la merda di napoli

La squadra del Napoli è forte, è al secondo posto in classifica, ha comprato un difensore bravissimo e sta per acquistare un centrocampista ed un altro attaccante, e così si può anche vincere lo scudetto. Dobbiamo crederci davvero, basta con il superpotere delle città del nord. Allegria, allegria la rinascita è vicina. Noi tutti a vedere le partite del Napoli, guai se il segnale facesse cilecca, sarebbe la rivoluzione.

Eppure la gioia del calcio cheta la merda che i politici napoletani hanno scaricato nel golfo di Napoli; la felicità di vedere la nostra squadra del cuore vincere abbassa la rabbia di sapere che ci mangiamo le pesche avariate, le patate ossidate, il latte putrefatto. Bisognerebbe che gli 80mila, che ogni domenica vanno allo stadio, più tutti quelli che vedono la partita in tv, spegnessero all’improvviso il loro entusiasmo svolgendo la stessa azione che oggi svolgono i cittadini dell’Egitto.

Buttare fuori dal Comune, dalle Municipalità, dalla Regione tutti quelli che già c’erano e quelli che, invece, si sono insediati ora. Bisognerebbe bruciare le loro auto blu, scassare i loro telefonini, appenderli per la cravatta, smontare i loro condizionatori, farsi ridare tutti gli stipendi che hanno guadagnato, cacciarli dall’Italia. Hanno infettato il golfo di Napoli, hanno infettato la nostra terra.I tifosi del Napoli scrivono molte cose che non vengono riportate dai giornali. Molti hanno la loro dignità e sanno che forse qualcosa può cambiare grazie alla loro azioni.

Mentre nell’oscurità e nel silenzio si aspetta, un altro essere umano, in chi sa quale ospedale della Campania, sta morendo per insufficienza cardiaca o respiratoria, con un enfisema polmonare o una allergia acuta. Con la schiuma in bocca e gli occhi stralunati possiamo sempre pensare che stia guardano la partita. Forza Napoli. [+blogger]

omaggio


senza titolo

Va via dal quartiere,
si è scocciato di fare il volontario
e ha deciso di lasciare per sempre il rione.
Buona Fortuna!

socianimal

Noi siamo nello spazio, divisi tra tempo e sociale. Siamo sulla terra, con il sole che ci riscalda, con le nuvole che ci fanno bere e con l’aria che ci fa respirare. A volte, però, ci scordiamo di essere degli animali e ci ricordiamo solo di essere umani. Egocentrici, per noi gli animali non sono terrestri, per noi gli alberi non sono terrestri, né le montagne, né mare. Non sappiamo di essere un tutt’uno, non sappiamo cosa significa ecosistema, non sappiamo cosa voglia dire spreco né riuso né dispendio. Se avessimo bene in mente che senza l’uno non potrebbe vivere l'atro allora saremmo più consapevoli delle nostre scelte e delle nostre affermazioni.

Ammazzare un insetto è come ammazzare un terrestre, anzi, significa ammazzare un essere che è vive come gli umani e serve agli uomini. Così come il concetto di spreco di acqua, di spreco della terra, delle materie prime, così come lo spreco dei vestiti, delle tv, dell’auto, del gas, delle parole. No, forse adesso le parole non c’entrano, ho forse si… perché decine e decine di parole forse non bastano per sradicare la diffusa concezione commerciale, l’invasione che l'economico ha insinuato nel nostro cervello e nella nostra cultura. A volte scambiamo l’affermazione risparmio con l’esosità, la tirchieria, scambiamo il mangiare poco o quello che serve per vivere, per avarizia.

A volte ci scandalizziamo se una persona senza fissa dimora piscia per la strada e non ci vergogniamo, invece, di vedere che un uomo cammina su di uno scooter portando sulla coscia un bambino di pochi mesi. La differenza è capire se la cosa è legittima o se non lo è. È legittimo salvare la vita ad un uomo sacrificando quella di un’animale. Per noi uomini la vita dell’animale vale meno. Infatti picchiare un povero cristo, anche se è un po’ tonto, perché piscia per la strada equivale al non riconoscere che un atto così vile, come quello di mettere in pericolo un bambino, abbia origine nella nostra capacità di rendere legittimo, proprio come se stessimo paragonando la morte di un animale e la morte di un uomo.

