terza media

Quest’anno si sono diplomati (scuola media inferiore) nove persone che hanno seguito il corso di italiano all’Istituto Ozanam di piazza san Severo. Due polacche, un’ucraina, e sei srilankesi. Del rione sanità, quando si parla bene, si parla del turismo, delle catacombe, del riscatto, degli uomini coraggio, dei libri… a chi interessa “quattro” scansafatiche extracomunitari che studiano con cura dopo il lavoro una lingua difficile e complessa; d’altronde c’è così tanta ignoranza che se domandi ad un italiano come si scrive accelerare lo scrive con due elle. Per fortuna che non è sempre così.

Ne hanno parlato i giornali, e anche le tv, “il rione può uscire dalla sua depressione solo con il turismo”. Se andate in Sicilia alcuni paesi non sono per niente sfiorati dal turismo, eppure hanno bellezze artistiche inestimabili. Altri luoghi invece come Taormina, e nelle sue vicinanze, sono zeppi di stranieri, di signorotti armati di bastone, binocolo, “alberghi medioevali e barocchi” che affacciano sulla costa, alberi tenuti perfettamente, strade e direzioni stradali impeccabili, tutto perfetto, tutto incredibile, tutto a norma.

L’opposto si contrae e ridicolizza, mentre un paese mostra i suoi souvenir, fila di negozi espongono miniature dell’isola; a pochi chilometri un paese resta lontano, eppure c’è un cristo “scolpito” da un famoso artista a Calatabiano buttato in quella chiesa del ‘600. Questo posto resta incontaminato, non ci sono strada perfette, “quella buca è stata fatta dal venditore di patate e albicocche con il suo furgone scassato”. Taormina è lontana, se la vedete sembra infinta, è diventata una bambola che appena la tocchi si rompe: “la regaliamo ad una bambina ma poi le diciamo che non ci può giocare”.

Il rione sanità ha ancora le sue buche, ma se penso che potrebbe fare la fine di Taormina o dei Giardini di Naxos, bhè, questa cosa mi spaventa di più che la lava piovana dei vergini ogni anno. Pensate se al posto del mercatino della frutta e verdura decine di bancarelle vendessero souvenir finti per i turisti?. A me la scena fa venire i brividi. Gli stranieri con le loro macchie fotografiche a fotografare l’albergo santa maria della sanità, il parco privato san Gennaro dei poveri, pochi venditori a zampillare sulle guide turistiche per buttar l’acqua verso il loro mulino.

Certo non proprio una scena eduardiana o di un vicolo che parla di povertà, come gli stranieri che hanno sgobbato per un anno intero e come le lettere degli srilankesi che nei loro tema hanno scritto: cara mama, Napoli non mi piace tato, i bambini ci butano sempre l’acua addosso, Napoli puzza perché ce troppa imondizzia. Mama di mando i soldi comprati le medicine. Vorrei abbraciati, mi manchi è mi macate tuti. Vi voglio bene. Amanthi. [+blogger]

svezia e spazzatura

Esattamente cento anni fa la Svezia inaugurava il suo primo inceneritore di rifiuti. Da allora questa industria è diventata la principale fonte di energia svedese, davanti al petrolio e al gas. Queste strutture forniscono più energia delle fonti idrauliche e nucleari messe insieme.

Le biomasse, composte da rifiuti vegetali e animali (e anche umani) è largamente utilizzata nella produzione di elettricità e di calore. La maggior parte delle città svedesi è riscaldata attraverso centrali termiche alimentate direttamente dalla combustione di rifiuti o dal biogas prodotto a partire da questi ultimi.

Il riscaldamento della capitale svedese dipende soprattutto dalla centrale di cogenerazione di Högdalen e da alcuni strutture minori situate nelle immediate vicinanze delle abitazioni. Questi impianti non hanno mai provocato le proteste della popolazione.

I responsabili della centrale di Högdalen sottolineano spesso che il gas che esce dalle loro ciminiere contiene la stessa quantità di sostante tossiche del fumo di tre sigarette. E gli ispettori incaricati della protezione dell'ambiente confermano questo dato.

