...presunta onorata santità

Piano di dismissione del patrimonio immobiliare del Comune di Napoli, si informa che nei prossimi giorni si mette all’asta un immobile sito in zona. E’ un’opportunità unica per chi vuole investire nel “mattone”. Locandine per tutto il rione sanità, in calce, firmato ROMEO.

Ma che ASSURTITA’. Solo pochi mesi fa tutti i giornali italiani ed esteri parlavano delle romeo gestioni, degli illeciti commessi e delle truffe in atto. La magistratura indagava per capire come venivano, e in che modo, messe in vendita le case. Oggi sembra che nulla sia successo. Le locandine, azzeccate sui muri dei palazzi, portano lo stemma del Comune di Napoli in bella posta e la firma piccola in calce, come per far capire ai più maliziosi: guarda che “furbata”, della Romeo gestioni. Ci stiamo auto-congestionando senza la minima possibilità di liberarci. Mentre la munnezza viene accatastata sotto le finestre dei lustri ben pensati, chi truffa è riabilitato nella impossibilità di essere condannato.

Venerdì sera verso le 19,15 nell’affollatissima via Toledo, un tenente della polizia arrestava un ragazzo nero di circa 20 anni perché ostacolava la circolazione dei pedoni, perché vendeva borse griffate e spazzolini da tenti per gli iperglicemici. Tutti assistevano a quella scena, tutti si indignavano perché notavano la paura negli occhi di quel ragazzo. Ma nessuno aveva il coraggio di protestare. Mi chiedevo, ma perché nei vicoletti perpendicolari gli ambulanti – napoletani – non venivano arrestati? Perché i vuò cumprà sì e gli altri no?

È la stessa domanda che mi faccio quando sento che un evasore fiscale, come un grande imprenditore o una grossa ditta di moda o un grosso personaggio della tv, dello spettacolo o del mondo dello sport, ritorna ad evadere facendo la stessa identica cosa nel dispregio più assoluto della legge e del senso civico. Qual è la differenza che ci fa notare le assurdità? Perché quel poliziotto arresta un’ambulante e non arresta una altro ambulante? Quali meccanismi si insinuano perché noi riteniamo giusto delle affermazioni mentre altre identiche parole le interpretiamo in modo diverso?

Potremmo dire che siamo tutti dei razzisti? Che siamo tutti dei venduti? Che tiriamo l’acqua solo al nostro mulino? O forse possiamo pensare che in Italia la definizione di concetto pubblico e privato non sia mai stato realmente definito? Forse siamo tutti dei PARACULI? E’ possibile che la peculiarità della nostra lingua ci metta un po’ tutti in imbarazzo? Per concludere, se definiamo la nostra reale situazione, allora forse dobbiamo un po’ tutti vergognarci. Se invece in quest’epoca ci è precluso l’uso della determinazione, allora vuol dire che saremo salvati in cambio di una presunta onorata santità. [+blogger]

5 commenti:

Ettore ha detto...

che skifo, questa è la tanta decantata democrazia che ci va sempre a quel servizio, sempre alle stesse persone, sempre alla stessa gente.

chi è Romeo? ha detto...

Siano pure, per forza di cose, sfumati o labili, i confini dell'impero di Alfredo Romeo, ovvero il grande burattinaio del mondo immobiliare italiano, finito in manette per l'inchiesta sulla delibera Global Service del Comune di Napoli, consentono comunque di tracciare la mappa geo-politica di una sensazionale fortuna. Proviamo dunque a passarlo sotto la lente d'ingrandimento, questo impero.
Cominciando dalla principale società del cinquantacinquenne avvocato campano, la «Romeo Gestioni»: cinquecento dipendenti e un patrimonio immobiliare di 48 miliardi di euro da gestire. Che significa qualcosa come 160 milioni di incassi l'anno. Cuore, nonché centro di smistamento della società è stata, fin dai primi passi dell’attività imprenditoriale di Romeo, ovviamente Napoli. Dove, è storia di ieri, nel 1989 la «Romeo Gestioni» si aggiudicò, per la prima volta in Italia, il censimento e l'amministrazione di un grande patrimonio pubblico, un affare, all’epoca, da 100 miliardi di lire (incarico che venne prorogato per sette anni). E dove, è storia di oggi, la delibera Global service da 400 milioni di euro ha attirato l’attenzione degli investigatori. A Napoli, ha aperto i battenti da pochissimo l’ultimo fiore all’occhiello dell’impero, l’Hotel Romeo, un cinque stelle progettato dal figlio di Kenzo Tange in via Cristoforo Colombo, affacciato sul porto. E a Napoli la «Romeo Gestioni» conta 30mila alloggi pubblici amministrati, per una popolazione totale di 135mila inquilini. Un successo che si è esteso rapidamente anche a Milano, dove il bubbone Romeo è subito scoppiato di rimando. Perché anche a Milano la fetta è piuttosto cospicua: assieme a Edilnord e a Gefi, la «Romeo» gestisce 30mila case popolari del Comune. Un appalto diviso in tre lotti, cominciato nell’ottobre del 2003 che andrà a scadenza a fine 2009. E sulla scia di Napoli e Milano sono altre migliaia gli alloggi popolari complessivamente controllati a Pozzuoli, Firenze, Venezia e Roma. Roma, almeno quanto Napoli, merita un discorso a parte perché anche e soprattutto qui, avvalendosi delle sue amicizie bipartisan, Alfredo Romeo ha esteso la sua rete di attività. Si è assicurato la manutenzione del Quirinale, del Senato e del ministero dell'Economia, ma ha anche esteso il suo rapporto di consulenza e di collaborazione per la gestione di immobili a buona parte degli Enti pubblici che a Roma hanno il loro quartier generale: l'Inps, l'Inpdai, l'Agenzia del Demanio, la Consip e, naturalmente, lo Iacp. Sempre a Roma, alleato con Caltagirone, Alfredo Romeo ha vinto nel 1987 un maxi-appalto per la manutenzione delle strade capitoline. Tradotto in cifre un affare da 576 milioni (quando a Bologna o a Firenze si paga per lo stesso servizio quindici volte meno) distribuito nell’arco di nove anni su una rete di 800 chilometri. Un contratto durato finché il nuovo sindaco Gianni Alemanno, visto il rapporto degli uffici tecnici, che segnalano gravi inadempienze, rompe il contratto a novembre con l'arrivo delle prime piogge che poi hanno messo ko la capitale. La «Romeo Gestioni» è di fatto la sua prima e vera miniera d'oro che, anno dopo anno, ha prodotto un’enormità di utili: oltre 28 milioni nel 2007; mentre con il bilancio del 2006 gliene ha regalati 23 e altrettanti gli ha permesso di raggranellare negli anni precedenti. Usando il segno più negli ultimi 5 anni la sua attività di manutenzione e gestione di case, palazzi e strade del patrimonio pubblico di mezza Italia ha permesso all'imprenditore partenopeo di portare nelle casse della sua azienda oltre 110 milioni di euro. E anche di rimpinguare il suo portafoglio con quel tasso del 20 per cento di utili netti sui suoi ricavi. Una ragguardevole liquidità che gli ha consentito non solo di non avere alcun debito con le banche, ma anche di accumulare un patrimonio di oltre 70 milioni di euro e di collocarne altri 60

