbe dovuto fare il suo direttore… cioè lui stesso. Insomma Pietro Ciucci si è dimenticato di avvisare il sig. Pietro Ciucci del licenziamento dalla carica di amministratore delegato; e per questo fatto, il sig. Pietro Ciucci ha citato in giudizio il sig. Pietro Ciucci; sapendo che la legge è dalla parte del sig. Pietro Ciucci quest’ultimo ha ben pensato di intascare la somma dovuta legittimamente di 800 mila euro di, torno a ripetere, mancato preavviso di licenziamento.

Alla fine la mia amica ha citato il suo ex datore di lavoro. Sono più di 6 anni che aspetta che le vengano risarciti gli arretrati degli stipendi che non sono mai stati intascati. [+blogger]

no a banche armate...

...si a difesa non armata

La guerra imperversa ormai dalla Somalia all’Iraq, dalla Siria al Sud Sudan, dal Califfato Islamico(ISIS) al Califfato di Boko Haram (Nigeria), dal Mali all’Afghanistan, dal Sudan (la guerra contro il popolo Nuba) alla Palestina, dal Centrafrica al Libano. La Libia sta sprofondando in una paurosa guerra civile di tutti contro tutti, come sta avvenendo nello Yemen. L’Ucraina sta precipitando in una carneficina che potrebbe portare l’Europa in guerra contro la Russia. E’ già ritornata la Guerra Fredda fra Russia e i paesi del Patto NATO che persegue una politica di espansione militare che va dall’Ucraina alla Georgia. “La grande Spada”, di cui parla l’Apocalisse, è ritornata a governare la terra e sospinge tutti i paesi ad armarsi fino ai denti. A livello mondiale infatti oggi si spendono quasi cinque miliardi  di dollari al giorno in armi. Solo in Italia spendiamo 70 milioni di euro al giorno in armi, senza contare i 15 miliardi di euro stanziati per gli F-35 e 5,4 miliardi per una quindicina di navi militari. Ma ancora più grave è il ritorno trionfale delle armi atomiche. Gli USA spenderanno nei prossimi anni 750 miliardi di dollari per ‘modernizzare’ il loro arsenale atomico. La lancetta dell’ “Orologio dell’apocalisse “è stata spostata dagli scienziati per il 2015, a tre minuti dalla mezzanotte della guerra nucleare, lo stesso livello del 1984, allora in piena guerra fredda. In questo contesto, dopo i fatti di Parigi, sarebbe grave che l’Occidente cadesse nella trappola mortale  di una ‘guerra santa’ contro l’Islam. Sarebbe davvero la “Terza Guerra Mondiale”. Per questo dobbiamo rilanciare con forza la nonviolenza attiva inventata da Gesù e messa in pratica da uomini come Gandhi , Martin Luther King, Nelson Mandela. Aldo Capitini. E per incamminarci su questa strada, abbiamo oggi a disposizione due strumenti importanti: la campagna per la Difesa Non Armata e Nonviolenta e la campagna contro le Banche Armate.

