ascoltando


luci sulla città

La penultima settimana di luglio da lunedì 18 a sabato 23 ho partecipato a un campo itinerante rivolto a giovani di napoli dai 18 ai trent'anni. Il programma del campo, salvo qualche piccola modifica, si è svolto secondo un itinerario che prevedeva appunto un giro delle varie realtà associative che si occupano del disagio, non dei poveri ma degli impoveriti, come dice padre Alex. Non siamo mai stati in molti tutta la settimana, tanto che il primo giorno eravamo io e un ragazzo di Casoria, il resto della settimana siamo stati stabili tra le quattro-cinque presenze, ma sapevamo che non ci sarebbe stata grande affluenza, del resto era la prima volta che si tentava qualcosa del genere in città, ma è stato bello comunque.

In genere noi abbbiamo l'idea della povertà come quella del barbone che dorme sui marciapiedi, o della nomade che chiede l'elemosina sui gradini di una chiesa, magari con bambini dietro per attirare compassione, ma non è così. Oggi i cosiddetti nuovi poveri sono spesso persone giovani soprattutto con un titolo di studio o famiglie che non possono permettersi un affitto, perchè i nuovi tassi sono sempre più alti, e altro ancora. Ci sono sempre meno centri diurni (recentemente ha chiuso anche il don calabria). Mi è piaciuto molto il Binario della solidarietà a Gianturco che è stata la prima tappa, si tratta di una realtà che fa parte assieme ad altre associazioni della Fondazione Massimo Leone di via del Grande Archivio. Scopo del Binario, come suggerisce il nome è quello non tanto di dare assistenza, quanto di rimettere in piedi le persone, favorendo un'integrazione nella società attraverso formazione e laboratori vari. Al Centro la Tenda, che già conoscevo, hanno gli stessi problemi che più o meno hanno tutte le realtà territoriali, spesso si ritrovano a dover ospitare un numero eccessivo di persone, senza nemmeno essere avvisati per tempo, malgrado abbiano fatto più volte sapere alle istituzioni di non essere più centro diurno.

Mi ha impressionato non molto positivamente il servizio alla mensa del Carmine: un ambiente piuttosto chiuso, clericale, dove ci si stupiva di vedere un prete, padre Domenico che lavava i piatti, e dove uno dei volontari gli aveva domandato se fosse anticlericale (figuriamoci, a un prete!): ma si sa, chi non risponde ad una certa immagine, soprattutto a Napoli, non è compreso o si presta a equivoci, e i comboniani non vestono ne talare nera, ne un abito religioso specifico, tipo il saio! Il servizio dei pasti agli ospiti era quanto mai freddo e formale (in compenso cucinano bene), come per far vedere che ti fanno un favore, anche l'accoglienza non era delle migliori, spesso il custode, Antonio, urlava contro chi voleva entrare senza rispettare il turno, si è poi giustificato, ma non è certo questo il modo migliore di trattare persone che hanno dei problemi!

Va dato comunque merito al lavoro di tutte queste realtà che svolgono un lavoro enorme, spesso in solitudine e senza sapere quasi nulla l'una dell'altra. Ecco perché bisogna lavorare molto, soprattutto su due settori: la conoscenza reciproca tra le varie realtà associative presenti sul territorio, e la formazione del personale, perché se è vero che il volontariato è un gesto gratuito, è vero anche che ci sono degli operatori professionisti che necessitano di adeguata preparazione. La settimana si è concluso con una celebrazione eucaristica al Centro missionario alla fine della quale abbiamo pranzato condividendo le impressioni della settimana. [vincenzo minei]

una storia d'amore


...con la speranza

Si è svolto il 20 luglio, dalle ore 16 alle ore 20, nel campo del Seminario arcivescovile il torneo di calcio 1° memorial Stefano Sacco. Hanno giocato 36 giovanissimi amici di Stefano, dai 13 ai 18 anni del Rione Sanità. Appena arrivati si sono ritrovati dentro una storia già incominciata con Lorenzo, Stefano, Sergio…e sono entrati in campo fidandosi del fatto di essere attesi e in presenza di chi ha attestato prima un amore e una verità che fanno vivere. Nei 36 giovanissimi con colorate ed eleganti divise sportive che popolavano il campo è apparsa la fierezza spontanea dei nostri giovani, che si mescolano (napoletani, srilankesi, ucraini, capoverdiani), prendono parte, agiscono, inter-vengono sfidando la rappresentazione “devastata” che spesso si dà della Sanità e di Napoli.

