interpellanza n. 02/2011

Alla Presidente della 3° Municipalità

Stella-san Carlo all’Arena, Giuliana Di Sarno

Il sottoscritto Francesco Ruotolo, consigliere del della 3a Municipalità

CONSTATATO

che nelle prime tredici sedute del Consiglio il pubblico (presente numeroso alla prima seduta, poi man mano andato diradandosi in quelle successive fino a scomparire - o quasi - nelle ultime sedute) non ha un suo spazio, per esso esplicitamente previsto e organizzato (transenne che delimitino l’aula consiliare dallo spazio appositamente destinato al pubblico, con posti a sedere)

VERIFICATO

- che sia il Regolamento comunale che il Regolamento della 3° Municipalità fanno sempre riferimento ad un settore dell’aula destinato specificamente al pubblico e al diritto della cittadinanza di assistere – in tale spazio – alle sedute mantenendo un comportamento corretto

AVENDO NOTATO

- che nelle prime sedute il pubblico si è sempre confuso con i consiglieri, realizzandosi un clima apparentemente informale e di partecipazione ma in realtà di confusione che - sia in occasione dell’appello che delle votazioni e/o degl’interventi dei consiglieri – ha finito di fatto con il negare un proprio specifico spazio al pubblico, la cui presenza è oramai quasi inesistente

- che il tavolo – di eccessiva lunghezza - della Presidenza allocato lungo la parete che dà su un terrazzo, risulta abbastanza lontano dai posti a sedere dei consiglieri che fanno fatica ad assistere agl’interventi della Presidente e a farsi notare quando alzano il braccio per chiedere la parola

- che, pertanto, tra il tavolo della Presidenza e i posti a sedere dei consiglieri vi è uno spazio ampio in cui confusamente siedono il pubblico e alcuni consiglieri

- che il tavolo a ridosso del terrazzo (cioè tra le tribune del Consiglio e lo spazio in cui si trovano sia alcuni consiglieri che il pubblico) dà luogo ad inconvenienti poiché ci sono consiglieri che escono dall’aula per recarsi a fumare sul terrazzo ma che (non essendo delimitato lo spazio del Consiglio da quello per il pubblico) in pratica, alzatisi dai banchi e attraversato lo spazio comune al pubblico e ad alcuni consiglieri, raggiunto e superato, il tavolo della presidenza, ascoltano i lavori del Consiglio, mantenendo i piedi sul terrazzo (che non è Aula) ma in realtà facendo capolino con la testa dentro l’aula e per di più scaricando il fumo nell’Aula (ove è vietato), risultando presenti mentre illegittimamente fumano, pur essendo su descritti consiglieri fuori dall’aula consiliare

VERIFICATO

-che alcuni (massimo cinque, sei) consiglieri sono costretti a sedersi fuori dai banchi loro riservati, ove i posti a sedere – parte dei quali rotti – sono 24 a fronte di 29 consiglieri (il 30° è il Vicepresidente)

INTERPELLA

questa presidenza per conoscere quali provvedimenti intenda intraprendere affinché:

al pubblico sia riservato uno spazio – delimitata da una o più transenne - con posti a sedere, spazio che non può né deve essere comune ai posti riservati al Consiglio;

il tavolo della presidenza sia più vicino ai banchi dei consiglieri, e a tal proposito si suggerisce di collocare un tavolo – più piccolo di dimensione – della Presidenza (Presidente, Vice Presidente, Segretario/a verbalizzanti) a ridosso del muro ove la finestra che affaccia su via Lieti e immediatamente al termine delle due tribune ove seggono i consiglieri;

siano riparati i posti a sedere in legno rotti o sostituiti con sedie; siano aggiunti sui quattro scalini delle due tribune altrettanti posti a sedere, a rotazione tra tutti e 29 i consiglieri che ivi debbono prendere posto (potrebbero essere, a rotazione, gli scrutatori di volta in volta nominati per contare i voti in occasione di votazioni);

