"nessuno è irrimediabilmente sciocco se..."

Un nuovo biliardo con videopoker e calcio balilla è stato inaugurato alla via Santa Maria Antesaecula, “Orgoglio Azzurro” il nome che nella sostanza vuole essere un omaggio alla squadra del Napoli. Già qualche mese fa ci siamo occupati del Pub di piazza Sanità che espone la foto in primo piano di Lavezzi. In passato si sono susseguiti centri abbronzanti e piccole attività commerciali. Oggi il supermercato affitta l’area soprastante al miglior offerente. Tutto questo è visto attraverso il ciclone dell’inciviltà: motorini impazziti, auto in sosta vietata, indifferenza delle istituzioni, ecc, ecc. Da qualche giorno abbiamo saputo che un collaboratore della Rete Sanità è diventato assessore e si occuperà principalmente della Municipalità Stella/San Carlo. Auguri e in bocca al lupo! Le differenze in questo quartiere sono molto marcate, l’individualismo sosta indisturbato e chi ha voglia di interessarsi di altro viene tacciato come eretico. Il problema è che tutto questo piace, piace ai media, piace all’opinione pubblica, piace ai governanti, piace ai truffatori. Un signore diversamente abile e immobile da circa 1 anno ha chiesto al Comune di autentificare un certificato previo sospensione della pensione, il responsabile del Comune che deve recarsi a casa non è mai arrivato, adesso è più di un mese che aspetta un' autentica. Al Comune dicono che non è di loro pertinenza, loro inviano un fax e i responsabili di chi sa dove devono intervenire andando ad accertarsi. Gli hanno dato anche un numero di un responsabile 0817952525, chiedere della dr.ssa. Pettinicchio. In realtà, ci spiegano, il fax che doveva avvertire gli assistenti sociali per l'accertamento non è mai stato mandato. La domanda è lecita: ma se le urgenze vengono trattate in questo modo, è possibile combattere contro una disorganizzazione voluta a colpi d’ignoranza? Napoli non “soffre” la camorra, la malavita, i politici imbroglioni, il rango: i cittadini subiscono continuamente mortificazioni, umiliazioni; un malato deve vergognarsi di essere tale, deve nascondersi e aspettate un’assistenza disastrosa. Provate a chiedere a qualsiasi sportello sociale Inps, Inail, Asl, Cgil, Inpdap, ecc ecc,: un malato grave senza accompagnamento può ricevere cure e presidi medici gratuiti?, tutti vi diranno che ci vuole il 100% di invalidità, ma questo fortunatamente e sfortunatamente per i malati è fasullo. Basta la Legge 104/92 a chiarire l’equivoco che tutti non conoscono. Il piacere che si prova nell’indifferenza degli altri è stupefacente, la massima napoletana, ‘o cummanà è meglio d’o Fottere!, spiega con grazia la tragicità storica del momento. L’articolo è stato iniziato con l’”Orgoglio Azzurro” un posto dove la socialità lascia il tempo che trova. Questo è uno dei momenti peggiori per i giovani, ma è anche vero che proprio in questi momenti la gente si organizza, si ingegna, sfrutta tutta la sua intelligenza. Se è pur vero che siamo chiusi in una specie di immobilismo storico è altrettanto vero che questo stesso immobilismo sta creando nuove dinamiche e nuove ambizioni. Nessuno è irrimediabilmente sciocco se cerca di non esserlo, Jane Austen. [+Blogger]


purgatorio sanità

Il rione Sanità, frontiera libera di uomini e cose, altro spazio di idee e malefatte, informazione ed etichetta sociale. Un luogo dove si intersecano operai, artigiani, piccoli commercianti, disonesti e ingenui. Gli operai della camorra muoiono per pochi euro di spaccio e di piacere. Le idee si confondono con i reality e la [non]informazione agisce reificando la realtà. Il sud del mondo concentra i suoi stereotipi: piazza sanità, via e vicoli, le numerose salite, i bassi e le case nel tufo ingiallito; tutto odora di un aroma inventato. È l’aroma della storia, della dignità celata, delle contrapposizioni, delle diatribe, delle unificazioni, delle passioni. Chi cammina per il quartiere cede il passo ai cavalieri elettrici, scooteristi impazziti di speranza e di oppressione. L’ultimo lavoratore con la sacca blu esce ogni mattina per sfamare anche il sesto e il settimo giorno della settimana. La donna, fulcro del luogo, reagisce con la forza e l’intelligenza, l’unica vera figura che ha la possibilità di “stralciare” la sua dignità per amore, per vocazione, per coraggio. Le idee nascono nelle mani degli artigiani, ma si confondono con la mitica storia che supera l’inverosimile. Le contrapposizioni sono ormai “fatti sociali”. La “doppia vita” ha le sue sfumature: chi si batte per un quartiere più vivo, chi tace per omertà e per paura. Eppure un referendum popolare chiedeva a gran voce che nel rione ritornasse la giustizia ed un comando di vigili urbani. Invece l’ennesimo risultato finanziario imprigiona l’inverosimile. L’economico ha invaso i campi del sapere, del sociale, del tradizionale, della realtà; esso ha rinchiuso la fattibilità, l’ingegno e la creatività. “L’inutile” sforzo di donne che lasciano le proprie abitazioni per dedicarsi ai senza fissa dimora, diventa l’ennesimo quadro di una non notizia, e se per caso viene citato in qualche articolo, diviene retorica di mamma coraggio pronta ad ogni cosa. Le donne della sanità sono stanche di lottare, di “correre e di rincorrere”, così come chi non “vede” storia oppure chi sente grave una cultura che apre le porte al prestigio e alla corruzione. La camorra fa i conti con l’attuale, lo spazio che intercorre tra i grandi camorristi e i piccoli operai criminali è spazio libero che prolifera e crea opinioni, lacerazioni e legittimità. Inutile anche le mille braccia di chi ama l’onestà, di chi vuole giustizia, di chi prega e bestemmia contro il servilismo e le raccomandazioni. Mentre la gente di piazza San Gennaro occupa un parco costato 1milione e mezzo di euro e tenuto chiuso solo per l’incuranza delle istituzioni, Gennarino da solo gestisce il parco degli Aranci alla via Cinesi senza che nessuno lo retribuisca, solo per amore della terra. Susy si batte per difendere le famiglie dei malati mentali, Peppe il bombolaro lavora 10 ore al giorno per 800 euro al mese, con moglie e figli da sfamare e crescere. Carmela chiede ad alta voce una sedia a rotelle per il figlio ammalato di epilessia, Giuseppe vuole aprire un centro culturale, Vittorio impreca ogni giorno contro chi parcheggia la propria auto in doppia fila, Lucia vorrebbe un asilo nido dove portare la figlia, Roberto chiede assistenza per il padre, Luigi vuole la differenziata, Marina insegna teatro ai diversamente abili, Nicola cura i malati come se fossero i suoi genitori. Sì, è vero, la differenza sta tutta qui. Qui si muore per camorra, si vive per onestà, si perde e si vince, qui il fallimento delle istituzioni, qui i politici che prima commettono reati e poi chiedono voti; qui, voi ch’entrate con le macchine fotografiche a immortalar una storia che non c’è e che non è mai stata riconosciuta. [+Blogger, Mauro Migliazza]

