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rom di gianturco

Questo è l'ultimo articolo che pubblichiamo su questa pagina. Nuovo tempate e nuova grafica con gli aggiornamenti e archivio.  

Noi stiamo dalla loro parte. Questi sono giorni in cui i cristiani fanno memoria della crocifissione di Gesù, senza spesso accorgersi che continuiamo a crocifiggerlo negli impoveriti, negli emarginati e negli ‘scarti’ che sono la ‘carne di Cristo’ come  ama ripetere Papa Francesco. Fra questi dobbiamo collocare i rom, gli ultimi della nostra società. E’ quanto, con il comitato campano con i rom ed altre realtà che operano con i rom, stiamo gridando da tanto tempo in questo nostro territorio campano. Siamo ora sdegnati per l’ ennesimo sgombero del grande campo rom in via S. Erasmo alle Brecce, a Gianturco, nel cuore di Napoli. Un campo dove ci vivono almeno 1.300 esseri umani, in situazioni disumane come gli altri cinquemila rom sparsi in tanti campi disseminati su Napoli e provincia. Ho visto situazioni simili solo nelle baraccopoli di Africa, dove sono vissuto per dodici anni. Abbiamo urlato e gridato per anni la nostra indignazione davanti a un simile trattamento, senza essere mai stati ascoltati. Invece abbiamo dovuto assistere a fenomeni di razzismo di massa come quando la gente ha incendiato i campi rom di Ponticelli o hanno attaccato il campo di Via del Riposo costringendo i rom alla fuga. Abbiamo assistito agli sgomberi del campo rom di Virginia Wolf (Ponticelli) nonché di Torre del Greco e di Torre Annunziata… E’ un continuo Calvario! Lo scorso anno la Procura di Napoli ha deciso lo sgombero del campo di Gianturco perché quella zona è tossica. Il Comune di Napoli ha continuato a chiedere proroghe per guadagnare tempo e trovare soluzioni alternative. Nel frattempo invece sono arrivati nel campo poliziotti, vigili urbani e altri per sollecitare i rom ad andarsene spontaneamente. E’ una tattica questa che non possiamo accettare: è una politica disumana che ha fatto fuggire centinaia di loro. Molti hanno cercato spazi liberi ove collocarsi e così continuano a fiorire i ghetti. L’unica cosa che il Comune ha fatto è la costruzione di un campo attrezzato in via del Riposo (un “lager” così lo definisce Amnesty International), che ospiterà le famiglie scelte dall’assessora alle politiche sociali R. Gaeta.Nessuno sa con quali criteri sono state scelte queste famiglie. E così siamo giunti alla fine di questo Calvario: oggi 7 aprile, le 27 famiglie saranno accompagnate nel campo rom di via del Riposo.

E’ incredibile in questa vicenda il silenzio della Regione, il cui governatore V. De Luca non fa che minacciare, spesso con un linguaggio razzista, di sgomberare tutti i campi rom. Noi abbiamo continuato a chiedere per anni alla regione Campania la convocazione di un Tavolo per chiedere soluzioni alternative per i rom. Troviamo incredibile che né la Regione né il Comune trovino anche case o appartamenti per le famiglie rom, come prevede la politica della UE. Ed è ancora più incredibile per noi che la Prefettura di Napoli abbia 16 milioni di euro per i rom che nessuno sta utilizzando. E’ segno che non c’è nessuna volontà politica di mettere mano al dramma degli ultimi di questa società. Chiediamo al governatore De Luca e al sindaco De Magistris di mettere da parte le loro differenze e di stringersi la mano per dare dignità a questi nostri fratelli e sorelle, in buona parte cittadini europei, che chiedono solo di essere trattati come essere umani. “Voi ci trattate da animali - mi ha urlato addosso giorni fa una donna rom di Gianturco - Voi ci emarginate, ci disprezzate….Noi non siamo animali!” “Ha ragione, Signora - le ho risposto - Ha ragione!”

Ci auguriamo che questa città di Napoli abbia il coraggio di rispondere al grido disperato di questa donna rom. Per questo invitiamo a chi vuol rispondere a questo grido di venire davanti al Comune di Napoli l’11 aprile alla ore 11 per una conferenza stampa sulla situazione dei rom di Gianturco. [Padre Alex Zanotelli e padre Domenico Pizzuti a nome del comitato campano con i rom Comitato di solidarietà dei cittadini di via S.Erasmo alle Brecce]

storia d'amore tredici anni dopo

Mi piacerebbe svelare chi è l'autore che mi ha chiesto di pubblicare questa piacevolissima dedica fatta ad una donna immaginaria. Trovo lo scritto piacevolissimo. In questi tempi di social, il pezzo di carta che stringo tra le mani ha un sapore fiabesco. Ringrazio pubblicamente chi mi ha donato tanta simpatia. 