In Svezia solo l'1 per cento dei rifiuti va in discarica. Si tratta per lo più di sostanze pericolose, chiuse in contenitori ermetici che impediscono la contaminazione dell'atmosfera o delle falde freatiche.

Stoccolma è stata la prima città dell'Unione europea a ricevere (nel 2010) l'etichetta di "capitale verde" d'Europa. Il quartiere di Hamamrby Sjöstad è diventato un biglietto da visita che viene esibito volentieri agli esperti e ai turisti. Questo quartiere, che conta diverse decine di migliaia di abitanti, raggiungerà a breve l'autosufficienza energetica.

Già adesso tutti i rifiuti domestici e le acque scure sono convogliati verso le stazioni di riciclaggio per essere trasformate in biocarburante, utilizzato poi dalla vicina centrale termica. Potenti pompe attingono il calore dalle acque del canale che collega il lago Mälaren, sul quale si trova la capitale, con il mar Baltico. Tutto ciò avviene a solo quattro chilometri dal centro di Stoccolma, nelle ex zone industriali e portuali.

La filiera del riciclaggio del rifiuti beneficia di agevolazioni fiscali e produce profitti così consistenti che i rifiuti cominciano a mancare. Già da anni Göteborg va a cercare rifiuti fino nella capitale norvegese dell'industria petrolifera, Stavanger. Ma anche la Norvegia, nonostante sia ricca di petrolio e gas, si è convertita all'utilizzo dei rifiuti come fonte di energia.

Così l'attenzione degli svedesi si è rivolta a Napoli, città letteralmente sommersa dai rifiuti. Fonte di problemi per gli italiani, i rifiuti sono una vera miniera d'oro per la società svedese-norvegese che prevede di comprarne fino a un milione di tonnellate all'anno, pagandoli circa 90 euro a tonnellata. I rifiuti stanno quindi diventato il vero "oro di Napoli".

L'impresa energetica Hem, a Halmstad, è pronta a risolvere la crisi dei rifiuti non solo a Napoli, ma anche in altre città europee, assicura il suo dirigente Per Aalund. In Europa circa 150 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nelle discariche, in violazione delle norme Ue. "Ma a noi interessano e siamo disposti a prenderli", assicura Aalund. (fonte: presseurop.eu - traduzione di Andrea De Ritis)

noi immondizia

C’è un dilemma che m’assale, che s’insinua nelle mie imprecazioni, che dialoga senza importanza, che aleggia sopra la mia capoccia: ma Napoli vive la sua immondizia? Napoli la sa apprezzare? Napoli sa quanto è importante avere tonnellate e tonnellate di rifiuti per strada? Napoli sa che avere l’inquinamento è un valore aggiunto per tutta la città? Io credo di no! E se solo avesse la possibilità di capirlo Napoli diventerebbe la città più importante del mondo.

Che senso ha sbloccare l’Ordinanza sui rifiuti? Che senso ha se oggi migliaia di cittadini si riuniscono a piazza del Plebiscito, sotto la Prefettura, per protestare contro il blocco della delibera sui rifiuti e sul trasporto? Si grida: “Martedì tutti a Roma per protestare?”, anzi una delegazione Napoletana, ossia tutti i cittadini indignati, andranno veramente a nella Capitale a buttare spazzatura sotto il naso di Maroni.

Oggi l’ansa apre con un titolo: “Napoli affonda nei rifiuti, roghi e nuove proteste”. Ma ve lo sareste mai aspettati una situazione del genere, la stampa di tutto il mondo che ci addita come la città più sporca del mondo?! I turisti che vengono appositamente per farsi fotografare vicino ad un cumulo di rifiuti bruciati: è una sensazione bellissima, incomprensibile per chi non la vive, per chi non sa neanche cos’è la puzza che esala dai bidoni e fuoriesce come un fiume in piena.

