sei ore di treno

Molte aziende fanno lavorare i propri dipendenti gratis, altre invece licenziano quelli con i contratti a tempo indeterminato senza giusta causa; non ne parliamo di quelli che lavorano a progetto. Naturalmente questa sta diventando una questione tutta italiana. Pochi giorni fa una ragazza, dopo 4 anni di contratto a progetto e dopo aver lavorato dalle 9 di mattina fino alle 19, (quadrilatero inail via Poggioreale per intenderci), le è stato detto che la sua "abilità" non ha più posto in quella azienda.

Cosa c’è di strano, purtroppo l’economia va così, bisogna rassegnarci, dimenticare i bei tempi e galoppare, sacrifici e sangue come dice qualcuno. Orami i consigli che ti danno non sono più quelli: “cercherò di aiutarti, mo vedo se posso fare qualcosa, mi dispiace, faccio un giro di telefonate”, adesso ti dicono vai via, scappa e non voltarti dietro. Siamo alla frutta marcia.

Sul Mattino leggo: “Nunzio Beltratti, 51 anni, licenziato dopo ventinove anni dalla Salmoiraghi & Viganò di via Toledo, è tornato a chiedere l’elemosina davanti alla filiale di piazza Vanvitelli”. E’ la “nuova” condizione, noi gridiamo ai diseredati “perché continuate a fare figli” e loro continuano a farli senza interruzione, anche se poi non capiremo mai il perché. Qui sta una fetta grossa del problema.

Molti emigrano, altri hanno vergogna di farsi vedere e si rinchiudono in casa, poi c’è chi si toglie la vita nel silenzio e nella vergogna; c’è chi protesta, chi scrive, chi si indigna, chi prova sensazioni mai avute prima. Ad una mia amica sociologa che vive a Parma alcuni mesi fa le hanno proposto un lavoro a Genova, non volendosi trasferire perché il contratto durava solo un mese, l’azienda l’ha risposto: Sig. F. con questa crisi.., poi cosa vuole che siano 3 ore all’andata e 3 ore al ritorno in treno? [+blogger]

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Heeee, e cosa sono mai 6 ore di treno? ma non ti lamentare, lavora!

Anonimo ha detto...

permettete un pensiero poetico? libertà libertà...pur o pappavall l'adda pruà...

FranciSole ha detto...

Ciao a tutti... è a me che hanno fatto questa fantastica proposta... "come hai fatto a rifiutare??" penserete voi... ebbene sì, ho rifiutato... considerando che, da buona precaria emigrante, già sapevo che il mio futuro lavorativo sarebbe stato di sfruttamento, mi sono permessa almeno di scegliere i km da percorrere... visto che già me ne sono lasciati dietro 600 di lontananza dalla mia terra e dalla mia famiglia... e così oggi ho scelto di accettare una proposta simile, ma a Reggio Emilia così faccio Parma-Reggio ogni mattina... volete mettere la differenza?? Precaria laureata, stagista sottopagata per un anno, senza contributi, senza indennità di malattia, non maturo ferie e nemmeno tfr, mi danno un "glorioso" rimborso spese e prospettive di lavoro interinale a scadenza... però faccio solo tre quarti d'ora di viaggio... non è stupendo?? :(
Ma quando cambieranno le cose? Perchè devono cambiare... siamo una generazione martoriata dall'assenza di prospettive... ci trattano come prodotti con la data di scadenza, che quando non vanno più bene si buttano via... ci vorrebbe una bella rivoluzione...

Ciao Blogger... ti voglio bene!

+blogger ha detto...

Cara Francesca hai proprio ragione oramai si fa i conti solo con "la merce che scade", non ci sono lavoratori, non ci sono le specializzazioni, non c'è la professione non ci sono le competenze, necessita di un cambiamento radicale anche se, purtroppo, i nostri politici non sono pronti né preparati.

Dovremmo provare noi a sviluppare una seria economia che esuli del tutto lo stato, dovremmo organizzarci tra noi senza considerare gli "imprenditori" né gli "industriali", fare come hanno fatto alcuni stati in sud america.