"Il suo colore è bellissimo, e dopo che mi sono fatto dire che non è presente solo sui suoi capelli e sulla sua faccia, ma che, invece, caratterizza tutto il suo corpo, allora ho incominciato a pensare così:


quando i suoi genitori l’hanno concepita
in quel momento dio, probabilmente, stava
dipingendo le pareti di casa sua.
i suoi genitori non sapendo cosa in quel momento facessero,
anche perché nessuno lo sa,
hanno incominciato a pensare con gli stessi pensieri.
un misto di cromatico piacere ha invaso la loro mente
e, mentre ballavano, hanno intravisto i Campi Elisi.
forgiando il pensiero e combinando migliaia e migliaia di colori
diversi tra loro, sono riusciti a impastare essenza e privazione.
un miscuglio di venature calde si diversificano e si plasmano
nella pelle e nel corpo.
l’araldico piacere invade la sostanza e trasforma,
colorando, la sua tristezza in odore.
dio lo fonde … e leggendo da un vecchio libro ricorda
una atavica canzone:
il rosso del cuore come colore naturale,
il rosso del sangue come naturalmente vivo,
il rosso del tramonto come la natura vuole.
ancora avvolti nel piacere di concepire,
non distinguono la voce di dio che, arrabbiandosi,
decide di increspare ancora di più la madre-tinta,
ne esce una luce vivida,
parossismo di un mito che paragonato alle religioni
si traveste di reale.
all’improvviso i due corpi stanchi di piacere sognarono di sognare.

1) impasta il profumo di incenso
2) usa solo il rosso e l’ ocra (quest’ultimo molto di meno)
3) gira fino a farlo diventare liquido
4) unisci i pensieri di un orgasmo
5) solfeggia con il dio Pan
6) pensa al comunismo
7) invadi le mani
8) vivi senza cognizione di causa
9) lega l’Efebo
10) Cantico dei Cantici


Forse quando leggerai questo ti allontanerai ancora di più e quel poco che mi resta, per sentirti e vederti, sfumerà definitivamente? Ma non voglio più reprimere le mie fantasie e i miei umori. Forse mi riterrai un sentimentale; ti dico che fai bene perché proprio non riesco a liberarmi della materia che mi circonda e plasma la mia esistenza. Così io avrò calmato la mia conoscenza, senza violentare la mia volontà, e tu avrai scelto le tue attese. Quando ero piccolo giocavo sempre con le mie sorelle e con i miei  amici; il gioco cominciava così: color, color, color …". [senzanome]     

tien ‘e penne dint ‘e cerevelle



Lunedi scorso sono stato al cimitero delle fontanelle assieme al mio amico @semioticmonkey , dopo aver visitato il chiostro della basilica di S.M. della Sanità. È stato lui a scattare la foto di cui sopra. Entrando nell’ossario, un guardiano ci ha invitato cortesemente con la mano, precisando che “nun se pava pe trasì”. La prima cosa che mi ha colpito è stato vedere biglietti dell’anm un po’ sparsi dappertutto. Capisco che è difficile trapassare Napoli per arrivare in queste cave di tufo, capisco pure che appoggiare i tickets sulle cape di morte è segno ancestrale, aggiò pavato pe venì fin’a ccà, mo famme ‘a grazia!, ma la penna in equilibrio con tanto di messaggio culturale bèh, questa poi ha sbilanciato ancora di più le mie smanie turistiche/religiose.

Non mi va di vedere una penna o un biglietto dell’anm conficcato nell’occhio di un mio caro estinto. Centinaia i bambini morti durante il colera, centinaia i decessi anonimi dove non venine data degna sepoltura. Qui ho intenzione di soffermarmi. Se il turista s’accatta a cap’e san Gennaro, posso capire che almeno il santo è riconosciuto, poi se è un peccato se la vedrà con la sua coscienze; ma un morto anonimo, uno che ha visto lo scuorne in faccia o, come in questo caso, sulla propria testa, non so quanto possa fare bene al turista che per forza di cose chiamo "cazzuto".

Il rito delle anime purganti riporta il morto, ca se miso scuorne ‘e murì pecché... non è stato nemmeno riconosciuto, nella sua vesta dignitosa, nella sua concezione di essere, di uomo o donna che ha lasciato la sua esistenza. Il lutto si vive, e se nessuno lo fa per te qualcun’altro ti adora per intercessione e per reciprocità. Questo restituisce dignità all’anonimo, segno che solo un uomo può “vincere” la morte, solo una donna può pregare per credere, solo gli esseri umani possono adottare segni magici e farli diventare segni veri.

Il messaggio scritto può essere anche carino per certi aspetti, ma il fatto di essere stato messo lì, in bella posta e per far ridere, come se avessimo un freak da prendere in giro o uno storpio da sfottere, non l’ho trovata una grande idea; neanche per gli incolti visitatori che civettano per le vie delle Fontanelle in cerca di una storia da raccontare. Auri sacra fames. [+blogger]

non amo i preti

Sono molti anni che non "amo" più i preti, ma una certa forza, quella che si distingue non per il dare ma per l'essere, quella sì che mi affascina. Se piovono i valorosi vadano pure a fare in culo, se piovono maccheroni allora li riscaldo e me li magio.      



meno... reddito d’inclusione

Da dove sono saltati fuori  i soldi che la finanziaria ha stabilito per 400mila famiglie povere, cinquecento euro al mese? Esempio. Se la Palma che ospita (ospitava) numerosi senza fissa dimora, rifugiati e i senza lavoro della Sanità; così come i 100 e passa uomini e donne che ogni sera cenano alla Tenda; se adesso queste strutture non possono più farlo (Don Antonio resiste per tutt’altri motivi), è perché i tagli apportati sono stati previsti per cancellare questi centri di assistenza?! Ho pensato ad un Robin Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri. Come in un noto film: chi paga è il ricco possidente ma poi diventa povero e gli restituiscono i soldi.  E’ stato annunciato in bella posta: “cercate fondi europei”. Insomma le furbate non nascono mai da sole, magna n’terra e anniette n’cuollo! [+blogger] 