Chi si preoccupa realmente che la camorra è più potente dello stato? Eppure questa situazione lo dimostra inequivocabilmente. Mi dite la solita cosa: “ma la camorra è lo Stato?”, ma come si può pensare una cosa del genere, se fosse così la monnezza oggi sarebbe dissotterrata quietamente sotto un bel albero di pesche, uno di pere o di mele nella nostra amata regione. E invece no, mi dispiace, i politici italiani subiscono questi abusi, gli accordi onesti non possono essere fatti, e sapete perché?, “perché siamo noi uomini napoletani, donne napoletane, vecchi napoletani, bambini napoletani, ammalati napoletani, disabili napoletani, poveri napoletani, senza fissa dimora napoletani… ad essere immondizia”! [+blogger]

buon giorno infezione

Via Foria marciapiede lato destro direzione Museo Nazionale

Via Foria, tra la via Carbonara e la via Duomo

Quando ci ammaliamo non diciamo: "il Signore l'ha voluto", bensì prendiamocela con chi inquina, con chi distrugge l'aria, con chi infetta i nostri polmoni, il nostro fegato, lo stomaco, il pancreas, il cervello, le ossa...



emergenza parco

Sono stato varie volte al parco S. Gennaro, sono passato anche oggi, con ventotto gradi e il sudore che scorre a fiumi. Ogni volta che vado là rimango sconvolto da quello che vedo: ormai i ragazzi vanno solo per giocare partite interminabili su un campetto di polvere senza nessuno che vigili sulla sicurezza. Dove c'erano il bagno e la cabina dove ci si riuniva d'inverno ci sono frammenti di vetro e muri sberciati, ci sono ragazzi che saltano come scimmie sopra i muri e le tettoie ( non so come facciano ); ho visto una coppietta amoreggiare su un prato con grande disinvoltura ( almeno loro stavano freschi), delle fontanelle che c'erano, una è distrutta, l'altra, quella davanti alla stanza riunioni-bagno, è completamente allagata. Ma come si è arrivati a questo?

Aperto meno di tre anni orsono, dopo un'occupazione spontanea dei residenti, il parco è stato intitolato a Rita Parisi, una giovane mamma che era morta poco prima dell'apertura ufficiale, con tanto di benedizione di p. Alex Zanotelli, il missionario comboniano che ormai vive nel quartiere da nove anni, dopo dodici trascorsi nello slum di Korokocho, a Nairobi. A gestire il parco c'era un gruppo di ragazzi di Insurgentia, i quali, dopo avere avviato alcune iniziative come laboratori ludico-educativi tra cui informatica e teatrino dei burattini, con Bruno Leone, qualcuno ha cominciato a diffondere voci che quelli di insurgentia facevano propaganda politica, sono cominciate le incursioni notturne, favorite dalla mancanza di un guardiano. Hanno devastato i computer, tutto il materiale per i laboratori, quelli di Insurgentia sono spariti, è cominciato il lento degrado. Sono stati fatti alcuni errori dovuti sicuramente ad un'eccessiva fiducia o forse all'entusiasmo del momento; il primo e più evidente di questi errori, è stato sicuramente quello di innalzare una costosissima struttura in vetro e pensiglax, che ovviamente non ha resistito appena sono iniziate le incursioni, manca ovviamente un guardiano notturno, e, cosa non da poco, l'apertura libera e l'autogestione, ha favorito tutto quello che ha favorito il lento degrado che è seguito fino alla situazione attuale.

A me sembra già di sentire i soliti disfattisti dire le solite cose: che bisognava aspettarselo, che quello che si fa alla Sanità, ogni iniziativa è destinata a fallire, perché l'ambiente è marcio dalle fondamenta. Ebbene mi permetto di dire che non è così, che c'è voglia di cambiare, ma servono dei punti fermi, qualcosa in cui credere, che ci sia questa voglia lo ha dimostrato il concerto che si è tenuto in piazza sabato scorso in favore dei quattro quesiti referendari (a proposito, è di adesso la notizia che la Corte Costituzionale ha ribadito la legittimità del quesito sul nucleare). Perché le cose durino, e qui faccio una “stoccatina” alla Rete, serve che tutti lavorino in coordinamento, senza andare ognuno per conto proprio, valutando le possibilità o meno di riuscita e soprattutto non inseguire progetti faraonici che poi si sgretolano ai primi colpi, come il caso del parco ha dimostrato. [vincenzo minei]

