emergenza parco

Sono stato varie volte al parco S. Gennaro, sono passato anche oggi, con ventotto gradi e il sudore che scorre a fiumi. Ogni volta che vado là rimango sconvolto da quello che vedo: ormai i ragazzi vanno solo per giocare partite interminabili su un campetto di polvere senza nessuno che vigili sulla sicurezza. Dove c'erano il bagno e la cabina dove ci si riuniva d'inverno ci sono frammenti di vetro e muri sberciati, ci sono ragazzi che saltano come scimmie sopra i muri e le tettoie ( non so come facciano ); ho visto una coppietta amoreggiare su un prato con grande disinvoltura ( almeno loro stavano freschi), delle fontanelle che c'erano, una è distrutta, l'altra, quella davanti alla stanza riunioni-bagno, è completamente allagata. Ma come si è arrivati a questo?

Aperto meno di tre anni orsono, dopo un'occupazione spontanea dei residenti, il parco è stato intitolato a Rita Parisi, una giovane mamma che era morta poco prima dell'apertura ufficiale, con tanto di benedizione di p. Alex Zanotelli, il missionario comboniano che ormai vive nel quartiere da nove anni, dopo dodici trascorsi nello slum di Korokocho, a Nairobi. A gestire il parco c'era un gruppo di ragazzi di Insurgentia, i quali, dopo avere avviato alcune iniziative come laboratori ludico-educativi tra cui informatica e teatrino dei burattini, con Bruno Leone, qualcuno ha cominciato a diffondere voci che quelli di insurgentia facevano propaganda politica, sono cominciate le incursioni notturne, favorite dalla mancanza di un guardiano. Hanno devastato i computer, tutto il materiale per i laboratori, quelli di Insurgentia sono spariti, è cominciato il lento degrado. Sono stati fatti alcuni errori dovuti sicuramente ad un'eccessiva fiducia o forse all'entusiasmo del momento; il primo e più evidente di questi errori, è stato sicuramente quello di innalzare una costosissima struttura in vetro e pensiglax, che ovviamente non ha resistito appena sono iniziate le incursioni, manca ovviamente un guardiano notturno, e, cosa non da poco, l'apertura libera e l'autogestione, ha favorito tutto quello che ha favorito il lento degrado che è seguito fino alla situazione attuale.

A me sembra già di sentire i soliti disfattisti dire le solite cose: che bisognava aspettarselo, che quello che si fa alla Sanità, ogni iniziativa è destinata a fallire, perché l'ambiente è marcio dalle fondamenta. Ebbene mi permetto di dire che non è così, che c'è voglia di cambiare, ma servono dei punti fermi, qualcosa in cui credere, che ci sia questa voglia lo ha dimostrato il concerto che si è tenuto in piazza sabato scorso in favore dei quattro quesiti referendari (a proposito, è di adesso la notizia che la Corte Costituzionale ha ribadito la legittimità del quesito sul nucleare). Perché le cose durino, e qui faccio una “stoccatina” alla Rete, serve che tutti lavorino in coordinamento, senza andare ognuno per conto proprio, valutando le possibilità o meno di riuscita e soprattutto non inseguire progetti faraonici che poi si sgretolano ai primi colpi, come il caso del parco ha dimostrato. [vincenzo minei]

1 commenti:

2 ha detto...

che ne pensano alla circoscrizione? l'autogestione e' bella ma se non ci sono fondi e se le istituzioni non si muovono e' impossibile andare avanti