campo estivo

LUNEDI 2 LUGLIO 
Mattina
9.30/10.30     accoglienza, giochi di consolidamento del gruppo, introduzione al tema del campo (presso Crescere Insieme - piazzetta San Vincenzo)
11.00/12/30   Istituto Paolo  Colosimo
13.00/14.00  pranzo/colazione a sacco  presso Ludoteca Pomeriggio
14.30/17.00   laboratorio in Ludoteca:  dragone, pupazzoni, cartelli e magliette sul tema del campo, video box
17.30   arrivo a piazzetta San Vincenzo
MARTEDI 3 LUGLIO
Mattina
9.30/10.30 accoglienza, giochi di gruppo, introduzione all’escursione (presso Crescere Insieme - piazzetta San Vincenzo)
11.00/12.30  Tarallificio Esposito/Pizzeria Tre Santi (divisi in due gruppi); Arte presepiale Biagio Roscigno
13.00/14.00 pranzo/colazione a sacco  presso Ludoteca Pomeriggio
14.30/17.00   laboratorio in Ludoteca:  dragone, pupazzoni, cartelli e magliette sul tema del campo, video box
17.30   arrivo a piazzetta San Vincenzo
MERCOLEDI 4 LUGLIO
Mattina e Pomeriggio
9.30/10.30   accoglienza, musica e danze, introduzione all’escursione (presso Crescere Insieme-
          piazzetta San Vincenzo)
11.00/17.00  escursione al Bosco di Capodimonte con visita guidata all’interno del parco e colazione al sacco
GIOVEDI 5 LUGLIO 
Mattina
9.30/10.30   accoglienza (presso Crescere Insieme - piazzetta San Vincenzo)
11.00/ 12.30  Pasticceria Primavera; Omega guanti
13.00/14.00  pranzo/colazione a sacco  presso Ludoteca
Pomeriggio
14.30/17.00   laboratorio in Ludoteca:  dragone, pupazzoni, cartelli e magliette sul tema del campo, video box
17.30   arrivo a piazzetta San Vincenzo
VENERDI 6 LUGLIO
Mattina
9.30/10.30   accoglienza, musica e danze, introduzione all’escursione (presso Crescere Insieme-
          piazzetta San Vincenzo)
11.00/12.30  Pizzeria del Gallo; Centro Diurno UOSM
13.00/14.00  pranzo/colazione a sacco  presso Ludoteca
Pomeriggio
14.30/17.00   laboratorio in Ludoteca:  dragone, pupazzoni, cartelli e magliette sul tema del campo, video box
17.30   arrivo a piazzetta San Vincenzo
SABATO 7 LUGLIO 
Mattina
9.30 accoglienza (presso Crescere Insieme - piazzetta San Vincenzo)
10.30/16.00   In Ludoteca per messa a punto animazione in piazza Sanità (colazione al sacco)    
Pomeriggio
16.00/16.30 Sfilata nel quartiere (percorso: Piazza Miracoli, Cristallini, Piazza Sanità),
16.30/17.30   Azioni e animazioni simboliche in Piazza Sanità
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Campo estivo alla Sanità 2012 
Guardiamo il quartiere con altri occhi
Il campo estivo alla Sanità, è rivolto prioritariamente a bambini e bambine, ragazzi e ragazze (dai 5 ai 12 anni) che durante l’anno non hanno partecipato ad altre attività o progetti socio-educativi territoriali. è organizzato dalla Ludoteca Cittadina, dall’Associazione Pegaso, dalla Rete Sanità e dalla Comunità Crescere InsiemeIl campo si svolgerà una settimana intera nel quartiere per radicare l’esperienza nel contesto di vita dei bambini con la finalità di far scoprire/riscoprire alcuni luoghi della Sanità,  per guardare al quartiere con altri occhi, e quattro giorni e tre notti in una struttura residenziale a Marechiaro affinché ragazzi e ragazze possano riconoscersi come appartenenti ad un gruppo che vive un’esperienza comunitaria, di autonomia e di esercizio di cittadinanza.
dal 2 al 7 luglio Attività nel quartiere dal 9 al 12 luglio Soggiorno Residenziale nell’ambito del progetto Mario e Chiara a Marechiaro

LUNEDì  9 LUGLIO 
·         9.30       Partenza da Piazzetta san Vincenzo (presso Crescere Insieme - piazzetta San Vincenzo)
·         10.30     Arrivo al polifunzionale san Francesco D’Assisi, in via Marechiaro, 80
·         11.00     Sistemazione nelle camere
·         11.30     Incontro di saluto con un altro gruppo di bambini che lascia la struttura
·         12.00     Inizio attività
MARTEDì 10  E MERCOLEDì 11 LUGLIo
·         Attività laboratoriali, escursioni, animazione, vita comunitaria
GIOVEDì  12 LUGLIO
·         12.00   Partenza da Marechiaro e incontro di saluto con un altro gruppo di bambini che arriva nella struttura
·         13.00   Ritorno in Piazzetta San Vincenzo

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rio+20 curare il pianeta ferito

Come comboniani abbiamo oggi concluso il nostro Forum. Coscienti del flop dell’Onu nel vertice di Rio+20 e dell’incapacità e non volontà dei governi di rispondere alla crisi ecologica, perché prigionieri dei potentati economico-finanziari, in sintonia con la Cupula dos Povos, noi comboniani ci siamo rimboccati le maniche per dare il nostro contributo alla sfida della crisi socio-ambientale. La situazione del pianeta è drammatica. Il Trattato di Kyoto scade quest’anno. Non si prevedono altri incontri prima del 2015. Non ci sono più né regole né leggi che tengono. “Questo nostro sistema produttivo sta pompando, in un anno, due volte la quantità di gas serra che può essere assorbita dalle foreste e dagli oceani”, afferma l’esperto Jorgen Randers nel suo studio in preparazione di Rio+20.

