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cartesio il cartonaio

Il bando è passato, Cartesio non ce l’ha fatta a vincere la raccolta del cartone. Per sole 25 euro in meno un’altra azienda appaltatrice si è aggiudicato il bando. Oltre un anno di sperimentazione, cinque dipendenti (disoccupati) del rione Sanità, raccolta porta a porta con un incremento di oltre l’80%. Ma Cartesio voleva essere di più di una semplice cooperativa, voleva ridurre i costi e far lavorare chi ne aveva veramente bisogno. La logica in parte era il no-profit, come l’ impegno e l’unione per sostenere in primis l’ambiente. Ora cosa ne sarà dei cinque lavoratori?

Forse sono di parte?, Cartesio è nato anche grazie alla rete Sanità. Come ogni cosa che non ha una logica specifica nell’espressione economica in questo determinato periodo non ha senso né consistenza. Un po’ come il Tuttogratis alla Sanità: non ci sono politici, né banche né magnati a sostenerlo, ecco perché non è mai stato realizzato. Ma il “sacrificio” di qualcuno può essere d’esempio?  Ancora una volta il periodo di cui sopra ci viene d’aiuto: esso è chiamato fallimento, inconsistenza, fuori luogo, siamo il numero due che viene sì prima del tre ma c’è sempre un uno disponibile e capace, capace di dare di più, per fiuto e valore.

Cosa fare ora?, mollare tutto perché l’ennesimo progetto è fallito? Allora la rete Sanità dove sparire prima di nascere, perché senza finanziamenti di grosse ditte private, senza prendere soldi pubblici né di banche, ogni iniziativa è destinata a morire. Questa invece secondo me è proprio la logica che spezza una volta per tutte le redini dell’economia scellerata. Dobbiamo comprendere che le cose possono essere fatte anche senza soldi, senza tornaconti, senza spreco. È difficile, saremo abbandonati da molti per necessità ma qualcuno deve pur dare l’esempio: prima o poi qualcosa andrà per il verso giusto. Creare lavoro per la sussistenza e non per il surplus, lavorare di meno per vivere di più con gli altri, per vivere di più con la vita e con la natura.


Adesso non importa se e come faremo, adesso importa non far perdere lo stipendio ai cinque dipendenti. C’è pure un’altra ragione che ci preme: i pochi responsabili di Cartesio hanno speso singolarmente una somma, somma che non è mai stata recuperata. Bisogna avere il coraggio di provare ad uscire dalla logica dell’arricchimento. La natura ci ha donato la vita e con essa la libertà. L’eccessivo guadagno economico, la guerra e la sopraffazione, sono figlie di un’epoca che ha distrutto parte del pianeta, ha distrutto intere civiltà e se stesso. Cartesio vive. Grazie. [+blogger]

domenica 12 ottobre 2014

GIORNATA DELLA CUSTODIA DEL CREATO 

"Sei tu il custode del creato". Viviamo con terrore l’inquinamento, che in vaste aree del pianeta si fa sempre più grave. Non sempre le attività produttive sono condotte con il dovuto rispetto del territorio circostante. La sete del profitto, infatti, spinge a violare tale armonia, fino alla diffusione nell’ambiente di veri e propri veleni. Con situazioni estreme, che diventano purtroppo fonte di tumori. Non sempre ci accorgiamo subito di questa violenza contro il territorio. Anzi, spesso è mistificata ed altre volte viene addirittura giustificata. Di fatto, la consapevolezza davanti a questi comportamenti criminali richiede tempi lunghi.
Pure molto gravi sono le conseguenze disastrose determinate da eventi meteorologici estremi. In questi ultimi mesi, per le inattese bombe d’acqua, si registrano anche morti , oltre a distruzioni immani di case, fabbriche e strade. Tutto un territorio è messo in ginocchio. E spesso  le città colpite restano sole o avvolte da una solidarietà solo emotiva, superficiale. La cosa più grave è la carente consapevolezza da parte della comunità civile nazionale circa le vere cause, che a monte determinano questi tristi eventi! Restiamo sì addolorati, ma poco riflettiamo  ed ancor meno  siamo disposti  a cambiare, per mettere in  discussione il nostro stile di vita!
La custodia della terra ci chiede di amarla, vigilando con matura consapevolezza. La terra ci appartiene. Tutti siamo chiamati a questo compito  che si fa premura già nelle scuole  accrescendo la coscienza  ecologica viva tra i giovani. Si tratta di concretizzare quella “ conversione ecologica” che ci porta a ritrovare il gusto per la bellezza della terra e lo stupore davanti alle sue meraviglie. Ma da qui, anche la capacità critica davanti alle ingiustizie presenti in un modello di sviluppo che non rispetta l’ambiente.
Ma la custodia del creato è fatta anche di una chiara denuncia nei confronti di chi viola quest’armonia. E’ una denuncia che parte da persone che si fanno sentinelle dell’intero territorio, talvolta pagando di persona. Siamo loro profondamente grati, perché ci hanno insegnato un metodo: ci vuole sempre qualcuno che, come sentinella, coglie per primo i problemi  e rende consapevole tutta la comunità della gravità della situazione. Specie davanti ai rifiuti. Chi ha tristemente inquinato, deve consapevolmente pagare riparando il male compiuto. In particolare, va bloccata la criminalità che ha speculato sui rifiuti, seppellendoli e creando occasione di morte,  distruggendo la salubrità dell’ambiente. Ma anche le nostre piccole violazioni quotidiane vanno segnalate, quando siamo poco rispettosi delle regole ecologiche…

Siamo chiamati a fare rete lasciandoci coinvolgere in forme di collaborazione con la società civile e le istituzioni. Va maturata insieme una rinnovata etica civile. E’ importante che nessuno resti spettatore, ma tutti attori, vigilando con amore, pregando intensamente lo Spirito di Dio che rinnova la faccia della terra, ed accrescendo la cultura ecologica. Tanti nostri stili di vita vanno cambiati per assumere la sobrietà come risposta autentica all’inquinamento e alla distruzione del creato.