RENDENDOSI

disponibile a collaborare con questa presidenza - ed altri consiglieri - all’effettuazione di una riorganizzazione della descritta Sala allo scopo di trovare la migliore soluzione agl’inconvenienti e alle problematiche descritte

IL SOTTOSCRITTO

porge, in attesa di una risposta in tempi previsti dalla normativa, i più distinti saluti. Napoli, 30 agosto 2011 - francesco ruotolo


il festival delle ossa asciutte

Il festival delle ossa asciutte, famadihan-drazana o famadihana, è una tradizione dedicata agli antenati e si pratica in Madagascar da secoli, resistendo ai cambiamenti degli usi e costumi. È la festa tradizionale più praticata negli altopiani, anche se da alcuni gruppi è praticamente ignorata.
In Madagascar le persone temono molto il distacco con i morti, si ritiene che questi ultimi nella loro vita ultraterrena entrino a far parte della “famiglia di Dio”. Questo rito, che in genere si svolge dal luglio a settembre, è considerato come un ponte che lega i discendenti ai propri antenati. Spesso le famiglie che si sono stabilite all’estero, tornano per prendere parte al festival e onorare i propri morti.

Il Rito
Durante il festival i corpi vengono disseppelliti e avvolti in nuove lenzuola, per evitare che i defunti sentano freddo nella propria tomba. Questa sorta di ri-vestimento avviene dopo che i sogni dei defunti sono raccontati da alcuni dei membri della famiglia e dopo aver reso grazie per le benedizioni concesse dal mondo degli spiriti. I corpi vengono pubblicamente rimossi dal luogo di sepoltura e rivestiti su degli zana-drazana (i bambini degli antenati) prima di essere messi su delle stuoie per prendere il sole per un istante.

Vietato piangere
Ciò che accade durante questa cerimonia è l’opposto di ciò che avviene durante il rito funebre. È un’occasione di gioia. Le lacrime sono proibite e le persone particolarmente sensibili non devono osservare i corpi riesumati. Piangere alla festa delle ossa asciutte è considerata come un rifiuto della benedizione degli antenati.

Prima di riporre i corpi rivestiti nei rispettivi luoghi di sepoltura, essi vengono portati diverse volte in circolo intorno alla tomba, per fare in modo che la loro eterna casa diventi loro più familiare ed evitare che possano girovagare e terrorizzare gli abitanti del villaggio.
Alla fine della cerimonia, tutti i presenti fanno la "corsa" agli oggetti che sono entrati in contatto con le ossa asciutte durante la cerimonia: bare, stuoie e tende diventato oggetto di una impetuosa battaglia e ogni piccolo frammento viene portato a casa. [fonte: africareview.com - traduzione di s.d.m.]

miliardi di euromorte

Appello di Alex Zanotelli per protestare contro il “rafforzamento” dell’apparato militare. Nel 2010 spesi 27 miliardi in materiale bellico, 50 mila euro al minuto, 3 milioni l’ora, 78 milioni al giorno. E si invita i cittadini ad accettare per amor di patria sacrifici “lacrime e sangue”. In tutta la discussione nazionale in atto sull manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. E’ mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma (SIPRI).

Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!! E’ mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini? Ma ai 27 miliardi del Bilancio Difesa 2010, dobbiamo aggiungere la decisione del governo, approvata dal Parlamento, di spendere nei prossimi anni, altri 17 miliardi di europer acquistare i 131 cacciabombardieri F 35. Se sommiamo questi soldi, vediamo che corrispondono alla manovra del 2012 e 2013.

Potremmo recuperare buona parte dei soldi per la manovra, semplicemente tagliando le spese militari. A questo dovrebbe spingerci la nostra Costituzione che afferma :”L’Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali…”(art.11). Ed invece siamo coinvolti in ben due guerre di aggressione, in Afghanistan e in Libia. La guerra in Iraq (con la partecipazione anche dell’Italia), le guerre in Afghanistan e in Libia fanno parte delle cosiddette “ guerre al terrorismo”, costate solo agli USA oltre 4.000 miliardi di dollari (dati dell’Istituto di Studi Internazionali della Brown University di New York). Questi soldi sono stati presi in buona parte in prestito da banche o da organismi internazionali. Il governo USA ha dovuto sborsare 200 miliardi di dollari in dieci anni per pagare gli interessi di quel prestito.