Gli scienziati temono ormai che il pianeta potrebbe arrivare alla fine del secolo con 3-4° in più. Sarà una tragedia immensa, soprattutto per i poveri. Saranno loro che pagheranno di più il disastro ambientale. Dobbiamo sottolineare con molta forza questo “razzismo ambientale” che diventa sempre più evidente. E questo riscaldamento del pianeta sta avvenendo ad una velocità tale da innescare un processo irreversibile del clima con conseguenze gravissime per l’umanità. Noi comboniani, davanti a questa situazione, proprio perché crediamo nel Dio della Vita (San Paolo direbbe che non può far altro che dare vita!) che ci ha donato questo pianeta e la vita in tutta la sua biodiversità e ci ha inviato Gesù perché abbiamo vita e l’abbiamo in abbondanza, come dice il Vangelo di Giovanni, noi ci sentiamo obbligati ad impegnarci in difesa di tutta la vita su questo pianeta.

Noi missionari, che abbiamo sempre fatto nostro il grido dei poveri, ora facciamo nostro il grido della terra proprio perché i poveri sono le prime vittime del degrado ambientale. “Se la Terra è davvero il sacramento della presenza divina e il luogo della divina compassione, e portatrice di una promessa divina - afferma la teologa cattolica Elisabeth Johnson – allora l’attuale distruzione attraverso l’ecocidio, il biocidio e il geocidio è una grave e peccaminosa dissacrazione. Nel tradizione della profezia biblica e dello spirito di Gesù, la risposta del popolo della fede deve essere profetica, curando un mondo naturale ferito, anche se questo va contro enormi interessi economici e politici”.

E’ questo lo spirito che ha animato l’appello finale del Forum comboniano - Riconciliarsi con il Creato – dove vengono ripresi alcuni di questi temi. Come famiglia comboniana, in particolare, ci impegniamo nella coscientizzazione, nella formazione delle nostre comunità cristiane su questi temi. Legando così fede e vita. Ma ci siamo ripromessi di fare questo anche con le altre comunità di fede, con le organizzazioni popolari e la cittadinanza attiva. Il Forum comboniano s’impegna a portare avanti con forza, aggregandosi a tutte le altre forte attive, la campagna contro il land grabbing (accaparramento delle terre), una forma di ladrocinio da parte dei potentati finanziari, i cui è vittima specialmente l’Africa. Ed è in preparazione anche una maggiore coscientizzazione sul problema dell’acqua, che sarà il vero nodo del futuro, in vista di un’ulteriore campagna.

E’ con questo spirito che ci siamo dati appuntamento a Tunisi per il Forum sociale mondiale del marzo 2013. Nel caloroso abbraccio finale, durante l’Eucarestia, noi comboniani ci siamo vicendevolmente incoraggiati a continuare a resistere nonostante le difficoltà e la sfida planetaria che ci attende. Arrivederci a Tunisi. [alex zanotelli]

rio+20: tonfo onu

I movimenti e le organizzazioni popolari, che per oltre una settimana hanno discusso di giustizia sociale e ambientale, ieri hanno chiuso la Cupula dos Povos (assemblea dei popoli) di Rio de Janeiro con la lettura della dichiarazione finale in difesa dei beni comuni e contro la mercantilizzazione della vita. Questa stessa dichiarazione è stata immediatamente portata al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon nella sede della riunione ufficiale Onu Rio+20, dove, dal 20 al 22 giugno, i capi di stato e di governo di tutto il mondo hanno tentato di trovare una soluzione alla grave crisi economica che ci attanaglia. L’incontro con il segretario Onu non ha portato a nessun risultato, come non era difficile prevedere. Infatti, sappiamo da fonti sicure che la stessa Cupula dos Povos si era spaccata sull’opportunità o meno di dialogare con le istituzioni. Un gruppo è comunque andato e si è ritrovato con nulla in mano.

Anche se non è ancora stato pubblicato un documento ufficiale finale di Rio+20, appare chiaro non solo il fallimento del vertice Onu ma soprattutto è di tutta evidenza che le Nazioni Unite sono prigioniere delle multinazionali, delle banche, del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, dell’Organizzazione mondiale del commercio. Di fatto l’Onu benedice l’economia verde di mercato a vantaggio del grande business e della finanza globale. Siamo di fronte al fallimento dell’Onu, su cui la società civile aveva riposto tante speranze, e all’incapacità di stati e governi di dare una risposta alla gravissima crisi ecologica. In definitiva è il fallimento della politica. Ecco perché diventa fondamentale la capacità della cittadinanza attiva di organizzarsi a livello locale, regionale, nazionale e internazionale, come ha fatto la Cupola dos Povos e come dovremo fare al Forum sociale mondiale di Tunisi, che si terrà nel marzo del 2013.