La prima campagna, lanciata all’Arena di Verona il 25 aprile 2014, è una raccolta di firme per una Legge di iniziativa popolare che porta il titolo :”Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta.” L’iniziativa , sostenuta da un ampio schieramento del movimento per la pace, chiede l’istituzione e il finanziamento di un Dipartimento che comprende i corpi civili di Pace e l’Istituto di Ricerca sulla Pace e il Disarmo. Questo per dare concretezza all’articolo 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra…!) e per dare fondamento istituzionale e autonomia organizzatrice al principio fondante della legge che vuole il pieno riconoscimento della difesa alternativa a quella militare , come afferma la legge n. 30 del 1998. Il finanziamento invece di questa Difesa civile dovrà venire sia dai fondi provenienti dalla riduzione delle spese per la difesa militare sia dalle possibilità dei contribuenti da destinare la quota pari al 6 per mille dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF). Infatti la Difesa non armate e nonviolenta, per essere efficace, deve essere  preparata, organizzata e finanziata. Come si è sviluppato a dismisura il Genio militare deve ora svilupparsi il Genio civile per una difesa alternativa. La Campagna per essere efficace ha bisogno che in ogni regione, provincia, città e comuni si formino dei comitati per la raccolta firme che terminerà entro il 28 maggio 2015. (Per informazioni vedi :info@difesacivilenonviolenta.org.) Non possiamo accontentarci delle 50.000 firme richieste, ma dobbiamo portarne almeno mezzo milione che consegneremo al Presidente della Camera, perché la legge venga discussa al più presto in aula. Dobbiamo mobilitarci tutti in questa importante campagna.
Ma mi appello soprattutto ai vescovi, ai sacerdoti, alle comunità cristiane perché si impegnino per questa Difesa Nonviolenta che nasce proprio dall’insegnamento di Gesù di Nazareth.

In questo clima di violenza e  di guerra, non è certo un compito facile, sfidare il “complesso militare-industriale” che oggi governa il mondo. Per questo trovo significativo che allo stesso tempo della campagna di Difesa Civile, sia stata rilanciata la Campagna contro le Banche Armate , da tre riviste missionarie e nonviolente, Nigrizia, Mosaico di Pace  e Missione Oggi . Se vogliamo infatti contrastare la Difesa Armata, dobbiamo mettere in crisi la produzione e la vendita di armi (l’Italia è all’ottavo posto nel mondo per la produzione di armi pesanti e al secondo per le armi leggere). Chi finanzia la produzione e l’esportazione di armi sono le banche: le cosidette “banche armate”.  Non possiamo dichiaraci per la pace ed avere i nostri soldi in banche che finanziano le armi. E’ immorale! Oggi, grazie alla legge 185, il Parlamento italiano è obbligato ogni anno a dirci quali sono state le banche che pagano per l’export di armi italiane. Unicredit e Deutsche Bank risultano quest’anno tra le principali banche armate nella lista della presidenza del consiglio. Ma sono tante altre ad avere le mani sporche di sangue.

Questa campagna era stata lanciata già nel 2000 rivolta soprattutto ai vescovi, parroci, responsabili di istituti religiosi . Purtroppo pochi hanno risposto in questi 15 anni!  Eppure  la pace è il cuore del Vangelo! Per questo la rilanciamo con forza, chiedendo ai nostri vescovi, parroci, responsabili degli istituti religiosi di scrivere alla direzione della propria banca per chiedere se è coinvolta nel commercio delle armi. In caso di risposta vaga o di non risposta, chiediamo di interrompere i rapporti con la banca,rendendo pubblica la scelta.Mi appello , in particolare, alle comunità cristiane perché le trovo ancora “fredde”. Ma ci appelliamo a tutti i cittadini perché insieme, credenti e non, diamo una mano perché le nostre banche impieghino i soldi per la pace, non per la guerra.(Per ulteriori informazioni vedi i siti di Nigrizia,  Mosaico di Pace  e Missione Oggi e quello della Campagna :www.banche armate.it, dove troverete anche un fac-simile di lettera da inviare alla ‘banca armata’).
E’ ancora una delle tragedie nella storia dell’umanità che, come diceva Gesù, “ i figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce!” Diamoci tutti da fare perché vinca la Vita. [alex zanotelli]

l’ortodossia

Ben vengono i consigli e la gente nuova nel quartiere, ma senza espropriarci della nostra storia, non fate finta di aiutarci per poi buttar fango e ingraziarvi le pose con il vostro bel italiano afferrato per caso. Fuori dal quartiere i ben pensati, gli eroi della televisione, i giornalisti onniscienti, i preti salvatori della patria, i politici lecca culi che pagano le bollette della luce in cambio di un voto. In questo rione ci sono lavoratori, operai che hanno pagato centinaia di cambiali per comprarsi una 126 personal. Fuori chi etichetta, chi fa finta di fare volontariato per i propri fini, chi sputa sentenze, chi dietro ad un sorriso nasconde una becera maschera bifronte.

