certi ricordi

Usiamo spesso questo termine in modo allusivo, riferendoci ad una data categoria morale di individui. Ma il fatto che mi si presentò anni fa, una trentina credo, mi ha fatto sempre riflettere su questo comportamento umano che non allude solo ad un problema morale, ma alla nostra sopravvivenza e a quella dei nostri cari. Avevo, come vi dicevo, come miei assistiti (faccio il medico di base) una famiglia di lavoratori. Il padre, fabbro, aveva creato una piccola azienda di costruzione di porte blindate. I figli, maschi, lavoravano con lui. Assunta, l’unica femmina era una ragazza di una ventina d’anni, se ben ricordo. Studiava e giocava come titolare in una squadra di pallacanestro cittadina. Ricordo il suo sorriso aperto, il suo fisico asciutto e statuario. Veniva rare volte in ambulatorio; qualche certificato di idoneità sportiva o qualche piccolo incidente muscolare. La madre seguiva tutta la famiglia. Si occupava delle vivande dell’officina e della parte amministrativa. Sopra l’officina costruirono due piani, uno per la loro abitazione, l’ultimo, e il secondo venne dato in affitto ad una famiglia del posto. La loro era una famiglia serena, toccata da quel benessere economico onesto, che non è facile reperire nel mio quartiere. Una sera Assunta rientrando a casa, mentre saliva i primi gradini delle scale della sua abitazione sentì il suono di una raffica di proiettili esplosi all’impazzata. Urla, gemiti, pianti venivano dal secondo piano che lei stava raggiungendo per salire al terzo piano di casa. Col cuore in gola, non riuscendo a capire cosa potesse essere successo, scorse tre individui, che uscivano dalla porta dei suoi vicini, correndo. Assunta li riconobbe: era gente del posto, li sapeva di nome. E per questo chiese loro: “Ma che è successo?” Questi la ignorarono e si buttarono a capofitto giù per le scale. Il giorno dopo appresi dalla radio e dai giornali che si era compiuta una strage in quella casa, quattro cadaveri tra cui un vecchio e un bambino. Ovviamente questi particolari io li appresi dieci anni dopo il fatto. Quando, rivedendo la madre, le chiesi di Assunta. Ed Assunta aveva schivato l’omertà facendo i nomi degli assassini che avevano avuto l’ergastolo. Ad Assunta lo stato aveva cambiato nome e cognome, dato un’abitazione in un'altra città. Naturalmente, il padre aveva chiuso l’officina e viveva di pensione. Rividi la madre dopo altri dieci anni: c’era un processo in cassazione e si temeva che qualcuno di loro potesse essere assolto. Ad Assunta fu cambiato ancora il cognome e venne mandata ad abitare in una cittadina straniera con stipendio del nostro stato. So che si sposò, poi persi di vista la madre e lei per sempre. Ora mi chiedo o vi chiedo, se vogliamo darci le arie di persone oneste o sott’usiamo questo vocabolo, omertà? Chi di noi parlerebbe? [Ranieri Lucio Paolo]

terra

Un operai del rione mi raccontava che spesso il suo datore di lavoro per farlo stare buono gli dava dei soldi fuori busta, il contentino per il lavoro extra. “Non mi pagava gli straordinari ma quando mi ammazzavo di lavoro veniva, e da dietro, mi metteva in mano 50milalire”.
Il programma Terra di canale5 - 26/11/’09 - ha dedicato la puntata al rione Sanità. Ancora il video incriminato, ancora l’ennesima spettacolarizzazione: gente che butta l’immondizia, che parla di un quartiere “distrutto”, interviste fatta a persone che non hanno mai messo piede nella Sanità. Ma cosa c’entra Ernesto Albanese? Il parroco dice di non voler essere ripreso ma intanto fa intervistare tutti i suoi “affiliati”. Nulla di male, anche loro rappresentano questa realtà, ma perché il bambino di spalle racconta della rapina nel bosco di Capodimonte? Sì, certo, è pur sempre un bambino che è stato salvato, ma quali perversi sentimenti spostano l’attenzione su questioni così delicate? Perché si mettono in scena queste realtà? Ormai la risposta è semplice: la gente vuole vedere questo, la verità non interessa a nessuno. Due domande: perché, e per quali motivi, l’Altra Napoli ha speso diversi milioni di euro nel Rione? Il parroco dichiara al giornalista Mariano Maugeri del Sole24 “Se il mio popolo perde il riferimento camorristico, si spaventa”, Perché questa affermazione? E cosa significa?
La trasmissione ha cercato alla fine e dopo alcun spot pubblicitari (tecnica per distogliere l’attenzione), di raccontare il video in modo differente. Il programma racconta che le persone hanno cercato di chiamare aiuto e non sono rimaste a guardare nell’indifferenza. Giusto. Nell’intervista precedente però un uomo della Sanità racconta che è quasi normale che la gente non si “scandalizzi” più per gli omicidi, o per gli agguati di camorra. Dice che orami NOI siamo abituati a queste aberrazioni e che la vita “normale” scorre tutti i giorni con tranquillità. Questo vuol dire che la parte restante del video è inutile, la spiegazione fatta più dettagliata è superflua e non ha valore. Insomma il contentino sotto mano o fuori busta è una tecnica per ingraziarsi le avversità, per sentirsi meglio e apposti con la coscienza. Albanese fa i suoi progetti, il parroco è un santo, violini e teatro fanno il cuore grande, la gente è rassegnata… insomma una bella fiction preparata per gli altri, un modo per distogliere quello che la realtà dove raccontarci veramente. Per il resto, il sindaco del rione sanità non ha più riserve. Nell’articolo precedente c’è scritto che Hebe de Bonafine ha dichiarato: “noi prima occupiamo e poi dialoghiamo”. Una donna del rione Sanità ha detto: “’O n’a cosa ma daje ‘o ma piglie!”. [+Blogger]


nosotros somo sustedes

Desaparecidos Napoletani. I morti ammazzati, quelli chiusi dentro le colonne di cemento armato che sostengono le autostrade, le esecuzioni sommarie e i regolamenti di conti, lasciano una debolezza dentro l’anima. Ma perché? Chi sono questi nuovi Desaparecidos? Le mamme e i familiari che ancora non hanno la forza di ribellarsi, uomini spezzati a metà tra la legalità di uno stato inesistente e l’illegalità di una malavita colta ed efficacissima. Ma allora che cos’è che protegge chi commette reati? Forse per il momento c’è una sola risposta: l’economia e il suo linguaggio. La scomparsa di 30mila uomini in Argentina con la complicità dello stato e delle forze straniere ha definito la realtà fatte dalle madri di Plaza de Mayo che lottano usando slogan non violenti, occupazione di piazze e coniando frasi come nosotros somos ustedes. Noi napoletani non siamo desaparecidos perché a detta di qualcuno siamo conniventi, non denunciamo, omertosi e privi di senso civico. La disperazione di chi ha terrore è la causa ultima dell’abbandono e dell’etichetta che priva gli uomini del consenso e della partecipazione. Oggi una nuova strage di uomini che scompaiono per riapparire qualche anno dopo (o non riapparire affatto), è sotto gli occhi di tutti, mentre i grandi network applicano un vergognoso tacito silenzio. In Pakistan centinaia di persone non fanno più ritorno a casa e le autorità non hanno la “consapevolezza” di spiegare il perché e il percome di queste misteriosi sparizioni. Mentre lì la guerra al terrorismo viene fatta perché “giusta” secondo argomentazioni unilaterali, qui la lotta all’illegalità o a chi “svende droga” è assopita dalle più inette motivazioni. D’altronde lo slogan della secessione era uguale al “chi sta dinto sta dinto ‘e chi sta fore sta fore”. Oggi hanno cambiato termine ma la sostanza è quella. Hebe de Bonafini, la fondatrice delle Madri di Palza de Mayo a Napoli ha dichiarato: “noi prima occupiamo poi ragioniamo”. In Messico centinaia di donne scompaiono dissolvendosi nell’aria, una cittadina, Ciudad Juarez, che incetta l’altro sesso dimenticandosi delle denuncie e delle atrocità. In qualche libro c’è abbozzata una spiegazione giusta ma la vera realtà è ancora tutta da provare. Qui nella Napoli mediterranea si muore di una morte vergognosa, si ha scorno di parlare della perdita e della mancanza, ci si deve mortificare se l’altro ci obbliga a deperire. I giovani desaparecidos napoletani hanno però la certezza di essere marchiati per sempre, macchiati di vilipendio e di immorale condizione. I giovani desaparecidos devono morire di una morte che scende negli inferi, dove la frase nosotros somos ustedes, è illeggibile; dove chi sparisce per terrorismo è considerato l’ultimo lavoratore incosciente; dove chi è stata malmenata, violentata e uccisa è la battona di turno; e dove chi ha subito una esecuzione prevista ed elaborata è inconsapevolmente denigrato come l’ultimo kamikaze che ha voglia di schizzarci il cervello in faccia. Le mamme “Desaparecidos”, argentine si sforzano di parlare di diritti umani, così come le povere operaie del Ciudad Juarez in cerca di un lavoro dignitoso… e così come chi muore fuori ad un bar o chi si “vende” per un po’ di finta felicità. [+Blogger]