Anche i linguaggi espressivi e creativi dei ragazzi e ragazze che hanno animato le partite, rimandano alla necessità di riconoscimento e di feedback capaci di vincere le dimensioni dello scontato, l’assuefazione al non impegno, alla routine. A colpo d’occhio vedi nei volti freschi dei giovanissimi una ricchezza insostituibile per il nostro popolo, il rione, la città; sogni una nuova cittadinanza dove la contaminazione culturale è reale e dove tutti con un ruolo attivo di pensiero e di azione ci prendiamo cura del contesto in cui viviamo. E’ preziosa la presenza di adulti che dentro la “Sanità” con questi ragazzi hanno quotidianamente a che fare e di nuovi amici dei Colli Aminei, che a partire dalla morte di Stefano hanno aperto momenti di attenzione, riflessione, condivisione per creare uno “spazio comune” che affermi la bellezza del noi. Danno fiato la voglia di essere dentro la storia, le storie dei ragazzi della Sanità, la promessa di partecipazione al percorso di crescita personale e comune, che permetta ai ragazzi stessi di dotarsi degli strumenti necessari a ridisegnare gli spazi all’interno dei quali vivere, prevenire, preoccuparsi; di sostenere la loro giovane partecipazione sociale e la responsabilità civile. Ci scambiamo alcune parole con attenzione e pudore tra adulti sorpresi dei passi in libertà di questi giovanissimi alla ricerca di nuove relazioni, ci comunichiamo la nostra urgenza interiore di prossimità ai ragazzi e il desiderio di messa in gioco di sensibilità umane e capacità professionali su un terreno di fatica generativa e di reciprocità sostenuti dalla consegna di Stefano e dalla forza del pensiero di L. Milani “Quando siamo nella palta uscirne da soli è avarizia, uscirne tutti insieme è politica”.

Siamo certi che la “Sanità” ha nella sua pancia la capacità di creare, di godere questo slancio di ponti attraverso l’iniziativa di tanti giovani e adulti che tessono una “storia sociale” più consapevolmente partecipata e sperimentano un po’ più potere, sapere, fiducia in una realtà complessa, gremita di genti, di umanità, di problemi: sono anche queste realtà aperture di prospettive, arricchimenti di sguardi, luoghi di incontro e confronti fra mondi vicini e lontani, attraversamenti di storie e culture diverse. Siamo riconoscenti perché anche quest’oggi si fa luogo di interpretazione e significazione. Ci impegniamo tutti a creare una rete di alleanze buone fra luoghi formali e informali della crescita: famiglia, scuola, associazioni, chiese…per continuare a crescere, a ri-progettare i tempi e gli spazi di vita, ad affermare la propria identità personale e comunitaria. Si susseguono i volti dei ragazzi e delle ragazze, s’incrociano gli sguardi, s’intrecciano le loro voci mentre cercano la città in ascolto. E il bello della Speranza è proprio quello che non si dà per vinta. [sr. lucia sacchetti]

pietro l'indifferente

Pietro è tossico, è uno zombie, un reietto del rione sanità. Vive in un sottoscale di vico … In una stanza di circa 8 metri quadri, ha una piccolissima cucina, dove spesso si fa da mangiare, e di fronte un letto ed un tavolo pieghevole tutto scassato. Pietro soffre di asma, l’altro giorno aveva due occhi gonfi come palloni e rossi come pomodori. Albero è sporco, n’chiavicato, la sua casa, perdon la sua stanzetta, puzza di aceto marcio, ha sempre la porta aperta e spesso lo vedo dormire con la bocca spalancata. L’atro giorno mi vide e disse: “Dio è cattivo”, poi ancora, “mi dai un accendino”, “no” gli risposi “ho solo questa”.

Pietro è un cittadino del rione sanità, ha circa 40 anni ma sembra molto più giovane. È snello come uno stuzzica dente, saluta con grazia ma se si arrabbia prende il martello senza però fare mai del male a nessuno. Pietro non ha famiglia, anzi una famiglia ce l’ha, ma è come se non l’avesse. I suoi parenti si sono dimenticati di lui. Ogni tanto la gente del palazzo dove abita lo vuole cacciare, mandare via perché la notte si lamenta dal dolore, perché puzza, perché è stomachevole.

Pietro è una ragazzo come me, come tanti altri del quartiere. Non lo conosco bene ma quando ci parlo mi dà l'impressione di essere una brava persona. Pietro è disperato, ha voglia di drogarsi. Pietro vuole il suo mondo, vuole la sua famiglia, forse vuole ritornare piccolo di nuovo, sentirsi protetto tra le braccia della madre o cavalcioni sulle spalle di suo padre. Pietro è solo e io non ho la forza di vergognarmi! [+blogger]

fiera della solidarietà


estate a marechiaro

Percorsi e Soggiorni estivi 2011. Obiettivi : Il Servizio Politiche per i Minori, l'Infanzia e l'Adolescenza del Comune di Napoli nell'ambito del Progetto Mario e Chiara a Marechiaro-Laboratorio Permanente, presso il Centro Polifunzionale S. Francesco d'Assisi intende promuovere un programma complessivo e coordinato di attività sportive, ludico espressive, sportive e culturali per il periodo estivo, rivolto a minori e adolescenti con disagio sociale e/o con disabilità. In particolare il progetto e le relative attività, per la peculiarità della collocazione geografica della struttura del Centro, immersa nel verde e a pochi passi dal mare favorisce lo sviluppo di alcune modalità, tra cui l'avventura, il gioco e la residenzialità, che caratterizzano fortemente in senso socio-educativo la sua articolazione. Il soggiorno estivo risponde all'obiettivo di soddisfare il bisogno di occupare il tempo estivo in cui i ragazzi, in particolar modo quelli appartenenti a famiglie non agiate rischiano di essere abbandonati a se stessi in città. In questo modo si promuove una nuova cultura di vivere la città come luogo di vacanza, in cui riscoprire risorse e opportunità a livelli differenziati.