Non potrebbe essere, forse, anche questo alla base del crollo delle borse? La corsa alle armi è insostenibile, oltre che essere un investimento in morte: le armi uccidono soprattutto civili. Per questo mi meraviglia molto il silenzio dei nostri vescovi, delle nostre comunità cristiane, dei nostri cristiani impegnati in politica. Il Vangelo di Gesù è la buona novella della pace: è Gesù che ha inventato la via della nonviolenza attiva. Oggi nessuna guerra è giusta né in Iraq, né in Afghanistan, né in Libia. E le folle somme spese in armi sono pane tolto ai poveri, amava dire Paolo VI. E da cristiani come possiamo accettare che il governo italiano spenda 27 miliardi di euro in armi, mentre taglia 8 miliardi alla scuola e ai servizi sociali?

Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte? E come cittadini in questo momento di crisi, perché non gridiamo che non possiamo accettare una guerra in Afghanistan che ci costa 2 milioni di euro al giorno? Perché non ci facciamo vivi con i nostri parlamentari perché votino contro queste missioni? La guerra in Libia ci è costata 700 milioni di euro! Come cittadini vogliamo sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’armi. Noi vogliamo sapere quanto lucrano su queste guerre aziende come la Fin-Meccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto-Melara, l’Alenia Aeronautica. Ma anche quanto lucrano la banche in tutto questo.E come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (Ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro).

E’ un autunno drammatico questo, carico di gravi domande. Il 25 settembre abbiamo la 50° Marcia Perugia-Assisi iniziata da Aldo Capitini per promuovere la nonviolenza attiva. Come la celebreremo? Deve essere una marcia che contesta un’Italia che spende 27 miliardi di euro per la Difesa. E il 27 ottobre sempre ad Assisi, la città di S. Francesco, uomo di pace, si ritroveranno insieme al Papa, i leader delle grandi religioni del mondo. Ci aspettiamo un grido forte di condanna di tutte le guerre e un invito al disarmo.Mettiamo da parte le nostre divisioni, ricompattiamoci, scendiamo per strada per urlare il nostro no alle spese militari, agli enormi investimenti in armi, in morte. Che vinca la Vita! [alex zanotelli]

ritorno a bovalino

Per il secondo anno consecutivo cavalco le strade ferrate di Calabria per arrivare a Bovalino. Come al solito il lungo viaggio con il treno è pieno di traversie immancabili per il nostro sud, ma il meraviglioso paesaggio costellato da spiaggie lunghissime e da una ricca flora mediterranea mi accompagna. A Bovalino vengo accolto dalla fraterna e quasi silenziosa simpatia che contraddistingue le persone del posto.

Recandomi verso l’agognata spiaggia vedo che il cosiddetto progresso non ha invaso questo piccolo tesoro naturalistico ma putroppo i miei occhi come nella mia amata Napoli sono colpiti da innumerevoli mucchi di monnezza che costellano sia la cittadina che la spiaggia. Chiedo notizie della situazione. Mi dicono in maniera sarcastica che si sentono vicini a Napoli. Le motivazioni sono varie: dalla mancata attuazione della raccolta differenziata, alla chiusura della discarica che serviva i paesi della zona. Anche qui il viaggio della mondezza è un lungo peregrinare fino alla discarica di Pianopoli, vicino Lamezia Terme, che dista 150 Km.

Come dicevo l’aspetto naturalistico è veramente meraviglioso, le spiagge sono incoranate da una catena montuosa di rara bellezza e la vegetazione è ricca e lussureggiante. Nella famiglia dove sono accolto sento parlare di una fonte d’acqua particolare. Incuriosito accompagno un mio amico a caricare la nostra acqua santa ed arrivando nel luogo sono costernato dalla visione di bottiglie di plastica, bicchieri, cartoni, ecc che abbelliscono la fontana.