Chi scrive da anni ha visto e continua a vedere queste cose. In bella posa e con sciacquante retorica tutti i salvatori del rione lambiscono un posto nelle alture celesti. Non a caso Renzi e Grillo sono arrivati a piazza Sanità per descrivere la loro benefica azione. L’hanno descritta alla città e così sono stati ricompensati. Don Giuseppe Rassello cacciò a calci nel culo un ministro e i suoi scagnozzi scudocrociati beccandosi l’infamia anatema. È la gente che mette paura, sono i diseredati di Orwell che nel “1984” hanno segnato la differenza e abbattuto la prepotenza. Nel libro era una idea qui nel rione è una certezza.

Oggi Napoli la puoi vedere nel rione Sanità e nei quartieri Spagnoli, poi ci sono i decumani artefatti, il Vomero borgese che predica bene e razzola male, Posillipo incurante nel sua ignoranza, la periferia abbandonata e distrutta. Ma Napoli, e le sue strade, i vicoli, le piazze,  rimane ancora quella descritta da Marcello Mastoianni, rimane nascosta, celata, occultata a chi ha occhi solo per sentire e orecchie solo per vedere. Investire sul patrimonio dei miseri non è un business quindi non ha ragione di essere descritto. “L'Ortodossia consiste nel non pensare, nel non aver bisogno di pensare. L'Ortodossia è inconsapevolezza”. [+blogger]

gli effetti

Se pensi che l'inquinamento non ti danneggi...
...pensaci ancora.
 

incoerenza legittima

Qualcuno mi ha chiesto perché non voto movimento a 5 stelle. Gli/le ho detto che non voto perché questa legge elettorale non mi permette di esprimere una preferenza democraticamente. Il principio di pluralità è stralciato così come il diritto di democrazia diretta. In secondo luogo, pur trovandomi con alcuni punti del programma del movimento, la cosa che più non digerisco, è la mancanza di coerenza spudoratamente ridicola e tragica allo tesso tempo. I leghisti criticano Roma ladrona, le istituzioni italiane, vogliono la secessione, non si sentono italiani e pur sono inseriti in tutti i posti, dal nord al sud, di responsabilità pubblica. Mi chiedo: ma se non volete essere italiani perché volete rappresentarci? Il presidente della regione veneta rappresenta i veneti, ossia gli italiani del Veneto nella loro regione.

Per quanto riguarda i grillini, invece, quelle stesse persone del movimento che stanno gridando al golpe Renzi, perché non votato democraticamente (a me questo governo fa letteralmente schifo), si trovano a sedere nel palamento Italiano con la stessa legge elettorale che ha permesso al presidente del consiglio italiano (attuale e quello precedente), di essersi autoeletto; una legge che non  permetta di esprimere un voto di preferenza è una legge che ha letteralmente ignorato il principio di pluralità. Quello che stiamo assistendo è la devianza ritualistica definita da Merton: “si criticano i fini ma allo stesso tempo si accettano i mezzi per poterli realizzare”. (+blogger)

napoli non parla

Napoli non “parla”, Napoli non si ribella, Napoli è schiacciata dall’indifferenza e dalla delusione. Napoli, peggiore città: “Se l’Italia ha il raffreddore, Napoli ha la bronchite”. Sul “Venerdì” di Repubblica l’autore ci ha spiegato che adesso il capoluogo campano ha la polmonite, metafora che assicura un pò di gloria all’ex sindaco Jervolino sotterrando definitivamente De Magistris e la sua giunta. Nepotismo, malaffare, criminalità e mancanza di senso civico sono le definizioni che ricorrono nell’articolo, settimanale 1331 del 20 settembre 2013.