il dilemma degli aiuti umanitari

Immaginate di essere un operatore umanitario che lavora per un’organizzazione che porta aiuti nei paesi in guerra. Vi trovate in una zona di conflitto e siete fedele ai principi di imparzialità e neutralità stabiliti dalla Croce rossa. La vostra unica responsabilità è alleviare le sofferenze umane, indipendentemente dalla situazione e da chi siano le vittime. State lavorando in un campo profughi in Darfur: fate il possibile per le vittime, ma i vostri sforzi sono strumentalizzati dalle truppe governative e dai ribelli. Chiedono soldi per ogni pozzo che scavate e impongono percentuali esorbitanti su tutti i sacchi di riso, le tende e i farmaci che fate arrivare. Vendono una parte dei vostri aiuti e con il ricavato comprano armi che usano per uccidere o per costringere altre persone a rifugiarsi nel campo profughi. Che fate? Continuate a fare il possibile per le vittime convinti che ogni singola vita salvata vale il costo che impone? Oppure decidete che in questo contesto imparzialità e neutralità non valgono più, e andate ad aiutare le vittime da un’altra parte? Nel 1863 Henri Dunant e altri notabili ginevrini fondarono il Comitato internazionale della croce rossa (Cicr), precursore di tutte le organizzazioni umanitarie. Fornire aiuti in tempo di guerra è un dovere, e ricevere aiuto è un diritto in ogni circostanza e per chiunque. I principi umanitari adottati dal Comitato internazionale sono poi stati adottati dalle Convenzioni di Ginevra. Nel secolo e mezzo trascorso dalla fondazione del Cicr, i suoi principi sono rimasti immutati, mentre i conflitti sono molto cambiati. Oggi le guerre sono quasi tutte guerre civili, combattute da milizie irregolari. Oggi le organizzazioni umanitarie portano il loro aiuto in Congo, Somalia, Sierra Leone, Etiopia e Sudan, paesi dove le fazioni in guerra di solito hanno come primo obiettivo massacrare il maggior numero possibile di civili che sostengono il nemico o cacciarli dalle zone in cui abitano. Le organizzazioni umanitarie portano assistenza ovunque possono, ma sono alla mercè dei capricciosi poteri locali – signori della guerra, ribelli, cellule terroristiche, generali bambini e capi milizia – cioè di chiunque abbia in mano la distribuzione degli aiuti umanitari a qualunque livello, da quello nazionale fino al singolo villaggio. Sono loro a decidere il prezzo che le organizzazioni dovranno pagare per poter raggiungere le vittime. Si dice che trattare con i poteri locali è come “stringere la mano al demonio”. Negli anni ottanta, nei campi profughi delle Nazioni Unite in Cambogia, i khmer rossi riuscirono a mettere le mani su una quota tra il 50 e l’80 per cento di tutti gli aiuti alimentari e sanitari. Più o meno nello stesso periodo, nei campi profughi del Pakistan si addestravano i futuri combattenti taliban. Negli anni novanta, poi, grazie agli aiuti internazionali, gli estremisti hutu ruandesi rifugiati nell’est dell’allora Zaire riuscirono a continuare la loro offensiva per sterminare i tutsi del Ruanda. E ancora: in alcune zone della ex Jugoslavia l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati fu costretto a cedere ai miliziani serbi più del 30 per cento degli aiuti alimentari. Oggi in Somalia alcuni signori della guerra pretendono che l’80 per cento degli aiuti arrivi ai loro uomini. E in Darfur ben 130ong internazionali versano ogni anno milioni di dollari al regime di Khartoum, mentre all’interno dei campi profughi i ribelli sottraggono altri milioni in provviste e materiali. Gli aiuti umanitari sono diventati un’industria. Secondo stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), le ong che operano sulla scena internazionale sono più di 37mila. E le fazioni in lotta nelle guerre civili di tutto il mondo tentano di usare gli aiuti per dar da mangiare alle proprie truppe o per comprare armi. Il valore degli aiuti umanitari è di circa sei miliardi di dollari all’anno, senza contare i miliardi investiti dai militari occidentali in progetti “per conquistare il cuore e la mente delle popolazioni” nei paesi che si trovano sul fronte della guerra al terrorismo. Le cifre in gioco sono così alte che il problema di un uso distorto degli aiuti è urgentissimo. Eppure le organizzazioni umanitarie non lo affrontano, anzi, stanno zitte, per paura di veder diminuire le donazioni. Usano come scudo la purezza dei loro principi di neutralità e imparzialità. Dal loro punto di vista, il dovere umanitario di aiutare chi soffre deve prevalere sui vergognosi abusi che se ne fanno. Lasciano alla “politica” il compito di trovare una soluzione ai problemi causati da queste violazioni. Ma se anche la politica sfugge alle sue responsabilità, le organizzazioni umanitarie dovrebbero issare un limite oltre il quale l’uso distorto degli aiuti non è più tollerabile. Grazie agli aiuti, alcune guerre rischiano di durare più a lungo e di provocare più vittime. Quando è il momento di andarsene? È in gioco il destino delle vittime ed è una scelta su cui bisogna riflettere di continuo. [Linda Polman, Internazionale 822]

poesiasanità

Alla Via Stella (rione Sanità) abita EBE ALONGI poetessa straordinaria. Dall’incredibile fascino della sua età alle sue stupende liriche inglobate nel libro RIGAGNOLI. Ecco alcune delle sue stupende poesie. Nella prefazione c’è scritto: Si rimane avvinti dal dettato e del silenzio. Da ciò che è espresso esplicitamente e da ciò che è sottinteso. Magia della parola, quando questa lievita sull’alito dell’indicibile.

PAGINA BIANCA

Pagina bianca

Sul materasso dell’indifferenza

Dorme il pensiero.

FILI PERVERSI

Fili perversi

Nodi scorsoi alle zampe

Esili dei colombi

Gli divirano i piedi.

Per alcuni di noi non è diverso.

DELUSIONE

Avrei voluto l’Anima

Del Nilo

E non fui che un ruscello

Avido di Pioggia.

EREDI

Non ci saranno eredi

Per le briciole ai passeri

La pietà non ha eredi.

FULIGGINE DEL PIANTO

Abita nella storia di una casa

Fuliggine di pianto non versato

Resisterà

Anche agli avidi morsi della ruspa.

LA NOSTRA STORIA

Chiusa nel cavo

Di un interrogativo

La nostra storia.

ALBA DI MUSICA

Un passero sul ramo.

Briciole sul davanzale.

L’alba che si fa musica.

ORMAI – Ormai mentre il mondo scolora negli occhi il cerchio si apre, si scioglie il nodo mentre forma e sostanza non sono che manciate di sale nel mare, il gancio s’allenta, il muro cede queste tue mani finalmente forti che vogliono fare stringere-fermare-trattenere-chiudere forse abbracciare, perché non lo facesti quando l’arcobaleno m’era tutto negli occhi? Ora i colori fuggono nel vento, la tua forza è un colore. [Ebe Alongi]



Manuela Rodriguez Fortez

La mamma di Elvis morto circa un mese fa, è deceduta ieri all'ospedale CTO di Napoli. Niente parole superflue, niente colpe né accuse infondate. Chi "restituisce" la vita ha la forza di vivere in pace, di godere e amare, di ballare... Un vivida sensazione che richiama l'inaccessibile e la disperazione. In parte la nostra paura è che succeda di nuovo, madre e figlio non rinasceranno più, insieme con le nostre sensazione e le nostre illusioni. La colpa è della indifferenza. Se Manuela si fosse prostituita per colpa delle sue paure, noi adesso staremmo con il dito puntato. Se si fosse suicidata ci saremmo convinti della sua stupidità. Se avesse chiesto l'elemosina avremmo pensato ad una povera stracciona. Se Manuela e Elvis fossero vivi...