Dall’alto non c’è più nulla da sperare. La speranza potrà nascere solo dal basso, tramite un’informazione seria e una forte coscientizzazione, che devono portare i cittadini ad organizzarsi come nuovi soggetti politici. E’ quanto chiede l’appello finale della Cupula dos Povos: “Ritorniamo nei nostri territori, regioni e paesi per costruire le convergenze necessarie per continuare la lotta, resistendo al sistema capitalista e alle sue vecchie e nuove manifestazioni”. Questo però non basta, se non si lavora seriamente dal basso per fare nascere un nuovo modello sociale ed economico alternativo a quello attuale. Che è entrato in una nuova fase di appropriazione e di finanziarizzazione i beni comuni (acqua, aria, energia, terra) e che sta mettendo con le spalle al muro ogni forma di democrazia. Come missionari comboniani, riuniti a Rio nel contesto della Cupula dos Povos, stiamo affrontando proprio in questi giorni questi stessi temi perché sono centrali per la missione oggi. [alex zanotelli]

rio+20 la speranza che cammina

Si sono conclusi oggi a Rio sia il vertice della Terra promosso dall’Onu sia la Cupola dos Povos, promossa dai movimenti sociali e ambientali. Per ora ci occupiamo della conclusione della settimana di assemblee e dibattiti dei movimenti popolari, voluti dalla Cupula dos Povos. Quella della Cupula è un’invenzione tipicamente brasiliana per rispondere in maniera creativa alle sfide di Rio+20. Per prepararla ci è voluto più di un anno e vi hanno collaborato soprattutto i grandi organismi popolari come Sem Terra e Via Campesina. Ritengo che sia stato un bene organizzarla quest’anno perché si sono tenuti caldi i temi affrontati dai Forum sociali mondiali. Altriment intorno a Rio+20 ci sarebbe stato solo il vuoto.

Purtroppo la Cupola non ha rappresentato tutta la ricchezza sociale brasiliana. Inoltre trovo grave il fatto che la chiesa di base brasiliana non sia entrata in questo processo. Altrettanto grave è che i movimenti internazionali di base siano rimasti quasi estranei a questo evento. La Cupula dos Povos ha lavorato per creare una “spazio di convergenza” così da poter arrivare ad un documento finale condiviso. Questo documento finale è stato letto oggi nella grande tenda centrale, davanti ad una grande folla, attenta e partecipe. Una voce femminile ha iniziato così, non prima di aver sottolineato che queste proposte vanno portare al Forum sociale mondiale di Tunisi che si terrà nel 2013: “Movimenti sociali popolari, sindacati, popoli, organizzazioni della società civile e ambientalisti, presenti nella Cupula dos Povos per la giustizia sociale e ambientale, evidenziamo il nostro impegno a costruire delle convergenze e delle alternative, coscienti che noi siamo i soggetti di una relazione altra tra uomini e donne e tra l’umanità e la natura, assumendo la sfida urgente di frenare la nuova fase di ricomposizione del capitalismo e di costruire, attraverso la nostre lotte, i nuovi paradigmi della società”.

Il documento continua poi denunciando “la vera causa strutturale della crisi globale: il sistema capitalista”; in seguito chiama in causa “le multinazionali che commettono i loro crimini con una sistematica violazione dei diritti dei popoli e della natura, nella più totale impunità”. Sulla cosiddetta “economia verde”, si afferma che “è una delle espressioni dell’attuale fase finanziaria del capitalismo, il quale usa vecchi come nuovi meccanismi, ad esempio la commistione pubblico privato, il superstimolo al consumismo, l’appropriazione e la concentrazione delle nuove tecnologie, il mercato del carbonio”.

Come alternative a questo sistema, il documento finale propone “la difesa degli spazi pubblici nelle città, attraverso una gestione democratica e la partecipazione popolare, un’economia cooperativa e solidale, la sovranità alimentare, un nuovo paradigma di produzione, distribuzione e consumo”. Sostiene inoltre “la difesa dei beni comuni (acqua, aria, energia, terra) passa attraverso la garanzia di una serie di diritti umani e della natura, per la solidarietà e il rispetto delle cosmovisioni e delle credenze dei differenti popoli, come ad esempio la difesa del Bem Viver”.

Si afferma, infine, con forza che “i popoli chiedono di decidere come e per chi si destinano i beni comuni ed energetici, così da assumere il controllo popolare e democratico della propria produzione. Un nuovo modello energetico che si basi sulle energie rinnovabili e decentralizzate, e che garantisca energia per il popolo e non per le multinazionali”. Con grande passione, alla fine della lettura, la gente si è alzata e ha gridato: “In piedi, continuiamo la lotta!”. [alex zanotelli]

rio+20 i potenti sono nudi

La Cupula dos Povos, l’insieme di movimenti, associazioni, organizzazioni popolari e indigeniste, che dal 15 al 22 giugno si sono confrontati a Rio in centinaia di assemblee, hanno chiuso i loro lavori in una grande assemblea plenaria, molto animata e partecipata. E hanno presentato precise proposte. L’assemblea dell’Onu, riunitasi ben lontano dai movimenti, al Rio Center, si sta concludendo senza risultati. Spiace costatare che varie realtà italiane - come Lega Ambiente, WWF… -  si siano trovate nei palazzi del potere invece che alla Cupula dos Povos. Infatti la presenza italiana alla Cupula è stata veramente povera.