Il Programma mira a proporre un percorso educativo attraverso il rapporto con la natura, che porta alla definizione di tempi e spazi realmente individuati, e all'interno dei quali è facilitata la costruzione delle relazioni, attraverso le quali i minori coinvolti iniziano un processo di autonomia insieme al gruppo dei pari e lontano dai genitori. La programmazione, la direzione ed il coordinamento degli interventi e delle attività sono curate dal Servizio Politiche per i Minori l’Infanzia e l’Adolescenza-coordinamento tecnico Progetto Mario e Chiara a Marechairo. Il Programma sarà realizzato dal Servizio Politiche per i Minori, l'Infanzia e l'Adolescenza - in collaborazione con Enti Privati e del Privato Sociale già esperti nelle suddette attività.

Tipologia di utenza
Destinatari dell’intervento sono bambini , ragazzi e adolescenti residenti nel Comune di Napoli di età compresa tra i cinque e i sedici anni di età..

1. Principali attività previste
Soggiorni di tipo A Minisoggioni mese di Luglio.
A partire dalla seconda decade del mese di luglio avranno inizio 6 minisoggiorni di 3 giorni presso il Centro Residenziale di Marechiaro ( lunedì/mercoledì o giovedì/sabato con inizio dall'11/7 e fine il 30/7. In ogni settimana di soggiorno di tipo B saranno coinvolti nei soggiorni 50 ragazzi di Enti o Associazioni provenienti dalle varie municipalità (50 ragazzi ogni percorso) che ne faranno specifica richiesta. I Centri di Servizi Sociali territoriali, sulla base di opportune valutazioni, potranno segnalare minori, che a loro volta saranno presi in carico da uno o più Enti provenienti dalla Municipalità del Centro di Servizi Sociali interessato. Saranno inoltre inseriti nei gruppi anche ragazzi con disabilità compatibilmente con l’organizzazione dell’Ente di turno per ogni settimana e del suo team di operatori.

I ragazzi saranno divisi in gruppo e ogni gruppo sarà guidato da un operatore, che curerà la presa in carico e l’accompagnamento del gruppo in tutti i momenti della giornata, compresi quelli in cui i ragazzi svolgono attività sportive e acquatiche. Il programma delle attività sportive prevede escursioni nel verde e sport acquatici. In particolare in collaborazione con l'Unione Italiana Sport per Tutti avranno luogo corsi per l'apprendimento di elementi base del nuoto, del nuoto libero e successivamente del gioco, con il supporto di operatori esperti e qualificati nelle specifiche mansioni: istruttori di nuoto, assistenti bagnanti, personale OSA ed educatori. Il programma delle attività ludico-espressive prevederà la realizzazione di uno spettacolo di burattini, condotto dal maestro burattinaio In ogni minisoggiorno si terrà una visita guidata presso la Città della Scienza, che impegnerà i ragazzi un'intera mattinata, tra mostre tematiche e laboratori interattivi.
I ragazzi trascorreranno il tempo libero con passeggiate al Parco Virgiliano, al pontile e alla Finestrella di Marechiaro.

2. Soggiorni di tipo B
Dal 1 al 27 Agosto sono organizzate 4 settimane di soggiorno per 50 ragazzi di età compresa tra i 5 ed i 15 anni. Ognuno, per un totale di 200 ragazzi Per questa tipologia di soggiorni i ragazzi divisi in gruppi omogenei per età saranno ospiti del Centro residenziale di Marechiaro per l’intera settimana e con operatori esperti appositamente selezionati parteciperanno dalla mattina al pomeriggio ad attività acquatiche, ( elementi base del nuoto, del nuoto libero) e successivamente attività di gioco, con il supporto di operatori esperti e qualificati nelle specifiche mansioni: istruttori di nuoto, assistenti bagnanti, personale OSA ed educatori e di sera passeggiate, falò ed attività di animazione organizzate.