appello senzafissadimora

APPELLO ALLA CITTA’ DEI CITTADINI SENZA-TETTO 

Siamo un gruppo di persone che affrontano le difficoltà sempre con un sorriso. Siamo gente che nulla pretende, ma che ha una dignità. Cerchiamo solo di avere voce e per questo lottiamo per difendere e richiedere i nostri diritti. Vorremo solo guardare con più positività al nostro futuro! Per questo motivo chiediamo:
- documento di residenza;
- cure sanitarie gratuite anche per chi non ha ancora residenza;
- apertura di nuove strutture di accoglienza per i senza tetto;
- apertura di centri diurni d’accoglienza;
- aumento e migliore formazione degli operatori all’interno delle strutture;
- percorsi di inserimento e formazione al lavoro;
- maggiore controllo sul lavoro a nero in cui veniamo prevalentemente impiegati.

 Napoli 18/03/2017 I Senza-tetto di Napoli Contatti:
Siciliano Assunta mail: lucysusytiamo@hotmail.it

Scrivo un lavoro ogni ora

Feliciano ha svolto, e svolge tutt’ora, così tanti lavori che ad elencarli non basta una giornata intera. Nato, cresciuto e pasciuto nel quartiere, la cosa che più non sa fare è quella di rubare. Ma i lavori, qualsiasi esso siano, quelli sì che sa svolgerli con maestria. Ha uno spiccato senso di praticità ed intelligenza che a paragone con il suo titolo di studio è cosa veramente straordinaria. Ieri sono andato a prendere un caffè a casa sua, mi ha mostrato come ha rifatto la cucina. Qualche mese fa le mattonelle cadevano a pezzi, oggi la stanza è molto accogliente.
Il lavoro che ora più lo impegna è portare le pizze, soprattutto nel fine settimana, da un luogo all’altro del rione. Mentre prendo il caffè mi ha fatto vedere le foto di quando in estate fa il bagnino a Rimini, e in inverno, oltre che scaricare di tir, fa anche l’artista di strada (prevalentemente con l’avvento di qualche festività); poi, in tempi e luoghi differenti, l’imbianchino, il garagista, l’assistente alle vendite di cellulari, il portapacchi, disegnatore di Napoli, assistente agli anziani, piastrellista, accompagnatore di cani, webcontent. Mi fermo qui, impossibile elencarli tutti. Una curiosità, a 35 anni e passa sta pensando di fare il gigolò, il ballerino e per ultimo il trapezista.
Gli eclettici non mi hanno mai spaventato, il che si dica in gergo: “alla fine non sa fare nulla”, invece trovo che sia l’esatto opposto. Naturalmente non ha l’esperienza né la tecnica, ma dalla sua ha la capacità di imparare, arma straordinaria che mette alla prova situazioni difficili. Questo forgiarsi di operosità crea una nuova forma d’interazione che somiglia all’attività di uno scrittore nell’inventare un romanzo. Le bugie si plasmano con un pizzico di verità, oppure una verità esagerata, o una esagerata bugia. Ma bello quanto il don Chisciotte che a fantasia e sincerità non ha eguali.
Se Feliciano ha dalla sua parte la fittizia autenticità è perché lo stato in cui si trova non gli permette di fare calcoli economici. Infatti è una persona povera e di famigli ancora più povera. Di fronte all’esistenza la nostra capacità di elaborazione rompe gli schemi classici (ma pur sempre costruiti), divenendo cosa più semplice, più singola… cosa più autentica. [+blogger]

un farmaco per tutti



11° non abbandonare l'ospedale



welfare: un lusso alla sanità

Provo a scrivere dell’ennesima chiusura mentre il quartiere si apre a sostanze infinite e disarmanti. Un rione devoto a san Vincenzo, alla madonna dell’Arco e, nella modernità, anche agli uomini  che si grattano le mani, un altro smacco improvviso fa saltellare i più sereni. Questa volta tocca alla Palma, struttura che da anni ospita 85 senza fissa dimora. Riepilogo un po’.

L’istituto, che in passato era religioso, e storicamente ospitava donne di colore abbandonate, è stato riconvertito in scuola primaria, poi in luogo di accoglienza per i senza fissa dimora e per gli immigrati. Da diversi anni non esiste più la scuola;  mesi fa invece è toccato al primo nucleo di immigrati andare via,  tra poco toccherà al secondo, fino allo sfratto definitivo dalla struttura dei senza fissa dimora, previsto entro il 21 marzo di quest’anno.

Sul territorio napoletano ci sono 3000 persone senza casa a fronte di un’accoglienza di circa 350 persone, di cui 200 sono ospitati nel rione Sanità, divisi nella struttura La Palma di salita Mauro e nella Tenda, ex ospedale san Camillo a via Fontanelle. Nel frattempo troppi anni sono passati aspettando l’apertura dell’albergo dei Poveri della via Tanucci: dopo promesse e contro promesse, la struttura più grande d’Europa salta da un tavolo all’altro come se fosse il rimando della apertura di  supermercato (credo di aver fatto già sconti). L’albergo dovrà essere soprattutto un centro diurno con servizi di tutela e diverse figure professionali. Anche il Mendicicomio della via Cristallini ha fatto la stessa fine: la struttura, in attesa anch’essa di apertura, dovrà ospitare abitazioni per anziani non abbienti e altre attività in “cogestione sociale”: attività per immigrati e disagio mentale, laboratori, punto di incontro, teatro ecc.     


