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dio non parla napoletano

Dio non parla napoletano: è un dio troppo difficile, astruso, ascoso, senza volto, né immagine da appendere a un altarino. Non sorride, non parla, non colloquia tra loro. Il paganesimo è ancora una nebbia densa, pesante, che non dirada da vicoli e bassi. Virgilio, mago per Napoli, attese per anni, in caverne di tufo, di passare lo scettro a S.Gennaro. Il bisogno del sacro ha mille rivoli, siano sembianze, avvenimenti o altre magie. A ciarlatani o santi, si chiede, si prega, si inveisce. 

L’immaginetta o l’adesivo creano congreghe virtuali di appartenenza. L’importante è mostrarle comunque. I santi gareggiano, tra loro, nella magnificenza del miracolo. Il sangue, vita liquida, è preferito sul palcoscenico del quotidiano. Il miracolo non avviene una sola volta, nella sua storia, come evento unico, fragorosamente soprannaturale, ma ha una sua ripetitività, un appuntamento popolare, atteso, dovuto. E’ un vaticinio, interpretabile da tutti. Un miracolo semplice, facilmente verificabile. Un sì o un no, un testa o croce, dotato di sacralità. Quale aiuto avrebbe dovuto avere questo popolo, martoriato nei secoli, se non l’accorrere del miracolo, magia di pensiero, dolce e irrinunciabile lenimento. [lucio ranieri]

28 aprile incontriamoci



corso prematrimoniale

Mi sono sposato un anno fa in un comune nord orientale di Napoli. Partecipavo a quasi tutte le sedute del corso prematrimoniale che si svolgevano alla presenza di due coniugi del luogo. Il primo giorno fuori la chiesa mi accolse un signore distinto che porgendomi un bigliettino mi sussurrò: “facciamo foto, canti, damigelle d’onore, auto, fiori, ecc ecc”. Subito dopo entrai, assieme alla mia fidanzata e, nella sala antistante, vedemmo i due coniugi sorridenti e il parroco che, dopo la sua introduzione di benvenuto, ci lasciò soli. L’accoglienza fu sbalorditiva, pochissime parole e subito un video, slide di foto su di uno schermo gigante (durata circa 30minuti): musica di Baglioni, anelli d’oro intrecciati fluttuanti, coppie di sposi che allegri scendevano dal cielo, il cuore di Gesù cristo che accoglieva la famiglia e la foto del matrimonio di Ilari e Totti. Alla fine del film chiesi: ma cosa c’etra tutto ciò con i sacramenti!?, risposta secca e decisa: “l’amore!”.


Continuavo imperterrito ad andare al corso anche se dopo la prima esperienza i mie amici mi  consigliano di restare a casa. Il secondo giorno la “direttrice” domandò un po’ a tutti i partecipanti che cosa avessero intenzione di rinunciare, “visto che il matrimonio è rinuncia e sacrifici”; l’esempio della donna che ci guidava fu straordinario: “quando mi sono sposata mio marito, che è un grande naturalista, ossia che ama molto la natura, ha dovuto rinunciare alla caccia, sì, perché lui cacciava ma a me non piaceva, allora per amore ha rinunciato”. Straorinario. Vi assicuro che non sto inventando nulla. Quando venne il mio turno, risposi che non avevo voglia di rinunciare proprio a nulla, fui così subito etichettato miseramente e compassionevolmente. La mia futura moglie veniva vista come santa Sara che doveva tenere a bada un diavolo tentatore.

Quando, in uno di questi incontri, ricordo casualmente che c’era anche il prete, dissi che volevo sposarmi con il rito misto perché avevo abbandonato la fede cattolica, Satana Trismegisto venne a farci visita proprio in quell’istante, negli occhi degli insegnanti e del prete c’era così tanta commiserazione da far pietrificare un chilo di burro al sole cocente. La tragicità comunque la vissi anche io. Fino a quel momento avevo voglia di ridere anche se era un riso amaro, ma l’incontro con una donna che venne solo per l’occasione a spigarci le conseguenze dell’aborto fu disarmante, alla fine avevo voglia di gridare, di scoppiare. Ci illustrò, sempre attraverso un filmato, foto di bambini spezzati, testa, gambe, braccia squarciate, avevo voglia di vomitare; ci disse che il preservativo generava malattie, che le pillole creavano tumori, malformazione, e che l’aborto era un omicidio preterintenzionale.

Feci alcune domande, ebbi riposte che mi rattristiscono ancora di più. Mi scusi, se una bambina di 12 anni viene violentata, che fa? Risposta: “la faccio partorire e poi do il bambino in adozione”. E se viene violentata dal padre?  Risposta: un po’ confusa, “devo trovarmi in quella situazione per decidere”. Deve ammettere che se è vero che non “uccide” comunque genera dolore!? Risposta: vacua, incomprensibile. Alla fine del corso il prete che doveva concludere “l’anno accademico” disse davanti a tutti che io avevo firmato una carta dove avevo dichiarato che ero per la vita e quindi ero contro l’aborto; quando gli feci notare che essere per la vita è differente, che significa qualcos’altro, lui mi accusò di essere un anarchico. Eppure gli avevo detto più volte che ero credente, ma l’anarchico non so proprio dove gli uscì fuori. Ricordo che la mia ragazza, oggi per fortuna mia moglie, (ah, non ho detto che la torturo ogni giorno, adesso posso farlo, ho le carte in regola), uscì piangendo dalla sala e poi dalla chiesa. Non so cosa significassero quelle lacrima ma una cosa è certa, avevano creato incomprensione, distacco, divisione, malumore, alcune cause originarie delle guerre, del razzismo, e dei massacri.          

NB - Sotto, sotto, devo dire però che la funzione in chiesa fu bellissima, a sposarmi fu il comboniano Alex Zanotelli… una funzione differente, emozionante e molto partecipata. Comunque gli inconvenienti in quella chiesa sembravano non finire mai. Arrivò la sposa, ma dovette sostare per un quarto d’ora fuori all’ingresso aspettando i testimoni. Quest’ultimi si erano dimenticati le fedi, impossibile tornare indietro e riprenderle. Una idea “straordinaria” di qualcuno che strappò gli anelli dei compari che si erano sposati 10 mesi prima e li mise sul cuscino rituale. Alla fine spiegai ad Alex quello che era successo e gli dissi: ma questo matrimonio è valido? E no, no cari, l’altro giorno ho scoperto che al Comune mia moglie è sposata con un’altra persona... un errore di trascrizione. [+blogger]