lo spazio impossibile

Dalle statistiche sugli incidenti domestici e sulle violenze in famiglia, risulta che è molto più pericoloso starsene chiusi in casa che concedersi una bella passeggiata all’aria aperta. Eppure viviamo in una società che ha paura di mandare i figli a scuola a piedi, ha privilegiato l’uso dell’automobile ed ha eletto come serata ideale quella trascorsa sul divano a vedere la TV, sognando magari di vincere un pacco a sorpresa o di vivere nella casa del Grande Fratello. Intanto i nostri spazi aperti languono come aree di risulta, sfondo informe tra agglomerati di vecchie case, muri ciechi e chiese sconsacrate; la strada è solo un luogo di passaggio o di parcheggio, la piazza è un vuoto; il luogo pubblico è percepito dai più, come lo spazio negativo ed insicuro, microcriminale e clandestino.

Camminare per il piacere di farlo è ormai usanza d’altri tempi o un lusso da vacanze alternative. A Napoli il vicolo ed il cortile, hanno dismesso il ruolo di luogo vissuto, “interno urbano” dove a fine giornata, si invitavano i figli ad “uscire dentro”. Lo spazio pubblico come luogo aperto della città, spazio vitale della società e della democrazia, luogo delle relazioni e delle connessioni tra le differenze, non interessa più a nessuno; non è economicamente vantaggioso. A Posillipo come alla Sanità, le strade, gli slarghi, i sagrati ed i percorsi pedonali sono l’ultima preoccupazione degli Amministratori, la bestia nera delle ditte di manutenzione, l’incubo dei residenti. Quando non è degradato o abbandonato, lo spazio aperto viene parzializzato e semi-privatizzato: estensione di “bassi”, deposito di merci, garage abusivo. I caffè che coraggiosamente dispongono qualche tavolino all’aperto, si circondano di siepi-barriere in vasi di plastica.

Il paradosso è che i nuovi Outlet, fingono di essere centri storici ideali, con quinte scenografiche, finti mattoncini e finti balconi in ferro battuto, finte piazze, finte fontane e finti carrettini con finti gelatai e finti venditori di caldarroste. Puliti, ordinati ed asettici, funzionali soltanto al consumo ed all’esaltazione dei nostri istinti più poveri, sono lo specchio triste di un’economia vincente, che divora progressivamente il legame profondo tra la stratificazione storica e la nostra misteriosa interiorità. [pippo pirozzi]

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Niente di più vero:laddove ci sono spazi che possono essere destinati a creare delle aree pubbliche, si decide invece di immolarli all'altare del consumismo. Così i nostri figli crescono inseguendo un pallone sullo schermo di un pc...

Peppe ha detto...

alla sanità è sempre stato così, i ragazzi sono costretti a giocare nei vicoli stretti, nei cortili dei palazzi, per la strada tra la gente e le auto, adesso anche gli scooter. io non voglio parlare di consumismo ma di spazio negato, di spazio inesistenti, abusato e tolto. non c'è ragione per prendersela con i ragazzi che giocano per strada e ogni tanto rompono anche qualche vetro. la situazione è di una estrema precarizzazione della vita puubica. a proposito il "pubblico" nella sanità non esiste perché gli organi preposti non hanno mai rinunciato ai loro privilegi.

Abu abbas ha detto...

sono daccordo con l'articolo: in molti casi il cortile di casa, lo spazio fuori "al basso", viene visto come una estensione del proprio spazio privato e non come uno spazio pubblico: Questa da una parte è una condizione storica e dall'altro denota l'assenza dell'intervento pubblico per la manutenzione-cura del pubblico.... per il resto ci sarebbe molto da dire sul rapporto periferia esterna/ periferia interna nella metropoli contemporanea.

Anonimo ha detto...

sulla concessione delle spazio in senso privato e pubblico ci sarebbe da parlare molto, molti studi hanno determinato la cultura di un luogo relativo alla gestione degli spazi e delle attività connesse.

Anonimo ha detto...

buonasera a tutti. i nostri ragazzi non sanno dove giocare. a volte giocano sotto il portone a prima noi giocavamo i mezzo alle paparelle. quindi è giusto che ci ribelliamo a questa forma di ingiustizia sociale ROBERTO

wikipendia ha detto...

Lo spazio pubblico è un luogo fisico (o virtuale) ove chiunque ha il diritto di circolare. È uno spazio differente da quello ove l’accesso è riservato solo ad alcuni per ragioni di proprietà privata, o a zone di proprietà pubblica nelle quali l’accesso è vietato o sottoposto a particolari condizioni d’uso per motivi di sicurezza militare, ambientale o altro (aree militari, aree naturali protette, ecc.).
Rappresenta nelle società umane, in particolare urbane, tutti gli spazi di passaggio e d’incontro che sono ad uso di tutti, come strade, piazze, parchi, stazioni, edifici pubblici quali biblioteche, municipi o altro. Rappresenta anche quello spazio cui una comunità attribuisce valore pubblico per garantire la tutela del territorio come la protezione delle coste, degli argini di fiumi e canali (proprietà del demanio) o un utilizzo collettivo delle risorse naturali come l’uso civico di boschi e pascoli.
La definizione generale implica anche che siano definite le autorità che lo gestiscono e le regole che inquadrano lo statuto dello spazio pubblico. I luoghi di culto non sono spazi pubblici ma spazi aperti al pubblico. Le regole di alcune religioni come ad esempio l’islamismo escludono l’accesso ai non credenti. I centri commerciali non sono spazi pubblici ma spazi aperti al pubblico in quanto applicano restrizioni di comportamento o divieto di accesso nei confronti di alcune categorie di persone (ad es. i mendicanti). Lo spazio pubblico in quanto aperto a tutti senza discriminazioni è di norma attrezzato per la libera circolazione anche di portatori di handicap fisici.

Anonimo ha detto...

spazi pubblici, spazi privati, spazi negati e spazi altrui. niente è più eguale, niente si può dominare ma tutto di modifica. anonimo.

Anonimo ha detto...

qui stiamo stretti eppure il quartiere è così grande. la la densità della popolazione è enorme rispetto allo spazio. parco san gennaro è un'ottima cosa bisogna "svegliare" i governanti. non devono venire qui solo per prendersi i voti e poi andarsene.

questo è un fenomeno che ogni volta che ci sono le elezioni si presenta e nessuno sa dire di no. è trano ma viene uno che ti conosce è dice? vota questo è una brava persona, poi tu ci parli e vedi realmente che è una brava persona, ma dopo la brava persona con il tuo amico diventano fantasmi.