Accanto alle feste, ai murales e alle nuove piazze, e con l’avvento della ztl alla via vergini, crediamo che tutto ciò possa essere rivalutato solo alla luce di compromessi che non scardinano la storia e “l’identità” di un luogo. Se passato e presente devono coesistere, è giusto che quest’ultimo rispetti gli spazi che identificano un territorio. Se il luogo Sanità si definisce per la sua accoglienza , è giusto che questa stessa umanità non perda le sue origini in difesa dei diritti degli ultimi, degli emarginati. [m.p.r.]

all'incontro per la ztl

"Ieri (24/02), all'incontro per la ZTL alla via Vergini mi è stato risposto, dall'assessore della Municipalita3 Mimmo Rusciano, che il tutto è già stato approvato!, mentre per le strade limitrofe, le vie di fuga, i sensi unici, i doppi sensi, i permessi ecc, ... si sta studiando come fare. Premesso che non sono contro la ztl visto che da anni scrivo dell’abominevole traffico del rione, una regolamentazione, per parziale che sia, è già un inizio, anche se sarebbe stato meglio prevedere prima la circolazione del traffico e poi “la bellezza cittadina”. Le proposte della rete del rione Sanità sono state un po’ approssimate dalla platea istituzionale, ma ripeto, ad un tavolo ci siamo anche noi e questo è buona cosa. "Ci stanno a cuore gli ambulanti, il mercatino rionale della frutta e verdura, la scuola elementare Angiulli, la costanza della polizia Municipale, ecc". Quello che ripeto continuamente (che ripetiamo, è vero siamo in pochi, ma lo facciamo da anni) è che le proposte non devono scendere dall’alto per elogio al politicotto, ma devono essere frutto di una partecipazione costate. Nell’assemblea di venerdì scorso qualcuno ha detto che non c’era poi tanta gente, si sa che a queste assemblee non si partecipa volentieri… “ma dai eravamo in 50, mica pochi”?, c’erano anche due francesi! Lasciamo stare e siamo propositivi, perché un popolo cambi bisogna che quest’ultimo riconosca tutta la sua potenzialità d’insieme. La forza di sapere che la mia parola vale quanto quella di un altro: ecco perché spesso mi arrabbio quando per parlare ho solo 3 minuti, mentre l’altro ha 3 ore e passa. Questa semplice inventata equazione è cruciale. Se a me puzza l’alito, puzza anche a te se non ti sei lavato i denti; e se per caso la mia ascella odora di acqua di rose è perché tu possa sentire tutta la mia fragranza. Non chiedo a nessuno di annusarmi ... ma dai che sarà mai è un lavoro come tanti altri. [+blogger] Traslato dal vecchio sito articolo del 28/02/2017

storie riti devozioni



"scandalo" forcella sanità

Il rione Sanità da molto tempo vive una esponenziale crescita turistica, da seimila visitatori l’anno si è passati ai sessanta mila del 2015. Sono soprattutto italiani quelli che visitano il quartiere, non a caso i molti b&b nati in questi ultimi tempi sono tutti gestiti da non napoletani. In questi stessi anni la criminalità organizzata è molto più presente nel rione, le cronache giornalistiche, e non solo, parlano di una escalation senza precedenti. Negli anni Settanta i registi dell’epoca “protestarono” a suon di fiction contro quella che sembrava essere l’inefficienza delle forze dell’ordine. “Milano odia, la polizia non può sparare”, “Roma Violenta”, “Napoli Violenta” sono solo alcuni titoli di film di una ferocia singolare ed inaudita. Poi le stragi sfociate nella morte di Della Chiesa, Falcone, Borsellino (solo per ricordare i nomi più illustri), hanno dato il via a un’epoca di ribellione, di insulti parlamentari, di coalizioni politiche, di cosche mafiose che si estendevano da un lato all’altro dello stivale. Non voglio approfondire, già tutto è stato scritto e documentato.

Mentre all’esterno della pizzeria di via Sanità centinaia di persone aspettano il loro turno, a pochi metri di distanza padre e figlio scampano ad un attentato; due giorni prima in un luogo ancora più vicino, un ragazzo veniva gambizzato. I morti ammazzati e quelli che sono stati uccisi per sbaglio passeggiano assieme ai tanti signori muniti di reflex e di videocamere professionali. Da un lato una strage che ammazza due persone e ne ferisce tre, dall’altra s’inaugura un altro percorso greco/romano. Iniziano le notti bianche anche nel rione, tre nel giro di pochi mesi: zona pedonale, gente a piedi e in bici, l’aria è quella di una civiltà mai “annusata” da queste parti. Ma i clan non si fermano, si continua con i regolamenti di conti.

Negli anni precedenti, quando nel rione esisteva il boss, le persone avevano paura di entrare nel quartiere, molti “strisciavano” la Sanità, l’evitavano intenzionalmente, impossibile organizzare con qualche scolaresca una visita guidata. Per contro (stranamente) era l’esatto opposto. Oggi potrei dire: nessuno più ha paura? Cammina per la via Arena alla Sanità la prole straniera, camminano i non campani, ma anche quelli che dal Vomero o della via Petrarca arrivano per comprare il fiocco di neve. La bontà di un dolcetto, di una pizza e la voglia di visitare le catacombe di san Gennaro hanno ribaltato i sentimenti di angoscia?!        