(Dal messaggio dei Vescovi italiani per la 9° giornata per la custodia del Creato)

Per questo impegniamoci  tutti a:

·        Non lasciare rifiuti, cartacce sulla strada o negli spazi pubblici.
·        Deporre la spazzatura negli appositi cassonetti nelle ore serali. (19,00 – 22,00)
·        Raccogliere i materiali per il riciclo: plastica, vetro, carta e cartone, metalli per deporli, ove possibile, nelle apposite campane della raccolta differenziata.
·        Raccogliere gli oli usati e consegnarli nei punti di raccolta (isole ecologiche, banchetti periodici di raccolta).
·        Non abbandonare rifiuti ingombranti e tossici per strada, ma attivare il servizio gratuito dell’Asia n. verde 800161010.
·        Non sprecare l’acqua.
·        Preferire l’acqua del rubinetto all’acqua in bottiglia di plastica.
·        Evitare i contenitori di plastica e imballaggi complessi, privilegiare le confezioni leggere con contenitori riutilizzabili o realizzati con materiale riciclabili.
·        Evitare l’uso e getta.
·        Riusa tutto ciò che è ancora in buono stato.
·        Usare i mezzi pubblici più economici e meno inquinanti.
·        Ridurre l’uso degli elettrodomestici.
·        Pulire la strada davanti alla tua casa.
·        Chiediamo  infine, con voce forte all’Asia e alle Istituzioni tutte, l’istallazione per le strade del quartiere delle campane per la raccolta differenziata (carta, plastica e vetro)


Vieni in piazza o Miracoli o Vergini o Sanità e o Fontanelle a pulire con noi, porta scopa, paletta e guanti che ci divertiamo a rendere più bello il nostro quartiere.  Ti aspettiamo dalle 9.00. Sulle piazze ripulite sarà poi celebrata la S. Messa di mezza mattinata.


[la rete del rione sanità]

i miracoli esistono











i raee di napoli


A partire da sabato 29 marzo fino a sabato 3 maggio Napoli vive un programma di eventi di educazione ambientale e di raccolta differenziata dei RAEE promosso da Asia Napoli, dall’Assessorato all’Ambiente del Comune di Napoli, da Associazioni Ambientaliste, dalle scuole, e dalla cittadinanza attiva napoletana.

Il 5 Aprile quartiere Stella piazza Sanità dalle ore 09,00 elle ore 14,00

Alcuni esempi di RAEE che potranno essere consegnati nei 10 punti di raccolta ASIA 

Ferri da stiro, tostapane, friggitrici, frullatori, macina caffè elettrici, apparecchi tagliacapelli, asciugacapelli, spazzolini da denti elettrici, rasoi elettrici, apparecchi per massaggi, sveglie, orologi da polso o da tasca. Bilance, personal computer, computer portatili, monitor, mouse, tastiera, notebook, agende elettroniche, lettori MP3, calcolatrici tascabili e da tavolo, proiettori, telefoni, telefoni senza filo, telefoni cellulari, caricabatterie, segreterie telefoniche, fax, apparecchi radio, videocamere, videoregistratori e apparecchi per la riproduzione video in genere, registratori musicali, amplificatori audio, strumenti musicali elettrici ed elettronici, apparecchi di illuminazione (senza la lampadina), treni elettrici e auto giocattolo, giocattoli elettrici in genere, consolle di videogiochi portatili, videogiochi

Frigoriferi, Lavatrici, Lavastoviglie, Asciugatrici, stufe elettriche, forni a microonde, ventilatori, scope elettriche.

"che sarà di san severo"

“Che sarà, che sarà, che sarà… che sarà di San Severo chi lo sa!”. Cantavo questa canzone, insieme con i miei amici della parrocchia, quando don Michele e don Giuseppe Rassello ci informarono che il mandato parrocchiale era finito e che entrambi erano stati assegnati a luoghi differenti. La basilica di San Severo prima del loro arrivo era pressoché abbandonata. Negli anni ‘80/90, invece, divenne uno splendore: i due preti riuscirono a mettere su attività straordinarie e rivoluzionarie come il campeggio estivo, le attività ludiche, il doposcuola, una mensa per i poveri. Ricordo che molte persone che visitavano il quartiere cercavano di conoscere e capire chi erano questi due uomini che stavano “trasformando” le abitudini della gente del rione. La piccola catacomba divenne attrazione straordinaria, così come un gruppo enorme di giovani e giovanissimi. Io appartenevo a quello degli adolescenti, eravamo circa 100, poi c’erano i grandi e i bambini. Per circa 10 anni nel rione Sanità la Basilica di San Severo divenne un simbolo per gli abitanti del quartiere, così come i parroco e il suo vice.


