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in breve

Abbiamo bisogno di riposo. Il rione va in vacanza. Caldo, umidità, stanchezza, mal di stomaco, afa e tutto quello che si “respira” in questi giorni nel quartiere. Le solite cose. Le promesse dei politici. Continua chiusura e riapertura dei CAF. Le strade bucherellate. La pessima informazione. Le notizie di routine. Non si può combattere contro i mostri sacri del giornalismo, la Repubblica, il Manifesto, il Roma, Il Mattino. Sul rione si pubblicano solo schifezze, si scrivono solo dei morti ammazzati, si fa solo sensazionalismo. “La carità pelosa di donna Prassede” è sempre in agguata. 

C’è un signore anziano che da qualche anno vive nella sanità, magro, smunto, biondo, allegro. Ha fondato da solo, scrivendo con una vecchia macchina da scrivere, l’”Associazione Alcolisti Anonimi”. Mi ha detto: “devo tappezzare il quartiere, distribuire fotocopie per cercare di far uscire allo scoperto una condizione tragica e nascosta”. Chi beve tanto sogna la morte. 

C’è un’altra associazione di anonimi. Quest’ultima si è costituita qualche anno fa: l’”Associazione Giocatori Anonimi. Per 10 euro mi sono giocata il mio corpo e la mia stima. 50mila euro in un mese. I soldi della pensione di mia nonna. Ho rubato, scippato, truffato. Riscuoto il soldi della pensione di mio padre morto. Informazione a tappeto anche per noi, si può e si deve uscire da una condizione di malattia, una malattia infantile per un gioco che non finisce mai. 

Niente da fare, la notizia resiste più dell’informazione, il giornalista deve far sussultare gli animi, così come in una commedia tragicomica si deve piangere si deve ridere. Non è la professione che impone certe inadeguatezze, è la svendita della qualità, come il paparazzo che scatta per inerzia, così come l’inserzionista che impone un format televisivo. Ma la gente non è stupida. Come affermava Albert Einstein: “Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa”. [+blogger]

burattini e pupazzi



garrone al negativo


Il cinema italiano, quello di Mario Camerini, di  Vittorio Cottafavi e quello del neorealismo ha insegnato al mondo come sceneggiare, scrivere, capire, interpretare. Invece i  film diretti oggigiorno devono fare i conti con una diversità di idee poco brillanti e stereotipati (oggi il cinema italiano è nettamente inferiore a quello francese, iraniano, giapponese, americano ). Erano più di vent’anni che un nostro film non vinceva l’orso d’oro a Berlino.  Per fortuna che non è sempre così, anzi direi che di idee brillanti ce ne sono parecchie, solo che i registi giovani, e soprattuto se sono poveri, non sono presi per niente in considerazione. 

Vincenzo Pirozzi, invece, è un giovane regista del rione sanità che pochi giorni fa ha vinto un premio al City International Film Festival di New York con il suo film “Sodoma… l’altra faccia di Gomorra”. Una commedia, così dalle diverse recensione che ho potuto leggere su internet, che racconta il film di Garrone al “negativo”. Ma aldilà del film c’è un riconoscimento che deve essere sfruttato per comprendere che questo quartiere è anche altro, non mi stancherò mai di dirlo e di ripeterlo. La stampa per adesso ha messo in risalto la produzione, aspettiamo le altre considerazione. Nell’attesa di vedere il film i miei più vivi complimenti a Enzo e alla sua “coraggiosa” regia. [+blogger]     

cappio sacrificale

Napoli, rione sanità, ore 13,00 (circa) via Sanità, palazzo del Sanfelice. Un cappio appeso ad un balcone, un lenzuolo bianco aggrovigliato sotto, una specie di pallone con dentro qualcosa che si muove, che geme e si contorce. Ad un certo punto carabinieri e polizia. Poi fotografie e istantanee come ad immortalare una scena di un film, stile “Il Camorrista”. Molta la gente e curiosi che guardano, anche se oggi è solo il 17 agosto. Ma cos’è quel “borsone” che pende sulla teste delle individui della Sanità? Qualcuno parla di un impiccato, altri di una esecuzione, altri ancora di una opera d’arte fatta di immondizia napoletana.

Una palla gigante bianca che viene fotografata continuamente, come una stella che cade dal cielo e si posa su uno dei palazzi più belli di Napoli. Forse una rappresentazione artistica? Forse si anticipa la festa di sant’antuono, oppure il capodanno dove ogni cosa viene buttata per la strada, dove si spazza via la libertà e la regola? Peccato però, non siamo al “32 dicembre”, è invece il mese dove un tempo gli operai e gli impiegati andavano al mare, si fittavano la casa in Calabria e ad Ischia.

Abbiamo fotografato le “artiste” con una reflex e una telecamera amatoriale: loro invece immortalavano quella scena, la gente che guardava inebetita e qualche credulone che pensava che realmente lì ci fosse un morto. Speriamo che non sia la solita minestra senza sale, oppure una opera che guarda all’infinito del rione, chi sa, vedremo. L’interpretazione del mio amico Lucio però è, per adesso, la più convincente: “doveva essere un giustiziato dalla camorra napoletana, appeso, con reazioni popolari, fotografate dalle due straniere. Retorica europea”. Sarà realmente così? Ennesimo fallimento artistico? Mi auguro di no. [+blogger]





Foto di Lucio Ranieri