educandato piazza miracoli

Dopo il progetto Primavera, un altro tassello si aggiunge nella giusta direzione per il positivo rilancio dell’Educandato Statale, offrendo una nuova opportunità per le famiglie del rione Sanità: l’avvio nella struttura di Piazza Miracoli, da settembre 2009, delle attività di semiconvitto per il quartiere Sanità (Organizzazioni Sindacali della scuola). Nel corso di un incontro tenutosi lo scorso venerdì 20/2 presso l’assessorato regionale all’Istruzione, e pertanto autorizzate dalla Direzione Scolastica Regionale con propria nota del 21/02/09 per i vari ordini di scuola dell’Educandato. I genitori del quartiere potranno così da quest’anno presentare le domande d’iscrizione per i propri figli anche per le attività di semiconvitto (cioè con attività di pranzo, ricreazione e studio effettuate sotto la guida di personale docente e educativo specializzato e pubblico) presso la segreteria dell’Educandato di Piazza Miracoli dal Lunedì al Venerdì dalle 9 alle 13. Proseguono infatti presso l’Educandato anche per il 2009-2010 le prenotazioni per il progetto Primavera e le iscrizioni per la Scuola dell’Infanzia, e per la Scuola Primaria e Media da quest’anno con semiconvitto fino alle 17,00: come sostengono da tempo gli educatori e gli operatori delle istituzioni educative, che hanno fortemente richiesto e voluto tale offerta formativa per il quartiere Sanità, con la collaborazione di tutte le famiglie del territorio, l’Educandato oggi può finalmente tornare ad essere una prestigiosa Istituzione Educativa.

comitato parco san gennaro

Il 2 maggio del 2008 è stato aperto un parco abbandonato all'interno del quartiere, il rione San Gennaro dei poveri. Il Parco è stato aperto autonomamente dai cittadini che, stanchi della mancanza di luoghi di socialità e di svago, desiderosi di godere di aree verdi e di spazi sociali, si sono riappropriati di un legittimo diritto. Quartieri come quello della Sanità sono da sempre rinchiusi nella gabbia dell’indifferenza. Una gabbia voluta da tutte le istituzioni e amministrazioni locali per far sì che in questi luoghi non si sviluppi coscienza critica, che potrebbe significare ribellione a tutte le ingiustizie che i cittadini di questi quartieri vivono e subiscono quotidianamente. L'apertura del Parco ha significato per tutta la cittadinanza del quartiere una forma di riscatto importante che ha dimostrato la volontà di esprimersi e cambiare da parte di chi ha subìto le decisioni degli altri senza mai poter dire la propria. Da quel 2 maggio all'interno del quartiere Sanità si respira un' aria diversa, nel parco si è formato un comitato di quartiere, che lo ha reso non solo un semplice luogo di svago e di gioco, ma anche di socialità, di crescita per i bambini attraverso i cineforum e i laboratori autogestiti, di sviluppo di coscienza critica, con il confronto e la cooperazione delle assemblee per gli adulti di oggi e di domani. Proprio l’apertura del parco ci ha fatto capire che il cambiamento e il miglioramento possono partire solo dal “basso” e solo attraverso l’attivarsi dei cittadini, che in modo autonomo uniscono i loro bisogni e le loro intelligenze per trasformare radicalmente la vivibilità di questo quartiere. Lo scopo che si è preposto questo comitato è quello di creare uno spazio di discussione, che si interroghi sui problemi di questo rione, a 360 gradi e allo stesso tempo agisca per risolverli. Proprio per questo invitiamo tutti ad unirsi alle nostre Assemblee, che si svolgono tutti i MERCOLEDI alle ore 18:00 all'interno del parco San Gennaro per provare a cambiare giorno dopo giorno il nostro presente e il nostro futuro. Il rione sanità è anche altro. [Comitato parco San Gennaro, parco dedicato a Rita Parisi]