Come non ci accorgiamo che schiacciando una lucertola uccidiamo un nostro simile, un terrestre per l’appunto, così allo stesso modo non ci sfiora minimamente l’idea che la vescica del povero uomo vale quanto la vita del bambino. [+blogger]

che meraviglia le primarie

Abuso, brogli, contraffazione, ricatti… tutti gridano e si indignano. Le primarie a Napoli, per il posto di un candidato sindaco, questa volta, però, escludendo la sindachessa, si sono svolte serenamente senza che i bravi sfidanti annunciassero il golpe. Strana coincidenza, si ammazzano con le parole vicendevolmente, si indignano, annunciano ricorso e dicono che è una indecenza. Ma non capisco, se è una indecenza, perché partecipi? La democrazia non è un regime perfetto, anzi, direi, che è l’imperfezione per eccellenza, anche se non fai quello che è previsto dalla norma puoi però sempre contestare: contesti contro il muro, contro il silenzio, contro il paradosso ecc, ecc.

Uno inciso di Mauro Migliazza: “Sembra che nel nostro quartiere siano stati pagati i voti, triste figure, ombre trapassata che spicciolavano misera nell’ilarità generale. Anche chi era di un altro partito, di un’altra tendenza, si è fatto accalappiare dalla rete della “solidarietà”.

Certo i principi normali affermano che chi perde deve accettare la sconfitta, invece ormai non c’è più decenza si sbraita e si arraffa nel sospetto che tutti siano abusivi. Ed è vero! Una condizione inaudita che è fallita prima ancora di cominciare. Allora voi candidati e scandidati sindaci, se non siete capaci neanche di organizzarvi per conto vostro, sarebbe meglio che lasciasse stare concetti come voto, partecipazione, democrazia diretta. Tanto lo sapete che non esistono, che questi principi sono falsi, sono una invenzione del popolo ignorante … [+blogger]

sostiene le ragioni


pestaggio

Caro luigi, (coordinatore rete sanità), ho assistito ieri sera verso le 18.30 ad un orrendo crimine: la "solita" aggressione all'extracomunitario (questa volta due) da parte di una banda di teppisti locali. I teppisti li abbiamo incrociati mentre andavano via vociando, da lontano sembravano la solita banda di ragazzini schiamazzanti, ma più avanti abbiamo visto un gruppetto di soccorritori srilankesi, intorno ad in corpo riverso accanto a tanto sangue.

Al centro una signora anziana, italiana, in pigiama e vestaglia: è stata lei a vedere dal suo balcone quel che accadeva, a gridare e quindi scendere così come si trovava per prestare un primo soccorso: aveva già chiamato il118, ed erano stati avvertiti i carabinieri. Noi siamo andati via dopo l'arrivo dei carabinieri e degli infermieri che hanno fasciato la testa massacrata dai calci di quelle bestie, prima di mettere il ferito sull'ambulanza nell'attesa un altro passante aveva trovato il secondo ferito, che si trovava un po' più avanti perché era riuscito a sfuggire al branco.

Come agire per dare il massimo risalto all'accaduto, mettendo in evidenza che se il cittadino ha ancora tanto coraggio bisogna che le autorità di pubblica sicurezza rispondano con più efficacia: per esempio, tenere d'occhio più i teppisti che gli extracomunitari, come la signora coraggiosa, benché o forse perché semplice popolana, suggeriva. Insomma, come rete, come comitato Materdei, come comunità di michea alla sanità, noi dovremmo far seguire, alla denuncia dei carabinieri e dell'asl (che è un atto dovuto, ma senza conseguenze) un esposto per chiedere non tanto "più sicurezza" quanto più interventi in cui la repressione del crimine si attivi anche attraverso l'educazione, il miglioramento urbanistico (p. es. illuminazione, servizi igienici pubblici, un presidio sociale contro l'alcolismo ecc). Chiederei una raccolta firme anche via mail per agire velocemente. [anna maria laville]

alla posta per telecomunicare

Una impressionante folla di persona, vecchi, giovani e meno giovani, uomini e donne con i bambini che strillano, una fila interminabile… perché i numeri non funzionano?, ma bisogna stare indietro altrimenti si perde il posto: “Antò, sto da stamattina, devo solo pagare una bolletta della luce”, dice Patrizia appena mi vede entrare. Quando arrivo io la folla è meno soffocante. L’ufficio postale della via Arena alla Sanità è chiuso, e con esso anche l’ascensore che porta sopra il ponte, dove c’è un altro (unico e inconsolabile) ufficio di telecomunicazioni.