A vederla adesso non si direbbe, gli annali “illustri, nobilissimi e perfetti da fare invidia a principi e reali”, sono scomparsi del tutto. Il piccolo cortile antistante la basilica è stato trasformato in campo di calcetto. Il portale della chiesa è semidistrutto, dalla facciata cadono calcinacci e pezzi di intonaco in bilico, colpa delle pallonate e dell’incuria. Non è che io sia un fautore della bellezza, di Basiliche a Napoli ce ne sono tante, ma la tristezza mi assale nel momenti in cui attraverso la piazzetta, un tempo ricca di ragazzi e ragazze, oggi lasciata in “agonia”. Dietro, Salita Cinesi, infestata dai continui rifiuti ingombranti. Quando si entra pezzi di umidità scrostati invadono la navata centrale. Ricordo che don Giuseppe Rassello diceva sempre: “questa basilica è viva”. Oggi invece è in fin di vita e muore in una eterna agonia. Non mi interessa spendere tanti soldi per restaurarla, per me può restare anche così, meglio investire risorse in un altro modo. Questo che ho scritto è solo un ricordo nostalgico, un ricordo che mi fa pensare che anche tra le pietre c’è disuguaglianza. [+blogger] 

i cazzimbocchi di via sanità

Sono anni che i cazzimbocchi della via Sanità saltellano su e giù all’impazzata. Per la strada vere e proprie voragini inghiottono l’indifferenza della Municipalità che, ogni tre o quattro mesi, interviene per otturare le proprie irregolarità. C’è una differenza che proprio non capisco: la strada di viale dei colli Aminei è rifatta quasi ogni anno, da poco una rotonda è stata “inaugurata” dalla presidentessa della III Municipalità. Nel rione Sanità se una donna incinta di pochi mesi osa prendere l’auto rischia un aborto spontaneo per movimenti tellurici improvvisi. Il manto è continuamente imbrattato di asfalto, che puntualmente fa saltare i restanti sanpietrini, creando anomalia e difformità. 

 Provate a percorrere vico Palma: alla fine, dove incrocia via Sanità, girate a destra, abbassate la testa e se le cassette della frutta e della verdura ve lo permettono, sul marciapiede notate un avvallamento strano, una specie di sinusoide che si placa alla testa di un tombino che traballa, anzi direi svolazza, fa rumore, è precario. Se ci cade una persona dentro?, peggio per lui/lei. E se ci cade un/a bambino/a?, colpa della madre e/o del padre. E se ci cade un/a vecchietto/a?, colpa della colf. E se la colf non se la possono permettere?, colpa dei nipoti che lasciano i nonni soli e abbandonati. Insomma come avrebbe detto uno scrittore drammaturgo: “Nessuna domanda è più difficile di quella la cui risposta è ovvia”. [+blogger]

rifiuti autogestiti

Qualche giorno fa ho letto sulle pagine de “Il Mattino” che il parroco della basilica di S. M. della Sanità, in accordo con il COMIECO e il comune di Napoli, ha firmato un protocollo d’intesa per la gestione della carta e del cartone, progetto sperimentale che fa ben sperare per una raccolta dei rifiuti più sostenibile. Anche se non mi spiego come l’accordo sia stato fatto visto che la legge lo vieta. L’unica società a gestire i rifiuti a Napoli è l’ASIA, non c’è possibilità di raccogliere i rifiuti, raccogliere i rifiuti è un reato. Ma se così non è, e se come ritengo, sia giusto che i cittadini aiutino chi di competenza a raccogliere l’immondizia, a tenere pulita la città, allora anche noi ci proponiamo per questo tipo di attività. Sono anni che chiediamo di raccogliere le lattine vuote, la plastica, l’alluminio, ma ci è stato sempre vietato, “non si può fare, per farlo bisogna essere una  industria accreditata con tutte le carte in regola”.

In una crisi generale dell’immondizia, della raccolta differenziata che a Napoli stenta a crescere, dove a Posillipo nel bidone giallo della plastica è stato trovata la testa di un pesce spada, continuo a non capire perchè se noi cittadini vogliamo auto organizzarci per mantenere più pulita la città, e in particolare il rione, non possiamo farlo. E’ un paradosso pensare che l’ASIA non paga i dipendenti, che non ci sono abbastanza macchine per il trasporto, che non arrivano soldi per pagare la gestione, e se poi dei cittadini si auto organizzano, creando anche qualche posto di lavoro, questo non è dato farlo perché la legge lo vieta. Se è così allora come ha fatto il parroco della Sanità? Quale formula è stata trovata per gestire i rifiuti? Diteci, per carità, come avete fatto, così cercheremo di farlo anche noi. In fondo è interesse di tutti e non una semplice competizione commerciale. [+blogger]                 

rete "barracano"

I libri e gli interventi mediatici di Serge Latouche cominciano a fare il loro effetto. La “decrescita felice” non è solo un concetto nato dalla pensiero di un filosofo-antropologo. Comincia ad essere uno strumento metodologico di cambiamento sociale ed economico. Un anno fa se ne parlava come di un’esperienza pilota. Oggi alcuni sociologi lo indicano come un modello. Del quartiere Sanità di Napoli se ne parla e se ne scrive in decine di giornali, in centinaia di siti e in migliaia di messaggi disseminati su tutti i social networks. Tutto è cominciato, alcuni anni or sono, con le iniziative di restauro e di riqualificazione delle Catacombe di San Gennaro, promosse da una cooperativa di giovani chiamata “La Paranza”. Sulla scia del successo di questo progetto culturale, un piccolo gruppo di abitanti del quartiere, affiancati da personalità di spicco della vita culturale della città, sacerdoti, artisti, intellettuali, scrittori e cineasti, - nella lista dei “padrini” spiccano, fra gli altri, i nomi di Peppe Barra, Lina Sastri, Erri De Luca, Paolo Sorrentino, Toni e Peppe Servillo e, il più attivo fra tutti, John Turturro - hanno creato la rete Barracano, dal nome del sindaco del Rione Sanità che Eduardo de Filippo a reso celebre nel mondo intero. Paleocontemporaneo Art Shows (PAS), gli Iron Angels, i Guests Angels, gli Urban Angels e gli Events Angels sono una costellazione di associazioni cooperative no profit che, sotto l’impulso del comitato promotore della Rete Barracano, sono riusciti à realizzare in questo mitico rione della città storica una vera e propria rivoluzione culturale. Anche se molti lettori la conoscono per averne seguito le vicende nel corso degli ultimi mesi, avvenimenti recenti degni di interesse giustificano una sua “rivisitazione”. Benché la Rete Barracano avesse da mesi preparato il lancio del loro progetto culturale, i media e il pubblico napoletano ne hanno scoperto la sua esistenza la notte del 2 luglio di quest’anno, - giorno della festa del santo del quartiere, San Vincenzo Ferrer detto “O’ Monacone” - quando nello slargo di Via Vergini, nel cuore del quartiere, i giovani della Rete hanno organizzato il primo incontro informativo con la popolazione del quartiere, conclusosi con il “Concerto-Evento di Beppe Barra” e la sua prestigiosa compagnia. Il loro scopo: coinvolgere la popolazione nel loro progetto per far rinascere il quartiere dal suo degrado economico e sociale.

