omosanità

Qualche settimana fa mi ha scritto un ragazzo del quartiere, che per discrezione chiamerò Francesco ( anche se non sono d’accordo a mantenere l’anonimato ma esprimo la sua volontà), chiedendomi cosa ne pensassi degli omosessuali e se ne conoscessi alcuni del rione. In realtà mi è sembrata un po’ “strana” la mail in quanto la domanda, secondo me, non ha alcuna rilevanza sotto il profilo personale: il mio pensiero è relativo, inesistente e agnostico. Sarebbe stata la stessa cosa se mi avessero chiesto cosa ne pensassi degli eterosessuali o delle donne. Intanto disprezzo le generalizzazioni, non stiamo parlando di cose, di oggetti, di animali, stiamo parlando di esseri umani, uomini e donne che tali devono essere definiti. Gli orientamenti sessuali non hanno una etichetta che bisogna commentare. La stupidità va commentata, il razzismo, la pedofilia… ma questo lo lasciamo agli esperti. A vico Lammatari ci sono alcuni “femminielli”, c’è un pescivendolo/a alla via Sanità e alcuni/e alla via Cristallini, ci sono degli omosessuali a vico Sanfelice e alla via Capodimonte… ma cosa significa? - Ok Francesco, ti faccio sapere che ne conosco diversi/e. Sempre per rispondere alla mail di cui sopra, ritengo che se una posizione deve esserci questa è quella di considerare l’ottusità di chi non riesce a distinguere gli orientamenti sessuali, di chi ritiene che l’omosessualità sia una perversione o sia una deviazione o qualcosa che faccia schifo. Intanto quello che più ci fa schifo è vedere due uomini fare l’amore. Per noi “maschi”, invece, le donne che si baciano e che si toccano fanno aumentare la nostra eccitazione. Strano?, eppure stiamo assistendo alle stesse “perversioni”?, ma no!, la donna è un’altra cosa, la donna è inferiore, è gracile e sottomessa e se fa questo è solo per paura; l’uomo, invece è robusto, ci difende e schiaccia i malvagi, non va difeso come una femmina; l’uomo è virile e non può e non deve subire l’umiliazione che subisce una donna che, attenzione, “riceve e non dà”. Queste ultime possono, per certi versi, essere definite delle generalizzazioni, anche se parlerei più di società bieca e maschilista. L’omosessualità è un presupposto intrinseco in quanto tale, come condizione naturale dell’essere, in tutte le sue forme, incrinature e diramazioni. Non importa cosa chi vuol essere e cosa e chi vuol sentirsi, la limitazione di chi si sente “altro” è una condizione che deve essere superata dalla naturalità e dalla fattibilità. Spiego meglio questo concetto attraverso i presupposti cardine della diversità. La diversità può essere definita: 1) Dinamica, nel senso di successioni di fatti, di eventi che si evolvono, mutano, si scontrano e si sovrappongono nel tempo e nello spazio attraverso nessi logici che si collegano tra di loro, ai motivi che li determinano e ai principi che li legano; 2) Contestuale, cioè è data da un complesso di circostanze in cui nasce e si svilupp,a definendo un determinato fatto; 3) Articolata, che si manifesta o si dispiega organicamente negli elementi che lo compongono; 4) Reciproca, nel senso che qualcuno è diverso per noi quanto allo stesso modo noi siamo diversi per gli altri; 5) Asimmetrica, si è sempre più diversi degli altri se, chi definisce, ha il potere di farlo e di legittimarlo. Anche noi del quartiere subiamo queste differenze dai media e da buona parte dell’opinione pubblica. Il rione Sanità è omo perché la [non]storia ha fatto sviluppare definizioni che si collegano e trovano riscontro nell’immediato, come dire “guardiamo quello che ci va”; nel contesto attuale esso è luogo di camorra, di cultura della povertà, di familismo e di assurdità; il rione Sanità è differente dalla Via Posillipo anche se in questa via alcuni imprenditori hanno preso accordi con la malavita organizzata, hanno evaso le tasse per milioni e milioni di euro, fanno lavorare colf a nero ecc, ecc. Naturalmente “vince” la definizione che più ha potere. Caro Francesco, se la prossima volta sento dire ad una persona del rione Sanità che l’omosessualità è una perversione allora dovrò credere che è illegittima la sua storia, la sua cultura e le sue fatiche; sono deviati i commercianti, le massaie, gli artigiani e gli operai; questo è il termine che normalmente si affibbia al quartiere. Quello che invece mi sento di definire è che l’omosessualità del rione è la naturale espressione dell’uomo/donna che non ha bisogno di essere definita, non ha bisogno di essere studiata e capita. Le differenze, se esistono, devono comprendere chi e in che modo le etichette marchiano i termini: gli Armeni venivano cacciati e uccisi, gli zingari e gli ebrei bruciati vivi, gli uti e i tutsi disintegrati (senza che nessuno alzi un dito), i congolesi appesi al cappio, i nicaraguensi impiccati in massa, ma non basterebbero altre due pagine per scriverli tutti. Non va combattuta la comunità gay e il quartiere incivile, ma va combattuta la stupidità di chi affronta così “moralmente” queste differenze. [+Blogger]

un inverno clamoroso

Qualche mese fa abbiamo con dannato l’atto di uno scellerato che ha incendiato una casa rom all’inizio di via Fontanelle. Il rione Sanità non è razzista, basta vedere i numerosi negozi aperti: diversi alla via Mario Pagano, uno cingalese, uno senegalese e pochi giorni fa è stata inaugurata una 3° attività commerciale all’incrocio con il mercatino della frutta e della verdura. Poi altri negozi alla via Stella, Vergini, piazza Sanità, Fontanelle, Miracoli ecc, ecc. Interessante sotto questo profilo l’articolo di Maksim Cristan uscito sull’Internazionale 774 che pubblichiamo interamente.L’inverno è alle porte e anche quest’anno, come ogni anno, il caloroso capo della stazione centrale di Milano, aprirà l’ingresso ai signori barboni. L’inverno del 2001 c’ero anch’io. L’inverno del 2002, invece, avevo seguito l’esempio del sig. Placido, che dormiva sotto le macchine. L’inverno del 2003 ho seguito l’esempio del sig. Keko, che dormiva nei mezzi pubblici. Il caloroso autista ci faceva scendere solo quando si accorgeva di me. Gli italiani, si sa, sono un popolo caloroso e questo di avverte ovunque. Lo stavo proprio raccontando al signor Witor, che si è acceso subito come il napalm: “Mentre negli altri paesi europei i pregiudicati occupano le carceri, il caloroso popolo italiano li mette addirittura in parlamento e a dirigere le banche e le industre. Mentre i giornalisti europei denunciano ogni errore di chiunque ricopra un ruolo pubblico, i calorosi giornalisti italiani cercano di coprirli, aiutando così i cittadini nelle loro calorose scelte elettorali. Mentre altrove la chiesa è lasciata al calore dei fedeli, il caloroso popolo italiano stanzia miliardi per sostenerla e i mendicanti approfittatori che rompono i coglioni ai turisti vengono calorosamente multati. Ah ah, caldi sì, ma stupidi no! Alcuni cittadini calorosi, poi, improvvisano degli spettacolari falò nei campi rom, a spese proprie ovviamente. E molti cittadini continuano con calore a seguire il Tg4 anche dopo che la gelida corte di giustizia europea ha sentenziato che l’intera rete è abusiva!”. “Devo fermarlo”, penso, “altrimenti rischierà l’ennesima scomunica”. Così dico: “Qualche tempo fa a Rimini, alcuni cittadini calorosi si sono inventati come scaldar un signor barbone: cospargendolo di benzina (sempre a spese loro) e dandogli fuoco nel sonno. Il signor Andrea Severi ora avrà caldo a vita”. Il mio intervento non funziona. Il signor Witor s’infiamma e sputa: “Anche gli immigrati rompicoglioni come te farebbero bene ad imparare dai ostri cittadini calorosi, contribuendo ad una più calorosa integrazione! Invece di lamentarvi, potreste portarvi almeno una tanica da casa, così in caso di bisogno potreste darvi fuoco da soli. Con i prezzi che corrono, cazzo! Invece di pretendere già allo sbarco una accoglienza calorosa dal popolo italiano! Ma viste le ultime proposte della Lega, chissà che il governo non mediti già di imporre la tanica ad ogni immigrato novello”. [Maksim Cristan - Fonte: Internazionale 12/18 dicembre]

[a]social card

Nel quartiere si protesta per quest’ennesima burla. Non è una questione politica né ideologica, anche perché quando si tratta di “aiutare” i poveri siamo sempre disponibili a truffarli. La Social Card dovrebbe “mantenere” tutte quelle famiglie che vivono un disagio economico; è orami riconosciuto che anche quelle che hanno un diversamente abile (con l’integrità di accompagnamento), hanno problemi economici, tranne i ricchi sfondati ma in Italia ne sono pochi. La Social Card viene elargita in favore di tutte quelle famiglie che hanno un reddito inferiore ai 6.000 euro, oppure inferiore a 8.000 se il reddito è di una persona che ha raggiunto i 70enni d’età. Pensate un po’, una famiglia che ha un reddito inferiore ai 6.000 euro?? Esempio: un nucleo familiare minimo di 3 persone che hanno un reddito di 5.999 euro l’anno. Se con questi soldi dovessero solo mangiare dovrebbero spendere cada uno 1.999,66 annue, che diviso per 365 giorni fanno, 5,617 euro al giorno. Vuol dire che queste tre persone dovrebbero spendere meno di 16 euro al giorno solo per mangiare. Poi non dovrebbero pagare l’affitto di casa, non dovrebbero pagare la luce, l’acqua, il gas, i medicinali, le visite mediche ecc, ecc. Ma in realtà a queste tre persone è chiesto di spendere meno di 5,478 euro al giorno e fare la cresta, se possibile, per coprire le altre spese essenziali. In molte nazioni dell’Africa, vi assicuro, il reddito è superiore. Ma il paradosso maggiore è un altro. Se per caso questa stessa famiglia ha il figlio diversamente abile con una pensione di accompagnamento (si sa che questa determinata pensione, ai fini fiscali, non è reddito e non c’è bisogno di spiegare il perché), la social card non può essere emessa a favore di questa stessa famiglia perché l’accompagnamento incide sul reddito familiare. Insomma 40 euro al mese in più per una ItaliAfrica rinata. Questa la circolare N 35/2008 Cgil Campania – Caaf. [+Blogger]

precarietà sotto assedio

Giovanna F. 30 anni laureata in architettura. Un contratto a progetto da circa 5 anni. E’ stata più volte spostata da una società all’altra.

