Si parla spesso di precariato, di sfruttamento e, in questo quadro, del fatto che le più penalizzate, economicamente e socialmente, in un periodo di crisi profonda come questo, sono le donne. D’altronde se allarghiamo lo sguardo a livello mondiale vediamo che non godono neppure delle stesse libertà e degli stessi diritti dell’uomo. E’ vero! Ma non basta e vengo al dunque. In primo luogo, la parola libertà è un’astrazione priva di senso se non è riempita di contenuti, peraltro ognuno può metterci dentro quello che vuole. In Italia c’è addirittura un presunto “popolo” che si fregia di questa parola. Vediamo un po’ com’è trattata la donna da questo popolo “delle libertà”. Come una puttana, nel migliore dei casi, o come un oggetto di svago in ville sontuose. L’umiliazione subita è la stessa fra chi indossa un velo integrale e chi (le donne emancipate dell’occidente) si mostra nuda in televisione o su un manifesto stradale, magari mentre tocca i genitali di un uomo (pubblicità di dolce e gabbana). E’ ovvio che bisogna impegnarsi affinché non sia più legalizzato o tollerato lo stupro o le pratiche violente in generale praticate in alcuni paesi, ci mancherebbe, ma ora concentriamoci su queste parole: Libertà ed Emancipazione. Passiamo cioè dal dato estetico a quello sostanziale. Premesso che, a mio avviso il mondo non si divide in uomini e donne. Per una corretta impostazione del ragionamento sono altri i parametri di riferimento da cui partire. Il mondo si divide, per dirla brutalmente anche se la questione è più complessa, in sfruttati e sfruttatori. Chiaramente all’interno di questo paradigma esiste una specifica “questione “ femminile o meglio, un sistema di sfruttamento basato sul predominio maschile. L’aspirazione alla libertà o all’emancipazione si misura cioè nella posizione delle donne rispetto al “potere” e alla possibilità concreta di determinare un cambiamento “sociale” effettivo (del mondo, di una comunità, di una società ecc.). In questo, a mio avviso, si misura l’effettiva libertà e il grado di emancipazione della donna e non in un dato “estetico”, per quanto importante esso sia ai fini dell’analisi della sua condizione. Non mi dilungo in citazioni socio-antropologiche sui modelli matriarcali, patriarcali ecc. (rimando all’opera di Engels “ L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” per questo).
Mi limito a dire (anche se semplicisticamente) che le donne rappresentano tuttora una categoria di sfruttate, o al limite di “cooptate” (poi ci arrivo). Ancora oggi il tasso di occupazione femminile è bassissimo: Il 58% a livello europeo contro il 73% di quello maschile . Le donne lavorano, inoltre, a orario ridotto più spesso degli uomini (31,2%, contro 7,7% ) e la loro sottorappresentazione ai livelli superiori delle aziende è ugualmente significativa. Nelle grandi imprese quasi il 90% dei membri dei consigli di amministrazione è composto da uomini. La disparità retributiva in Europa è in media del 17,4%.(Fonte Eurostat). In Italia le cose sono simili. Il tasso di occupazione (delle donne di età compresa fra i 15 e i 64 anni) è del 46,9% contro il 70% di quello maschile. Se guardiamo in Campania il tasso di occupazione è la quarta parte circa delle donne “occupabili” (25,6%) (Fonte Istat). Inoltre si prevede che in questa crisi a livello mondiale ci saranno fino a 22 milioni di donne disoccupate in più. (Fonte ILO) Questi sono numeri: ci dicono molto, ma non tutto. E’ vero che esistono donne ministro, donne poliziotto, capi di governo ecc. Quello che intendo dire è che in sostanza, non fanno altro che riprodurre e conservare il sistema basato sul predominio maschile e non potrebbe essere altrimenti. Nella mondo della contestazione femminile poi esiste tutto e il contrario di tutto: organizzazioni femministe che si pongono nella giusta ottica e aberrazioni stile “rebel girls”, specie in USA (negli anni 90 il fenomeno ha avuto anche un suo risvolto culturale, musicale ecc.), dove alcuni gruppi teorizzavano cose aberranti, come teorie “vaginocentriche” (ovvero che le uniche vere femministe potevano essere solo le lesbiche) o davano vita a “sette” segregazioniste. A questo si arriva se si astrae dalla situazione concreta e dal problema reale. Da questo punto di vista anche l’auspicio, da più parti pronunciato, di una “parità di genere” nasconde in sé qualcosa di ipocrita, in quanto l’uguaglianza dovrebbe essere nell’ordine delle cose. Purtroppo in una società basata sulla ricerca ossessiva del profitto e della mercificazione totale (ovvero l’antitesi dell’uguaglianza), dove anche il corpo femminile è ridotto a merce, a strumento di guadagno, non potrà mai esserci vera parità. Inoltre, molte donne giovani hanno interiorizzato questo modello estetico e fuorviante pensando che la libertà sia semplicemente quello di fare ciò che più le aggrada. Su questo, da uomo potrei dire: “benissimo…. E che problema c’è” ! Godetevi l’illusione!” Il bombardamento mediatico è infatti tutto incentrato sui modelli estetici di donne esclusivamente belle; viceversa, se poco avvenenti, destinate al fallimento o a una vita di sacrificio per essere ammesse nel mondo degli uomini. Mi viene in mente un dipinto di un artista contemporaneo tedesco, Vostell Wolf dal titolo “B-52”, dove appunto si raffigura un bombardiere che sgancia file di “rossetti” a mo’ di bombe. E’ chiaro che per motivi di spazio ho dovuto ridurre il ragionamento a pochi concetti semplici, avrei potuto e dovuto forse dire di più, ma il mio rammarico più grande è un altro: avrei voluto che un articolo sull’argomento l’avesse scritto una donna, poiché la mia è una visione ovviamente parziale. [abu abbas].
