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così parlò bellavista

“Caro architetto, che vi debbo dire, il problema del 157bis di via Duomo è storia vecchia, la conoscono tutti”. Così Luciano De Crescenzo posizionava la camorra con o senza il pacemaker, con o senza la malasorte e/o lo schifo. Il pizzo bisognava pagarlo e, in assenza di esso, la protezione poteva essere scoperta previo avviso e timbro di garanzia. Oggi andare a perdere tempo per i negozi lascia il tempo che trova… è da poveracci chiedere 100/200 euro.

Eppure la Camorra è stata d’esempio per tutta una generazione, nulla è sfuggito ai suoi insegnamenti e alle sue prese di posizione. Il primo degli esempi è la paura, la paura soprattutto della povera gente, di chi non vuole immischiarsi, di chi sente che la vita è più importante del denaro. Un altro degli esempi negativi è quello dell’omertà, che ha radice più remote.

Chi più di tutti hanno vinto la paura sono stati i partiti politici. Non hanno mai disdegnato di affermare la loro estraneità ai fatti, lanciando epiteti, giustiziando con forbite frasi uomini e clan. Eppure oggi la lega dovrebbe chiamarsi Legorra così come la vecchia democrazia cristiana demoangheta. (Niente di più facile di smettere di fumare, lo faccio venti volte al giorno! Twain.)

Secondo l’Unicef in Italia l’1,8% dei bambini vive sotto la soglia di povertà. Il giornale francese “Le Monde” dice che i bambini napoletani continuamente abbandonano la scuola per andare a lavorare a 50euro alla settimana. Radio24 annuncia che bisogna riprendersi i lavori manuali come l’idraulico, l’imbianchino, la domestica, il lavavetri. Per certo tutti ci condannano, oggi Bossi per paura, ieri Pomicino per omertà. La differenza sostanziale purtroppo è che tra il bene e il male si sceglie sempre il bene. [+blogger].         

tasse per chi cerca lavoro

La legge di stabilità, ovvero la legge che attua la manovra di settembre, approvato la settimana scorsa, contiene una tassa di 10-15 euro su chi fa domanda per partecipare a un concorso pubblico.Crediamo che questa misura sia sbagliata, per due motivi.

In primo luogo ne fa del lavoro pubblico un privilegio da tassare. Il lavoro pubblico è un oggetto di molteplici critiche in Italia. Da un lato è ritenuto inefficiente e dispendioso. Dall’altro lato, odora di clientelismo, in quanto spesso riservato ai raccomandati. Le critiche sono fondate, ma non si possono generalizzare. Non tutti dipendenti pubblici sono raccomandati e non tutti servizi pubblici sono inefficienti. E, soprattutto, le cause di questi problemi non sono i singoli lavoratori, ma gli inadeguati sistemi di governo dei servizi pubblici e di incentivazione di che ci lavora. Occorre risolvere questi problemi alla radice anziché ritenere che siccome i dipendenti pubblici sono raccomandati e fannulloni, è accettabile tassarli.

Il secondo motivo che rende la misura sbagliata è che va contro la prima priorità dell’Italia, cioè la creazione di più posti di lavoro. L’Italia ha il tasso di partecipazione al mercato del lavoro tra i più bassi nel mondo. Da noi lavora il 63% delle persone tra 15 e 65 anni, contro il 75% della Germania. Una tassa sulla ricerca di occupazione, anche se si tratta di impiego pubblico, è un disincentivo al lavoro.

La tassa potrebbe portare nelle casse dello stato qualche milione di euro e quindi un’entrata di entità del tutto marginale nel contesto di una manovra di quasi 60 miliardi. Di fatto, è una misura simbolica che lancia un messaggio che riteniamo sbagliato. Voi, che ne pensate? [fonte: Redazione Global Publishers - link: http://tuttosullavoro.libero.it/caso-settimana/3250/una-tassa-su-chi-cerca-lavoro/]