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analogie di quartiere
Una mail
inviata all’amministrazione di un comune di Bologna, una cittadina che chiede
spiegazioni, come giusto che siano. Sono così tante le analogie con il nostro
quartiere che sembrano che il fruttivendolo, la suora, il barista e il
ragioniere della Sanità abbiano deciso all’unisono di scrivere per acclarare le
loro indiscusse e antiche argomentazioni. Pubblico il testo integrale.
“Cogliendo
l’invito dell’Assessore Lepore che auspica una cittadinanza “in
conflitto” con le istituzioni (sue testuali parole), t’invio una piccola
riflessione in merito all’incontro del primo dicembre. Volutamente
provocatoria, nella speranza di suscitare un’emozione, ma soprattutto una
reazione costruttiva. Immaginazione civica: parole evocative che dovrebbero
riaccendere speranza e fiducia. E allora perché continuo a rimanere sulla
difensiva? Non è un pensiero razionale, piuttosto è un impulso, una sensazione
di malessere sotto pelle, che non mi permette di fidarmi fino in fondo
(dopo Pilastro 2016).
Immaginazione
civica: suona davvero bene. Ai cittadini si chiede cooperazione, idee,
progetti, soluzioni ai problemi. Ma non sarà che si chiede di sopperire alla
carenza di servizi con il volontariato organizzato? Di trovare soluzioni ai
bisogni “isorisorse” (tradotto: a costo zero per voi)? Voi di idee ne avete?
Perché le risorse non le avete, lo specificate sempre. Però, forse,
aiuterete i cittadini attivi e propositivi a trovare degli sponsor.
Che fortuna! E lo dite molto soddisfatti, dall’alto del vostro pulpito. Non
trovate risposte, ma sponsor, forse sì. Perché voi siete sicuri, attaccati alla
certezza del vostro presente, mentre a noi, quelli che fanno fatica a sbracare
il lunario, tocca immaginare il futuro… ma dov’è il domani? Perché è davvero
troppo lontano per noi. Rischiamo di non avere la forza per
raggiungerlo. Il tempo assume un valore diverso a seconda della situazione
in cui ci si trova, non dimenticatelo mai.
E non ditemi
che mi lamento del fatto che finalmente si apre alla progettazione dal basso,
perché faccio fatica a credere che si dia la possibilità di includere chi è
realmente escluso. Agli incontri vedo sempre le stesse facce. Anch’io stessa
sono privilegiata, perché sono informata. Ma quando ti trovi realmente ai
margini, non è così semplice. Quando sei in una situazione di disagio, quando
parli la lingua malamente, quando non sai nemmeno che esista una piattaforma
virtuale che ti permette di connetterti con l’amministrazione, (e se anche lo
sapessi, a cosa ti potrebbe servire?) quando il lavoro non c’è, quando devi
associarti anche solo per far sentire la tua voce (e pure questo costa gli euro
di una tessera) … ai reietti, quando capita, si fa solo un’estemporanea
beneficenza, invece di “immaginare” di aiutarli a uscire fuori dal disagio per
sempre. Perché redistribuire vuol dire dare a qualcuno togliendo ad altri. E se
gli uni siamo noi, va tutto bene, ma se siamo gli altri… allora no!
Sui progetti delle cooperative sociali ho sempre
qualche perplessità. Perché mi sembra che troppo spesso i reali beneficiari
siano le cooperative stesse, piuttosto che i “portatori di
bisogni”.
Scrivete “Vogliamo investire nel capitale
sociale con fiducia e coraggio e per questo è importante fin da subito aprire
una fase di ascolto”. La fiducia credo che dobbiate metterla voi, perché noi
l’abbiamo esaurita molto tempo fa. Il coraggio, invece, è tutto nostro.
Perché, credimi, ci vuole tanto coraggio a non arrendersi e a continuare a
guardare avanti. Ascolto? Stiamo urlando da tanto tempo, non ve ne siete
ancora accorti?" [lorenza zullo]
quinto cartellone
La lotta alle mafie non deve essere soltanto una distaccata lotta di repressione, ma un movimento culturale e morale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà.
Paolo Borsellino
In piazzetta Crociferi
appello rete rione sanità
Nell’area metropolitana di Napoli viviamo una spietata spirale di violenza: in questi ultimi mesi abbiamo un morto ogni due giorni. Il Rione Sanità è quotidianamente schiacciato da questa brutalità.