"I Giardini dell'Eden, in cui entreranno insieme ai probi tra i loro padri, le loro spose e i loro figli. Gli angeli andranno a visitarli entrando da ogni porta e diranno": « Pace su di voi, poiché siete stati perseveranti. Com'è bella la vostra Ultima Dimora» [Il Corano, Sura 13 versetto 23-24]

piazza mario pagano

Oggetto: segnaletica, orizzontale e verticale, nella piazza Mario Pagano (al centro della quale trovasi la scuola “A. Angiulli”) Il sottoscritto Francesco Ruotolo, già membro (per la componente “genitori”) del XVII Consiglio di Circolo-scuola statale primaria e dell’Infanzia “Andrea Angiulli”. VISTA la necessità di un intervento di manutenzione ordinaria nella piazza “M. Pagano”, per migliorarne la pedonalità (e in particolare quella degli allievi - circa 650 - della scuola “A. Angiulli”, con sede nella piazza), rendendola più sicura CHIEDE i seguenti interventi alla segnaletica orizzontale e verticale: 1- ripristino di alcuni paletti a protezione di uno dei marciapiedi (quello sinistro, entrando nella piazza da via Arena alla Sanità nella direzione verso piazza Cavour) di accesso alla scuola: mancano tre paletti nel tratto ad angolo tra via Arena alla Sanità e l’accesso in piazza M. Pagano; manca un ulteriore quarto paletto, quasi a metà della fila stessa: tale intervento è particolarmente urgente, poiché qualora fossero divelti e asportati anche solo un altro paio di paletti, tornerebbero le auto parcheggiate sul marciapiede rendendo impossibile la pedonalità (in primis degli allievi diretti alla scuola “A. Angiulli”) nella piazza: uno di questi paletti è appoggiato al muro perimetrale della scuola (circa 20 metri prima dei portoni della stessa), un secondo paletto è stato dal sottoscritto raccolto da terra e depositato presso l’attiguo garage, in piazza M. Pagano 2 – ripristino del segnale stradale, divelto e abbandonato in un fossato nell’attigua area di pertinenza della scuola “A. Angiulli”, indicante la vicinanza alla scuola 3 - riattintatura delle strisce pedonali, sbiadite e quasi scomparse, di fronte (o quasi) l’ingresso della scuola, curando di collocare anche la relativa segnaletica verticale 4 – delocalizzazione del posto-auto per disabile - incompatibile con divieto di sosta; abolizione del relativo segnale stradale verticale 5 – abolizione del segnale stradale, antistante gli accessi alla scuola “A. Angiulli”, indicante la “Biblioteca comunale” non allocata più nella piazza da oltre tre anni 6 – collocare, lungo i marciapiedi della piazza, il segnale indicante l’obbligo di prelievo degli escrementi del proprio cane (tali marciapiedi sono invasi da tali escrementi, rendendo molto disagevole e anti-igienico il cammino degli allievi) 7 – riattintatura delle strisce pedonali (con relativa segnaletica verticale) all’accesso in piazza M. Pagano da via Arena alla Sanità (nella direzione verso piazza Cavour) 8 – sostituzione in loco, cioè all’incrocio medesimo, del segnale stradale di senso unico entrando in piazza “M. Pagano” (tale segnale stradale, piegato, è mal posizionato e sta per cadere) 9 – entrando in piazza “M. Pagano” (nella direzione verso piazza Cavour), verificare la possibilità di un segnale stradale che indichi il divieto di scarico rifiuti ingombranti dal momento che tale tratto di marciapiede – che dovrebbe essere percorso quotidianamente anche dagli allievi della scuola “A. Angiulli” – è inagibile causa cumuli di rifiuti ingombranti 10 – ripetizione del divieto d’accesso, a scendere, in piazza “M. Pagano” da via san Nicandro (dal momento che tale tratto – attraversato quotidianamente da centinaia di bambini e loro genitori – è spesso percorso da veicoli provenienti (anche a causa di assenza di segnaletica) dal vicino garage e anche da veicoli illegalmente provenienti in discesa da via S. Nicandro. Tale flusso di traffico si aggiunge a tutti gli altri ostacoli e rischi presenti nell’attraversamento della piazza da parte anche dei residenti, di turisti, etc. Confidando che una adeguata segnaletica stradale conferisca, in questa piazza del centro storico, adeguato decoro e necessaria sicurezza per la pedonalità (specie degli allievi dell’attigua scuola “A. Angiulli”) si porgono distinti saluti. [Francesco Ruotolo]