Purtroppo la storia sembra ripetersi sempre uguale in Campania come in Calabria. Il nostro amato Sud, nonostante la sua bellezza dei luoghi, la generosità e la laboriosità ed il calore umano delle persone, non riesce a liberarsi da una sorta di maledizione. I ben informati dicono che tutto questo è cominciato con “l’Unità d’Italia”, che è stata in realtà una conquista imposta dai poteri forti del tempo.

C’è possibilità di cambiamento? Secondo me sì e il cambiamento può venire dal basso, dalle realtà piccole e grandi (come il GOEL di Gioiosa Ionica, il MoCI di Cosenza, l’Arca di Noè di Vadue di Carolei, la Rete per la Difesa del Territorio “RDT Nisticò”, il Comitato Regionale Acqua Bene Comune “Bruno Arcuri”, …) che in maniera quasi anonima costruiscono un’alternativa. [mauro migliazza, gimpiero dattilo]


frate cercatore

Mercoledì 17 agosto 2011 ore 11,30 circa uscita Caianiello un prete, con tanto di barba, tunica e sacchetto color marrone, elemosinava alla stregua di un metal detector autostradale. Mentre scattavo alcune foto una amica che viaggiava con me dal sedile posteriore mi ha passato alcune monete. In primis non c’ho pensato ma quando sono passato diritto e ho sentito le imprecazione mi sono convinto che quei soldi non erano per pagare in parte l’autostrada.

E’ così, i frati poverelli fanno tendenza, chiedono per dare, elemosinano per gli altri, la barba se la fanno crescere per devozione e apparenza. Se a volte vediamo un rom scartare nell’immondizia ci schifiamo, l'allontaniamo, quello che spesso succede nella circumvesuviana tra rom, napoletani e inurbati, è storia che bisogna pur assistere.

Devo dire la verità questo nomade cercatore con la tunica mi è simpatico. A guardarlo è l’esatta copia di un uomo pacioccone e probo. Uno che non si può dire di no se ti chiede qualcosa. Un uomo simpatico dalla barba lunga e l’espressione buona.

In metropolitana ho visto una scena che mi ha fatto pensare molto. Il controllore si avvicina ad un rom: “biglietto”, l’abbonamento è buono ed è pure firmato. Poi tocca ad un ragazzo napoletano ben vestito: biglietto”, senza abbonamento né biglietto. La povertà ha diverse facce: ha quella del prete cercatore simpatico che con la sua simpatia raccoglie centinaia di euro; oppure quella del rom che si prende la rivincita sul controllore; e ancora quella del ragazzo perbene che crede di fare il furbo bonariamente. [+blogger]


le sole cose vere...


lolita

[…] Ma nella nostra èra borghese e impicciona non l’avrei fatta franca come tra i broccati dei palazzi di una volta. Oggi, se vuoi fare l’assassino, devi essere uno scienziato. No, no, io non ero né l’uno né l’altro. Signori e signori della giuria, la maggioranza dei criminali sessuali che bramano un rapporto palpitante, dolce-gemente, fisico ma non necessariamente coitale con una fanciulla, sono sconosciuti innocui, inadeguati, timidi e passivi, che chiedono alla comunità solo il permesso di preservare nel loro comportamento cosiddetto aberrante e concretamente inoffensivo - i loro piccoli, umidi ardenti, privati atti di deviazione sessuale - senza che la polizia e la società tutta infieriscono troppo crudelmente su di loro.