Noi del Rione Sanità abbiamo sofferto troppi lunghi anni di indifferenza istituzionale, di promesse e di pressappochismo; siamo stanchi della violenza che subisce la nostra gente, della paura della camorra, del disinteresse, delle analisi generiche preconfezionate e delle alternative che sembrano non prendere mai la giusta direzione! Il problema della microcriminalità non si risolve con una sola scuola aperta, con dei bravi professori, con una manifestazione, con la militarizzazione. Il Rione Sanità non si “salva” con l’emergenza: sono più di 30 anni che chi subisce vive nella noncuranza, nell’impossibilità di risolvere le cose, nel terrore di essere stati abbandonati senza rimedio e senza via di uscita. Non è la prima volta che la rete del rione Sanità, composta da singole persone, associazioni, commercianti, scuole, preti etc., denuncia con forza il lassismo di chi deve e può fare qualcosa. In questi ultimi anni abbiamo scritto tre lettere, “LiberiAMO la Sanità”, in cui abbiamo analizzato i problemi della nostra gente. Noi dobbiamo avere il coraggio di cambiare il sistema educativo. Ecco perché chiediamo a tutte le forze attive, del territorio ed oltre, di sostenere azioni che incidano fortemente sulla struttura sociale per la costruzione di una comunità stretta e duratura, tra le scuole, le associazioni, i volontari e le forze dell’ordine per promuovere azioni educative e non repressive, con il coinvolgimento delle famiglie attraverso programmi che rappresentano maggiormente il territorio e con la coscientizzazione che passa attraverso la considerazione e la riappropriazione della propria storia e della propria dignità. Solo se la gente si sente parte attiva, solo se sente realmente che sta contribuendo a scrivere la propria storia, solo in questo modo si sente parte in causa senza l’abbandono e l’indifferenza che alimenta la paura e la sottomissione. Noi della Rete del Rione Sanità lavoriamo da anni nel quartiere, ascoltando centinaia di vite spezzate. Ribadiamo che si deve intervenire strutturalmente sulla scuola, sul lavoro, sulla sicurezza, sulla viabilità, sulla sanità pubblica, perché viviamo dentro una bomba sociale.
Per la scuola chiediamo: un asilo nido comunale, un plesso onnicomprensivo elementari e medie, il potenziamento delle scuole del quartiere in particolare dell’Istituto Superiore F. Caracciolo annullando l’accorpamento con altro Istituto Superiore e inoltre chiediamo che queste scuole siano aperte fino a sera con personale qualificato e appassionato.
Per la sicurezza chiediamo il potenziamento e la presenza costante dei vigili urbani e delle forze dell’ordine che devono coordinarsi meglio tra di loro. Inoltre chiediamo l’installazione della videosorveglianza nel territorio.
Per il lavoro chiediamo il sostegno alle cooperative esistenti e a quelle che stanno nascendo nel quartiere, nonché ai commercianti, agli artigiani, ma soprattutto chiediamo maggiori opportunità di lavoro per i giovani.
Per la sanità chiediamo la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale San Gennaro.
Facciamo nostro il grido del popolo del Rione Sanità ma anche quello di tutte le periferie di questa Napoli, intese come luogo del disagio sociale, ben coscienti che solo camminando con questo popolo emarginato potremo ottenere i nostri diritti.
domenica 12 ottobre 2014
GIORNATA DELLA CUSTODIA
DEL CREATO
"Sei tu il custode del creato". Viviamo con terrore
l’inquinamento, che in vaste aree del pianeta si fa sempre più grave. Non
sempre le attività produttive sono condotte con il dovuto rispetto del territorio
circostante. La sete del profitto, infatti, spinge a violare tale armonia, fino
alla diffusione nell’ambiente di veri e propri veleni. Con situazioni estreme,
che diventano purtroppo fonte di tumori. Non sempre ci accorgiamo subito di
questa violenza contro il territorio. Anzi, spesso è mistificata ed altre volte
viene addirittura giustificata. Di fatto, la consapevolezza davanti a questi
comportamenti criminali richiede tempi lunghi.
Pure molto gravi sono
le conseguenze disastrose determinate da eventi meteorologici estremi. In
questi ultimi mesi, per le inattese bombe d’acqua, si registrano anche morti ,
oltre a distruzioni immani di case, fabbriche e strade. Tutto un territorio è
messo in ginocchio. E spesso le città
colpite restano sole o avvolte da una solidarietà solo emotiva, superficiale.