la vittoria della madre

Referendum. Quello che è avvenuto in questo paese, il 12-13 giugno, è un miracolo! E’ la vittoria della ‘Madre’, l’acqua, la madre di tutta la vita su questo pianeta.”L’acqua - ha detto così bene Roberto Lessio nel suo libro All’ombra dell’acqua - è la congiunzione tra il nulla, la vita e il creato.” E’ stata anche la vittoria del Sole, delle rinnovabili contro il potente business del nucleare. E’ la ‘rivoluzione dei beni comuni’ contro l’ideologia del mercato. E’ la proclamazione della vita contro l’idolatria della finanza (è da notare il tonfo in borsa delle energie tradizionali il 13 giugno!). E’ il rifiuto dell’ideologia dominante dello sviluppo illimitato (l’uomo non è Dio!). E’ la vittoria della cittadinanza attiva che ha saputo organizzarsi dal basso, dando scacco matto ai partiti, sia di destra che di sinistra, servi dei potentati economico-finanziari che ci governano. E’ la vittoria di un popolo (i partiti non si azzardino ad appropriarsene!) che questa volta ha votato col cuore,più che con la pancia e la testa. E’ la vittoria dei cittadini, ottenuta parlando, dialogando, ragionando con la gente in mille assemblee contro il muro impenetrabile dei media, nelle mani dei poteri forti,che ci hanno boicottato . E’ un vento nuovo del risveglio italiano.

Per questo dobbiamo dire grazie di cuore a tutti i cittadini che hanno lavorato con umiltà e passione, in particolare grazie al Popolo dell’acqua che da anni si è impegnato con tenacia per raggiungere questo risultato. Grazie a ogni persona, grazie alla creatività e all’inventività di ognuno. Grazie soprattutto ai giovani, che sono ritornati protagonisti soprattutto attraverso il web. Grazie alle realtà ecclesiali di base, dall’Agesci alle Acli, dall’Azione Cattolica alla Rete Nuovi Stili di vita , che hanno saputo trascinare anche le gerarchie. Grazie alle forze missionarie, e in particolare ai Comboniani/e, presenti fin dall’inizio in questa avventura. Tutti insieme, credenti e non, laici e religiosi di destra e di sinistra, abbiamo insieme ottenuto un miracolo.

Ora questo vento nuovo soffierà a livello europeo ed internazionale. Il vento di questa vittoria investirà il Parlamento europeo dove le lobby stanno premendo perché l’acqua venga dichiarata un bene “di rilevanza economica”. Il Parlamento italiano è stato il primo in Europa a fare questo passo legislativo(forse il primo al mondo!). Il popolo italiano con una valanga di Sì ha detto di No a questa bestemmia.. Altrettanto forte sarà l’impatto di questa vittoria sull’incontro internazionale del Consiglio mondiale dell’acqua , che si terrà a Marsiglia il prossimo marzo. Faremo un’enorme pressione perché il Consiglio dell’Acqua che è nelle mani della Banca mondiale e delle multinazionali dell’acqua, passi ora all’ONU, che ha già dichiarato lo scorso anno l’acqua un diritto fondamentale umano.

Ma mentre con gioia osserviamo l’impatto che sta avendo la nostra vittoria a livello internazionale, non possiamo dimenticare il nostro impegno qui in Italia, in questo momento post referendario. A livello nazionale dobbiamo premere perché venga messo in moto un meccanismo legislativo che parta dalla Legge di iniziativa popolare (2007) che ha raccolto più di 500mila firme. Ed inoltre premere per la abolizione del 7% delle tariffe, che è la percentuale di rimunerazione fissa per il gestore. A livello regionale, provinciale e locale dobbiamo far sì che la gestione dell’acqua si adegui alle decisioni referendarie. Dobbiamo esigere di poter partecipare nella gestione del bene comune acqua, partecipando ai consigli comunali( con potere di voto) quando trattano di problemi idrici. ”Per il governo e la gestione dei beni comuni - ha scritto A. Lucarelli, uno degli estensori dei quesiti referendari e oggi Assessore dei Beni Comuni al comune di Napoli - non è più possibile restare ancorati a quel modello di partecipazione, introdotto in Italia a partire dalla fine degli anni ‘80”.