Le associazioni cooperative della rete Barracano si sono inventati un nuovo concetto di turismo culturale di qualità che, se fosse adottato in tutte le città e borghi storici del nostro paese, potrebbe risolvere in gran parte i nostri endemici problemi di disoccupazione e di sottosviluppo economico e sociale. Gli abitanti del quartiere chiamano questa forma di accoglienza “spalla a spalla”, tradotta dai sociologi della progettazione culturale con l’espressione “convivialità partecipata”. Per dare concretezza ai loro progetti, traendo ispirazione da questa idea, i ragazzi delle cooperative, coadiuvati da alcuni studiosi di antropologia della comunicazione, hanno prima di tutto redatto una sorta di manifesto/guida. Questa “magna carta” progettuale rivoluziona totalmente la logica che caratterizza quasi tutti i progetti e le iniziative che mirano a sviluppare il turismo. Innanzi tutto, il termine stesso “turista” è cancellato, inesistente in tutti i documenti d’informazione. Le persone accolte dai “Guests Angels” sono, per l’appunto, dei guests, vale a dire ospiti del quartiere e futuri probabili membri attivi della Rete, anche se non residenti nel quartiere. Per questa ragione, ogni forma di marketing turistico è bandita e, decisione a dir poco “rivoluzionaria”, tutte le associazioni, che già sono per loro natura no-profit, non fatturano nessuno dei servizi offerti ma accettano solamente doni a sostegno di un programma autonomo di rinnovamento sociale e culturale del quartiere. Gli ospiti, quasi tutti stranieri o residenti all’estero – molti sono i napoletani emigrati, che hanno fatto fortuna nei paesi del nord Europa - sembrano apprezzare il fatto che i loro contributi non sono il prezzo di un servizio reso (l’accoglienza, i pernottamenti, i pasti, le visite guidate, la partecipazione agli eventi, la visita dei luoghi, delle mostre organizzate, ecc.), ma quote di adesione ad un ambizioso progetto il cui scopo, fra gli altri, è quello di sostenere la popolazione di un intero quartiere in un periodo di grave recessione economica. 

“Attenzione!” mi dice Salvatore, uno dei coordinatori della rete delle cooperative. “Non di beneficenza si tratta ma di condivisione partecipata. Il dono di scambio non va confuso con l’elemosina. Questa forma è molto apprezzata dalle Fondazioni straniere che hanno aderito alla Rete. Noi offriamo ad esempio, ai nostri ospiti amici soggiorni a Napoli di eccellente qualità – come lo sono i nostri Beds & Breakefasts, le “guests rooms” che gli “Iron Angels” hanno arredato in molti appartamenti privati della Sanità, i pasti e le consumazioni offerte dalle famiglie, i bar e le trattorie con noi convenzionati, - e i nostri Guests con i loro contributi forfettari in quanto membri della Rete ci permettono non solo di coprire i costi, ma anche di finanziare una serie di servizi resi al quartiere e ai suoi abitanti. Lo sa che con la collaborazione ed il sostegno dei Guests di una impresa svizzera di pulizia, i volontari dell’ “Urban Angels”, per esempio, hanno lanciato il programma “Sanità Risanata” che, oltre alla ripulitura e a leggeri restauri di alcuni edifici, sta realizzando con successo la raccolta differenziata dei rifiuti?” Insomma, questi “angelici” volontari stanno dimostrando che per far rinascere un quartiere a nuova vita non c’è alcun bisogno né di elemosinare sussidi pubblici né di far fare affari alle camorre o dare mazzette ad imprese private. La “terza via” intrapresa dalle cooperative che fanno capo alla Rete Barracano punta su due fonti di una ricchezza che qui a Napoli certamente non manca: l’amicizia e il lavoro.