Muovendomi oggi nello spazio della Cupula dos Povos, una stupenda lingua di terra lungo la Baia da Gloria, ho potuto nuovamente rendermi conto della vivacità dell’ambiente, dell’intensità delle discussioni, della massiccia presenza di giovani: tutti aspetti che fanno ben sperare. Impossibile seguire tutti i dibattiti che si tenevano nello stesso tempo in luoghi diversi. Ho potuto partecipare al dibattito promosso dal Contratto mondiale dell’acqua, incentrato sull’oro blu. Un tema che è stato molto al centro delle discussioni in questi giorni. Ma il momento clou della giornata è stata l’assemblea plenaria dove, tra canti, slogan e balli, sono state presentate le mozioni finali dei cinque gruppi tematici: diritti e giustizia sociale e ambientale; in difesa dei beni comuni; sicurezza alimentare; fonti di energia e industrie estrattive; sicurezza e diritti del lavoro.

Vorrei soffermarmi sul primo gruppo che, ispirandosi al modello del Ben Viver (che fa riferimento alla filosofia dei popoli indigeni latinoamericani), ha avanzato una serie di significative proposte. Tra queste, la richiesta di protezione dei territori indigeni, la rivendicazione della fine dell’impunità degli assassini dei loro leader, la fine della repressione e della criminalizzazione di quelli stessi  leader e l’ampliamento dei territori indigeni. Tra le denunce: ripudiare il mercato del carbonio come falsa soluzione al problema ambientale e tutte le iniziative legislative che puntano a sottomettere i diritti degli indigeni al grande capitale. Questo gruppo dei diritti e della giustizia sociale e ambientale ha concluso affermando che “la salvezza del pianeta è una sapienza ancestrale dei popoli indigeni”.

Per quanto riguarda il tema dei beni comuni, il documento finale ha esordito dicendo che “la difesa dei beni comuni passa attraverso la garanzia di una serie di diritti socio-ambientali, attraverso il rafforzamento della giustizia ambientale e climatica, e anche attraverso la solidarietà tra i popoli, il rispetto della cosmovisione di popoli diversi e la difesa del Ben Viver come forma di vivere in armonia con la natura”. E il documento continua elencando una serie di diritti fondamentali che devono essere rispettati e conclude dicendo che è necessario “pensare un’economia dei beni comuni attraverso un processo costruito dal basso verso l’alto, a partire da esperienze locali: è vitale per i popoli riprendere a decidere sul proprio futuro e la propria economia”.

A fine giornata, il Contratto mondiale dell’acqua ha organizzato un incontro, durante il quale Riccardo Petrella ha avanzato la proposta del Patto pubblico dell’acqua. Davanti ad un’affollata assemblea sono intervenuti Vandana Shiva, François Houtard e Leonardo Boff. Il teologo Boff ha sottolineato l’urgenza di proporre un contratto sociale mondiale fondato sull’acqua bene pubblico. L’ambientalista indiana Vandana Shiva ha attaccato frontalmente i potenti riuniti al Rio Center, affermando che “costoro vanno in giro nudi e vogliono convincerci che l’”economia verde” è verde”. Le ha dato ragione F. Houtard, sostenendo che “non sono i potenti ma sono le lotte sociali che cambiano il mondo” . Ecco perché siamo a Rio. [alex zanotelli]

rio+20 il grido dei poveri

Il grido dei poveri sulle strade di Rio. Vi scrivo con negli occhi uno spettacolo straordinario: Rio di notte, vista dalla collina di Barrio Santa Teresa che sovrasta il cuore della città. Sono appena tornato da una grande manifestazione nel centro della megalopoli, illuminato a giorno. Che impressione vedere così tanti giovani manifestare davanti ai palazzi del potere e della ricchezza ostentata pur in presenza della miseria di milioni di favelados (per inciso, Rio fa 14 milioni di abitanti). In 50mila hanno percorso la maestosa strada centrale, avenida Rio Branco, cantando, ballando, urlando.

Pesanti le scritte sugli striscioni: “No alle soluzioni del capitalismo verde”. Pesanti gli attacchi alla presidente del Brasile: “Dilma non vedi che figura stai facendo?”  Dilma è sotto un pesante attacco per aver firmato una legge che incrementerà il taglio di alberi nella foresta amazzonica. Una partecipazione corale, popolare, gioiosa. “Non vedo le tivù nazionali”, urla una donna da un altoparlante di un camion. Infatti i media del potere sono assenti. Molto presenti invece la polizia in assetto antisommossa  e reparti dell’esercito (questo città mi appare davvero sotto controllo militare).

Notevole la partecipazione delle comunità indigene sia brasiliane che boliviane. Massiccia la presenza di Via Capesina e soprattutto dei Sem Terra brasiliani. Mi son sentito bene marciando con loro. Condividendo le loro straordinarie lotte ho avuto la netta percezione di un’intensa vitalità e di voglia di cambiare. Mi sono intristito solo nel costatare l’assenza delle comunità di base brasiliane, una volta così forti e così presenti (purtroppo la chiesa in  Brasile si sta sempre più rinchiudendo su se stessa). Forti le contestazioni contro le multinazionali, specie quelle brasiliane. “La vostra multinazionale Vale do Rio Doce – urla una donna mozambicana al microfono – sta costruendo una diga nel mio paese, derubandoci delle nostre terre e delocalizzando la nostra gente”.