E’ un lavoro immenso quello che ci rimane, ma sapendo che abbiamo la maggioranza assoluta del popolo italiano dalla nostra parte , diventa più leggero. Ecco perché dobbiamo camminare insieme, essere rete, nella certezza che si è aperta una nuova epoca, quella dei beni comuni:acqua, aria, sole. Non disperdiamo questa grande ricchezza acquisita. Altro che fine della storia! Vorrei dedicare questa straordinaria vittoria alle classi impoverite di questa nostra Italia , che avrebbero pagato l’acqua con bollette salate e, agli impoveriti del sud del mondo che l’avrebbero pagato con milioni di morti di sete. Questa vittoria è la vittoria della ‘Madre’, della Vita. “L’acqua crea e riceve la vita perché è la fondamentale forma di comunione tra ogni tipo di esistenza - ha scritto Roberto Lessio - Non esiste fede, non esiste battesimo senza l’acqua. La presenza di acqua è stata e sarà sempre la condizione indispensabile perché ogni vita si fidi di esistere, di non restare nel nulla, di non essere più il nulla. Per decidere di nascere e di venire alla luce.” Grazie di cuore a voi tutti. [Alex Zanotelli]

abroghiamo la legge

Mi raccomando restiamo vigilanti, i quesiti che riguardavano la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali anche se hanno permesso l'abolizione di certe norme, prevedono ancora la possibilità di far gestire tali servizi da aziende private. La lotta non è vinta, in particolare per quanto riguarda l'acqua. Certo il referendum ha permesso agli italiani di esprimere una preferenza per una gestione di tipo pubblico, ma a conti fatti le norme esistenti non vanno in tal senso.

Automaticamente,dopo l'abrogazione della norma incriminata dal referendum va in vigore la norma precedente, il cosiddetto “emendamento Buttiglione” all’articolo 14 del decreto legge 269/2003 che leggittimava l'affidamento alla gestione privata anche senza bando di gara. La vera vittoria si avrà quando a tale norma sarà sostituita una nuova che prevederà una totale non ingerenza del capitale privato, anche sulla gestione delle risorse idriche. A tal proposito il forum italiano dei movimenti per l'acqua ha avanzato uan proposta di legge degna di nota. (LEGGI) Putroppo questa proposta non risulta neanche lontanamente parte di uno dei programmi politici di nessun partito in Italia. vigiliamo!!! [commento di leandra sul post precedente]

...vorrei anche aggiungere che dopo aver abrogato la legge con il referendum, ci dicono poi che gli enti locali possono scegliere se privatizzare o no. In realtà l'opzione, per quei comuni dove il capitale è già misto pubblico- privato, il passaggio da ente misto ad un ente che sia a capitale interamente pubblico dovrebbe avvenire (se non si prevedono nazionalizzazioni di tipo ex repubblica sovietica) grazie ad un acquisto della quota privata. Questo però di fatto non è possibile dal momento che il patto di stabilità interno degli enti pubblici locali non prevede, per gli enti in deficit (credo praticamente tutti in italia tranne la regione Trentino Alto Adige), di richiedere risorse economiche ad usi investimento.

Ricordiamo che il "Patto di Stabilità Interno" stabilisce, anzi intima (pena appunto una serie di sanzioni economiche), il risparmio praticamente su tutti i servizi pubblici, anche quelli essenziali come l'acqua. Ciò vuol dire che gli enti pubblici, per esempio il comune di Napoli, se non riescono a recuperare il debito attraverso la tassazione saranno costretti a svendere ai privati quello che hanno ancora a disposizione del pubblico (il suo patrimonio immobiliare, ma soprattutto le sue "aziende" pubbliche, come l'ARIN per esempio, che è ancora pubblica ma le cui sorti saranno prese in mano dal prossimo sindaco) o altrimenti deve tassare i cittadini (con cifre assurde considerato il debito).

Una delle richieste essenziali che dovrebbero essere fatte da parte dei cittadini quindi, è che la gestione dei beni pubblici essenziali (acqua , energia, trasporti, edilizia popolare) non debbano rientrare nel conto del debito delle regioni in quanto essi sono SERVIZI FONDAMENTALI PER ASSICURARE BENESSERE COLLETTIVO! NON SI PUO' "RISPARMIARE SU TALI SERVIZI!"