Sono previste ogni giorno delle escursioni nei parchi dei dintorni di Marechiaro o in posti di interesse naturalistico del litorale flegreo I partecipanti individuati dal Centro Servizi Sociali tra quelli le cui famiglie, per motivi socioeconomici, non riescano a garantire loro vacanze estive adeguate o che comunque siano costretti a restare in città senza valide alternative e opportunità di socializzazione nei periodi estivi. Tra questi ragazzi potranno essere segnalati 5 ragazzi con disabilità lievi o, nei casi in cui se ne valuti la possibilità, e in relazione all’organizzazione del soggiorno , un ragazzo con disabilità medio grave per ogni soggiorno. Quest’ultimo inserimento dovrà avvalersi della collaborazione del distretto sociosanitario competente. I Centri di Servizi Sociali, come tutti gli anni, potranno accogliere le iscrizioni dei ragazzi dietro richiesta del genitori : in caso di esubero di domande L’Ufficio di Coordinamento del Progetto provvederà a formare una graduatoria secondo i seguenti criteri: la mancanza di alternative per il periodo estivo per l’esistenza di motivi familiari di tipo socioeconomico e/o culturale; la partecipazione per la prima volta e la non partecipazione ad altre attività estive di estate ragazzi; l’eterogeneità dei gruppi relativamente alla provenienza territoriale e socio-culturale e all’appartenenza etnica; l’età (ogni gruppo comprenderà un biennio: 5//8- 9/10-12/14-15/16) Le iscrizioni raccolte dopo la data stabilita saranno accolte con riserva ed i ragazzi saranno inseriti negli elenchi in caso di sostituzione.

3.Corso –Laboratorio di Tango
Dal 6 al 9 luglio all’interno della 13° edizione di “Tangoneta” Festival Internazionale di Tango Argentino” , l’Associazione Tinghel Tanghel curerà per gli utenti del Progetto “Mario e Chiara a Marechiaro” un corso di Tango per ragazzi fino a 16 anni ed uno di Educazione al movimento per ragazzi diversamente abili per un totale di 30 partecipanti che si svolgerà tutti i pomeriggi presso il Centro Polifunzionale S. Francesco. Per partecipare all’attività i genitori dei ragazzi o le Associazioni e le organizzazioni del terzo settore possono inoltrare le loro richieste direttamente all’Ufficio del Centro. Tutte le attività sono gratuite. [Per ulteriori informazioni è possibile telefonare ai seguenti numeri: 081-7958100 081 7958101 081 7958108 o scrivere una mail a: polif-sfrancesco@comune.napoli.it]


semplice

Il nostro è un paese libero, possiamo fare tutto quello che vogliamo. Non abbiamo forse il diritto di protestare?, di scioperare?, di opporci?; Siamo liberi di credere o non credere, liberi di scegliere se sposarci o rimanere zitelli, liberi di lavorare o di rimanere per tutta la vita disoccupati. Possiamo fare e non fare, nessuno ci dice nulla. Infatti nessuno dice e fa nulla per risolvere il problema dei rifiuti a Napoli.

Be’, voi direte, è pur nel vostro diritto denunciare, sì, d’accordo, va bene, ma non di ledere il diritto al non fare. Bisogna capire che dove finisce il tuo diritto inizia il mio. Uhauuu, capito l’inghippo! Semplice. Se facciamo per non fare allora faremo ciò che ci è stato chiesto di fare perché facendo non faremo quello che gli altri possono fare pur non facendolo. S.E.M.P.L.I.C.I.S.S.I.M.O [+blogger]


totò: quarantaquattro anni dopo

Dimenticato o, forse, preso in giro dalle istituzioni, il grande attore rischia di morire una seconda volta. Ma, non nella memoria dei napoletani.

Il 15 aprile 1967, quarantaquattro anni fa, lasciava questa vita uno dei più grandi attori italiani, interprete di teatro e di cinema: Totò. L’Anniversario sarebbe caduto nel dimenticatoio, o quasi, se proprio pochi giorni fa il Parlamento italiano non lo avesse celebrato - in seduta solenne - come uno dei “costruttori” dell’Unità d’Italia per il suo contributo alla lingua parlata e alla creatività artistica, strumenti che hanno favorito la crescita dell’italianità. Anche un anno fa, a ben ricordare, e sempre in prossimità dell’Anniversario (è uno “scherzo” che Totò … ripete - per singolare coincidenza - ad ogni Anniversario della sua morte?) sulle pagine dei giornali era “arrivata” una notizia clamorosa quanto allarmante: la collina di S. Maria del Pianto, quella dell’omonimo cimitero ove è sepolto Totò, sta inesorabilmente franando, le cappelle - compresa quella di Totò - sono a rischio crollo: una vera beffa per l’indimenticabile dimenticato!

Sottovalutato in vita da gran parte della critica ma da questa poi osannato solo post mortem, amato invece dal pubblico che affollava le sale teatrali e cinematografiche e che tutt’oggi lo ama rivedendolo in televisione o in videocassette domestiche: così oggi è ricordato Totò, la sua mimica, la sua maschera, la sua poetica, le sue battute, i suoi giochi di parole, la sua vita avventurosa, il suo personaggio unico e irripetibile, il suo pensiero acuto, il suo gesto inconfondibile.