...l'orlo dell'estinsione

Possiamo seguire Bill McKibben il 24 ottobre nella protesta internazionale contro l'aumento di emissioni di CO2. Possiamo ridurre il nostro consumo di combustibile fossile. Possiamo usare meno acqua. Possiamo bandire le buste di plastica. Possiamo installare lampadine compatte e fluorescenti. Possiamo concimare il nostro cortile. Ma a meno che non smantelliamo l'intero sistema economico, tutte queste azioni saranno efficaci come le magliette per la danza dei fantasmi date ai nativi d'America per proteggersi dalle pallottole dei soldati bianchi a Wounded Knee. “Se restiamo ad aspettare la grande, gloriosa rivoluzione, non ci resterà più niente”, mi ha detto Derrick Jensen in un'intervista telefonica dalla sua casa in California: “Se tutto quello che facciamo è riformare il lavoro, la nostra cultura si polverizzerà. Quest'operazione è necessaria ma non sufficiente. Dobbiamo usare qualunque mezzo necessario ad impedire che questa cultura uccida il pianeta. Dobbiamo puntare contro e abbattere l'infrastruttura industriale che sta sistematicamente smembrando il pianeta. La civilizzazione industriale è funzionalmente incompatibile con la vita sul pianeta e di fatto lo sta distruggendo. Dobbiamo fare qualsiasi cosa sia necessaria per fermare tutto ciò.” Le industrie del petrolio e dei gas naturali, l'industria del carbone, quella dell'esercito e delle armi; le fattorie industriali, le industrie di deforestazione, l'industria automobilistica e gli stabilimenti chimici non accetteranno volentieri la loro stessa estinzione. Sono completamente indifferenti all'incombente catastrofe umana. Non ridurremo significativamente le emissioni di anidride carbonica asciugando i nostri panni in cortile o fidandoci ingenuamente delle élites di potere. Le multinazionali continueranno a cannibalizzare il pianeta in nome dei soldi. Devono essere fermate da forme di resistenza militanti e organizzate. La crisi del riscaldamento globale è un problema sociale e richiede una risposta sociale. Gli Stati Uniti, dopo aver respinto il protocollo di Kyoto, hanno aumentato le emissioni di CO2 del 20% rispetto al 1990. I paesi dell'Unione Europea nello stesso periodo le hanno ridotte del 2%. Ma i recenti negoziati sul clima a Bangkok, nati per condurre ad un accordo per il vertice di Copenhagen a dicembre, hanno cestinato persino la tiepida replica di Kyoto. Kyoto è morto. La UE, come gli Stati Uniti, non rispetterà più gli obiettivi fissati per la riduzione di emissione di carbone. Le nazioni decideranno unilateralmente quanto tagliare. Semplicemente, sottoporranno i propri piani a organi internazionali di monitoraggio. E mentre Kyoto dava un carico di responsabilità maggiore ai paesi industrializzati che avevano creato la crisi climatica, il nuovo piano tratta tutti allo stesso modo. È un grosso passo indietro. “Tutte le cosiddette soluzioni al riscaldamento globale danno il capitalismo come un dato incontrovertibile”, ha detto Jensen, autore fra l'altro di Fine del gioco: il problema della civilizzazione e La cultura del far credere. “Si suppone che il mondo naturale si conformi al capitalismo industriale. Ma è una follia! Il capitalismo non ha niente a che vedere con la realtà fisica. Quello che è reale è reale. Qualsiasi sistema sociale – non importa se stiamo parlando del capitalismo industriale o della popolazione indigena di Tolowa – il modo di vivere di una società dipende da un mondo reale e fisico. Fuori da un mondo non reale e non fisico, non si possiede niente. Quando ci si separa dal mondo concreto si comincia a vaneggiare. Si finisce per credere che le macchine siano più importanti della vita reale. Quante macchine ci sono a 3 metri da te e quanti animali selvaggi nell'arco di 100 metri? Con quante macchine hai a che fare ogni giorno? Abbiamo dimenticato che cosa è normale.” Gli studi più recenti hanno dimostrato che i ghiacci polari si stanno sciogliendo in proporzioni record e che nel prossimo decennio il circolo polare Artico sarà un mare aperto durante le estati. Significa che non abbiamo molto tempo. Il ghiaccio bianco e la neve riflettono l'80% della luce solare nello spazio, mentre l'acqua scura riflette soltanto il 20% e assorbe una quantità molto maggiore di calore. Gli scienziati avvertono che la scomparsa dei ghiacci cambierà drammaticamente le correnti sia dei venti che delle acque intorno al mondo. E i ghiacci perenni che si stanno sciogliendo apriranno fughe di gas di metano, provenienti dal fondo dell'oceano lungo la costa russa. Il metano è un gas serra 25 volte più dannoso del diossido di carbonio e alcuni scienziato hanno stimato che il rilascio di ingenti quantità di metano nell’atmosfera può asfissiare l’intero genere umano. L’innalzamento del livello dei mari, che inghiottirà paesi come il Balngladesh e le isole Marshall e trasformerà città come New Orleans nella nuova Atlantide, si accompagnerà a dure siccità, terribili tempeste e inondazioni che costringeranno nell’eventualità a spostare oltre un bilione di persone. L’effetto sarà temibile, con malattie e morte su una scala mai vista prima nella storia del genere umano. Possiamo salvare interi boschi, proteggere specie in pericolo, bonificare fiumi, il che è buono, ma evitare di lanciare una sfida alle multinazionale significherebbe aver vanificato i nostri sforzi. Questi piccoli accorgimenti e crociate ambientali possono trasformarsi facilmente in medaglie per la purezza morale, una scusa per l’inazione. Ci possono assolvere dal più arduo compito di fronteggiare le multinazionali. Il danno arrecato all’ambiente dai privati è niente confronto a quello arrecato dalle multinazionali. I comuni e i cittadini usano il 10% delle risorse d’acqua nazionali mentre il 90% è consumato dal settore agricolo e industriale. Il consumo individuale di energia equivale a circa un quarto del consumo totale di energia; il restante 75% viene consumato dalle multinazionali. Negli Stati Uniti i rifiuti municipali costituiscono il 3% della produzione totale dei rifiuti. Possiamo, e dovremmo, vivere in modo più semplice, ma non sarà sufficiente se non trasformiamo la struttura economica del mondo industrializzato. “Se il tuo cibo proviene dalla drogheria e l’acqua da un rubinetto, difenderai fino alla morte il sistema che ti fornisce tutte queste cose perché la tua vita dipende da esse”, ha detto Jensen, il quale sta tenendo seminari in tutto il paese chiamati Deep Green Resistance per costruire un movimento militante di resistenza. “Se il tuo cibo proviene dalla terra e la tua acqua da un fiume, difenderai invece fino alla morte questi sistemi. In un sistema abusivo, sia che parliamo di un uomo che commette abusi su di un suo partner, sia che ci riferiamo ad un sistema abusivo in senso più ampio, costringi le tue vittime a dipendere da te. Siamo arrivati a pensare che il capitalismo industrializzato sia più importante della vita stessa.” Coloro che gestiscono il nostro sistema di multinazionali hanno ostacolato una regolamentazione climatica altrettanto tenacemente di quanto hanno fatto con la regolamentazione finanziaria. Sono responsabili del nostro impoverimento personale così come dell’impoverimento dell’ecosistema. Siamo dipendenti, grazie sia all’industria del petrolio, gas e automobili sia dei sistemi di governo legati alle multinazionali, al combustibile fossile. Le specie si stanno estinguendo, le riserve di pesci si stanno esaurendo. L’enorme flusso di migrazione umana dalle coste verso i deserti è ormai iniziata. E poiché le temperature continuano ad innalzarsi, larghe parti del pianeta diventeranno inabitabili. Il climatologo della NASA James Hansen ha dimostrato che una quantità di diossido di carbonio superiore alle 350 particelle per milione nell’atmosfera non è compatibile con il mantenimento della biosfera “sul pianeta in cui si è sviluppata la civiltà e la vita si è dovuta adeguare.” Lo scienziato ha stimato che il mondo dovrebbe smettere di bruciare carbone entro il 2030 – e il mondo industrializzato ben prima di questa data – se vogliamo avere una qualche speranza di portare le emissioni di CO2 al di sotto di quelle 350 particelle. Il carbone fornisce metà dell’elettricità negli Stati Uniti. “Dobbiamo separarci dal sistema di multinazionali che sta uccidendo il pianeta”, ha detto Jensen, “dobbiamo davvero diventare seri. Stiamo parlando della vita sul pianeta. Dobbiamo chiudere le infrastrutture petrolifere. Non mi interessa, e tantomeno interessa agli alberi, se lo facciamo attraverso azioni legali, boicottaggi di massa o sabotaggi. Ho chiesto a Dahr Jamail quanto durerebbe un ponte non sorvegliato in Iraq. Ha risposto probabilmente dalle 6 alle 12 ore. Dobbiamo rendere ingestibile il sistema economico, che è responsabile per tutta questa distruzione. Il Movimento per l’Indipendenza del Delta del Niger è riuscito a ridurre la produzione nigeriana di petrolio del 20%. Dobbiamo fermare il mercato del petrolio.”La ragione per cui l’ecosistema sta collassando non è perché noi abbiamo ancora un’asciugatrice in cantina. È perché le multinazionali guardano a tutto, dai bisogni umani all’ambiente, come risorse da sfruttare. È perché il consumo è la ragion d’essere delle aziende. Abbiamo permesso alle multinazionali di vendere la crisi ambientale come una questione di scelta personale, quando invece esiste la necessità di un profondo rinnovamento sociale ed economico. Ci hanno lasciati impotenti. Alexander Herzen un secolo fa, rivolgendosi a un gruppo di anarchici che volevano rovesciare lo zar, ricordò ai suoi seguaci che non erano lì per salvare il sistema. “Crediamo di essere i dottori”, disse Herzen, “invece siamo la malattia. [Chris Hedges Fonte: www.commondreams.org - Link: http://www.commondreams.org/view/2009/10/19]


oroblu

Il governo pone alla Camera la questione di fiducia, la numero 26 della legislatura, sul disegno di legge salva-infrazioni comunitarie che contiene anche la riforma dei servizi pubblici locali. Compresa l'acqua. La Fiducia al cosiddetto Decreto Ronchi verrà votata domani alle 16: si va dalla riforma dei servizi pubblici locali, all'interno della quale si trova la liberalizzazione dell'Oro blu. Le norme sono quindi diverse ma è sull'acqua che è scattata la mobilitazione. La legge che privatizza l’acqua chiama in causa anche regioni ed enti locali per il ruolo che svolgono nella gestione dei servizi idrici. L’articolo 15 cambia infatti le regole del gioco per le società che operano nel settore, prevedendo tra le altre cose che la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. A partire dal 31 dicembre 2010 quindi, le concessioni frutto di una assegnazione diretta cessano e le gare ad evidenza pubblica diventano la regola per l'affidamento dei servizi da parte delle amministrazioni (non rientrano nella riforma la disciplina della distribuzione del gas naturale e dell'energia elettrica, il trasporto ferroviario regionale e le farmacie comunali). Le società partecipate possono mantenere contratti stipulati senza gara formale fino alla scadenza nel caso in cui le amministrazioni cedano loro almeno il 40% del capitale. Diverso il discorso per quanto riguarda le società quotate, che hanno tre anni in più per adeguarsi a patto che abbiano almeno il 40% di quota di partecipazione pubblica al 30 giugno 2013, quota che scende al 30% al 2015. Una novità che da una parte fa gola a molte utility, interessate ad allargare il proprio business nel settore del cosiddetto oro blu, dall'altra pone interrogativi agli enti pubblici che detengono quote nelle società. PS Per chi vuole “approfondire” vi consiglio di ascoltare questo piccolo ma chiaro video… http://www.youtube.com/watch?v=4kuySYnIvt4 [Salvatore Carnevale]