Attualmente quali sono le tue impressioni sul mondo lavorativo? Disastrose e apocalittiche, non solo per la disperazione che ti raggiunge continuamente ma per tutto quello che ne consegue sia sotto il profilo privato che sociale. Cosa intendi? Mi spiego meglio. Già abitare da queste parti è un’etichetta ben precisa, poi dover letteralmente “elemosinare” e ringraziare quando per caso riesci a trovare un lavoro - non so se mi spiego bene - credo che questo sia, per la stabilità mentale, una dissociazione. Lavori? Si. Precario da 5 anni contro ogni legge e norma, ti scaricano da una ditta all’altra e viceversa così non solo aumentano fittiziamente il numero degli occupati ma continuano anche indisturbati a tenerti al “guinzaglio”. Perché ti riferivi alla dissociazione? Mi sento un dissociato… chi ti dà questo lavoro dovrebbe vergognarsi!, invece capita che ti vergogni tu per non essere capace di farti “passare” full time. Nel momento in cui ti rinnovano un contratto a progetto, un secondo dopo ritorni a pensare che non puoi e non devi progettare la tua vita, e non puoi neanche venderti le tue vergogne. Laureato con lode e master, ritorni ad essere nulla, sei uno che deve continuamente “copiare e incollare”, eseguire automaticamente tralasciando la creatività e l’armonia lavorativa. Questo ti fa sentire dissociato… anche se molti vivono la tua stessa realtà? Non è solo questo. Una persona un po’ più fragile, magari che non ha una famiglia che lo può aiutare, rischia di sentirsi isolato, pensare che la pensione di vecchiaia sia utopia, è assurdo, solo i paesi più arretrati vivono queste ingiustizie, anzi oggi in Italia c’è più arretratezza di alcune parti dell’Africa, dove molti intellettuali che prima avevano lasciato le loro case adesso stanno ritornando portando innovazioni e lavoro indeterminato. Vai in africa? Ci sto pensando. A parte gli scherzi, sarebbe stupido chiederti i disagi più fastidiosi? No, non lo è. Non sono i soldi! Con 800 euro a mese ti assicuro che non senti un disagio monetario, sono così pochi che questa differenza ti sfugge. Quello che è più fastidioso, come dici tu, è la dissociazione che ti porta a vivere in uno stato di confusione gratuita. Confusione gratuita? …un termine che ho coniato io, spero che mi daranno il nobel. Sì, in quest’epoca vivere nel rione, a Napoli ecc, ti crea una certa [in]definizione che ti fa confondere le idee. Ad esempio, vivo in una costante e crescente paura della morte, anzi a volte confondo la vita e la morte e spesso quando mi sveglio credo di essere vivo nel sogno oppure morto nella realtà. Cosa? In verità (spero che questa sia la verità), vivendo la mia vita in modo precario, non riesco più a vivere una vita stabile. Ho paura che mi possa venire qualche malattia, ho paura che possa morire una persona cara, ho paura degli altri e forse anche di me stesso. La precarietà lavorativa mi fa vivere anche la precarietà percettiva, uditiva, sensoriale, tattile… ecco la confusione gratuita detta anche dissociazione.

Stai dicendo che il mondo del lavoro è la stabilità economica sono fondamentali per la vita? Oggi non è più l’essere umano che determina il lavoro ma è l’economia che definisce la vita. Da molti anni l’economico ha invaso tutti i campi del sociale e questo ci ha fatto perdere cognizione di causa, come in effetti l’ho persa anche io. Oggi tutto mi sembra precario. I rapporti sentimentali sono un disastro (non tutti per fortuna), in ufficio non ne parliamo, in famiglia c’è sempre qualcuno ammalato di tumore o con qualche malattia rara. Le notizie brutte si susseguono ai telegiornali, Gomorra, Napoli muore sotto l’incubo dei rifiuti tossici, diossina, cibo infetto… poi è sempre colpa dell’altro, dello straniero, dello sconosciuto. Non sono proprio così stupido basta aver letto qualche libro di storia per capire che la gente ha sempre massacrato altra gente, ma oggi la differenza la fanno i media reificando il mondo circostante. Quindi questo porta ad una rassegnazione? Peggio, porta al silenzio. Tutto è liquidato in poco e niente, avevi ragione quando parlavi di far tacere i napoletani grazie alle vittorie della squadra del Napoli. Oggi tutto questo è disarmante. Qualsiasi cosa passi attraverso lo schermo come povertà, disagio, malattia, denunce è devitalizzato in partenza per accelerare il dimenticatoio. La peggiore malattia di quest’epoca è la libertà democratica, quella tutta all’italiana: “parla pure, sfogati, denuncia, fai in modo che gli altri si indignano alle tue parole, tanto chi ti guarda non ti sta ascoltando”. Insomma, una definizione Brechtiana, quando tutti saranno deportati grazie anche alla mia complicità non ci sarà più nessuno che potrà aiutarmi… Giusto! Secondo te di chi è la colpa? La colpa è dell’ottusità; è di chi inventa rimanendo in trappola delle sue stesse invenzioni; ma in realtà credo che la colpa più grande sia di chi definisce le situazioni e le circostanze. Ad esempio le frasi come povera gente oppure malfamato, morti di fame ecc, se avessero un’accezione differente rispetto a quelli che credono (sbagliando) nel termine negativo, sarebbero frasi capaci di capovolgere le situazioni di povertà estrema, di mal nutrimento, di guerra e di ingiustizia. Grazie.[+Blogger]

comunicare?

Gli "internettiani" vengono accusati di perdere tempo, di comunicare con gli invisibili come ectoplasmi, di parlare con chi non c’è e non po’ rispondere direttamente. Alieni che da soli ridono, sghignazzano, si illudono ma che in realtà sono inetti, perdenti, nullafacenti…

Il Post di cui sotto parla dell’iniziativa dei cittadini del rione Sanità di conversare, scrivere, comunicare, far vedere e farsi vedere tramite facebook. L’argomento è diventato piuttosto complesso visto i numerosi studi su internet e le moltissime tesi a riguardo. Sociologi ed antropologi parlano di una nuova fenomenologia ascritta ai rapporti “liquidi”. Si parla di nuovo esibizionismo, di perdita di tempo e spreco per la complessità celebrale e di invecchiamento precoce stando seduto tutto il giorno davanti ad un computer. C’è chi in vece loda questo tipo di comunicazione semplice, diretta e soprattutto che informa pluralmente… visti i tempi che corrono. Questa la tesi della redazione. Attualmente c’è la possibilità di conoscere molto più velocemente le cose, ossia quello che succede nel mondo. Il blog del rione fa conoscere il quartiere più velocemente e con poco spreco di risorse ed energia.
Lo stare insieme è prerogativa dell’uomo, dell’essere umano che si accoppia e si riproduce. Il successo di internet non è solo dovuto al fatto che tutti possono dire, possono fare, possono pubblicare e farsi vedere, d’altronde quando è nata l’area web le argomentazioni erano che, proprio grazie al computer, ci si poteva celare, nascondere vivendo una, dieci, cento, mille vite. Oggi qualcosa è cambiato: c’è un “grande fratello” che oltrepassa la tesi orwelliana e quella dei media, minacciando quest’ultimi e tenendoli, per certi aspetti, sotto controllo. Il voler comunicare e farsi sentire, è condizione basilare e di una naturale espressione dell’essere e del divenire. Non è la condizione di apparire, o per lo meno non quella principale, che ci introduce nel mondo degli altri, del sapere anche le piccole cose. La diceria, a Napoli volgarmente si dice n’ciuci, è condizione naturale che spinge gli esseri all’unione, alla solidarietà, qualcuno potrebbe dire al socialismo…
In un mondo sempre più diviso tra l’individualismo e la costrizione, l’evasione che trasforma i rapporti materiali in rapporti liquidi è un modo per ritornare alla solidarietà, intessendo relazioni reciproche e di aiuto. È straordinario: andate su qualche blog o forum e chiedete aiuto per qualsiasi cosa. Saranno centinaia le persone che cercheranno di risolvervi il problema. Ed è proprio partendo da quest’esempio che la nostra tesi prende corpo e si consolida.
Attualmente si possono combattere le ingiustizia medianiche. Attenzione non dobbiamo diventare “comunicazione di nicchia” altrimenti rischiamo di leggerci soltanto e di tesserci le lodi di un qualcosa che non supererà il nostro naso. La nostra deve essere una partecipazione attiva e costante avendo la capacità di smuovere nel momento opportuno le coscienze e le alternative. Non aspettiamo che siano gli altri a denunciare. Oggi i potenti hanno paura di internet, dei blogger, di chi ha intenzione di comunicare con le masse senza essere criptato, ecco perché vogliono regolamentare quest’area. Ricordiamo che solo la Cina e qualche altro piccolo staterello dell’universo, se non mi sbaglio Marte e Uranio, impediscono di dialogare liberamente obbligando gli internauti ad accettare condizioni illiberali e anacronistiche. [+Blogger]

i soldi scec


Da Napoli nel maggio 2007 è nato un progetto che si sta allargando in tutta Italia. E’ una moneta complementare. Si chiama SCEC: http://www.progettoscec.com/. È una moneta complementare; non è alternativa. Si spendono insieme agli €uro in percentuale; come se fosse uno sconto.Se ad esempio un maglione costa 20 soldi-€uro e il commerciante accetta anche i soldi-SCEC per esempio al 10 % incasserà 18 soldi-€uro e 2 soldi-SCEC.Normalmente quando viene fatto uno sconto, i soldi dello sconto sono soldi persi; se invece si incassa un pezzo di carta con sopra scritto: “vale x €uro” e poi questo pezzo di carta può essere speso da altri commercianti, artigiani o professionisti allora di fatto gli sconti in SCEC diventano degli incassi in Soldi-SCEC.Lo SCEC è partito da Napoli e si sta espandendo in Italia, Firenze, Lucca, Terni, Crotone, Roma, e da pochissimo anche in Veneto e Friuli: http://www.arcipelagoscec.org/.È partito da Napoli ma ci sono pezzi di Napoli che sono indietro. Allora se l'idea è bona lo sforzo deve essere fatto per includere tutta la città.
Viviamo un paradosso inaccettabile: abbiamo tantissimo lavoro da fare e da dare, e tantissimi disoccupati, anche organizzati, ma di fatto sono disorganizzati perché sono solo strumentalizzati dalla politica per qualche voto al momento giusto. Il lavoro e il lavoratore non si incontrano perché “non ci sono i soldi”. Per la precisione non ci sono soldi-€uro, perché si possono usare i soldi SCEC per aumentare il potere d'acquisto degli €uro. Usare lo SCEC è un patto di solidarietà tra commercianti e consumatori; è un accordo di accettare e spendere gli SCEC insieme agli €uro (in percentuale)
L'associazione Masaniello (salita Tarsia 134 - 0810785337) ha creato gli SCEC. È tutto gratuito. L'unico prezzo è il proprio aiuto a dare valore agli SCEC, per non farci rubare la nostra economia da supermercati, assessori comunali doppiogiochisti e saccheggiatori vari.I centri commerciali devo essere le città i centri storici non colate di cemento sugli assi di supporto stradali. [dr. Luca Vannetiello]

facebook e sanità

Raccontare il rione sanità, la sua gente e le sue idee su Facebook è divertente e soprattutto stuzzica l’attenzione di chi per anni è rimasto nell’anonimato. Oggi rendere pubbliche le proprie iniziative è abbastanza facile, speriamo che la legge Levi/Veltroni non passi. Attualmente avere un blog rappresenta la massima espressione di libertà, di scrittura e di idee che si intersecano, si confrontano, discutono tutto senza intromissioni o pressioni altrui. Grazie all’apporto di Mario Lapice, cittadino del quartiere, è nata su facebook la rubrica “Amici di Padre Giuseppe Rassello” che nel giro di una settimana ha raccolto più di 200 iscritti e che viaggia alla media di 6 o 7 nuovi utenti al giorno. Tutti all’interno si scambiano opinioni sul rione e su quello che un tempo Giuseppe Rassello ha rappresentato per il quartiere. Ma le rubriche si allargano a dismisura... Al più presto la prima ed unica webtv del quartiere che rappresenterà l’informazione e non più la notizia, con la possibilità di live e filmati inediti sul blog.