Anche ieri sera era stata organizzata una manifestazione, con tremila persone in piazza, proprio contro la Vale, la più potente del Brasile, che estrae ferro nel Carajàs (regione del Maranhao) e lo strasporta lungo un tratto ferroviario di 892 km fino ad arrivare al mare. Questo ferro viene esportato in una quantità di 100 milioni di tonnellate l’anno. Lungo il percorso del treno che trasporta il minerale di ferro, la Vale si rende responsabile, oltre che di violazioni del diritto del lavoro, di tante violazione di diritti umani e di diritti ambientali. Il treno investe e uccide una persona al mese per mancanza di protezioni e di segnaletica. Anche le case vicino al percorso del treno subiscono dei danni e non poche sono pericolanti. Nonostante ciò la Vale ha l’obiettivo di raddoppiare, entro il 2015, la produzione di minerale di ferro e quindi costruire un altro binario. Raddoppieranno anche le violazioni dei diritti umani.

Nel 2009, i missionari comboniani del Brasile hanno iniziato una campagna contro questa multinazionale. L’impegno riguarda tutti, in particolare padre Dario Bossi, fratel Antonio Soffientini e padre Domingo Savio si sono mossi con decisione a sfidare questo gigante. Dopo tre anni di lotte locali e internazionali, l’opinione pubblica è più consapevole e si cominciano a vedere i primi frutti: la manifestazione del 19 giugno, con tremila persone, è uno di questi frutti. La rete internazionale, le vittorie processuali e la formazione di leader comunitari sono altri frutti di questa azione.

Sono piccole vittorie, piccoli gesti simbolici di un popolo che vuole un altro sistema, rispettoso di questo piccolo pianeta che è stato messo nelle nostre mani. A noi è stata data la gioia di camminare con questa gente, con gli umili, gli emarginati di questo continente, sognando un mondo altro. Questa è la Cupola dos Povos così lontana dai quartieri ricchi dove oggi si aperto ufficialmente il vertice Onu. Ma la speranza non sta nei palazzi ma sulle strade di Rio e del mondo con i popoli in cammino. [alex zanotelli]

rio+20 benvenuti

“Benvenuti a Rio+20”. Con questa scritta a caratteri cubitali siamo stati accolti all’aeroporto di Rio per il vertice sul pianeta Terra convocato dall’Onu (20-22 giugno). Come missionari comboniani abbiamo deciso di ritrovarci insieme nel contesto del Vertice per riflettere sul tema pianeta Terra, che ci tocca direttamente. La Terra infatti non sopporta più l’homo sapiens, il cosiddetto sviluppo e questo sistema economico finanziario che vive depredando il pianeta e rendendo i poveri sempre più poveri. Sono arrivato la notte del 18 giugno nella Baixada fluminense, uno dei quartieri più violenti di Rio, dove vive e opera una comunità comboniana. Così ho avuto subito il sentore di che cos’è “l’altra Rio”. Una sensazione diventata ancora più netta il mattino seguente, attraversando in autobus la città. Mi sono parse chiare due città, spesso una di fronte all’altra: la Rio degli impoveriti e la Rio dell’opulenza. Va notato che il vertice Onu dei capi di stato si tiene a Barra de Tigiuca, la parte bene di Rio. Io invece mi sono recato subito a Aterro de Flamengo per partecipare alla Cupola dos Povos che ha trovato spazio nel lungomare Bahia da Gloria.

Due vertici. La Cupola dos Povos fatta di indigeni, di poveri, di cittadini, di associazioni. Mentre la “Cupola dos Ricos” è collocata nel cuore della ricchezza di Rio. Una vera e propria apartheid. “Loro sono al centro, a Tigiuca”, ha detto il prof. Bonaventura de Souza. “Il circo del’Onu”, li ha definiti il prof. Martinez-Alier, che non decide mai nulla!”. Infatti l’impressione che abbiamo ora è che il Vertice della Terra rischia di essere un altro fallimento. Fra l’altro non hanno partecipato né Obama né la Merkel.

 Ma la speranza non viene da lì, viene invece dai poveri, dagli indigeni, dalla cittadinanza attiva. E’ stato incredibile per me trovare Aterro de Flamengo così tanta vivacità, dibattiti, reti, campagne… Un’immensa fiera dell’inventiva umana, di culture, di associazioni… E’ la stessa impressione che ho avuto quella stessa mattina partecipando ad un dibattito, promosso da Rigas (Rete italiana per la giustizia sociale e ambientale), sui nuovi paradigmi necessari per rispondere alle sfide della giustizia non solo distributiva ma anche ambientale. Vi hanno partecipato il teologo brasiliano Leonardo Boff, lo spagnolo prof. J. Martinez-Alier, l’economista portoghese Bonaventura de Souza, il coordinatore di Rigas Giuseppe de Marzo. Lavori presieduti da Marica de Pierri, dell’associazione “A Sud”, nella sala strapiena del Musero di arte moderna. “Il Pil non può più essere l’indicatore per l’economia, ha detto il noto economista Martinez, dobbiamo andare verso la prosperità senza crescita, secondo quanto teorizzato dall’economista Usa Tim Jakson”. Martinez ha avuto parole di elogio e di sostegno per le due esperienza latinoamericane di Ecuador e Bolivia.