Noi non siamo dei depravati! Non violentiamo come fanno i bravi soldati. Siamo miti signori infelici, con occhi da cane, sufficientemente ben intergrati da saper controllare i nostri impulsi in presenza degli adulti, ma pronti a dare anni e anni di vita per un’unica occasione di toccare una ninfetta. Non siamo, nel modo più categorico, degli assassini. I poeti non uccidono mai. Oh, mia povera Charlotte, non odiarmi dal tuo paradiso eterno, in quell’eterna alchimia di asfalto e gomma, metallo e sassi, ma non acqua, grazie a Dio, non acqua! [Vladimir Nabokov]

ieri alla via caracciolo

Ieri giravo in compagnia di mia madre e della sua sedia a rotelle cercando un po’ di refrigerio sul lungo mare di Napoli. Una volta se volevi attraversare il precorso e fermarti sulla punta del faro, a Mergellina, era una cosa piuttosto semplice, oggi è riservata solo ai proprietari dei Yachts: inglesi, arabi, napoletani che non vogliono essere scambiati per napoletani e uomini d’affari. Passando dall’altro lato, la distanza tra i signori innocui di panfili mozzafiato e gli altri, che hanno solo gli occhi per ammirare, crea quella differenza smorzata che stupisce l’anima dando origine ad una sorta di gioia e contemporaneamente invidia collettiva.

Chi giocava a bridge, chi sorseggiava champagne, tutti dall’altra parte sembravano felici, innocui, civili. Ho notato che non guardavano mai [noi] o se lo facevano non ne facevano accorgere. Chi passeggiava invece, come me e mia mamma, ah, scusate, c’erano anche mia moglie e una delle mie nipotine, erano affatturati da quel lusso che in realtà non dispiaceva.

Pensavo alla crisi economica e finanziaria che attraversa in questi giorni il nostro paese poi… mentre fantasticavo stu pensiero, s’era già fatt’quasi mezzanotte. Ritornando notavo una persona sola su uno dei tanti yachts fermati: uno stile straordinario, illuminazione soffusa ed elegante, lampade e luci azzurre cobalto, stile mogano e legno puro, tavolo in marmo, moquette…

Mentre si rumoreggiava soffusamente (una sorta di vergogna faceva parlare tutti quelli che transumavano con voce bassa alla faccia dei napoletani trombettoni), il signore dall’altra parte con tanto di stemma e bandiera inglese, fissava noi paripatetici che camminavamo tranquilli ed invidiosi. “Strano queste persone non ti guardano, come mai”? Ho incominciato a darmi delle aree e così passavo e spassavo con la mia bella sedia a rotelle nuova di zecche e, senza guardarlo mai (ma facevo finta), ho detto a voce atona: “mamma dobbiamo acquistare una sedia nuova”! [+blogger]

buongiorno caf

Il caf è un ufficio gestito che serve per aiutare la gente a compilare documenti vari gratuitamente, tra cui dichiarazione dei redditi, pagamento ici, isee, imposte ecc, ecc. Qui nel rione ce ne sono diversi, nascono e pullulano soprattutto in campagna elettorale. Senza togliere niente alla “buona” azione che questi uffici offrono in cambio di un semplice, anzi direi, semplicissimo voto, il risparmio però di fare file e file chilometriche è sicuro.

È bizzarro sapere a elezioni finite che, nel mese d’agosto, una donna che ha figli diversamente abili è stata letteralmente scaraventata fuori per una semplice e quanto mai innocua pratica risolutiva. Il perché ci è stato nascosto, a ragione o a torto, un ufficio di competenza non ha nessun diritto di non compire il proprio dovere.

Sarebbe da denunciare. Chi vende il pane non può farlo solo a chi gli è simpatico. Naturalmente si può dire che non siamo in zona elezioni. Avrei voluto vedere il contrario. Ma per dovere di cronaca dobbiamo anche riferire che quest’articolo è stato scritto grazie ad una fonte che non vuole apparire ed è proprio per questo che chi scrive non ha intenzione di discriminare tutta la categoria. Se quello di cui sopra è vero va circoscritto ad uno ed un solo caso, previa responsabilità di chi ha fatto o subìto il danno.