napoli soccer

È orami una squadra affermata, dalla serie C alla B e, attualmente, ai primi posti nella classifica della serie A. Il Napoli Soccer sta facendo sognare di nuovo i napoletani, oggi tutti tribolano quando la squadra vince, c’è fermento nelle strade e, naturalmente, anche nel rione Sanità. Sarà un vecchio concetto rispolverato, ma le cose messe a tacere attraverso i “vezzeggiamenti” è una formula che si ripropone continuamente nel tempo. Tifiamo tutti la squadra del cuore, quella che ci fa sognare ad occhi aperti e ci fa urlare contro gli “sporchi nordisti”. Il malessere svanisce attraverso le urla incessanti di una traversa presa a porta vuota o un rigore sbagliato - “peccato il Napoli non meritava di perdere contro il Milan…” poi tutto tace! E’ quel silenzio che aspettano gli italiani imbroglioni, che fanno i conti e si paragonano ad un vecchio commerciante, ad un operaio licenziato o ad una buona massaia. Un paragone interminabile e obsoleto che trova sempre chi lo schernisce amandolo. Forza Lavezzi, ammiriamo sempre di più una città che muore lentamente e che lentamente viene lusingata. La colpa sembra essere di chi non ha la forza di protestare, di sbraitare il suo diritto, le sue speranze, la sua storia. Ignoranti i napoletani che si fanno soggiogare vilmente. Un paragone che però sembra non reggere più chi lo sostiene. Quante volte abbiano sentito: “gli africani muoiono di fame ma continuano a far figli”, moralismo bieco di chi non ha l’intelligenza di capire che chi non ha avuto il diritto di essere felice, di essere uomo, di essere persona, allora questo diritto se lo prende in qualsiasi modo. E’ facile accusare l’altro di essere deviato senza rendersi conto che la devianza è unilaterale e relazionale. Oggi la felicità di uno che compra il biglietto della partita è paragonato a quella di un africano che ha voglia stare bene lasciando tracce indelebili. Poi entrambi zittiscono l’uno con il sorriso e raccontando le magie di Hamsik, l’atro con il torpore che l’orgasmo provoca dopo aver fatto sesso. Congolesi e Napoletani: fratelli di ignoranza e di arretratezza.
Il rione sanità potrebbe essere uno dei luoghi più ricchi del mondo come buona parte dell’Africa. Gli ipogei di via Cristallini, il Cimitero delle Fontanelle, le cavità greco/romane… le miniere africane… la ricchezza del sottosuolo è univoca. Secoli di storia e di arte sono passati e vivono attualmente in questo rione lasciando tracce indelebile, anche se l’amministrazione sembra non accorgersi tirando le fila per altre raccomandazioni. Il premio Napoli ha scelto la location Sanità per i suoi intellettuali, noi dovevamo sputarci sopra e cacciarli via perché pur sapendo, quest’ultimi, non hanno la forza di commentare né agire. La rabbia è assuefatta dalla bandiera bianca azzurra, un calcio al pallone ed un urlo inverosimile che eietta veleno da uno stomaco marcio. Forza Napoli, continua a zittirci tutti con le tue magie, proiettaci tra il dormiveglia e la finzione, dacci la forza di volare cantando un inno catastrofico. La volontà di riportare questa squadra in serie C è la stretta conseguenza di rivedere il disagio, la precarietà, l’inconsistenza e il marciume. Un Napoli forte ci riscatta da ogni paura e da ogni delusione. Si muore di tumore anche se ci ricordiamo che solo la nostra squadra sa pigliat ‘a Maradona. [+Blogger]

il comune nega lo sconto

La "Romeo-gestioni" fa aspettare un anno gli inquilini, dando loro una risposta in contrasto con le vigenti leggi - Mentre i mutui lievitano e il Comune viola le leggi, che fine faranno gl'inquilini in più disagiate condizioni economiche e non in grado di acquistare l'alloggio? Sì, questo è lo sfogo degli inquilini del rione Sanità contro il comportamento scorretto e indignitoso del Comune di Napoli, proprietario degli immobili - gestiti dalla Romeo immobiliare - siti in via San Gennaro dei Poveri nel rione della Sanità. Tutto è iniziato un anno fa, in vista della vendita degli appartamenti a famiglie (prezzi stratosferici, cioè di mercato) a reddito medio-basso. La maggioranza di noi inquilini (accettando l'offerta della "Romeo") dà il proprio 5% - come acconto - per poter acquistare l'appartamento così come previsto dalla legge con uno sconto del 30% sul prezzo (di mercato) ed un ulteriore (eventuale) 15% nel caso in cui almeno il 51% di noi avesse aderito all'offerta. Nel dicembre del 2007, il 51% degli inquilini dinanzi al notaio dott. Di Transo forma il famoso "collettivo", cioè il 51%. Ma, nel mese di marzo del 2008, comincia il nostro calvario: con una raccomandata ci comunicano di aver "perso" il collettivo per il ritiro di una famiglia. Noi non ci arrendiamo, ci documentiamo per verificare se fosse possibile rettificare un decreto, facendo subentrare una nuova famiglia. Dopo che ci fu risposto affermativamente, facemmo subito domanda integrando al "collettivo" un nuovo acquirente. Il primo incontro fu fatto alla "Gestione Romeo" con il Dott. Cioccolanti, che ci accettò di buon grado dicendoci di preparare delle istanze: alla Gestione Romeo, all'Ing. Marotta (Comune di Napoli), all'assessore comunale Di Mezza e al dirigente comunale Annunziata. Ancora non convinto della validità giuridica della nostra istanza, il Comune di Napoli ci fa sapere attraverso un tramite (non ci è stato mai permesso di trattare direttamente con loro) e cioè dal Consigliere comunale Ciro Varriale, che dobbiamo formulare anche un'altra istanza al presidente del S.U.N.I.A. avv. Antonio Giordano in quanto il nostro episodio avrebbe creato un precedente che avrebbe dato la stessa possibilità anche ad assistiti dal S.U.N.I.A., rimasti fuori dall'acquisto. Nel mese di giugno ci avvertono di un possibile accordo. Tuttavia in realtà la "Romeo" si fa viva solo a metà ottobre - due settimane fa - ma per annunciarci che avrebbe venduto (per conto del Comune di Napoli) ai singoli inquilini senza concedere lo sconto del 15% previsto dalla legge !Dopo un anno, ci ritroviamo più disastrati di prima: i mutui sono lievitati, il "collettivo" è andato perso e la fiducia che tutti noi avevamo posto verso il Comune di Napoli è crollata. Ora noi ci chiediamo: è possibile tutto questo? Questo è il modo civile che ha ritenuto opportuno il Comune di Napoli nel trattare con le fasce più deboli? Ed infine, dove andrà a finire tutta quella gente che non potrà permettersi il lusso di poter acquistare la casa?Concludiamo dicendo "Grazie" per il modo scaltro di averci preso in giro. [Gli inquilini del Comune di Napoli, via San Vincenzo - rione 'Sanità - Rete Sanità Napoli]

no felix

Nel cuore del Rione Sanità ha iniziato a funzionare il supermercato Super-O’, che rimpiazza un cinema-teatro, il “Felix”. Questo quartiere, già in gravi difficoltà economiche, non aveva bisogno di un supermercato, ma di un asilo-nido, di un centro culturale… E il supermercato apre, nonostante due anni di lotte da parte dei commercianti, cittadini e associazioni coordinate dalla Rete del Rione Sanità. E’ un segnale molto brutto questo da parte dei nostri amministratori, la cui politica è ormai dettata dai potentati economico-finanziari. Questo supermercato ipoteca il futuro di oltre duecento piccoli commercianti del quartiere Sanità , una zona economicamente debole, con una popolazione di 67.000 abitanti in 5 km2, senza un asilo-nido, senza una scuola media ,senza un centro sportivo e culturale. In tale contesto un supermercato è un peccato sociale. Sono scelte politiche come queste che portano alla nascita delle due Napoli: il Vomero e la Sanità, Posillipo e Scampia. Scelte che comportano disoccupazione e potenziamento della camorra. E’ rabbia quella che sento davanti a scelte scellerate come questa , ma sento anche un senso profondo di impotenza, proprio perché per due anni abbiamo tentato tutte le strade per bloccare la costruzione del supermercato. Abbiamo usato tutte le strategie nonviolente a nostra disposizione: boicottaggi, petizioni popolari , sit-in, blocco dei lavori, referendum… Abbiamo persino bloccato il traffico cittadino sul ponte della Sanità! Nulla da fare. Abbiamo parlato con le autorità competenti a livello comunale, provinciale e regionale. Nessuna risposta. Non ho mai visto una classe politica così assente !Ho avuto la netta sensazione di arrampicarmi sugli specchi.
Unico interlocutore politico è stato l’assessore regionale Corrado Gabriele, che si è reso disponibile a comperare l’ex cinema Felix, in nome della regione con i soldi della UE. Abbiamo propiziato un incontro ufficiale fra l’assessore e il proprietario dell’ex-cinema Felix, Antonio Cristiano , che ha accettato di venderlo. Purtroppo da parte di Corrado Gabriele non sono seguiti i fatti e il proprietario ha continuato i lavori per trasformare il “Felix” in Supermercato. Tutti i nostri sforzi sono stati inutili. Ci sentiamo tutti traditi dalle autorità competenti, in particolare dagli assessori comunali competenti e da Corrado Gabriele. E, beffa delle beffe, il 18 settembre, giorno dell’inaugurazione del supermercato,il consiglio regionale deliberava l’acquisto del “Felix”! Ancora più raccapricciante è che i soldi della UE ci sono. Anzi ho saputo, da fonti attendibili, che il 50% dei Fondi UE ( fondi destinati alla regione Campania), saranno restituiti a fine anno a Bruxelles, perché non utilizzati!! Tutto questo è uno scandalo enorme che rivela una classe politica che favorisce i ricchi a spese delle classi più deboli. Nel nostro caso, saranno i piccoli commercianti del Rione Sanità che pagheranno la bolletta per l’apertura del supermercato. Seguendo questa politica l’Italia è arrivata ad avere, secondo il rapporto Caritas, sette milioni e mezzo di cittadini con un reddito di 500-600 euro al mese occupando il quinto posto mondiale per disparità di redditi (dati OCSE). E questo grazie a scelte come questa del supermercato alla Sanità ,frutto di una classe politica funzionale ai potentati economico-finanziari. Non è così che Napoli rinascerà! [alex zanotelli]

trailer "i moti spontanei"


Napoli ospita il 1° Festival dei Diritti Umani.

