“Come abbiamo salvato Sorella acqua, così ora dobbiamo salvare Madre Terra”, potrebbe essere lo slogan delle Giornate appena trascorse a Genova e di quel colorato corteo di oltre 50.000 persone, che ha sfilato per le vie di quella città. Da Genova gridiamo a tutti che la cittadinanza attiva, che i poteri forti avevano tentato di massacrare nelle giornate del G8 del 2001, è più forte e vegeta di allora. Ne è riprova la straordinaria vittoria referendaria sull’acqua e sul nucleare. Queste giornate genovesi ci hanno aiutato a ritrovarci , a ricompattarci per la grande sfida: salvare la Madre Terra. La comunità scientifica mondiale è concorde nel ritenere che se non ci saranno delle sterzate radicali, la temperatura sul nostro pianeta salirà di i 3-4 gradi. Sarebbe una catastrofe. E i tempi per evitarla sono strettissimi: una decina di anni? Gli esperti ci dicono che per salvarci, dobbiamo tagliare l’80% dell’emissioni di gas serra entro il 2050. E i governi del mondo non ne vogliono sentir parlare, tanto è che hanno fatto fallire tutti i tentativi per trovare una soluzione, dal Protocollo di Kyoto(1997) alle 16 Conferenze delle Parti (COP), tenutesi tra il 1995 e il 2010. Clamoroso il fallimento della COP 15 a Copenaghen nel 2009 con oltre 15.000 delegati! E lo scorso anno altro fallimento a Cancun, in Messico. Ed ora ci prepariamo alla COP17 che si terrà a Durban, in Sudafrica. Ma le prospettive non sono buone perché i governi sono prigionieri dei potentati economico-finanziari-agroindustriali che traggono enormi profitti da questo Sistema.
Ancora più grave è che ora vogliono fare business anche con la crisi ecologica tramite la cosiddetta “green economy”, la geo-ingegneria e le nano-tecnologie.
La Rete per la Giustizia Ambientale e Sociale (RIGAS) riunita qui a Genova, invita tutti a organizzarsi, come abbiamo fatto per l’acqua, a livello locale,regionale e nazionale. Abbiamo quasi tutti contro, i media, i partiti, i poteri economico-finanziari. Dobbiamo, partendo dal basso, ritornare a parlare alla gente, aiutarla a capire che ora è in ballo il futuro stesso dell’umanità e della nostra Casa Comune: la Terra. Dobbiamo aiutare tutti a comprendere che sono il modello di sviluppo ed il nostro stile di vita due delle ragioni fondamentali del surriscaldamento e del disastro ecologico (il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse a velocità incredibile!). Se tutti nel mondo seguissero i precetti e le proposte della governance globale, avremmo bisogno di quattro pianeti Terra in più per far fronte alle risorse necessarie a questo modello di sviluppo ed ai rifiuti che questo stile di vite produce. Solo se cambieremo il modello e lo renderemo sostenibile, permetteremo a tutti di vivere. La salvezza ed il futuro di molti non dipenderanno certo dalle false soluzioni offerte da BM, multinazionali e governi che maggiormente inquinano. False soluzioni come green economy, “mercato del carbonio”, “Reed+”, introducono l’assurdo principio del ‘diritto ad inquinare’ e finanziarizzano la crisi ecologica per poterci speculare, aumentando il problema invece che risolverlo. Questo mix letale rischia di dare il colpo mortale al nostro ecosistema ed ai diritti di miliardi di persone ed altri viventi sul pianeta Terra.