Dopo anni finalmente qualcuno sta iniziando a capire che gli abitanti del rione non sono tutti conniventi, che le cronache giornalistiche servono per vendere carta e che lo stereotipo stampato ha sempre la spiegazione del “come volevasi dimostrare”. Ecco che invece inizia un’epoca che sbilancia i più scaltri, qualcosa attualmente bisogna raccontare per non soffocare, il lavoro da solo non dà una spiegazione esaustiva del fenomeno, quindi? Quando le etichette si formano nella loro drammatica realtà, la conoscenza sembra vacillare in un mare di ipotesi tutte giuste, inequivocabili, senza ombra di dubbio. L’ipotesi come conoscenza da verificare è troppo lunga per confermare la [mia] ricerca, mentre i social possono essere utili proprio in relazione a questa monotonia. Potrei azzardare e dire che le vite virtuali creano le raffigurazioni di onnipotenza, ma meglio lasciare queste affermazioni ad un buon sociologo.

Insomma, la cosa che mi interessa analizzare in quest’articolo è proprio la “vicinanza” che c’è tra le due realtà di cui sopra: mentre si spara si mangia, mentre si festeggia si minaccia, mentre si organizza si distrugge. L’abitudine alla paura rischia di rendere ogni cosa normale per gli abitanti del rione, ma per gli stranieri? Qualche mese fa ragazzi in moto spararono uccidendo una persona alla via Sanità, esattamente all’altezza di uno dei palazzi del Sanfelice; poche ore dopo visitatori fotografavano le scalinate del palazzo, gli archi, il portale nella tranquillità più assoluta.

La normalizzazione di cui parlavo prima è anche una costante delle persone che non sono del posto?! Mi chiedo, ma questa domanda/affermazione è giusta? C’è forse un concetto di paura generalizzata che fortifica il singolo (anche se in questo caso non saprei proprio come immaginarlo), oppure una invincibile resistenza alla paura e/o alla morte? Non mi illude la concezione costruttivistica della incolumità personale, perché il processo di negoziazione non è frutto di queste osservazioni. Tanto che se Freud relaziona la certezza alla civiltà e Bauman invece l’inverte per quella post-moderna, in questo caso certezza e rischio si fondano in quello che definisco equivoco storico: dove la storia ci ha insegnato ad aver paura della guerra, lo stesso non vale per il nostro rione?! Si ammazza nella certezza che l’ordine non sarà ricostituito, cosicché ciò che crea spavento e umiliazione rafforza la scena della realtà. Sul Vesuvio si continua a costruire, le persone che ci abitano non hanno intenzione di lasciare le loro case anche se sanno con certezza di vivere costantemente in una situazione d’imminente pericolo. C’è forse questo tipo di rappresentazione della realtà anche qui nel rione? Se sì, in questo caso, è un bene o un male che s’ignora il rischio? E se quest’ultimo è realmente ignorato questo vuol dire che la definizione di malavita sta cambiando?, oppure è già cambiata?, o forse è la statistica definita da Monsieur Verdoux ad avere ragione di uno stato di cose immobile ed inefficiente? E se lo Stato è immobile ed inefficiente è colpa della gente che non denuncia? Delle forze dell’ordine che non sono all’altezza della situazione? Di un laissez-faire istituzionale? Oppure di una commistione che non ha precedenti nella storia della repubblica italiana?              

Se Annalisa Durante e Genny Cesarano camminano ancora per le vie di Forcella e della Sanità a braccetto con il film-maker di turno, questo vuol dire che la morte non è più scandalosa come in passato. In “termini economici” essi sono stati descritti come eroi: gli stessi che invece dovevano essere definiti come vittime dell’adeguatezza. [+blogger]

questa settimana



con questo 1001



proposte ztl

      All'Ass. alle Infrastrutture e mobilità del Comune di Napoli Mario Calabresi
 Al Presidente della Municipalità3 Ivo Poggiani



Previsioni per la realizzazione di una ZTl alla via Vergini (mercato borgo Vergini). In virtù di una circolazione pedonale più efficiente e moderata, la rete del rione Sanità si preserva di contribuire nello specifico per chiarire alcuni punti emersi attraverso la discussione cittadina.


1) Polizia Municipale continua e costante
2) Controllo delle concessioni di vendita con l'esatta quadratura della zona espositiva (favorendo l'immissione di nuove forme merceologiche)
3) Zona stallo di parcheggio scarico e carico merci
4) Regolamentazione oraria 
5) Riqualificazione dell'Arredo urbano (fontana adiacente chiesa dei vergini vedi anche petizione popolare  
6) istallazione dei dissuasori (via Misericordiella, via Crocelle, via Fuori porta san Gennaro, vico Impagliafiaschi, Supportico Lopez)
7) Controllo costante delle forze dell'ordine
8) Riposizionamento del mercatino della via Mario pagano  