leggiflmsanità

Uno dei 7 cortometraggi del film

“ALL THE INVISIBLE CHILDREN

regia di Spike Lee

BUONA VISIONE


preti, femmenielli, benvivere...

Nel rione Sanità la presenza ecclesiastica ha sempre avuto un gran successo, come del resto un po’ in tutta Italia. Pochi giorni fa è stata inaugurata una nuova statua alla madonna donata per gentile concessione da una cittadina devota. Del resto è stato inaugurato anche un bigliardo nuovo di zecca nella via s.m. Antesaecula: nome scontato: “Orgoglio Azzurro”. Feticci, totem o quant’altro, la “religione” assume importanza fondamentale per la vita così come per la morte. La religione è così importante che la sua invenzione ha plasmato l’uomo a sua immagine e somiglianza. La differenza sottile e ambigua sta nel fatto che le giustificazioni dell’uomo terreno hanno portato a tutta una serie di giustificazioni “celestiali”. Ad esempio, l’omofobia, concetto terreno ed umano, ha imposto alla chiesa di non accettare i gay come sacerdoti nonostante nei testi sacri non c’è alcun riferimento scritto che affermi il contrario. Peggio ancora anche lo Stato Italiano laico nonostante le “incongruenze” dell’articolo 3 della Costituzione non permette il matrimonio tra omosessuali. Quest’ultima affermazione è ancora più incongruente, perché mentre la chiesa ignora i testi scritti o li interpreta a suo piacimento, lo stato italiano si dice garante della Costituzione che poi viola senza mediazione. La chiesa potrebbe pure non accettare la Costituzione, anche se dovrebbe confutare che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali o sociali. Confutando questi principi allora avrebbe la “possibilità” di screditare i gay, ma mi chiedo? Quanti preti dovrebbe scomunicare? E lo Stato: quanti politici o legislatori dovrebbe incarcerare? D’altronde una sentenza del 3 aprile scorso del tribunale di Venezia afferma proprio questo diritto: il matrimonio gay è previsto dalla nostra legge!
A Napoli c’erano, e ci sono ancora, ma nel rione non se ne vedono più, i cosiddetti femminielli, non giudicati né etichettati come perversi o pederasti. Il femminiello era, ed è ancora, una “immagine sacra”, simbolo della letteratura napoletana, iconoclasta di un quartiere che è anche altro, che si differenzia e che tollera. La tolleranza nasce dalla fragilità che si attribuiva, e che si attribuisce tutt’ora, al ruolo del femminiello. Visto come una [iper]donna, fragile e indifesa, l’omofobia tollera il rispetto per il più forte, filtrando immagini paternalistiche al di sopra delle congruenze. Anche i parroci che si sono succeduti hanno tollerato i dogati, i mariuoli, le puttane del rione, come l’incarnazione di un luogo perduto e povero, pronto per essere salvato e vivificato. In realtà non si è mai realmente capito che un popolo deve camminare da solo, non ha bisogno di essere “indottrinato” né “alfabetizzato”. Se ci sono presupposti per il benvivere, come la definizione di Francesco Gesualdi, allora bisogna che gli uomini superino l’insieme anarchico delle norme incongruenti, perché se stabilito che la legge delle leggi è la Costituzione, la confutazione di quest’ultima non può essere che l’anarchia legislativa. Un parroco che viene, semina da solo, poi lascia tutto e va via, la sua presenza non ha ragion d’essere, così come non ha ragion d’essere il divieto del matrimonio gay o del sacerdozio. La sottile differenza sta nel tollerare un nuovo bigliardo alla via s. m. Antesaecula e nell’osteggiare invece un asilo nido o un centro per i senza fissa dimora. [+Blogger].