Nuova, originale e inedita è stata la maniera che i giovani della Rete si sono inventati per lanciare il loro progetto senza chiedere un solo euro né alle autorità pubbliche né a degli sponsor. “Un anno fa, - ci dice Salvatore Russo - siamo entrati in contatto con le associazioni dei napoletani delle città di Ginevra, Zurigo e Basilea. Abbiamo fatto un accordo che prevede l’accoglienza di molti di loro nel quartiere Sanità secondo le “regole” stabilite nel nostro manifesto “spalla a spalla”. Nello stesso tempo, il Rotary Club di Castel dell’Ovo ha promosso una cordata di rotariani napoletani che si sono “gemellati” con quelli di Ginevra, Losanna e Zurigo per organizzare l’accoglienza dei loro membri e conferire ai visitatori svizzeri il titolo di “residenti virtuali del quartiere Sanità”. In pochi mesi i nostri ragazzi hanno organizzato soggiorni, conferenze, visite culturali ed eventi artistici e musicali per varie centinaia di ospiti molti dei quali hanno creato legami di amicizia con la gente del quartiere. Ad alcuni, i più entusiasti, è stato anche conferito il titolo di “residenti virtuali del quartiere Sanità” e se ne tornano a casa col “Passaporto Sanità”, per rivenire a ritrovare dopo qualche mese i loro amici del quartiere. Qui da noi non si parla di “turismo”. Questa parola è bandita dal nostro linguaggio. A Napoli, il turista è un animale da spellare. Un bipede stanco ed impaurito, sperduto nella giungla dei quartieri, alla ricerca disperata di luoghi dove osservare in tre dimensioni quello che ha già visto nelle foto delle sue guide o nelle immagini pubblicitarie delle agenzie di viaggi. I nostri guests il portafoglio se lo possono dimenticare a casa. Non corrono alcun rischio di essere vittime delle bande di “acchiappa turisti”. Capisce adesso perché il nostro progetto ha riscosso un tale successo? Gli eccellenti risultati dell’operazione ci ha obbligati a creare una lista di attesa! E poiché “da cosa nasce cosa”, alcuni dei nostri giovani volontari sono già stati invitati a completare la loro formazione in Svizzera con borse di studio delle fondazioni elvetiche che apprezzano il nostro impegno e la nostra etica.”

Ho chiesto a Alex Zanotelli, uno dei promotori ed animatori della Rete, come spiega il successo folgorante della loro iniziativa. “E’ tutto molto semplice – mi dice. Gli amici stranieri ed italiani, ospiti e sostenitori, che ci accompagnano nel lavoro della nostra Rete scoprono un quartiere abitato da gente che sa sperare e che sa credere nella solidarietà come valore e nello scambio reciproco ed equilibrato come strumento alternativo al dominio del mercato. E’ per questa ragione che essi stessi si sentono coinvolti in “spalla a spalla” che nel Vangelo ha un altro nome: si chiama amore. E l’amore più che un sentimento è una pratica. Una pratica rivoluzionaria.” [fabrizio sabelli]

la bicicletta


E’ una sensazione molto bella riscoprire la bicicletta in mezzo a centinaia di auto e moto. Ho iniziata a guidarla da diversi mesi, precisamente da quando ho saputo che mio suocero ne aveva una vecchia, ma ancora abbastanza buona per essere riusata, nello scantinato sotto casa.  C’è una sensazione di libertà altra: io che ho sempre viaggiato in moto, e da qualche anno in vespa, adesso faccio la “barba” a tutti i poliziotti e posti di blocchi della città. Mi diverto a “infrangere” i divieti, passo nella zona pedonale, affronto con calma marciapiedi e strisce gialle, mi fermo in divieto di sosta, cammino senza pagare l’assicurazione e bollo.

Ma un codice di comportamento vale anche per il ciclista che comunque può mettere in pericolo il pedone. La cosa migliore è la prudenza, anche se le differenze con uno scooter o con un’auto sono talmente distanti che il paragone non regge gli esempi e i confronti. In effetti, la cosa realmente soddisfacente è la spensieratezza, sulla bici cammini veloce senza andare di fretta, alleni il tuo corpo, le tue gambe, fai moto. La bici non inquina, si riaccende sempre, non devi cambiare le candele, l’olio, la batteria, se per caso ti dimentichi a casa la patente non succede nulla, se non hai il libretto di circolazione anche, e se per caso il fari ti si rompe è molto ma molto difficile che un vigile ti faccia la multa. [+blogger]  

raccolta rifiuti alla penninata

Il Comitato Penninata, riunitosi in data odierna per discutere della raccolta rifiuti sulla scalinata, alla presenza di numerose famiglie e dell’Assessore all’Ambiente e ai Rifiuti della Terza Municipalità, dopo approfondita discussione, Giudica positivamente l’esperienza pilota che si è protratta per molti mesi di raccolta differenziata porta a porta.

Grazie alla fattiva collaborazione tra cittadini ed istituzioni, per la prima volta a Napoli su una scalinata è stato raggiunto il risultato di un’alta percentuale di raccolta differenziata. Denuncia l’avvenuta interruzione, da parte di Asia non solo del servizio di raccolta della differenziata, ma anche della indifferenziata, con grave disagio dei cittadini ed elevato rischio sanitario ed ambientale.

 Rivendica il diritto dei cittadini contribuenti ad usufruire della raccolta dei rifiuti, e ritiene che si possono individuare soluzioni tecniche che consentano di effettuare detta raccolta in condizioni di sicurezza, come richiesto dai lavoratori dell’Asia. Prende atto dell’ impegno assunto dall’ Assessore all’Ambiente di convocare un incontro urgente con i rappresentanti della Municipalità, dell’Asia e del Comitato Penninata per il ripristino del servizio.

 Predisporrà, se si protrae l’attuale situazione, un esposto alla Municipalità, al Comune, all’ASL ed alla Procura della Repubblica per denunciare l’interruzione di un pubblico servizio regolarmente pagato dai contribuenti, che può essere svolto in sicurezza e a costi sostenibili. Mozione approvata all’unanimità. Napoli 26 Ottobre 2012 [comitato penninata – rete sanità]

cambio di stagione



pubblicità progresso differenziata


amianto indiscriminato

ATTENZIONE 

Amianto buttato in modo indiscriminato alla via santa Maria Antesaecula altezza UOSM  Istituto d'Igiene Mentale distretto 49


Telefoniamo e denunciamo a chi di competenza
Clikka qui

  



Last Minute Market Alimentare

Le azioni fatte con criterio, conoscenza e con rispetto meritano il plauso di chi per anni si è battuto contro l’indifferenza delle Istituzioni, contro l’ipocrisia della politica, contro l’omertà e il distacco. Padre Alex Zanotelli per i suoi anni, per la sua vitalità e per la sua fede conquista, a piccoli passi, una fetta di Napoli, conquista la povertà, la voglia di lottare, la speranza. Criteri opposti alla miseria di chi s’arricchisce, di chi disprezza l’altro, di chi conosce la viltà.