Cazzo, l’unica posta del rione non funziona, va bèh, faccio il sacrificio, vado sopra il ponte… ma benedetto, non funziona neanche l’ascensore, per me che ho ancora i piedi buoni va bene, ma per le persone anziane? Un signore con la scusa che doveva chiedere soltanto una informazione ha superato la fila e ha pagato la sua bolletta, fottendo un po’ tutti ma beccandosi le imprecazioni della gente: “’a prossima vota si site cazzo che passate?!”, ha detto una donna seguita poi a raffica da tutti gli/le altri/e. La circonferenza è strettissima, la calca ti spinge verso gli sportelli dove le persone stanno pagando o prelevando: “guagliò, nun guardà ‘e fatt mie?!” dichiara una donna; e l’altro di rimando ha risposto: “nun ce pozzo fa niente se manno chiavato nu’ cavace a rete , n’appoca me sfunnavn’o culo… o vedite che folla ca ce sta!?”.

Un uomo che si agitava muovendo velocemente il corpo, le braccia, la testa, pareva in preda al ballo di san Vito, accompagnato da un’altra persona, cercava di farsi spazio tra la folla per ritirare la sua pensione. L’atro che lo sosteneva sembrava essere in bilico, lo sforzo per tenere l’uomo lo faceva più volte barcollare. Era la scena di un film surreale, l’uomo che si muoveva sembrava lo facesse di proposito: “Gli hanno tolto l’accompagnamento, mo’ il 25 dobbiamo andare all’Inps per la visita… ha il morbo di Parkinson” ha spiegato una donna. Un uomo tra la folla che ascoltava e guardava ha dichiarato in modo altezzoso: “i politici dovrebbero avere paura del popolo allo stesso modo in cui noi abbiamo paura della camorra”. [+blogger]

vicolo cieco in medio oriente

Mentre è impegnato a espandere illegalmente le colonie ebraiche in territorio palestinese, il governo israeliano cerca anche di affrontare due problemi: una campagna d’opinione internazionale che Israele considera una “delegittimazione” – cioè criticare i suoi crimini – e un’altra campagna parallela di legittimazione della Palestina. La “delegittimazione” ha fatto un passo avanti a dicembre, quando Human rights watch ha invitato Washington a “ridurre i finanziamenti a Israele per una cifra corrispondente al costo del sostegno israeliano agli insediamenti”. L’organizzazione ha chiesto anche di controllare quali contributi esentasse versati da gruppi statunitensi a Israele finanzino violazioni del diritto internazionale. Anche il processo di legittimazione ha compiuto un passo in avanti a dicembre, quando Argentina, Bolivia e Brasile hanno riconosciuto lo Stato di Palestina (Gaza e Cisgiordania), portando a più di cento il numero delle nazioni che lo sostengono.

Secondo il giurista internazionalista John Whitbeck, l’80-90 per cento della popolazione mondiale vive in paesi che riconoscono la Palestina, mentre solo il 10-20 per cento vive in stati che riconoscono il Kosovo. Ma siccome gli Stati Uniti riconoscono il Kosovo e non la Palestina, i mezzi d’informazione di tutto il mondo trattano le due realtà in modo totalmente diverso. Considerata la scala degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, da dieci anni si dice che un accordo internazionale basato su una soluzione a due stati è impossibile (anche se la maggior parte del mondo la pensa diversamente). Quindi chi ha a cuore i diritti dei palestinesi dovrebbe sperare che Israele occupi tutta la Cisgiordania e che poi una lotta antiapartheid di tipo sudafricano faccia ottenere la piena cittadinanza alla popolazione araba.

Questa tesi presume che anche Israele vorrebbe l’annessione. Invece è molto più probabile che Israele voglia incorporare una buona metà della Cisgiordania, senza assumersi responsabilità sul resto. Così risolverebbe il “problema demografico” – troppi non ebrei nello stato ebraico – e nel frattempo taglierebbe fuori l’assediata Gaza dal resto della Palestina. Ma l’analogia tra Israele e il Sudafrica è interessante. Una volta creato l’apartheid, i nazionalisti sudafricani bianchi si resero conto che stavano diventando uno stato paria della comunità internazionale. Nel 1958 il ministro degli esteri informò l’ambasciatore statunitense che la condanna dell’Onu non avrebbe avuto importanza finché il Sudafrica avesse avuto il sostegno degli Stati Uniti. Durante gli anni settanta l’Onu impose un embargo sulle armi, seguito da campagne di boicottaggio e di disinvestimento. Il Sudafrica reagì con il preciso intento di far infuriare l’opinione pubblica internazionale, con sanguinosi raid militari nei campi di rifugiati dei paesi vicini. Le analogie con il comportamento di Israele oggi sono impressionanti. Basti pensare all’attacco a Gaza del gennaio 2009 e a quello alla Gaza freedom flotilla del maggio 2010.