franco cardinale: metalpoeta

Franco Cardinale è morto nel 1998. Operaio metalmeccanico colpito da un tumore mentre respirava il suo lavoro. Poeta ironico, beffardo, lucida espressione di un cittadino del rione Sanità. A vico Paradisiello scriveva e recitava la stima degli altri, la volontà degli operai, la sua volontà. Omaggio ad un cittadino che gli Stati Uniti hanno regalato una pubblicazione in versi dal titolo “Mouth Bitters”. La sua reale e dissacrante realtà, il mondo del lavoro e dei licenziamenti indiscriminati, la precoce morte dei suoi compagni di lavoro, la sua vita annientata, i vicoli del quartiere, una Napoli senza cartolina… era lucida espressione di un poeta critico di un tempo che rigenerandosi separava gli uomini, il lavoro, la ricchezza, la morte. Alcune sue Poesie. [+Blogger]

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IL CANTO DEL MURO

In una piccola

stazione di periferia

(Pratola- Ponte- Pomigliano)

mentre attendo il treno

lo sguardo si posa

sul muro di cinta

della biglietteria…

una ridda di frasi

vi sono scritte alla rinfusa

(quasi scorticate nella pietra)

Il canto del muro

Anna ama Paolo

Forza Napoli – W Krol

Lavoro o fuoco – B.R.

Fuggi la realtà

non farti fregare da nulla

HASCISH

Paolo è ricchione

Il mio N. di Tel. è 7802944

vi scotenneranno cani rossi

100-1000-10000 morti

Ti vendicheranno compagno rosso

Craxi sei un fruncolo

nel culo di noi altri…

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TEMPO LIBERO

Vico Paradisiello

nel centro dell’inferno

cento scale

il ponte levatoio

che crea l’isola

il miracolo

in città.

E poi la campagna

per scoprire

un truciolo lucente

d’alluminio

che sbuca tra

insalata e ravanelli.

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TESTIMONIANZA

Sono stato discriminato

per aver sempre scioperato,

non avrò fatto carriera

ma la coscienza mi resta intera.

Per essere stato un comunista

il mio nome è in qualche lista

sarò stato di certo schedato

come uno che ha sempre lottato.

Nella bacheca ora affiggo poesie

(tengo all’erta le ipocrisie),

ventisett’anni in reparti nocivi

mi costa molto restare tra i vivi.

Ho perso un rene per un tumore,

or debbo lottare il malumore.

Tutti temiamo l’effetto serra

mentre lo spot la mente ci afferra,

accalappiati ad un televisore

manco ti accorgi di perdere il cuore.

Il consumismo acceca ideali

(chi ci comanda ci vuole leali),

fare carriera pensare al guadagno

siam come mosche preda del ragno.

Il consumismo è maniera di vita

(questa razza non è ancora finita),

non ci vuol tessera per essere onesti

ho i miei valori, io tengo questi.


la "democrazia" è una bella cosa

La democrazia è una bellissima cosa. Bella e delicata e va usata con cura. Stessa cosa per il principio di "rappresentanza". Se ho capito bene Realfonzo, Assessore al Comune di Napoli, proporrebbe l'individuazione di 3 delegati del Comune dentro l'ATO 2 della Campania, prendendoli da soggetti esterni anche al Consiglio Comunale di Napoli. Avremmo un livello di “rappresentanza” dei cittadini di Napoli ancor più diluita. In poche parole un vero e proprio surrogato. Stessa cosa per quanto attiene l'individuazione degli stessi all'interno dei cittadini che, se ho ben capito, dovrebbero provenire dai movimenti. Forse si dimentica che il Consiglio dell'ATO nasce da un Consorzio di Comuni. Che io sappia nelle assemblee dei Consorzi la delega non può andare oltre gli organi di governo dei Comuni consorziati. Questo anche perché il Consorzio delibera su temi molto importanti. Vedi indirizzi su piani, bilanci, rendiconti, tariffe. Non so se questa idea è uno scherzo. Forse l'Assessore si confonde con il principio di 'delega' dentro una Spa. Torno a quello da cui sono partito. La democrazia c'è se ci sono regole. Se il principio di rappresentanza è quanto più tale. Non una barzelletta. Meno che mai una cosa privata, come è nella natura delle Spa. A questo punto io rilancerei chiedendo all'Assessore di lanciare i primi passi per un servizio idrico integrato partecipativo. Proponendogli assemblee di Quartiere, o di Circoscrizione, con le quali avviare la predisposizione di un Bilancio per la gestione del Servizio Idrico Integrato tramite Azienda Speciale Consorziale partecipata. Anche se con più Comuni, ogni Comune, compreso Napoli, dovrebbe mettere a disposizione dei cittadini, meglio dei Quartieri, tutti i dati economico finanziari del servizio. Saranno i cittadini che, partendo dai propri bisogni di Quartiere (cerco di copiare Porto Alegre. In questo caso però, dal momento che si parla di un Consorzio di Comuni, si dovrà pensare forme partecipative che coniughino partecipazione reale e nomina di un Consiglio del Bilancio Partecipativo snello) che, in 3 tornate, decideranno le priorità: -1 prima tornata per l'esame di come è andato l'anno precedente; un vero e proprio esame consuntivo; -2 una seconda tornata per raccogliere tutte le esigenze, proprio tutte, dei Quartieri; -3) una terza tornata in cui i Quartieri, compatibilemente con quello che offre il convento, sceglieranno le “priorità” e nomineranno il Consiglio del Bilancio Partecipativo composto da almeno due delegati per Quartiere (in questo caso forse per Zona) che si interfaccerà con il Consiglio di Consorzio e gli uffici tecnici dell'Azienda Speciale Consorziale perché le priorità dei Quartieri (o delle Zone) vengano inserite sia nel Piano Industriale o Programma degli Investimenti dell'Azienda Consorziale sia nel Bilancio di Previsione dell'Azienda Consorziale. Capisco che sto introducendo un tema, il Bilancio Partecipativo per la gestione del Servizio Idrico Integrato, che può apparire fuori dalla realtà. Si preferisce forse il principio di "partecipazione agli utili" del servizio idrico Spa? Sarebbe molto meno fuori dalla realtà se il Comune di Napoli, e i Comuni dell'ATO 2, avessero già avviato, dentro i rispettivi Bilanci di Previsione, forme diBilancio Partecipato. Mi direte che sono sempre fuori dalla realtà. Che è bello, ma troppo irreale. Bene. Dite all'Assessore del Comune di Napoli Realfonso e a quant'altri di andare a prendere la legge nazionale che nel 2005 approvò il nuovo Trattato per una Costituzione Europea. Quindi dite loro di andare a leggere l'articolo 47 della stessa rubricato: Democrazia partecipativa. Non solo. Dite ancora all'Assessore Realfonso e a quant'altri di andare a prendere la recente legge n. 15 del marzo 2009. E di andare a leggere l'articolo 4 della stessa. Scopriranno che ogni amministrazione pubblica sarà presto chiamata a confrontarsi, pubblicamente, con le parti sociali per ogni programma, piano, progetto, in sede sia preventiva che consuntiva. Si scoprirà così che forse non è chi scrive ad andare troppo avanti, ma siamo anche noi a stare troppo indietro. E indietro perfino a principi approvati da una legge di un governo di centro-destra (il PD non ha votato contro, mi sembra che si sia astenuto). Un saluto [Luigi Meconi]