intervista ad una precaria

“Oggi si può dire che si lavora come veri schiavi, all’epoca dei servi della gleba forse il tempo poteva giustificare l’inciviltà, ma adesso è assurdo e illogico”. Così esordisce Sandro D., 26 anni, da 4 anni lavora in un tour operator. Come hai iniziato il lavoro? “Uno stage tramite l’Università, poi tanta passione, dopo sono rimasto e tutt’ora lavoro”. Com’è che ti hanno assunto? “Prima ho lavorato per circa 10 mesi gratis, poi per più di un anno a 300 euro, infine mi hanno assunto a progetto per 600 euro mensili… adesso ho un contratto di apprendistato che mi garantisce 3 anni a euro 800”. Quante ore fai al giorno? “Otto, ma in realtà esse non sono mai rispettate”. In che senso? Nel senso che spesso facciamo riunioni durante la pausa pranzo e quindi le ore di lavoro diventano 9, 10”. Vengono considerate straordinario? “Assolutamente no, è un lusso!”. Non ho capito. “Nel senso che se hai bisogno di qualche ora di permesso ti dicono di prenderti mezza giornata e te la scalano dallo stipendio, se invece fai gli straordinari o ti pagano un forfait oppure ti danno alcune giornate libere quando dicono loro”. Ma il contratto almeno lo rispettano? “No, questo dell’apprendistato determina ogni anno un aumento di stipendio per adeguamento ma quest’aumento non viene mai dato”. E’ Assurdo! E nessuno si lamenta? “Non è il fatto che nessuno si lamenta è che nessuno crede di avere dei diritti, tutti hanno paura e molti sono aziendalisti”. Aziendalisti? “Si, hai capito bene. Qualche giorno fa litigavo con il mio caporeparto, che d’altronde sa di essere sul filo del rasoio, perché ero stato l’unico a non accettare le ennesime ore straordinarie non pagate. Per tutta risposta mi sono sentito dire che ero ancora giovane ancora…, ma cazzo che c’entra la gioventù con il fatto che devo lavorare di più senza essere retribuito? Che c’entra l’esperienza con gli illeciti?”. Ma il tuo caporeparto sa che lo straordinario è reato sopratutto quello non pagato? “Credo che lo sappia ma faccia finta di non saperlo”. Tutti hanno un contratto dove lavori? “Credo di si, ma questo è la cosa peggiore perché oggi ci ricattano tramite la legge. Gli imprenditori dicono di essere in regola ma poi tutta una serie di irregolarità e di illeciti creano le differenze”. Quali differenze? “In primis tra noi colleghi non c’è complicità, non c’è cooperazione, è queste condizioni sono diventate ancora più disperate con questi tipi di contratti. Poi la delazione, che è una cosa schifosa e viscida. Molti fanno delazione per ingraziarsi la stima dei responsabili, senza rendersi conto che la prima crisi, o le prime mancanze, sarà buttato fuori senza troppe scuse. Un mio collega mi ha detto in privato che ho ragione di lamentarmi ma che lui non se la sente di protestare perché lo stipendio gli è necessario”. E’ assurdo! “Peggio, è schiavitù. Un tempo poteva anche essere legittimata la schiavitù, con tutte le aberrazione che ne conseguivano, ma adesso è anacronistico; un paese non può dirsi civile se ruba, se inghiotte cumuli di immondizia sociale. La cosa che più non riesco a capire è la sciattezza con cui i miei colleghi difendono i loro diritti, ormai è di dominio pubblico e consueto che chi ha uno stipendio è fortunato. Quindi questa “fortuna” la devi tenere ben stretta, ma non capisco come fanno a pensare in questo modo, se tutti noi protestiamo per le condizioni pessime la situazione sarà diversa, se tutti noi decidiamo di non lavorare per un giorno la direzione non avrà la possibilità, in poche ore, di formare altri dipendenti”. Un tempo così le condizioni di lavoro sono migliorate… “Se noi fermiamo la produzione tutti gli imprenditori, per i loro accordi, i tempi previsti ecc, non potranno lavorare da soli perché questo li porterebbe ad essere schiacciati dalla concorrenza e dal lavoro”. Se poi volessimo parlare delle 800euro al mese, che sono una misera… “Si glieli darei agli imprenditori che hanno ville, piscine, 10 automobili… ma fosse solo questo. Nel mio ufficio l’aria condizionata non funziona perché chi ha fatto l’impianto ha calcolato male il sistema refrigerante, i mie capi hanno ben pensato di piazzare dei condizionatori portatili nelle loro stanze, in tutto l’ufficio in estate e peggio che stare nel 5° girone dantesco. Assurdo, e nessuno reclama, tutti che muoiono di caldo e i capi con le pacche nel fresco, tutti stanno zitti perché hanno paura di essere licenziati. Qualche mese fa una ragazza che lavora ai documenti, incinta di 4 mesi, è svenuta dal caldo”. Possibile che nessuno protesta?! “Macchè, si dovrebbe protestare per ogni cosa, per ogni illecito aziendale, ecco perché il sindacato non si avvicina”. In che senso? “Oltre gli straordinari non pagati e le forme di contratto non rispettate, bisognerebbe protestare per tutte quelle persone che lavorano a progetto ma che puntualmente devono essere in ufficio alle 09,30 e usciere alle 19,00, questo il contratto non lo prevede ma è legge. Poi quando viene un controllo il capo ti chiama e ti ammaestra per bene su quello che devi dire e su quello che devi fare; bisognerebbe protestare per il fatto che la normativa europea prevede, per chi lavora a computer, di riposare ogni ora di lavoro, pausa coatta e sacrosanta, ma totalmente ignorata dagli imprenditori; bisognerebbe protestare per gli aumenti che non vengono mai dati, per l’inflazione che sale solo per gli imprenditori; bisognerebbe protestare per l’inciviltà di come vengono trattai i lavoratori, per la mancanza di rispetto e soprattutto per il fatto che questo stato di cose ci ha portato allo sfacelo economico e allo sfacelo sciale”. Capisco, e mi sento di avallare questo tuo sfogo, ritengo che in ogni paese civile queste forme di lavoro basse e infime sono degne di arretratezze mentali. Ma come si fa a non capire che se si dà la possibilità di lavorare in condizioni più comode e più vantaggiose il benessere è assicurato per tutta l’azienda?! In molte ditte del nord Europa, alcune negli USA, da anni i lavoratori sono anche soci e autoregolano loro stessi i flussi di produzione. Molti autori americani lo scrivevano già negli anni ’80. Noi qui in Italia siamo dietro di 50 anni. E’ assurdo l’ignoranza della classe imprenditoriale. La storia non insegna… (la crisi del ventinove, questa attuale). Anche un capò come Della Valle qualche mese fa ha commentato che bisogna alzare gli stipendi e migliorare le condizione dei lavoratori precari. Un appello: se la grettezza degli imprenditori non riesce a capire queste affermazioni allora è meglio che siamo noi operai a coalizzarci e credere ancora che l’affermazione, senza lavoratori il lavoro non esiste, è una verità inconfutabile. [+Blogger]