Su Economia e Finanza dell’8 gennaio 2012 si legge che le regioni più interessate dall’evasione fiscale con un netto incremento sulle altre sono la Lombardia e il Veneto. Tra le città, inoltre, dove si commettono più reati, in cima alla classifica ci sono: Milano (fonte: ilgiornale.it), subito dopo Roma, poi Torino, Napoli, Genova, Bologna, Bari, Firenze e Brescia (fonte: ilsole24ore.com). Il Nord Italia batte il Sud avendo più del doppio delle città incriminate. Anche se l’articolo su Venerdì di Repubblica parla della ribellione dei napoletani nei confronti dei nazisti, per contro di quella ribellione che invece adesso non c’è, l’infiammazione polmonare attribuita alla città partenopea fa male e, ancora una volta, non inquadra l’esatto problema né mette in luce le dinamiche che Napoli subisce da trent’anni a questa parte.

Mentre tutti urlano alla vittoria contro il 41bis la congestione tra politica e mafia/camorra si scioglie a suon di voti e raccomandazioni. A partire dal 1980 in poi il carcere duro infittisce la rete e sposa l’elettorato attraverso un’influenza criminale, sfruttando la povertà dei quartieri e delle periferie. Nel frattempo si organizzano anche le grandi città, cosicché le irregolarità diventano legittime. Questa legittimità è ormai evidente è ciò che sfrutta di più questo stato di cose sono i luoghi comuni.


Non dobbiamo cadere in questa trappola, è molto facile accusare e riservare nella storia un primato negativo, un primato che ci vede come l’ombelico del culo. Se Napoli ha una particolarità è anche perché tutti quelli che la leggono (eccezioni escluse), non hanno capito un cazzo. Fior di etichette pullulano nel marasma di una definizione, tanto che nemmeno i dati grezzi possono far cambiare idea. Se questa città è particolare è perché essa fa parte di una nazione particolare, di uno stato giovane che continua ad andare a votare solo perché da poco ha raggiunto la sua indipendenza. Perché il prossimo sindaco sarà di destra? Perché la gente in parte non ha capito cosa sia realmente la democrazia, se una forma di potere invisibile alle masse oppure un escamotage per sottintendere una stato dispotico che, per grattarsi i coglioni, ha bisogno delle mani dei lavoratori e dei più poveri. [+blogger]     

strisce reattive: dove si buttano?

Sono anni che ci battiamo per una raccolta differenziata porta a porta, ma sembra che qui le cose non vadano per il verso giusto. Le vie e i vicoli sono stretti, e con questo?, al massimo un grassone della NU con forme rotonde in latitudine e longitudine resta nel camioncino mentre i suoi aiutanti, messi  di proposito più snelli e longilinei, scaricano e caricano pacificamente. Ma la questione di quest’articolo è un’altra. Insistere tanto sullo smaltimento e recupero dei rifiuti è un bene, ma che succede quando in un piano nazionale sanitario non è previsto lo smaltimento dei rifiuti tossici? Si, si, mi sono espresso bene, mi riferisco proprio ai rifiuti tossici.

Le persone affette da diabete sono in Italia circa 5 milioni. Queste persone hanno diritto, attraverso una prescrizione medica, di strisce reattive, aghi, siringhe ecc, ecc. Ma dove vanno a finire questi rifiuti? Quando un individuo si punge un dito con un ago, il sangue che fuoriesce lo si poggia sulla striscetta appositamente inserita in un misuratore che, scongiurando il peggio, il tutto dopo va a finire nella spazzatura. Rifiuti tossici nella indifferenziata, o peggio in altri posti. Questo perché non è previsto lo smaltimento delle strisce reattive, degli aghi, delle insuline, se non a carico del diabetico.

