quanti mestieri

Salve, sono un sociologo e giornalista. Volevo parlarvi dei miei mestieri, so che oggi dire mestieri è sarcastico, ma non so usare altra espressione. Puntualmente quando mi presento, do un po’ c’è sempre qualcuno/a che mi fa la domanda: “che lavoro fai?”. Per fortuna io lavoro sempre anzi, direi, quasi sempre. Risiedo per fortuna ancora nella ma città e, quando ripenso con nostalgia ai miei numerosi amici che sono dovuti partire per altri luoghi e destinazioni, mi rincuora sapere che io resisto e non mi dimetto.

Nell’espressione desisto sta tutta la mia amarezza e perspicacia. Amarezza perché puntualmente devo scartare qualcosa, perspicacia perché devo subito intraprendere altro per continuare. Mi spiego meglio.

Da quando mi sono laureato ho quasi lavorato (che fortuna), ma facendo sempre diversi mestieri. Fu un colpo di culo quando appena pochi giorni dopo la laurea un antropologo canadese che risiedeva in Australia mi disse se potevo fargli d’assistente. Dopo un anno andò via e sempre per fortuna l’università mi fece un contratto di un mese per una ricerca sulla camorra. Allo scadere del mese mi ritrovai disoccupato, anzi no, inoccupato.

Dopo diverse settimane di inoccupazione andai a lavorare per una agenzia che si occupava di turismo, ma credo che il turismo non facesse per me. Un anno e mezzo in una libreria come responsabile degli eventi. Sfortuna volle che la libreria naufragò in un mare dolce. Poi feci un colloquio per diventare, o meglio, per espletare un lavoro mai sentito prima: il webcontent, generando password all’infinito. In effetti, poi, non erano proprio all’infinito.

In seguito ho insegnato in una scuola pubblica, ho girato due documentari, ho realizzato una mostra fotografica, ho imparato Photoshop, avid, ho venduto PDF e siti internet. Ho lavorato per una webtv, ho mantenuto la luce per un mio amico fotografo, attualmente faccio un corso per imparare a fare gelati.

Ah, dimenticavo, tutti questi lavori li ho fatti grazie al progetto. Sì, perché, se non ci fosse stato il contratto a progetto io, a quest’ora, sarei ancora un lavoratore. [+blogger]

4 commenti:

nino ha detto...

come ti capisco +blogger!

Enzo Co ha detto...

una realtà tutta vissuta nella nostra e sfortunate epoca. questi sono solo i primi problemi se non li affrontiamo subito ci troveremo un giorno non lontano peggio delle Grecia.

Ludovico Giostra ha detto...

capisco l'indignazione e quello che succede nel mondo dei precari, anche se io non ho mai vissuto questo problema. sono un imprenditore e lavoro per conto mio, ma sono totalmente schierato dalla parte di chi non ha la possibilità di costruirsi il futuro mettendo a repentaglio anche la nostra attività di operatori commerciali e produttori di ricchezza. non so se questi siano i termini giusti ma bisogna vendere a tutti per produrre e non viceversa. qui invece comprano solo poche persone mentre la maggior parte della gente preferisce risparmiare non per conservarsi i soldi ma perché non ne ha. una volta c'era possibilità di risparmiare per fare poi delle spese oggi invece si risparmi perché mangiare.

Anonimo ha detto...

pochi, pocchissimi direi in questi anni.