La cosa più grave è la carente consapevolezza da parte della comunità civile
nazionale circa le vere cause, che a monte determinano questi tristi eventi!
Restiamo sì addolorati, ma poco riflettiamo
ed ancor meno siamo disposti a cambiare, per mettere in discussione il nostro stile di vita!
La custodia della
terra ci chiede di amarla, vigilando con matura consapevolezza. La terra ci
appartiene. Tutti siamo chiamati a questo compito che si fa premura già nelle scuole accrescendo la coscienza ecologica viva tra i giovani. Si tratta di
concretizzare quella “ conversione ecologica” che ci porta a ritrovare il gusto
per la bellezza della terra e lo stupore davanti alle sue meraviglie. Ma da
qui, anche la capacità critica davanti alle ingiustizie presenti in un modello di
sviluppo che non rispetta l’ambiente.
Ma la custodia del
creato è fatta anche di una chiara denuncia nei confronti di chi viola
quest’armonia. E’ una denuncia che parte da persone che si fanno sentinelle
dell’intero territorio, talvolta pagando di persona. Siamo loro profondamente
grati, perché ci hanno insegnato un metodo: ci vuole sempre qualcuno che, come
sentinella, coglie per primo i problemi
e rende consapevole tutta la comunità della gravità della situazione.
Specie davanti ai rifiuti. Chi ha tristemente inquinato, deve consapevolmente
pagare riparando il male compiuto. In particolare, va bloccata la criminalità
che ha speculato sui rifiuti, seppellendoli e creando occasione di morte, distruggendo la salubrità dell’ambiente. Ma
anche le nostre piccole violazioni quotidiane vanno segnalate, quando siamo
poco rispettosi delle regole ecologiche…
Siamo chiamati a fare
rete lasciandoci coinvolgere in forme di collaborazione con la società civile e
le istituzioni. Va maturata insieme una rinnovata etica civile. E’ importante
che nessuno resti spettatore, ma tutti attori, vigilando con amore, pregando
intensamente lo Spirito di Dio che rinnova la faccia della terra, ed
accrescendo la cultura ecologica. Tanti nostri stili di vita vanno cambiati per
assumere la sobrietà come risposta autentica all’inquinamento e alla
distruzione del creato.
(Dal messaggio dei Vescovi italiani per la 9° giornata
per la custodia del Creato)
Per questo
impegniamoci tutti a:
·
Non
lasciare rifiuti, cartacce sulla strada o negli spazi pubblici.
·
Deporre
la spazzatura negli appositi cassonetti nelle ore serali. (19,00 – 22,00)
·
Raccogliere
i materiali per il riciclo: plastica, vetro, carta e cartone, metalli per
deporli, ove possibile, nelle apposite campane della raccolta differenziata.
·
Raccogliere
gli oli usati e consegnarli nei punti di raccolta (isole ecologiche, banchetti
periodici di raccolta).
·
Non
abbandonare rifiuti ingombranti e tossici per strada, ma attivare il servizio gratuito
dell’Asia n. verde 800161010.
·
Non
sprecare l’acqua.
·
Preferire
l’acqua del rubinetto all’acqua in bottiglia di plastica.
·
Evitare
i contenitori di plastica e imballaggi complessi, privilegiare le confezioni
leggere con contenitori riutilizzabili o realizzati con materiale riciclabili.
·
Evitare
l’uso e getta.
·
Riusa
tutto ciò che è ancora in buono stato.
·
Usare
i mezzi pubblici più economici e meno inquinanti.
·
Ridurre
l’uso degli elettrodomestici.
·
Pulire
la strada davanti alla tua casa.
·
Chiediamo infine, con voce forte all’Asia e alle
Istituzioni tutte, l’istallazione per le strade del quartiere delle campane per
la raccolta differenziata (carta, plastica e vetro)
Vieni in piazza o Miracoli o
Vergini o Sanità e o Fontanelle a pulire con noi, porta scopa, paletta e guanti
che ci divertiamo a rendere più bello il nostro quartiere. Ti aspettiamo dalle
9.00. Sulle piazze ripulite sarà poi celebrata la S. Messa di mezza mattinata.
[la rete del rione sanità]
marechiaro non si tocca
Siamo venuti a conoscenza del fatto che in questi giorni è in atto
una forte campagna di propaganda denigratoria contro il Centro di Marechiaro
per fare in modo che una parte della struttura sia ceduta alla succursale della
scuola Cimarosa di Posillipo. Rivolgiamo un appello al Sindaco De Magistris e all' Assessore al Welfare Gaeta
affinché si opponga... no a manovre del genere.