In collaborazione con il festival di Buenos Aires,

il giorno 15/11/2008, la Rete Sanità

PRESENTA

I MOTI SPONTANEI



Con la partecipazione straordinaria di Alex Zanotelli, il film racconta i mille volti “invisibili” della gente del rione Sanità. Storie di uomini e di donne che si organizzano ridando vita alla loro dignità; storie di movimenti “immateriali” che insorgono nella quotidianità, storie di gruppi e di singoli, di teatro e di malattia. Il film racconta dal di “dentro” il vissuto di un quartiere popolare che opera nell’ambiente urbano, occupa le piazze e lavora nell’indifferenza.

Per tutte le informazioni sul 1° festival dei diritti umani:

http://www.cinemaediritti.org/

Piazzetta san Vincenzo (cavone alla Sanità) ex Chiesa di Padre Ciccone
ore 17.00 - Ingresso Gratuito


l'altra sanità

Cos'è che accomuna, in questo determinato periodo, giornalisti e grandi network? Sicuramente un unico denominatore: la notizia. Una grande quantità di notizie, tutte uguali, forniscono la maggior parte dei tabloid, impoverendo ancora di più quel che resta dell'informazione. In realtà si può parlare di "notizia non informata" ossia notizie in serie, "sfornate" per accomunare la stessa produzione attraverso la quantità e non la qualità. In una sola parola si può definire questo stato di cose, che dura ormai da più di 10 anni: disinformazione. Certo parlare del rione Sanità e della Camorra è allettante, così come può essere altrettanto non-allettante informare che nel quartiere esiste una rete di persone che da molto tempo si battono contro i soprusi, le negligenze e gli abusi di potere. E' una non-notizia il fatto che un comitato (Comitato Penninata) grida il suo impegno per aiutare i vecchietti a salire una rampa di scale non a norma, oppure denuncia un parcheggio abusivo o l'attacchinaggio selvaggio. E' una non-notizia che per anni alcune associazioni del rione (Adler), si sono battute per la riapertura dell'ossario delle Fontanelle o per aiutare i bambini di strada a vincere la cappa dell'ignoranza. E' una non-notizia il fatto che "Crescere Insieme" ha aiutato centinaia e centinaia di ragazzi ad uscire dalla tossicodipendenza. "Sott 'o Ponte", invece, è una compagnia teatrale nata nel 1993 che accorpa decine di ragazzi e ragazze che intendono fare teatro da professionisti, lavora nel rione e prepara almeno10 spettacoli l'anno. C'è poi la Rete Sanità, fondata nel 2003 da padre Alex Zanotelli, che ha messo insieme diverse anime non-profit che si battono contro la privatizzazione dell'acqua pubblica, per una Sanità più pulita ed ecologica, stampano migliaia di volantini per risvegliare la coscienza dei cittadini contro l'abuso e il sopruso. Moltissima gente del rione, commercianti, disoccupati, precari, ambulanti, medici ed avvocati partecipano alla vita pubblica mediante riunioni della stessa Rete. E' una non-notizia che alla Via san Gennaro dei Poveri è nato il primo moto spontaneo di Napoli, dopo Masaniello, con la riapertura pacifica del parco omonimo , ripulito e frequentato ora da moltissimi bambini e adulti. E, ancora, a chi può interessare il fatto che una famiglia con 4 figli, di cui 2 diversamente abili (sordomuti), che abitano in un basso di circa 20mq denuncia con forza l'abbandono in cui versa lo stato di assistenza e senza l'aiuto di nessuno fa iscrivere i 2 figli ad una scuola del nord Italia riuscendo nell'intento di farli diplomare con ottimi voti e dargli una vita più dignitosa e meno sofferente?!. Ci sono altre realtà che non abbiamo citato, come i comitati di zona non politicizzati formati da massaie e da operai (il parco degli aranci, alla via Cinesi aperto da poco, è gestito unicamente dalla gente del rione), che pur parlando a bassa voce indicano problemi e soluzioni che se trasformate in promesse fattive potrebbero riempire interi programmi politici e far emergere quello che di buono il rione mostra. Ma tutto questo è una non-notizia.I giornalisti pensano al tragico, al colpo grosso, attraverso le notizie terribili e catastrofiche. Il fascino di una pistola scaricata su di un corpo inerme fa notizia; le bombe esplose che squarciano i corpi di donne e bambini fa notizia; la gente della sanità che ha paura di denunciare i camorristi fa notizia, e indigna i benpensanti. Crediamo che non bisogna chiedere ai ragazzi che vivono in un quartiere a rischio: "conosci qualche camorrista? Sai dove spacciano la droga? Hai mai pagato il pizzo? Domande del genere sono faziose è incutono in quelli che ascoltano paura e umiliazione. Crediamo che la paura non sia quella di pensare ma quella di subire, subire per cause sconosciute o di forza maggiore. Allora, anche se, come diceva qualcuno che ha lasciato un commento, siamo tutti Saviano, è pur vero che lo spettro di questo scrittore coraggioso si sta rivelando un boomerang per chi intende la giustizia e l'onestà. Oggi i media parlano di Saviano "valoroso" ma in costante pericolo di morte, questo lato non ha precedenti per chi "intende questa paura" e, peggio ancora, per chi vive in luoghi cosiddetti pericolosi: questo tipo di notizia va abbattuta nella sua radice. Lo stare dentro alle cose e viverle e concepirle non è da giornalista. Se continuiamo a non informare la quantità eccessiva di notizie, tutte eguali e tutte stereotipate, continuerà a farci subire e a non farci riflettere correttamente. Non che gli esseri umani non hanno la facoltà di astrarre, ma il potere dell'informazione se "scrostata" del suo vero intento apre voragini inaccessibili creando dubbi su dubbi e la massima, "ma in fondo un filo di verità deve pur esserci", ridefinisce quello che per anni gli antropologi hanno precisato con il termine "profezia che si autoadempie". [+Blogger]

sanità e spazzatura

Ieri nella riunione della commissione impianti del forum regionale sui rifiuti vi è stata l’audizione del vicepresidente del Consorzio CONA , cioè del consorzio nazionale che si occupa del riciclaggio del secco (carta, plastica, alluminio, ferro, legno, etc.); nell’audizione la persona in questione ha testualmente detto - “non ho mai visto una organizzazione peggiore per la raccolta differenziata di quella attuata nella Sanità” - ci ha anche mostrato copia del volantino di promozione distribuito dall’ASIA dicendo “- peggio non si poteva fare”.
SCENDENDO POI NEI PARTICOLARI, ha tenuto a sottolineare che i contenitori dedicati alla differenziata non sono ben identificabili, non sono in numero sufficiente, non prevedono la raccolta dell’umido e della carta, in una piazza che è dedicata quotidianamente a mercato (VERGINI).
Pare che l’affare lo abbia fatto la ditta ORAM, fornitrice dei contenitori, che sembra possa fare risalire la sua proprietà all’ex vice commissario ai rifiuti Ciro Turiello, già amministratore ASIA.
Ma anche l’ASIA ha i suoi vantaggi (questo lo dico io!), visto che gestirà con la società “colonizzatrice” A2A l’inceneritore di Acerra al quale non farà mancare combustibile.
In pratica quello che noi, come cittadini, andiamo da tempo dicendo è stato confermato da uno esperto, la differenziata non la si vuol fare, soprattutto nei quartieri popolari di Napoli.
Non è vero che mancano i soldi e/o i mezzi, infatti il CONAI mette a disposizione sia gli uni che gli altri, solo a patto che i progetti siano condivisi, ma soprattutto seri.
Bisogna che questa denuncia sia conosciuta da tutti, ma soprattutto vediamo di organizzare noi un piano autonomo con l’aiuto del CONAI, contro l’ASIA e contro Bertolaso (ed il suo compagno di merende Giannini). Se prendiamo, come cittadini, noi in mano la faccenda certamente potremo risolvere forse i nostri problemi. - Sergio de Stasio
P.S. La raccolta differenziata si dice che è stata estesa alla Sanità, con ciò noi intendiamo un intero quartiere storico, l’ASIA intende solo la strada principale, appunto via Sanità, ma fa credere a tutti che ha investito un intiero quartiere. [mail arriavta in redazione il giorno 15/10/'08]

l'altro spazio

Qualcuno sul blog ci ha invitati a scrivere di camorra. Naturalmente ci chiediamo, e chiediamo a chi ci ha fatto questa osservazione: forse dobbiamo scrivere di camorra perché siamo del/nel rione Sanità? Ma, a parte le polemiche che lasciano il tempo che trovano, saremo pressoché banali se incominciassimo quest’articolo dicendo che la camorra è un sistema che coinvolge politici, imprenditori, operai e nullafacenti. In questo caso avremmo fatto la scoperta dell’acqua calda. Una differenza che terremmo a sottolineare è quella spaziale. Spiegando meglio questa differenza, essa è nella sostanza quel piano intermedio che intercorre tra l’alta camorra (come parte delle Istituzioni o gli intellettualoidi) e la bassa manovalanza, cioè parti del popolo. Quello che vorremmo mettere in risalto sono proprio tutti quelli che appartengono allo stato intermedio, uno stadio che non si conosce ancora bene e che, secondo il nostro parere, è quello che riesce a distruggersi e rinascere contemporaneamente. È una specie di economia impazzita che inventa qualcosa che nell’immediato già è obsoleto. Quelli che hanno la peggio sono i “poveri di turno, quello che noi definiamo operai della camorra: per essere più precisi, e non vorremmo sbagliare, in passato 13 morti in 26 mesi solo nel nostro quartiere. Precisiamo ulteriormente che quando ci riferiamo alle Istituzioni o al popolo, naturalmente, è sottointeso che non intendiamo dire che tutti gli Italiani sono camorristi o mafiosi, anzi è esattamente il contrario. Se in parte riconosciamo un legame debole, ossia nel definire lo stato alto e basso della camorra, abbiamo già scoperto che una parte molto ristretta di persone “giocano” o con i camorristi o a fare i camorristi. Quello che maggiormente ci preoccupa è, lo ribadiamo, quel vuoto che permette a molti uomini di depositare denaro sporco su banche inaccessibili, quelli che truffano lecitamente, oppure i professionisti del raggiro, in una definizione, tutti quelli che riescono in un modo o nell’altro a farla franca.
A nostro parere nelle Istituzioni locali crediamo ci siano abbastanza persone oneste che, ad un certo punto, vengono irretiti in questa traccia indelebile di favoritismi e clientelismi, a volte demotivati e mortificati nella loro professionalità. Basti pensare allo scandalo delle emittenti private per avere un esempio calzante. Le nostre osservazioni sono contro quelli che imbrogliano regolarmente, quelli che, pur essendo condannati sporgono denuncia per diffamazione, quelli che minacciano azioni legali per offesa alla buona fede, quelli che si sentono, o dicono di sentirsi, perseguitati senza mai essere andati in galera. In realtà ci assillano tutti quei camorristi indefiniti, quelli che non si espongono, gente che guadagna milioni di euro facendosi prestare un nome e/o corrompendo con la forza del denaro e della persuasione. Non difendiamo l’alta camorra o la bassa manovalanza: essa è condannabile comunque perché oltre a far del male a gli altri fa male a se stessa e a tutti quelli che intorno la seguono. Quando si arrestano i capi mafiosi il problema non è farli pentire per poi arrestare esponenti e malavitosi (essa deve essere la norma), la questione invece è riuscire a controllare quello spazio, di cu sopra, che giace nell’ombra tra un eletto di turno e un venditore fallito, tra un professionista oratore e un nullafacente, tra un manager corrotto e un lavoratore stanco.
Questi esempi sono estremi e sintetici, per questione di spazio non possiamo farne altri, ma ci aiutano a comprendere che la sottrazione degli spazi, la sperequazione economica, l’indifferenza istituzionale, la mancanza di sensibilità pubblica ecc, ecc, sono i punti che nell’immediato andrebbero analizzati e studiati più a fondo. Nel rione Sanità, circa 70mila anime su cinque chilometri quadrati, manca una scuola media inferiore, un ufficio postale, un asilo nido, (e per creare un po’ di lusso), una biblioteca, un cinema, un teatro… in un quartiere dove si contano numerose bellezze storiche e artistiche la sottrazione degli spazi pubblici (che riteniamo di centrale importanza) è l’elemento fondante che evidenza la debolezza culturale riducendo l’immagine fattiva a mera sostanza oziosa. [+Blogger, Mauro ‘o Romano]