Quando Ronald Reagan diventò presidente nel 1981 garantì pieno appoggio al Sudafrica e all’apartheid. E nel 1988 l’African national congress di Nelson Mandela fu definito da Washington “uno dei più noti gruppi terroristici”. Poco tempo dopo, però, la politica americana cambiò. Gli Stati Uniti e il Sudafrica capirono che i loro interessi finanziari sarebbero stati avvantaggiati dalla fine dell’apartheid. E così il sistema collassò rapidamente. Il Sudafrica non rappresenta l’unico caso recente in cui la fine del sostegno statunitense a un crimine ha portato a progressi significativi. Un cambiamento potrebbe avvenire anche nel caso di Israele? Tra gli ostacoli più consistenti ci sono gli stretti legami militari e di intelligence tra gli Stati Uniti e Israele. Il più esplicito sostegno ai crimini israeliani viene infatti dal mondo degli affari. L’industria high-tech statunitense è connessa con la sua controparte israeliana e in questo campo la collaborazione è strettissima. Inoltre in ballo ci sono fattori culturali importanti. Il sionismo cristiano precede di molto quello ebraico, e non è limitato a quel 30 per cento di americani che crede nella verità letterale della Bibbia. Esprimendo un punto di vista già allora diffuso nell’élite statunitense, Harold Ickes, segretario agli interni di Franklin Delano Roosevelt, descrisse la colonizzazione ebraica della Palestina come un traguardo “senza precedenti nella storia della razza umana”.

Esiste inoltre una solidarietà istintiva degli statunitensi verso una società fondata sugli insediamenti coloniali, vista come una replica della storia americana da un’ottica imperialista. Per uscire dall’impasse è necessario abbattere l’illusione per cui gli Stati Uniti sono un “onesto intermediario” che cerca di riconciliare tra loro avversari recalcitranti, e ammettere che un negoziato vero dovrebbe essere condotto con Israele e Stati Uniti da una parte e il resto del mondo dall’altra. Se i centri di potere statunitensi saranno costretti dai cittadini a riconoscere la Palestina, molte speranze che oggi sembrano remote potrebbero diventare realizzabili. [noam chomsky – fonte: internazionale, numero 879]

balconi di pace

Oggi è la giornata mondiale della pace, un richiamo forte al nostro impegno perché ritorni a fiorire la pace sulla Terra. “In piedi, costruttori di pace”, aveva gridato nel 1990 Don Tonino Bello nell’Arena di Verona, gremita di gente. Come mai oggi si parla così poco di pace in questo nostro paese, sia a livello ecclesiale che civile? In piedi, costruttori di pace, rimettiamo le bandiere della pace ai nostri balconi e impegniamoci per realizzare questo sogno. Non possiamo fare altro davanti alla spaventosa militarizzazione sia nel nostro paese come nel mondo, che porta sempre a nuove guerre. La nostra finanziaria 2011 stanzia 25 miliardi di euro per la Difesa. Il nostro governo ha tagliato nella stessa finanziaria 8 miliardi di euro alla scuola, ma stanzia venticinque miliardi di euro per le armi! In perfetta sintonia con il Congresso USA che, a fine dicembre 2010, ha votato 725 miliardi di dollari per la difesa (37 miliardi in più del 2009). Il governo italiano ha poi deciso di investire, nei prossimi anni 16 miliardi di euro per acquistare 131 cacciabombardieri F35 (Joint Strike Fighter). Questi aerei, che possono trasportare anche bombe atomiche, servono per una guerra di attacco, mentre la nostra Costituzione dice: ”l’Italia ripudia la guerra” (Articolo 11)! Ne abbiamo fatta carta straccia di quell’articolo, in particolare in questa guerra in Afghanistan, da dove continuano ad arrivare le bare dei nostri soldati. ”Che si tratti di guerra è ormai certo, sia perché tutti gli eserciti coinvolti la definiscono tale, sia perché il numero dei soldati che la combattono e le armi micidiali che usano, non lasciano spazio agli eufemismi della propaganda italiana che continua a chiamarla ‘missione di pace”- afferma l’appello Guerra in Afghanistan: missione di pace?, che abbiamo lanciato lo scorso anno con R. Nogaro, vescovo emerito di Caserta. Questa guerra ci costa 2 milioni di euro al giorno, oltre 600 milioni all’anno, per mantenere in Afghanistan 4.200 soldati italiani.