“il signore protegge lo straniero“

“Settantatre eritrei sono lasciati morire di fame e di sete mentre tentano di attraversare il Mediterraneo per arrivare sulle nostre coste. Né il governo italiano né quello maltese li soccorrono! Questo è un crimine contro l’umanità che si può spiegare solo con l’abbrutimento delle nostre coscienze. E’ sangue innocente, sangue dei dannati della storia”. Abbiamo appreso questa notizia assurda, l’ultimo giorno del campo di lavoro GIM (Giovani impegno missione): In ascolto degli immigrati, a Castelvolturno (Caserta), che è diventato il simbolo di come trattiamo e sfruttiamo gli immigrati. Abbiamo potuto toccare con mano come gli oltre cinquemila immigrati lungo il litorale domizio vivano in condizioni disumane sia per quanto riguarda le loro case che per il loro lavoro. Abbiamo colto la loro rabbia (è rabbia quella che si coglie negli occhi e nelle parole degli africani!) sia incontrandoli e parlando con loro per strada, sia nelle serate al Campo. Con loro abbiamo visto il documentario “Come un Uomo sulla Terra”, una forte denuncia di come i libici trattano gli africani: altro capitolo vergognoso di questa tragica storia d’Africa. Dopo aver visto quell’agghiacciante documentario, gli africani ci hanno raccontato quello spaventoso viaggio della morte per arrivare in Libia: i fuggiaschi dell’Africa Orientale via Khartoum (Sudan), quelli dell’Africa Centrale via Agadez ( Niger). Molti i morti in quella traversata. E chi raggiunge la Libia, lo aspetta una vita d’inferno per pagarsi il viaggio sulle zattere del mare! E’ un esodo apocalittico questo da un’Africa che sprofonda sempre di più nella miseria ( la Banca Mondiale afferma che 280milioni di africani vivono con meno di 75 centesimi di euro al giorno! ). E il nostro governo risponde a questa tragedia, tagliando i fondi ai paesi impoveriti (nonostante tutte le promesse fatte a L’Aquila durante il G8 ) e infischiandosi dei diritti umani in Africa. L’esempio clamoroso di questo è il nostro appoggio alla terribile dittatura di Afeworki (ecco il perché della fuga degli eritrei). Lasciarli morire a mare è il massimo dell’ingiustizia. Lo stesso vale per la politica estera italiana nei confronti della Libia di Gheddafi, la più longeva dittatura del continente. L a visita ora di Berlusconi a Tripoli a bordo delle frecce tricolori è un insulto alla violazione dei diritti umani in quel paese e al genocidio in atto nel Mediterraneo. In questo mare infatti, secondo la stima del giornalista di La Repubblica, G. Visetti, sono già morti dal 2002 al 2008 42mila uomini e donne con una media di una trentina di annegati al giorno! E’ questo il più grande genocidio europeo dopo quello della Shoah: sono esseri inutili ed esclusi dal sistema. Sono in più, non servono al mercato (è la UE dei mercati o dei popoli?). Sono gravi le responsabilità della UE con il Frontex! Ha ragione Marina Corradi a ricordarci su Avvenire l’indifferenza dell’Europa 65 anni fa di fronte al genocidio degli ebrei considerati untermensch, sotto-uomini. Con la stessa indifferenza oggi assistiamo noncuranti alla morte di migliaia e migliaia di immigrati, che per noi sono sotto-uomini. Il vocabolario e il razzismo leghista trionfano e diventano la nuova cultura italiana. E questo gli immigrati lo sentono. E questo si trasforma in rabbia. A Castelvolturno, abbiamo visto negli occhi degli africani tanta rabbia contro un paese come l’Italia che ritenevano ospitale, ma che ora si mostra sempre più razzista e xenofoba. Rabbia contro il Pacchetto Sicurezza di Maroni che criminalizza il clandestino. Rabbia contro un decreto che obbliga così tanti immigrati malati a non farsi curare in ospedale. Rabbia contro la costruzione di 10 nuovi CIE (Centri di identificazione ed espulsione), vissuti da loro come veri lager. Rabbia contro la sanatoria di colf e badanti (che brutto vocabolario!), lasciando da parte i lavoratori, in particolare i braccianti che lavorano spesso in nero, per 8-12 ore sotto il sole. (E’ possibile che noi italiani abbiamo già dimenticato che siamo stati anche noi forestieri in terra di Egitto, dove abbiamo sperimentato anche noi l’emarginazione, il disprezzo e l’oppressione?) Siamo grati che gli organi centrali della Chiesa e tanti vescovi italiani, abbiano preso posizione in difesa degli immigrati. Ma la situazione è gravissima è in ballo la stessa democrazia e per i cristiani la nostra stessa fede. Infatti il Dio in cui crediamo è il Dio degli stranieri, dei forestieri, delle vedove e degli orfani e ascolta il loro grido. Avranno ora i nostri pastori il coraggio di chiedere la disobbedienza civile di fronte a leggi ingiuste, razziste e razziali, come il cardinale di Los Angeles R. Mahony aveva minacciato di fare nel 2006, in situazioni analoghe, negli USA? Non possiamo più starcene con le mani in mano. Dobbiamo parlare, gridare, agire tutti insieme, al di là di fedi e di ideologie. [Alex Zanotelli, Domenico Guarino - Missionari Comboniani Rione Sanità, Castelvolturno, Torre Annunziata, Napoli - Padre Fernando Zolli, Comboniano, Firenze – Padri Sacramentini, Caserta – Suore Orsoline, Casa Rut Caserta].