Sarebbe un'ingiustizia cedere una struttura che da anni ospita in
tutti i mesi dell'anno ragazzi provenienti da tutti i quartieri della città in
particolare quelli di tutte le scuole, delle associazioni territoriali e
parrocchie delle periferie degradate per destinarla ai ragazzi di cui la
maggior parte VA A SCUOLA CON IL SUV e che abita un in un quartiere come
Posillipo che è servito da molte altre scuole ampie e spaziose ed a poca
distanza.
MARECHIARO E' ED E' SEMPRE STATA DEI RAGAZZI DELLA SANITA', DI
SCAMPIA DI PONTICELLI, DI BARRA, DI PIANURA, DEI TRIBUNALI, DI MERCATO. AI
NOSTRI RAGAZZI QUESTA CITTA' HA GIA' TOLTO TROPPO!
Sosteniamo il gruppo Marechiaro nella battaglia per difendere il Centro. Scriviamo
tutti sulla pagina Luigi De Magistris Sindaco di Napoli e Assessorato Welfare
Comune di Napoli chiedendo a gran voce : Marechiaro non si tocca! [collettivo marechiaro]
lavori in corso
Un po’ di informazioni in
funzione di quello che nel rione si fa tutt’ora, con una più o meno buona
riuscita. (Ultima proposta solo per ordine cronologico: wifi libera a piazza
sanità).
Quello attivo e in cantiere. Attenta
collaborazione con l’Asia per la raccolta differenziata porta a porta. Scuola
d’italiano per gli immigrati fatta esclusivamente da volontari (la scuola
raccoglie circa 200 studenti e 30 insegnanti). Microcredito per favorire i
piccoli commercianti, nuovi e “usati”. Volontari e medici che cercano di
aiutare l’ospedale San Gennaro (discorso da approfondire in separata sede).
Parco San Gennaro: quasi un ettaro di terra, con capetto di calcio, zona bocce,
giochi per i bambini ecc ecc… ripensando alla sua riapertura. Viabilità e
collaborazione con le forze dell’ordine per un controllo pacifico del
territorio. Zona mercato via Vergini, un mercato per tutti. Orto pubblico alla
via serbatoio alla Scudillo. Ripensando alla riapertura di salita Scudillo. Intesa
per l’apertura del museo Totò, per la gestione del cimitero delle fontanelle…. Attenta
collaborazione con gli “alcolisti anonimi e con gli ex giocatori d’azzardo. Intervento
nelle scuole del rione, sia quella elementare che media inferiore e superiore.
Monitoraggio sull’Educandato di via Miracoli. Progettando il TuttoGratis e un last
minute alimentare.
Sicuramente avrò dimenticato qualcosa, anzi, è così, lascio a voi nei commenti ricordare altro e soprattutto quello che in questi anni si è fatto nella totale anonimità. Ma soprattutto quello che preme è sapere chi e cosa desiderano i cittadini nell’immediato così come nel futuro. Le differenze, quelle che etichettano, sono semplici e stupide elucubrazioni della mente umana. Le passioni, i desideri, le sofferenze, le fatiche, le nostalgie hanno tutte qualcosa in comune. La sostanza non cambia le cose, è la forma che la contamina. [+blogger]
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la finale del torneo
Sabato 19 maggio al campetto di
Capodimonte è stata giocata l’ultima partita del torneo organizzato dalla
scuola d’immigrati Samb e Diop. La finale è stata vinta dall’ItaliaSanità sui
calci di rigore dopo che la partita, allo scadere, è finita 5 a 5. Il 3° e
4° posto si è disputata invece il giorno 13: ha vinto invece l’Africa2 contro lo Sri
Lanka per 6 a 3. La premiazione, un piccolo discorso, una piccola festa… adesso
ci prepariamo per gli esami finali, c’è chi deve sostenere quello di terza media e chi quello di attestato rilasciato dall’Università di Siena.
Tra qualche giorno posterò su
questo blog alcune immagini delle partite, piene di agonismo e di buon senso,
qualche momento di tensione, come normale nel calcio, per il resto
divertimento, incitazione, tifo e solidarietà. La scuola ha intenzione di
organizzare altro, così come avviene per l’integrazione al contrario, (siamo noi professori che impariamo la loro
lingua), un modo per insegnare l’italiano in pieno rispetto, con la
consapevolezza di aiutare, di confrontare, di “restituire”.
