Mi chiamo Annamaria Malavasi e il mese di Maggio compio 89 anni. “Sono diventata partigiana, dopo l’8 Settembre 1943, a Reggio Emilia, facevo trasporto munizioni, stampa, vettovagliamento. Poi, in montagna, mi hanno insegnato le armi, come usarle e accudirle. Il mio nome di battaglia ere Laila”. Lo presi da un romanzo su una ragazza che combatteva al posto al posto del suo fidanzato ucciso. Era una bella ragazza? “Si, ma noi eravamo state educate severamente, anche nel modo di vestire”. Però sfruttavamo la nostra bellezza. Quando, con le armi addosso, passavo al posto di blocco in bicicletta mi mettevo la gonna stretta, e fingevo di abbassarmela, loro, fessacchiotti, fischiavano e io passavo”. Le è mai capitato di uccidere? “Certo”. Che sensazione dà? “La donna è sempre donna. Ma nel momento del pericolo anche la donna accetta le regole della guerra. Non è facile. Nata ed educata per dare la vita, in guerra la vita la togli. E’ importante che non siamo diventate combattenti per spirito d’avventura. Ci furono torture orrende. Nella mia formazione avevo una ragazza, Francesca, che era incinta, ma era lo stesso così magra, che scappò dalla prigione passando tra le sbarre del finestrino da bagno. Per raggiungerci camminò scalza nella neve per 10Km. Quando il bambino nacque lo allattò da un solo seno perché il capezzolo dell’altro le era stato strappato a morsi da un fascista. Ho visto ragazze con le parti intime bruciate dai ferri da stiro”.
Quanto contava l’amore? “Niente. L’importante era aiutare. Io ero anche fidanzata, lo lasciai quando mi disse che fare la partigiana mi avrebbe resa indegna di crescere i suoi figli. Era un mondo maschilista. Soltanto tra i partigiani la donna aveva diritti, era un compagno di lotta. Si dormiva insieme, per terra, nei boschi, ma se uno mancava di rispetto veniva punito. La resistenza ci ha fatto capire che nella società potevamo occupare un posto diverso”. Si è più sposata? “No. Però in montagna, avevo trovato un ragazzo... Lui sì, lo avrei sposato se non me lo avessero ucciso, aveva una mentalità aperta, ma uomini così non è ho più trovati”. Chi era? “Si chiamava Trolli Gianbattista, nome di battaglia Fifa, anche se era coraggiosissimo. E’ morto nella battaglia di Monte Caio nel 1944, a 23 anni. L’ho saputo solo 6 mise dopo, quando a primavera la neve si sciolse e il corpo fu ritrovato. E’ sepolto al cimitero di San Bartolomeo. Gli porto ancora i fiori... Dev’essere stato importante per me, se mentre ne parlo lo rivedo davanti. L’unico nostro bacio è stato d’addio”. Vuole dire qualcosa alle donne d’oggi? “i diritti paritari garantiti dalla Costituzione non sono stati un regalo, ma un riconoscimento per ciò che le donne hanno fatto nella guerra di Liberazione. Difendere la Costituzione significa difendere la possibilità di garantire un futuro di libertà e democrazia ai figli delle donne”.
Ci sono generazioni che hanno fatto (L’Italia, la grande guerra, la resistenza, il sessantotto). Altre che hanno visto (Genova, l’11 Settembre, L’Iraq). Poco prima di essere ucciso a 27 anni nella guerra di Spagna, Alistair Noon, poeta inglese omosessuale e comunista, scrisse: “ Caro Robert, so bene che combatto per qualcosa che non durerà. Nessun futuro è per sempre. Combatto per aver un passato perché un po’ della mia vita riposi intatta nell’accaduto”. Oggi l’Anpi, l’Ass. Nazionali Partigiani - che ha reso possibile l’intervista - conta 150 iscritti (ma da 2006 accettano anche i non partigiani). Nel 2000, dieci anni fa, i partigiani viventi erano 29mila. Oggi sono 10-12mila. SAREBBE BELLO SE, PER LEGGE, OGNUNO FOSSE OBBLIGATO AD ASCOLTARNE UNO. [giacomo papi]
7 commenti:
Forza Napoli e la RESISTENZA che dura ancora grazie a questo governo!
forse questo articolo è uscito su D di repubblica di questa settimana, l'autore è lui, in effetti l'articolo è molto bello. vado a rivedere la partita. ciao
ma oggi cosa vuole la mia ragazza da me?
ma oggi cosa vuole la mia ragazza da me?
Il 25 aprile si celebra l’anniversario della liberazione d’Italia dalla occupazione dall’esercito tedesco e dal governo fascista avuta luogo nel 1945. E' quindi doveroso dedicare una pagina a questa ricorrenza perché ha segnato una svolta importante per il nostro paese.
Dopo la liberazione d’Italia dai nazifascisti i i gruppi politici della Resistenza hanno ricostruito il nuovo stato italiano. Un nuovo stato basato sulla democrazia e sul rispetto delle libertà. Questa era l’idea in origine dello Stato italiano.
Ogni anno in svariate città italiane vengono organizzati cortei e manifestazioni per festeggiare e ricordare la festa della liberazione. Torino e Milano furono liberate il 25 aprile del 1945: questa data è stata assunta quale giornata simbolica della liberazione dell'Italia intera dal regime fascista e, denominata appunto Festa della Liberazione che viene commemorata ogni anno in tutte le città d'Italia.
impare anonimo con la ragazza.
dovremmo essere fieri di ascoltare queste persone e queste donne. dovremmo istituire una cattedra, nei banchi di scuola media, per far conoscere "gli ideali" che oggi non esistono più. questo è un modo per far riprenderci quei valori che non ci sono più. in un mondo di veline, paparazzi, ignoranti, gente sensa senso e tv spazzatura, le persone che si sono battute per la resistenza come hanno avuto il dovere e sentito il bisogno di cambiare, così oggi dovrebbero fare la stessa cosa.
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