Ma anche oggi che pur è ricordato da politici, giornalisti e critici cinematografici, tale atteggiamento è più formale e ufficiale che reale, concreto. Per esempio, a Napoli le istituzioni non ricordano il “principe del sorriso” nel giusto modo; non lo considerano un punto di riferimento per il proprio riscatto civile di oggi e di domani: essenziale parte del proprio patrimonio culturale, artistico, delle proprie radici, della propria storia. Basteranno tre o quattro esempi. A Totò è intitolata una strada del suo quartiere di nascita e della sua giovinezza, una piccola strada secondaria - praticamente un vicolo, nei pressi di via Foría - laddove gli si sarebbe dovuta intitolare l’arteria più importante della Sanità, e cioè piazza Sanità: per esempio chiamandola “piazza Totò alla Sanità”. O, se ciò fa storcere il naso ai burocrati della toponomastica, gli si sarebbe potuta intitolare la Villa Comunale di Napoli, che è nel quartiere del padre di Totò. Oppure la Stazione ferroviaria che ancora si chiama, anonimamente, “Napoli Centrale”.

Inoltre il parco “Totò” - un parco/giochi nella attigua piazza Cavour - è in rovina tra scivoli e altalene divelte, alberi morti e non sostituiti, totale assenza di sorveglianza e manutenzione. Non vi è poi a Napoli, dedicata a Totò, una statua degna di questo nome. Statua (o busto) che io stesso proposi fosse realizzata attraverso un concorso internazionale e collocata in piazza Sanità in occasione del rifacimento della piazza stessa sei anni fa: ma né la (allora) Circoscrizione né il Comune presero neppure in considerazione la petizione popolare e le centinaia di firme che allegai.

A completamento del sostanziale oblío istituzionale di cui continua a “godere” Totò, restano da esaminare (e pochi giorni fa, in Parlamento, la figlia e la nipote di Totò hanno di nuovo grottescamente annunciato l’imminenza dell’apertura) le ancor più misere vicende del Museo dedicato a Totò la cui inaugurazione da un ventennio viene data per imminente per poi puntualmente essere rinviata. Un intero piano di uno storico palazzo della Sanità e la consulenza quindicennale della figlia Liliana sono pronti a materializzare un museo che, con parola moderna, lo si potrebbe definire virtuale: un virtuoso aggettivo che sta per inesistente. E, ancora, la casa povera e disadorna ove Totò trascorse l’infanzia e la giovinezza in via S. Maria Antesaecula: c’è una lapide sull’ingresso del palazzo ma le tre stanzette fatiscenti della casa sono state totalmente ignorate dal Comune di Napoli. Dopo aver fatto andare deserte ben undici battute d’asta a scendere (partite da 60 milioni di lire, gradualmente diminuite) e, nonostante ciò, sempre disertate dal Comune in cui Totò è nato e poi vissuto per vent’anni, il Comune di Napoli ha poi gridato allo scandalo quando una piccola famiglia - madre e figlio trentenne - del quartiere vinse l’asta acquistando la diroccata casa al prezzo di 18.000 euro nel 2002!

Il Comune di Napoli, la Regione Campania, la stessa Circoscrizione e poi la Municipalità Stella-san Carlo all’Arena hanno sempre ignorato, ad esempio, nel “Maggio dei Monumenti” la casa di Totò. Le leggi italiane prevedono che luoghi come casa Totò, ancorché privati, siano considerati beni culturali da restaurare con ampio concorso di soldi pubblici e da tutelare; ma fino ad oggi né
la pre-esistente Circoscrizione né l’attuale Municipalità, né la Regione nè il Comune, né la Soprintendenza hanno mai minimamente proposto un restauro di tale storica abitazione, sita peraltro in un palazzo storico, a pochi passi dal quale invece il Comune ha autorizzato - senza alcuna opposizione della Soprintendenza - la costruzione di un Supermercato a più piani … al posto di un teatro: il “Felix”.

Ecco, questo teatro - a pochi passi da casa Totò - il cui abbattimento è stato frettolosamente consentito dal Comune di Napoli violando le stesse procedure di legge, questo teatro “Felix potrebbe far parte, nel quartiere Sanità, nei vicoli cari a Totò oggi insozzati di morte dai santuari camorristici dello spaccio di droga, di quel volano - fin qui inesistente - per il riscatto civile, politico, culturale del quartiere, dell’intera città.

Ma evidentemente questo non è. Totò, il grande attore, il sublime interprete della risata e non solo: una qualsiasi Città al mondo ne vantasse i natali gli avrebbe dedicato una pubblica Accademia teatrale e cinematografica, una Scuola per custodire, tramandare e insegnare il dialetto, una Fondazione, un Premio nazionale per la cinematografia, traendone vanto e anche vantaggio turistico ed economico. Il museo a lui dedicato, la sua casa, nella memoria della Città stanno facendo la stessa fine di quel 3° piano del palazzo di via Tasso (dove gli occupanti nazisti torturarono partigiani ed ebrei) a Roma, sacro alla memoria storica degli Italiani, ma non del Comune di Roma che - disertate varie aste - si è fatto soffiare lo storico immobile, acquistato poi da un privato! Caro Totò, questa è la tua Napoli ufficiale che ti ha fatto morire una seconda volta. E che non ti fa nemmeno riposare in pace.