salviamo la pachamama

“Come abbiamo salvato Sorella acqua, così ora dobbiamo salvare Madre Terra”, potrebbe essere lo slogan delle Giornate appena trascorse a Genova e di quel colorato corteo di oltre 50.000 persone, che ha sfilato per le vie di quella città. Da Genova gridiamo a tutti che la cittadinanza attiva, che i poteri forti avevano tentato di massacrare nelle giornate del G8 del 2001, è più forte e vegeta di allora. Ne è riprova la straordinaria vittoria referendaria sull’acqua e sul nucleare. Queste giornate genovesi ci hanno aiutato a ritrovarci , a ricompattarci per la grande sfida: salvare la Madre Terra. La comunità scientifica mondiale è concorde nel ritenere che se non ci saranno delle sterzate radicali, la temperatura sul nostro pianeta salirà di i 3-4 gradi. Sarebbe una catastrofe. E i tempi per evitarla sono strettissimi: una decina di anni? Gli esperti ci dicono che per salvarci, dobbiamo tagliare l’80% dell’emissioni di gas serra entro il 2050. E i governi del mondo non ne vogliono sentir parlare, tanto è che hanno fatto fallire tutti i tentativi per trovare una soluzione, dal Protocollo di Kyoto(1997) alle 16 Conferenze delle Parti (COP), tenutesi tra il 1995 e il 2010. Clamoroso il fallimento della COP 15 a Copenaghen nel 2009 con oltre 15.000 delegati! E lo scorso anno altro fallimento a Cancun, in Messico. Ed ora ci prepariamo alla COP17 che si terrà a Durban, in Sudafrica. Ma le prospettive non sono buone perché i governi sono prigionieri dei potentati economico-finanziari-agroindustriali che traggono enormi profitti da questo Sistema.

Ancora più grave è che ora vogliono fare business anche con la crisi ecologica tramite la cosiddetta “green economy”, la geo-ingegneria e le nano-tecnologie.
La Rete per la Giustizia Ambientale e Sociale (RIGAS) riunita qui a Genova, invita tutti a organizzarsi, come abbiamo fatto per l’acqua, a livello locale,regionale e nazionale. Abbiamo quasi tutti contro, i media, i partiti, i poteri economico-finanziari. Dobbiamo, partendo dal basso, ritornare a parlare alla gente, aiutarla a capire che ora è in ballo il futuro stesso dell’umanità e della nostra Casa Comune: la Terra. Dobbiamo aiutare tutti a comprendere che sono il modello di sviluppo ed il nostro stile di vita due delle ragioni fondamentali del surriscaldamento e del disastro ecologico (il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse a velocità incredibile!). Se tutti nel mondo seguissero i precetti e le proposte della governance globale, avremmo bisogno di quattro pianeti Terra in più per far fronte alle risorse necessarie a questo modello di sviluppo ed ai rifiuti che questo stile di vite produce. Solo se cambieremo il modello e lo renderemo sostenibile, permetteremo a tutti di vivere. La salvezza ed il futuro di molti non dipenderanno certo dalle false soluzioni offerte da BM, multinazionali e governi che maggiormente inquinano. False soluzioni come green economy, “mercato del carbonio”, “Reed+”, introducono l’assurdo principio del ‘diritto ad inquinare’ e finanziarizzano la crisi ecologica per poterci speculare, aumentando il problema invece che risolverlo. Questo mix letale rischia di dare il colpo mortale al nostro ecosistema ed ai diritti di miliardi di persone ed altri viventi sul pianeta Terra.

