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vico equense

Domenica scorsa ho preso la mia vespa 150px di anni 26 e assieme a Sara sono andato al mare. Non sapevo esattamente dove, anche perché odio quasi tutte le spiagge di Napoli, non perché siano brutte ma per il fatto che sono state quasi tutte privatizzate e diverse anche abusivamente. Mentre guidavo mi sono ricordato di una bellissima spiaggetta libera a Vico Equense, ci andavo con i miei amici, Stefano, Ciro, Lucia, Antonella, circa 20anni fa. Appena arrivati con la circumvesuviana pochi metri e sulla sinistra si scendeva per circa un chilometro, una faticata non indifferente poi a ripercorrerla in salita al ritorno.

Stavolta stavo con la vespa ed è stato un gioco da ragazzi arrivare. Ero entusiasta, raccontavo a mia moglie le volte che siamo stati in questo bellissimo posto. Ma appena giù, tutto mi è sembrato diverso, anzi no, era davvero tutto cambiato. La spiaggia sotto la conca e gli scogli erano transennati, una sbarra limitava l’accesso, il parcheggio era a pagamento. Ombrelloni dello stesso colore delimitavano la spiaggia. Appena arrivati un tipo ci ha detto se volevamo il pedalò. Subito una donna ci ha chiesto se avevamo l’ombrellone. Intorno, diversi ristoranti avevano chiuso il passaggio con i tavoli all’aperto. C’erano pezzetti di spiaggia. A pochi metri una banchisa delimitava gli scogli e infondo barche, gommoni, e piccoli yachts.

Ci siamo fermati e abbiamo chiesto solo un ombrello che in realtà non avevamo. Desolazione, anche se il mare era ancora chiaro, verde come la vegetazione rimasta sulle colline e i promontori. Sulla spiaggia, ma in verità dei granelli non c’era quasi più nulla, pezzetti di vetro, carte, ruggine… abbiamo pensato di pulire. Alla fine una scenetta mi ha rallegrato vivamente. Mentre cercavo di prendere il sole, un uomo anziano parlava con 3 donne e due bambine, diceva che Napoli è una città sporca, che la gente è maleducata, che c’è inciviltà e prepotenza, mentre quelli di Vico Equense sono molto più civili. Intorno a lui, le donne che con i bambini avevano prima mangiato c’erano carte, bicchieri di plastica, lattine di birra, mozziconi di sigarette… [+blogger]

il risultato più importante della rete

Una cosa è certa, se la Rete Sanità non avesse fatto un granché dalla sua costituzione, e se invece si fosse concentrata solo sulla scuola d’immigrati dell’Ozanam bhé, questa iniziativa da sola varrebbe il premio della “solidarietà” riconosciuta dalla gente del rione e dalle sue numerose associazioni. Un centinaio d’immigrati seguono i corsi d’italiano il lunedì e il giovedì dalle 19,00 alle 20,30. Suor Lucia, invece, insegna tutti i giorni di mattina e di pomeriggio.  Il 22 dicembre abbiamo festeggiato con una tavolata degna del più classico teatro di Viviani, come testimoniano le foto di cui sotto. L’anno scorso hanno superato l’esame di terza media 9 studenti su 12 (2 dei quali non si sono presentati). Quest’anno si prevedono nuovi esami, si spera che la scuola possa diventare essa stessa sede d’esame. E’ questo, a parer mio, il risultato più importante della Rete Sanità. Ci sono altri volontari? Benvenuti! [Suor Lucia, Gennaro, Giovanna, Sara, Tiziana, Anna Maria, Andrea, Antonio, Battista, Carmela, Francesca, Giada, Stefano, Cinzia]





inter napoli

Dopo diciassette anni il Napoli batte l’Inter a san Siro, una bella soddisfazione per i “terroni” napoletani. In un video postato su youtube girato durante la partita si possono ascoltare i tifosi interisti che gridano “San Gennaro sieropositivo… Senti come puzza, senti come puzza Napoli… Benvenuti in Italia Olè… Zavorra… Ci vuole acqua e sapone, acqua e sapone, ci vuole acqua e sapone… Sarà che sono zingari, sarà che sono colerosi, sarà che non si lavano… Napoli merda, Odio Napoli, Voi non siete esseri umani”.

Nei commenti in risposta i napoletani: “san Gennaro ve lo ha messo nel culo con 3 babà figli di troia; viva il regno delle due Sicilie; Munnezza tre palloni e tornate nella nebbia; Benvenuti un beneamato cazzo! St'italia del cazzo non la volevamo e non la vogliamo! siete voi, sporchi barbari ignoranti , che siete venuti a romperci le palle a noi. Forse perché invidiosi della nostra cultura, della nostra ricchezza o semplicemente perché siete dei fottuti barbari incivili e bellicosi. Tornate nelle vostre putride paludi, fottuti italiani!”.

Anche gli scansafatiche di Pomigliano D’Arco si sentono zavorra lavorativa, un disastro che accomuna gli operai del nord e quelli del sud. Allo stadio si urla, il Napoli vince mentre muore il tifo, i tifosi, gli sponsor, i colori, il calcio. È un tormento che riscatta la nostra società, è il gioco che se lo guardiamo ci fa sognare, ci fa respirare, ci rende ricchi, ci diverte, ci umilia. La controparte dei tifosi è il silenzio, infatti dopo essersi insultati vicendevolmente nessuno più ha la forza di ribattere, si resta soli in questa fottutissima era che mansueta le nostre proteste, che ci rende indifferenti, che individualizza ogni nostro pensiero e ogni nostra azione.

1200 euro al mese per chi si permette il lusso di lavorare con un contratto a tempo indeterminato; 800 per i contratti a tempo; aumenti sproporzionati: per andare a vedere Napoli Milan allo stadio 50euro; il caffè è aumentato del 20% anche lo zucchero, la pasta, l’olio… non parliamo poi del carburante. Ci resta solo il tifo che insulta, che ci rende coglioni, zavorra, sporcizia, terroni e polentoni. Parafrasando Eduardo: abbasso l’Inter e il Napoli, W piazza del Duomo e Mergellina! [+blogger]