chi brucia a sanit'antuono?

Da qualche mese, alla via santa Maria Antesaecula, “l’orgoglio azzurro” ha incominciato a coesistere con gli adolescenti e i nostalgici di turno. Chiuso da molti anni, esso è un posto dove le scommesse calcistiche e l’intrattenimento hanno ragione in relazione ad uno spiccato senso del luogo e dell’appartenenza. L’unione cattolica degli operai ha ceduto le lusinghe di una giovane promessa. Tavolo verde, stecche, bocce nuove… in più internet, carte da gioco, promesse di aggregazione. Certo una libreria, una sala da tè, un tutto gratis, andrebbero a pennello in un rione dove chi ha voglia di conoscere si nasconde, scappa, è un invisibile, uno sconsiderato. Io ci passo tutti i giorni, e noto sempre le stesse persone, soprattutto adolescenti e qualche bambino. Mi fa rabbia! Ma in realtà ne vedo pochi: in due sale, poco più di 100mq, a volte si concentrano una ventina di persone e, considerando che diversi clienti sono i parenti del gestore, non mi meraviglia che nessuno partecipi più alla vecchia maniera. Nel rione le due alternative valide storicamente sono sempre state o la parrocchia o il vicolo. Questa dicotomia lascia spazio ad una serie di circostanze che, se valutate attentamente, hanno lo stesso e identico significato. Con la crescita, l’età avanzata, il vicolo si restringe, si contrae e diventa un’illusione. Pochi resistono alla tentazione di continuare all’incrocio. Identica circostanza è la parrocchia che gira tutta intorno ad un leader, un prete, un uomo che crea rotture nel momento in cui viene trasferito. Ancora una volta pochi resistono alla tentazione di continuare. In questo inframmezzo tenta di inserirsi la politica che, per la verità, non ha molto spazio, e non perché i ragazzi non sono attenti alle incongruenze, ma perché gli strumenti di valutazione sono altri, ben lontani dagli stereotipi immaginati. Quello che vale è la necessità pratica, che poi è la vera sostanza dell’essere, la materia che getta avanti la strada, che percorre la storia dell’uomo e/o di chi imita un codice popolare. Oggi non ha più senso parlare di istruzione, di cultura in senso scolastico, di intellettuali per “necessità”, oggi la vera compattezza, o come direbbe un bravo sociologo, il vero collante sociale, è il fare “sciatto” di un buon lavoratore: basta la puntualità e la sottomissione ad elevarlo a rango di professionista. Attualmente la professione ha i suoi giorni contati, mentre una schiera di ragazzi (e adulti) preparati sentono di lasciare la conoscenza per entrare a far parte della nomenclatura matematica, altri decidono di partire per costruire ancora una volta le loro distinzioni e, perché no, anche le loro ambizioni. In un film Peppino De Filippo ripete all’infinito: “una pennellata e una riposata, due pennellate e una riposata, tre pennellate e una riposata…”, alla fine dichiara: “dobbiamo morire!”, “ma no!, è un hobby”, risponde il suo direttore. L’orgoglio azzurro rappresenta il nuovo e il vecchio, il confine imperiale, l’alternativa all’indifferenza, alla somiglianza, alla flessione. Il punto è uno solo: ma una sala bigliardo può generare drammaticità? Può generare differenza? Può generare inconsapevolezza? Se lo spazio è così ridotto in questo rione, o se si riduce soltanto nella nostra mente, come possiamo prevedere il fuoco che brucia ogni anno a sant’Antuono? [+blogger]

11 commenti:

giuseppe rinaldi ha detto...

stavo navigando e per caso mi sono imbattuto in questo blog, lo trovo molto interessante e sicuramente non mi aspettavo di leggere cose del genere, visto che le mie ricerche sono tutt'altre. ma proprio per questo volevo conoscere meglio i quartieri di Napoli. devo scrivere alcune cose su Napoli ma se queste fonti sono attendibili credo di dover rivedere alcune cose. comunque appena sono a Napoli la prima cosa che faccio è visitare questo rione

Anonimo ha detto...

Buon giorno, potrei sapere per favore, visto che sto per venire a Napoli, come si fa per visitare il cimitero delle fontanelle? grazie ancora ATTILIO

Anonimo ha detto...

CERTO NON CREDO CHE UN "BIGLIARDO" POSSA FAR CAMBIARE IDEA ALLA GENTE, E' VERO PERO' CHE E' UN FENOMENO AGGREGATIVO, NEL SENSO CHE CHI CI ENTRA HA UNA CERTA "CULTURA", HA CERTE IDEE, MA IL FENOMENO SE VISTO SOLO RIFERITO ALLA QUESTIONE CAMBIAMENTO HA I SUOI LIMITI, MI SEMBRA CHE IL LAVORO, INTESO COME SPINTA SOCIALE COLLIMI CON CAMBIAMENTO, PRECONDIZIONE DI MIGLIORAMENTO. SE PERO' E' INTESO IN SENSO REPRESSIVO ALLORA ADDIO PROGRESSO.

Anonimo ha detto...