Anonimo ha detto...

MALEDETTI

per non dimenticare ha detto...

Dagli immobili alla manutenzione, dagli enti alle istituzioni quello che Alfredo Romeo ha messo insieme nella capitale è un vero e proprio "impero". Romeo, finito in manette su ordine dei magistrati di Napoli, titolare della Global Service, è diventato in pochi anni uno dei più grandi imprenditori d´Europa. A Roma è più noto come l´imprenditore del maxi-appalto per le strade ma da anni gestisce e si occupa della manutenzione dell´intero patrimonio immobiliare del Comune di Roma (così come i patrimoni pubblici di Napoli, parte di Milano, Firenze, Venezia) e ha incarichi di gestione e manutenzione con l´Inps, l´Inpdai, ben 12 ministeri come quello dell´Economia, dell´Interno, della Difesa, e anche il Consiglio di Stato e anche la manutenzione degli impianti idrici e sanitari del Quirinale. Tutti nell´elenco dei clienti annoverato nel sito della stessa Romeo. Un patrimonio amministrato di almeno 48 miliardi di euro, sulla cui redditività la Corte dei Conti ha espresso molte critiche. Il portafoglio della gestione del Comune di Roma è formato da circa 44.800 unità immobiliari, distribuite su 1.239 edifici e a prevalente destinazione residenziale e da oltre un milione 400 mila metri quadrati di superfici comuni. Moltissime le attività: quelle di censimento e inventario delle unità immobiliari di proprietà del Comune; la gestione amministrativa e contabile dei contratti e dei rapporti di locazione; il recupero delle morosità e gestione del contenzioso; la gestione amministrativa e tecnica delle manutenzioni sui guasti per le singole abitazioni e per gli impianti e gli spazi comuni; la progettazione e l´esecuzione di interventi di manutenzione straordinaria per l´adeguamento normativo, la riqualificazione ambientale e la valorizzazione degli immobili gestiti. Il contratto di servizio, che scade ogni cinque anni, è stato rinnovato per l´ultima volta dalla giunta Veltroni nel 2006. La prima gara risale alla seconda giunta Rutelli nel 1998. L´importo per il servizio che il Comune di Roma si è impegnato a pagare è di 92,8 milioni di euro. Ma nella Capitale, Romeo si è occupato anche di un´altra importante e discussa operazione immobiliare: la gestione della vendita di 926 case la gran parte centralissime, di proprietà ex Asl, poi della Regione, su mandato del fondo immobiliare Bnl durante la giunta Storace.
E poi il capitolo del maxi-appalto delle strade, insieme a Vianini e al Consorzio strade sicure, revocato dal sindaco Alemanno lo scorso 14 novembre. Un appalto da 720 milioni di euro in nove anni. Rilievi pesanti quelli del Campidoglio. Gli uffici dell´assessore ai lavori pubblici Fabrizio Ghera hanno verificato l´effettiva operatività ed efficacia del servizio dandone un pessimo giudizio: in quasi due anni dall´avvio è stata eseguita «solo il 10% della pavimentazione superficiale delle strade (circa un milione e 300 mila metri quadri nonostante in sede di gara la Romeo avesse preso l´impegno di intervenire nei primi tre anni su 4 milioni di metri quadri), solo il 50% della segnaletica stradale ripristinata (a fronte dell´impegno di un rifacimento dell´intera segnaletica ogni sei mesi), meno del 2% delle caditoie stradali spurgate e disostruite, nessuna manutenzione dei guard rail, disorganizzazione nella programmazione nell´apertura dei cantieri con gravi ricadute sul traffico».

Anonimo ha detto...

a napl s ric ca a faccia tosta è da gent e merd