ombre

Alla via S. M. Antresaecula c'è la UOSM, dipartimento di salute mentale dove centinaia di persone affette da disturbi psicosomatici, della personalità, e schizofreniche vengono curate sia attraverso il normale iter medico sia con i gruppi di ascolto e auto referenziale. Quello che fa la differenza, oltre al problema della comprensione della patologia e della sofferenza del malato, è la famiglia. Se non c'è la famiglia il malato è abbandonato, non ha scampo né possibilità di essere curato. La mancanza totale di assistenza medica ed infermieristica è permanente. Questa "mancanza riabilitativa" è una questione tutta italiana anche se nel sud è ancora più accentuata. Il malato vive una condizione "doppia", vive le angosce e le scissioni; il malato vive le paure, le incongruenze e le disarmonie, ma non le vive da solo! Dietro di esso c'è l'ombra di una famiglia distrutta e incapace di reagire e di sopportare e se ancor di più vive una condizione indigente la sofferenza non è solo economica ma anche mentale. La malattia è il retroscena di un set teatrale, le persone che soffrono sono gli attori principali ma dietro le quinte c'è un universo di ombre e di sfocature, di crepe e di lacerazioni, di pene e preoccupazioni. Quanti di questi operai da retroscena sono diventati malati psichici? Le persone nell'intento di curare un proprio parente diventano anch'esse "disturbate". Se un padre vuole assistere 24 ore su 24 il proprio figlio, sostituendosi per forza di cose alle istituzioni preposte, deve cambiare il suo status: non deve essere più marito, nè avere altri figli, non deve lavorare né uscire, deve avere vita sociale pari zero e l'amore che si prova per la persona affetta da disturbi psichici ne comprova la simbiosi. Le famiglie e le persone che cercano di aiutare il malato vivono in "crepe sociali", abbandonate ad una strisciante realtà, costretti a vedere per metà e sentire acufeni assordanti. Ma nessuno sa! Nessuno capisce! Non c'è comprensione! Non ci sono differenze! Né somiglianze! La malattia mentale vissuta attraverso un parente, la propria madre, il figlio, il marito è devastante come un "rito di passaggio" che sradica all'improvviso l'esistenza e la catapulta in una differente oggettività . Niente teorie della conoscenza, né scabrose acquisizioni semantiche. La realtà è altra, è la normalità di chi non ha esperienza e la povertà accentua queste differenze. L'auto aiuto è una delle forme che lenisce alcune paure, un gruppo di auto ascolto è in parte riequilibrante, ma la poca sensibilità , la mancanza di civiltà e di strutture adatte (se non a pagamento), raccapricciano di più una situazione squilibrata ed inefficace. Non si tratta di comprendere normalità , qui la questione è diversa: uno Stato per essere civile deve poter e saper affrontare ogni questione, anche le più disparate, ma forse realmente il problema sta altrove, magari dietro un set cinematografico o dentro il cervello di un diversamente abile. Forse ci accorgeremo delle assurdità quando queste assurdità si saranno esse stesse accorte di noi. [+blogger]