Il quartiere ha bisogno di nuovi luoghi di aggregazione che siano altri che la parrocchia o le sale biliardo di dubbio finanziamento. Possibile che non ci siano sale sportive finanziate dal comune? Un cinema? Un teatro? Una piscina? Un centro di scambio gratuito di competenze?
Info x anomimo:il cimitero delle fontanelle purtroppo non si puo' visitare perche' non agibile l'unico modo x entrare e' essere raccomandati e conoscere l'unica persona che ha le chiavi e cioe' un prete.

Pip ha detto...

io credo ad un centro che possa cambiare l'idea del mondo.

Anonimo ha detto...

Si, non è cosa facile, il problema che tu poni. Ci vuole un faticoso e impegnativo lavoro a monte, prima di scendere nella piana del quotidiano. Non sono sufficenti le strutture, che pur non ci sono, per incuria politica, ma occorrono persone preparate per saper attrarre e compiere quel lavoro di decondizionamento da comportamenti oramai inveterati. Biblioteca? Ma bisogna curare la scuola. I miei figli, laureati, non sanno "leggere" ancora. Una frettolosa e distratta scuola non glielo ha insegnato. Il lavoro è il perno attorno a cui dovrebbe girare il momento ricreativo. E lavoro onesto non ne viene offerto! STANNO ARRIVANDO! Le elezioni sono vicine e i tristi codazzi di persone speranzose e sottomesse, dietro a noti politici , attraverseranno le strade della Sanità. RIBELLATEVI UNA VOLTA TANTO ALLE PROMESSE INDIVIDUALI DA SCAMBIARE CON UN VOTO. Scusatemi, stasera sono pessimo.Un caro saluto a Voi tutti. lucio raineri

sara ha detto...

Lucio, scusami, ma come facciamo a ribellarci? ti spiego. Es. Ieri si conviveva con il fascismo: parlavi, protestavi e ti arrestavano. Insomma eri considerato. Oggi è esattamente l'opposto. ti danno sì la possibilità di parare, ma quale prezzo?, quello dell'indifferenza, della non esistenza, "parla, parla, protesta pure, tanto nessuno ti ascolterà". Questa società ci rende invisibile e atoni, è una società ingiusta con una caratteristica particolare e forse unica, ossia quella di essere "niente". RIBELLARSI va bene ma bisogna farlo con astuzia, intelligenza, altrimenti diventi un caso isolato, passi per un mitomane. ciao

rione sanità ha detto...

in passato sale da bigliardo esistevano un po' ovunque, oggi molte hanno chiuse, quella che resiste sta solo a piazza mario pagano. in non ci darei molto conto anche perchè chi la frequenta sono una parte di giovani, ma anche molti adulti che forse con la sanità non hanno niente in comune.

Anni ha detto...

un saluto a tutti, la sanità è fantastica, come del resto Napoli e i napoletani

Anonimo ha detto...

La leggenda narra che la chiesa, posta all'origine del borgo omonimo, sia stata fondata per volere della regina Giovanna I d'Angiò; tuttavia un diploma del re Roberto d'Angiò, dimostra che, già nel marzo del 1313, esistevano chiesa ed ospedale e che in questo luogo venivano curati gli infermi del morbo detto “fuoco sacro” o anche Fuoco di Sant'Antonio, con un prodotto ricavato dal grasso di maiale.

Molto probabilmente il complesso originario risaliva alla fine del XIII secolo, ma fu ampliato e in alcune parti ricostruito nell’ambito di un vasto programma di edilizia religiosa e assistenziale voluto nel 1370 dalla regina Giovanna I. Programma che ebbe enorme valore ai fini dell’urbanizzazione del borgo e dell’omonima strada la quale, attraverso Porta Capuana, rappresentava la principale via d’accesso alla città.

Verso la fine del Trecento, quindi, il complesso era già costituito dalla chiesa, dall’ospedale e dal convento, ed era tenuto dai monaci ospedalieri antoniani i quali preparavano la sacra tintura che veniva usata per curare l’herpes zoster. Tra i napoletani si diffuse così l’abitudine di allevare maialini per donarli al monastero. L’ordine antoniano fu bandito agli inizi del Quattrocento dagli Aragonesi, che reputavano i monaci troppo legati ai loro protettori francesi. Malgrado ciò, l’usanza durò fino al 1665 quando, durante una processione, un maialino si intrufolò tra le gambe del vescovo il quale, infuriato, dichiarò illegale l’allevamento cittadino dei maiali.

Un primo rimaneggiamento è databile 1370, il seguente fu quello del XVII secolo che, ha cancellato parte della struttura originaria.

Per volere del cardinale Antonino Sersale, la struttura religiosa subì un rimodernamento nel 1779.

Anonimo ha detto...

ribellarsi, come ? NON VOTANDOLI, sarebbe già un modo di farci vedere, di creare una rottura. Detesto quel voto comprato porta a porta, con promesse dettate dalla fame e dalla mancanza di lavoro. Non mi negare che la camorra regola anche il voto? Pensa prenderemmo due piccioni con una fava!lucio r.