scatto d'orgoglio
La diffusione del video choc sull’esecuzione avvenuta 11 maggio scorso al quartiere Sanità ha generato, unitamente a un grande clamore, posizioni differenziate rispetto agli atteggiamenti più opportuni che la società civile dovrebbe manifestare. Tra tante dichiarazioni due, autorevoli, pubblicate da Repubblica domenica 1 novembre, perimetrano l’ambito di riflessione. Pagina 10, il procuratore Giandomenico Lepore “…la gente deve avere uno scatto di orgoglio e capire che la sicurezza non cade dall’alto ma bisogna conquistarsela anche con i propri comportamenti”. Pagina 11, lo scrittore Roberto Saviano “L’indifferenza è il rovescio della paura, istinto di conservazione non solo fisica. Non si può pretendere che chi ha solo quello per preservare una dimensione vivibile del proprio quotidiano, se ne privi senza che un segno forte di volontà di smantellare i meccanismi che lo avvelenano sia arrivato dal di fuori”. La procura, che pur tra tante difficoltà svolge il proprio ruolo in modo encomiabile e alla quale va tutto il nostro apprezzamento, chiede alla gente uno scatto d’orgoglio, per collaborare alla sua azione. La richiesta si configura logica e legittima per un contesto regolato e curato, ma alla Sanità va considerata alla luce della costante assenza dell’azione amministrativa nella conduzione della cosa pubblica, assenza che ha perpetuato un abbandono colpevole favorendo il progressivo degrado dei luoghi e, riprendendo le parole di Saviano, senza che un segno forte di volontà di smantellare i meccanismi che lo avvelenano sia arrivato dal di fuori”. Lo scatto d’orgoglio il quartiere lo esprime con attività svolte da numerose associazioni che operano nel culturale e nel sociale, in condizioni spesso desolanti, dove è impossibile osservare un qualsiasi segno da città civile, quale la presenza di un vigile urbano o il ripristino di una buca, che rimandi ad una normalità. Bisogna vivere dall’interno realtà tanto complesse per elaborare una dimensione di lettura che possa fornire l’indispensabile forza d’animo per proseguire in un lavoro nel quale si avverte assoluta solitudine. Attenzione, questa non vuole essere l’abusata litania di chi rivendica un intervento pubblico di tipo assistenziale, ma la testimonianza (“La Napoli che vogliamo” Forum di ascolto della città. Culture beni culturali e turismo 3 febbraio 2006) di chi nel 2005 a seguito degli eventi, tristemente noti, legati alla faida di Secondigliano ricevette, nei locali dell’associazione che coordina, visita ispettiva da qualcuno che aveva necessità di capire se l’attività culturale promossa – recupero, valorizzazione e fruizione degli ipogei ellenistici – celasse, in realtà, il rifugio di qualche avversario. Superato il primo comprensibile sgomento per i modi spicci con i quali costoro si presentarono, furono accompagnati in sopralluogo con lo spirito di illustrargli comunque quanto quei luoghi fossero importanti per la storia della città. Uno tra loro esortò dicendo “Prufusso’ ma tinimm’ ‘stu poc’ ca’ sott’ e nisciun’ s’ n’ fott’? Ecco, quell’uomo, pur nella sua brutalità, intuì qualcosa che chi dovrebbe comprendere, per estrazione culturale e funzione istituzionale rigetta considerando, in realtà, nel proprio intimo, le sorti del quartiere irrimediabilmente compromesse. Le associazioni culturali alla Sanità lavorano quotidianamente nell’ombra, nella convinzione, secondo alcuni utopistica, che con impegno, sicuramente titanico, potranno un giorno riuscire a strappare a quegli uomini bruti qualche figlio, il cui destino non vogliono considerare inesorabilmente segnato. [Carlo Leggieri - Associazione Culturale Celanapoli]
4 commenti:
sara è d'accordo!
Buonasera a tutti.
Purtroppo sul video e sulla sanità si è detto tutto e il contrario di tutto.... dall'associazione albergatori che opportunisticamente ha dichiarato che "il video si poteva evitare" [Salvatore Naldi presidente dell´associazione albergatori della città] oppure che "Siamo molto preoccupati e ancora una volta la sensazione è quella di un attacco mediatico sulla città».[Mario Pagliari, presidente della sezione Turismo dell´Unione industriali ].
Aldilà dei particolarismi occorre partire dai dati concreti a da un ragionamento razionale.
Ai fini dell'indagine, le immagini di un video hanno valore solo in base alle informazioni che riescono ad ottenere, quando però queste stesse immagini vanno in televisione, diventano cioè un prodotto mediatico, lì le cose assumono un aspetto totalmente diverso.
L'informazione smette di essere tale, per diventare merce, vendibile sul mercato come un altro qualsiasi prodotto. Se è capace di "solleticare" il lato emozionale del fruitore, di fare audience ecc allora il giornalista ha raggiunto il suo obiettivo.... se la notizia, l'informazione, pur essendo vera, reale e istruttiva, non è potenzialmente interessente, per il venditore-giornalista-imbonitore, non è utile, o meglio non è fruibile...
Si vendono ormai informazioni al miglior offerente (come nel caso dei politici che vanno a trans o a puttane) se queste fanno audience. Infatti non importa se tutti i giorni i lavoratori di pomigliano, di eutelia, della ixfin, perdono il posto di lavoro e stanno in strada a protestare tutti i giorni.Queste non sono notizie che interessano, ormai lo sanno tutti, sono "obsolete" della crisi si è già parlato ecc....
Per cui andate a raccontare ai giormalisti tutto quello che dice il blogger nel suo post: delle associazioni, delle famiglie che lottano per una maggiore vivibilità (parco san gennaro) ecc.
NON LE PUBBLICHERANNO MAI. è una banale legge di marketing, non lo invento nè lo scopro io.
Il direttore di Libero in una puntata di "anno zero" incalzava la ormai nota escort D'addario chiedendole dove prendeva i soldi per fare la bella vita.... Il direttore di libero viene pagato per pubblicare notizie che se non sono gradite all'editore non verranno mai pubblicate...Mi chiedo infine: chi è più puttana fra i due? la D'addario e Belpietro?
GIUSTO
una associazione da solo può fare poco un insieme di persone agguerrite e pronte per farsi sentire è l'esatta conseguenza di uno stato di fatto immobile e privo di realtà. fabio
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