In poche parole, dovremmo fare in modo che non sia più possibile per un ente pubblico dire: mi spiace ma non abbiamo più soldi per l'acqua, i trasporti, le case popolari... per questo devo vendere ai privati!! Lo stato dovrebbe essere come un buon padre di famiglia, perché lo Stato siamo tutti noi! Che padre di famiglia sarebbe colui che, per comprarsi la macchina nuova, o una nuova televisione risparmiasse non dando da mangiare ai propri figli? O negandogli un bicchiere d'acqua potabile? [commento di leandra su questo post]

sbrattiamoli ancora

C’è chi grida che “l’aria” si sta trasformando, una ondata di nuovo ha spazzato via i vecchi accordi. La politica stenta riconoscere la gente, quello che sarebbe nella sua natura è snaturato, è mortificato, è alienato. Finalmente siamo noi a poter insegnare, finalmente parte dall’Italia un secco no alle energie sporche. Molti si lamentano che, mente in tutto il vecchio continente le centrali nucleari sono la normalità, il nostro paese le rifiuta senza mezzi termini.

Quelli del no si difendono dicendo che le centrali le abbiamo a pochi chilometri dal confine, che il nucleare è nelle nostre case, ed è anche in Italia. Ma vi giro, e credo di non sbagliare, è da quando sono nato che non sento più dire che L’Italia è un paese che afferma le sue idee, le su ragioni, anche contro, e in specifico questo caso, gli altri stati più “civili”, più organizzati, più economicamente ricchi.

Dire no al nucleare, alla privatizzazione dell’acqua è quanto di meglio si possa sperare per una gestione collettiva della cosa pubblica, è un atto di coraggio contro il mercato e la finanza che hanno monopolizzato il linguaggio, il sociale, i dialetti. Tutto è pensato in termini di economico, mentre il voto di ieri ha separato di nuovo i concetti di pubblico e privato.

È una forma di insegnamento che dovrebbe percorrere la storia come ciclo di un passato che ritorna. Di nuovo siamo noi a sbrattare i potenti, le gerarchie, a liberarci dei nemici senza armi né munizioni. Oggi proprio non si può dire che gli Italiani sono qualunquisti anche se c’è la televisione che fa sempre la sua malevole parte. Adesso sbarazziamoci anche di questa. [+blogger]

SI-te comm'è l'acqua cavera


'e me diciste SI


acqua in bottiglia


musica e referendum

Partito ieri dalla Sanità lo sprint per i referendum. Folla nel rione. Appello al nuovo sindaco "Trasformi l'Arin in ente di diritto pubblico". Parte dalla piazza, dalla gente, dagli anziani ai balconi e dai ragazzini che giocano a impennare con le bici, parte dal cuore della Sanità lo sprint per dire "quattro sì ai referendum" il 12 e 13 giugno. "Partiamo da qui, dalla piazza che torna a essere luogo di discussione sui temi importanti e da un quartiere popolare per difendere l'acqua pubblica e la nostra terra dal nucleare".

A parlare è padre Alex Zanotelli, che abbraccia, saluta, distribuisce volantini con i quattro "Sì". "Signora ha capito? Deve scrivere sì, per dire no" spiega il padre comboniano. E la signora lo bacia, si fa il segno della croce e promette: "Ci vado a votare. Non possono chiedere sempre a noi poveri cristi di pagare per tutti". Intanto c'è chi allestisce il banchetto e vende le barrette di cioccolata bianca. E arriva pure il gelataio. E padre Alex fa proseliti: "Dopo il caso Fukushima siamo tutti più in allerta sul nucleare, ma a noi non ci preoccupano solo gli incidenti, anche se sarebbe da folli costruire delle centrali nucleari in Italia, terra a rischio sismico. Pure chi ci vive attorno ai reattori assorbe radioattività. E poi ci sono i costi. Il nucleare costa moltissimo, gli Stati Uniti che usano il nucleare per produrre solo il 10 per cento della loro energia in 40 anni hanno bruciato 700 miliardi di dollari".