Boff è partito citando Einstien: “Non si può pensare che chi ha creato la crisi trovi anche la soluzione”. Né si può accertate come principio etico quello del nostro vivere bene occidentale perché “questo ha significato vivere male per miliardi di persone”. Per uscire dall’attuale crisi, Boff ha elencato 4 principi fondamentali: a) ogni essere ha un valore intrinseco che deve essere rispettato; b) il dovere di prendersi cura di ciò che ci circonda; c) una responsabilità planetaria; d) cooperazione e solidarietà universali. Ha sottolineato che non si può produrre per accumulare ma solo per condividere. Giuseppe de Marzo ha ribadito che l’attuale crisi nasce dal non aver riconosciuto la natura e i diritti della Madre Terra. Ha urlato: “Noi siamo la terra. Basta con la crescita”. Personalmente ho portato a conoscenza dell’assemblea le lotte popolari italiane sull’acqua con il referendum e sui rifiuti con la resistenza alle megadiscariche e agli inceneritori, per muoverci invece verso il riciclaggio totale. Infine il prof. De Souza ha definito la green economy “il cavallo di Troia del capitalismo mondiale” e ha messo tutti in guardia tutti che “bisogna cambiare il potere prima di prenderlo”. 

Questa di Rio è stata una tavola rotonda molto valida che prelude a tanti incontri. Provocazioni queste importanti anche per noi comboniani, a Rio siamo una trentina, che dobbiamo riuscire ad includere pienamente queste tematiche nel nostro fare missione. [alex zanotelli]

i...a... non solo a... i...


l'ascensore impazzita

Non è il titolo di un film di Dario Argento, l’ascensore del ponte della Sanità è realmente impazzita. Sale e scende solo quando lo dice lei e decide di andare in ferie anche se non le è permesso. Succede che ogni  mese, circa, l’ascensore si guasta, la gente che arriva e la trova chiusa impreca e i politici locali (4 soldi in tutto) s’attribuiscono le lodi solo quando essa riprende la “corsa”. Ma quando si ferma nessuno sa perché, di chi è la colpa, e se colpa non c’è, perché non s’aggiusta subito?

Niente da fare, l’ultima volta sentito un tecnico, il guasto era cosa di una settimana al massimo, ma ci impiegarono 4 mesi per aggiustarla; adesso invece è solo guasta, così come si legge sul cartello che hanno infisso sulla porta dell’entrata, sotto e sopra il ponte della Sanità. Cosa vuoi fare, se il regista di cui sopra ha intenzione di girare realmente un film siamo pronti a raccontargli tutti i retroscena, le “macagne”, l’insensatezza, che fa da padrona, così come la stupidità che rende realistica ogni affermazione senza cognizione di causa.[+blogger]        

ogni 10 scontrini un regalo

Napoli. Si chiama Ciro Arciello, da pochi mesi è il titolare di uno dei bar ‘storici’ del rione Sanità: “il Perù”, una mescita fondata e gestita ininterrottamente dal 1953 al 2009 dal decano dei baristi della Sanità, Francesco Coraggio. Ciro Arciello, impeccabile taglio di capelli grigi, sorriso leggero, sempre dietro il bancone a servire caffè e cappuccini, si trova lì al “Perù” in via Arena alla Sanità n. 15, proprio ad angolo con l’incrocio con via santa Maria Antesaecula e in effetti il suo locale è nella strada di Totò, anche se si entra da via Arena.

Ed è forse proprio l’aria che lì si respira, il fantasma di Totò che ancora aleggia tra vicoli e bassi, tu motorini e donne che spingono il passeggino, forse proprio Totò avrà ispirato il cartello che Ciro Arciello ha collocato in bella mostra nelle scansie del bar, tra gli spumanti e i liquori, tra i vini e le spremute: proprio in faccia a ogni cliente! Nel cuore della Sanità c’è l’unico cartello pubblico – di Napoli, forse d’Italia – che esorta la clientela a “prendere lo scontrino alla cassa”.

 Ma c’è di più, l’Appello di stile … montiano (evitare che il nostro paese vada alla deriva…) ha il classico piglio commerciale degno della strada di Totò. Scrive il sig. Arciello: “ogni 10 scontrini un simpatico omaggio”. “E’ un dovere anche per il barman o barista Arciello rilasciare lo scontrino", ma egli va al di là del suo dovere e assicura al cliente anche un omaggio per i dieci scontrini esibiti. Che vuoi di più ?”. [Francesco Ruotolo]

noi puliamo così


l’odore di un pronto soccorso

Nell’ospedale san Gennaro dei Poveri si respira aria di povertà, di disagio, di disperazione. Gli occhi di una signora sofferente affermano la mancanza di un’esistenza comune. I reparti vuoti, lo sconforto, la volgarità, l’assistenza, l’umanità, l’odore di un pronto soccorso, nell'immediato, ti rimane addosso per sempre.   