Ma, ricordalo bene: tu che eri sia plebeo che nobile di natali, tu che hai amato Napoli e la sua lingua sopra ogni cosa, tu che eri mentalmente monarchico e di destra ma socialista e di sinistra di cuore, tu sei parte di noi e della nostra memoria collettiva. E delle istituzioni possiamo, insieme con te, continuare a ridere. Ieri come oggi. [francesco Ruotolo]

al centro il sudan

Appello ai giornalisti. Il 9 luglio 2011 verrà proclamata l’indipendenza del Sud Sudan, il 54° stato dell’Africa. E’ con gioia che salutiamo questo giorno dopo tanta sofferenza e morte! Ci sono voluti 191 anni di lotte per arrivare a questo traguardo - così ha sostenuto in un messaggio alla nazione il primo presidente del nuovo stato Salva Kiir Mayardit. E’ infatti dal 1820 che i popoli del Sud Sudan hanno lottato contro schiavisti e colonizzatori, sia arabi che europei. Ma anche dopo l’indipendenza del Sudan (1956), il Sud resistette ai regimi oppressivi di Khartoum con due guerre civili, durate quasi 40 anni. Guerre spaventose che hanno fatto almeno due milioni di morti e milioni di rifugiati. L’accordo di pace fra il Nord e il Sud del Sudan siglato a Nairobi nel 2005, prevedeva anche un referendum in cui i popoli del Sud potessero liberamente esprimersi sul loro futuro. (Purtroppo il popolo Nuba, che aveva lottato con il Sud, non è stato incluso in questo accordo!).

Il 9 gennaio 2011 il Sud Sudan ha tenuto in maniera pacifica quel referendum, che ha sanzionato quasi all’unanimità l’indipendenza. Il regime di Khartoum, nella persona di Omar El Bashir, anche se ha formalmente accettato il verdetto, ha mal digerito quella soluzione. Ed ora sta rendendo la vita difficile al nuovo Stato che i vescovi cattolici hanno definito “ una unica nazione da tante tribù, lingue e popoli”. Il governo di Khartoum, sta infatti scatenando una guerra militare ed economica contro il Sud. Il 21 maggio 2011, dopo due giorni di pesanti bombardamenti, le Forze Armate Sudanesi, hanno occupato la cittadina di Abyei, al confine tra i due stati, ricca di petrolio e di importanza strategica. Ben 100.000 persone hanno dovuto fuggire. Sembra che, tramite l’Unione Africana si sia raggiunto il 21 maggio un’intesa che prevede l’invio ad Abyei di 4.000 caschi blu dell’ONU e il ritiro dei soldati di Khartoum. Il governo di Khartoum ha poi deciso che, a partire dal primo giugno, tutti i soldati SPLA (Esercito di liberazione del Sud Sudan) trovati nelle regioni del Nord, dovevano consegnare le loro armi o essere attaccati. Particolarmente toccata da questa decisione è la regione dei Monti Nuba, nel Nord del paese, dove vivono popolazioni nere che hanno combattuto con il Sud per l’indipendenza.

Riteniamo che nessun popolo in Africa abbia così tanto sofferto come i Nuba, asserragliati sulle colline del sud Kordofan. Il tentativo dell’esercito sudanese di disarmare i sodati Nuba ha spinto il 5 giugno l’esercito di liberazione dei Monti Nuba ad occupare gran parte del territorio. La reazione dell’esercito sudanese è stata feroce: pesanti bombardamenti, arresti, esecuzioni sommarie. L’aeroporto di Kadugli (la capitale della regione) è stato chiuso, la pista di Kauda (importante per le agenzie umanitarie) è stata bombardata. Molte chiese sono state saccheggiate e distrutte. Per di più il governo di Khartoum ha deciso la guerra economica contro il nuovo stato: chiusura delle vie di comunicazione verso il Sud dove ora scarseggiano i viveri e il carburante.

Noi missionari/e comboniani abbiamo vissuto e viviamo sulla nostra pelle questi avvenimenti, fin da quando il nostro fondatore S.Daniele Comboni, ha fatto di quella terra la sua terra, scelta pagata con la vita(1881). E pagata anche da tanti missionari/e sepolti nella valle del Nilo. Per questo, mentre esultiamo con i popoli del Sud Sudan per l’indipendenza, tanto agognata, chiediamo al popolo italiano di solidarizzare con questo nuovo Stato che ora inizia il suo nuovo cammino. Una nazione fra le più povere del pianeta, ma con immense potenzialità. Altresì chiediamo al governo italiano di rivedere i suoi forti legami (per il petrolio!) con il regime di Khartoum di Omar El Bashir, che ora potrebbe ripetere i crimini commessi in Darfur, anche contro il popolo Nuba. Infatti è in atto un “genocidio Nuba”, così afferma il vescovo anglicano di Kadugli Andudu Adam Elnail, la “distruzione del nostro stile di vita e della nostra storia”. Davanti a questi eventi noi missionari/e comboniani chiediamo prima di tutto alla Chiesa italiana di dedicare una domenica invitando tutti i cristiani a pregare in solidarietà ai popoli del Sudan, in particolare al popolo Nuba.