viaggiare: massima espressione

Viaggiare è liberta!, l’hanno scritto poeti, romanzieri, uomini di cultura e grandi pensatori. E’ bellissimo poter visitare un luogo, capirne le caratteristiche, “toccarne” con mano le abitudini e scoprire nuove culture e tradizioni. In realtà la felicità di viaggiare si manifesta soprattutto nel momento in cui, per la prima volta, un luogo ci appare così com’è; per molti italiani, e non solo, vedere le meraviglie dell’India e della Tailandia oppure quelle del Messico, della Colombia, del Brasile ecc, è qualcosa di straordinario che va fatto e consigliato come massima esperienza formativa; non solo viaggiare forma l’essere umano nella sua maturità ma gli dà anche la possibilità di allargare i propri orizzonti culturali. Tutto questo è vero!?, come è vero che migliaia di ettari di terreni, di spiagge, di case e vegetazione vengono puntualmente abbattute per lasciare posto a villaggi di cemento armato con acqua artificiale e megasuper centri di benessere. Qualche esempio ci potrà schiarire la memoria.
Cartagena, una delle città più turistiche del mondo, in Colombia, vive una situazione di povertà estrema e dietro le abitazioni di 3000 euro al mq. si nasconde un turismo sessuale che coinvolge bambine e bambini senza distinzione d’età (anche se quest’ultima affermazione, naturalmente, non giustifica l’atto). Sono soprattutto spagnoli e italiani che chiedono di avere rapporti sessuali con bambine vergini di appena 12 e 13 anni… quando non sono più piccole.
Una parte della Cambogia è stata, e continua ad essere, svenduta. L’arcipelago è nelle mani di grossi magnati della finanza. E così interi villaggi di pescatori autoctoni, come koh Tonsay, koh Puos, koh Tao, vengono forzatamente distrutti e rasi al suolo per lasciar posto ai centri turistici. Si butta volontariamente fuori gente che vive nei luoghi per costruire residence per turisti russi, tedeschi, francesi…
Nella Repubblica Domenicana, dove si va per fare una buona vacanza e per rilassarsi dopo un anno di lavoro, migliaia di haitiani sono costretti a lavorare in condizioni disumane. Fanno i muratori, gli imbianchini e manovali sottopagati: una camera, costruita da questi nuovi schiavi, può costare anche 10.000 euro a notte. Intere spiagge, barriere coralline, vegetazione naturale espropriate per costruirci “scenari sottomari”, lussuosi bungalow con vasche idromassaggi con tanto di letto a baldacchino e “steward” di turno.
Oggi il sud America è ambito da tutti i tour operator del mondo, nei volti di chi visita questi luoghi, l’immagine rimane impressa per le bellezze naturali che si possono notare: in Messico, in Guatemala, in Cile, nel Nicaragua, in Argentina, in Colombia. Ognuno di questi paesi ha sofferto e visto morire milioni di donne, uomini e bambini. Espropri di massa con impiccagioni, stermini, violenze gratuite e torture collettive.
Ancora in Brasile i bambini per strada vengono assassinati dalla polizia solo perchè vivono inalando colla e chiedendo la carità. Anche quest’ultima Nazione sta per svendere le proprie coste: nasceranno alberghi a 5 stelle. Tutto questo non è ancora finito visto che i continui soprusi da parte di multinazionali e padroni di turno continua indisturbato in nome di una economia che sta impazzendo nella sua assurdità.
Un ultimo esempio particolare e allo stesso tempo tragico. I Mapuce, nel sud dell’Argentina, vengono continuamente espropriate delle loro case e dei loro terreni. Un’antica popolazione di circa 100 abitanti: per di più donne e uomini anziani, gente pacifica che intende l’economia come equilibrio verso la natura e non come sfruttamento indiscriminato. I Mapuce, per di più anziani e bambini, stanno combattendo contro la United Colors of Benetton che da anni cerca di trasformare le loro case in un centro di accoglienza per i sceicchi turno.
Nel rione Sanità stano cercando di fare la stessa cosa, in situazioni differenti naturalmente, con l’appropriazione indiscriminata del Cimitero delle Fontanelle. [+Blogger]

...almeno proviamoci


Il problema del supermercato ex-felix, quello del Cimitero delle Fontanelle, del traffico e della camorra… questo non toglie niente al fatto che per l’ennesima volta la gente dei quartieri “ghetti” parlano, protestano, si lamentano ma nessuno in realtà li ascolta seriamente. Questo del Superò, come del resto per tutte le altre questioni, è ancora più grave perché qualcuno (gli Assessori Comunali) ha fatto finta di sentire e di prendere in considerazione la questione. Attualmente non ascoltare è sinonimo di inettitudine puerile che trasforma ogni incompetenza in genialità. C’è una certa sottomissione nel pensare l’altro come singolo che compone una comunità e la rende visibile. Oggi è visibile solo chi sta in televisione o chi è riconosciuto pubblicamente: in effetti, chi parla pubblicamente o in tv è ascoltato comunque da centinaia, migliaia, milioni di persone; questo può significare che la quantità di persone che guardano il teleschermo giustificano impropriamente (in tutto o in parte) i concetti espressi; questi concetti quasi automaticamente poi vengono legittimati. Naturalmente, e per fortuna non è sempre così, sappiamo quanta influenza hanno i midia sulla nostra esistenza. Ritornando al discorso di prima, è questa forma di legittimità che va rivista e combattuta. Non va abbattuta la legittimità di chi protesta ad alta voce, fa rumore, si altera per ribadire un malessere che minaccia la società, va abbattuto invece l’inettitudine, il qualunquismo, l’individualismo becero che alimenta la malavita e minaccia la società civile. Proviamo a fare un esempio: il calcio la domenica. Proviamo a fare una legge che proibisce di giocare a pallone… bene, credo che molti italiani soffrirebbero di un malessere invisibile. Ma la legittimità di guardare i proprio beniamini in tv o allo stadio nasce dal consenso generale che nell’”invisibilità” non riesce a comprendere che bisogna sentirsi allo stesso modo (una schifezza) anche per la legge che prevede il contratto a progetto, oppure per il fatto che l’affitto di una appartamento, nelle grandi città, è salito vertiginosamente. Questa forma di consenso al contrario è tipico di quest’epoca, finita quella materialistica, siamo passati al’epoca "mediatistica" fatta di consensi virtuali e irriflessivi. Internet è ancora per pochi eletti e i grandi network predispongono per il meglio/peggio le vendite pubblicitarie. Quindi, noi del rione Sanità, (ma non siamo i soli) siamo stati venduti, al pari di come si vende una pubblicità, al migliore offerente. Oggi il supermercato, domani i Cimitero delle Fontanelle, la Scuola Caracciolo, i palazzi del Sanfelice, il parco San Gennaro. Noi del quartiere Sanità dobbiamo essere la parte attiva, quelli che gli altri non si aspettano, e portare avanti l’idea di sradicare questa forma di legittimità, forma che per altro si manifesta attraverso una sottile costruzione sociale alimentando l’inettitudine e la passività visiva. Mi rendo conto che è arduo e difficile da attuare… almeno proviamoci! [+Blogger]

auguri

Auguri all’amministrazione comunale di Napoli che dopo continue prese in giro ha finalmente inaugurato il primo supermercato Felix della storia. Auguri agli assessori che si sono impegnati nella trattativa. Auguri a tutti i piccoli commercianti di via Arena e Sanità che tra poco vedranno diminuire del 50% il loro guadagno mensile. Auguri a chi si è impegnato nella “lotta” pur ricevendo un mucchio di bugie. Auguri al proprietario dell’ex-cinema Felix che impegnandosi nella trattativa ha continuato a parlare con le spalle voltate. Auguri a chi ha detto mezze frasi, mezze parole, auguri a chi non ha mai protestato, auguri a tutti quei commercianti che pur sapendo dell’ennesimo ipermercato non ha avuto la forza di scendere in piazza e protestare. Auguri a chi non ha saputo parlare e a chi, invece, le parole le ha buttate al vento. Auguri a tutti quelli che hanno pensato che al posto del supermercato sarebbe potuto nascere un centro sociale, oppure un teatro, un asilo nido, un centro per assistenza polifunzionale o una ludoteca.
Capisco che in tempi dove l’economico ha saturato e distrutto tutti i campi del sociale le scelte, in relazione a queste ultime strutture, non potevano essere diverse visto che l’ennesimo impianto supermoderno ha proiettato ancora una volta il quartiere in un futuro ricco di ancestrali superstizioni. (Aura Sacra Fames) +Blogger