Ad esempio, un pensionato ammalato di diabete mellito deve, a sue spese, mettersi in contatto con una multinazionale e chiedere come fare per non disperdere nell’ambiente le strisce reattive. Dopo un colloquio se interessate e se frutta, un contratto stabilito annualmente, il bel e buon pensionato ripone i suoi aghi e le sue strisce insanguinate in un recipiente aspettando che un fattorino passa a ritirarle. In effetti la dicitura ci ricorda che: “Tutti i prodotti che entrano in contatto con il sangue umano devono essere trattati come oggetti potenzialmente in grado di trasmettere malattie infettive”.

Il discorso sempre piuttosto grave e se facciamo un po’ i conti ci accorgiamo che: cinquemilioni di diabetici tutti i giorni misurano la glicemia, e spesso anche più volte in un giorno; ma prendiamo per buona una sola puntura serale; 30 strisce reattive al mese con i relativi 30 aghi fanno 60, che moltiplicate per 5milioni, fanno 300.000.000: trecentomilioni di strisce e aghi, ossia rifiuti tossici buttati in modo indiscriminato nella spazzatura, questo alla faccia di tutte le raccolte differenziate, dello smaltimento, del compost, della sensibilizzazione e dell’ecosostenibile*. [+blogger]

*L’articolo pecca di imperfezioni e dati statistici, la pubblicazione nasce dalla sensibilità nei confronti della raccolta differenziata porta a porta e dell’attenzione verso l’ambiente che risente di tutta una serie di problemi mai risolti o risolti in parte. Anche quest’ultimo delle strisce reattive è una questione che se confermata sarebbe piuttosto grave per la salute pubblica. 

l'italia sta morendo...

La tristezza pervade tutto il mio corpo, è da parecchio tempo che provo questa sensazione. Gli acufeni pulsano e squillano come se una pentola a pressione stesse per scoppiare da un momento all’altro. Si ribella il mio corpo dentro, fuori si manifesta la tristezza, la rabbia, la paura, l’entusiasmo. Sta per nascere una bimba che camminerà, sarà italiana, cittadina, piccola e grande.  Ma la situazione del mio paese non migliorerà facilmente. Noi protesi a salvare il nostro rione mentre la salvezza è ben diversa. Forse incominceremo a gridare solo quando il pane e la pasta, la frutta e la verdura, il latte e il caffè non ci saranno più. Eppure molte persone, nelle diverse parti del mondo, guardano alla situazione politica italiana come qualcosa di nuovo e di terribile. Il nuovo è l’ondata di protesta...

Nel titolo dell’articolo tutta l’amarezza e la malinconia, pensare che gli operai non sono serviti a nulla, le rivolte non sono servite a nulla, le donne non sono riuscite a raggiungere la parità effettiva, i ricchi non sono diventati poveri. C’è un perché che silenziosamente ci spiega, ci parla, ci “affattura”, ci piace. Nel corpo, così come in chi crede nell’anima, la voglia di restare attaccati e di remare contro corrente è forte, è unica, è nostra. Il 25% degli italiani sono come Berlusconi, identici; l’altro 25% come Bersani, la copia esatta; poi ci sono quelli che assomigliano a Monti, ed infine i grillini che hanno sposato l’idea della buona sorte.

C’è l’Italia, la Campania; e qui Napoli, il quartiere Sanità, il vicolo dove abito io. Perpendicolarmente la casa di Totò comprata per poche migliaia di euro da un privato; e poi catacombe e ossari sparsi un po’ per tutta la zona. Al contrario di quello che si può credere dalla lettura di quest’articolo, non sono un disfattista, sono una persona che non riflette abbastanza, scrive per impeto e voglia di divulgare la storia, la storia degli uomini e delle donne del mio vicolo oppure del vico Sanfelice, di quello delle Carrette, del vicolo Lammatari ecc, ecc. Ma credo che sia una cosa difficile raccontare che l’idraulico ha visto e parla quotidianamente con la Madonna, che Patrizia lavora tutta la giornata per 10 euro, che Vincenzo è uno sfaticato, che Pietro sta partendo per l’Australia, che Carmela, 30 anni, dopo il suo quarto figlio, vuole abortire, che Nicola, il fruttivendolo, quando parla di diritto sembra un giudice della Cassazione.