E tutto questo ci riporta al tema della industria italiana delle armi che è l’unica che non risente della crisi economica! L’export di armi italiane pesanti nel 2009 ha raggiunto quasi 5 miliardi di euro (un incremento del 61% sul 2008): siamo all’ottavo posto al mondo. Siamo invece al secondo posto per armi leggere che esportiamo anche nei paesi più poveri dove mietono milioni di vittime. L’industria delle armi trova troppo stringenti le imposizioni della legge 185 (del 1990) che regola l’export bellico. Per questo sta premendo sul governo Berlusconi perché la modifichi. Ma anche le ‘banche armate’ cioè quelle banche che finanziano la vendita dei nostri prodotti bellici, fanno pressione per modificare la 185 per impedire che vengano rivelati i loro nomi. Noi invece chiediamo a tutti di fare pressione sul governo per evitare qualsiasi modifica alla 185. Questa politica guerrafondaia italiana riceve ora un’ulteriore spinta dal vertice nato di Lisbona (19-20 novembre 2010). La nato, da alleanza difensiva, è diventata alleanza offensiva, per proteggere gli interessi vitali dell’Occidente ovunque siano minacciati, facendo proprio il concetto di “guerra preventiva”. A Lisbona nasce così la nato 3.0, una nato che si propone su scala planetaria. L’Italia gioca un ruolo fondamentale in tutto questo. Avrà sempre più importanza il quartiere generale della forza congiunta alleata a Napoli che quest’anno si trasferirà da Bagnoli alla nuova sede di 85.000 mq2 di Varcaturo. Senza dimenticare che sempre a Napoli è stato collocato di recente il quartiere generale di africom cioè il supremo comando militare navale per l’Africa. A Sigonella (la grande base USA), in Sicilia, entrerà in funzione il sistema ags, il più sofisticato sistema di spionaggio elettronico.

Sarà allo stesso tempo potenziata l’intera rete delle basi Usa in Italia, da quelle di Vicenza, base della 173° brigata autotrasportata a quella di Aviano dove probabilmente saranno concentrate tutte le bombe atomiche Usa in Europa. Infatti il vertice di Lisbona ha dichiarato che la nato è una potenza nucleare e “deve mantenere tali bombe finché ci saranno nel mondo tali armi”. Questa insistenza sulle armi nucleari spaventa: la Bomba atomica è la grande minaccia che pesa sull’umanità. E lo ‘Scudo-Anti Missili’ approvato per l’Europa dal vertice nato di Lisbona, non fa che accrescere la paura e la tensione. Il nostro è un mondo sempre più militarizzato: nel 2009 abbiamo speso in armi, a livello mondiale, 1.531 miliardi di dollari (dati Sipri). Davanti a questa follia umana noi invitiamo i cittadini italiani e le comunità cristiane a dire NO a questi venti di guerra e SI ai venti di pace. Chiediamo a tutti di rimettere ai propri balconi la bandiera della pace per far sì che il 2011 diventi l’anno della pace. Sarà l’anno che vedrà la 50° marcia della pace Perugia–Assisi (25 settembre), ideata dal teorico della nonviolenza attiva A. Capitini. Sarà l’anno di due significativi eventi religiosi per costruire la pace: una Convocazione Internazionale Ecumenica sulla pace che si terrà dal 17 al 25 maggio a Kingston, in Giamaica, convocata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e un vertice dei capi delle grandi religioni mondiali a ottobre, proprio ad Assisi, su proposta del Papa Benedetto XVI. Non ci sarà pace sulla Terra se non ci sarà pace tra le grandi religioni. E allora nella tradizione dei grandi profeti italiani di pace, anche noi gridiamo: in piedi costruttori di pace! [alex zanotelli – napoli 1 gennaio 2011]

dal fruttivendolo

Ogni volta che vado a comprare la frutta o la verdura, il mio fruttivendolo mi informa della situazione del quartiere, di quello che succede e, se possibile, anche di qualche pettegolezzo fresco fresco. La sua non è una semplice spiegazione, il mio fruttivendolo diserta loquacemente e quando parla dei diritti è un vero esperto avvocato forense. Mi dice sempre, “io vorrei vendere anche questo però la legge non me lo permette, io vorrei fare anche quest’altro però ci vuole tale o taluni requisiti che io non ho”. La sua è una vera attività, e le sue spiegazioni sono esaustive e determinate.