La nostra attività, il Last Minute Market Alimentare, è una forma di commercio al contrario, è l’opposto delle banche, dei petrolieri, ossia di chi “chiede la carità senza mai dar nulla in cambio”. Last Minute Market Alimentare nel rione è Alex Zanotelli, è la rete Sanità, è il senza fissa dimora, è il blog del rione, è volontariato, è rispetto. “La dignità degli ultimi” è storia al contrario, è scrittura al rovescio che si legge perfettamente, è fatica con e senza le mani, è cibo che sta per scadere e che viene consumato comunque.

Il tutto Gratis non è un istituto di credito, non vende le armi, non lucra sulla povertà né sulla miseria. C’è solo la forza del lavoratore, la sua responsabilità, c’è l’azione che ripudia e non lucra, il Last Minute Market alimentare non vuole riconoscimenti, è invece attento ai rifiuti, all’inquinamento, allo spreco. Utilità che beneficiano tutti, ma proprio tutti. Chi si accoda è il benvenuto. [+blogge]          
      

il vetro

Il vetro è uno dei materiali più ecologici: il materiale prodotto attraverso il riciclo è infatti identico a quello prodotto ex novo e richiede tra l'altro temperature di fusione più basse, con conseguente risparmio energetico. Il vetro, però, non è assolutamente biodegradabile, cioè non si decompone in natura. Per cui se non viene recuperato, rimane per sempre sepolto in discarica. Pensate, dunque, la gravità del danno ambientale e dello spreco economico causati quando per pigrizia si butta nell’immondizia indifferenziata il vetro (vasetti, bottiglie) senza riciclarlo.

Dove viene raccolto?
Il vetro a Napoli viene raccolto, prevalentemente, attraverso l’utilizzo delle campane stradali. Solo pochi grandi produttori di vetro (bar, ristoranti ecc) utilizzano i bidoncini con il coperchio forato di colore verde. Il vetro può essere portato anche alle isole ecologiche.

Qual è il percorso del vetro? 
Il vetro una volta raccolto nella campana viene trasportato all’impianto di selezione poi alla vetreria, successivamente triturato e fuso infine trasformato in nuovi oggetti di vetro: bottiglie, barattoli e vasetti. 

Come differenziare il vetro?
Possono essere inseriti all'interno delle campane o nei bidoni delle bottiglie d’acqua, di vino e di olio, dei barattoli, flaconi e vasetti bicchieri, senza i tappi, i bicchieri anche se rotti.

Alcune raccomandazioni:
Preferiamo il vetro alla plastica. Riutilizziamolo più volte ad esempio compriamo dai negozianti che offrono vetro su cauzione (vuoto a rendere). Quando proprio abbiamo deciso di buttarlo: differenziamolo con queste avvertenze. Ricordiamoci di togliere il vetro da sacchetti di plastica o altri contenitori, prima di inserirli nella campana o nel bidone condominiale: contribuiremo così a ridurre i costi delle operazioni di selezione, che rendono il vetro pronto al riciclo; non è necessario risciacquare gli imballaggi in vetro prima di differenziarli, ma é molto importante svuotarli da eventuali residui. In questo modo eviterai di sprecare l’acqua che si usa industrialmente per ripulire il vetro da ricicla; non preoccuparti di eliminare etichette o altri accessori che non vengono via ma togli sempre tutto quello che è facilmente asportabile: tappi, coperchi ecc. Questa fase assicura che i nuovi contenitori di vetro prodotti dal riciclo presentino caratteristiche sempre perfette.

Quali sono gli errori comuni?

OCCHIO ALLA CERAMICA, IL NEMICO GIURATO DEL VETRO!
Ci sono materiali che sembrano vetro, ma vetro non sono. Il caso più insidioso è quello della vetroceramica (pirex), la cui assoluta trasparenza trae in inganno l’occhio più esperto. È sufficiente un solo frammento di ceramica per vanificare il processo di riciclo, dando origine a contenitori destinati irrimediabilmente ad infrangersi!
Non mettere le  lastre di vetro o i cristalli di piombo all'interno delle campane, contengono un’elevata quantità di metalli pesanti, come il piombo, che non devono contaminare il processo di riciclo del vetro. Portali all'isole ecologica o chiama per il numero verde 800161010 per la raccolta domiciliare

Gli altri materiali da tenere separati dal vetro.
Lampadine, lampade a scarica (neon) e specchi contengono sostanze pericolose per l’ambiente, assolutamente non compatibili con il riciclo del vetro (spesso utilizzato come imballaggio per alimenti). Portata i vostri specchi e le sorgenti luminose alle isole ecologiche. 