Ricordare indebolisce. Frantumare ogni movimento, così come si frantumano le ossa di un’anziana affetta da artrite reumatoide deformate. Nel pronto soccorso non c’è "acqua", un medico è troppo scrupoloso, così come un portantino imbacuccato. Gli ammalati di diabete ansimano, le donne incinte fremono, la vita secca, rianimazione perfetta, sala operatoria inusitata, stanze alte arieggiate, dipinte a metà.

Qui tutti si ricordano: c’è chi è morto e chi invece è sopravvissuto miracolosamente. È sempre l’ospedale che ospita catacombe bellissime, degne dell’ultimo uomo del rione, di un don Chisciotte incartapecorito, e di un geriatra imbroglione. Screpolature tufacee, liquidi maleodoranti, macchie di caffè, vecchi infermieri zoticoni. Chi si è salvato, però, ha respirato girasoli. [+blogger]   

...denunciando la municipalità

“I presenti sono 14, la seduta non è valida”; con questo annuncio il Vice presidente della Municipalità 3 Stella san Carlo all’Arena Mario Capuano, ha dichiarato chiusa la seduta del Consiglio di Municipalità di ieri, venerdì 8 giugno, con all’ordine del giorno alcune importanti iniziative e provvedimenti previsti per l’inizio dell’estate sul territorio municipale. Assente la presidente Giuliana Di Sarno, hanno risposto (il n° legale perché la seduta possa aprirsi è di 15) all’appello solo 14 consiglieri, tre dell’opposizione e undici della maggioranza (che conta 18 consiglieri più la Presidente: 19).      

Sono risultati assenti: Mario Affinito, Gennaro Manetta, Francesco Nacarlo, Fabio Nacarlo, Giuseppe Pacella, Raffaele Pacifico, Antonio Sarracino, Ciro Terribile e Fulvio Fucito, cioè 9 assenti su 14 eletti dell’opposizione. Per la maggioranza sono risultati assenti i consiglieri: Giuseppe Barbato, Laura Bismuto, Luigi Fucci, Sara Petricciuolo, Vincenzo Ragone, Valeria Vespa e Sergio Galietto; cioè erano assenti 7 dei 18 consiglieri della maggioranza cui va aggiunta la Presidente Di Sarno, anch’essa  assente. Molto duro il commento del consigliere Francesco Ruotolo:

“Su 61 sedute di Consiglio, convocate dal 7 luglio 2011 ad oggi, quelle non svoltesi – come oggi – per mancanza del numero legale sono oramai il 10%. L’importanza dei provvedimenti all’o.d.g. avrebbe consigliato un maggior impegno e la dovuta serietà sia dell’opposizione - con ben 9 consiglieri assenti su 12 - sia soprattutto della maggioranza che, con 18 consiglieri più la presidente, ha fatto registrare complessivamente 8 assenti. Da notare che la maggioranza ha maggior responsabilità nell’assicurare, forte dei suoi numeri, la validità e lo svolgimento della seduta”.

Il consigliere, intervenuto più volte in questi undici mesi nel chiedere alla maggioranza più compattezza e nel sollecitare ripetutamente la Presidente a convocare periodiche riunioni di maggioranza per meglio svolgere l’azione programmata dal centro-sinistra, così stigmatizza l’accaduto:

“Fermo restando che la responsabilità del numero legale appartiene a ogni consigliere, di opposizione come di maggioranza, è quest’ultima che ha la responsabilità di guidare e indirizzare i lavori del Consiglio di Municipalità. Ho a più riprese rivolto alla Presidente Di Sarno ed ai capi-gruppo della maggioranza l’invito – sempre protocollato – a svolgere periodiche riunioni di verifica per valutare i risultati conseguiti, correggere gli errori e superare i ritardi. Sono quasi inascoltato poiché di riunioni di maggioranza se ne sono svolte due in undici mesi quando io ne propongo una a settimana”. “Anche le mie ripetute richieste di un Consiglio di auto-valutazione al mese sono state sistematicamente disattese; se una istituzione, se la stessa maggioranza non sono capaci di una seria analisi, non ci meravigliamo se il qualunquismo grillino ha buon gioco!”.

Sulle modalità di svolgimento delle sedute di Consiglio e di Commissione, il consigliere Ruotolo ha depositato pochi giorni fa una bozza propositiva per un “Codice di autocomportamento” delle/degli elette/i che presto sarà posto all’ordine del giorno della Commissione “Bilancio e regolamenti”. [francesco ruotolo]

iniziativa 2012



quando la sanità non fa notizia

E’ accaduto giovedì 31 maggio, qualche sera fa. In piazza Sanità, in quella piazza che da decenni non celebra più la “Festa del Monacone”, improvvisamente si sono accese luci e riflettori sulla basilica; sul piazzale è stata srotolato un tappeto rosso lungo cento metri e in un’atmosfera magica uno sfondo musicale accattivante ha scandito i passi ora di danza ora felpati ora stile passerella di circa 45 tra modelle e modelli di una sfilata di moda. Sì, nel suggestivo antico scenario del rione Sanità c’è stato un evento di surreale contemporaneità: le ragazze ed i ragazzi dell’Istituto medio superiore “Francesco Caracciolo-Salvator Rosa”, guidati da docenti molto creativi e da una preside veramente in gamba (mai espressione fu più appropriata) hanno realizzato un evento di moda unico nel suo genere.
           