Riferendomi che il rione soffre del traffico e di questi “sfaccim e guagliuni che parcheggiano come cani”, mi ha fatto ricordare che in realtà anche lui qualche piccolo reato lo commette: caccia fuori al marciapiede qualche cassetta di legno con lattughe, pomodori, mele. Mi dice “in realtà questo è un mercato sarebbe brutto che tutti fossero dentro i loro negozi, si snaturerebbe l’identità del mercato e forse non venderemo più”. “Certo una migliore circolazione sarebbe più opportuna anche per chi cammina a piedi”, rispondo io.

Il “problema” è il fatto ne noi viviamo nel rione sanità, questo è un quartiere che ha le sue prerogative, che non possono essere paragonate ad una cittadina della Toscana, ma che sarebbe totalmente innaturale trasformarlo in un luogo solo per i turisti o per i passanti di turno. “L’artista che trasfigura il rione è pur sempre uno straniero”, mi dice sempre il mio buon fruttivendolo, “quelli della televisione vengono e riprendono quello che a loro fa piacere, ognuno si crea le sue congetture o le sue caratteristiche e credono di avere conosciuto, di sapere, di poter giudicare”.

Ed ha ragione, questa situazione crea una concezione meticcia che a volte fa essere critici anche gli stessi abitanti del rione. I più duri sul quartiere sono proprio coloro che vivono e che magari hanno passato buona parte della loro vita nella Sanità. Mi dice sempre ‘o verdummaro: “è normal ca a signora Antonietta a ritt’ ca è meglie ca s'apiccia tutto cose”, se poi sente dalla tv o dalla radio, in un italiano perfetto, che la munnezza la fanno solo i napoletani e che nel quartiere l’inciviltà è sinonimo del dialetto. [+blogger]

iniziano dopo…

Sei piccolo e ti obbligano ad andare a scuola. Cresci, e dopo il diploma, se lo prendi, decidi se andare all’università. In Italia il 40% dei giovani, e dei meno giovani, sono disoccupati. Ma leggiamo le scelte: ti diplomi o ti laurei, pensi di lavorare, magari nel tuo campo; chiedi lavoro, e se hai delle competenze le devi nascondere, meglio scrivere un curriculum con poche referenze. Inizi. Lavori, e vuoi far capire che sei bravo, ma dopo un mese di contratto a progetto, se ti va bene, ti licenziano. Sempre se ti va bene ne accetti un altro e poi un altro ancora, magari con mansioni differenti: il libraio, il webmaster, la guida turistica, l’insegnante di sostegno.

Dopo i venti anni iniziano i trenta. Continuo a prepararmi, ad imparare programmi, lingue, a seguire corsi per tenermi informato. Il lavoro ti offre un posto come guardiano, devi sostituire uno che va in ferie. Accetti, ma il curriculum non serve. Finiscono anche i giorni di sostituzione. “Vuoi fare tre giorni il portiere?” – “Ma io non ho mai giocato a calcio?”. Si tratta di una portineria. Accetti, non hai scelta, vuoi guadagnare per vivere. “Che faccio? Presento il mio curriculum per un nuovo concorso pubblico?”. “ok, non mi scoraggio”. Il tempo passa è l’incertezza sbilancia la quotidianità.

Dopo i trenta iniziano i quaranta. Speri ancora, anche se la speranza ti fa sentire fallito, un termine che ormai non si usa più per fortuna. Vagheggi. “Mi scusi, ma sono un laureato, lei mi offre un posto come garagista? Con tutto il rispetto per questo lavoro… ma per quanto tempo?” Accetti! Finiscono, un po’ per la depressione un po’ perché non c’è lavoro, anche queste piccole attività, finiscono quelle 600/700 euro al mese, finisce la depressione che lascia il posto all’apatia. Dovevo andarmene all’estero, fuggire e provare a sfondare nel mio campo.