Il ringraziamento va a tutti, chi
ha partecipato, chi è venuto solo a tifare, chi ha assistito con passione, chi
ha agito e aderito con e per l’iniziativa. Non c’è molto da dire ancora. Una sola
cosa tengo a sottolineare. Il torneo si è svolto senza regole precise, chi veniva sul campo giocava anche se non aveva
partecipato alle altre partite precedenti. La finale ha contato circa 15 giocatori italiani,
anche se la squadra iniziale era formata da 7 persone. Nella totale “anarchia” anche
gli africani hanno schierato in capo i più bravi, qualcuno che aveva giocato la
finale del 3° e 4° posto si è "intromesso" nella totale disponibilità che continua…
[+blogger]
partita e osservazioni
Ieri al campetto del Seminario A. Ascalesi di Capodimonte si è svolta la prima partita del torneo interculturale organizzato dalla scuola di italiano Samb e Diop, che si è svolta tra le squadre di Africa 1 e 2 composte dai ragazzi in maggioranza africani che frequentano la scuola al Centro Missionario in via dei Tribunali. La partita è stata giocata con vero spirito agonistico, molti di quei ragazzi, arrivati a Lampedusa come tanti altri su un barcone di fortuna erano già buoni giocatori nei loro paesi, come Agostino, nigeriano, fuggito dal suo paese dopo che alcuni membri della mafia locale gli avevano bruciato la sua officina meccanica. Ha giocato a buon livello nella squadra nella sua città, Benin City e ha segnato molte delle reti che hanno permesso alla sua squadra, in pettorina gialla di vincere per 10-3. Altro personaggio è un allenatore sudanese, mister Baker, che ha anche giocato alcuni minuti dando il cambio a giocatori più stanchi e che, per la sua mole, muoveva abbastanza agilmente.
Quando siamo saliti sul pulman nel viaggio di andata, ci sono stati due episodi spiacevoli: due signore napoletane molto "benpensanti" quando hanno visto quei ragazzi neri come l'ebano salire sul pulman, subito hanno associato straniero uguale ladro, magari neanche se lo immaginano lontanamente l'inferno che hanno passato per arrivare da noi, e quello che passano quotidianamente per avere un minimo di sopravvivenza col rischio di essere espulsi dalla sera alla mattina.
Il secondo episodio, e questo l'ho sentito bene perchè ero abbastanza vicino, è stato quando sul pulman sono saliti alcuni giovanotti che avevano tutta l'aria di essere dei bulletti abituali, ma forse mi sbaglio, che hanno preso in giro gli africani con i soliti sfottò. Le due signore sono in qualche modo giustificate dal momento che appartengono ad una generazione non abituata a vedere persone di colore diverso, a parte, forse, i soldati neri americani, ma è sulle nuove generazioni che bisogna fare prevenzione, poichè è ormai una realtà saremo sempre di più un paese di immigrazione e, nonostante lo spread e la crisi economica, dobbiamo sforzarci di vivere insieme e cercare di creare opportunità e cittadinanza per tutti e per fare ciò due mezzi sono indispensabili: conoscere la lingua del paese ospitante, e, perchè no, anche lo sport, il calcio in particolare che, quando è libero da soldi e interessi, ma è puro divertimento, è un mezzo formidabile di aggregazione.
Stiamo cercando per l'Ozanam di mettere su una squadra di srilankesi e una italiana in occasione delle prossime partite. Diamo quindi un calcio ai pregiudizi in nome dello sport e della solidarietà umana e perchè no, cristiana! [vincenzo minei]
il manifesto nel rione
"Alias", il supplemento settimanale de "Il Manifesto" ha dedicato una pagina intera alla scuola d'immigrati Samb e Diop di piazzetta san Severo ospitata nel centro Ozanam. In particolare l'articolo parla del torneo di cacio che inizia oggi (campetto del seminario arcivescovile di Capodimonte, ore 16): si sfidano due squadre africane allenata da un ex allenatore del Sudan, mentre il prossimo sabato giocano la "nazionale" del Srilanka e una squadra del rione sanità.
una scuola parallela
Mama meka kiyawannada (Leggete insieme a me); oyata wayasa kjyada...? (quanti anni hai?); saduda, agaharunada, badada, Brahaspatinda, sikurada, senosurada, irida. (Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica.); mama, oba, ohu/aya, api, obala, oun (io, tu, egli/ella, noi, voi, loro); sudu, koia, kaha, buduru, ratu... (bianco, verde, giallo, marrone, rosso...).