L’Italia [non] sta morendo, l’Italia è sempre stata viva nel silenzio, nella distrazione, nella convinzione che tutto un giorno potesse cambiare. Io sono stato distratto dalle raccomandazioni, dalla televisione, dal contratto a progetto. Sono stato distratto perché ho avuto fiducia. La distrazione mi ha convinto, mi ha pervaso e a volte mi ha vinto. Sono le mie sensazioni, come quelle che mi hanno costretto a non votare, come quelle che mi hanno fatto rinunciare di essere un cattolico. Quando spiego il perché non voto, sono sempre un po’ confuso, così come quando dico di non essere religioso. Non ci sono differenze, c’è la voglia di sentirsi dentro, di sentirsi parte della storia, la mia, quella dell’idraulico, di Patrizia, di Vincenzo, di Pietro, di Carmela, di Nicola. [+blogger]          

l'europa torna indietro

Angela Merkel ci aveva messo in guardia già nel 2009: non aspettiamoci miracoli, perché nessuna decisione politica, per quanto coraggiosa, potrà scongiurare il crollo dell’economia europea. A quel tempo la cancelliera era l’unica a presagire il futuro in questi termini. Oggi ci si accorge invece che aveva visto giusto, commenta Nicolas Veron, esperto dell’istituto Bruegel di Bruxelles. A cinque anni dall’inizio della crisi, la situazione economica dell’Unione resta drammatica: sono in recessione 17 paesi membri su 27. Nei paesi colpiti più duramente dalla crisi, come Spagna o Portogallo, dovrà passare almeno una generazione prima che si riesca a compensare il calo del livello di vita. Un simile lasso di tempo potrà rivelarsi insostenibile per l’Ue. Per la prima volta dalla sua creazione l’Unione europea, contrariamente alla zona euro, rischia di disgregarsi. 

Di mese in mese questo scenario si fa sempre più evidente, senza che si possa dire quale processo – quello della costruzione di un’Eurolandia forte intorno alla Germania, o quello della disintegrazione del blocco dei paesi euroscettici, Regno Unito in testa – prenderà il sopravvento sull’altro. Una cosa è certa : questi sviluppi non sono quelli che Angela Merkel auspicava e che anzi ha tentato in ogni modo di impedire. In particolare, la cancelliera voleva che la nuova Unione più integrata facesse posto a tutti gli effetti alla Polonia e ad altri stati dell’Europa centrale, paesi che costituiscono per la Repubblica federale non soltanto una base industriale (le aziende tedesche vi hanno delocalizzato buona parte della loro produzione), ma fungono anche da alleati nel Consiglio dell’Ue quando insieme a Berlino sostengono riforme strutturali e responsabilità di bilancio. Il progetto di questa Europa, tuttavia, è fallito. Sotto la pressione dei mercati, i dirigenti della zona euro hanno gettato le basi di un sistema istituzionale della zona euro con una supervisione bancaria, un controllo della politica monetaria e un budget indipendente. 

Queste misure dovevano costituire il minimo vitale per garantire il buon funzionamento della zona euro, senza arrecare danno ai fondamenti dell’Unione europea. Oggi possiamo constatare che si tratta di un’ipotesi irrealistica, ammette Cinzia Alcidi del Ceps (Center for european policy studies). La situazione particolarmente rischiosa riguarda la pietra angolare dell’integrazione, il mercato unico. Nei paesi nei quali lo stato dell’economia ispira la fiducia degli investitori, per esempio Germania e Paesi Bassi, le spese dei crediti contratti dagli imprenditori sono notevolmente inferiori a quelle dei paesi della periferia dell’Ue. Non si può più parlare pertanto di una concorrenza alla pari, a favore della quale Bruxelles ha operato negli ultimi cinquant’anni. Altra constatazione fallimentare è quella relativa al flop del modello europeo mirante a un certo equilibrio nei livelli di vita all’interno dell’Unione. 