Per questo come Rete chiediamo a tutti di unirsi, di connettersi, di informarsi e di informare su vari livelli. Livello personale: un cambiamento di stile di vita, più consapevole e sobrio nei consumi, nel lavoro e nel risparmio. Livello locale: spingere affinché le amministrazioni optino per il riciclaggio totale dei rifiuti, dicendo no agli inceneritori, insieme ad un piano energetico basato sul risparmio e l’efficienza. Livello nazionale: lavorare per un Bilancio Energetico Nazionale all’altezza del Piano Europeo che prevede di ridurre di oltre il 30% le emissioni di gas serra entro il 2020. Livello europeo: sostegno al Piano presentato dalla Commissione Europea, che prevede una riduzione per tappe dell’80% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Livello globale: un Fondo per le politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici per i popoli del sud del mondo (tra i più colpiti), attraverso il 6% del PIL dei paesi che hanno maggiormente inquinato; il riconoscimento del debito ecologico contratto dai governi del nord del mondo nei confronti del sud del mondo; la tassazione del 20% delle transazioni finanziare; l'attuazione degli impegni assunti dai paesi sviluppati nella Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici in materia di sviluppo e trasferimento di tecnologie; un meccanismo multilaterale e multidisciplinare per un controllo partecipativo delle scelte; il riconoscimento da parte dei paesi sviluppati dei diritti dei migranti climatici, attraverso la firma di accordi internazionali che contemplino la definizione di migrante climatico. Tutto ciò è fattibile se si pensa che i principali inquinatori della Terrai spendono una cifra maggiore per la difesa nazionale ed hanno destinato una cifra 5 volte superiore per salvare banche e speculatori dalla banca rotta.
Solo un ampio movimento popolare che andrà oltre i divari ideologici, politici, sociali e religiosi, sarà capace di superare questa sfida planetaria. E’ un momento epocale questo: si tratta di vita o di morte per il Pianeta Terra che non sopporta più le follie di un sistema degenerato e distruttivo. I tempi sono stretti. A dicembre ci attende la COP17 a Durban, in Sudafrica. E a giugno 2012 l’ONU ha convocato tutte le nazioni del mondo a Rio, venti anni dopo la nota Conferenza tenutasi in quella città brasiliana nel 1992. Ce l’abbiamo fatta per l’acqua, ce la dobbiamo fare per salvare la Madre Terra, la Pacha Mama. Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale [alex zanotelli, giuseppe de marzo]
6 commenti:
Facciamoci sentire tutti con forza e coraggio. grande alex
Pachamama (anche Pacha Mama o Mama Pacha) significa in lingua quechua Madre terra. Si tratta di una divinità venerata dagli Inca e da altri popoli abitanti l'altipiano andino, quali gli Aymara e i Quechua. È la dea della terra, dell'agricoltura e della fertilità.
Con il Pachamama e con tutte le divinità che la proteggono. Come per vincere e difendere allo stesso tempo la Madre Terra.
una buona occasione per intervenire qui a napoli da subito è di sviluppare il dibattito sulle misure da proporre al Comune per il contenimento delle emissioni di gas serra delle navi attraccate nel porto. C'è una direttiva UE che dal primo gennaio 2010 obbliga tutte le navi ad utilizzare combustibile a bassissimo contenuto di zolfo -il contenuto in zolfo più è alto più alte sono le emissioni di zolfo e di polveri sottili- mentre sono in porto o ad allacciarsi alle banchine elettrificate - in questo caso la nave spegne i motori e la corrente elettrica gli viene fornita dalla rete di terra con una riduzione delle emissioni del 90% rispetto a quelle dei suoi motori diesel ausiliari. Costruiamo una idea di sviluppo sostenibile del porto. Parliamo della possibilità di ridurre emissioni di centinaia di migliaia di tonnellate di co2: uno studio dell'Ag Reg Ambiente del Veneto del 2007 su 1350 che in un anno hanno sostato nel porto di Venezia ha calcolato le loro emissioni in porto pari a 200.000 tonnellate di co2.La zona a traffico limitato da sola non serve se pensiamo che in un ora una grossa nave da crociera in banchina emette tanta co2 quanto due auto che in un anno percorrano circa 12.000 km ognuna. carmine
Giustissimo Carmine.
Caro Anonimo
visto che sei d'accordo propongo di vederci per scambiare un po di idee e verificare se è il caso di allargare la discussione per costruire una mobilitazione per il contenimento delle emissioni di gas serra delle navi nel porto.
Carmine Villani 21/09/11
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