tutte

Se tutte le donne andassero a scuola. Se tutte le donne si laureassero. Se tutte le donne smettessero di guardare i programmi televisivi dove le donne sono svilite. Se tutte le donne non comprassero più i prodotti che fanno pubblicità usando il corpo delle donne. Se tutte le donne imparassero a usare i contraccettivi. Se tutte le donne denunciassero ogni violenza subita. Se tutte le donne votassero solo le donne. Se tutte le donne pretendessero dai mariti una divisione equa dei compiti familiari. Se tutte le donne lavorassero.

Se tutte le donne che lavorano chiedessero di essere pagate di più. Se tutte le donne imparassero una lingua straniera. Se tutte le donne spiegassero alle figlie come funziona il loro corpo. Se tutte le donne insegnassero ai figli come si stira una camicia. Se tutte le donne imparassero a usare il computer. Se tutte le donne aiutassero le altre donne. Se tutte le donne si organizzassero. Se tutte le donne facessero sentire la loro voce. Se tutte le donne sapessero il potere che hanno. [giovanni de mauro - internazionale.it]

11 commenti:

caiant ha detto...
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+blogger ha detto...

Una "coscienza" della donna è sempre esistita nella storia, solo che è sempre stata sottratta, quindi le considerazioni risultavano vane. Quello che ha più preoccupato il mondo maschile è il fatto che la donna potesse riappropriarsi del potere con la sola e semplice concezione della parola. Quando tutto questo è stato svelato è incominciato l'egoismo, la falsità, il tradimento della donna, che smetteva di essere tale per diventare altro. E' nata la Madonna come panacea per la redenzione; Cristo, come simbolo di perdono. La donna non apparteneva né all'una né all'altro. La donna era un caso a parte: era una strega e quindi bruciava, era una "santa" che mentiva, o una puttana che diceva la verità. Oggi è una escort per similitudine.

Anonimo ha detto...

La donna è vita, senza la donna non ci potrebbe essere vita, e senza vita non ci sarebbe niente. Mi dispiace ecco risolto il problema dell'inferiorità. Proprio perché senza la donna il mondo sarebbe distrutto che noi la assoggettiamo per non farla sopravvenire.

1 ha detto...

......infatti!

Anonimo ha detto...

le donne in nero, le madri di plaza de mayo, le mamme africane... tutte unite per vincere l'indifferenza e la sopraffazione. parola di ERMINIA

WIKI ha detto...

L'Asociación Madres de Plaza de Mayo és una associació formada durant l'última dictadura de la República Argentina amb la finalitat de recuperar amb vida als detinguts desapareguts per la dictadura argentina, inicialment, i després establir qui van ser els responsables dels crims contra la humanitat i promoure el seu enjudiciament.
L'any 1992 fou guardonada amb el Premi Sàkharov per la Llibertat de Consciència concedit pel Parlament Europeu.

Anonimo ha detto...

Mi permetto di approfittare di questo post per ricordare che nel quartiere Materdei l'associazione Spazio Donna creata nell'ambito dell'ex associazioni "Scugnizzi" era e continua ad essere un luogo importante per l'aggregazione per le donne del quartiere ( e non) , che ha permesso la creazione di una rete solidare fra donne ( in modo informale ma efficace, le donne tessono legami di amicizia, di auto-aiuto, di confronto) ma anche la promozione di attività ludiche e culturali . E' una vera oasi , ma molti lo ignorano!

+blogger ha detto...

anonimo, scrivi un articolo su questa associazione e mandalo all'indirizzo caianto@libero.it che lo pubblico.

Susanna Tamaro ha detto...

Appartengo alla generazione che ha combattuto, negli anni della prima giovinezza, la battaglia per la libertà sessuale e per la legalizzazione dell’aborto. La generazione che nei tè pomeridiani, tra un effluvio di patchouli e una canna, imparava il metodo Karman, cioè come procurarsi un aborto domestico con la complicità di un gruppo di amiche. Quella generazione che organizzava dei voli collettivi a Londra per accompagnare ad abortire donne in uno stato così avanzato di gravidanza da sfiorare il parto prematuro. È difficile, per chi non li ha vissuti, capire l’eccitazione, l’esaltazione, la frenesia di quegli anni. La sensazione era quella di trovarsi sulla prua di una nave e guardare un orizzonte nuovo, aperto, illuminato dal sole di un progresso foriero di ogni felicità. Alle spalle avevamo l’oscurità, i tempi bui della repressione, della donna oggetto manipolata dai maschi e dai loro desideri, oppressa dal potere della Chiesa che, secondo gli slogan dell’epoca, vedeva in lei soltanto un docile strumento di riproduzione. Erano gli anni Settanta.

Susanna Tamaro ha detto...

Personalmente, non sono mai stata un’attivista, ma lo erano le mie amiche più care e, per quanto capissi le loro ragioni, non posso negare di essere stata sempre profondamente turbata da questa pratica che, in quegli anni, si era trasformata in una sorta di moderno contraccettivo. Mi colpiva, in qualche modo, la leggerezza con cui tutto ciò avveniva, non perché fossi credente — allora non lo ero — né per qualche forma di moralismo imposto dall’alto, ma semplicemente perché mi sembrava che il manifestarsi della vita fosse un fatto così straordinariamente complesso e misterioso da meritare, come minimo, un po’ di timore e di rispetto. Come sono cambiate le cose in questi quarant’anni? Ho l’impressione che anche adesso il discorso sulla vita sia rimasto confinato tra due barriere ideologiche contrapposte. La difesa della vita sembra essere appannaggio, oggi come allora, solo della Chiesa, dei vescovi, di quella parte considerata più reazionaria e retriva della società, che continua a pretendere di influenzare la libera scelta dei cittadini. Chi è per il progresso, invece, pur riconoscendo la drammaticità dell’evento, non può che agire in contrapposizione a queste continue ingerenze oscurantiste. Naturalmente, un Paese civile deve avere una legge sull’aborto, ma questa necessaria tutela delle donne in un momento di fragilità non è mai una vittoria per nessuno. I dati sull’interruzione volontaria di gravidanza ci dicono che le principali categorie che si rivolgono agli ospedali sono le donne straniere, le adolescenti e le giovani. Le ragioni delle donne straniere sono purtroppo semplici da capire, si tratta di precarietà, di paura, di incertezza—ragioni che spingono spesso ormai anche madri di famiglia italiane a rinunciare a un figlio, ragioni a cui una buona politica in difesa della vita potrebbe naturalmente ovviare.

Anonimo ha detto...

SE HO TEMPO FACCIO UN ARTICOLO, INTANTO ECCO LA PAGNINA WEB DELL'ASSOCIAZIONE

http://www.casadelloscugnizzo.it/spazio_donna.asp