chi assiste...

Se volessimo parlare di assistenza ai disabili e di prevenzione verso i malati mentali potremmo stilare una lista con le inefficienze più proficue sia a livello nazionale che europeo. Nel sud poi sia gli ospedali che la burocrazia sembrano essere ai vertici dell’inutilità: poca sensibilità, poca professionalità, poco impegno da parte dei dirigenti, insomma in due parole: Mala Sanità. Ma è proprio smentendo questo discorso (della e dalla Sanità), che la UOSM della via S. M. Antesaecula, centro di igiene mentale, raccoglie sofferenti facendoli rivivere. E’ il caso di alcuni bravi medici che si battono per il diritto dei malati, per l’assistenza e contrari ad ogni forma di visita privata. E’ appunto la deontologia medica che molti si dimenticano appena laureati o fanno finta di non aver mai studiato. Il dr. Nicola Ponsillo è un medico che dedica parte della vita alla sua professione. Contro ogni forma di assistenza privata e spirito critico si batte, a suon di articolo sul suo blog, per difendere gli uomini le donne i bambini affetti da gravi malattie e abbandonati alla loro esistenza. Purtroppo molti medici approfittano dell’ingenuità altrui e delle urgenze, prescrivono cure che non hanno effetti e spesso sbagliano di proposito le diagnosi. È l’esatto disegno del film “Il Medico della Mutua” di Luigi Zampa con Alberto Sordi. “Se qualcuno sta malato va bene… se poi tutti stanno bene noi come viviamo”?Uno dei problemi più gravi mai realmente affrontato dalle istituzioni è la famiglia che assiste e che cura il malato. Il medio può anche fare del suo meglio ma i bisogni impellenti sono gestiti solo ed esclusivamente dai familiari. E’ il caso di citare una storia vera. Una paziente, madre di due figli, affetta da una grave forma di depressione acuta, immobile perché fisicamente debole, ha bisogno 24 ore su 24 di assistenza constante. I figli fanno quello che possono, ma gli “squilibri” mentali si ripercuotono anche su quest’ulitmi. Ammalati anche loro di fobie non hanno alternative che rinchiudersi a riccio nella spasmodica protezione alla madre. Gli equilibri si rompono giorno per giorno, le attese di un sorriso svaniscono nell’ultimo vomito della mamma. È la disperazione dei disperati. L’assistenza economica è blanda. La donna ha bisogno dei pannoloni e quando la vescica le si gonfia le urine escono come per battezzare le ultime attese. I fratelli si guardano… e giorno per giorno tirano le somme di una malattia senza tempo. L’irascibilità è quotidiana, in un attimo si vorrebbero uccidere ma poi la sostanza si plasma in amore. È difficile anche per noi capire queste realtà, se no vivi e non entri dentro la risposta sarà sempre la stessa: povera gente! La povera gente non ha più coraggio, non ha più voglia di gridare, non ha più voglia di vergognarsi. Quello che conta è dentro, nel desiderio di morire e di vincere la solitudine. Quello che conta è l’essere per creare le alternative alla paura. Nell’immediato la nostra non sarà né una domanda, né una affermazione, né una riflessione, sarà invece il silenzio a condannare le assurdità, la nostra sarà una preghiera che scende negli inferi e che tocca i traditori, la nostra sarà una [non]speranza: solo chi può permettersi di perdere la propria dignità avrà l’onore di servirla. [+Blogger]


migranti frontiere o ponti?