ATTENZIONE: NON ABBANDONARE MAI IN PROSSIMITA' DELLE CAMPANE DI VETRO, LASTRE, SPECCHI, BOCCIONI E DAMIGIANE.
Oltre a sporcare le strade, rischiano di ferire i passanti e gli operatori di Asia. E' necessario portarli ai centri di raccolta (isole ecologiche) oppure prenotare il prelievo gratuito, telefonando al numero verde ASIA 800161010

Dove va il vetro raccolto dai Napoletani? 
Il vetro raccolto viene trasporta agli impianti di pretrattamento convenzionati con il Consorzio Recupero Vetro (CO.RE.VE): nel caso di Napoli a Eurovetro (Volla, NA) e successivamente alle vetrerie. [asianapoli

rio+20 curare il pianeta ferito

Come comboniani abbiamo oggi concluso il nostro Forum. Coscienti del flop dell’Onu nel vertice di Rio+20 e dell’incapacità e non volontà dei governi di rispondere alla crisi ecologica, perché prigionieri dei potentati economico-finanziari, in sintonia con la Cupula dos Povos, noi comboniani ci siamo rimboccati le maniche per dare il nostro contributo alla sfida della crisi socio-ambientale. La situazione del pianeta è drammatica. Il Trattato di Kyoto scade quest’anno. Non si prevedono altri incontri prima del 2015. Non ci sono più né regole né leggi che tengono. “Questo nostro sistema produttivo sta pompando, in un anno, due volte la quantità di gas serra che può essere assorbita dalle foreste e dagli oceani”, afferma l’esperto Jorgen Randers nel suo studio in preparazione di Rio+20.

Gli scienziati temono ormai che il pianeta potrebbe arrivare alla fine del secolo con 3-4° in più. Sarà una tragedia immensa, soprattutto per i poveri. Saranno loro che pagheranno di più il disastro ambientale. Dobbiamo sottolineare con molta forza questo “razzismo ambientale” che diventa sempre più evidente. E questo riscaldamento del pianeta sta avvenendo ad una velocità tale da innescare un processo irreversibile del clima con conseguenze gravissime per l’umanità. Noi comboniani, davanti a questa situazione, proprio perché crediamo nel Dio della Vita (San Paolo direbbe che non può far altro che dare vita!) che ci ha donato questo pianeta e la vita in tutta la sua biodiversità e ci ha inviato Gesù perché abbiamo vita e l’abbiamo in abbondanza, come dice il Vangelo di Giovanni, noi ci sentiamo obbligati ad impegnarci in difesa di tutta la vita su questo pianeta.

Noi missionari, che abbiamo sempre fatto nostro il grido dei poveri, ora facciamo nostro il grido della terra proprio perché i poveri sono le prime vittime del degrado ambientale. “Se la Terra è davvero il sacramento della presenza divina e il luogo della divina compassione, e portatrice di una promessa divina - afferma la teologa cattolica Elisabeth Johnson – allora l’attuale distruzione attraverso l’ecocidio, il biocidio e il geocidio è una grave e peccaminosa dissacrazione. Nel tradizione della profezia biblica e dello spirito di Gesù, la risposta del popolo della fede deve essere profetica, curando un mondo naturale ferito, anche se questo va contro enormi interessi economici e politici”.

E’ questo lo spirito che ha animato l’appello finale del Forum comboniano - Riconciliarsi con il Creato – dove vengono ripresi alcuni di questi temi. Come famiglia comboniana, in particolare, ci impegniamo nella coscientizzazione, nella formazione delle nostre comunità cristiane su questi temi. Legando così fede e vita. Ma ci siamo ripromessi di fare questo anche con le altre comunità di fede, con le organizzazioni popolari e la cittadinanza attiva. Il Forum comboniano s’impegna a portare avanti con forza, aggregandosi a tutte le altre forte attive, la campagna contro il land grabbing (accaparramento delle terre), una forma di ladrocinio da parte dei potentati finanziari, i cui è vittima specialmente l’Africa. Ed è in preparazione anche una maggiore coscientizzazione sul problema dell’acqua, che sarà il vero nodo del futuro, in vista di un’ulteriore campagna.

E’ con questo spirito che ci siamo dati appuntamento a Tunisi per il Forum sociale mondiale del marzo 2013. Nel caloroso abbraccio finale, durante l’Eucarestia, noi comboniani ci siamo vicendevolmente incoraggiati a continuare a resistere nonostante le difficoltà e la sfida planetaria che ci attende. Arrivederci a Tunisi. [alex zanotelli]

rio+20 la speranza che cammina

Si sono conclusi oggi a Rio sia il vertice della Terra promosso dall’Onu sia la Cupola dos Povos, promossa dai movimenti sociali e ambientali. Per ora ci occupiamo della conclusione della settimana di assemblee e dibattiti dei movimenti popolari, voluti dalla Cupula dos Povos. Quella della Cupula è un’invenzione tipicamente brasiliana per rispondere in maniera creativa alle sfide di Rio+20. Per prepararla ci è voluto più di un anno e vi hanno collaborato soprattutto i grandi organismi popolari come Sem Terra e Via Campesina. Ritengo che sia stato un bene organizzarla quest’anno perché si sono tenuti caldi i temi affrontati dai Forum sociali mondiali. Altriment intorno a Rio+20 ci sarebbe stato solo il vuoto.

Purtroppo la Cupola non ha rappresentato tutta la ricchezza sociale brasiliana. Inoltre trovo grave il fatto che la chiesa di base brasiliana non sia entrata in questo processo. Altrettanto grave è che i movimenti internazionali di base siano rimasti quasi estranei a questo evento. La Cupula dos Povos ha lavorato per creare una “spazio di convergenza” così da poter arrivare ad un documento finale condiviso. Questo documento finale è stato letto oggi nella grande tenda centrale, davanti ad una grande folla, attenta e partecipe. Una voce femminile ha iniziato così, non prima di aver sottolineato che queste proposte vanno portare al Forum sociale mondiale di Tunisi che si terrà nel 2013: “Movimenti sociali popolari, sindacati, popoli, organizzazioni della società civile e ambientalisti, presenti nella Cupula dos Povos per la giustizia sociale e ambientale, evidenziamo il nostro impegno a costruire delle convergenze e delle alternative, coscienti che noi siamo i soggetti di una relazione altra tra uomini e donne e tra l’umanità e la natura, assumendo la sfida urgente di frenare la nuova fase di ricomposizione del capitalismo e di costruire, attraverso la nostre lotte, i nuovi paradigmi della società”.

