Visualizzazione post con etichetta tv. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta tv. Mostra tutti i post

francesco si è convertito

Francesco continua a fare dichiarazioni "shock": "le lobby gay in Vaticano, i preti che vogliono per forza diventare vescovi, la banca che non serve a nulla, bla, bla, bla...". Mi chiedo: chi sono questi gay destabilizzatori? E gli arrampicatori della fede? Perché, non capisco, chiudono lo Ior? Se un papa non vuole, come previsto, una stanza grande e dei servitori, perché non si stabilisce una volte per tutte di seguire il concilio vaticano II? A che serve girare in una utilitaria in Brasile quando il viaggio e l'organizzazione sono costati milioni di euro? 

Non servono dichiarazioni sensazionalistiche, roba da festival. Giovanni XXIII scrisse e produsse documenti (leggi), che nessuno ha mai seguito. Papa Luciani aveva già pronti degli atti ma tacque per sempre. Qualche giorno fa un prete mi ha detto: “ è vero, Jorge Mario Bergoglio quand’era vescovo ha taciuto la dittatura e nell’era Menem non ha praticamente fatto nulla, poi sembra che ci sia stata una conversione”. 

Se scendere dal piedistallo è uno slogan vecchio per infangare i cattolici, è pur vero che quest'ultimi non hanno mai fatto nulla per provare che il piedistallo è solo una invenzione mediatica. Se il papa si è convertito ai poveri meglio, ma un altro grande comunicatore proprio non lo sopporto. I mass media sono una cosa, la realtà è un’altra. [+blogger]

il manifestino

Ieri [30/06/13] il Manifesto ha pubblicato un articolo che parlava del rione Sanità, scritto da Angelo Mastrandrea dal titolo: Sott’o ponte della Sanità, dove la vita è tutta un teatro. La prima affermazione che sbilancia è quella di Zanotelli, il comboniano ipoteticamente avrebbe affermato: “Qui il sogno delle ragazze è diven­tare “veline” in tv e i ragazzi pen­sano solo al moto­rino e alla droga”. Verificheremo. Ma da quando frequento Alex non l’ho mai sentito dire una cosa simile. L’altra affermazione arbitraria ed illogica è quella dell’articolista: “Sarà per que­sto che buona parte dei ragazzi di que­sta énclave di 67 mila abi­tanti inca­sto­nata nel cuore della città, a un passo dal salotto buono di piazza Ple­bi­scito, non ha mai visto il mare”. Sono nato e vivo da 41 anni nel rione, praticamente da sempre, e vi assicuro che stupidaggini del genere non le ho mai sentite, se Mastrandrea mi trova un/a solo/a ragazzo/a del rione che non ha mai visto il mare giuro che chiudo il blog e tutte le aree internet che ho dedicato a questo quartiere.

Si continua a legge: “…la disgre­ga­zione sociale appena miti­gata dall'unica appar­te­nenza comune: il tifo sfe­ga­tato, quasi una reli­gione, per la squa­dra di cal­cio del Napoli”. Io e la mia famiglia siamo cittadini del quartiere da sempre, mia nonna era poverissima, cosi povera che a volte doveva mendicare per sfamare i suoi 8 figli. Oggi viviamo quasi tutti nel rione, eccezione qualche emigrato. Non tutti però tifiamo Napoli: i miei due cognati sono uno interista e l’altro milanista, il fratello di mia moglie è juventino: i miei nipoti sono chi milanista, chi napoletano, chi addirittura romanista. Non abbiamo mai tifato sfegatatamente, pochissime volte siamo andati alla stadio, al "pallone" domenicale preferiamo il bosco di Capodimonte, la montagna, in estate il campeggio. Ci sono più juventini nella sanità che in un qualsiasi altro quartiere di Torino.

Ma tutto questo non mi farebbe arrabbiare più di tanto visto ormai l’abitudine a trattare il rione e la sua gente con etichette e stereotipi, se non fosse per il fatto che a scrivere è sempre qualcuno che sa poco o niente del luogo, come i dirigenti che occupano un posto di responsabilità utilizzando la competenza di qualcun altro. Da anni lo ripeto e lo scrivo su questo blog, se non cambiate linguaggio, se non incominciate a trattare questa gente da esseri umani, voi giornalisti, scrittori, articolisti e intellettuali non ricaverete un bel niente né dalla gloria né dalla vostra stessa presunzione. Chi scrive dovrebbe almeno avere l’umiltà di informarsi e capire, dovrebbe avere la facoltà e l’intelligenza di non esprimere giudizi di valore.


Sul giornale si legge ancora: L'aspetto peg­giore sono i morti ammaz­zati per strada, il modello socio-eco­no­mico camor­ri­sta con­si­de­rato l'unico pos­si­bile …”. Il mio modello economico e quella della mia famiglia non è stato quello camorristico ma quello operaio. Diversi miei parenti vendono la frutta, altri lavorano come macellai, autisti. Alcuni di noi invece ci siamo laureati e per fortuna ci teniamo alla larga da gente priva di scrupoli che non “affolla” solo la Sanità ma Napoli, il sud, il centro e il bel nord Italia. [+blogger]  l'articolo de "Il Manifesto" 


con nessuno

E’ roba vecchia, non ha più scampo, chi “parla” vince sempre, e a vincere questa volta non è stata la politica, ma gli inserzionisti.  L’immagine continua ad avere un ruolo fondamentale nella comunicazione, anche se non così netta da spostare centinaia di migliaia di voti. Infatti, i voti veri per adesso ce l’hanno i grillini che in televisione ci vanno poco. Ma i vincitori assoluti ancora una volta sono loro, gli economisti del mercato, chi dirige milioni di euro per una pubblicità, chi ingaggia il miglior Showman a discapito della vita degli italiani, della giustizia, del lavoro, della medicina, della cultura.  

Per Santoro e la sua troupe era già tutto previsto, facile da capire soprattutto dopo i dialoghi di ieri sera in tv. Non l’ho visto, mi sono rifiutato, ho preferito un film di Stanlio e Ollio. Oggi invece per scrivere quest’articolo mi sono documentato e ho sentito alcune scene, finti screzi, critiche arruffate, stupidità da italianetti. In verità stamattina mi ha più colpito la morte di Mariangela Melato che le insulse critiche fatte a Santoro, a Berlusconi, a Travaglio.

Chi ha confezionato questo pacchetto televisivo formato famiglia ha avuto ragione, ma d’altronde non poteva sbagliare. Sono anni che l’economico surclassa il sociale, sono anni che i produttori dello spettacolo guadagnano su Cogne, su Misseri, sulla carità pelosa, sul dolore degli altri; così come la politica, attualmente, nell’ignoranza più assoluta si china di fronte ai principi economici, allo stesso tempo chi dovrebbe rappresentarci cade nel più disperato bisogno di assistenzialismo privo di un giudizio al di fuori degli interessi privati

Qualcuno in passato diceva che nel marasma completo, nella turpitudine generale, le menti iniziano a staccarsi, si forma un’altra realtà, qualcosa che macina nuovo, linfa vitale, solo che nessuno sa a che prezzo. Per adesso una sola cosa è certa: stanno perdendo i lavoratori, i pensionati, gli invalidi, sta perdendo la vita. [+blogger]