bambini sulle Moto

Problema antico quello dei motorini e del parcheggio indiscriminato. Il rione Sanità soffre di un disagio paradossale, in quanto la volontà di far meno bene sopraggiunge sulla responsabilità e la consapevolezza. Per fortuna che non è da tutti commettere sciocchezze come questa: guidare una moto con la mano e tenere fermo con l’altra mano un bambino piccolo di circa un anno. Sono pochi nel rione quelli che lo fanno, ma quando vedo una cosa del genere il sangue raggiunge il cervello ad una velocità impressionante e vorrei avere la forza di gridare a quell’incapace che sta commettendo una grave assurdità. Le strade del rione non sono poi così sicure: buchi, avvallamenti, marciapiedi rotti ecc, ecc; in più centinai e centinaia di motorini, vespe, scooter, moto sfrecciano ad una velocità impressionante. E’ il pedone che dà la precedenza e non viceversa. In questo caos dove molti automobilisti parcheggiano in modo indiscriminato, qualcuno si permette il lusso di camminare sulla moto senza casco e per di più con un bambino davanti appoggiato sulla gamba; un bambino o una bambina di poco più di un anno, senza protezione né sostegno né appoggio. Ma è così difficile capire che su di una moto l’equilibri è precario?, soprattutto in queste particolari situazioni?
La domanda che poniamo a questi ottusi irresponsabili è questa: ma quando TU decidi di portare un/a bambino/a in giro per il quartiere sulla TUA bella moto o scooter che sia, se pur non vuoi tener presente che le strade sono scassate, il rione è molto trafficato, la velocità non è limitata, le auto non rispettano segnali o altro (perché non ci sono, oppure sono scompari con il tempo), non hai per niente capito che quest’atto è di una crudeltà inaudita? A quel/la bambino/a gli/le, oltre a metterlo/la seriamente in pericolo di morte, gli/le stai facendo respirare, infettandogli/le i polmoni, gas di scarico, benzina bruciata, idrocarburi volatili; gli/le stai alterando la sua pressione sanguigna, gli/le stai potenzialmente otturando le vie respiratorie, gli/le stai bruciando lo stomaco, gli occhi; gli/le stai distruggendo i timpani, infettando le ossa, infiammando il cervello. Non Ti hanno spigato che il pericolo sulla moto è costante?! La crudeltà non sarebbe così bonaria se TU avessi la capacità di capire che il bambino o la bambina è costantemente, ribadisco ancora, in pericolo di MORTE. STUPIDO, non portarlo/la più con te! [+Blogger]

appello sos acqua

Nel cuore di questa estate torrida e di questa terra calabra, lavorando con i giovani nelle cooperative del vescovo Brigantini (Locride) e dell’Arca di Noè (Cosenza ), mi giunge, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione dell’acqua. Infatti il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro G. Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica. Tutto questo con l’appoggio dell’opposizione, in particolare del Pd, nella persona del suo corrispettivo ministro-ombra Lanzillotta. (Una decisione che mi indigna ma non mi sorprende, vista la risposta dell’on. Veltroni alla lettera sull’acqua che gli avevo inviata durante le elezioni!). Così il governo Berlusconi, con l’assenso dell’opposizione, ha decretato che l’Italia è oggi tra i paesi per i quali l’acqua è una merce.
Dopo questi anni di lotta contro la privatizzazione dell’acqua con tanti amici, con comitati locali e regionali, con il Forum e il Contratto Mondiale dell’ acqua… queste notizie sono per me un pugno allo stomaco, che mi fa male. Questo è un tradimento da parte di tutti i partiti! Ancora più grave è il fatto, sottolineato dagli amici R. Lembo e R. Petrella, che il “Decreto modifica la natura stessa dello Stato e delle collettività territoriali. I Comuni, in particolare, non sono più dei soggetti pubblici territoriali responsabili dei beni comuni, ma diventano dei soggetti proprietari di beni competitivi in una logica di interessi privati, per cui il loro primo dovere è di garantire che i dividendi dell’impresa siano i più elevati nell’interesse delle finanze comunali”.
Ci stiamo facendo a pezzi anche la nostra costituzione! Concretamente cosa significa tutto questo? Ce lo rivelano le drammatiche notizie che ci pervengono da Aprilia (Latina) dimostrandoci quello che avviene quando l’acqua finisce in mano ai privati. Acqualatina (Veolia, la più grande multinazionale dell’acqua ha il 46,5 % di azioni), che gestisce l’acqua di Aprilia, ha deciso nel 2005 di aumentare le bollette del 300%! Oltre quattromila famiglie da quell’anno, si rifiutano di pagare le bollette ad Acqualatina, pagandole invece al Comune. Una lotta lunga e dura di resistenza quella degli amici di Aprilia contro Acqualatina! Ora nel cuore dell’estate, Acqualatina manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori o ridurre il flusso dell’acqua. Tutto questo con l’avallo del Comune e della provincia di Latina! L’obiettivo? Costringere chi contesta ad andare allo sportello di Acqualatina per pagare. È una resistenza eroica e impari questa di Aprilia: la gente si sente abbandonata a se stessa. Non possiamo lasciarli soli! L’estate porta brutte notizie anche dalla mia Napoli e dalla regione Campania.
L’assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Cardillo, lancia una proposta che diventerà operativa nel gennaio 2009. L’Arin, la municipalizzata dell’acqua del Comune di Napoli, diventerà una multi-servizi che includerà Napoligas e una compagnia per le energie rinnovabili. Per far digerire la pillola, Cardillo promette una “Robintax” per i poveri (tariffe più basse per le classi deboli). Con la privatizzazione dell’acqua si creano necessariamente cittadini di seria A (i ricchi) e di serie B (i poveri), come sostiene l’economista M. Florio dell’università degli studi di Milano.
Sono brutte notizie queste per tutto il movimento napoletano che nel 2006 aveva costretto 136 comuni di ATO 2 a ritornare sui propri passi e a proclamare l’acqua come bene comune. Invece dell’acqua pubblica, l’assessore Cardillo sta forse preparando un bel bocconcino per A2A (la multiservizi di Brescia e Milano ) o per Veolia, qualora prendessero in mano la gestione dei rifiuti campani? Sarebbe il grande trionfo a Napoli dei potentati economico-finanziari. A questo bisogna aggiungere la grave notizia che a Castellamare di Stabia (un Comune di centomila abitanti della provincia di Napoli ) 67 mila persone hanno ricevuto, per la prima volta, le bollette dalla Gori, (una SPA di cui il 46% delle azioni è di proprietà dell’Acea di Roma). Questo in barba alle decisioni del Consiglio Comunale e dei cittadini che da anni si battono contro la Gori, che ormai ha messo le mani sui 76 Comuni Vesuviani (da Nola a Sorrento). “Non pagate le bollette dell’acqua!”, è l’invito del Comitato locale alle famiglie di Castellamare. Sarà anche qui una lotta lunga e difficile, come quella di Aprilia. Mi sento profondamente ferito e tradito da queste notizie che mi giungono un po’ dappertutto. Mi chiedo amareggiato:” Ma dov’è finita quella grossa spinta contro la privatizzazione dell’acqua che ha portato alla raccolta di 400 mila firme di appoggio alla Legge di iniziativa popolare sull’acqua? Ma cosa succede in questo nostro Paese? Perché siamo così immobili? Perchè ci è così difficile fare causa comune con tutte le lotte locali, rinchiudendoci nei nostri territori?
Perché il Forum dell’acqua non lancia una campagna su internet, per inviare migliaia di sollecitazioni alla Commissione Ambiente della Camera dove dorme la Legge di iniziativa popolare sull’acqua? Non è giunto il momento di appellarsi ai parlamentari di tutti i partiti per far passare in Parlamento una legge-quadro sull’acqua? Dobbiamo darci tutti una mossa per realizzare il sogno che ci accompagna e cioè che l’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minor costo possibile per l’utente, senza essere S.P.A . “L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne “illecito” profitto - ha scritto l’arcivescovo emerito di Messina G. Marra. Pertanto si chiede che venga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubblica, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile.”
Quando ascolteremo parole del genere dalla Conferenza Episcopale Italiana? Quand’è che prenderà posizione su un problema che vuole dire vita o morte per le nostre classi deboli ma soprattutto per gli impoveriti del mondo? (Avremo milioni di morti per sete!) È quanto ha affermato nel mezzo di questa estate, il 16 luglio, il Papa Benedetto XVI: “Riguardo al diritto all’acqua, si deve sottolineare anche che si tratta di un diritto che ha un proprio fondamento nella dignità umana. Da questa prospettiva bisogna esaminare attentamente gli atteggiamenti di coloro che considerano e trattano l’acqua unicamente come bene economico.” Quand’è che i nostri vescovi ne trarranno le dovute conseguenze per il nostro paese e coinvolgeranno tutte le parrocchie in un grande movimento in difesa dell’acqua? L’acqua è vita. “L’acqua è sacra, non solo perché è prezioso dono del Creatore - ha scritto recentemente il vescovo di Caserta, Nogaro - ma perché è sacra ogni persona, ogni uomo, ogni donna della terra fatta a immagine di Dio che dall’acqua trae esistenza, energia e vita”.
Sull’acqua ci giochiamo tutto! Partendo dal basso, dalle lotte in difesa dell’acqua a livello locale, dobbiamo ripartire in un grande movimento che obblighi il nostro Parlamento a proclamare che l’acqua non è una merce, ma un diritto di tutti. Diamoci da fare perché vinca la vita! [Alex Zanotelli]

ufficio postale

“Neanche il 12 agosto alle ore nove del mattino l’ufficio postale di via Arena Sanità è libero, ossia senza gente che aspetta la fila”. Così stamattina commentava uno dei primi pensionati che ogni mese aspetta dalle 2 alle 3 ore prima di intascare la pensione. Un po’ inusuale in quanto questo determinato servizio è spostato alle ore pomeridiane… ma visto che siamo nel mese di Agosto, allora si può fare un’eccezione. Ecco, sì, la parola giusta, eccezione! “Di barriere architettoniche a Napoli ce ne sono tante, ma questa della posta è una delle più gravi”, dice un’altra donna che vanta di essere la numero uno della fila. “I pomeriggi sono un inferno per la gente comune, figuriamoci per i diversabili”, che non solo non possono entrare, ma quando c’è folla (cioè sempre) è praticamente impossibile poter riscuotere la pensione. La scena che si può notare in via Arena Sanità per entrare nella posta è così grottesca e inusuale che solo chi è amante delle numerose sfaccettature pirandelliane può reggere una condizione simile. La posta è grande (si fa per dire) circa 100mq, riservato al pubblico solo 20mq, il resto è sufficiente ad ospitare 4/5 dipendenti e un direttore. Uno spazio piccolissimo per un quartiere che vanta circa 70mila abitanti. Rosa, 65 anni, ogni mese deve scendere per ritirare un assegno postale, “La pensione della buonanima di mio marito con l’accompagnamento, perché sono invalida al 100%. Su una sedia a rotelle è una tragedia entrare nella posta, anzi praticamente impossibile. Uno perché non c’è proprio la possibilità di entrare: ci sono le automobili parcheggiate all’ingresso, un marciapiede e paletti che ostruiscono il passaggio. Io so che la legge prevede che sia il direttore ad uscire, ma come faccio se non riesco a presentare il libretto allo sportello? Pure quando qualche volta il direttore esce per soccorrermi è un inferno perché centinaia di persone che aspettano per ore il loro turno sono arrabbiate a tal punto che non hanno intenzioni di farmi passare avanti…io per certi aspetti li capisco".Ci sono vecchiette, uomini anziani, donne con bambini tutti accalcati in 20mq… tutti quelli che ce la fanno naturalmente, il resto sta fuori ad aspettare. Dice Pasquale, commerciante: “in questo periodo con il caldo asfissiante fare la fila alla posta è stato un impresa; in effetti è sempre così, in inverno quando piove la maggior parte delle persone si bagnano perché non sanno proprio dove ripararsi”.Gli impiegati fanno quello che possono e si esauriscono puntualmente non solo per far rispettare la fila ma anche per spiegare eventuali guasti alla rete internet o altro. Bèh, pensate un po’ dopo 2 ore di fila l’addetto deve spigare che un guasto ha fatto saltare il server con tutti i dati, oppure che non si può proseguire perché la rete è intasata, oppure perché i soldi sono finiti… apriti cielo!, l’inferno con il vociare continuo di persone stremate al limite della sopportazione… mi viene da commentare: ma chi ha torto? Poi alle volte penso, bèh siamo alla Sanità. La massima l’ha confezionato Riccardo il pescivendolo che sta proprio di fronte alla posta di via Arena Sanità: "Nujo da Sanità stammo n'guaiate pecchè c'a nun ce sta nusciuno ca ce considera verament uommene". Diversi mesi fa sono state raccolte più di 1000 firme per chiedere, a chi di competenza, una risoluzione più adeguata con un servizio più efficiente. La responsabile, dr. Nardacci, dopo aver fatto un sopraluogo ha deciso, nell’impossibilità di trovare nuova ubicazione, che per adesso l’ufficio postale resta alla via Arena Sanità. NB. Siamo nell'attesa di una foto migliore... speriamo bene. [+Blogger]

film "maniarte"