un patto scellerato

“Siamo stati capaci di chiudere la rotta balcanica, - ha detto il Presidente della Commissione Europea, Tusk -possiamo ora chiudere la rotta libica. ”Parole pesanti come pietre pronunciate in occasione del Memorandum firmato a Roma il 2 febbraio dal nostro Presidente del Consiglio Gentiloni con il leader libico Fayez al Serraj, per bloccare le partenze dei migranti attraverso il canale di Sicilia. E’ la vittoria del cosiddetto Migration Compact (Patto per l’Immigrazione), portato avanti con tenacia dal governo Renzi e sostenuto dall’allora Ministro degli Esteri, Gentiloni. “Lo stesso impegno profuso dall’Europa per la riduzione dei flussi migratori sulla rotta balcanica, - aveva affermato lo scorso anno davanti alla Commissione Trilaterale Gentiloni, - va ora usato sulla rotta del Mediterraneo Centrale per chi arriva dalla Libia. ”Gentiloni, ora che è presidente del Consiglio, lo sta realizzando. Trovo incredibile che si venga ad osannare l’accordo UE con la Turchia per il blocco dei migranti. Ci è costato sei miliardi di euro, regalati a un despota come Erdogan ed è stato pagato duramente da siriani, iracheni, afghani in fuga da situazioni di guerra. “I 28 paesi della UE hanno scritto con al Turchia - ha affermato C. Hein del Consiglio Italiano per i Rifugiati - una delle pagine più vergognose della storia comunitaria. E’ un mercanteggiamento sulla pelle dei poveri.”

Visto il successo(!!) di quel Patto, il governo italiano lo vuole replicare con i paesi africani per bloccare la rotta libica, da dove sono arrivati in Italia lo scorso anno 160.000 migranti. Ecco perché il governo italiano, a nome della UE, ha fatto di tutto per arrivare a un accordo con la Libia, un paese oggi frantumato in tanti pezzi, dopo quella guerra assurda che abbiamo fatto contro Gheddafi (2011). Il governo italiano e la UE hanno riconosciuto Fayez al Serraj come il legale rappresentante del paese, una decisione molto contestata dall’altro uomo forte libico, il generale Haftar. Per rafforzare questa decisione l’Italia ha aperto la propria ambasciata a Tripoli.

Il Piano della Commissione Europea prevede di creare in Libia una ‘linea di protezione’ (una specie di blocco navale) il più vicino possibile alle  zone d’imbarco per scoraggiare le partenze dei profughi. Il vertice dei capi di Stato della UE a Malta (3 febbraio) ha approvato questo accordo fra l’Italia e la Libia. Ma questo è solo un primo  e fragile tassello del Migration Compact , definito da G. Ajassa su la Repubblica “necessario, anzi urgente!” La UE vuole arrivare ad accordi con i vari stati da cui partono i migranti. Per ora la UE ha scelto cinque paesi chiave: Niger, Mali, Senegal, Etiopia e Nigeria, promettendo tanti soldi per lo sviluppo. Lo scorso novembre una delegazione, guidata dall’allora Ministro degli Esteri, Gentiloni ha visitato il Niger , Mali e Senegal. Si è soprattutto focalizzata l’attenzione su un paese - chiave per le migrazioni: il Niger. E’ significativo che la prossima primavera l’Italia aprirà un’ambasciata nella capitale del Niger, Niamey. “I ‘buoni’ sono la Ue, l’Italia, il Migration Compact, che si spacciano per i salvatori umanitari - scrive il missionario Mauro Armanino che opera  a Niamey - i ‘brutti’ sono migranti irregolari… Noi preferiamo stare con i ‘brutti’, coloro che ritengono che migrare è un diritto!”

Che ipocrita quest’Europa che offre soldi all’Africa a ‘svilupparsi’ per impedire i flussi migratori, mentre la strozza economicamente! La UE sta forzando ora i paesi africani a firmare gli Accordi di Partenariato Economico (EPA) che li obbliga a togliere i dazi doganali, permettendo così alla UE di svendere sui mercati sub-sahariani i suoi prodotti agricoli, affamando così l’Africa. Senza parlare del land-grabbing, perpetrato anche da tante nazioni europee nonché dalla macchina infernale del debito con cui strangoliamo questi popoli. Per cui la fuga di milioni di esseri umani. Ad accoglierli ora ci sarà il blocco nei vari paesi e poi quello navale. E se riusciranno ad arrivare in Europa, troveranno muri, filo spinato, campi profughi e lager. Il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, vuole infatti rilanciare i famigerati Centri di Identificazione e di Espulsione (CIE) in tutte le regioni d’Italia, che sono veri e propri lager.

”Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi - ha detto Papa Francesco ai rappresentanti dei Movimenti popolari lo scorso novembre - è in grado di riconoscere immediatamente, nella sua interezza, la ‘bancarotta dell’umanità’! Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarle, ma quando avviene questa ‘bancarotta dell’umanità’, non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto! E così il Mediterraneo è diventato un cimitero e non solo il Mediterraneo… molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente.” Davanti a queste parole così chiare e dure, mi sconcerta il silenzio della Conferenza Episcopale Italiana. Ma altrettanto mi sorprende il silenzio degli Istituti missionari: finora non c’è stata una presa di posizione unitaria  e dura su quanto sta avvenendo, che ci toccano direttamente come missionari. Non possiamo più tacere: è in ballo la vita, la vita di milioni di migranti, che per noi sono, con le parole di Papa Francesco. ”la carne di Cristo.” [alex zanotelli]

campo di concentramento


Due mesi fa la rampa di san Gennaro dei poveri è stata ripristinata. Chiudere una strada comporta sempre dei disagi notevoli, specialmente se essa è l’unica via di fuga. Da diversi giorni è stata di nuovo chiusa al traffico sia automobilistico che pedonale. Sarebbe cosa da niente se l’altra e unica via d’uscita dal rione san Gennaro dei poveri non fosse anch‘essa sbarrata per un incendio divampato all’ultimo dell’anno. E’ così la povera gente che abita in questa zona si trova a vivere in un “campo di concentramento”: come arrivare al primo pronto soccorso? Come arrivare in tangenziale? "e' cos'e niente, e semp cos'e niente" diceva Eduardo.