dio ha paura dei gay

Non si fermano le notizie su uomini e donne delle spettacolo, politici e gente famosa che inventa ogni giorno la vita pubblica rinunciando a quella privata. Sì, in effetti è vero, la vita pubblica normale è della famiglia cristiana nucleare e della coppia sposata regolarmente in chiesa; la vita “privata” invece, retrograda scandalosa e anormale è quella dei gay pederasti malati, coppie di fatto. Una differenza netta e precisa. Marrazzo deve vergognarsi se va a letto con dei travestiti, due donne che si baciano fanno godere il maschio gaudente, mentre due uomini che si toccano fanno schifo e devono essere puniti. La nostra legge prevede un reato per chi si prostituisce e per chi va a prostitute, anche se una escort può farsi pubblicità su giornali e tv nazionali e locali (questa ambiguità, come ambiguo è il gay, non è punita). La puttana è reato; l’escort invece va con il cavaliere, va in televisione, si trasforma in una donna coraggiosa, ecc, ecc. Senza voler difendere o accusare qualcuno, la differenza di linguaggio e di definizioni spostano le punizioni e la sanzione prevista. Ma la escort è una puttana? Caltagirone sul giornale deve essere multato, quel giornale deve essere chiuso, ma in realtà questo non succede. Le mille pagine previste per le hot lines devono scomparire perché pur sempre reato. Se il discorso fosse capovolto noi saremmo qui a leggere le nostre belle proposte sessuali, ci faremo i cazzi nostri, e la “guerra del sesso” sarebbe vista come un bisogno previsto per i malati, per i carcerati, per gli immigrati... Un semplice bisogno fisico, senza nessuna differenza di definizione religiosa e/o catastrofica, ma solo una sostanziale preferenza reciproca. In realtà oggi i media preferiscono la parola guerra, che più semplicemente significa vendita, inserzioni, soldi, disprezzo, audience. Attualmente la guerra del sesso: chi più fa “schifo” meglio stravince, meglio incorona la sua maledizione, non si salva nessuno, perfino il direttore di un giornale cattolicissimo incolpato per il suo vizietto strafico. Certo mostrare il culo in televisione come le letterine di canale5, o quelle di Papi, su italia1, o le ballerine che si fanno raccomandare per una serata sotto i riflettori a forza di pompini e spogliarelli è pur sempre una professione che conferma la morale pubblica. La CEI e la chiesa “culta” hanno mai scomunicato tale atto? Si scomunica invece il divorziato o il “finocchio” che ha tendenze sicuramente non cristiane ma i suoi gusti “culinari” rasentano il proibito.

Certo, Fede che propone per il suo meteo una fica lattante è pur sempre inconsapevole delle sue necessità, mentre le famiglie “normali” dei centristi della prima rete sono accettate e prese d’esempio.In effetti la sola e unica parola che mi sento di coniare è paura. La paura del sesso, dell’alterità, del “diverso”, di chi può sconfermare le nostre certezze, le nostre abitudini, le nostre regolarità. La chiesa, e chi fa finta di essere cattolico, politico morigerato, integerrimo e casto, non ha paura del diavolo o dell’onnipotente, la chiesa ha paura del sesso, di chi prova amore per un corpo o per se stessi: l’ipocrisia è il male di chi giudica le preferenze sessuali. Ma non sono solo i cattolici anche altre estreme religioni e confessioni o sette fanno la guerra del sesso: assurdo e disarmonico, il corpo umano ha bisogno dell’amore fisico, è un bisogno alla pari del bere, del mangiare, del dormire. Bisogna scomunicare Bush perché le sue guerre hanno fatto scoppiare la testa a migliaia di bambini afgani inermi, hanno trucidato intere generazioni bosniache, i missili delle trasmissioni televisive, viste più come un videogame che non un qualcosa di terrificante, dovevano essere condannati insieme ai loro direttori, invece i grafici, i plastichi, le spiegazioni di strateghi della guerra e della morte ci affascinano, li riceviamo a corte, li onoriamo. Il papa dovrebbe rifiutarsi di stringere la mano a capi di stato che spendono 1000milioni di dollari l’anno in armamento e super tecnologia distruttiva. Non si deve “benedire” l’autodromo di Abu Dhabi che è costato 270milioni di euro, mentre milioni di bambini sono costretti a prostituirsi per fame, a ingerire colla per non deperire, a sfuggire agli squadroni della morte. La guerra del sesso è una proiezione, la guerra vera è la povertà estrema. Gay, prostituta, escort, non ha nessun effetto devastante, dio è stanco dei gay perché è stanco di seguire la massa.

Gesù Cristo non ha mai condannato le preferenze sessuali, ha lottato contro le ingiustizie e le atrocità. Il vangelo ci insegna che la guerra è un atto aberrante mentre l’amore di due uomini è l’amore è basta. La Beretta Spa, un vanto tutto italiano, dovrebbe essere scomunicata, chi costruisce un centro turistico con neve, piste sciistiche, seggiovia in mezzo al deserto dovrebbe essere scomunicato; la scomunica a Guantanamo, al carcere in Congo, la scomunica alle impiccagioni di massa in Iran, la scomunica a chi espropria le terre per creare alberghi e villaggi turistici, la scomunica alle torture legali come in Cina, in alcuni paesi islamici più estremi, la scomunica a chi giustifica il tutto attraverso i principi economici. Dio ha paura dei Gay perché ha paura di chi lo definisce. [+blogger]

suina pericolosa?

Dal 2003 al 2009 meno di 500 individui sono rimasti colpiti dall’influenza suina (OMS 1/7/09), con meno di 300 decessi, dove a livello planetario il bilancio annuale della comune influenza oscilla fra le 250.000 e 500.000 persone. Dal 1 maggio al 13 settembre 2009 in Italia risultano 8.133 casi, 1 decesso. (fonte : alister.it – associazione per le libertà di scelte sulle terapie mediche). Sulla influenza A suina cominciamo da Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, che afferma : "Al momento c'é, certamente, una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche e non c'é la necessità di vaccinare tutta la popolazione", inoltre: "Il virus ha una virulenza mite”.. Quanto ai farmaci antivirali da utilizzarsi in caso di contagio, come il Tamiflu, Garattini rileva che "in realtà l'attività del farmaco è poca. Nell'influenza normale si risparmia un giorno di malattia su cinque o sei. Però - avverte - ci sono effetti collaterali. Non è che si faccia un grande affare a prenderlo” (24 luglio 2009 Ansa). Nota: Non esiste organismo nazionale o internazionale che abbia a che fare con la salute e con i farmaci nel quale Garattini non sia stato cooptato: fra gli altri, Oms, Emea, Cnr, Cuf, Aifa . La Francia gli ha conferito la Legion D’Onore. Stralcio dell’intervista al dott. Silvio Garattini di Stefano Lorenzetti (fonte: Il Giornale 18-10-2009). Garattini: "Giornali e Tv fanno la conta: primo morto, secondo morto, terzo morto... La gente si spaventa. Nessuno spiega che la prima vittima già soffriva di insufficienza renale, cardiaca e respiratoria e di diabete. Di questo passo saranno classificati come morti per influenza anche i contagiati dalla “suina” che si buttano sotto il treno". Lorenzetti: "Che cosa differenzia l’influenza A da una normale influenza?" G: «Niente. La sintomatologia è uguale. Nella stragrande maggioranza dei casi l’influenza A è una sindrome benigna, meno grave dell’influenza di stagione e comunque con una mortalità inferiore». L: "Però tirano in ballo la spagnola, che dal 1918 al 1920 fece 50 milioni di morti. G: «È impopolare dirlo, ma l’Organizzazione mondiale della sanità ha commesso errori grossolani nella comunicazione. Che senso ha parlare di pandemia quando si sa da sempre che qualsiasi tipo di influenza colpisce in tutto il mondo? Il riferimento alla spagnola è assurdo. Oggi disponiamo di molte armi che nel secolo scorso non c’erano: vaccini, antibiotici per curare le sovrapposizioni batteriche, terapie intensive, respirazione artificiale, condizioni complessive di salute migliori, igiene e alimentazione adeguate, case riscaldate». L: “A luglio ha dichiarato all’Ansa: «Se il virus H1N1 manterrà il livello di virulenza attuale, non c’è la necessità di vaccinare tutta la popolazione». Oggi è cambiato?” «No. Le analisi più recenti confermano la bassa aggressività che era stata osservata nel virus isolatoad aprile». L: Allora perché la psicosi? «L’età delle vittime desta impressione. Ma l’opinione pubblica non sa che in Italia l’influenza uccide ogni anno dalle 5.000 alle 8.000 persone. Giornali e Tv fanno la conta: primo morto,secondo morto, terzo morto... La gente si spaventa. Nessuno spiega che la prima vittima già soffriva di insufficienza renale, cardiaca e respiratoria e di diabete. Di questo passo saranno classificati come morti per influenza anche i contagiati dalla “suina” che si buttano sotto il treno. Inoltre,qualora il virus dovesse mutare, non è detto che il vaccino sia in grado di proteggere. Può anche accadere che il picco infettivo passi prima che il vaccino sia disponibile per tutti». L: Nel frattempo che fare? «Evitare luoghi affollati, stare ad almeno un metro di distanza da chi è raffreddato e starnutisce a pieni polmoni anziché nel fazzoletto, lavarsi spesso le mani». L: Le scorte di Amuchina sono esaurite. «Bastano acqua e sapone». Lei ha parlato di «una grande pressione da parte delle industrie farmaceutiche, che dalla corsa al vaccino trarranno molte risorse economiche». Quali sono queste industrie? «Gsk, cioè Glaxo Smith Kline, Novartis, Sanofi Pasteur, Baxter. Ma, più che col vaccino, si faranno affari d’oro con i due antivirali, l’oseltamivir e lo zanamivir, prodotti da Roche e Gsk con i nomi commerciali Tamiflu e Relenza, che andrebbero somministrati solo nei casi gravi, in ospedale». [Abu Abbas]