Mostra del guanto napoletano ospitata nel Museo Mondragone ai quartieri Spagnoli, (Piazzetta Mondragone, 18). Nel film si possono notare alcune fasi della produzione

Il Film/Convegno è stato presentato nel mese di Novembre 2007


un rione ricco di guantai

Negli anni '60 del secolo scorso nel rione Sanità c'erano centinaia di famiglie e migliaia di uomini e donne che lavoravano la pelle per la costruzione di guanti. Il quartiere era un piccolo distretto industriale: a partire da borgo Vergini e su per le vie e i vicoli dei Cristallini, di via Sanità e Santa Maria Antesaecula, Salita Cinesi e Capodimonte, con la via Fontanelle, e su fino al rione Materdei. Intere famiglie dedite al lavoro manuale ricco, minuzioso e difficilissimo. Un'intera fetta di economia campana (nazionale, visto che il 90% delle esportazioni mondiali di guanti venivano costruiti a Napoli), prodotta tramite una pregiata manifattura e, soprattutto, di una eccellente qualità del prodotto. Come una ex-guantaia dichiarava: "N'a vot 'a Sanità 'a mantenevane e guantari", oggi questo complesso ed affascinate lavoro è quasi sparito, anche se rimangono ancora le ultime residue famiglie (guantai da più di 3 generazioni) che nel rione lavorano ancora.
La particolarità di tale lavoro stava nel fatto che famiglie intere tagliavano, cucivano, ricamavano la pelle che poi veniva trasformato in guanti ed esportato in Inghilterra, Germania, Stati Uniti. Il concetto di parentela lavorativa era attraversato da nuclei di solidarietà domestica scissa tra l'economia di sussistenza e un vero e proprio percorso manageriale. Una sola famiglia, come esempio nel rione, la famiglia Fiorillo, facevano lavorare oltre 100 persone alle loro dipendenze, perlopiù familiari e conoscenti che nella cerchia operativa ricoprivano ruoli come tagliatore, ricamatore, cucitrice. Le storie di queste famiglie si alternano attraverso un linguaggio che esprime passione, un linguaggio dialettico come "'e furchett, 'o scollett," un linguaggio nostalgico di momenti passati e di ricordi "sbiaditi" da un mito che ha svuotato l'arte del guantaio attraverso un fantomatico posto statale. La crisi delle esportazioni dovuta soprattutto al sud est asiatico e il già citato posto fisso, hanno contribuito a distruggere questo mestiere, sfaldando maggiormente quello che più di ogni altro caratterizzava la qualità del prodotto: la manifattura. I più bravi guatai del mondo erano (e sono) i napoletani, contesi solo dai francesi. La congiuntura economica sfavorevole aveva costretto moltissime famiglie a ritirarsi dalla produzione di guanti, la concorrenza era troppo alta e costi di produzione esorbitanti per una azienda a conduzione familiare. Erano i rapporti umani, di solidarietà e di passione che univa centinaia di persone strette nei presupposti di lavorare in collaborazione. I guanti, prima di essere consegnati avevano (e hanno) bisogno di almeno 25 passaggi di mano. Le famiglie della Sanità avevano imparato a interagire nell’interesse comune e di un lavoro esclusivamente manuale. Nel momento in cui l’industria attraversava e superava i piccoli mestieri, distruggendo anche l’arte dei guantai, quest’ultimi cessarono di essere inventivi, originali, preziosi e raffinati per incominciare a diventare "qualcosa di altro" nelle loro rappresentazioni. Questo diventare era portato alle estreme conseguenze da chi riteneva possibile che una fantomatica industrializzazione potesse sostituire, in tutto o in parte, la capacità di trasferire la conoscenza attraverso il sapere relazionale e di solidarietà.
Maestri sempre, i guantai sono stati contretti a esautorare un lavoro "che parlava con loro e per loro", delle aspettative così come delle attese, distruggendo quelle residue speranze che ha visto un'intera città vivere per amore di un mestiere che si esprimeva solo a gesti.[+Blogger]

è al colmo la feccia

Carissimi, è con la rabbia in corpo che vi scrivo questa lettera dai bassi di Napoli, dal Rione Sanità nel cuore di quest'estate infuocata. La mia è una rabbia lacerante perché oggi la Menzogna è diventata la Verità. Il mio lamento è così ben espresso da un credente ebreo nel Salmo 12.
Solo falsità l'uno all'altro si dicono:
bocche piene di menzogna,
tutti a nascondere ciò che tramano in cuore.
Come rettili strisciano,
e i più vili emergono,
è al colmo la feccia
.

Quando, dopo Korogocho, ho scelto di vivere a Napoli, non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho alle lotte di Napoli contro le discariche e gli inceneritori. Sono convinto che Napoli è solo la punta dell'iceberg di un problema che ci sommerge tutti. Infatti, se a questo mondo, gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l'11% del mondo consuma l'88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altro quattro come discariche ove buttare i nostri rifiuti. I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare tutto, a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà.
E' stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent'anni a “sversatoio” nazionale dei rifiuti tossici. Infatti esponenti della camorra in combutta con logge massoniche coperte e politici locali, avevano deciso nel 1989, nel ristorante "La Taverna" di Villaricca", di sversare i rifiuti tossici in Campania. Questo perché diventava sempre più difficile seppellire i nostri rifiuti in Somalia. Migliaia di Tir sono arrivati da ogni parte di Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra-Nola-Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Nord di Napoli) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici "bombardano" oggi, in particolare i neonati, con diossine, nanoparticelle che producono tumori, malformazioni , leucemie… Il documentario Biutiful Cauntri esprime bene quanto vi racconto. A cui bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata ai potentati economici-finanziari. Infatti questa regione è stata gestita dal 1994 da 10 commissari straordinari per i rifiuti, scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti. (E' sempre più chiaro, per me, l'intreccio fra politica, potentati economici-finanziari, camorra, logge massoniche coperte e servizi segreti!). In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro, per produrre oltre sette milioni di tonnellate di "ecoballe", che di eco non hanno proprio nulla: sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica che non si possono né incenerire (la Campania è già un disastro ecologico!) né seppellire perché inquinerebbero le falde acquifere. Buona parte di queste ecoballe, accatastate fuori la città di Giugliano, infestano con il loro percolato quelle splendide campagne denominate "Taverna del re".
E così siamo giunti al disastro! Oggi la Campania ha raggiunto gli stessi livelli di tumore del Nord-Est, che però ha fabbriche e lavoro. Noi, senza fabbriche e senza lavoro, per i rifiuti siamo condannati alla stessa sorte. Il nostro non è un disastro ecologico - lo dico con rabbia - ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari. Ne è prova il fatto che Prodi, a governo scaduto, abbia firmato due ordinanze: una che permetteva di bruciare le ecoballe di Giugliano nell'inceneritore di Acerra, l'altra che permetteva di dare il Cip 6 (la bolletta che paghiamo all'Enel per le energie rinnovabili) ai 3 inceneritori della Campania che "trasformano la merda in oro - come dice Guido Viale - quanto più merda , tanto più oro!"
Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto N. 90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone, con la forza militare, di costruire 10 discariche e quattro inceneritori. Se i 4 inceneritori funzionassero, la Campania dovrebbe importare rifiuti da altrove per farli funzionare. Da solo l'inceneritore di Acerra potrebbe bruciare 800.000 tonnellate all'anno! E' chiaro allora che non si vuole fare la raccolta differenziata, perché se venisse fatta seriamente (al 70 %), non ci sarebbe bisogno di quegli inceneritori. E' da 14 anni che non c'è volontà politica di fare la raccolta differenziata. Non sono i napoletani che non la vogliono, ma i politici che la ostacolano perché devono ubbidire ai potentati economici-finanziari promotori degli inceneritori. E tutto questo ci viene imposto con la forza militare vietando ogni resistenza o dissenso, pena la prigione. Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono devastanti. Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i Campani saranno meno uguali, avranno meno dignità sociale - così afferma un recente Appello ai Parlamentari Campani. Ciò che è definito "tossico" altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato "pericoloso" qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria e la magistratura in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti, hanno meno poteri che nel resto d'Italia e i nuovi tribunali speciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare, come altrove accade, i diritti dei Campani".
Davanti a tutto questo, ho diritto ad indignarmi. Per me è una questione etica e morale. Ci devo essere come prete, come missionario. Se lotto contro l'aborto e l'eutanasia, devo esserci nella lotta su tutto questo che costituisce una grande minaccia alla salute dei cittadini campani. Il decreto Berlusconi straccia il diritto alla salute dei cittadini Campani.
Per questo sono andato con tanta indignazione in corpo all'inceneritore di Acerra, a contestare la conferenza stampa di Berlusconi, organizzata nel cuore del Mostro, come lo chiama la gente. Eravamo pochi, forse un centinaio di persone.(La gente di Acerra, dopo le botte del 29 agosto 2004 da parte delle forze dell'ordine, è terrorizzata e ha paura di scendere in campo). Abbiamo tentato di dire il nostro NO a quanto tava accadendo. Abbiamo distribuito alla stampa i volantini : Lutto cittadino. La democrazia è morta ad Acerra. Ne danno il triste annuncio il presidente Berlusconi e il sottosegretario Bertolaso. Nella conferenza stampa (non ci è stato permesso parteciparvi!) Berlusconi ha chiesto scusa alla Fibe per tutto quello che ha "subito" per costruire l'inceneritore ad Acerra! (Ricordo che la Fibe è sotto processo oggi!). Uno schiaffo ai giudici! Bertolaso ha annunciato che aveva firmato il giorno prima l'ordinanza con la Fibe perché finisse i lavori! Poi ha annunciato che avrebbe scelto con trattativa privata, una delle tre o quattro ditte italiane e una straniera, a gestire i rifiuti. Quella italiana sarà quasi certamente la A2A (la multiservizi di Brescia e Milan) e quella straniera è la Veolia, la più grande multinazionale dell'acqua e la seconda al mondo per i rifiuti. Sarà quasi certamente Veolia a papparsi il bocconcino e così, dopo i rifiuti, si papperà anche l'acqua di Napoli. Che vergogna! E' la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba a tutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che la Naomi Klein nel suo libro Shock Economy, chiama appunto l'economia di shock! Lì dove c'è emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali. Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove. (New Orleans dopo Katrina insegna!).
E per farci digerire questa pillola amara, O' Sistema ci invierà un migliaio di volontari per aiutare gli imbecilli dei napoletani a fare la raccolta differenziata, un migliaio di alpini per sostenere l'operazione e trecento psicologi per oleare questa operazione! Ma a che punto siamo arrivati in questo paese!? Mi indigno profondamente! E proclamo la mia solidarietà a questo popolo massacrato! "Padre Alex e i suoi fratelli" era scritto in una fotografia apparsa su Tempi (inserto di La Repubblica). Sì, sono fiero di essere a Napoli in questo momento così tragico con i miei fratelli (e sorelle) di Savignano Irpino, espropriati del loro terreno seminato a novembre, con i miei fratelli di Chiaiano, costretti ad accedere nelle proprie abitazioni con un pass perchè sotto sorveglianza militare.
Per questo, con i comitati come Allarme Rifiuti Tossici, con le reti come Lilliput e con tanti gruppi,continueremo a resistere in Campania. Non ci arrenderemo. Vi chiedo di condividere questa rabbia, questa collera contro un Sistema economico-finanziario che ammazza ed uccide non solo i poveri del Sud del mondo, ma anche i poveri nel cuore dell'Impero. Trovo conforto nelle parole del grande resistente contro Hitler, il pastore luterano danese, Kaj Munk ucciso dai nazisti nel 1944. Qual è dunque il compito del predicatore oggi? Dovrei rispondere: fede, speranza e carità. Sembra una bella risposta. Ma vorrei dire piuttosto: coraggio. Ma no, neppure questo è abbastanza provocatorio per costituire l'intera verità... Il nostro compito oggi è la temerarietà. Perchè ciò di cui come Chiesa manchiamo non è certamente né di psicologia né di letteratura. Quello che a noi manca è una santa collera. Davanti alla Menzogna che furoreggia in questa regione campana, non ci resta che una santa collera. Una collera che vorrei vedere nei miei concittadini, ma anche nella mia Chiesa. I simboli della Chiesa Cristiana sono sempre stati il leone, l'agnello, la colomba e il pesce - diceva sempre Kaj Munk - ma mai il camaleonte. Vi scrivo questo al ritorno della manifestazione tenutasi nelle strade di Chiaiano, contro l'occupazione militare della cava. Invece di aspettare il giudizio dei tecnici sull'idoneità della cava, Bertolaso ha inviato l'esercito per occuparla. La gente di Chiaiano si sente raggirata, abbandonata e tradita. Non abbandonateci. E' questione di vita o di morte per tutti. E' con tanta rabbia che ve lo scrivo. Resistiamo! [alex zanotelli]