Risuona incalzante l’interrogativo. Raggiunge ognuno di noi. Interpella i pensieri,le parole, le azioni, le scelte che delineano questo nostro paese che, svuotato dalla paura, eletta a suo consigliere più fedele, ha smarrito la propria memoria storica, nutrimento per l’identità di ogni essere umano e di ogni popolo. Segnali di allarme, intanto, continuano a risalire dal mare. L’interrogativo si rinnova attraverso le voci di tanti uomini, donne, bambini migranti che, da barconi e gommoni oscillanti, dopo lunghi viaggi estenuanti e sofferti, da terre sfruttate e strumentalizzate dal potere cieco, chiedono, incessantemente, di superare insieme la paura dell’ignoto, per riscoprire insieme l’umanità, essenza della nostra natura comune. I tanti segnali che, in questi giorni, si stanno susseguendo, inascoltati, continuano a tramutarsi in tragedie, vite troncate, perdite irreversibili che avremmo potuto evitare. Agrigento,”terra di approdo” e di possibili ponti, ha ospitato, dal 2 al 12 agosto, tanti giovani provenienti da diverse regioni italiane che hanno vissuto, insieme agli agrigentini “di nascita e di adozione”, l’esperienza di un campo di lavoro organizzato dalla “Famiglia Comboniana”. Il punto di partenza del campo è stato proprio l’interrogativo: “Migranti:frontiere o ponti?” Tanti sono stati i momenti che hanno unito i giovani con coloro che hanno vissuto momenti difficili di passaggio delle frontiere, per andare oltre le barriere della diffidenza e del rifiuto e confidare nella vita. Uno dei momenti più toccanti del campo di lavoro è stato presso la baia agrigentina di Capo Rossello dove è stata celebrata la memoria delle vittime del tragico naufragio, verificatosi nella notte tra il sabato 14 e la domenica 15 settembre 2002. “Era da poco passata mezzanotte e c’era stato un breve ma intenso fortunale, qui, dalla terrazza del ristorante e dalla spiaggia sentivamo le urla, non erano lamenti ma grida disperate, incomprensibili, di gente che invocava aiuto. Provenivano da quello scoglio, là vicino; abbiamo subito avvisato le forze dell’ordine e la capitaneria di Porto Empedocle. Verso le due e mezza sono arrivati per verificare l’attendibilità delle te­lefonate. Giunsero le fotoelettriche dei vigili del fuoco che rischiarano ad intermittenza l’agghiacciante scena: decine e decine di uomini aggrappati agli scogli o al relitto e corpi vaganti nel mare. Fra noi e loro cerano circa 100 metri; a metà c’è il braccio del molo del porticciolo”. A Capo Rossello si è tenuto anche “il pellegrinaggio della speranza”. Il cammino è stato percorso al mattino presto, a gruppi di due persone, partendo da un luogo di lutto, appunto Capo Rossello, condotto poi verso i campi agrigentini, accompagnati dal sorgere del sole, verso la speranza viva, simboleggiata dalla chiesa del SS. Crocifisso di Siculiana, dove il gruppo ha ricevuto l’accoglienza della parrocchia e dei suoi abitanti. In piena città di Agrigento è stata celebrata anche una veglia di preghiera, in p.zza Cavour, presso la tenda “Lo Slancio”della comunità Missionaria “Porta Aperta”. Da ricordare sono le tante testimonianze di uomini e donne che continuano a difendere i diritti e la vita dei migranti. Hanno raccontato le loro storie e hanno contribuito ad aprire tutti i nostri sensi, spesso troppo assenti . Per di più, diverse attività, come il gruppo di animazione per i bambini del quartiere di Agrigento, e il servizio presso la “mensa della solidarietà”, hanno favorito l’incontro e i momenti di convivialità accompagnati anche da musiche e danze. Il campo è culminato con la serata presso la Chiesa di S.Lorenzo nel quartiere di Monserrato,sempre ad Agrigento, durante la quale i gruppi di interesse, composti dai giovani del campo, hanno condiviso con la comunità locale e gli amici immigrati ,il lavoro maturato in diversi ambiti quali: musica, danza, teatro, fotografia ed indagine. Il campo, in ogni suo momento, è stato una possibilità di far risuonare ulteriormente l’ interrogativo “Migranti: frontiere o ponti?”, nelle nostre coscienze, lungo le nostre coste, per le strade delle nostre città, in tanti volti diversi incontrati, affinché si dia valore alla persona umana e si possa costruire quel tanto agognato “diritto fraterno”.Come ci ricorda Eligio Resta in “Il diritto fraterno”,” i diritti umani sono quei diritti che possono essere minacciati soltanto dall’umanità stessa, ma che non possono trovare vigore, anche qui, se non grazie all’umanità stessa”. A noi la scelta. [Giovanna Greco, Lorenza Biasco (GIM Napoli) - Articolo inviatoci tramite mail]