Da diversi anni svolgo attività di volontariato, principalmente insegno italiano agli immigrati provenienti da tutto il mondo. Collabora attivamente con l’istituto Ozanam - piazzetta San Severo a Capodimonte 82. Responsabile suor Lucia. Nella scuola in principio ho insegnato agli alunni che già parlavano e scrivevano abbastanza bene l’italiano. Nel mio gruppo diversi hanno fatto l’esame di licenza media inferiore. Attualmente ho una classe di circa 15 ragazzi maschi e femmine di età diverse e tutti srilankesi che si sono trasferiti da poco in Italia.
Quando, per la prima volta, ci siamo incontrati non sapevano dire anche buongiorno. Oggi io so “parlare” un po’ srilankese. Quando ci incontriamo loro salutano in Italiano, io invece nella loro lingua. La poca conoscenza, limitata a poche parole ma essenziali, stabiliscono quasi subito una reciproca simpatia soprattutto con le persone che non parlano affatto l’italiano. Questo metodo mi ha permesso di stabilire una relazione forte, matura, un approccio empatico e di fiducia reciproca.
Normalmente molti lasciano la scuola per problemi di lavoro o per imbarazzo. Chi non riesce a capire bene si “umilia” così tanto da vergognarsi anche dei suoi amici. Comunque il gruppo che insegno adesso è abbastanza stabile, seguono con divertimento e credo che questo sia anche una normale conseguenza di un percorso che “quando inizia deve poi finire così come è incominciato”.
Quasi ogni settimana arrivano “alunni” nuovi, il problema è inserirli soprattutto quando, a metà del programma, molti hanno già superato una determinata soglia di difficoltà. Per fortuna che ci sono gli altri collaboratori e le altre collaboratrici volontarie. Il metodo d’insegnamento l’ho acquisito sul campo che poi ho adottato man mano, e quando potuto modificato, in relazione ai casi e alle storie degli immigrati. [+blogger]
Da diversi anni svolgo attività di volontariato, principalmente insegno italiano agli immigrati provenienti da tutto il mondo. Collabora attivamente con l’istituto Ozanam - piazzetta San Severo a Capodimonte 82. Responsabile suor Lucia. Nella scuola in principio ho insegnato agli alunni che già parlavano e scrivevano abbastanza bene l’italiano. Nel mio gruppo diversi hanno fatto l’esame di licenza media inferiore. Attualmente ho una classe di circa 15 ragazzi maschi e femmine di età diverse e tutti srilankesi che si sono trasferiti da poco in Italia.
Quando, per la prima volta, ci siamo incontrati non sapevano dire anche buongiorno. Oggi io so “parlare” un po’ srilankese. Quando ci incontriamo loro salutano in Italiano, io invece nella loro lingua. La poca conoscenza, limitata a poche parole ma essenziali, stabiliscono quasi subito una reciproca simpatia soprattutto con le persone che non parlano affatto l’italiano. Questo metodo mi ha permesso di stabilire una relazione forte, matura, un approccio empatico e di fiducia reciproca.
Normalmente molti lasciano la scuola per problemi di lavoro o per imbarazzo. Chi non riesce a capire bene si “umilia” così tanto da vergognarsi anche dei suoi amici. Comunque il gruppo che insegno adesso è abbastanza stabile, seguono con divertimento e credo che questo sia anche una normale conseguenza di un percorso che “quando inizia deve poi finire così come è incominciato”.
Quasi ogni settimana arrivano “alunni” nuovi, il problema è inserirli soprattutto quando, a metà del programma, molti hanno già superato una determinata soglia di difficoltà. Per fortuna che ci sono gli altri collaboratori e le altre collaboratrici volontarie. Il metodo d’insegnamento l’ho acquisito sul campo che poi ho adottato man mano, e quando potuto modificato, in relazione ai casi e alle storie degli immigrati. [+blogger]
assessori nel rione
Ieri alla via vergini nella sala
convegni del complesso dei padri della missione diversi assessori del Comune di
Napoli hanno incontrato i cittadini del rione. Sembra che ci sia molta
attenzione su questo quartiere, strano, perché non siamo ancora in campagna
elettorale. Insomma la solita passerella per i politici? Quanta attenzione:
sono due mesi che l’ascensore della Sanità non funziona, mi chiedo: ma se una
cosa così semplice non si riesce a risolvere, come sarà mai possibile che le
cavità greco/romane, l’ossario delle fontanelle, i palazzi del Sanfelice, la
viabilità, il parcheggio indiscriminato ecc ecc, vengano gestite con parsimonia,
affidabilità e competenza?
