"se potessi ..."

Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione, dice una canzone di Giorgio Gaber. Fatta magari di carta e pesticidi con gli indumenti sporchi, stropicciati e senza odore. Una rivoluzione di canna di bambù per sfruttare meglio la terra che mi è stata regalata e che ho distrutta col mio odore. Se potessi mangiare un’idea darei un gran calcio nel culo ai delegati del quartiere, ai mentitori di strafottutte idiozie. Se potessi mangiare un’idea mi libererei dei professori della Caracciolo e lascerei l’insegnamento ai ragazzi con i motorini e gli occhiali a palla. Se potessi mangiare un’idea farei dirigere un camion donne nell’ex dormitorio alla via Cristallini per ripulirlo e lucidarlo in onore di tutti i diseredati.
Non ha senso citare le parole di un grande scrittore se poi queste ultime non possono essere ricordate. Nel rione resta solo l’ultimo commerciante che con le sue belle scarpe nuove canterà un inno claunesco. Una melodia che impressiona anche i più increduli. Dice Fellini ne “I Clowns”: Poi c’è ancora una monaca nana. Sarà stata alta 30 centimetri. Parlava sempre da sola. Aveva una gran fretta. Diceva che doveva fare tutto lei perché i santi si fidavano soltanto di lei. Stava un po’ al convento, un po’ al manicomio. Così come il fruttivendolo di fonte casa mia, da anni grida che la sua bottega si allaga, si riempie di acqua putrida, si infettano le pere e le ciliegie. Il meccanico ha smesso di scassare le moto, adesso le ruba guadagnando il suo prestigio. Sì, se potessi mangiare un’idea farei il clown per Fellini, sbagliando le battute e stringendo ogni volta i miei coglioni.
Nel rione ogni luogo somiglia di più all’altro. La storica via Cinesi, le salite o discese dove il povero Marcello fa cadere centinaia di arancia, deturpate da un progetto scellerato… speriamo che non si farà. Non ha senso il luogo o il tempo, ha senso l’illusione di una santa che cerca gloria nelle unghie del Signore. Le buche che mettono a repentaglio la vita di molte persone non vengono riempite, il quartiere vive una condizione limite, una condizione di frontiera fatta di voti e degrado politico. Bisogna usciere da questa cappa, bisogna lavorare soprattutto sulle mentalità contorta di quelle poche persone visibili, mentre dobbiamo lasciare spazio agli invisibili, alla gente comune che guarda, che da sola protesta, che vive in un’aspirale perversa, che conosce, che ha voglia di fare e di condividere. Potrei citare centinai di persone del rione, anche se spesso le cose sono dette e poi muoiono, bisogna dare spazio ai “diseredati”, ai senza fissa dimora, a chi parla ma è come se stesse in silenzio, a chi ha da dire e ha voglia di “mettersi in mostra”.
L’ho ripetuto molte volte, bisogna restituire la storia alle persone comuni, bisogna proporre altri nel discorso, non devono parlare sempre le stesse persone, così la società si invecchia, come è vecchia la nostra, vecchia di mentalità e di proposte. Ancora stiamo a discutere se uno straniero possa vivere nel nostro paese; ancora discutiamo del divorzio, della pillola, dei preservativi, del viagra. Il nostro quartiere è il nostro paese, paese di geni, di grandi registi, di cultura; paese di luridi approfittatori e di sporchi lavoratori, paese di politici che spoliticano, paese di poeti e di santi maledetti… paese di stupidi, villici e nobel! Se potessi mangiare un’idea farei la mia rivoluzione... così come un clown girerei per il mondo portandomi dietro il mio manicomio. [+blogger]

7 commenti:

Anonimo ha detto...

un testo esemplare questo di Giorgio Gaber ma non potete negare che in questo posto non c'è lordume o feci umane che camminano. se non dite questo rischiate di mettere a tacere tutto il resto. prima dovete schierarvi contro il marcio e poi far uscire il nuovo o l'altro come dite voi. noi per adesso seguiamo e non possiamo che essere dei semplici spettatori. d'altronde come dite voi stiamo guardando un circo adesso dobbiamo vedere se chi si esibisce è veramente bravo o fa solo finta. parlare bene non basta scrivere altrettanto quindi fatevi un po' di calcoli e tirate le somme. questo è quello che noi pensiamo adesso o sconfermate o siete anche vuoi sporchi e vi nascondete dietro le belle parole. un lettore assiduo che ha voglia di guardare.

Abu Abbas ha detto...

No! veramente non l'ho capita questa.....Ma devo essere proprio io a insegnare l'analisi del periodo o la ligua italiana? non vorrei mortificare nessuno.
A parte che non c'è mai un prima e un dopo. Chi dice che deterministicamente devo fare prima una cosa sennò poi l'altra non avviene, dice una banalità, specialmente se riportata ai fenomeni sociali.
Se devo fare una rivoluzione posso denunciare e CONTEMPORANEAMENTE dimostrare, con i fatti e le azioni, la possibilità di innovare e migliorare. Chi denuncia il marcio limitandosi a questo e rimandando ad "un dopo" la fase propositiva, finisce sempre col ripiegare su un livello opportunistico e alla fin fine magari a realizzare i suoi scopi personali....Io credo che non è il momento di stare a guardare o denunciare quello che tutti sanno, credo sia il momento di mettersi in gioco e di agire nel concreto, per dimostrare che si può migliorare, possiamo cambiare il mondo : non è vero che tutto è immutabile.
Se partiamo da questo presupposto allora siamo daccordo.
Sinceramente vostro
Ski.

Leanyse ha detto...

Per anonimo che dice che bisogna schierarci contro il marcio per fare uscire il nuovo: la tua considerazione mi fa venire in mente un paragrafo del libro "Il Profeta di Gibran":


[...] E uno degli anziani della città disse: Parlaci del Bene e del Male.

Ed egli rispose:

Del bene che è in voi, posso parlare, ma non del male.

Perché cos'è il male se non il bene tormentato dalla fame e dalla sete?

Quando il bene è affamato cerca cibo nella più nera caverna,

e quando è assetato beve anche acqua morta.

[...]
È un peccato che il cervo non possa insegnare alla tartaruga a diventare veloce.

La vostra bontà è nel desiderio del gigante ch'è in voi; e quel desiderio è in ciascuno di voi.

Ma in alcuni è un torrente che scorre impetuoso verso il mare,

trasportando i segreti dei pendii delle colline, e i canti della foresta;

In altri è un'acqua piatta che si perde in angoli e curve e indugia a lungo prima di raggiungere la spiaggia.

Ma chi desidera molto non dica a chi desidera poco: "Per quale ragione sei così lento ed esitante?".

Perché chi è buono davvero non chiede al nudo: "Dov'è il tuo vestito?"

né al senzatetto: "Che cosa è accaduto alla tua casa?".

Anonimo ha detto...

ma... sono sempre l'anonimo di sopra. per adesso tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare... per adesso queste sono solo parole. andatelo un po' a chiedere al commerciante di turno o al vigile urbano che non ha intenzione di venire alla sanità. per il resto la filosofia è balla ma non ha mai salvato nessuno.

Anonimo ha detto...

anonimo di sopra, proponi e dicci che dobbiamo fare secondo te, perchè a me sembra che anche tu parli, rispondi ma non dici nulla di concreto.... c'amma fa? dicci tu.....

Anonimo ha detto...

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

Anonimo ha detto...

BRAVI RAGAZZI