la vendetta del nerd

La vendetta del nerd: quello che i media non vi diranno del folle omicida della palestra di Pittsburgh. Questo è uno dei più chiari e dolorosi massacri provocati da un raptus omicida che mi sia mai capitato di studiare, e ne ho visti tanti. La ragione è che l'assassino, George Sodini, ha lasciato un diario che fa capire tutto: al punto che i media stanno facendo il possibile per evitare di concentrarsi su quello che dice veramente. Perché questo massacro parla davvero della disperazione e dell'odio così comuni in America. Non è possibile comprendere il massacro di ieri in un centro fitness della Pennsylvania - tre donne morte, 10 ferite, e l'assassino che si è fatto saltare il cervello - senza riconoscere questa disperazione e quest'odio. Negli ultimi trent'anni la vita della maggior parte degli americani è peggiorata: oggi i lavoratori maschi americani guadagnano in media meno di quanto guadagnassero nel 1979, mentre i 400 americani più ricchi possiedono più dei 150 milioni di americani più poveri: un divario simile esiste solo nelle cleptocrazie del Terzo Mondo, e qui non si vedeva dal 1928. Già solo questo è un buon motivo per odiare. L'ha ammesso perfino Warren Buffet in un'intervista con il New York Times: "C'è una guerra di classe, d'accordo, ma è la mia classe, quella dei ricchi, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo". Per qualche motivo solo i ricchi hanno il coraggio di parlarne. Tutto questo odio può finire solo a destra. Perché i progressisti americani ne sono terrorizzati. Vogliono un'America guidata dal dibattito razionale tra gente civile in tricorno che sorseggia del tè discettando dei diritti dell'uomo, come i nostri antenati. I progressisti hanno una paura atroce della violenza e delle brutture; per quelli di destra sono invece una via d'uscita. Dunque i progressisti hanno deciso di ignorare la rabbia cedendola alla destra, il solo gruppo che abbia una sufficiente dimestichezza con l'odio da renderlo protagonista. Ecco perché tutte le vittime piene d'odio gravitano verso quella direzione, nonostante gli "interessi" del Kansas o le sciocchezze da educazione civica alle quali restano aggrappati i progressisti. I diari di George Sodini rispondono alla domanda più idiota dei liberali: "Qual è il problema del Kansas?" La risposta a quella domanda, signor Frank, è semplice: il Kansas è incazzato, ecco cosa non va. Il Kansas non conosce altro modo di “arraparsi” se non con un bel sacco pieno di armi capaci di eccitarlo: questo e una rilassante colonna sonora d'odio gentilmente fornita da FoxNews, Rush, Gingrich e gli altri. Cosa c'è di tanto difficile da capire sul problema del Kansas? E questo mi riporta al massacro nella palestra di Pittsburgh. Il motivo è evidente: l'omicida, il quarantottenne George Sodini, analista nel dipartimento finanziario di uno studio legale, ha spiegato esattamente nel suo diario perché ha ucciso quelle donne:Nessuna ragazza dal 1984, l'ultimo Natale con Pam è stato quello del 1983. Chissà perché. Non sono brutto o troppo strano. Niente sesso dal luglio 1990 (avevo 29 anni). Non scherzo, cazzo! Più di diciott'anni fa. E l'avrò fatto forse solo 50-75 volte in tutta la vita. ... Mi masturbo. Spesso”.
Eccoli lì, tutti i motivi che cercate. Perché in questo paese calvinista se non scopi per 20 anni sei un perdente colossale, ed è tutta colpa tua. Ogni film di Hollywood, ogni incubo in dvd zampillante di entusiasmo con Tom Hanks ci dice che i nerd timidi vengono inevitabilmente scoperti da bellissime e dolci donne sposabili. Siate gentili e pazienti e sarete premiati. Sono gli stronzi bastardi che si beccano la punizione, no? Sbagliato. Brutale rivelazione che ha distrutto Sodini, come rivela il suo diario: “Dormo solo da più di 20 anni. L'ultima volta che ho passato la notte con una ragazza è stato nel 1982. È la prova che sono un fallimento totale. Le ragazze e le donne non mi concedono mai un secondo sguardo DA NESSUNA PARTE. In me c'è qualcosa di PLATEALMENTE sbagliato e NESSUNO mi dirà mai di cosa si tratta. Almeno 100 ragazze/donne in tutti questi anni mi hanno detto che ero "un tizio simpatico". Non scherzo”.
Ma il dolore di Soldini non si limitava ai suoi genitali trascurati. Capiva che il suo fallimento e la sua anomia sessuale rientravano in un'ingiustizia e in una rigidità più grandi insiti nella condizione americana contemporanea, una condizione terribile per la maggior parte dei maschi bianchi sopra i 25 anni. I media hanno finora completamente ignorato come l'Inferno economico americano abbia contribuito al crollo di Sodini, ma del resto i media ignorano sistematicamente il ruolo della Reaganomics nei raptus di follia omicida verificatisi a partire dalla metà degli anni Ottanta. Sodini sapeva quanto fosse critica e vacillante la sua situazione, e ne aveva scritto: “24 aprile 2009: All'inizio dello scorso mese abbiamo avuto la seconda ondata di licenziamenti. Sono sopravvissuto. La prima ondata era stata a novembre. Quando ho cominciato, 10 anni fa, era un bel posto di lavoro. Capisco la necessità di ridurre il personale quando i tempi si fanno difficili, ma nel momento attuale tutto questo è sproporzionato rispetto ai problemi economici. L'economia si sta contraendo del 4-5% circa. Hanno deciso di non pagare il bonus natalizio, che ammonta a circa l'8% del salario annuale. Be', OK. E niente aumenti "per merito", un altro 3,5%. E siamo all'11%. E due ondate di licenziamenti, il 5% di personale in meno. Basta fare i conti. So che la società sta usando la crisi economica come scusa per approfittare di una situazione critica e taglia posti di lavoro SENZA CHE SIA NECESSARIO. La gente appena licenziata era gente che lavorava davvero ed è stata mandata a casa. Dobbiamo lavorare di più così che la compagnia possa licenziare più gente del necessario. Non volevo dirlo, perché è tutta una merda, ma si tratta di K&L Gates, il grande studio legale qui di Pittsburgh. Chiamiamolo semplicemente K&L Gates Corporation. La maggior parte delle persone lì è OK e non voglio sparargli addosso. Mi pagano da 10 anni!
