“Ma che cazzo ci fai, a Rione Sanità, a Napoli?” Questa domanda mi è stata fatta, forse in un italiano più elegante, molte volte, nella mia vita. Bastavano poche centinaia di metri, da questo quartiere, per generare questa curiosità. Se si saliva nell’alto Vomero, le domande erano più incalzanti. Qualcuno si aiutava con una gestualità da filodrammatica, magari mettendosi le mani tra i capelli. Se poi mi trovavo a Roma, in occasione di una festa tra amici, la mia presentazione era da circo equestre: “Ecco a voi, Lucio, il medico di Rione Sanità!”. Risolini, stupori, fremiti di signore eleganti. Uno sguardo distaccato dei loro accompagnatori.
A Genova, la mia città natale, le cose si mettevano male. Non penso che nessuno abbia mai capito bene, cosa volesse significare questo quartiere. Anche perché bisogna almeno passarci una volta, per iniziare a comprenderne bellezze e ombre. Questa dissonanza, (perché di dissonanza si tratta, in quanto non si ammette che uno del nord lavori tra quelli del basso sud. Siamo uno dei popoli più razzisti, al mondo, pur non credendoci tali.) hanno commentato anche alcuni giornalisti. Proprio ai primordi della mia professione, in occasione del ‘morbo sinciziale’, un virus sconosciuto, che mieteva vittime a Napoli, tra i lattanti, mi venne a intervistare e fotografare un fotoreporter, reduce dai massacri della guerra, in Congo. Vivendo, con me un’intera giornata, ne uscì frastornato, forse ancora di più, che da una missione bellica. Dopo quindici giorni, mi spedì il servizio, pubblicato su di una rivista, con l’onore della copertina a colori. Mi deluse però la didascalia: ‘….mentre visita un bambino a Rione SALINAS (!).’ Forse ricordava J. Steinbeck!
Mimmo Liguoro, giornalista del TG 3, mi raggiunse con la sua troupe, anni fa, e mi dedicò un inserto nel suo documentario su Napoli, che in seguito, trascrisse in un capitolo, alla pubblicazione successiva del libro. Ma non ho risposto forse alla domanda iniziale. Ho vissuto quarant’anni meravigliosi, ricchi di esperienze umane. Comparandomi con i colleghi bene dei quartieri bene, penso che abbiano perso molto della vita di ogni giorno, evitando la conoscenza di persone che sanno sopravvivere al malessere, al sopruso, all’abbandono quotidiano. Tutto questo tra pietre greche, paleocristiane, tra palazzi settecenteschi. Uno scenario da non perdere. [lucio paolo raineri]
9 commenti:
gran bel articolo, si può dire una lezione "sudista" contro quella "nordista". Ma credo che un po' tutto il sud possa insegnare tante, anzi, tantissime cose. un saluto a tutta la Sanità
credo che sia sempre stato un po' così, noi della sanità al Vomero e noi napoletani al nord. è una cosa vecchia quanto il mondo. tutti contro tutti, nord contro sud, sud contro sud, città contro città, periferie contro periferie e quartieri contro quartieri... chi vince? l'ignoranza.
Lucia,
sono nata e vivo ancora nel mio quartiere da sposata e con due bambini. Posso dire che, come in tutto il mondo, abbiamo dei problemi, ma le qualità che hanno le persone che vivono qui non le trovate da nessuna parte, umanità solidarietà, voglia di vivere. Io amo il mio quartiere e sono orgogliosa di potermi presentare al mondo se non altro per far vedere che non ci sono solo cose negative.
in questo mondo dove tutto è sottosopra, dove le incoerenze vanno avanti e la brava gente indietro, dove chi commette reato va in televisione e chi per sbaglio sta in galera si buttano le chiavi, dove chi guadagna poco deve pagare tutto e chi guadagna molto evade sistematicamente, dove tutto questo è quasi la normalità mi viene da porre una domanda forse già scontata: MA A COSA SERVE LA MORALITA'?
sono nato il 26 di settembre di tanti anni fa al n°26 di vico san felice ho giocato sugli sgarrubati della guerra del vico maresca,ai cagnazzi,ai miradois,ai cristallini,alle fontanelle.ho conosciuto persone che la mattina si svegliava con la gioia di vivere pur sapendo che forse la sera sarebbe andata a dormire senza mangiare.ho conosiuto persone che avendo la possibilità di un piatto di pasta e fagioli lo divideva con chi non ne aveva.e questa gente l'ho conosciuta anche al vico dei lammatari,al vico san nicandro,quando poi a 16 anni la mia famiglia si spostò sulla collina allora ho perso di vista quell'umanità che solo al rione sanità avevo imparato a conoscere.
caro ninnillone mi hai incuriosito e io che non ho mai lascaito il quarteire ti dico che forse questa umanità, magari velata sotto altre sembianze, c'è ancora... ma tu non scendi più nel rione?
andare avanti sempre e comunque.
L'ignoranza è causa di tanti mali.
Se non cerchiamo di cambiare questa mentalità prenderà il sopravvento.
caro antonio,nn sai quanto mi hai reso facendomi sapere che la gente del rione nn è sentimentalmente cambiata,ci speravo veramente tanto.quando abitavo lì avevo tanti amici e ora grazie a facebook ne ho ritrovato alcuni.di antonio ne conoscevo due che come sopranome rispondevano a:antonio 'o salumiere e antonio 'o studente con i quali ho trascorso momenti significativi della mia adolescenza.ti saluto cordialmente,umberto.
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