La piazza si riempie. C'è chi è venuto consapevolmente: "So tutto dei referendum e andrò a votare", dice Attilio De Rosa, 43 anni, ferroviere. "Io mi sono avvicinata perché ho sentito la musica, ma domenica ci vado a votare, ci vogliono far pagare anche l'acqua", sintetizza Tina Schettino, 73 anni, casalinga. Sul palco si alternano rock band, cantautori, attori, danzatrici. Tra la gente anche la neo eletta presidente di Municipalità, Giuliana Di Sarno. La sera avanza e la piazza canta, vive, chiede, propone e si interroga. In tanti sono affacciati ai balconi, anziani, mamme, intere famiglie. In tanti sono in strada, si fermano ascoltano la musica e si informano sui "quattro sì, per l'acqua pubblica, contro il nucleare e sul legittimo impedimento".

Alex Zanotelli chiude sul punto a lui più caro, l'acqua pubblica: "Con il neo sindaco de Magistris non ho ancora parlato. Ma a lui chiedo di fare quello che non ha osato fare la Iervolino: rendere l'Arin un ente di diritto pubblico, perché non cada mai in mano ai privati; Napoli deve diventare capitale dell'acqua pubblica".Oggi nuovo appuntamento, alle 10,30 in piazza Trieste e Trento, i Verdi, con il presidente nazionale Angelo Bonelli, presentano i camper antinucleare. Nel pomeriggio (alle 17,30): "Olimpiade dell'acqua" in piazza Scipione Ammirato a Materdei, organizzata dai Comitati per l'acqua pubblica e dalle associazioni di quartiere. E il popolo dei referendum, giovedì 9 giugno, invaderà le piazze del centro storico con "Ma la notte... Sì! La notte insonne del centro storico per i referendum". [cristina zagaria - napoli.repubblica.it]

dillo a chi non lo sa

(vedi evento) Sabato 4 giungo 2011, a piazza Sanità la ReteSanità manifesta per dire Si al referendum del 12 e 13 giungo 2011. Una giornata di festa e di informazione per sensibilizzare un tutti, dalla vecchietta al disabile. Un diritto inalienabile che sarà stralciato se l’acqua diventerà una proprietà privata e se il nucleare “costruirà” le sue centrali in tutta Italia.

Mentre la Germania chiude le centrali noi le apriamo e le impiantiamo nuove di zecca. Se l’acqua sarà gestita dai privati e se non hai soldi non potrai bere, mentre se scoppia una centrale in Cmapania, il rischio di catastrofe è “allegramente” preventivata. E fossero solo questo i rischi.

Se non hai l’acqua non ti puoi lavare, non ci possiamo lavare, se abbiamo il nucleare ci riscaldiamo più i polmoni con il vero fuoco di sant’Antonio, ci brucerà le viscere e per di più senza acqua per un po’ di refrigerio, moriremo fritti e puzzolenti. Al referendum del 12 e 13 Giugno vota SI, sempre e solo Si. Domani scendete in piazza, poi ditelo al vostro vicino di casa. [+blogger]

signò, 'o tenite l'acqua?


Signò Antoniè, o tenit l’acqua? No! E allora non va putite lava a pucchiacca. Ueee. Ma nun site jute a vutà? No! E mo sa comme fetite?! VOTA SI AL REFERENDUM SE NON VUOI FARE LA FINE DELLA SIGNORA ANTONIETTA.

L'acqua è poca e 'a papera nun galleggia... Si nun vai a vutà si nu quaquaraquà! Acqua c'a nun cammina s'appantana e feta! Si nun vut SI fiet pur tu! Quann chiove e nun ghiesc'o sole tutt'e vecchie fann'ammore. Vota SI al referendum asìnò e vecchi t'accirene! E' po' quann chiov, l'acqua te n'fonna e và, tant' l'aria s'addò cagnà.

Ormai non ne parlano più, la tv tace, i giornali anche, facciamoci sentire noi della rete, se l'acqua sarà privatizzata c'aspettene e tarzanielli! ANDIAMOA VOTARE E VOTIAMO SI AL REFERENDUM DEL 12 E 13 giugno ’11. [+blogger]