Scende, o meglio, scendono in due, da vico dei Cinesi, la globosità dell’enorme pancia di Pascalone e il monumentale paiolo di rame, posto su di un improvviso carretto a cuscinetti a sfere.
Pascalone ha cotto le spighe nel basso e masticando il suo sigaro, ha caricato il pentolone sul carretto, che viene giù, per gravità, fumando e sciacquettando attorno spruzzi bollenti. Pascalone trattiene, con una cinghia, il suo bolide dalle promesse di una ripida discesa e la fatica gli si converte in sudore, che macchia la canottiera, un tempo bianca. Devo ammettere che nel traffico è abilissimo, con un tocco, una tirata, evita ustioni e disastri.
“Accattateve a’ spiga“ - Un segnale canoro, modulato da un gorgheggio rauco. Lui lo emette con un ritmo tutto suo, che, a momenti, diventa l’inizio di una canzone. Dalle finestre, tra lenzuola ed azzurro, scende, appeso ad una corda, il panaro. “Don Pascà, na spiga“.
Lui immerge la mano nel giallo liquido fumoso. Tocca, palpa, medita ed estrae il biondo cono di granturco. Lo mette contro sole, tanto da restarne lui stesso abbagliato. Ed a occhi, quasi chiusi, - “A’ meglie è ppvuie“. [lucio paolo ranieri]
8 commenti:
erano buonissime le spighe di pascalone....
infatti!!!!!!!!!!
ma chi è stu pascalon? io non lo mai sentito, ma forse aveva un altro pure nome?
ma chi è stu pascalon? io non lo mai sentito, ma forse aveva un altro pure nome?
numero uno
Hai ragione amico mio non si chiamava Pasqualone ma Zi Luigi
E si chiamava proprio cosi,Zi Luigi o spigaiuolo,garantito al 1000x1000.da uno che lo ricorda davvero,il resto è giusto.
Si chiamava Luigi Vinciguerra,Alias
Ze Loviggi o spigaiuolo,e d'inverno,vendeva anche le castagne lesse"A Lesse".
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