rione sanità e santoro

Ieri sera scorrevano i luoghi in cui ho vissuto molte ore della mia vita. Il giornalismo vuol essere coerente nelle rappresentazioni. C’è una teatralità che deve essere rispettata. Il soggetto, un morto ammazzato, vuole volti da galeotti, paure mozzate in gola, interni fatiscenti. “ La Sanità la si potrebbe chiudere con cancelli ( è vero, un cinque o sei) è lasciarli tutti dentro, reclusi, tanto sono tutti delinquenti.” Una voce, un volto oscurato pronunciava questa verità, che recepita al nord, dopo il vaglio di una accanita regia, dava adito ad ogni immaginativo. Ma per chi ha assistito, come medico, per quarant’anni le famiglie, entrando nelle case all’alba, tra letti intessuti tra pochi spazi, per chi ha ascoltato i loro problemi di sopravvivenza quotidiana, per chi ha visto i funerali dei loro mariti, dei loro figli, caduti in una guerra, che non ci appartiene, non è facile condividere questo ghigno di scandalo che si vuol far nascere dalle persone perbene. Questo quartiere contiene tesori che potrebbero essere la fabbrica del benessere, in un’altra nazione. Chiese paleocristiane, catacombe, un infinito reticolo, non del tutto esplorato, chiese del ‘500 e del 700. Un vero “miglio d’oro”, il percorso reale da fuoriporta S.Gennaro alla Reggia di Capodimonte, costellato da palazzi barocchi. La stessa casa di Totò potrebbe essere uno spunto europeo d’ interesse, con sale di proiezione, souvenir. Invece…silenzio..abbandono. Che ci sia un patto sottaciuto politica-mafia per non proteggere il territorio, è palese. Una convivenza, voluta, per non inviare vigili, per quarant’anni, a spiegare le più basilari norme sul traffico, ma che avrebbero visto cose che non si dovevano vedere. Brutto termine, ma ci vuole: la ghettizzazione, disegnata al tavolino, innalzando “un muro” invisibile, ma insormontabile. Al Signor Presidente della Repubblica, a cui, anni fa, fecero vedere una Sanità, falsa nelle cure, pulizia e addobbi, vorrei chiedere di fare Cavalieri del Lavoro, tre o quattro dei miei bambini, cresciuti in questo quartiere. M.G, da cameriere divenuto ispettore mondiale della catena degli Hilton Hotel, a C.D. che opera trapianti a Barcellona, a D.A. divenuta un ottima pediatra, studiando in una camera con cinque fratelli, a C.A. biologo insigne. Veri germogli che hanno saputo resistere alle intemperie e ai soprusi. [Raineri Lucio Paolo]

annozero

Se un giornalista vuole fare una inchiesta, cercando di capire cosa è successo e cosa può succedere in futuro, in questo caso quelli di annozero hanno cercato di indagare più a fondo sull’ultimo omicidio avvento nel rione Sanità, la cosa più ingenua e stupida che può fare è confermare a tutti i costi la sua ipotesi di ricerca. In questo caso non hai fatto nessuna scoperta e non hai contribuito a diffondere nessuna nuova notizia. La trasmissione ha avuto il merito di far capire che lo stato è assente, ma ha peccato sul fatto di porre domande scontate alla gente, domande faziose che non hanno nessun principio critico: se chiedi ad un cittadino del rione se la camorra esiste, la risposta è scontata, la stessa cosa è andare a casal di principi e porsi come paladino della verità. La gente di questo quartiere purgante, non ha diritto di esprimere le proprie opinioni, non ha diritto di aver paura, non ha diritto di avere dei bisogni. Voi di annozero l’avete detto: lo Stato è assente anche se non ci avete voluto ascoltare, come non ci ascoltano i politici, i responsabili e le Istituzioni: diteci allora cosa serve per diffonde ancora di più i giudizi e gli stereotipi. [+Blogger]



ANNO SOTTOZERO

Io non mi vergogno di abitare alla Sanità, ma mi vergogno moltissimo di abitare in un paese dove giornalisti famelici cercano solo storie di sangue e di camorra, quelle che si vendono bene; tutto il resto è niente: se non se ne parla, non esiste. Come si temeva, Gomorra ha smesso di essere un’opportunità per diventare una moda. La città bella e maledetta tira sempre. La parte malvagia della società deve esistere perché quella “perbene” ci si rispecchi e goda di sé, mentre consuma le sue 18.000 dosi quotidiane di cocaina. Un giornalista che si muove compiaciuto sulla superficie delle cose, che estorce ai bambini le solite frasi preconfezionate e che volutamente chiude gli occhi sulla complessità e sulla realtà profonda di un quartiere, fa un danno sociale pari a quello di un omicidio: distrugge la dignità della gente e compromette il lavoro di quanti si impegnano quotidianamente, compiendo un balzo all’indietro: da zero a sottozero. [Pietro (Pippo) Pirozzi]


oroscopo preventivo

Il segno del Sagittario

Nel libro della Buber-Neumann si affronta un tema storico molto discusso e ancora attuale: i campi di concentramento. La protagonista e scrittrice confinata prima in un campo tedesco e poi prigioniera dei Gulag sovietici. Un inferno catastrofico fatto di lotta per la sopravvivenza ma anche di confusione. Quando torna a casa, libera e sopravvissuta, vorrebbe dire ai sostenitori dei russi l’inferno è migliore, ma la “confusione” è così grande che le parole le si fermano in gola. Ecco come ti senti caro/a Sagittario. In questo determinato periodo vivi l’incertezza della apolitica e la delusione di un sistema economico (magari anche una delusione d’amore?), che di economico non ha un bel niente. Un consiglio: leggi il libro di Margarete Buber-Neumann “Prigioniera di Stalin e di Hitler” e dopo fatti una canna all’insegna del detto: “acqua c’a nun cammina s’apantana ‘e feta”! (Traduzione: acqua stagnante fetore costante!)



Il segno del Capricorno

“Salò” in prima serata su rai1… che palla! Certo che è una bugia grossa e azzeccata per la tv pubblica. Cosa dire: se in questo film la critica, dell’epoca e di oggi, capisse che le scene estreme e “catartiche” del film di Pasolini sono una precisa spiegazione dell’impoverimento culturale e mimetizzato del periodo fascista, allora nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo. Se invece di uomini e di donne nude o sodomizzate o umiliate da un branco di illetterati pigri e ricchi, la critica vedesse l’impoverimento di un regime che non sapendo più come comunicare le sue assurdità le trasmette tramite il corpo e le mortificazioni, allora sicuramente le sorti del nostro cinema avrebbero preso un'altra piega. Mio Capricorno ti faccio una domanda: cos’è che ti fa più paura, il corpo di un uomo o una donna nuda, o una bomba a grappolo? La risposta dovrebbe essere scontata… ma non sempre. Se l’azzecchi [non] troverai la tua anima gemella.


il denaro pesa più dell'acqua!