Per questo come Rete chiediamo a tutti di unirsi, di connettersi, di informarsi e di informare su vari livelli. Livello personale: un cambiamento di stile di vita, più consapevole e sobrio nei consumi, nel lavoro e nel risparmio. Livello locale: spingere affinché le amministrazioni optino per il riciclaggio totale dei rifiuti, dicendo no agli inceneritori, insieme ad un piano energetico basato sul risparmio e l’efficienza. Livello nazionale: lavorare per un Bilancio Energetico Nazionale all’altezza del Piano Europeo che prevede di ridurre di oltre il 30% le emissioni di gas serra entro il 2020. Livello europeo: sostegno al Piano presentato dalla Commissione Europea, che prevede una riduzione per tappe dell’80% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Livello globale: un Fondo per le politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici per i popoli del sud del mondo (tra i più colpiti), attraverso il 6% del PIL dei paesi che hanno maggiormente inquinato; il riconoscimento del debito ecologico contratto dai governi del nord del mondo nei confronti del sud del mondo; la tassazione del 20% delle transazioni finanziare; l'attuazione degli impegni assunti dai paesi sviluppati nella Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici in materia di sviluppo e trasferimento di tecnologie; un meccanismo multilaterale e multidisciplinare per un controllo partecipativo delle scelte; il riconoscimento da parte dei paesi sviluppati dei diritti dei migranti climatici, attraverso la firma di accordi internazionali che contemplino la definizione di migrante climatico. Tutto ciò è fattibile se si pensa che i principali inquinatori della Terrai spendono una cifra maggiore per la difesa nazionale ed hanno destinato una cifra 5 volte superiore per salvare banche e speculatori dalla banca rotta.

Solo un ampio movimento popolare che andrà oltre i divari ideologici, politici, sociali e religiosi, sarà capace di superare questa sfida planetaria. E’ un momento epocale questo: si tratta di vita o di morte per il Pianeta Terra che non sopporta più le follie di un sistema degenerato e distruttivo. I tempi sono stretti. A dicembre ci attende la COP17 a Durban, in Sudafrica. E a giugno 2012 l’ONU ha convocato tutte le nazioni del mondo a Rio, venti anni dopo la nota Conferenza tenutasi in quella città brasiliana nel 1992. Ce l’abbiamo fatta per l’acqua, ce la dobbiamo fare per salvare la Madre Terra, la Pacha Mama. Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale [alex zanotelli, giuseppe de marzo]

abbandonato

Abbandonato alla via Sanità stanotte, si cerca un padrone per questo neonato.
E' maschio, pesa circa 300 grammi, alto 7 centimetri e lungo 10



frocio

Ho incontrato per le strade del rione un vecchio signore che non vedevo più da anni, è sbucato all'improvviso da vico Sanfelice mentre parcheggiavo per una breve sosta la mia vespa. Ci siamo salutati come due buoni amici e siamo rimarti lì per circa un quarto d’ora. Mentre parlavamo si è avvicinato un signore sulla cinquantina e mi ha fatto un segno, uno strano gesto che all’istante non sono riuscito a decifrare.

Ero contento di aver rivisito questo vecchio cittadino del quartiere sanità, sapevo dei suoi trascorsi militanti, di vecchie “ritorsioni” con un commerciante della zona, ma tutto sommato era ed è una brava persona schietta, sincera, onesta che non disdegna di parlare un italiano dell’”ove” e dell’”illustrissimo”.

L’altro signore ci guardava come un ebete stizzito, sorrisetto ironico che disdegnava gli antipatici e i maleodoranti. Dopo un po’ mi sono accorto che continuava a fissarmi: con l’indice destro si toccava il lobo dell’orecchio sventolandolo come si sventola una vecchia bandiera rattoppata.

Ho capito cosa mi voleva dire! Avevo voglia di urlargli in faccia che la sua stupidità raggiungeva anche i meandri sotterranei delle vette più infime del sottosuolo. Mentre si divertiva, ho toccato la mano del mio amico gay, onore che mi ha tramutato in un frutto proibito agl’occhi del signore che, nel frattempo, si era messo di fronte a noi. Ben mi sta! Siamo dei fottutissimi froci che nel ricordare il loro passato si stavano salutando. Sì, era pur vero, stavamo dando fastidio. Per fortuna solo il signore di rimpetto pareva riconoscersi nel tumulto giornaliero che questa mattina ha sconvolto il rione sanità. [+blogger]