Altresì chiediamo al mondo associativo sia laico che cattolico di mobilitarsi in difesa dei diritti umani del popolo sudanese, specie dei Nuba. E a voi giornalisti, che potete così tanto nella vostra professione, noi missionari/e comboniani vi chiediamo di divulgare queste importanti notizie che riguardano sia il Sudan che il Sud Sudan, con particolare attenzione al popolo Nuba. Con l’augurio che il Nord e il Sud Sudan ritrovino pace e giustizia. [P. Fernando Zolli, mccj - P. Alex Zanotelli, mccj - Fr. Enrico Gonzales, mccj - Per adesioni scivere a fernando.zolli@gmail.com egir@hotmail.com]

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salute mentale

(Appello per la salute mentale nella città di Napoli) Nella città di Napoli, le contraddizioni emergenti negli ultimi anni, a causa della crisi dello sviluppo socio-economico e della fine del welfare, del malaffare politico-amministrativo, dei fenomeni di immigrazione e di neo-emigrazione, hanno raggiunto la loro massima espressione, producendo ulteriore degrado sociale e istituzionale, impoverimento diffuso, collasso delle reti di solidarietà e imbarbarimento dei costumi.

Di fronte a queste profonde ferite, le pratiche della psichiatria si stanno sempre più conformando al ‘mandato sotterraneo’ di ammortizzatori di conflitti e disagi sociali. E ci riferiamo non solo a quella psichiatria da discarica che diventa contenitore provvisorio o definitivo di comportamenti devianti ma anche a quella psichiatria che collude con la richiesta di confezionare risposte individuali a difficoltà sociali (insicurezza, emarginazione, violenze, ricatto e maltrattamenti, disoccupazione, povertà, immigrazione etc.) attraverso l’utilizzo, privo di ogni razionale scientifico, di psicofarmaci, psicoterapie e ricoveri.

Perciò, riteniamo che sia giunto il tempo, ora più che mai, di riprendere con forza la riflessione sul “quotidiano” della Salute Mentale, se vogliamo arginare il rischio che i servizi territoriali diventino meri ambulatori, le case famiglia cronicari ed i centri diurni ghetti sociali. E’ innegabile che un superato modello ideologico di intendere la cura psichiatrica, che richiedeva uno stile di lavoro oblativo e basato sull’onnipotenza, volto ad un’etica del sacrificio in nome di una “grande causa”, ha contribuito ad un senso di fallimento diffuso, di frustrazione, di vero e proprio burn-out fra gli operatori, favorendo comportamenti di evitamento e di fuga dalla professione ( i cosiddetti ‘imboscati’). Di contro, va certamente riconosciuto l’impegno di tutti coloro che quotidianamente incontrano e supportano la sofferenza psichica e fra mille difficoltà contribuiscono, giorno dopo giorno, a quel progetto collettivo che definiamo Salute Mentale: oltre la psichiatria, la Salute Mentale per noi significa ancora “prendersi cura” della persona nella sua indissolubile unità bio-psico-culturale, verso la lenta ricostruzione di una storia interrotta e alla ricomposizione della sua trama relazionale; oltre il paradigma bio-medico, la Salute Mentale significa ancora riattivazione di risorse familiari e collettive a sostegno della crisi individuale; oltre la tentazione di rimozione della follia, la Salute Mentale significa ancora accoglienza, condivisione della sofferenza, rapporti reciproci di aiuto; oltre le logiche violente dell’abbandono e dell’espulsione, la Salute Mentale significa ancora riappropriazione di diritti, diritto di cittadinanza e potere sociale; oltre l’impotenza e la solitudine la Salute Mentale significa ancora partecipazione allargata ai processi di cura di nuovi e fecondi soggetti collettivi: sociali (il quartiere e la città, il terzo settore, il volontariato laico e religioso), istituzionali (comune, municipalità, associazioni, impresa sociale) culturali (università, scuole di formazioni, il mondo dell’arte).

La Salute Mentale si rappresenta come un progetto avanzato di cura del disagio e del dolore psichico, calato nella complessità socio-culturale della vita, che va oltre gli specifici saperi, (psichiatrico-psicologico-psicofarmacologico-psicoriabilitativo-neuroscientifico,etc), le tecniche e le discipline di confine (sociologia, antropologia, filosofia, arte, etc.). Purtroppo, oggi, nella nostra città assistiamo, invece, ad un arretramento culturale che commissiona ad un riduzionismo neuro-psichiatrico la responsabilità di un metodico “smantellamento” delle Unità Operativa di salute mentale, delle loro risorse umane, delle loro ricchezze culturali, delle loro storie.