il supermercato si farà

Sembra che qualcuno ci stia prendendo per i fondelli. Ma del resto la gente del rione ci è abituata. In questi ultimi giorni (settimane, mesi) abbiamo sentito di riunioni e accordi che avrebbero fatto il proprietario dell'ex-cinema Felix e il Comune di Napoli per fare in modo che al posto del supermercato nasca un teatro oppure un asilo nido, un centro sociale o uno sportello per disabili, un centro d'accoglienza polifunzionale oppure qualche altra struttura che abbia respiro sociale. L'ennesima menzogna detta alla gente che "non conta nulla". La foto di cui sopra del resto parla chiaro: la struttura è pronta per ospitare gli scaffali e i frigoriferi dell'ultimo centro alla moda per poveri derelitti che, in un supermercato di ultima generazione, sanno sempre cosa e dove andare a rubare. Questa volta non crediamo sia tutta colpa del proprietario, che del resto fa gli interessi degli imprenditori, ma di una amministrazione (sembra retorico dirlo) incapace di guardare al di là del proprio naso e della propria inciviltà. Quello che vorremmo gridare ai mass media è quella inaccettabile forma (atteggiamento e comportamento), mostrata da alcuni personaggi del mondo politico, nei confronti dei propri elettori. Cosa ci dicono gli assessori Giulio Ricco e Corrado Gabriele? Cosa hanno concluso? Le proposte del comune sono state fatte al proprietario dell'ex-cinema Felix? Noi, la gente del rione, i piccoli commercianti, abbiamo il diritto di sapere. Il problema che vorremmo esporre ai media, pronti a condannare il quartiere di retrograda inciviltà, è la mancanza di rispetto, di contegno, di morale che le istituzioni hanno nei confronti del rione Sanità e della sua gente. La differenza è sottile ma non passa inosservata. La gente del rione va a protestare sotto palazzo San Giacomo o della Regione Campania ottenendo, se qualche piccola televisione locale si insidia tra i protestanti, un incontro per strada con il primo responsabile di turno che sentenzia risposte risolutive, vaghe, alternative o mezze verità. Il processo continua fino a quando le acque non si calmano e una banale scusa, spesso quest'ultima non viene neanche menzionata, fa inceppare il meccanismo della [non]promessa. Gli assessori, i politicanti, quelli che in campagna elettorale voglio per forza il voto pagando puntualmente la bolletta della luce o del gas o del telefono, credono che gli affari del quartiere si possono barattare alla stregua di un semplice scambio d’onore… bèh, a noi tutto questo ci fa schifo! Giocare sull’ingenuità della gente è ripugnante e innesta tutta una serie di meccanismi “virtuosi” che portano all’autodifesa e all’espropriazione. Quello che non possiamo né vogliamo sopportare è quell’atteggiamento del “mo vec’io” (me lo vedo io), tipico atteggiamento da mezze cartucce in un sistema che accondiscende regolarmente per poi lasciare tutto così com’è (e com’era). Mo vec’io può provocare, da parte di chi ascolta, quella fiducia che è la base della solidarietà umana e di rapporti col prossimo costruiti sulla efficienza e sulla correttezza. Quando la parola data viene meno (e la Campania, Napoli, il rione Sanità ne sanno qualcosa), e la fiducia riposta nella speranza è disattesa le prerogative sfociano in delusioni e la delusione in rassegnazione. Qualche giornalista l’ha definito l’inciucio, usando un termine guarda caso napoletano. Vogliamo solo comunicare a chi di competenza che questi brutti e sporchi giochetti da prestigiatori di circo non possono più essere tollerati; anche noi abbiamo abbastanza intelletto per essere cittadini di un rione, persone di un quartiere etichetta di un luogo “anomico” è insensato. La politica del mo vec’io è obsoleta come del resto molte mentalità che parlano un italiano stentato e facile: sarebbe meglio se si esprimessero un po’ di più in napoletano. E’ inaccettabile che migliaia di lavoratori e casalinghe siano presi così barbaramente in giro, è un offesa al giudizio dell’intelligente e della sensibilità. Ma è soprattutto un’offesa all’umanità che del resto non ha mezzi termini per definire questo un oltraggio perpetrato dai civili nei confronti degli incivili.[+Blogger]

azione non violenta

Sono circa 3 anni che il parco san Gennaro dei Poveri, oggi parco Rita Parisi, è chiuso alla gente del quartiere Sanità. Più di 1milione e 500mila euro è costato al Comune senza poterlo sfruttare adeguatamente. Un parco con un potenziale campo di calcetto, giochi per bambini, area anziani, spazi larghi con verde e alberi. E’ solo grazie ad una azione non violenta (intervento popolare) di tutta la Sanità che un pomeriggio, del 2 Maggio 2008, il luogo è stato aperto al pubblico. Per prima cosa la gente lo ha ripulito: persone munite di scope, palette, panni umidi per la polvere ecc, hanno risistemato tutta l’area. In secondo luogo è stato stabilito che, a turno, ognuno avrà il compito di aprire e chiudere il cancello d’ingresso. Il giorno dopo una delegazione è stata ricevute dall’assessore all’ambiente Nasti per formalizzare l’avvenuta apertura del parco. Dopo qualche settimana è stato consegnato all’assessore un libro bianco, esposto nel parco nei i giorni precedenti alla consegna, con le intenzioni e i suggerimenti della gente del rione, che conteneva molte proposte per migliorare la qualità dei servizi e la sua gestione. Nonostante alcuni tiri franchi che politici di turno volevano infliggere alla persone del quartiere, attribuendosi la paternità di tale azione, l’assemblea popolare ha deciso di organizzare all’interno della struttura lezioni di compostaggio, di differenziata, animazione per bambini e adulti, e la proiezione di alcuni film all’aperto ecc, ecc.
Primo grande intervento della gente che, in nome di una qualcosa di utile che potesse servire al quartiere, costato d’altronde molti soldi, ha sentito la cosa pubblica un bene comune da condividere e sfruttare con la dovuta efficienza. Ma questo è solo uno dei tanti moti che le persone del rione stanno avviando per il recupero del quartiere, delle sua aree, della sua storia e tradizione. Alcune persone (associazione I CARE del rione esperte in materia sottosottosuolo), stanno cercando di parlare con l’assessore Nugnes per la questione Cimitero delle Fontanelle.
Molti si battono per fare in modo che l’ennesimo supermercato non apra in via Sanità. Come da comunicato: “Viva attesa nel rione Sanità per il vertice di domani sera, 1° luglio, alle ore 20,00 presso l’assessorato comunale alle politiche sociali: nel corso dell’incontro l’assessore al ramo, Giulio Riccio, presenterà alla “Rete della Sanità” e al “Centro Commerciale Vergini-Sanità” il progetto, scaturito da una consultazione popolare nel quartiere, dei servizi socio-formativi (probabilmente l’asilo-nido, la ludoteca, un centro di formazione professionale e/o uno sportello-lavoro, un centro di socializzazione per anziani) che andrebbero a sostituire il progettato supermercato a tre piani contestato da una lunga, ininterrotta mobilitazione della cittadinanza del popoloso quartiere di Napoli: siamo alla vigilia di un risultato utile in assenza del quale la mobilitazione andrà a una intensificazione ulteriore”.
E ancora ci battiamo per l’Educandato di via Miracoli (uno stabile di 16mila metri quadri con 250 stanze), chiedendo con forza che vengano riammesse di nuovo sia la scuola elementare che quella media. Nel rione non c'è scuola media inferiore né un asilo nido; ci battiamo per la restituzione della biblioteca (scuola Andrea Anguilli), per l’apertura di un centro polisportivo di accoglienza per gli immigrati e di aggregazione per i giovani. Un territorio largo 5 km quadrati, circa 70mila abitanti, un unico ufficio postale largo poco più di 15mq ci sembra veramente poco. Abbiamo discusso con carabinieri e polizia per un azione pacifica e di controllo nel quartiere, cercando di parlare con tutti e accettando qualsiasi iniziativa e proposta. Tutti possono partecipare ogni martedì alle ore 18,30 nel parco Rita Parisi di via San Gennaro dei Poveri, scrivendo in questo blog e leggendo il sito http://www.rionesanita.org/: ogni consiglio, idea, suggerimento sono donati a tutti attraverso quello che abbiamo definito i moti spontanei del rione Sanità. [+Blogger, Mauro ‘O Romano]