Grazie ai fondi strutturali, ma anche garantendo libero accesso al mercato dell’Ue per tutte le entità economiche, si è effettivamente riusciti a limitare gli squilibri negli standard di vita dei vari paesi europei. La Grecia, per esempio, fino al 2009 poteva vantare un reddito pro capite corrispondente al 94 per cento della media dell’Union, non troppo distante da quello della Germania (115 per cento). Ma oggi i divari tra questi due paesi si sono enormemente accresciuti: il livello di vita in Grecia è sceso al 75 per cento, raggiungendo uno standard equiparabile a quello della Polonia, mentre quello della Germania è decollato al 125 per cento. Secondo le stime degli economisti, queste disuguaglianze si acuiranno ancor più negli anni a venire. 

Quest’evoluzione implica che gli interessi degli stati membri saranno sempre più divergenti. Mentre romeni, bulgari, greci e portoghesi cercheranno di garantire la sopravvivenza delle loro popolazioni, la Germania e la Svezia preferiranno mettere l’accento sulle questioni ambientali e le fonti alternative di energia. Secondo Veron sarà come dialogare tra sordi. La crisi ha eliminato anche un altro grande risultato dell’integrazione: il modello sociale europeo, che il mondo intero ci invidiava. I tagli di bilancio che si sono susseguiti non soltanto in Spagna e in Grecia, ma anche in Francia e nel Regno Unito, generano una drastica riduzione delle garanzie sociali, in materia di diritto del lavoro, di pensioni, di disoccupazione, e creano di conseguenza una generazione di giovani privi di prospettive di un impiego stabile, senza i presupposti materiali per poter mettere su famiglia. Berlino resta sola Perfino il quotidiano filoeuropeo Der Spiegel ammette apertamente che il centro decisionale dell’Ue si è spostato da Bruxelles a Berlino. Ciò è avvenuto senza alcuna particolare pressione da parte dei tedeschi, ma per esclusione. 

Tra i sei paesi più importanti dell’Ue, due – Italia e Spagna – non sono neppure stati presi in considerazione a causa dei loro enormi problemi economici. Il Regno Unito, invece, si è autoescluso da solo. Quanto alla Polonia, in ragione del suo potenziale economico ancora troppo debole e del fatto che non fa parte della zona euro, non può pretendere di rivestire un ruolo chiave. Per un certo periodo è sembrato che l’Europa fosse dominata dal tandem franco-tedesco, il famoso “Merkozy”. Ma dall’elezione del nuovo presidente francese François Hollande è diventato chiaro che Parigi, a fronte di grossi problemi economici, non è in grado di trattare da pari a pari con la Germania. Berlino, dunque, è rimasta sola sul campo di battaglia. Focalizzata sui propri problemi, l’Europa non riesce a occuparsi di quelli altrui. Di conseguenza la disintegrazione della politica estera comunitaria è un’altra cupa profezia che si avvera sotto i nostri occhi. 

L’evoluzione autoritaria dell’Ucraina, la situazione drammatica della Siria, l’abbandono della lotta per i diritti dell’uomo in Cina sono soltanto alcuni esempi dell’impotenza dell’Ue. Nel frattempo la questione dei futuri allargamenti dell’Ue è stata accantonata: l’adesione all’Unione ormai sarebbe concepibile soltanto per i paesi dei Balcani che si trovano all’interno dei confini dell’Europa. L’offerta più ambiziosa, in particolare nei riguardi dei paesi dell’ex Unione Sovietica e della Turchia, non è più all’ordine del giorno. A cinque anni dallo scoppio della crisi l’Europa sopravvive, almeno per ora. Ma le perdite sono astronomiche e l’Unione europea è regredita sulla strada dell’integrazione per imbattersi in quegli stessi problemi che credeva di aver risolto 30 o 40 anni fa. Ormai perfino gli ottimisti dicono: “Purché le cose non peggiorino”. [di Jędrzej Bielecki, traduzione di Anna Bissanti - fonte: presseurop.eu ]