Adesso qualcuno mi dirà che sono
il solito sfascia carrozze, che critico sempre, che non riesco a guardare
oltre. Lasciamo stare e raccontiamo le cose positive. Provo un immenso piace,
la III Mnicipalità finalmente dialoga con i cittadini del quartiere, la
presidentessa in una settimana è già scesa tre volte nel inferi del rione. Adesso
bisogna fare, ma mi è sembrato di capire che non ci sono soldi. Allora resta
sempre la solita volontarietà che in parte ha scocciato perché toglie
responsabilità a chi viene pagato per averne.
I discorsi della Di Sarno mi sono
piaciuti, per desso teoricamente è possibile un dialogo aperto, ma attenzione,
senza monopolizzare le attività; sembra che qualcuno entri di traverso per
affermare costantemente le sue convinzioni; tutti, ma proprio tutti devono
essere considerati e nessuna priorità deve essere scartata.
Ieri sono andato via verso le 19
perché 15 alunni srilankesi mi aspettavano. Ho ritenuto più importante andare a
fare lezione di italiano che fare una semplice ma assillante domanda che mi
porto da anni nella saccocia. In
realtà il quesito l’ho postato anche nella bacheca dell’assessore Bernardino
Tuccillo senza avere una giusta risposta. La rifaccio sperando che qualcuno mi
risolva il dilemma: può un semplice cittadino, dopo aver fondato una semplice associazione,
gestire il demanio pubblico?: può un semplice cittadino far pagare un biglietto
di 10/15 euro per visitare le cavità greco/romane?: può un semplice cittadino
guadagnare miliardi di vecchie lire, e adesso milioni di euro, senza pagare alcunché
di imposte? [+blogger]
riusiamo il quartiere
Il TUTTOGRATIS nel rione sanità è una non attività economica. E’ l’antitesi del commercio classico e globalizzato. Il progetto nasce come alternativa alle forme di speculazioni e di sperequazione attraverso una rieducazione al baratto e alle forme di scambio sociale. Il TUTTOGRATIS è il baratto o il barattare classico di un tempo escludendo la moneta. Nasce così il progetto che integra il vivere con meno quando e se serve.
Il TUTTOGRATIS stempera la normale attività economica, la svuota della suo fine ultimo, per comprendere che, come dice un proverbio indiano, i soldi non si mangiano. Il nostro obiettivo non è andare contro i commercianti o i piccoli artigiani, il nostro scopo è quello di creare una nuova forma (che poi è vecchia), di “comunicazione” che serve a far comprendere che tutto ha un valore, che il bisogno dell’altro è anche il nostro e che la reciprocità è una virtù che ci aiuta a superare anche le nostre paure. Ecco perché la RETE SANITA’, attraverso il progetto del blog rione sanità, avalla la proposta di aprire una “casa della reciprocità” con l’insegna provocatoria, come il titolo di una vera attività commerciale, TUTTOGRATIS.
Partendo da questa semplice esperienza, in un locale possibilmente grande in una delle vie del rione, si può accogliere tutto quello che di vecchio o di superfluo: televisioni, libri, vestiti, elettrodomestici. Queste stesse cose possono essere riusate e date a chi ne fa richiesta. Quello che ci interessa è appunto il riuso, creare una forma di scambio sociale che comprenda l’importanza di riciclare, del rimettere nel circuito della non vendita e della non inutilità. Questo l’aspetto più importante in una epoca dove il consumo sta devastando la nostra terra, dove i materiali naturali si logorano nell’indifferenza e nella superficialità. Rimettere nel circuito del virtuoso una collana, un giocattolo, un cassapanca, un computer. Finalità intrinseca è la capacità di riciclare, di non inquinare, di stabilire un rapporto con le cose e con gli uomini più eguale e duraturo. Il TUTTOGRATIS comprende la voglia di non sprecare, di non inquinare, di non devastare inutilmente.