Dopo in quaranta iniziano i cinquanta. Per fortuna che mia moglie lavora! Per fortuna che mio suocero ha qualcosa di soldi! Ormai non ci speri più. Le tue competenze e la tua età sono obsolete. Intanto hai finito di sperare in un sms che arriva, in una mail, in un amico, in una raccomandazione. Per tent’anni hai “sorpassato” fallendo, infondo volevi guadagnare solo 1000 euro al mese con un po’ di contributi. Ti lasci penetrare dal fato. Guardi le nuvole che sono di un colore indefinito: le vedi bianche, grigie, argento, rosa, le vedi dello stesso colore del tuo curriculum che nonostante tutto porti ancora con te.

Dopo i cinquanta iniziano i sessanta… Quel colore è diventato magia. Vagheggi razionalmente. Prima ti sentivi svuotato perché il lavoro finiva, oggi ti senti vuoto perché non ti sei mai riempito. Allora la magia diventa realtà, allora costruisci con il pensiero le tue passioni, il tuo lavoro, la tua dignità. Ripensi a quando dicevi: “ti faccio vedere, io sono un laureato”. Sorridi e nel continuare, coccolato dall’ineluttabilità, ripensi che tutte le tue cose iniziano dopo. [+blogger]


reati non perseguibili

Nuove elezioni per il Comune di Napoli, antiche candidature per la solita trippa, vecchi pilastri di carta che ritornano con la promessa di Giuda. Nuovi inzucchi nel rione con Oddati (per adesso è il primo, poi vedremo gli altri), che ha già tappezzato tutto il quartiere, la sua bella faccia sorridente induce a non votare. Dichiara di avere a cuore i problemi della Sanità, poi commette reato facendo affiggere manifesti elettorali là dove c’è un bel divieto di affissione.

È tutto qui. Questa è la politica italiana, queste sono le nuove indifferenze, questa è la nuova democrazia. Ci sputano in faccia e noi non reagiamo, ci insultano in casa nostra e noi approviamo, ci denigrano e ci offendono e noi porgiamo l’altra guancia. Siamo dei santi pronti a resistere ad ogni tentazione, viviamo il periodo più paradossale della storia repubblicana, eppure le nostre scelte sembrano essere sempre orientate.

Come si può accettare tutto ciò? Con quali diritti gli uomini che ci governano protestano? Un giorno mi incontro con Oddati che dichiara: “Se noi aggiustiamo le strade e voi le scassate, poi non venite a dirci che è colpa nostra…”. “Certo”, gli rispondo, “ma la legge va anche fatta rispettare, se non c’è controllo si invitano le persone a commettere reati, qui nel rione si parcheggia in terza fila, al nord si evadono milioni e milioni di tasse…”. Nel quartiere non c’è controllo e Oddati non pagherà per il suo reato. [+blogger]


grazie fratelli

A tutti gli esseri umani noi piante, animali, fiumi, laghi, mari, montagne, oceani... vi mandiamo tanti auguri sperando che voi ci preserviate. Dovete sapere che non ce la facciamo più a darvi i nostri prodotti perché il vostro consumo supera del 30% la nostra capacità rigenerativa. Gli oceani: è rimasto solo il 10% dei pesci esistenti. Le foreste erano cinque miliardi d'ettari se ne sono perse il quaranta percento, tre miliardi di ettari circa. Trenta quaranta percento di cibo viene gettato, "scartato", dai paesi cosi detti sviluppati. Noi potremmo dar da mangiare a dodici miliardi di persone ma quasi il 70% circa non ne ha perché "ve lo pappate voi"... paesi super sviluppati. Allora, pregandovi in ginocchio, vi vorremmo dare dei semplici ed umili consigli.

1) evita l'usa e getta

2) evita l'inutile: prima di comprare chiediti se ne hai veramente bisogno (acqua in bottiglia vestiario alla moda, cellulare ultimo grido)

3) privilegia l'usato (se hai bisogno di qualcosa prima fai un giro presso amici e parenti)

4) consuma libero da scorie (quando fai la spesa attenzione agli imballaggi privilegia le confezioni leggere i contenitori riutilizzabili i materiali riciclabili)

5) auto produci: (yogurt marmellate dolci...)