E' stato uno shock per me sentire che il Senato, il 4 novembre scorso, ha sancito la privatizzazione dell'acqua. Il voto in Senato è la conclusione di un iter parlamentare che dura da due anni. Infatti il governo Berlusconi, con l'articolo 23 bis della Legge 133/2008, aveva provveduto a regolamentare la gestione del servizio idrico integrato che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società, mediante il rinvio a gara, entro il 31 dicembre 2010. Quella Legge è stata approvata il 6 agosto 2008, mentre l’Italia era in vacanza. Un anno dopo, precisamente il 9 settembre 2009, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge (l’accordo Fitto/Calderoli), il cui articolo 15, modificando l'articolo 23bis, muove passi ancora più decisivi verso la privatizzazione dei servizi idrici, prevedendo: a) L'affidamento della gestione dei servizi idrici a favore di imprenditori o di società, anche a partecipazione mista (pubblico/privata), con capitale privato non inferiore al 40%; b) Cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni alla data del 31 dicembre 2011. Questo decreto è passato in Senato per essere trasformato in legge. Il PD, che è sempre stato piuttosto favorevole alla privatizzazione dell'acqua, ha proposto nella persona del senatore Bubbico, un emendamento-compromesso: l'acqua potrebbe essere gestita dai privati, ma la proprietà resterebbe pubblica. Questa proposta, fatta solo per salvarsi la faccia, passa con un voto bipartisan! Ma la maggioranza vota per la privatizzazione dell’acqua. L’opposizione (PD e IDV), vota contro il decreto-legge. E così il Senato vota la privatizzazione dell’acqua, bene supremo oggi insieme all’aria! E' la capitolazione del potere politico ai potentati economico-finanziari. La politica è finita! E' il trionfo del Mercato, del profitto. E’ la fine della democrazia. “Se la Camera dei Deputati - ha detto correttamente il Forum dei movimenti dell’acqua - non ribalterà il misfatto del Senato, si sarà celebrata la delegittimazione delle Istituzioni”. Per questo dobbiamo denunciare con forza: il governo Berlusconi che, con questo voto al Senato, ora privatizza tutti i rubinetti d’Italia. “Questo decreto segna un passaggio cruciale per la cultura civile del nostro paese e per la sua Costituzione - scrivono Molinari e Lembo del Contratto Mondiale dell'Acqua. I Comuni e le Regioni vengono espropriati da funzioni proprie con un vero attentato alla democrazia.”Il partito di opposizione, il PD, che continua a nicchiare sulla privatizzazione dell’acqua (sappiamo che il nuovo segretario Bersani è stato sempre a favore della privatizzazione). Ed infine tutta l’opposizione, per non aver portato un problema così grave all'attenzione dell’opinione pubblica. Per questo rivolgiamo un appello a tutti i partiti perché ritirino questo decreto o tolgano l’acqua dal decreto. E questo devono farlo adesso che il decreto legge passa alla discussione nella Camera dei Deputati. Si parla che il decreto potrebbe essere votato il 16 novembre. E ai partiti di opposizione chiediamo che dichiarino ufficialmente la loro posizione tramite il loro segretario nazionale e diano mandato al partito di mobilitarsi su tutto il territorio nazionale. E chiediamo altresì, ai partiti di opposizione di riportare in aula la Legge di iniziativa popolare che ha ottenuto nel 2007 400.000 firme ed ora dorme nella Commissione Ambiente della Camera. Chiediamo alle Regioni di: impugnare la costituzionalità dell’articolo 15 del decreto Fitto/Calderoli; varare leggi regionali sulla gestione pubblica del servizio idrico. Chiediamo ai Comuni di: Indire Consigli Comunali monotematici sull’acqua; dichiarare l’acqua bene di non rilevanza economica; fare la scelta dell’Azienda Pubblica speciale per la gestione delle proprie acque. Questa opzione, a detta di molti avvocati e giuristi, è possibile anche con l’attuale legislazione. Si tratta praticamente di ritornare alle vecchie municipalizzate. Chiediamo ai sindacati di: pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua tramite i propri segretari nazionali; mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua. Chiediamo infine alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) di: proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano, come ha fatto il Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate dove parla “dell'accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni” (n.27); protestare, in nome della vita, come afferma il Papa nell'enciclica, contro la legge che privatizza l’acqua; chiedere alle comunità parrocchiali di organizzarsi sia per informarsi sia per fare pressione a tutti i livelli, perché l’acqua non diventi merce. Infatti l’acqua è sacra, l’acqua è vita, l’acqua è un diritto fondamentale umano. Questo bisogna ripeterlo ancora di più, in un momento così grave in cui con il surriscaldamento del pianeta, rischiamo di perdere i ghiacciai e i nevai, e quindi buona parte delle nostre fonti idriche. E lo ripetiamo con forza alla vigilia della conferenza internazionale di Copenhagen, dove l’acqua deve essere discussa come argomento fondamentale legato al clima. Per questo chiediamo a tutti, al di là di fedi o di ideologie perché “sorella acqua” , fonte della vita, venga riconosciuta da tutti come diritto fondamentale umano e non sottoposta alla legge del mercato. Si tratta di vita o di morte per le classi deboli dei paesi ricchi, ma soprattutto per i poveri del Sud del mondo che la pagheranno con milioni di morti per sete. [Alex Zanotelli]

scatto d'orgoglio

La diffusione del video choc sull’esecuzione avvenuta 11 maggio scorso al quartiere Sanità ha generato, unitamente a un grande clamore, posizioni differenziate rispetto agli atteggiamenti più opportuni che la società civile dovrebbe manifestare. Tra tante dichiarazioni due, autorevoli, pubblicate da Repubblica domenica 1 novembre, perimetrano l’ambito di riflessione. Pagina 10, il procuratore Giandomenico Lepore “…la gente deve avere uno scatto di orgoglio e capire che la sicurezza non cade dall’alto ma bisogna conquistarsela anche con i propri comportamenti”. Pagina 11, lo scrittore Roberto Saviano “L’indifferenza è il rovescio della paura, istinto di conservazione non solo fisica. Non si può pretendere che chi ha solo quello per preservare una dimensione vivibile del proprio quotidiano, se ne privi senza che un segno forte di volontà di smantellare i meccanismi che lo avvelenano sia arrivato dal di fuori”. La procura, che pur tra tante difficoltà svolge il proprio ruolo in modo encomiabile e alla quale va tutto il nostro apprezzamento, chiede alla gente uno scatto d’orgoglio, per collaborare alla sua azione. La richiesta si configura logica e legittima per un contesto regolato e curato, ma alla Sanità va considerata alla luce della costante assenza dell’azione amministrativa nella conduzione della cosa pubblica, assenza che ha perpetuato un abbandono colpevole favorendo il progressivo degrado dei luoghi e, riprendendo le parole di Saviano, senza che un segno forte di volontà di smantellare i meccanismi che lo avvelenano sia arrivato dal di fuori”. Lo scatto d’orgoglio il quartiere lo esprime con attività svolte da numerose associazioni che operano nel culturale e nel sociale, in condizioni spesso desolanti, dove è impossibile osservare un qualsiasi segno da città civile, quale la presenza di un vigile urbano o il ripristino di una buca, che rimandi ad una normalità. Bisogna vivere dall’interno realtà tanto complesse per elaborare una dimensione di lettura che possa fornire l’indispensabile forza d’animo per proseguire in un lavoro nel quale si avverte assoluta solitudine. Attenzione, questa non vuole essere l’abusata litania di chi rivendica un intervento pubblico di tipo assistenziale, ma la testimonianza (“La Napoli che vogliamo” Forum di ascolto della città. Culture beni culturali e turismo 3 febbraio 2006) di chi nel 2005 a seguito degli eventi, tristemente noti, legati alla faida di Secondigliano ricevette, nei locali dell’associazione che coordina, visita ispettiva da qualcuno che aveva necessità di capire se l’attività culturale promossa – recupero, valorizzazione e fruizione degli ipogei ellenistici – celasse, in realtà, il rifugio di qualche avversario. Superato il primo comprensibile sgomento per i modi spicci con i quali costoro si presentarono, furono accompagnati in sopralluogo con lo spirito di illustrargli comunque quanto quei luoghi fossero importanti per la storia della città. Uno tra loro esortò dicendo “Prufusso’ ma tinimm’ ‘stu poc’ ca’ sott’ e nisciun’ s’ n’ fott’? Ecco, quell’uomo, pur nella sua brutalità, intuì qualcosa che chi dovrebbe comprendere, per estrazione culturale e funzione istituzionale rigetta considerando, in realtà, nel proprio intimo, le sorti del quartiere irrimediabilmente compromesse. Le associazioni culturali alla Sanità lavorano quotidianamente nell’ombra, nella convinzione, secondo alcuni utopistica, che con impegno, sicuramente titanico, potranno un giorno riuscire a strappare a quegli uomini bruti qualche figlio, il cui destino non vogliono considerare inesorabilmente segnato. [Carlo Leggieri - Associazione Culturale Celanapoli]