Il TUTTOGRATIS è forma di partecipazione diretta, la partecipazione che fa nascere un nuovo modo di pensare al consumo, al commercio, alla realtà che ci circonda e che può diventare altra. IL TUTTOGRATIS non è un rigattiere, né chi ha roba vecchia da smaltire oppure vendere. Il progetto nasce per sensibilizzare l’opinione pubblica a non sprecare; se qualcosa è ancora buona e si può ancora utilizzare, come un ferro da stiro, una un paio di guanti, una televisione meglio farlo avvantaggio un po’ di tutti. Importante: le persone non devono acquistare ma scambiare.
Saremo noi responsabili a scovare, ad esempio, chi si toglie una libreria o dei libri (in questo caso per riutilizzare la carta, si possono avviare le rubriche della reciprocità, ossia si può scambiare carta usata con libri o quaderni, si prendono ad esempio, le agende dell’anno prima o dell’altro anno addietro ancora e si scrivono con la penna i giorni ecc ecc). Chi non ha più bisogno di cose e chi non ne ha più bisogno, chi ha voglia di ridefinire il dono, chi vuole alternanza. Chi gestisce (gruppo o altro) il TUTTOGRATIS, avrà mansioni specifiche nel progettare anche eventi, discussioni, cineforum, questionari da somministrare ai potenziali “acquirenti”, gli effetti per creare nuove relazioni e scambi di sapere. Leggi ancora se ti va [+blogger]
Il TUTTOGRATIS stempera la normale attività economica, la svuota della suo fine ultimo, per comprendere che, come dice un proverbio indiano, i soldi non si mangiano. Il nostro obiettivo non è andare contro i commercianti o i piccoli artigiani, il nostro scopo è quello di creare una nuova forma (che poi è vecchia), di “comunicazione” che serve a far comprendere che tutto ha un valore, che il bisogno dell’altro è anche il nostro e che la reciprocità è una virtù che ci aiuta a superare anche le nostre paure. Ecco perché la RETE SANITA’, attraverso il progetto del blog rione sanità, avalla la proposta di aprire una “casa della reciprocità” con l’insegna provocatoria, come il titolo di una vera attività commerciale, TUTTOGRATIS.
Partendo da questa semplice esperienza, in un locale possibilmente grande in una delle vie del rione, si può accogliere tutto quello che di vecchio o di superfluo: televisioni, libri, vestiti, elettrodomestici. Queste stesse cose possono essere riusate e date a chi ne fa richiesta. Quello che ci interessa è appunto il riuso, creare una forma di scambio sociale che comprenda l’importanza di riciclare, del rimettere nel circuito della non vendita e della non inutilità. Questo l’aspetto più importante in una epoca dove il consumo sta devastando la nostra terra, dove i materiali naturali si logorano nell’indifferenza e nella superficialità. Rimettere nel circuito del virtuoso una collana, un giocattolo, un cassapanca, un computer. Finalità intrinseca è la capacità di riciclare, di non inquinare, di stabilire un rapporto con le cose e con gli uomini più eguale e duraturo. Il TUTTOGRATIS comprende la voglia di non sprecare, di non inquinare, di non devastare inutilmente.
Il TUTTOGRATIS è forma di partecipazione diretta, la partecipazione che fa nascere un nuovo modo di pensare al consumo, al commercio, alla realtà che ci circonda e che può diventare altra. IL TUTTOGRATIS non è un rigattiere, né chi ha roba vecchia da smaltire oppure vendere. Il progetto nasce per sensibilizzare l’opinione pubblica a non sprecare; se qualcosa è ancora buona e si può ancora utilizzare, come un ferro da stiro, una un paio di guanti, una televisione meglio farlo avvantaggio un po’ di tutti. Importante: le persone non devono acquistare ma scambiare.
Saremo noi responsabili a scovare, ad esempio, chi si toglie una libreria o dei libri (in questo caso per riutilizzare la carta, si possono avviare le rubriche della reciprocità, ossia si può scambiare carta usata con libri o quaderni, si prendono ad esempio, le agende dell’anno prima o dell’altro anno addietro ancora e si scrivono con la penna i giorni ecc ecc). Chi non ha più bisogno di cose e chi non ne ha più bisogno, chi ha voglia di ridefinire il dono, chi vuole alternanza. Chi gestisce (gruppo o altro) il TUTTOGRATIS, avrà mansioni specifiche nel progettare anche eventi, discussioni, cineforum, questionari da somministrare ai potenziali “acquirenti”, gli effetti per creare nuove relazioni e scambi di sapere. Leggi ancora se ti va [+blogger]