10 commenti:
ritengo giusta la tua affermazione chiave che il modo si divede in classi prim'ancora che in genere maschile o femminile. Le donne cercano un modo per poter accedere al potere e lo fanno da sfruttate, riproducendo quello status quo di cui sono vittime (mercificazione del proprio corpo per esempio).Come gli uomini dal canto loro. La "questione femminile" in questo caso non diventa altro che una maschera che cela questa basilare verita' e cioe' che noi donne siamo comprese in quella massa piu' generale di persone sfruttate con alcune e non trascurabili aggravanti che sono citate nel post.
ritengo che una delle causa della discriminazione femminile siano le pubblicità, se la donna continua a "vedersi" per una manciata di gloria finisce che sul piano non salirà mai soprattutto quel piano che mette la parità dei sessi.
credo che se realmente molte donne leggessero questo articolo avrebbero che commentare e di che parlare per il loro futuro. invece la scarsità di commenti la dice lunga su queste generazioni. UNA importante considerazione è da riprendere come tema spigoloso per un prossimo e più pungente articolo. forse lo spedirò io.
Sinceramente penso che quando si mettono in risalto questi dati non si fa altro che avallare la tesi della "diversità" di condizione della donna.
caro Abu Abbas in realtà anche tu, con la tua affermazione di rammarico a chiusura del post, non hai fatto altro che usare un atteggiamento discriminante nei confronti delle donne. Penso che noi del cosiddetto gentil sesso facciamo sentire tutti i giorni la nostra voce e sempre più spesso gridiamo a tutti la nostra condizione e rivendichiamo il nostro posto all'interno della società non più solo come mamme e donne di casa, ma anche come lavoratrici a tutti i livelli. E questo non lo facciamo solamente esponendo dati come hai fatto tu, ma con i fatti.
Mi dispiace constatare che un uomo intelligente quale mi è sembrato fossi dai tuoi post possa terminare un articolo così interessante con un'affermazione altrettanto stonata. Spero sia solo una provocazione...
Cara Sara.
Non è presunzione, ma se la metà delle femministe del mondo partisse dai presupposti dai quali sono partito io, allora saremo già a metà strada.
La mia "affermazione" finale voleva semplicemente riaffermare il principio del protagonismo delle donne (in senso politico). Il mio voleva essere uno spunto per porre al centro un tema che ritengo fondamentale. La rivoluzione o una trasformazione decisiva della società potrà solo avvenire grazie al supporto decisivo delle donne che più di tutte subiscono lo sfruttamento del sistema di dominio maschile. in ogni caso non mi riferivo a nessuna in particolare , anzi, il mio era un tentativo di "sollecitazione" al dibattito. Se ho offeso qualcuno non ho remore a chiedere scusa.
Per parte mia posso dirti che non mi sento offesa, semplicemente penso, al contrario di te, che un articolo così non avrebbe potuto scriverlo nessuno se non un uomo.
Ma questa è la mia opinione ovviamente opinabile quanto la tua.
Posso dirti che se l'avessi scritto io avrei parlato ad esempio della mia collega che tutte le mattine alle 8.00 accompagna il figlio all'asilo, poi viene a lavoro, alle 19.00 esce e va a dare una mano al suo compagno che ha un campetto di calcio e contemporaneamente gli da il "cambio" con il bambino.
Sai benissimo che di esempi così ce ne sono in quantità, ed è di questo che mi piacerebbe sentir parlare, non più solo dei numeri in difetto rispetto agli uomini.
Lasciamo stare... si sta spostando il ragionamento su un altro piano. Non nego nulla di ciò che si è obiettato. Solo un appunto: E' chiaro che chi posta lo fa a partire da considerazioni personali, frutto di alcuni ragionamenti e ricerche, per cui l'articolo in questione l'avrei potuto scrivere solo io (non in quanto "speciale", ma in quanto frutto di un ragionamento personale, così come un'altro che scrive un articolo l'avrebbe potuto scrivere solo lui ecc.). Però sull'"argomento", sul "tema" ecc, anche partendo da differenti punti di vista o da una situazione particolare, un'esperienza personale ecc., l'avrebbe potuto scrivere chiunque, ed io avrei preferito che (ripeto) sul TEMA in sè, l'avesse scritto una donna. Tutto quì. Poi se oltre a guerrafondaio e violento, vengo definito anche maschilista e misogino, allora mi taccio, poiché sembro quasi colpito da una regola del contrappasso dantesco: io che cerco di contrastare la manipolazione mediatica finisco poi per esserne costantemente bersaglio.
Comunque, più che sostenere un dibattito a due, spero che qualcun'altro si inserisca nella diatriba.
Un Saluto.
Spero anche io che qualcun altro possa esprimere la sua opinione.
Comunque non credo assolutamente che tu sia maschilista o misogino, nè ho mai pensato che fossi guerrafondaio, soprattutto visto che non ti conosco.
Certo è che una persona che rende pubblico il suo pensiero si deve aspettare anche delle critiche.
che schifo il napoli!
una squadra di donne avrebbe vinto sicuramente!
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