Hanno presentato, tra gli sguardi attoniti di centinaia di persone, capi di abbigliamento assolutamente inusuali e frutto di lungimirante fantasia. Giacche da uomo, vestiti da sera femminili, casacche, abiti da sposa e da cerimonia, vestitini da passeggio e via elencando: è sfilata l’attività didattica di un anno scolastico di un Istituto statale superiore dove si studia moda e costume. E ciò che ha caratterizzato la serale passerella della Sanità è stato un messaggio culturale, e non solo, di grande attualità: nel popoloso rione, culla del dialetto e della tradizione più pura, ha sfilato il futuro. Tutti i capi di vestiario erano rigorosamente disegnati e realizzati con materiali riciclati, minuziosamente raccolti, selezionati e catalogati in mesi di ricerca e di lavoro collettivo di un’intera comunità scolastica.
           
Gli abiti hanno sfoggiato, in originali sequenze, multicolori e scintillanti materiali inediti per la moda: tappi di bottiglia, luccicanti spille da balia, pacchetti di sigarette, guanti in lattice da infermieri, cannucce per bevande, piatti e bicchieri di carta, sacchetti di plastica, chiavi, fermacarte, fili elettrici usati, bottoni, chiusure lampo, cucchiaini per il caffé, contenitori per uova, camere d’aria di puro caucciù, lattine…Una sfilata di moda come una metafora: riutilizzare il prezioso rifiuto per dire alla Città e al quartiere che nel rione Sanità ci sono energie e risorse, intelligenze e giacimenti mentali da mettere in campo: risorse nascoste, quasi ignorate e che hanno un futuro, come lo sono i tanti oggetti che la sfilata di moda ha riutilizzato ed egregiamente valorizzato. Tra applausi e grida da maxiconcerti, tra sguardi ammutoliti dalla curiosità e da un coinvolgimento attento, il quartiere – che nelle sue viscere ancora fabbrica guanti e cinture, borse e scarpe – ha lanciato la moda dell’avvenire coniugando la cultura dell’usato e del riciclato, del riuso con un gusto estetico degno dei nomi più affermati della moda.

E’ accaduto a Napoli, è accaduto nel rione Sanità tra un assordante silenzio degli organi d’informazione e nel disinteresse generale di televisioni e operatori cinematografici. Non c’erano boss di camorra da catturare, non bisognava zoomare cumuli d’immondizia; l’evento non evidenziava i pregiudizi - veri o presenti - sul rione Sanità. Non c’era da fotografare il degrado o da documentare arretratezza, inciviltà, crimine. Poche sere fa la Sanità, uno dei più emarginati rioni periferici nel centro storico della Città, ha tenuto in piazza una lezione che ha unito comunità scolastica e Municipalità, popolazione e comunità parrocchiale, autorità comunali, ministeriali e anche qualche degno sponsor, facendo emergere dal ghetto il presente ed il futuro di una realtà sociale che si vuole e si sta riscattando ed ha voluto dirlo sulle gambe, con il corpo con la manualità e la mente di tante ragazze e di tanti ragazzi che a un passo del diploma hanno manifestato impegno, applicazione, voglia di fare e di esprimersi.
           
Lontano da riflettori e da tesi precostituite, da luoghi comuni e frasi fatte, la Sanità è scesa in piazza con la gioia e lo studio e la voglia di esserci di decine di giovani desiderosi di costruire il proprio presente e dando, essi - con la guida di docenti degni di questo nome - una lezione di ordinaria civiltà. Forse per questo è stato un evento oscurato, una notizia non-notizia: un assordante silenzio, l’assenza di fracasso mediatico ha circondato un evento memorabile. Memorabile, basta questa sola parola. [francesco ruotolo]

fermento

La citazione è “obbligatoria” quando ha un senso compiuto, specialmente se fa capire esattamente di che cosa si sta parlando. E’ il caso di scrivere una massima di Ettore Petrolini: “Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco ma sono in tanti”. Una giustificazione eccellente sia sotto il profilo morale che materiale. Ed è un discorso che va a pennello, in modo quasi perfetto, con il rione sanità.

Quartiere operaio, di sporchi rossi, di “razza” superata, di arretratezza psicologica. L’incontro con la politica e la storia è determinate, così come la violenza, la camorra, la superstizione. Ciò che mette più tristezza è l’ambiguità che ha violentato la bellezza: è bellezza pensare che un abbraccio riveli un’amicizia; credere che un caffè bevuto assieme includa stima, che attraverso una partita di calcio si possa sentire la propria storia.

L’affetto economico ha reso tutti schiavi della virtù e chi cambia prospettiva è un sottile inquisitore. Agire per sopravvivere e per essere ricordati, lasciare che gli altri ti avvinghino per fiducia, lasciare che i cani strappino al povero la sua povertà. Chi ha poco deve pagare la sua ignoranza, eh, sì, perché di ignoranza pura si tratta, ignoranza bieca e stupida.

E’ certo che anche il denaro ha la sua bellezza. Non è la speranza che intestardisce, non è la mancanza che immiserisce. E’ la differenza che impartisce gli ordini e la comunicazione, così come le passioni e i sentimenti. Chi si entusiasma ha poco, quel poco gli viene tolto con un sorriso, sorriso dolce, buono, amico. C’è una cosa che ho, come un cretino, dimenticato di dire: a volte a qualcuno viene dato il resto, esso ha un nome, si chiama politica! [+blogger]