Il documento continua poi denunciando “la vera causa strutturale della crisi globale: il sistema capitalista”; in seguito chiama in causa “le multinazionali che commettono i loro crimini con una sistematica violazione dei diritti dei popoli e della natura, nella più totale impunità”. Sulla cosiddetta “economia verde”, si afferma che “è una delle espressioni dell’attuale fase finanziaria del capitalismo, il quale usa vecchi come nuovi meccanismi, ad esempio la commistione pubblico privato, il superstimolo al consumismo, l’appropriazione e la concentrazione delle nuove tecnologie, il mercato del carbonio”.

Come alternative a questo sistema, il documento finale propone “la difesa degli spazi pubblici nelle città, attraverso una gestione democratica e la partecipazione popolare, un’economia cooperativa e solidale, la sovranità alimentare, un nuovo paradigma di produzione, distribuzione e consumo”. Sostiene inoltre “la difesa dei beni comuni (acqua, aria, energia, terra) passa attraverso la garanzia di una serie di diritti umani e della natura, per la solidarietà e il rispetto delle cosmovisioni e delle credenze dei differenti popoli, come ad esempio la difesa del Bem Viver”.

Si afferma, infine, con forza che “i popoli chiedono di decidere come e per chi si destinano i beni comuni ed energetici, così da assumere il controllo popolare e democratico della propria produzione. Un nuovo modello energetico che si basi sulle energie rinnovabili e decentralizzate, e che garantisca energia per il popolo e non per le multinazionali”. Con grande passione, alla fine della lettura, la gente si è alzata e ha gridato: “In piedi, continuiamo la lotta!”. [alex zanotelli]

rio+20 i potenti sono nudi

La Cupula dos Povos, l’insieme di movimenti, associazioni, organizzazioni popolari e indigeniste, che dal 15 al 22 giugno si sono confrontati a Rio in centinaia di assemblee, hanno chiuso i loro lavori in una grande assemblea plenaria, molto animata e partecipata. E hanno presentato precise proposte. L’assemblea dell’Onu, riunitasi ben lontano dai movimenti, al Rio Center, si sta concludendo senza risultati. Spiace costatare che varie realtà italiane - come Lega Ambiente, WWF… -  si siano trovate nei palazzi del potere invece che alla Cupula dos Povos. Infatti la presenza italiana alla Cupula è stata veramente povera.

Muovendomi oggi nello spazio della Cupula dos Povos, una stupenda lingua di terra lungo la Baia da Gloria, ho potuto nuovamente rendermi conto della vivacità dell’ambiente, dell’intensità delle discussioni, della massiccia presenza di giovani: tutti aspetti che fanno ben sperare. Impossibile seguire tutti i dibattiti che si tenevano nello stesso tempo in luoghi diversi. Ho potuto partecipare al dibattito promosso dal Contratto mondiale dell’acqua, incentrato sull’oro blu. Un tema che è stato molto al centro delle discussioni in questi giorni. Ma il momento clou della giornata è stata l’assemblea plenaria dove, tra canti, slogan e balli, sono state presentate le mozioni finali dei cinque gruppi tematici: diritti e giustizia sociale e ambientale; in difesa dei beni comuni; sicurezza alimentare; fonti di energia e industrie estrattive; sicurezza e diritti del lavoro.

Vorrei soffermarmi sul primo gruppo che, ispirandosi al modello del Ben Viver (che fa riferimento alla filosofia dei popoli indigeni latinoamericani), ha avanzato una serie di significative proposte. Tra queste, la richiesta di protezione dei territori indigeni, la rivendicazione della fine dell’impunità degli assassini dei loro leader, la fine della repressione e della criminalizzazione di quelli stessi  leader e l’ampliamento dei territori indigeni. Tra le denunce: ripudiare il mercato del carbonio come falsa soluzione al problema ambientale e tutte le iniziative legislative che puntano a sottomettere i diritti degli indigeni al grande capitale. Questo gruppo dei diritti e della giustizia sociale e ambientale ha concluso affermando che “la salvezza del pianeta è una sapienza ancestrale dei popoli indigeni”.

Per quanto riguarda il tema dei beni comuni, il documento finale ha esordito dicendo che “la difesa dei beni comuni passa attraverso la garanzia di una serie di diritti socio-ambientali, attraverso il rafforzamento della giustizia ambientale e climatica, e anche attraverso la solidarietà tra i popoli, il rispetto della cosmovisione di popoli diversi e la difesa del Ben Viver come forma di vivere in armonia con la natura”. E il documento continua elencando una serie di diritti fondamentali che devono essere rispettati e conclude dicendo che è necessario “pensare un’economia dei beni comuni attraverso un processo costruito dal basso verso l’alto, a partire da esperienze locali: è vitale per i popoli riprendere a decidere sul proprio futuro e la propria economia”.

A fine giornata, il Contratto mondiale dell’acqua ha organizzato un incontro, durante il quale Riccardo Petrella ha avanzato la proposta del Patto pubblico dell’acqua. Davanti ad un’affollata assemblea sono intervenuti Vandana Shiva, François Houtard e Leonardo Boff. Il teologo Boff ha sottolineato l’urgenza di proporre un contratto sociale mondiale fondato sull’acqua bene pubblico. L’ambientalista indiana Vandana Shiva ha attaccato frontalmente i potenti riuniti al Rio Center, affermando che “costoro vanno in giro nudi e vogliono convincerci che l’”economia verde” è verde”. Le ha dato ragione F. Houtard, sostenendo che “non sono i potenti ma sono le lotte sociali che cambiano il mondo” . Ecco perché siamo a Rio. [alex zanotelli]