Prevedo che non sopravviverò ai prossimi licenziamenti. Ecco perché non ha senso andare avanti. Per ora la vita è sopportabile e posso continuare per un tempo indefinito. Deve succedere qualcosa di brutto. Mi resta solo lo stipendio. Il futuro non mi riserva niente. Venticinque anni a divertimento zero. Non ho mai passato un fine settimana con una ragazza in tutta la mia vita, neanche a casa mia. È anche improbabile che trovi un altro lavoro simile. Dunque penso sia ora di occuparmi di questo. Non ho figli, amici intimi né nulla. Solo me stesso. Se non hai niente non hai niente da perdere”.
I media stanno ignorando brani come questi, perché leggerli trasforma Sodini da mostro a essere umano, una persona in carne e ossa fin troppo familiare, da commiserare nonostante il crimine orribile che ha commesso. I media hanno scelto invece di concentrarsi solo sul brano razzista, illiberale e anti-Obama di Sodini, come se si trattasse del movente anziché del sintomo. Di fatto, come vedrete, non era davvero un razzista, ma piuttosto parodiava sarcasticamente gli stereotipi razzisti, come in questo brano dello scorso novembre: “In bocca al lupo a Obama! Avrà successo. I media liberali lo AMANO. L'Amerika ha scelto L'Uomo Nero. Bene! Alla luce di ciò mi sono venute delle idee al di là dei piani di Obama per l'economia e via dicendo. Ecco qua: ogni nero dovrebbe avere una ragazza bianca per farcisi le ossa. Tipo schiavitù al contrario. Un tempo molti possidenti bianchi avevano una ragazzetta negra per i loro capricci. Sarebbe ora di capovolgere quella merda. E poi alle puttane bianche piacciono i fratelli neri! LOL. Più dei bianchi! Quando mandano la figlia al college tutti i paparini sanno che si scoperà un fratello nero. L'ho visto con i miei occhi. "Non la mia bambina", dice papà! (Sì, come no!!) I neri possono scegliere le meglio bianche. Fai i conti, ci sono così tante ragazze bianche da far sì che tutti i fratelli neri possano averne una per 3 o 6 mesi, tipo”. Per il lettore medio e progressista questi sono deliri razzisti semplicemente perché il suo filtro fa passare le poche ovvie parole che saltano agli occhi. Ma si sbaglia. La disperazione di Sodini era più sfumata di quello che sbrigativamente viene definito razzismo. Come rivela questo toccante brano di diario, capiva di essere vittima di qualcosa di molto più profondo e grave, e di avere più cose in comune con i neri che con i bianchi ricchi ospitati da FoxNews o con i sostenitori del Tea Party movement: “Mentre ero in auto mi sono sintonizzato su un talk show radiofonico. In linea c'era una nero sui trent'anni che descriveva la disperazione di certe comunità nere. Secondo lui la vita lì vale poco perché si è destinati a morire comunque. È la qualità della vita che conta, diceva. Se sai che gli ultimi 40 anni sono stati una merda, perché viverne altri 30 e poi morire? Insomma, sosteneva che lì adottano comportamenti pericolosi che tendono ad accorciare la durata della vita per morire subito ed evitarsi i 30 merdosi anni successivi. Il conduttore ha cominciato a fare il sarcastico e ha posto fine alla telefonata prima di cercare di capire cosa voleva dire. Non era necessario essere d'accordo. Ho rimesso la musica. Ma l'ho trovato utile e interessante”. Non ci sono molti americani bianchi rancorosi capaci di raggiungere questo genere di comprensione razionale e rivoluzionaria. E in un certo senso Sodini è molto più onesto dei rivoluzionari, troppo bacchettoni e supponenti per ammettere quello che conta davvero nella vita: il sesso, l'amore, sfuggire alla solitudine: Sono solo tutte le sere, e poi vado a letto da solo. Le ragazze erano brutali quando ero più giovane, adesso meno, probabilmente perché mi vedono solo come un vecchio qualsiasi. Vedo ovunque coppie di ventenni. Vedo un ventenne con ventenni carine. Penso che tutti quegli anni mi siano scivolati via. Perché dovrei andare avanti per altri 20 anni o più da solo? Non farò che lavorare, tornare a casa, mangiare, magari fare qualcosa, poi andare a dormire (da solo) per fare queste stesse cose l'indomani. È la Sindrome di Auschwitz, si sta male così a lungo che si finisce per pensare che sia normale”. Verso la fine del diario Sodini non è più interessato a intellettualizzare la propria disperazione. È solo; non scoperà mai più. È ormai fuori dalla gara darwiniana. È finito tutto; le donne devono morire:2 giugno 2009: Alcune persone con cui parlavo pensavano che uscissi con un sacco di donne. Lo pensavano perché per alimentare i pettegolezzi avevo mostrato un'email ricevuta da una donna, ma non ha funzionato. Buffo, tutto questo. In realtà non faccio sesso da quando avevo 29 anni, cioè da 19 anni. Proprio così. 5 giugno: Stavo leggendo degli interventi su vari forum e sembra che molte adolescenti facciano sesso frequentemente. Una sedicenne lo fa di solito tre volte al giorno con il suo ragazzo. Dunque, ehm, dopo un mese così questa puttanella ha fatto più sesso di ME in tutta la mia VITA, e io ho 48 anni. Una ragione in più. Grazie per nada, troie! Ciao”. Provate a pensarci. È troppo doloroso: per noi, intendo. Così i media lo stanno trasformando nel mostro razzista e anti-Obama che permette all'America di andare allegramente avanti. Fino al massacro successivo, prossimamente in un luogo di lavoro vicino a voi. What's the Matter with Kansas?
How Conservatives Won the Heart of America (Qual è il problema del Kansas? Come i conservatori hanno conquistato il cuore dell'America, 2004) è un libro scritto dal giornalista e storico americano Thomas Frank che esplora l'ascesa del populismo conservatore negli Stati Uniti attraverso la lente del suo stato natale, il Kansas, un tempo culla del movimento populista di sinistra e diventato conservatore negli ultimi decenni. [Mark Ames]