La mania di fare arrivare turisti alla Sanità ha fatto perdere il cervello a qualcuno. Bhè, in verità neanche prima il signorotto di turno ha mostrato acume visto che le sue conoscenze si riducono nel definire il rione (con il suo massimo sforzo) il quartiere dove è nato Totò. Mi rendo conto che in questo periodo ho iniziato a fare di nuovo l’uomo aspro, sarà per questo che un hacker informatico ha rubato il dominio quartieresanita.org?! Pazienza, comprerò il punto it. :-) [+blogger] 



adotta san gennaro

Parliamo del rione. Le feste mondane per belle che siano continuano a richiamare i valorosi di turno che con le loro uscite felpate smistano l’attenzione da un’altra parte. Adottare una piazza? Non sarebbe stato meglio adottare l’ospedale san Gennaro? Cosa da niente se non può essere sfruttato a dovere. Poveri i morti di freddo che in una stanzetta occupata al piano terra, di fronte all’ex pronto soccorso, sventolano convinti le loro delusioni. Da anni nessuno ha argomentato meglio delle gente, nessun esperto né tecnico ha saputo dibattere convinto alle mille ragioni che assalivano la popolazione. Nel frattempo c’è chi ha perso il lavoro, chi sogna il proprio medico che è stato spostato altrove, chi si indigna ancora pur sapendo che ha torto.

La ricchezza del quartiere doveva essere mantenuta non spostata. Nel rione ci sono gli esterofili, ogni cazzata diventa realtà. … Uscite dalle case, dai b&b, dalle pizzerie, dalle pasticcerie e dalle chiese ed occupate o adottate l’ufficio postale, la scuola Caracciolo, adottate i neri di piazza Cavour; la festa della Madonna dell’Arco entra fin dentro le vostre case, vi sostiene, tranquilli: essa è pur sempre espressione di una cultura che protegge, che urla il suo dolore, che piange i suoi morti, che blandisce l’anima, che zittisce per mezzo di una falsa ricchezza. Così “convinto” in nome di questa mia repressione (mi accusano! e forse hanno pure ragione), e delle altrui frustrazioni, che dichiaro finito il tempo dell’allegria pregressa. Basta la bieca antropologia umanitaria, basta con le epurazioni autoctone, basta con le eroine del tempo, invincibili, catastrofici e catartici.[+blogger]

il fuoco della sanità

Quello di qui sopra non è il titolo di un nuovo articolo sulla sanità pubblica (peccato, perché ne avremmo  bisogno), ma quello che l'altro ieri è successo, o meglio non è successo, nel quartiere: è stato impedito di accendere il fuoco di sant’Antuono che ogni anno si prefigge di cacciare il vecchio marcio e di accogliere il nuovo. Centinaia di adolescenti hanno protestato in piazza Sanità contro le forze dell’ordine. Un divieto, se pur giusto, mai applicato negli anni addietro. I roghi, invece, ieri erano un po’ sparsi per tutta Napoli e provincia nonostante la pioggia.

Sono anni che continuo a dire che il “loro” contro il “noi” è una definizione mentale scellerata. Non è possibile pensare alle forze dell’ordine come nemici, così come non è possibile definire la gente del rione tutti ladri e/o camorristi. Imporre un divieto così all’improvviso crea sempre una situazione di disagio, come quella che si è verificata il 17 gennaio scorso, intorno alle diciannove, in piazza Sanità. Sembra che i poliziotti o i carabinieri siano di un altro pianeta e che gli abitanti del quartiere siano di un’altra galassia. L’invasione entra prima di tutto nelle anime, pervade come il fuoco la mente e il chi va là tappa gli occhi e le orecchie. La mente si ferma alla vista di una divisa, così come quando si intravede il ponte della Sanità, i tutori della giustizia sobbalzano di soppiatto.

Bisogna ritornare alla normalità. Quando vedo lampeggiare o suonare una sirena mi guardo intorno e vedo gente con aria tesa…assurdo; così come gli uomini della forza pubblica hanno modi e posture differenti quando sono alla via Sanità, tutt’altro invece sono i comportamenti alla via Luca Giordano. Queste etichette dobbiamo sradicarle prima dalle nostre parole, poi dai nostri atteggiamenti. Ho esagerato un po’ e l’ho fatto apposta scrivendo questo articolo, in realtà non mi sono mai guardato indietro quando un poliziotto mi ha chiesto i documenti. Ma la normalità deve pur arrivare, i pregiudizi fanno male a noi, alle nostre famiglie, ai nostri figli... A perdere siamo sempre noi, neanche il pareggio ci è dato sperare. [+blogger]              

emergenza freddo

All’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli dott. ssa Roberta Gaeta
OGGETTO: Emergenza freddo: accoglienza senza fissa dimora presso l’Istituto la Palma

Negli ultimi giorni le condizioni meteo stanno mettendo a dura prova la vita dei senza fissa dimora. L’opinione pubblica viene colpita dalle morti per il freddo e reagisce con proclami e appelli alla solidarietà per chi sta vivendo questo disagio. Nonostante gli sforzi delle istituzioni, ci sono ancora altri disagi che vanno affrontati.