7) consuma corto e naturale comprando locale e biologico

8) consuma collettivo, oltre all'autobus e al treno condividi beni durevoli (auto bici aspirapolvere trapano e lavatrice)

9) ripara e ricicla

10) abbassa la bolletta energetica (bicicletta isolando la casa elettrodomestici efficienti energie rinnovabili)

11) recupera i rifiuti in maniera corretta la raccolta differenziata e permetti ai rifiuti di tornare a vivere in nuovi oggetti

GRAZIE FRATELLI DELLA VOSTRA ATTENZIONE AVETE SOLO POCHI ANNI PER CAMBIARE ROTTA NOI VI ASPETTIAMO SEMPRE [a cura di mauro migliazza]

i demoni

- Ci sarà piena libertà quando sarà indifferente vivere o non vivere. Ecco il fine di ogni cosa. - Il fine? Ma allora, forse, nessuno più vorrà vivere. - Nessuno, egli proferì recisamente. - L’uomo teme la morte perché ama la vita, ecco come la capsico io, osservai, e così ordina la natura.- Questo è vile e tutto l’inganno è qui! – fece, e gli scintillarono gli occhi. – La vita è dolore, la vita è paura, e l’uomo è infelice. Oggi l’uomo ama la vita perché ama il dolore e la paura, e qui tutto l’inganno. Oggi l’uomo non è ancora quello che deve essere. Verrà l’uomo nuovo, felice e orgoglioso. Quello per cui sarà lo stesso vivere o non vivere, quello sarà l’uomo nuovo. Chi vincerà il dolore e la paura, sarà lui dio. E quell’altro dio non ci sarà più.

- Per conseguenza quell’altro dio c’è, secondo voi? – Non c’è, ma c’è. Nella pietra non c’è dolore, ma nella paura della pietra c’è dolore. dio è il dolore della paura di morire. Chi vincerà il dolore e la paura, diventerà lui stesso dio. Allora ci sarà una vita nuova, un uomo nuovo, tutto nuovo… Allora la storia sarà divisa in due parti: dal gorilla fino alla distruzione di dio, e dalla distruzione di dio fino… - Al gorilla? - ...alla trasformazione fisica della terra e dell’uomo. L’uomo sarà dio e si trasformerà fisicamente. Anche il mondo si trasformerà, e si trasformeranno le azioni e i pensieri e tutti i sentimenti. Che ne pensate, l’uomo, allora, si trasformerà fisicamente?

- Se sarà lo stesso vivere o non vivere, tutti si uccideranno, ed ecco in che cosa starà forse il cambiamento. – Questo non importa, Si ucciderà l’inganno. Chiunque vuole la libertà essenziale, deve osare uccidersi. Chi osa uccidersi, ha scoperto il segreto dell’inganno. Più in là la libertà non esiste; tutto è qui, e più in là non c’è nulla. Chi osa uccidersi è dio. Oggi ognuno può far sì che non ci sia più dio e non ci sia più nulla. Ma nessuno l’ha ancora fatto nemmeno una volta. – Di suicidi ce ne sono stati milioni. – Ma non mai con questo scopo, sempre con paura e non per questo. Non per uccidere la paura. Chi si ucciderà solo per uccidere la paura diventerà subito un dio. [fedor dostoevskij]


...dal parrucchiere

24 dicembre dal parrucchiere. Erano circa le 12,40, stavo alla via Vergini e mentre aspettavo una persona mi sono messo a parlare con un uomo anziano. Mi ha chiesto che ne pensavo del Natale e io gli ho detto la mia, lui aveva manifestato la sua contrarietà allo spreco, citandomi i tempi della fame e della guerra.

Mentre dialogavamo, all’improvviso è “arrivat’o patapat e l’acqua”, goccioloni grossi quanto gnocchi. Ci siamo riparati appoggiandoci lievemente vicino alla vetrina del parrucchiere: piovevano polpette! Dopo circa mezzo minuto è uscito, solo sporgendo la testa, un ragazzo senza capelli (certo per un barbiere quello è da scartare), che ci ha guardato con introspezione e malinconia, dicendoci: “questa è una vetrina?!”, di rimando gli ho risposto: “bhè!”. E lui ha continuato: “potete spostarvi”?!, allora ho cercato di spiegare, al ragazzo senza capelli, che stava diluviando e che appena avrebbe spiovuto saremmo andati via. Lui, sempre con la stessa area, questa volta la malinconia aveva lasciato il posto alla perplessità: “ma voi ci date fastidio!”.

Morale della [s]favola: io e il signore di ottant’anni ci siamo sì spostati, ci ha ospitati gentilmente sotto il suo ombrellone un uomo di colore che aveva la bancarella proprio di fronte al parrucchiere; anche se, ad un certo punto, ci siamo messi ad urlare appena qualcuno sostava vicino alla vetrina: “signore, signora, toglietevi che date fastidio”. [+blogger]