potere

“Dovevamo spingerlo fuori della stanza e dirgli di andare a lavarsi”. Steve Jobs era vegano. Ed era convinto che la sua dieta gli consentisse di non usare il deodorante e di non farsi la doccia. Andava spesso in giro scalzo. “Alle riunioni ci toccava guardare i suoi piedi lerci”, ricorda uno dei manager della Apple. Alternava diete alimentari estreme. Passava settimane mangiando solo mele o solo carote. Esplorava gli effetti allucinogeni della privazione del sonno. Spiegava che l’assunzione di Lsd era tra le cose più importanti che aveva fatto nella vita. 

“Era un carismatico ispiratore, ma a volte anche un pezzo di merda”, ha scritto Walter Isaacson, il suo biografo. Quando tornò alla Apple, nel 1997, riuscì a salvare l’azienda, ma licenziò più di tremila persone. Era collerico e arrogante, però quando si trovava in difficoltà scoppiava a piangere: durante un consiglio d’amministrazione o discutendo con un collaboratore. Il New York Times racconta che nel 2007, un mese prima del lancio dell’iPhone, riunì i suoi manager e gli fece una sfuriata. Aveva tenuto un prototipo dell’iPhone in tasca, insieme alle chiavi di casa, e lo schermo si era rigato: “Non voglio mettere in vendita un prodotto che si riga, voglio che l’iPhone abbia uno schermo di vetro e che sia perfetto nel giro di sei settimane”. 

L’unico posto dove produrre uno schermo simile, in tempi così brevi, era la Cina. Insieme a Exxon Mobil, oggi la Apple è l’azienda statunitense che vale di più in borsa. Avrebbe il potere di migliorare le condizioni di lavoro delle migliaia di operai cinesi che fabbricano i suoi prodotti, ma finora non l’ha fatto. In realtà anche noi, i cosiddetti consumatori, abbiamo un grande potere: quello di scegliere cosa comprare. Ma per poterlo esercitare dobbiamo essere informati. Dobbiamo sapere che dietro ogni telefono, ogni computer, ogni televisore che entra nelle nostre case c’è anche una storia di sofferenze e di sfruttamento. Non sempre, ma più spesso di quanto immaginiamo. [giovanni de mauro - internazionale 934]

aggio sfugato!

Chi scrive lettere accà, chi scrive lettere allà! Ce stanno scamazzanno, ce stanno facenno ‘o strascino: a nuje lavurature ce stanno mettenn 'n croce! E bravi! Avete voluto l’agnello e adesso cacate le ossa! Votiamo dando la bustarella, ci facciamo pagare la luce in cambio di un voto, e mo' bruciamoci tutti il culo.

Forza Napoli, qui si chiede ancora più flessibilità, il Napoli ha battuto l'Udinese: evviva, qui chi lavora a progetto è spacciato e adesso anche chi ha un contratto a tempo indeterminato frigge nel suo silenzio. Gridiamo tutti: Forza Napoli!

Basta! Me ne voglio j', sento ch’aggio perzo! Ho perso la mia dignità, ho perso il mio futuro, e quando mi sento chiamare fallito esulto dalla gioia. Se questo è il mondo del lavoro… Cca, dinto 'a Sanità 'a ggente more a 50 anni: ma quanno 'a vere 'a penzione?

Io lavoro a progetto, so' già scheletro?!, ma comme faccio a m’astipà nu soldo cu 800 euro al mese? Ma l'avita lett'a lettera 'e Trichet e Draghi? Ma chiste stanno fore! Ce avito rutto 'o cazzo! Si ve 'ncontro mmiezo 'a via ve spute 'n faccia! Mmocca a chivemmuorte! [+blogger]