La cooperativa La Locomotiva sta garantendo l’accoglienza di 85 senza fissa dimora presso l’Istituto La Palma, sito in Salita Mauro al Rione Sanità. L’orario di accoglienza è dalle ore 19:30 alle 8 del mattino. Date le condizioni climatiche critiche, però, questo non basta più a proteggere i numerosi ospiti della struttura bisognosi di un riparo anche prima di quell’orario di apertura.

Come Presidio Permanente contro la chiusura dell’Ospedale San Gennaro che da mesi è in lotta per tutelare il diritto alla salute, e come Rete Rione Sanità, riteniamo che il Comune di Napoli debba provvedere ad una soluzione immediata del problema e proponiamo di anticipare l’orario di apertura dell’accoglienza dell’Istituto La Palma almeno alle ore 16 per affrontare le esigenze del momento. [Presidio Permanente contro la chiusura dell’Ospedale San Gennaro/ Rete Rione Sanità]

mangia un dono




basta con il silenzio

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

L’anno 2016 ha visto trionfare la normalità della guerra, la Terza Guerra mondiale a pezzetti, come la chiama Papa Francesco, una guerra spaventosa che ha il suo epicentro in Medio Oriente ed ha mostrato tutta la sua ferocia, disumanità e orrore nell’assedio della città martire, Aleppo. Una guerra che attraversa anche l’intera zona saheliana dell’Africa, dalla Somalia al Sudan (Darfur e Montagne Nuba), dal Sud Sudan al Centrafrica, dalla Nigeria (Nord) alla Libia, dal Mali al Gambia. Senza dimenticare i massacri nel cuore dell’Africa, in Burundi e Congo(Beni). Siamo davanti a desolanti scenari di guerra che si estendono dallo Yemen all’Afghanistan, guerre combattute con armi sempre più sofisticate e a pagarne le spese sono sempre più i civili. “Come è possibile questo?- si chiede Papa Francesco. E’ possibile perché dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi  che sembra essere tanto importante”.
E’ l’industria delle armi, fiorentissima oggi, a gioire di tutto questo. Secondo i dati Sipri, a livello mondiale, investiamo quasi 5 miliardi di dollari al giorno in armi. A livello italiano, secondo l’Osservatorio ne spendiamo 64 milioni di euro al giorno. E’ un’industria fiorente quella italiana delle armi che esportiamo e vendiamo in tutto il mondo. In questo periodo abbiamo venduto bombe all’Arabia Saudita e al Qatar, che poi le hanno date a gruppi armati legati a Al-Qaeda come a Jabhat al –Nusra in Siria. E tutto questo nonostante la legge 185/90 che vieta la vendita di armi a paesi in guerra e a paesi dove vengono violati i diritti umani. L’Italia ha esportato armi nel 2015 per un valore di oltre 7 miliardi di euro a tanti paesi che sono o in guerra o dove sono violati i diritti umani. Ma come fanno i nostri governi a parlare di legalità, quando agiscono in maniera così illegale? E’ la grande Bugia. “La violenza esiste solo con l’aiuto della Bugia”, diceva Don Berrigan, il gesuita nonviolento americano scomparso lo scorso anno. E’ passato il tempo in cui i buoni possono rimanere in silenzio. ”Ed è proprio questo quello che mi sconcerta di più: il silenzio del movimento per la pace davanti a questi scenari di guerra. Non lo posso accettare. Dobbiamo scendere in piazza, urlare , gridare, protestare. Forse non riusciamo a parlare perché il movimento è frammentato. Allora mettiamoci insieme. La situazione è troppo grave. Per questo dobbiamo avere il coraggio di violare la legge, di farci arrestare,di andare in prigione .Questo sarebbe il dovere prima di tutto dei religiosi, dei preti, delle suore come i fratelli Berrigan e le suore domenicane negli USA che si sono fatti anni di carcere nel loro impegno contro la ‘Bomba’. E come cristiano mi fa ancora più male il silenzio dell’episcopato italiano e di larga parte delle comunità cristiane. Per fortuna c’è Papa Francesco che parla chiaro. Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace (1 Gennaio 2017) afferma che “essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza. ”E prosegue”: La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati  così importanti. I successi ottenuti da Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India, e da Martin Luther  King contro la discriminazione razziale…”
Papa Francesco invita le comunità cristiane a perseguire questa strada della nonviolenza attiva, come la strada obbligata per i seguaci di Gesù. “Dite al mondo che non esiste più una guerra giusta- ha detto una suora domenicana irachena Nazik Matty durante il convegno sulla guerra e nonviolenza, promosso in Vaticano da Papa Francesco. Lo dico da figlia della guerra”.
Papa Francesco forse presto ci regalerà un’ enciclica che potrebbe mettere la parola fine alla teologia della guerra giusta e indicare la nonviolenza attiva come la strada inventata da Gesù. E’ la strada che le comunità cristiane devono imboccare con lo stesso coraggio che hanno avuto Gandhi, Martin Luther King, Don Berrigan, Don Milani… Ma queste comunità dovranno avere la capacità di unirsi a tutte le altre realtà nonviolente creando un grande movimento popolare per la pace. Ma per arrivare a questo dobbiamo tutti essere disposti a pagare un alto prezzo. “Noi urliamo pace, pace, ma non c’è pace - diceva Don Berrigan. Non c’è pace perché non ci sono costruttori di pace. Non ci sono costruttori di pace perché fare pace è altrettanto costoso quanto fare guerra - almeno altrettanto esigente perché si paga con la prigione e la morte”. A tutti i costruttori di pace, l’augurio di cuore di un Buon anno, carico di frutti di pace. [alex zanotelli]