la società del moussakas

Per descrivere i processi d’integrazione tra etnie i sociologi usano diverse metafore. Per esempio, la società statunitense, formata da immigrati provenienti da tutto il mondo in epoche diverse e assimilati a un modello culturale unico, era paragonata a un crogiolo, il famoso melting pot. Altri esperti usano la metafora culinaria della salad bowl, l’insalatiera contenente vari tipi di verdure che condite insieme hanno un sapore armonioso. Anche il moussakàs, piatto completo dal sapore unico (anzi, epico), può essere paragonato a una società in evoluzione, che passa dal modello multiculturale a quello interculturale. Per la preparazione del moussakàs bisogna disporre in una teglia tre strati di cibi differenti, cucinati in maniera diversa. Il primo strato è di melanzane fritte, anche se alcuni usano le patate. Sopra, dopo una spolverata di parmigiano, si mette uno strato di ragù e infine, dopo un’altra spolverata di parmigiano, si aggiunge la besciamella. Il moussakàs è multiculturale perché i suoi ingredienti vengono da diverse parti del mondo. La melanzana è d’origine asiatica, la patata proviene dagli altopiani andini, il pomodoro – che gli aztechi chiamavano tomatl – viene dall’America centrale, il parmigiano è italiano, la besciamella è una salsa rainata d’ideazione francese e la carne macinata del ragù è la migliore, quella del luogo. L’olio di oliva non può che essere mediterraneo. Quando gli strati sono pronti, si mette tutto in forno per circa mezz’ora. L’olio che unisce Oltre a essere multiculturale, il moussakàs è l’esempio concreto di una società interculturale. I suoi ingredienti non sono schiacciati, spremuti o pestati. I componenti di questa società comunicano tra loro senza perdere identità, pur essendo di origini diverse. Ogni ingrediente è insaporito dall’olio di oliva, che mette in relazione i diversi sapori e ne facilita la convivenza. Si dice del moussakàs che diventa migliore il giorno dopo la cottura. L’interculturalità è un processo che ha bisogno di tempo per crescere e maturare. Ma, intanto, bisogna cominciare. [Internazionale N819 - Helene Paraskeva è una scrittrice nata ad Atene. Vive a Roma dal 1975]

il principio di peter

Questo è un momento particolare, un momento dove la confusione regna sovrana. Cosa si deve fare per combattere la povertà? Come si affronta la “classificazione” sociale? Chi è il colpevole e chi la vittima? Chi subisce il silenzio della paura? Chi affoga nell’ingiustizia? Queste domande non vengono mai poste, né le possiamo ascoltare in televisione né le vediamo scritte sui giornali. Ma la cosa più importante, chi risponde? Chi ha la capacità di affrontate temi così angolosi? I preti? I politici? Gli intellettuali? I giornalisti? Una cosa è certa, queste domande vengono fatte ogni giorno, ogni pomeriggio, ogni sera e a notte inoltrata, sono domande che da anni aspettano una semplice risposta. Alcuni paesi del mondo hanno avuto il coraggio di cambiare politica e direzione. Gli Stati Uniti D’America, il Brasile, la Turchia, la Spagna. In parte essi hanno sradicato il precedente, hanno pensato al futuro considerando gli sbagli del passato. Naturalmente è ancora tutto da vedere, ma forse si può affermare che la buona volontà è arrivata. Quando arriverà in Italia? Quando arriverà nelle terre infuocate il buon senso padrone della “civiltà”? Sono più di 30 anni che i salari e gli stipendi in questo paese non aumentano. Negli anni ‘80 un operaio percepiva una busta paga di 1.600mila di vecchie lire, l’equivalente di una busta paga a progetto di € 800, la somma che oggi prende un precario. Il Francia, qualche anno fa, il Governo stava per approvare una legge che istituiva i nostri vecchi contratti di formazione, oggi oro se equiparati con quelli a progetto; senza esitazione i francesi scesero in piazza a protestare e la legge fu ritirata. In Italia la voglia di protestare è svanita assieme alla voglia di cultura. Mai come in questi anni il nostro paese è sceso così in basso, soprattutto attraverso la produzione letteraria, cinematografica, sociale. Ma per fortuna questa è solo una parte. Le piccole comunità vivono tra di loro, si organizzano, si ingegnano e proliferano. Un po’ come i contadini argentini che mettendo da parte risorse e Governo incominciando a rifare autonomamente. La nostra comunità non rispecchia oggi il mondo degli intellettuali, incapace di protestare e di agire, oggi chi ha voglia agisce superando gli ostacoli e le aspettative. La politica ha dalla sua parte i grandi network che ancora hanno la capacità di condizionare. Questa illusione però sta per essere superata, i mass media stano disegnando la loro distruzione agendo solo per l’audience e gli inserzionisti e non per l’informazione. Tutti si stupiscono e si chiedono il perché in Italia si vendono così pochi quotidiani, la riposta è semplice: essi dicono menzogne. Una controprova negativa? Perché allora si vendono tanti settimanali, rotocalchi e giornale di gossip? La riposta è altrettanto facile, perché l’alternativa non c’è. Se c’è monopolio la somma è bella e fatta. Gli scettici dicono che l’ora orwelliana sta suonando, la paura e la tristezza limita la creatività e aumenta la debilitazione. Socrate diceva che le radici della violenza nascono nella debolezza. Oggi più che mai i media sono deboli e stanno firmando la loro condanna a morte. La firmano raccontando solo velleità, atrofizzazioni, disinteresse e opacità. Internet esplode di idee e innovazioni, mentre i media nazionali copiano da anni le trasmissioni attribuendosene la paternità. Lo ribadisco ancora una volta, in Italia vige il principio di Peter: “In ogni gerarchia tutti tendono ad accrescere il loro livello di incompetenza”. [+Blogger]

lettera al sindaco di napoli

Sono una cittadina del Rione Sanità. Angela Rinzivillo, onorata e orgogliosa di vivere qui, qui sono nata e cresciuta, qui ho insegnato ed ora pensionata svolgo un po’ di volontariato. Il dolore per la morte di Elvis non riesco a sopportarlo, ma quello che mi ha molto ferita è stata l’intervista che Lei ha rilasciato al giornale “Il Napoli”. Si documenti prima di parlare e condannare, non può accusare “la mancanza della rete di solidarietà costruita dai vicini di casa, dai parenti, dalle associazioni, dalle parrocchie”. Le elenco le tante iniziative sorte nel rione che fanno e danno tanto: Il Parroco di S. Maria della Sanità don Antonio Loffredo, instancabile che in pochi anni ha portato avanti. Grazie anche all’avvocato Aldanese, grandi progetti: La cooperativa sociale ONLUS: “La Paranza” che comprende; Sportello di Povertà Laboratori informatici Progetto TRIP (FBNAI) Centro di aggregazione “L’altra Napoli”.E grazie a questa cooperativa ha dato lavoro a tanti giovani e a ex detenuti. Nel quartiere lo “Sportello d’Ascolto” era del comune, veniva portato avanti da assistenti sociali, venne chiuso e il parroco, uomo deciso e generoso, l’ha riaperto e funziona grazie a un gruppo di volontari, ed ha anche il Banco alimentare. Nel quartiere v’è sempre la presenza di Padre Alex Zanotelli e di tanti altri Comboniani e volontari che lavorano e si battono per il Rione Sanità: Il centro ADLER in Via Vergini che opera nel sostegno famigliare e adolescenziale; Quattro doposcuola distaccati in Via Cristallini, Piazzetta S. Vincenzo, nella stessa scuola Froebeliano e presso la Chiesa dei Vincenziani; Due Parchi (unici nel quartiere) uno davanti all’Ospedale S. Gennaro e l’altro “Parco degli aranci” in Salita Cinesi, dove operano volontari impegnati inattività sociali; Poi l’Istituto “F. Ozanam” della S. Vincenzo de Paoli, dove funziona un asilo nido, la scuola materna e le prime due classi elementari; Un Banco alimentare e il Guardaroba: vestiti smessi dai più abbienti di cui ne beneficiano soprattutto gli extracomunitari; Un poliambulatorio dove prestano la loro opera esimii medici, gratuitamente nelle ore libere. È momentaneamente chiuso perché non si riesce a reperire i soldi per la messa a norma della Legge 626 per la sicurezza. Sia il parroco che la S. Vincenzo de Paoli pagano bollette a rate di pigione a chi ne ha bisogno. E ancora le Suore di Carità “Maria Bambina” sempre disposte ad aiutare il Parroco, la S. Vincenzo de Paoli. La Superiora lavora anche presso la Caritas, accettano qualsiasi incombenza e soprattutto aiutano quelli che soffrono. L’Associazione HUMANITAS, fondata e diretta dalla signora Flora Di Gianni Caruso che Lei conosce bene, anche Ella fa tanto per il quartiere. E tanti altri che operano e soffrono nel silenzio. Quello che manca è la solidarietà delle Istituzioni. Se Lei visitasse questo Rione si accorgerebbe che di solidarietà ce n’è tanta. Purtroppo, qualche volta accade il peggio. La mamma di Elvis è dignitosissima e ha nascosto a tutti la sua povertà anche alle sorelle quindi Lei ha detto: “È stata una tragedia della povertà che poteva accadere a tutti, ma non doveva accadere ad un bimbo di sei anni buono, bravo a scuola, che aveva già le idee e sognava di diventare ingegnere. [Angela Rinzivillo]