Nel prossimo futuro si prospettano: l’accorpamento delle UOSM, la scomparsa dei centri diurni e l’espulsione delle cooperative della riabilitazione, la mancata sostituzione dei dirigenti apicali e degli operatori del comparto, l’estinzione degli psichiatri a tempo indeterminato, degli psicologi, degli assistenti sociali, l’abbandono e il degrado di strutture sedi di SPDC e di residenze. Ma il più grave sintomo del disfacimento ci sembra il vuoto di pensiero, che si ravvede nell’assenza di un confronto e di una riflessione comune di saperi aggiornati e prassi di cura efficaci.
L’orizzonte che si sta configurando davanti a noi è fatto di emergenze, ambulatori specialistici dallo stile puntiforme, silenzi e acting-out, burocratizzazione degli interventi, mentre il futuro dei nostri utenti è ricacciato nella cronicità delle lungodegenze del privato selvaggio, o abbandonato all’emarginazione, diventando solitudine e carico affettivo insopportabile per le famiglie.

La Salute Mentale o diventa un problema/risorsa collettivo, di Tutti, o ritorna ad essere psichiatria neo-manicomiale, abbandono, deriva psichiatrica di controllo sociale. In tal senso la cornice della legge 180, pur richiamando gli operatori ad una “onnipotenza terapeutica” che spesso è implosa nello scoraggiamento, altre volte è precipitata nella sfiducia, di rado nella depressione, resta un progetto che, se riletto entro i dovuti e reali “limiti” di attuazione, rappresenta ancora oggi un’esperienza di democrazia, di solidarietà verso gli ultimi, di sperimentazione clinica, di riflessione e ricerca.

Ma un rilancio della Salute Mentale non può ridursi ad orizzonte utopico o peggio a semplice dichiarazione di intenti. Pertanto, appellandoci alle istituzioni preposte (Assessorato Regionale, Direttori Asl, Sindaco di Napoli), si rinnova l’urgenza, nella nostra città, di politiche socio-sanitarie che forniscano gli strumenti e le risorse economiche, gli uomini e le donne, le strategie e le programmazioni necessari a definire e a sostenere il complesso e delicato processo della Salute Mentale con i suoi avanzati e reali effetti di emancipazione e benessere diffuso.

Da quanto, si costituisce un Laboratorio per La Salute Mentale che promuoverà ogni iniziativa affinché si giunga alla risoluzione dei problemi che da troppo anni si abbattono sugli utenti e le loro famiglie ma anche su tutti gli operatori impegnati in prima persona. Il Laboratorio avvierà un confronto con tutte le forze in campo, Istituzioni, Sindacati, Partiti e Movimenti, Associazioni di familiari ed utenti, Associazioni e Ordini professionali, Terzo settore, Volontariato, Università, Mondo della cultura, al fine di realizzare una valida rete di alleanze.

Inoltre il Laboratorio promuoverà l’ attuazione di una campagna capillare di sensibilizzazione pubblica (per le strade, nei servizi territoriali, sulla rete, attraverso i mezzi di informazione) sul disagio che vivono nella città di Napoli gli utenti, i familiari e gli operatori, e contemporanea, la raccolta di firme a favore di tutte le strategie necessarie al superamento dell’attuale degrado in cui versa il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Na1 Centro. [giugno 2011 laboratorio salute mentale]

comitato parco

Si è costituito un comitato al parco san gennaro fatto dagli abitanti del rione. Riunendosi periodicamente ha deciso di lanciare una petizione pubblica sottoscritta da circa 500 abitanti. Si richiedono: la riqualificazione del parco e la messa in sicurezza visti gli atti vandalici che si ripetono quotidianamente.Il Comune ha risposto con la proposta di istallare video camere per la sorveglianza diurna e notturna. Visti anche i sopralluoghi fatti dai tecnici, risultati negativi, il comitato ha deciso di chiedere un incontro con la dirigente del servizio giardini, Rosaria Guidi.

Riportiamo il testo integrale:

“Il comitato parco san Gennaro, in riscontro alla vs. nota n. 1055/n5 del 16/06/11, nella quale si fa riferimento all’istallazione di apparecchiature di video sorveglianza e a seguito dei successivi sopralluoghi che hanno avuto esito negativo in relazione alle problematiche emerse di possibili vandalizzazioni, richiede alla s.v apposito incontro circa la necessità di assegnazione di una guardiania notturna dedicato alla parco stesso. Tale assegnazione appare l’unica efficace soluzione all salvaguardia del parco e dei relativi investimenti e dell’impegno fin qui profuso dalla amministrazione per offrire uno spazio di gioco e di socialità per i bambini e le famiglie del quartiere. Il comitato altresì conferma il proprio impegno a collaborare con il Comune per una gestione ottimale del parco. [comitato parco san gennaro]

Chi vuole par parte del comitato telefoni a: Sara Pizzo 3207073182 – Luigi Mugnano 3200540170 – Mauro Migliazza 3291244576

materdei